martedì 2 febbraio 2016

Truffe degli statali tra sanità e appalti In 10 mesi un buco da 4 miliardi. - Fiorenza Sarzanini



Appalti truccati, assenteismo e consulenze inutili: i dipendenti pubblici infedeli finiscono nel dossier della Guardia di Finanza per il 2015.

Ormai si sfiorano i quattro miliardi di euro, cifra record di «buco» nei conti dello Stato. È la voragine creata dall’attività illecita di circa 7.000 dipendenti pubblici infedeli. Funzionari corrotti oppure impiegati che non hanno rispettato la legge nello svolgimento delle proprie mansioni e dunque hanno compiuto illeciti che vanno dalle omissioni agli abusi. Ci sono le truffe nel settore sanitario, i mancati controlli nell’erogazione di pensioni, indennità ed esenzioni, le procedure truccate per la concessione degli appalti. Ci sono gli appalti gonfiati e i medici assenteisti, le consulenze inutili e i doppi incarichi tra i casi più eclatanti scoperti dagli investigatori della Guardia di finanza. Sono gli ultimi dati relativi alle verifiche compiute nel 2015 a raccontare l’Italia dell’illegalità e degli sprechi che provoca danni alla collettività. Mostrando un andamento che inquieta: in soli quattro mesi, da giugno a ottobre dello scorso anno, la cifra contestata è salita di oltre 500 milioni di euro. Vuol dire oltre 100 milioni ogni trenta giorni a dimostrazione che molto ancora c’è da fare — soprattutto negli uffici pubblici più periferici — per stroncare il malaffare. Basti pensare che sono ben 3.590 le persone denunciate per aver compiuto reati nel settore delle gare pubbliche.
La sanità «assente»
A Modena è stato denunciato un medico che — pur risultando in servizio — rimaneva in ospedale appena un paio d’ore. Da almeno cinque anni «la regolare presenza veniva garantita solo una volta a settimana» e per cercare di giustificarsi «ha portato i tabulati del marcatempo di un’altra struttura ospedaliera dove svolgeva attività libero professionale intramoenia». Gli sono già stati sequestrati 40 mila euro, ma i controlli sono tuttora in corso. A Imperia i dottori del dipartimento di Medicina legale «certificavano la morte delle persone pur non avendo effettuato alcuna analisi perché erano altrove». Sono decine i documenti falsi trovati nel corso delle perquisizioni.
I farmaci inutili.
La truffa scoperta a Milano nel giugno scorso era ben più articolata e ha provocato un danno immenso. In una struttura sanitaria convenzionata con il servizio nazionale «sono stati eseguiti oltre 4.000 interventi chirurgici in violazione delle norme di accreditamento relative alla presenza minima di operatori e anestetisti, nonché di impiego di medici specializzandi». L’azienda ha comunque «autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso della prestazione sanitaria offerta, ottenendo indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro». A Brindisi si è scoperto che la prescrizione di 15.541 farmaci per l’ipertensione era stata compiuta in maniera illecita. Sono 482 i medici denunciati per un danno alla Asl pari a 194 milioni di euro.
Falsi moduli per l’Inps
Quello dei benefit percepiti grazie a certificazioni false è ormai un vero e proprio affare che coinvolge migliaia di persone in grado di contare sui dipendenti pubblici amici o parenti. A Potenza si è scoperto che molti anziani prendevano l’assegno sociale previsto per i residenti, pur avendo deciso di trasferirsi all’estero, grazie agli impiegati che avevano contraffatto i documenti. Soldi rubati: 259 milioni di euro. Addirittura 500 milioni di euro sono stati sottratti alle casse dell’Inps a Viterbo dove venivano «modificati i moduli per il riscatto della laurea o la ricongiunzione di periodi contributivi per ottenere indebitamente un notevole “sconto” sull’effettiva somma da versare all’Istituto previdenziale, per il riconoscimento di ulteriori periodi contributivi utili ai fini pensionistici».

I doppi guadagni.
A Potenza un dipendente del Comune svolgeva attività privata negli orari in cui avrebbe dovuto essere in servizio. Faceva il geometra. Compensi rubati: 70 mila euro. A Milano un dirigente della Regione truccava gli appalti e in cambio riceveva favori personali. L’ultimo, la ristrutturazione da favola del suo appartamento. Valore accertato: 150 mila euro.


