lunedì 14 marzo 2016

Corruzione, tangenti in cambio di sentenze tributarie favorevoli: 4 arresti. - Ersilio Mattioni

Corruzione, tangenti in cambio di sentenze tributarie favorevoli: 4 arresti

Destinatari del provvedimento di custodia in carcere, eseguito dagli uomini delle Fiamme Gialle, sono stati Luigi Vassallo già detenuto a Opera nell’ambito della stessa inchiesta, un imprenditore, i giudici Luigi Pellini (commercialista) e Gianfranco Vignoli Rinaldi (avvocato). Per entrambi la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari.

Inchiesta sulla giustizia tributaria, un’altra mazzetta da 60mila euro e altri quattro arresti. La procura di Milano scoperchia “un vasto sistema di corruzione che coinvolge giudici tributari, professionisti e altri soggetti disposti a risolvere le proprie vertenze pagando (…) Un sistema che è stato utilizzato per azzerare complesse indagini della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate”.
Le tangenti per addomesticare le sentenze venivano recapitate “a giudici compiacenti” attraverso “pacchi natalizi con decine di biglietti da 500 euro”. Così “si sono annullati accertamenti milionari”, scrivono i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta ‘Dredd’, Laura Pedio ed Eugenio Fusco.
Destinatari del provvedimento di custodia in carcere, eseguito questa mattina dagli uomini delle Fiamme Gialle, sono stati Luigi Vassallo (avvocato, professore universitario a Pavia e giudice d’appello della Commissione tributaria regionale della Lombardia, già detenuto a Opera nell’ambito della stessa inchiesta: per lui si tratta del terzo mandato di arresto) e l’imprenditore Matteo Invernizzi, residente a Trescore Balneario (Bergamo), amministratore di fatto della Eurocantieri Srl, società attiva nell’edilizia e sottoposta ad accertamenti fiscali, che nel 2013 avrebbe comprato due sentenze. Una dalla Commissione tributaria regionale e l’altra dalla Commissione tributaria provinciale, secondo l’accusa con il contributo determinante dei giudici Luigi Pellini (commercialista, di Milano) e Gianfranco Vignoli Rinaldi (avvocato, anche lui di Milano). Per entrambi la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, “in ragione della loro età, essendo ultra 70enni”. Le richieste degli inquirenti sono state accolte dal Giudice per le indagini preliminari, Manuela Cannavale.
Indagato a piede libero anche un ex finanziere, Agostino Terlizzi, che ha rivestito ruoli di comando nella Fiamme Gialle, lavorando presso la tenenza di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza, dove vive. Numerosi i contatti tra l’ex Gdf (la cui abitazione è stata perquisita) e Vassallo. In una mail Terlizzi trasmette al giudice tributario alcuni documenti che riguardano la situazione dell’imprenditore Invernizzi e la Eurocantieri Srl.
La Procura mette nero su bianco le enormi difficoltà nel condurre l’indagine, che vede in Vassallo un vero dominus. Quest’ultimo “non ha inteso chiarire alcunché rispetto alle proprie condotte”, come del resto “nessuno (fra indagati e coinvolti) ha inteso fornire un contributo spontaneo, che pure ci si poteva attendere da chi esercita funzioni giurisdizionali”. Neppure Marina Seregni (commercialista 70enne di Monza, giudice tributario di primo grado, arrestata lo scorso 28 gennaio e interrogata in carcere: ha fornito elementi utili all’inchiesta. Per i pm Pedio e Fusco, attorno al nebuloso mondo della giustizia tributaria, vige “la regola del silenzio”. Una tesi già proposta da Antonio Di Pietro a metà degli anni ‘90.
Ma la svolta nelle indagini è comunque arrivata. Fondamentale la perquisizione dello studio Vassallo, dove sono stati trovati quattro telefoni cellulari (due Blackberry e due Smartphone), sei ‘chiavette’ elettroniche, tre pc portatili e cinque fissi, oltre a vari documenti (fra cui una bozza di sentenza favorevole all’imprenditore Invernizzi) e agende per gli appuntamenti. Prezioso il contributo della segretaria di Vassallo, Mirella Orbani. È stata lei, testimone oculare e parte attiva nella preparazione delle bustarelle, a fornire alcune importanti conferme e ad aiutare la Guardia di finanza a decifrare la “contabilità riservata”.
Gli inquirenti hanno ricostruito l’incontro tra Vassallo e Invernizzi, quando l’imprenditore consegnò al giudice tributario la somma di 60mila euro in contanti: “Ricordo – riferisce Orbani – che Matteo Invernizzi (il giorno 11 dicembre 2013) è venuto in studio da noi (…) con una busta contenente 60 mila euro in contanti e la consegnò a Vassallo. Quando siamo rimasti soli, io e Vassallo, quest’ultimo ha aperto la busta in mia presenza e ha contato il denaro. Ricordo che erano tutte banconote da 500 euro”.
La tangente sarebbe poi stata suddivisa. Lo testimonierebbero alcuni appunti sulla agende e sulle buste, puntualmente interpretati dalla segretaria Orbani. Il 18 dicembre 2013 si legge: “-5 (Agostino) = 55”. Secondo i pm Pedio e Fusco, questo “lascia intendere che Vassallo abbia effettuato un prelievo di 5 mila euro da destinare verosimilmente a Terlizzi (ex Gdf, ndr)”. Due giorni dopo, il 20 dicembre, un altro prelievo dalla busta, sempre di 5 mila euro. Ricostruisce Orbani: “Vassallo aveva pronto un cesto natalizio da consegnare al dottor Luigi Pellini (giudice tributario, ndr). Mi disse che sarebbe andato all’appuntamento per consegnare la busta coi contanti e il cesto”. Il 23 dicembre, infine, è il turno del giudice Vignoli Rinaldi: altri 5 mila euro. “Come per Pellini – chiarisce la Orbani – (Vassallo) portò un cesto di Natale”.
I rimanenti 45mila euro vengono depositati in una cassetta di sicurezza presso la Banca Unicredit di piazza San Babila a Milano, dove infatti il denaro viene trovato dalla Guardia di finanza. Assieme a un’altra busta con dentro 1.400 euro. Anche questo contante proviene, secondo i pm, dall’imprenditore Invernizzi, il quale si sarebbe accordato con Vassallo per la consegna (avvenuta solo parzialmente) di ulteriori 5 mila euro in caso di sentenze favorevoli. Circostanze che si sono in effetti verificate, in un caso con qualche difficoltà. Lo scrive lo stesso giudice Vignoli Rinaldi in una mail indirizzata a Vassallo: “Ho dovuto lottare, o meglio tenere a bada (…) la testardaggine del giudice relatore (Rag. Antonio Rigoldi). Quest’ultimo sosteneva – a ragione – che nel ricorso (della Eurocantieri Srl, ndr) era stata chiesta solo la sospensione della cartella e non il suo annullamento”. Ma alla fine, chiosa il giudice soddisfatto, “ho convinto presidente e relatore ad accogliere il ricorso, anche nel merito”.

