venerdì 23 giugno 2017

L’evoluzione ha “rimescolato” il Dna dei mammiferi. -

L’evoluzione ha “rimescolato” il Dna dei mammiferi (fonte: National Human Genome Research Institute) © Ansa
L’evoluzione ha “rimescolato” il Dna dei mammiferi (fonte: National 
Human Genome Research Institute)

La ricostruzione digitale dei cromosomi dei mammiferi ha rivelato che, nel corso dell’evoluzione, il materiale genetico è stato “rimescolato” più volte come un mazzo di carte. 

Ricercatori dell’Università della California, a Davis, hanno scoperto la causa della grande diversità cromosomica presente in questa classe di animali, con uno studio che potrà anche aiutare a capire i punti del nostro Dna che sono alla base dei tumori e di altre malattie. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.

I cromosomi sono le strutture in cui è impacchettato il Dna insieme alle proteine. Da un lato sembra ovvio che questi debbano essere cambiati da una specie all’altra, basta guardare quanto è diversa una scimmia da una balena, ma dall’altro i ricercatori hanno ancora molto da imparare riguardo a come questi cambiamenti abbiano influenzato il corso dell’evoluzione. I primi antenati dei mammiferi, circa 105 milioni di anni fa, avevano le dimensioni di un topo, vivevano all’interno degli alberi e mangiavano insetti. 




Per capire come sono cambiati i cromosomi nel corso del tempo, bisogna prima ricostruire quelli di questi mammiferi ancestrali, rimettendo insieme un puzzle molto complicato. Il gruppo guidato da Harris Lewin ha messo a confronto le sequenze genetiche di 19 mammiferi, ma il Dna di solito non rivela come è distribuito nei vari cromosomi. Perciò i ricercatori hanno scritto un sofisticato programma al computer, che è stato in grado di ricostruire i cromosomi originali, basandosi su quali parti sono ancora insieme nelle 19 specie analizzate. 

Il risultato sono stati 21 cromosomi ancestrali: alcuni di questi sono rimasti intatti col passare del tempo, ad esempio gli esseri umani ne conservano 5 su 46, ma molti si sono rotti, scambiando pezzi all’interno dello stesso cromosoma o con altri. “La grande sorpresa è stato vedere come i cromosomi si sono evoluti in modo differente nei vari gruppi di mammiferi: è uno dei più splendidi esempi di cambiamenti graduali che portano all’evoluzione di nuove specie”, ha dichiarato Lewin.


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2017/06/21/levoluzione-ha-rimescolato-il-dna-dei-mammiferi-_68fe5ac4-6943-4df7-8408-9857e5023aeb.html