CIMITERO NAZIONALE DI SCORIE NUCLEARI IN VENETO? - Gianni Lannes



Nonostante il popolo italiano si sia pronunciato per ben due volte con i referendum (1987 e 2011), contro l'energia atomica, ben cinque centrali nucleari non sono state ancora bonificate, e così le officine ed i laboratori di fabbricazione del combustibile atomico, senza contare gli arsenali atomici degli Stati Uniti d'America nel belpaese. Inoltre, ogni anno, in media vengono sfornate ben 550 metri cubi di scorie radioattive dalle produzioni industriali e sanitarie. Secondo l'agenzia Askanews, con molta probabilità il deposito unico dei rifiuti radioattivi sorgerà nel Nord Italia. A svelare la possibile ubicazione è stato alcuni giorni fa, durante un convegno, il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari.

«A breve - ha dichiarato il sottosegretario - il Governo rivelerà l'esatta localizzazione del deposito unico nazionale. Posso dire che al Nord alcune località più di altre si stanno attrezzando per accoglierlo. Al di là della sindrome nimby, non dimentichiamo che il deposito nazionale è una grande opportunità di sviluppo che comporta anche vantaggi economici per la località che lo ospiterà». Perché la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) non è stata ancora resa di dominio pubblico, ma addirittura sottoposta a segreto di Stato in violazione della Convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge italiana numero 108 del 2001?

«La parole del sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari, raccolte a margine dell'Italian Energy Summit, sono fuori luogo. Invece di far uscire indiscrezioni, il Governo dovrebbe rispettare la legge, che prevede tempi certi per rilasciare la carta con l'indicazione dei siti candidati ad ospitare il deposito unico per i rifiuti nucleari, per avviare una opportuna discussione con le comunita' locali e le amministrazioni interessate. Tempi, questi, ampiamenti scaduti» dichiara il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, detta 'Ecomafie', Alessandro Bratti. «Rimane poi un fantasma l'Ispettorato per il nucleare- Isin, la cui nomina del direttore e' ferma da mesi, con il nome del candidato ritenuto da tanti inidoneo, rimasto nel limbo, in attesa di chissa' quale evento. Cio' detto, la dichiarazione del sottosegretario Vicari potrebbe far immaginare una trattativa sotterranea su ipotetici siti nel Nord Italia, con una procedura perlomeno curiosa», conclude Bratti.

Sono per caso in corso trattative sotterranee con i politicanti della regione Veneto, e con Palazzo Balbi in particolare, dopo l'impugnazione governativa dei referendum su autonomia e indipendenza? E’ stato scelto l’ex mitico nordest, forse perché la gente del luogo è ritenuta pacifica e remissiva, a differenza di quella del Mezzogiorno d'Italia (nel 2003 Scanzano Ionico docet)? Forse perché in questo territorio di frontiera, esistono già depositi nucleari dismessi dalle autorità militari di Washington, come nel caso documentato di “site Pluto” a Vicenza e altrove? Il primo ministro pro tempore Matteo Renzi, è in grado di smentire con dati di fatto questa solida indiscrezione? 

In Italia, sul nucleare è stata bruciata una quantità impressionante di denaro pubblico, ma nessun risultato operativo è stato ancora raggiunto. E', in particolare, fallimentare la ricerca di un deposito per lo scorie nucleari ad alta radioattività. Anche perché nuovi problemi continuano ad accumularsi. Circa sei mesi fa doveva essere presentata la mappa dei possibili luoghi dove sistemare le scorie nucleari. Era un impegno solenne del governo Renzi. Poi sono cominciati rinvii incomprensibili e, tuttora, sei mesi dopo, non si sa niente al riguardo, a parte la recentissima esternazione della Vicari. Si conoscono solo i criteri utilizzati per individuare il sito adatto o meglio per escludere luoghi ove sarebbe pericoloso sistemare sostanze tanto dannose alla salute.
Il 2 gennaio 2015, la SOGIN ha consegnato a ISPRA la proposta di Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito. Il 13 marzo, ISPRA ha presentato la sua relazione ai ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente. Il 16 aprile i due ministeri hanno rimandato il rapporto a SOGIN e ISPRA chiedendo approfondimenti tecnici, mai specificati. Anzi tenuti rigorosamente segreti, alla faccia della tanta conclamata trasparenza renziana.
Quello che dice la Vicari fa immaginare che in questi giorni il dossier sul deposito radioattivo stia completando l'ultima tappa a Palazzo Chigi. Non ci sarà quindi la gara fra tanti comuni per aggiudicarsi il deposito, come aveva preconizzato un altro sottosegretario qualche mese fa. La decisione sarebbe già stata presa, il che spiegherebbe gli incomprensibili rinvii: trattative riservate con Comuni e Regioni. Era previsto e considerato necessario anche un dibattito aperto a tutti.  Ma in che termini dibattere, considerata la dichiarazione della Vicari?