Stasera Pizza!



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Goliardia.



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domenica 13 marzo 2016

Muos, Cassazione conferma il sequestro per la salute degli abitanti.

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“E’ la notizia più bella che potessi mai ricevere, finalmente la tutela della salute degli abitanti di Niscemi e la salvaguardia del nostro territorio vengono riconosciuti come un diritto inalienabile dalla Cassazione” ha detto il sindaco di Niscemi Franco La Rosa.
E’ “certamente sussistente quantomeno per la prosecuzione dei lavori in epoca successiva all’annullamento del provvedimento di revoca delle revoche” la consumazione a livello indiziario del reato di abuso edilizio nella realizzazione di infrastrutture militari costituenti il sistema radar Usa ‘Muos’ in Sicilia. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi di conferma del sequestro del ‘Muos’ che, rileva il verdetto, è stato disposto con finalità di salvaguardia dell’ambiente e della salute degli abitanti.
Ad avviso della Cassazione, non ha meritato accoglimento la tesi dell’Avvocatura dello Stato che, per conto del Ministero della Difesa, chiedeva l’annullamento della conferma del sequestro del ‘Muos’.
“Mi chiedo a questo punto a che servono le rilevazioni in corso da ieri sulle emissioni delle antenne, disposte dal Consiglio di giustizia amministrativa. Sul Muos, per ora, la partita è chiusa” ha detto il sindaco di Niscemi.
Da ieri nella base militare sei tecnici nominati dal Cga hanno cominciato le rilevazioni sulle emissioni elettromagnetiche per stabilire se sono nocive per la salute. Le operazioni si concluderanno domani.

Per Renzi un buffet da 120mila euro in una galleria dell'autostrada.



Per l'arrivo del premier il cantiere per qualche ora si è trasformato in una sorta di loft, con tanto di divani in vimini e buffet molto ricercato.