Leggi anche:
http://pikaia.eu/la-notte-scritta-nei-geni/

Un altro passo verso la guerra totale. - Paul Craig Roberts

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F-18 americano

Un folle pilota americano ha abbattuto un aereo siriano che stava attaccando l’ISIS. Questo conferma che Washington non sta combattendo i terroristi, ma li sta proteggendo, in quanto suoi agenti in Siria per rovesciarne il governo. Il generale Michael Flynn, ex direttore della Defense Intelligence Agency, ha rivelato in un’intervista tv che Obama e la Clinton hanno voluto fortemente inviare l’ISIS in Siria, contro il suo parere.
L’ISIS è la scusa per entrare abusivamente in Siria. Russia ed Iran vi sono legalmente, invitati da un governo eletto. Gli americani invece sono lì come criminali di guerra. Secondo il diritto internazionale, stabilito dagli stessi yankees, è un crimine di guerra aggredire un paese che non ha sollevato un pugno contro di te.
Ora che un pilota americano ha dimostrato che gli U.S.A. sono in Siria solo per sostenere il proprio agente ISIS, nemmeno una presstituta come Megyn Kelly può credere alla versione di Washington.
Russi, siriani ed iraniani lo sapevano sin dall’inizio. Tuttavia, queste fonti ufficiali sono tutte considerate sospette dai media occidentali. Per questo, la bugia è rimasta in piedi, fino a quando l’idiota pilota americano ha tolto il velo dalla menzogna.
Washington, naturalmente, mentirà spudoratamente. È l’unica cosa che sa fare. Dirà che era un “combattente della coalizione”, cioè che qualcun altro stava guidando gli F-18 americani. Non eravamo noi. Oppure affermeranno che il fighter siriano stava attaccando donne e bambini, oppure un gruppo di transgender o ancora un reparto maternità per donne violentate dalle “truppe brutali” di Assad. Il governo la girerà in qualche modo per rendere un aggressivo crimine di guerra un’eroica difesa di un gruppo di vittime.
La domanda è: l’idiota pilota ha fatto tutto da solo, in stile Top Gun, oppure è stata un’iniziativa del complesso militare per iniziare un conflitto Stati Uniti-Russia che impedirebbe a Trump di calmare le tensioni con Putin? Sono in gioco 1 trilione di dollari annui pagati dai contribuenti americani.
Non sappiamo se il pilota abbia agito da sé o su ordine.
Quel che sappiamo è che non è andata giù ai russi. Il ministro della Difesa ha dichiarato oggi che considera la decisione del comando statunitense come una “violazione intenzionale del memorandum per evitare incidenti di voli aerei nelle operazioni in Siria, firmato il 20 ottobre 2015”.
Che sorpresa! Gli americani hanno rotto un altro accordo fatto con la Russia.
Quando capirà Mosca che un accordo firmato con Washington non ha senso? I nativi americani non lo hanno mai fatto. C’è una famosa maglietta in America: “Certo che puoi fidarti del governo: chiedi ad un nativo”.
Il ministro della Difesa russo ha annunciato oggi che il paese sta interrompendo tutte le interazioni con gli Stati Uniti nell’ambito del memorandum di prevenzione degli incidenti nei cieli siriani. Ha aggiunto inoltre che la difesa missile intercetterà qualsiasi aeromobile nella zona delle Forze Aerospaziali russe in Siria e che: “Nelle aree in cui l’aviazione sta conducendo missioni di combattimento nei cieli siriani, qualsiasi oggetto volante, inclusi jet e veicoli aerei senza pilota della coalizione internazionale, scoperti ad ovest del fiume Eufrate, verranno seguiti da difese aeree e terrestri russe come bersagli aerei”.
In altre parole, la Russia ha velatamente indetto una no-fly zone in tutte le aree della Siria in cui operano le forze siriane e russe. Ogni intruso verrà colpito. Americani, israeliani, chiunque sarà fatto fuori.
Poiché è la Russia, e non Washington, ad avere la superiorità aerea in Siria, tutto ciò che serve è un altro pilota americano sconsiderato e i totali cretini di Washington dovranno ritirarsi o fare un errore. Date la stupidità e la hybris a D.C., i cretini commetteranno un errore.
Non c’è nessuna intelligenza a Washington, solo arroganza. Nel quarto di secolo che ci sono stato ho visto le persone più stupide al mondo.
Credo che la Russia e la sua abile leadership ne usciranno vincenti.
Tuttavia, penso anche che abbia lasciato troppo che la crisi siriana si sviluppasse. Russia e Siria avrebbero vinto la guerra molto tempo fa, se Mosca avesse evitato di continuare a dichiarare una vittoria prematura, andandosene, dovendo tornare, sperando sempre di raggiungere un accordo con Washington. Raggiungere un accordo con gli americani era quasi più importante che vincere la guerra.
Che cosa assurda. Sono gli americano che hanno fomentato il terrorismo in Cecenia. I russi sembrano non capire che non esistono terroristi indipendenti. Il terrorismo è un’arma di Washington. Come può dunque Mosca fare un accordo con un paese che le sta usando il terrorismo contro?
Quale crede che sia il piano neocon di conquistare Siria ed Iran, se non portare più terrorismo in Russia?
Putin è un leader esperto, forte e capace, forse l’unico fuori della Cina. Palesemente non c’è n’è nessuno in Occidente, un deserto di leadership.
Pochi dubbi che sia un capo morale, che si oppone alla guerra e vuole il meglio per tutti i paesi. Tuttavia, cercando accordi con Washington dà l’idea di essere debole e scavalcabile. Sarebbe molto meglio se Putin dicesse chiaramente che “se volete la guerra, l’avrete in mezz’ora”. Improvvisamente, la Russia verrebbe sùbito presa sul serio.
Ammiro il presidente russo. Ma sta sbagliando mossa. Invece di parare l’aggressione di Washington, dovrebbe costringere Europa e Stati Uniti a venire da lui per una soluzione.
Putin, il leader del mondo libero, non dovrebbe essere passivo rispetto ad un governo in bancarotta, corrotto e che si rotola nel male. 
Traduzione di HMG

G8: Italia nuovamente condannata da Strasburgo per violenze Diaz.

