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lunedì 19 gennaio 2015

Andrea Scanzi - Civati


To bee or not to bee?

Ieri, nel suo blog, l'attivissima staffetta della Brigata Kalimera Pippo Civati ha tuonato: "Dovremmo dimetterci tutti". 
Alludeva al caso Cofferati, che secondo lui neanche è un "caso" perché Renzi vuole esattamente questo: un voto di scambio, fuori i voti di sinistra e dentro i voti della destra. Tutto molto bello e condivisibile, ma la domanda resta la stessa: chi ti impedisce di andartene, Pippo? 
Il lupo cattivo? 
La Boschi? 
il complotto delle giovani marmotte? 
Questo tuo tentennamento pavido (e interessato?) è davvero oltre ogni soglia del ridicolo. Non se ne può più di questo balletto da Don Abbondio, ti sta ridendo dietro mezzo mondo. Ormai, anche nel gergo comune, non si dice più "can che abbaia non morde" ma "sei solo un Civati". 
La strada era già chiara più di un anno fa: esci dal PR (Partito Renzi: il Pd è morto da un pezzo), mostri finalmente un briciolo di coraggio e provi a fare qualcosa di decente a sinistra. 
E magari parti proprio dalla Liguria, candidando un nome serio, in grado di catalizzare quelle migliaia di persone che ancora provano imbarazzo dopo lo spettacolo misero delle "primarie" "vinte" da tal Paita. 
Se tu facessi il giornalista, avresti il plauso di molti per le tue analisi spesso argute. 
Facendo il politico, professione appena diversa da quella di politologo, questi perenni vorrei-ma-non-posso si rivelano - in attesa si spera non eterna dello strappo, che sono sicuro arriverà - uno sconfortante mix di pavidità e correità. 
Datti una mossa, Civati. 
Basta con questi "mi si nota di più se resto o me ne vado?", altrimenti sei solo chiacchiere e frignate.

https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482?fref=nf
(pubblicato il 19/1 alle 10,20 circa)

domenica 9 novembre 2014

Minoranza Pd: la Brigata Don Abbondio dei Civati, Mineo e Ricchiuti. - Andrea Scanzi