COSENZA - Sono diverse le cose rimaste dalla visita del premier Matteo Renzi. 
Fra queste l’incredibile banchetto organizzato all’interno della galleria di Mormanno. Il cantiere per qualche ora si è trasformato in una sorta di loft, con tanto di divani in vimini e buffet molto ricercato. Pare ci fosse anche un carretto con gelati artigianali. Il tutto organizzato da una ditta di Tarsia per una cifra vicina ai 120mila euro.
Chi ha pagato? C’è chi dice l’Anas, chi la ditta che sta effettuando i lavori. 
L'Anas fa intanto sapere di non aver richiesto il buffet che è stato invece un'iniziativa della Italsarc (il consorzio di imprese che fa da general contractor dell'opera) che a ogni inaugurazione di tratto di autostrada offre un rinfresco ai suoi dipendenti. 
L'Anas precisa anche che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha preso parte al buffet.
Un fatto è certo: in pochi hanno approfittato del buffet vista la location.

venerdì 11 marzo 2016

Riciclaggio di denaro evaso. Indagati gli amici di Boschi senior. -

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Perquisite case e uffici. Associazione a delinquere e riciclaggio di denaro evaso al fisco per il faccendiere Flavio Carboni e il massone Valeriano Mureddu. A loro chiedeva consiglio il papà del ministro per Banca Etruria e…
La crisi economica? Un’ottima opportunità per riciclare denaro evaso al fisco, acquistando grandi aziende e società in difficoltà. La brillante idea sarebbe venuta secondo la Procura di Perugia (a marzo 2014) che poi ha trasferito il fascicolo per competenza alla Procura di Arezzo, a Flavio Carboni e Valeriano Mureddu, persone legate in qualche modo al giglio magico renziano e che sono finite iscritte nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro ed evasione fiscale. La vicenda è stata ricostruita dal Fatto Quotidiano.
Chi sono Carboni e Mureddu? I due nomi sono spuntati fuori in occasione della complessa vicenda di Banca Etruria, finita gambe all’aria, con multe e reati ipotizzati per i vertici della Popolare aretina fra cui anche Pier Luigi Boschi (ex vicepresidente), padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.
Carboni è l’ultraottantenne faccendiere passato dall’inchiesta sul suicidio del banchiere di Dio Roberto Calvi alla P2 fino alla P3, amico di Licio Gelli prima e di Denis Verdini poi e in affari anche con Silvio Berlusconi. 
Mureddu, invece, è un sardo, che si autoproclama massone e appartenente ai servizi, cresciuto a Rignano sull’Arno, in una casa nella stessa via dell’abitazione nella quale è nato e cresciuto il premier Matteo Renzi e che, a sua detta, ha concluso con Tiziano Renzi ottimi affari. Ed è inoltre “ottimo amico”, dice sempre, di Pier Luigi Boschi che aveva messo in contatto a metà 2014 (con tanto di incontri) con Carboni per la ricerca del nuovo direttore generale di PopEtruria (individuato poi in Fabio Arpe, fratello del più famoso Matteo, ex Capitalia). Mureddu poi definisce Carboni “una guida e un mentore, come un padre”.
Il riciclaggio di denaro evaso al fisco. 
E’ l’ultima accusa rivolta a Carboni che con Mureddu e altre sei persone si sarebbero appropriate di fondi neri creati “grazie all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed approfittando della difficile congiuntura economica – scrivono i magistrati – hanno poi reimpiegato tale provviste nell’acquisizione anche tentata, di grandi aziende (anche attraverso la società Geovision intestata a Mureddu, ndr) che attraversavano un periodo di crisi finanziaria e operano in settori strategici dell’economia nazionale”.
L’inchiesta ha portato ieri le Fiamme gialle della Gdf a una serie di perquisizioni in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Veneto e Lazio e Sardegna a sedi di aziende cedute o acquistate da Mureddu e Carboni e riconducibili alla Geovision.

Speculazione delusa: la Bce punta più sull’economia. - Morya Longo




Mario Draghi sembra aver perso il potere di incantare i mercati. Se una volta gli bastava aprire bocca per far partire rally fenomenali su Borse e titoli di Stato, ora la speculazione sembra non essere mai soddisfatta. Ma non è detto che questo sia negativo. Anzi: la reazione stizzita dei mercati di ieri potrebbe essere una buona notizia.
Draghi ha infatti deluso le Borse perché questa volta lo “zuccherino” non l’ha dato ai mercati finanziari (a quella speculazione internazionale che gode a vedere i tassi d’interesse diventare sempre più negativi), ma ha provato a darlo soprattutto all’economia reale. 

Non è detto che il suo intento funzioni: per far ripartire il credito in Europa serve ben più di un pacchetto di misure monetarie. Servirebbe una vera ripresa economica, un ritorno degli investimenti, una maggiore fiducia tra imprese e consumatori. E servirebbe soprattutto una politica fiscale più espansiva.
Ma almeno questa volta il focus della Bce è stato sull’economia reale più che sul mondo impazzito della finanza. 