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La Corte ha anche condannato il Paese per non aver punito in modo adeguato i responsabili.

Le leggi italiane sono inadeguate a punire e quindi prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato ancora una volta l'Italia per gli atti di tortura perpetrati dalle forze dell' ordine nella notte tra il 20 e 21 luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova, ai danni di diverse persone. La Corte ha anche condannato l'Italia per non aver punito in modo adeguato i responsabili di quanto accaduto a Genova.
Ieri il Consiglio d'Europa ha invitato la Camera dei Deputati a modificare il testo della legge contro la tortura che sta discutendo e che dovrebbe andare in Aula il 29 perché nella sua forma attuale contiene una definizione del reato e diversi elementi in disaccordo con quanto prescritto dagli standard internazionali
E' quanto sostiene Nils Miuznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, in una lettera inviata tra gli altri ai Presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Il commissario punta il dito in particolare sul fatto che la legge prevede che affinché si possa accusare qualcuno di tortura occorre che la persona abbia compiuto gli atti di grave violenza, o minacce o crudeltà diverse volte, o abbia sottoposto la vittima a trattamenti inumani e degradanti. Inoltre, scrive Muiznieks, la legge prevede che la tortura psicologica esista solo nei casi in cui si possa stabilire che la vittima ha subito un trauma psicologico. "Osservando che il testo sembra divergere dalla definizione contenuta nella Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite, anche sotto altri aspetti", il commissario afferma di essere preoccupato che se la legge sarà approvata così com'è, certi casi di tortura o trattamenti o punizioni degradanti o inumani non potranno essere perseguiti "creando quindi delle potenziali scappatoie per l'impunità". Il commissario evidenzia inoltre l'importanza di assicurare che "l'ampia definizione di tortura, che ricomprende gli atti commessi da privati cittadini, non si traduca in un indebolimento della protezione contro la tortura commessa da funzionari dello Stato, data la particolare gravità di questa violazione dei diritti umani".

Expo, il sindaco Sala indagato anche per turbativa d’asta per la maxi-gara sugli alberi strapagati alla Mantovani. - Luigi Franco

Expo, il sindaco Sala indagato anche per turbativa d’asta per la maxi-gara sugli alberi strapagati alla Mantovani