Peraltro il costo della gestione fallimentare della stagione nucleare italiana è decisamente elevato. Nella bolletta elettrica per le scorie paghiamo da decenni una cifra attorno ai 250 milioni di euro annui. E per il cosiddetto decommissioning i costi complessivi si aggirano attualmente sull'ordine della decina di miliardi, ma sono destinati a lievitare ancora senza alcun risultato positivo.  

«Non c'è chiarezza su cosa realmente si intenda fare e per questo si corre il serio rischio che le popolazioni facciano saltare il banco - afferma il senatore Cinque Stelle, Gianni Girotto - Sono troppi i punti oscuri. La normativa prevede la definizione di un programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi con la partecipazione del pubblico; prevede la creazione dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, un ente con funzioni di controllo e di vigilanza delle attività nucleari; prevede l'adeguamento della classificazione dei rifiuti radioattivi alle normative internazionali. Ma su nessuna di queste questioni è stata ancora data una risposta soddisfacente».

Comunque solide contestazioni potrebbero essere rivolte al piano che prevede la realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti a bassa e media attività (restano pericolosi per almeno 300 anni), che però dovrebbe ospitare «in modo temporaneo» anche i rifiuti ad alta attività (pericolosi per centinaia di migliaia di anni). Le scorie a bassa e media attività vanno custodite in un deposito di superficie, le altre in un deposito geologico di profondità (che al momento nessuna nazione è riuscito a completare), capace di garantire per migliaia di generazioni la sicurezza e la trasmissione dell'informazione sul rischio.

Di fronte a queste preoccupazioni,  la Vicari elenca i presunti vantaggi che derivano dalla creazione del deposito nazionale: investimenti per miliardi di euro, realizzazione di un parco tecnologico, alcune centinaia di posti di lavoro. Insomma, la solita aria fritta. In ogni caso, se tutto è così semplice e chiaro perché tanti rinvii e tanti misteri? In tutto, secondo le stime ufficiali, dovranno trovare posto circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività (per il 60% prodotti dalle attività di smantellamento degli impianti nucleari e per il 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca) e circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività (anche con circa 1.000 metri cubi di combustibile ritrattato di ritorno da Francia e Gran Bretagna).

Infine, esistono già in Italia, da nord a sud, una dozzina di depositi nucleari definitivi gestiti dalla Sogin, per non dire di tutti quelli privati e di quelli controllati direttamente dalle ecomafie, spesso per conto dello Stato tricolore. Dulcis in fundo, la centrale nucleare militare segreta in Toscana, controllata dal ministero della difesa. Allora, come si fa ancora a blaterare di deposito unico? All’orizzonte non si profila alcuna sicurezza, ma soltanto un gigantesco affare per i soliti noti padroni del vapore.



TRA PUGLIA,CAMPANIA E BASILICATA SARA' REALIZZATO IL CIMITERO ITALIANO DI RIFIUTI RADIOATTIVI 


Il cimitero italiano di rifiuti radioattivi sarà realizzato ai confini di Puglia, Campania e Basilicata. Ovviamente, a tutt'oggi all'insaputa delle popolaizoni meridionali. Infatti, la carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), già vidimata da Ispra e Sogin, doveva essere resa di dominio pubblico già da tempo, ma il governo Renzi ne ha vietato la pubblicazione, viololando la convenzione europea di Aarhus, ratificata dalla legge italiana 108 dell'anno 2001. In merito, il 16 ottobre 2015 ho inviato una e-mail al presidente della regione Puglia Michele Emiliano. Dopo tre mesi e mezzo ancora non risponde. Perché? L'ineletto Matteo Renzi è in grado di smentire questi fatti con prove alla mano? Gianni Lannes

lunedì 1 febbraio 2016

La Cina investe in Poste Italiane: così Pechino si prepara a rilevare una quota tra il 2 e il 5%. Si chiuderà entro ottobre.