ricchiuti-civati-facebook

Non vorrei che lo sfogo lisergico della “dissidente” Ricchiuti passasse sotto silenzio. Premessa: da qualche mese, assieme ad altri deputati e senatori, Lucrezia Ricchiuti svolge (senz’altro in buonafede) il ruolo della foglia di fico di sinistra del Pd. Lei, TocciMineoCivati e un’altra decina di parlamentari piddini si costernano, si indignano e si impegnano, poi però gettano la spugna con gran dignità. Come nella Don Raffaé di Fabrizio De André. Con la loro presenza garantiscono quel 5-6% (forse più e forse meno) di voti a Renzi da parte di quegli elettori ex Pci/Pds/Ds che oggi dicono “Renzi mi sta sugli zebedei e sembra pure un po’ babbeo, però voto Pd perché c’è Civati e in fondo è ancora un partito di sinistra”. Ogni giorno la Brigata Don Abbondio dei Civati & Mineo va in tivù e sui giornali a dire quanto Renzi sia brutto (senz’altro) cattivo (abbastanza) e di destra (no doubt), poi però quando c’è da votare contro Renzi marca sempre visita.
E’ accaduto nei giorni scorsi anche per lo Sblocca-Italia. Ed è qui che la “dissidente” Ricchiuti si è consegnata alla leggenda. Ascoltiamola: “Cosa volete che vi spieghi? Che ho votato la fiducia e con essa un provvedimento che peggio di cosí non si può? Che io e Mineo avevamo deciso di non votare ma che dopo pressioni e telefonate che ci invitavano a votare perché i numeri non c’erano e perché non ci potremmo permettere di far cadere il governo adesso, alla fine abbiamo deciso di votare? Dico solo una cosa: così non possiamo continuare. Impedire ai parlamentari di discutere e poter migliorare provvedimenti sbagliati o clientelari come lo sblocca Italia, ci porterà solo nel burrone. Non è possibile andare avanti a colpi di fiducia: non va bene per l’opposizione ma neanche per la maggioranza”.
Non è un fake: lo ha scritto proprio la Ricchiuti. Di questo sfogo accorato, vergato personalmente sulla pagina Facebook della senatrice, colpiscono in particolare alcune cose: 
1) I “dissidenti” alla Mineo & Ricchiuti votano contro Renzi solo quando il loro votare contro non conta nulla. Cioè votano contro per gioco. Se il loro voto contro si rivela decisivo (“i numeri non c’erano e perché non ci potremmo permettere di far cadere il governo adesso”), non votano contro (basta qualche “pressione e telefonata”) e rientrano zelantemente nei ranghi. Chiamasi dissenso finto, o dissenso per scherzo. Più esattamente, chiamasi “mi faccio la mia correntina redditizia ma sul più bello obbedisco alle note statiste Boschi, anche perché col cavolo che poi mi rieleggono se il governo cade e torniamo al voto”. 
2) I “dissidenti” alla Mineo & Ricchiuti continuano a stare in un partito la cui democrazia interna è – a loro dire – pari a quella dei gulag o giù di lì (“Impedire ai parlamentari di discutere e poter migliorare (…) ci porterà solo nel burrone”). Gridano all’assolutismo e all’autoritarismo, ma ad andarsene neanche ci pensano. Chissà perché.
Gentile Ricchiuti, io non ho dubbi sulla sua buonafede, e condivido alcune sue analisi politiche. Non fatico a immaginare quanto sia umiliante, per una persona intelligente come lei, prendere ordini dalle Madia. Ci faccia però un favore, lei come gli altri partigiani sparuti della Brigata Don Abbondio: smettetela di prenderci – ma più che altro di prendervi – in giro. C’è un limite anche al paraculismo. Non c’è traccia alcuna di coerenza nel vostro agire e il coraggio non si compra su eBay come spererebbe forse Civati. Non è mai tardi per un rigurgito di dignità, quando non di coscienza, ma mi pare che ve la stiate prendendo sin troppo comoda. Più passa il tempo e più ricordate quel vecchio pugile che, dopo aver preso cazzotti come se piovesse, raccontò così la sua sconfitta agli amici: “Ne ho prese tante, ma non sapete quante gliene ho dette”. Nietzsche sosteneva che gli uomini, prim’ancora che pavidi, sono pigri e temono la sincerità incondizionata; è però verosimile che, se vi avesse conosciuto, avrebbe probabilmente riscritto il concetto di codardia politica. 
Buon lavoro e buon dissenso disinnescato.

mercoledì 26 febbraio 2014

Andrea Scanzi

   

E' incredibile lo stato confusionale, e dunque caricaturale, del Pd. 
Civati vota la fiducia, però è contrario e nel frattempo (lo dice pubblicamente) opererà per una fronda interna che coinvolga anche Sel e dissidenti 5 Stelle.

Fassina è contrario, però vota sì anche se "non riscontro novità".
Al Senato le facce dei Mineo, Casson, Tocci e Ricchiuti durante le tapioche di Renzi denotavano una mestizia - e un disgusto - siderali, però anche loro hanno votato sì. 

Perché? 

a) "Perché altrimenti ci cacciano" (alla faccia dell'art. 67 della Costituzione, quello che Grillo sbaglia a voler cancellare, ma anche quello che il Pd dimostra di non rispettare, con buona pace della millantata "democrazia interna"). 
b) "Perché le poltrone son comode. 
c) "Perché fuori dal Pd non ci vota neanche il gatto" (tranne rari casi). 
d) "Perché stiamo qua ai bordi del fiume ad aspettare che la corrente porti il fallimento politici dei nemici-amici al Governo". 

Siamo oltre la psicanalisi, e la cosa mette non poca tristezza. Un po' per pavidità e un po' per il sogno di rosolare lentanente Renzi, il Pd per ora finge coesione. Nel frattempo, al Senato, i renziani erano certi di prendere tra i 172 e i 176 voti. Ne hanno presi 169, cinque in meno del Letta senza Berlusconi (quello che doveva durare e "stare sereno"). Il significato politico è chiaro: basta una sciatalgia della Finocchiaro o un herpes di un Popolare e il Governicchio Antani cade. Con questi numeri non solo non è ipotizzabile fare "scelte radicali" (ennesima bomba del Bomba), ma forse non sarà nemmeno possibile realizzare l'unico grande sogno vero dell'esecutivo Napolitano III: tirare a campare.
(Vamos).


https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482