Non più solo il falso. Ma anche la turbativa d’asta. La situazione giudiziaria di Giuseppe Sala si complica, visto che la procura generale ha aggiunto un’ipotesi di reato nelle indagini su Expo a carico dell’attuale sindaco di Milano, che proprio in questi giorni si avviano verso la chiusura con la probabile richiesta di rinvio a giudizio. Al centro delle verifiche dei magistrati – come scrive il Corriere della Sera – è finita una fornitura di 6mila alberi compresa nel principale appalto dell’esposizione, quello da 272 milioni di prezzo base per la realizzazione della piastra.
La fornitura delle piante fu affidata nel luglio del 2013 senza gara alla Manotovani, il costruttore che si era aggiudicato il maxi-appalto, per ben 4,3 milioni di euro, 716 euro a pianta. Quattro mesi dopo l’impresa stipulò un contratto di subfornitura con un vivaista per 1,6 milioni, 266 euro a pianta. La società guidata da Sala, come altre volte, aveva giustificato la scelta di un affidamento diretto con motivi di urgenza. Ma gli alberi, alla fine, erano stati piantati solo nell’autunno del 2014. Tutti aspetti che erano noti da tempo, ma la procura di Milano aveva deciso di non contestarli, così come non aveva contestato la retrodatazione di un documento che il 30 maggio 2012 consentì di cambiare in corsa due dei membri della commissione di valutazione delle offerte per non far saltare la gara e doverla riavviare daccapo. Di qui la richiesta di archiviazione dei pm – a cui il gip si era opposto – e la successiva presa in carico delle indagini da parte della procura generale, che aveva deciso di andare avanti ritenendo inerte la procura di Milano.
Così il nome di Sala era stato iscritto nel registro degli indagati, in quel momento solo per la retrodatazione del documento, “un falso materiale e ideologico” secondo i magistrati. A tale notizia, lo scorso dicembre, l’ex commissario unico aveva reagito auto sospendendosi per alcuni giorni dalle sue funzioni di sindaco. Ilfattoquotidiano.it aveva provato a chiedergli come mai gli alberi fossero stati comprati da un costruttore anziché da un vivaista: “Stiamo parlando di una cosa che è pari circa a un millesimo di tutti i soldi che ha speso Expo”, aveva tagliato corto Sala.
Secondo quanto riporta il quotidiano di via Solferino, in seguito a interessamenti politici regionali finalizzati a non escludere dalla gara i vivaisti lombardi, a un certo punto l’appalto per gli alberi avrebbe dovuto essere scorporato dal bando principale. In quel momento – ritiene l’accusa – la gara avrebbe dovuto essere riformulata in modo da consentire di correre anche ad aziende che non avessero partecipato al bando sulla piastra perché non in grado di garantire la fornitura di piante. In ogni caso lo scorporo del verde dal bando principale non andò a buon fine, visto che il vivaista incaricato non riuscì a garantire la fornitura, che a quel punto Expo decise di affidare direttamente alla Mantovani.
Oltre a Sala, sono indagati dalla procura generale altre sei persone, tra imprenditori e dirigenti di Expo, per ipotesi di reato diverse. La nuova inchiesta si è inserita nel solco dello scontro avvenuto tre anni fa a Palazzo di Giustizia tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il pm Alfredo Robledo. E di quella “sensibilità istituzionale”, per cui l’ex premier Matteo Renzi in passato ringraziò la procura di Milano per la gestione della vicenda Expo.

mercoledì 21 giugno 2017

Ius Soli, ovvero quando le bufale diventano leggende. Tutte le falsità sul Disegno di Legge. - Vittoria Patanè

Bambini italiani
Tifosi della nazionale di calcio italiana a Pretoria, nel 2009. REUTERS/Siphiwe Sibeko.

Lo ius soli è diventato l’argomento del momento. 
Dal Parlamento il dibattito si è spostato sui social network, scatenando come da tradizione gli istinti più beceri della popolazione, spesso fomentata ad hoc dalle parole pronunciate da politici zelanti che cercano di sfruttare e veicolare la rabbia dei cittadini con scopi puramente propagandistici ed elettorali.

Il meccanismo rimane sempre lo stesso: semplificare al massimo un tema complicato arrivando a snaturarlo completamente, a stravolgerlo, a far sì che la verità percepita, che spesso e volentieri si discosta dai fatti, divenga verità assoluta. Alla fine il risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti. Migliaia di persone pronte a scagliarsi contro una proposta di legge che nemmeno conoscono, ripetendo a memoria tesi sentite in precedenza dal loro rappresentante preferito  o lette su uno dei gruppi Facebook che appaiono più spesso sulle loro Home Page. Dal trionfo dei giudizi sommari al dilagare di vere e proprie bufale il passo diventa sempre più breve, fino a che le due cose si confondono e le bufale si trasformano in dogmi.

Questo quanto sta accadendo attualmente sulla proposta di legge sullo Ius Soli che la settimana prossima, dopo un iter lungo e travagliato, approderà nell’Aula del Senato con una zavorra di 80mila emendamenti leghisti sul groppone. Impossibile che un argomento del genere non faccia discutere, difficile che questa discussione si basi sulla realtà dei fatti e non su percezioni infondate che parlano di “cittadinanza automatica” da un lato e di legge inutile (perché lo Ius Soli esiste già) dall’altro, di colonizzazione islamica e di invasione, senza dimenticare mai lo spettro dei “costi” che gli italiani dovranno sobbarcarsi per “mantenere” questi nuovi cittadini. Analizziamo, uno per uno, questi argomenti.