Questo i mercati l’hanno percepito: così, dopo un’iniziale euforia, hanno reagito male. Ed è proprio per questo che non dobbiamo impensierirci più di tanto: non c’è infatti nulla per cui disperarsi se, una volta tanto, i benefici maggiori della politica monetaria dovessero arrivare più sulle imprese e sulle famiglie che sulla speculazione internazionale. Anzi, diciamolo chiaramente: sarebbe auspicabile.

Mercati delusi
Sono i grafici dei listini azionari, dell’euro e di tutti i mercati a spiegare chiaramente perché gli investitori siano rimasti delusi: a indispettirli non è stato il pacchetto di misure sfoderato dalla Bce alle 13,45, ma l’indicazione data da Draghi dopo le 14,30 quando ha lasciato intendere che difficilmente i tassi sui depositi delle banche in Bce scenderanno ulteriormente sotto quota -0,40%. Prima che Draghi svelasse questo dettaglio (indigesto per gli speculatori), ad esclusione dell’oro i mercati infatti brindavano alla manovra della Bce: Piazza Affari era arrivata a guadagnare il 4,41% e l’euro si era indebolito fino a un minimo di 1,0822 sul dollaro. 

Il motivo di tanto brio era legato al fatto che la manovra della Bce (soprattutto la riduzione del tasso sui depositi a -0,40% e l’aumento del quantitative easing) sembrava assicurare ancora tanta “droga” monetaria ai mercati. Tanta liquidità.
Appena Draghi ha iniziato a parlare, però, i mercati hanno capito che per loro la festa potrebbe finire presto. Il presidente Bce ha infatti lasciato intendere che d’ora in avanti difficilmente i tassi sui depositi scenderanno ancora. E ha detto senza mezzi termini che il suo focus questa volta (e in futuro se servirà) è orientato più sull’economia reale. Il vero coniglio uscito ieri dal cappello di Draghi è infatti il nuovo Tltro: cioè i nuovi prestiti alle banche, con tassi che potrebbero arrivare a -0,40%, vincolati all’erogazione di credito a imprese e famiglie. Insomma: la Bce di fatto pagherà le banche (avete capito bene: regalerà loro un po’ di utili) se queste aumenteranno i finanziamenti a imprese e famiglie. L’altro “coniglio" è dato dal fatto che la Bce comprerà presto anche obbligazioni emesse da imprese. Questa manovra dovrebbe piacere agli investitori, perché potrebbe stimolare la malandata economia europea. E forse, presto o tardi, i mercati lo capiranno. Ma, nell’immediato, ha prevalso la delusione: perché gli investitori vorrebbero sempre sentirsi dire che ad uno stimolo elargito ne seguirà un altro.

Economia reale.
Ovviamente per capire se questo pacchetto sarà davvero in grado di rivitalizzare l’arrugginita locomotiva europea servirà tempo. Ieri i commenti degli economisti erano in gran parte entusiasti: Fabio Balboni e Karen Ward di Hsbc si sono detti «impressionati dalle misure varate dalla Bce», un altro economista (che preferisce restare anonimo) le ritiene addirittura un «cambio di paradigma». Un altro suggerisce agli investitori di «cambiare occhiali» per capire davvero la mossa della Bce. Certo è che non basta “regalare” soldi alle banche per spronarle ad erogare più credito alle imprese, anche perché la stessa Bce impone alle medesime banche regole prudenziali sempre più stringenti che limitano la loro capacità di prestare denaro. Come già detto, per stimolare il credito e la crescita economica serve anche altro.


Ma almeno, questa volta, il bazooka è puntato sul bersaglio giusto: l’economia reale. La Bce ha preso atto che l’Europa non è l’America: da noi le imprese non si finanziano emettendo bond (come negli Usa), per cui continuare a gettare liquidità solo sui mercati rischiava di diventare un esercizio sterile. Da noi la liquidità all’economia reale arriva dalle banche: è il loro rubinetto, dunque, che va riaperto. Ed è qui che la Bce sta intervenendo. L’Eurotower ha anche capito che giocare al ribasso continuamente sul tasso dei depositi bancari è un altro esercizio che rischia di diventare sterile. Dunque ha fatto capire che questa è probabilmente l’ultima volta. Draghi, dunque, ha cambiato passo. 

Una volta tanto, una banca centrale non ha pensato solo ad assecondare i mercati finanziari, ma ha guardato altrove. E questo, prima ancora di sapere se la manovra avrà effetto, è già un punto a suo favore.

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-03-11/speculazione-delusa-la-bce-punta-piu-sull-economia-102026.shtml?uuid=ACxIfJmC&refresh_ce=1

Leggi anche: 
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11887197/draghi-bce-tassi-azzerati-mutui-prestiti-soldi-cosa-cambia.html