POSTE ITALIANE

Pechino si prepara ad entrare nel capitale di Poste Italiane in occasione dellIpo che dovrebbe prendere il via il prossimo 12 ottobre. Secondo il Sole 24ore c'è un fondo sovrano cinese pronto a rilevare una quota tra il 2 e il 5%. Si tratterebbe di China Investment Corporation oppure People’s Bank of China (presente quest’ultima nel capitale di molte società italiane, come Eni ed Enel), entrambi attratti dalla possibilità di prendere una quota della società dei recapiti. Intanto la prossima settimana a Milano ci sarà il vertice dei 34 maggiori Sovereign Funds mondiali insieme al Fondo strategico italiano.
Stando al Sole 24 ore la crisi cinese ha invogliato i fondi a investire all'estero
La motivazione del fondo cinese sarebbe più elevata rispetto all’apprezzamento manifestato da fondi sovrani di altri Paesi (arabi o nordeuropei) anche in considerazione della crisi che sta attraversando ora la Cina. L’esplosione della bolla speculativa sul mercato mobiliare locale sta spingendo i capitali cinesi fuori dai confini nazionali alla ricerca di rendimenti interessanti e di lungo periodo. Questa logica guida anche i fondi sovrani del paese. La liquidità da investire in questo momento è abbondante e gli investitori sono alla ricerca di asset affidabili e redditizi.
Sempre secondo il Sole, la Cina è attratta da Poste Italia perché è un asset stabile, solido e affidabile
La privatizzazione di Poste Italiane, con il suo valore simbolico anche in termini di capacità dell’Italia di mantenere gli impegni e di avviarsi verso una crescita stabile, costituisce – si legge su “Il Sole 24 ore” – uno degli obiettivi privilegiati sia per i fondi sovrani che per i fondi long term, soprattutto i grandi fondi pensione americani. Ma a una condizione: che la politica dei dividendi sia convincente. In quali termini? Deve avere quelle caratteristiche di sicurezza e redditività che, ad esempio, può esprimere un business regolato come il settore delle utility. Dunque, una cedola stabile e un dividend yield (ovvero il rapporto tra il dividendo per azione e il prezzo dell’azione) che sia nel range del 3-5 per cento. Poste Italiane alzerà il velo sulla remunerazione che intende garantire agli azionisti per il prossimo quinquennio nel prospetto informativo. Nelle prossime due settimane sarà serrato il confronto con l’azionista ministero dell’Economia per definire la politica dei dividendi.
 http://www.huffingtonpost.it/2015/09/27/cina-poste-italiane-fondo-investimento_n_8202440.html

domenica 31 gennaio 2016

Voi siete qui.



Quando guardiamo la famosa via lattea osserviamo uno dei bracci della galassia a spirale che ci ospita da qualche miliardo di anni…il “voi siete qui” non indica che siamo soli
nell’universo anche perché di galassie come la nostra ne esistono altre 10.000… e sono quelle che siamo riusciti ad osservare…se ne considerano esistenti almeno altre 300miliardi..ora provate a moltiplicare i “voi siete qui”…..
Sergio.


http://www.ancientaliens.it/voi-siete-qui/

L'umanità è così imbecille che dopo decine di migliaia di anni, a bordo di una splendida nave chiamata Pianeta Terra, non ha ancora trovato il modo di godersi il viaggio nelle profondità di questo meraviglioso universo.
Invece che guardare fuori dai finestrini, come piccoli mocciosi continuiamo a bisticciare e a rubarci la merendina!
Massa di idioti che non siamo altro!

Demetrio Battaglia.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207657848551495&set=a.2516818087019.2140633.1450249129&type=3&theater

DAL PROFONDO DELL'ANIMA - JUNG



« Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente...

Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma , nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. 
Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? 
La dissoluzione della nostra forma temporanea.

UNIONI CIVILI E ADOZIONI GAY: ECCO COSA DICE IL DDL CIRINNÀ. -

Unioni civili e adozioni gay:
ecco cosa dice il ddl Cirinnà

Le convivenze tra persone dello stesso sesso disciplinate nel codice civile con diritti assai simili a quelli derivanti dal matrimonio. Ecco in sintesi cosa prevede il disegno di legge Cirinnà all'esame del Senato. Il testo Cirinnà disciplina le unioni civili per le coppie omosessuali e la convivenza in genere. In sostanza crea un nuovo istituto per coppie dello stesso sesso, «avvicina» le unioni gay al matrimonio introducendole direttamente nel codice civile. - ADOZIONI.
Il testo Cirinnà estende alle unioni civili la cosiddetta stepchild adoption, ossia l'adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso, ma che è figlio biologico di uno solo dei due, prevista dall'articolo 44 della legge sulle adozioni. Nessuna modifica al testo sulla fecondazione assistita - COSTITUZIONE UNIONE CIVILE.
Nel testo Cirinnà si sottoscrive di fronte a un ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni e viene iscritta in un registro comunale. È certificata da un documento che attesti la costituzione dell'unione e che deve contenere: dati anagrafici; regime patrimoniale; residenza. Si può scegliere uno dei due cognomi o decidere di adottare entrambi i cognomi. - CAUSE IMPEDITIVE. 
L'unione civile non potrà essere realizzata se una delle parti: è ancora sposato; è un minore, salvo apposita autorizzazione; ha un'interdizione per infermità mentale; ha un legame di parentela; è stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra. - REGIME GIURIDICO.
Per quanto riguarda il regime giuridico ovvero diritti e doveri reciproci, figli, residenza, concorso negli oneri, abusi familiari, interdizione, scioglimento dell'unione nel testo Cirinnà si applicano gli articoli del codice civile. - RECIPROCA ASSISTENZA.
Il testo Cirinnà riconosce alla coppia diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d'affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate.