BUFALA N.1: LA CITTADINANZA AUTOMATICA.
Fra trenta, quaranta o cinquant’anni, i nostri figli e i figli nei nostri figli racconteranno una leggenda che parla di un tempo in cui l’Italia divenne la terra dove milioni di donne gravide cominciarono ad arrivare, via terra e via mare, al solo scopo di far nascere i loro figli entro gli italici confini e far sì che essi diventassero automaticamente italiani. Il tutto grazie ad una legge nota come Ius Soli che distribuiva la cittadinanza a chiunque avesse la fortuna di emettere il primo vagito in un appezzamento sito sul paradisiaco territorio nostrano. 

Leggendo questo o quel post su Facebook o qualche Tweet sul social concorrente, è impossibile non accorgersi come molti siano davvero convinti che il provvedimento che approderà in Senato distribuisca carte d’identità e passaporti italiani come caramelle. Per molti l’automatismo è scontato, immediato. Addirittura si vedono già orde di migranti sbarcare a Lampedusa con i documenti per richiedere lo Ius Soli in una mano e le loro donne in stato di gravidanza al fianco. Peccato che il DdL non preveda alcun automatismo, anzi stabilisca un iter lungo e colmo di paletti che porterà i minori nati nel nostro Paese ad ottenere la cittadinanza solo ad alcune, specifiche, condizioni.

Due le vie per diventare italiani: lo ius soli temperato e lo ius culturae. 
In base al primo non sarà sufficiente far nascere i propri figli in Italia per ottenerne la cittadinanza, ma occorrerà che almeno uno dei due genitori abbia un permesso di soggiorno UE di lungo periodo. E chi è che ha questo documento? Uno straniero residente legalmente nel Paese da almeno 5 anni, che abbia superato un test di conoscenza della lingua italiana, che viva in un’abitazione idonea, che abbia la fedina penale intonsa e che abbia un reddito superiore a 5.800 euro, cioè all’importo dell’assegno sociale INPS. In assenza di una di queste condizioni il minore non potrà avere la cittadinanza. Ma andiamo avanti.

Si prevede la possibilità di diventare italiani anche in base allo Ius Culturae. In questo caso servirà che il minore nato in Italia o arrivato qui prima dei 12 anni frequenti regolarmente uno o più cicli scolastici, per almeno cinque anni. Nel caso in cui si tratti di scuola primaria (scuola elementare, per intenderci) bisognerà che il bambino superi l’esame finale. Valida per la cittadinanza anche la frequenza di corsi di istruzione professionale triennali o quadriennali che diano una qualifica. C’è anche un’altra possibilità: potrà sfruttare lo ius culturae lo straniero che è arrivato in Italia prima dei 18 anni, che risiede legalmente nel nostro Paese da almeno sei anni e che ha frequentato un ciclo scolastico o un corso di formazione conseguendo il titolo.

Sia con lo ius soli che con lo ius culturae sarà inoltre necessario che i genitori presentino una dichiarazione volontaria.

Queste le regole, l’automatismo dunque è solo una delle tante bufale diffuse sul web.

BUFALA N.2: LO IUS SOLI AMPLIERÀ L’INVASIONE DI MIGRANTI.
Chiunque abbia letto quanto scritto in merito alla bufala numero uno, potrà comprendere da solo come i migranti che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste, realizzando un’invasione che invasione non è (ma questa è un’altra storia) non saranno minimamente coinvolti nell’ambito di applicazione della legge. 

Chiunque sostenga che lo Ius Soli vada a favore degli immigrati appena sbarcati permettendo ai loro figli (ovviamente nati appositamente nel nostro Paese grazie a un piano demoplutomassonico-clandestino) di ottenere la cittadinanza mente. Se non mente, non sa di cosa parla.

Detto in parole povere: No, i migranti irregolari (e i figli degli irregolari) non potranno diventare italiani. Il che in teoria chiuderebbe la questione. Ma per essere ancora più precisi: non potranno diventare italiani nemmeno i figli degli stranieri con un permesso di soggiorno temporaneo, né i minori figli di immigrati con permesso illimitato ma residenti nel nostro Paese da meno di cinque anni.

Non c’è dunque alcun motivo di pensare che persone provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente arrivino nel nostro Paese galvanizzati dall’approvazione dello Ius Soli. Perché in ogni caso non ne trarrebbero nessun beneficio.

BUFALA N.3: CON LO IUS SOLI “TUTTI” DIVENTERANNO ITALIANI.
Tutti chi? Verrebbe da chiedere. Legata a stretto giro alla bufala sull’invasione e a quella sull’automatismo c’è la falsità secondo la quale si distribuirà la cittadinanza italiana a destra e a manca, senza alcun criterio. Pochi sanno che quando si propone una legge si studia anche l’impatto che essa potrebbe avere e la platea di beneficiari coinvolti nel provvedimento. 

Come sottolinea lavoce.info: “Secondo una recente indagine Istat, circa il 65 per cento delle madri straniere risiede nel nostro paese da più di cinque anni. Se riportiamo questa percentuale al numero dei nati stranieri negli ultimi 17 anni (976mila) e ipotizziamo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia, si stima che i nati stranieri figli di genitori residenti da almeno 5 anni siano 635mila”. A questo numero va aggiunto quello relativo ai minori stranieri nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni che abbiano frequentato le scuole nel nostro Paese. In base ai dati del Miur si tratta di 166mila minori. Sommando gli uni e gli altri si ottiene la platea dei potenziali beneficiari del provvedimento in discussione al Senato: circa 800mila persone.

BUFALA N.4: LO IUS SOLI È INUTILE PERCHÉ LA LEGGE C’È GIÀ.
Altra tesi supportata da molti, tra l’altro abbastanza paradossale a dir la verità, è che la proposta sullo ius soli sia inutile perché in Italia lo ius soli esiste già. Se così fosse non si capisce nemmeno il motivo per cui queste stesse persone protestino, ma all’italica incoerenza siamo già abituati. 

Veniamo a noi. La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore  (la n.91) è stata approvata nel 1992 e riconosce la cittadinanza in base allo ius sanguinis: un bambino straniero nato nel nostro Paese è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Cittadinanza anche ai figli degli immigrati nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da minorenni, al compimento dei 18 anni. Per diventare italiani in questo caso occorre anche dimostrare di aver vissuto “legalmente e ininterrottamente” in Italia per 18 anni. In assenza di queste condizioni non si può  nemmeno presentare la richiesta. Più che di ius soli dunque si potrebbe parlare dell’esistenza di un iter che porta alla naturalizzazione. Ci sono poi alcune altre opzioni (che potete trovare qui. ) che però nulla hanno a che fare con lo ius soli puro (come quello Usa) o temperato (come quello proposto in Italia) che sia .

BUFALA N.5: NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI NON ESISTE LO IUS SOLI.
Falso anche questo, ogni Paese ha regole diverse e parametri diversi: gli unici paesi a non avere qualche forma di ius soli oltre all'Italia sono Austria e Danimarca. 

Per quanto riguarda gli altri  facciamo alcuni esempi: in Germania viene considerato tedesco un cittadino che nasce nel Paese a condizione che uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e viva lì da almeno otto anni.

In Francia si ha diritto alla cittadinanza se almeno un genitore è nato nel Paese, mentre si diventa francesi dopo aver compiuto la maggiore età se si è vissuto nel territorio per almeno 5 anni.

Nel Regno Unito la cittadinanza viene concessa a chi nasce in territorio britannico anche da un solo genitore cittadino britannico o che è legalmente residente con un permesso di soggiorno senza termine.

In Spagna si diventa cittadini spagnoli se si nasce sul territorio avendo padre o madre iberici o se si nasce nel Paese da genitori stranieri se almeno uno è nato in Spagna.

In Belgio la cittadinanza si ottiene automaticamente se si è nati sul territorio nazionale, ma solo quando si compiono 18 anni o 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni.

In Svizzera si ha diritto alla cittadinanza se si è figli di padre o madre svizzeri, se sposati, o di madre svizzera se i genitori non sono sposati.   