http://leggo.it/NEWS/POLITICA/unioni_civili_gay_cirinn_amp_agrave/notizie/1421622.shtml

sabato 30 gennaio 2016

IL SUGGESTIVO E COLORATO GIARDINO DI NINFA, PER PERDERSI TRA FIORI, SENTIERI E RUSCELLI. - Dominella Trunfio

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Ci sono magnolie, camelie, piante esotiche, un lago, un fiume e un lembo di palude pontina. Il Monumento naturale Giardino di Ninfa grazie al suo giardino botanico e il parco naturale Pantanello, è uno dei luoghi più belli d’Italia, non a caso fa parte del sistema delle oasi affiliate del WWF.
Gestito dalla Fondazione Roffredo Caetani che ne anche è proprietaria, esso è stato istituito nel 2000 dalla Regione Lazio e si estende per circa 106 ettariall’interno del comune di Cisterna di Latina.
Il nome Ninfa deriva da un tempietto di epoca romana dedicato alle Ninfe Naiadi che si trova nell’attuale giardino storico di fama internazionale. Al suo interno vi sono oltre 1300 piante diverse che regalano una straordinaria varietà cromatica, ci sono per esempio gli aceri giapponesi, i ciliegi e i meli ornamentali ma anche, tantissime varietà di rose rampicanti che adornano le rovine e incorniciano ruscelli e sentieri. Tra le piante tropicali vi è l’avocado e i banani, tra gli arbusti vivono, invece, oltre 100 specie di animali.
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Tutta l’area era stata concessa nel VIII da Costantino V a Papa Zaccaria diventando un punto strategico per il commercio grazie alla via Pedemontana, l’unico collegamento alle porte di Roma quando la via Appia era ricoperta da paludi. Nel XI Ninfa assunse il ruolo di città fiorendo soprattutto sotto l’aspetto architettonico.
Nel 1294 Papa Bonifacio VIII aiutò suo nipote Pietro II Caetani ad acquistare Ninfa e altre città limitrofe, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino e lepino, presenza che sarebbe durata per sette secoli.
Grazie a lui, venne così ampliato il castello con l’aggiunta della cortina muraria, i quattro fortini e il palazzo baronale. Nel corso del Trecento dopo saccheggi, distruzioni ed epidemie, Ninfa però non venne più ricostruita e gli abitanti lasciarono la città.
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Nel XVI secolo, il cardinale Nicolò III Caetani volle creare qui un giardino delle sue delizie. Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus, un giardino delimitato da mura con impianto regolare.
Alla morte del cardinale però il luogo venne nuovamente abbandonato. Un altro tentativo di insediamento fu fatto da un altro esponente della famiglia Caetani nel XVII  il duca Francesco IV, che si dedicò alla rinascita del giardino ma, la malaria lo costrinse ad allontanarsi. Della sua opera rimangono le polle d'acqua e le fontane.
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Il fascino delle rovine di Ninfa attirò molti viaggiatori, c’è chi la definì perfino la Pompei del Medioevo. Solo alla fine dell'Ottocento i Caetani ritornarono sui possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani creò un giardino in stile anglosassone, dall’aspetto romantico. Vennero bonificate le paludi e restaurate alcune rovine fra cui il palazzo baronale, che divenne la casa di campagna della famiglia, oggi sede degli uffici della Fondazione Roffredo Caetani.
Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino introducendo nuove specie di arbusti e rose e aprì le sue porte all’importante circolo di letterati e artisti legato alle riviste da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”, come luogo ideale in cui ispirarsi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Caetani si rifugiò nel castello Caetani di Sermoneta, facendo ritorno a Ninfa solo dopo il 1944, il giardino fu utilizzato come base per le munizioni da parte dei soldati tedeschi.
L’ultima erede fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani che prima della sua morte nel 1977, decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetani al fine di tutelare la memoria del casato Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta e di valorizzare il territorio pontino e lepino.
E' grazie a lei che oggi è possibile visitare questo splendido giardino che racchiude in sè splendidi paesaggi e una varietà invinita di flora e fauna.