BUFALA N.6: L’ISLAMIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ.
Una bufala molto diffusa, caratterizzata da connotati razzisti parla del rischio che l’Italia diventi preda di una vera e propria colonizzazione di matrice islamica. Perché ovviamente tutti gli immigrati sono islamici, no? No. In base ad un’indagine condotta dalla Fondazione Ismu, “gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016 che professano la religione cristiana ortodossa sono i più numerosi (oltre 1,6 milioni)”. Quanti sono i musulmani? 1,4 milioni. Poi ci sono i cattolici che sono poco più di un milione. Seguono: 182mila buddisti, 121mila cristiani evangelici, 72mila induisti, 19mila cristiano-copti, 17mila sikh. 

Un altro studio, stavolta realizzato da Idos, si sofferma sull’incidenza percentuale di ciascun gruppo religioso. I risultati sono abbastanza chiari: nel 2014, il 53,8 per cento degli stranieri residenti in italiana era rappresentato da cristiani, il 32,2% del totale da musulmani. Non c’è e non c’è mai stata dunque nessuna invasione musulmana.

BUFALA N.7: NUOVO ITALIANO “QUANTO CI COSTI”.
Ultima bufala da smontare riguarda i costi che gli italiani dovranno sobbarcarsi per mantenere i “nuovi italiani”. In questo caso occorre tranquillizzare chi non intende mettere mano al portafogli per sovvenzionare l’ennesimo “capriccio dei politici”. 


Come detto in precedenza, la legge riguarda solo i “regolari” che, ovviamente, sono già inseriti nella contabilità italiana e rientrano nei dati riguardanti tanto la demografia quanto l’economia. Parlando in parole povere: essendo legalmente residenti nel nostro Paese i genitori pagano già tasse, imposte, contributi ecc. E gli stessi obblighi li avrà il bambino che acquisisce la cittadinanza una volta diventato maggiorenne. Ergo no, lo ius soli non ci costerà nemmeno un euro. Anzi, se consideriamo che gli stranieri in Italia sono spesso giovani, pagano più contributi rispetto alle pensioni che ricevono. In altre parole, contribuiscono a pagare le spesso assurde pensioni di cui godono gli italiani.

http://it.ibtimes.com/ius-soli-ovvero-quando-le-bufale-diventano-leggende-tutte-le-falsita-sul-disegno-di-legge-1501090

"Traccie" maturità, il Miur si scusa per il refuso sul sito.



Il ministero dell'Istruzione ha rapidamente corretto l'errore, ma le immagini incriminate hanno già fatto il giro dei social network.

"Traccie" per l'esame di maturità: questo errore ortografico è comparso per alcuni minuti sul sito del ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (Miur), scatenando polemiche e ilarità su diversi social network. Fra le critiche piovute sul dicastero, non si osservano solo quelle scaturite dagli studenti, ma anche da esponenti del mondo politico.

Le scuse del ministero.
"Abbiamo visto il refuso sul sito degli Esami di Stato e siamo subito intervenuti per farlo correggere. Si tratta di un errore di battitura, di un errore materiale che, naturalmente, non doveva esserci, tanto più su una pagina che riguarda gli Esami", si legge in una nota di spiegazione pubblicata sul sito del Miur. L'annuncio incriminato, infatti, si riferiva alle tracce per la prima prova scritta della maturità. Tracce, per l'appunto, e non "traccie" come erroneamente riportato. Per questa 'i' di troppo "il fornitore tecnico che gestisce l'inserimento dei contenuti sul sito del Ministero", chiarisce il Miur, "ci ha fatto pervenire una lettera di scuse per l'episodio accaduto che arreca un danno d'immagine alla nostra istituzione".
I precedenti.

Non è la prima volta che il ministero dell'istruzione si rende protagonista di figuracce proprio in occasione della maturità: un caso che ebbe ampio risalto fu quello della traccia d'italiano assegnata nell'esame datato 2008. Era stato richiesto agli studenti di spiegare il "ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile" prendendo le mosse da "Ripenso il tuo sorriso", una poesia che Eugenio Montale aveva in realtà dedicato a un uomo (il danzatore russo Baris Kniaseff).

In altre occasioni era stato lo stesso ministro dell'Istruzione a rendersi protagonista di gaffe poco adatte alla sua posizione: si ricordano, ad esempio, l'accento sbagliato "egìda" pronunciato in Aula da Mariastella Gelmini (2008) o l'inesistente "tunnel fra il Cern e il Gran Sasso" (2011). Sino ad arrivare ai giorni nostri con la polemica sui titoli di studio attribuiti al ministro Valeria Fedeli, "un diploma di laurea in Scienze sociali", che in realtà laurea non era e all'errore di storia in occasione di un intervento pronunciato al Premio Cherasco Storia, il 27 maggio scorso, quando la ministra ha attribuito l'armistizio di Cherasco (1796) a Vittorio Emanuele III, il re d'Italia il cui nome è legato alle vicende del Ventennio fascista, oltre un secolo dopo. 

http://tg24.sky.it/cronaca/2017/06/20/miur-scuse-refuso.html

Napoli, scoperto al Tigem il modo di inibire le cellule tumorali. - Walter Medolla



Ballabio e De Luca presentano la ricerca. «Passo avanti».

È made in Naples l’ultimo scoperta in ambito oncologico. 
Dall’istituto Tigem di Pozzuoli, infatti, arriva un’importante risultato, frutto del lavoro di ricerca del team guidato da Andrea Ballabio direttore dell’Istituto e professore ordinario di genetica medica all’Università Federico II di Napoli.

La ricerca riguarda la descrizione di un meccanismo biologico la cui inibizione porta al blocco della crescita delle cellule tumorali. Un importante risultato ottenuto dallo studio dei lisosomi, piccoli organelli che si trovano all’interno delle nostre cellule, coinvolti in un ampio gruppo di malattie genetiche rare. «La funzione dei lisosomi - ha spiegato Andrea Ballabio, direttore del Tigem- è quella di ripulire le cellule. Ecco, noi abbiamo scoperto che questo meccanismo serve alle cellule a produrre energia per proliferare e per crescere. Quindi i lisosomi non servono solo a ripulire le cellule, ma anche a produrre energia che serve a crescere. Questo è un meccanismo fisiologico che è presente in tutti noi e purtroppo, però, serve anche alle cellule tumorali e gli serve per crescere e per proliferare. Noi abbiamo dimostrato che inibendo questo meccanismo siamo in grado di bloccare la crescita tumorale in particolare in tumori come Melanoma, tumore del pancreas e anche del rene. Il prossimo step - ha detto Ballabio - è cercare di trovare il modo migliore per inibire completamente questo meccanismo e farlo senza causare conseguenze negative alle cellule sane, farlo in maniera molto specifica e selettiva».

Andrea Ballabio
Andrea Ballabio

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science , dimostra che proprio l’inceppamento di questo meccanismo porta alla replicazione e alla crescita delle cellule tumorali, come nel caso dei melanomi e dei tumori del rene e del pancreas. I ricercatori del Tigem anno quindi dimostrato che l’inibizione di questo meccanismo blocca la crescita tumorale, suggerendo così una nuova strategia per la terapia dei tumori.
«Le possibilità terapeutiche dipenderanno soprattutto dagli approfondimenti che faremo – dice Chiara Di Malta, prima firmataria della ricerca -. Questo è un passo importante, perché ovviamente abbiamo scoperto un meccanismo nuovo che prima non si conosceva. Ora però dobbiamo concentrarci su come utilizzare le conoscenze che abbiamo ricavato per ottenerne ancora di più, per individuare delle alternative terapeutiche valide per questi tipi di tumore».
Parole di ammirazione per il lavoro svolto sono arrivate anche dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: «Sosterremo senza condizioni questa ricerca - ha detto il governatore - che è di tale valore che merita veramente tutto il sostegno finanziario necessario. Ci siamo ritrovati sulla stessa scelta che la Regione ha fatto un anno fa quando ho deciso di investire 100 milioni di euro sulla ricerca contro il cancro».
Il lavoro, finanziato da Fondazione Telethon al quale si è aggiunto un contributo dell’Airc, è frutto dell’intensa attività di ricerca che quotidianamente si svolge nei laboratori del Tigem, una grande eccellenza del nostro territorio di cui andare veramente fieri.