sabato 12 ottobre 2019

James Cont 007. - Marco Travaglio FQ 12 ottobre


Avevamo deciso di aspettare di saperne qualcosa di più, prima di commentare lo strano caso di James Cont detto 007, essendo abituati a basarci sui fatti e non sui boatos.
Poi abbiamo letto la seguente dichiarazione di Salvini, rilasciata a un’ora pericolosamente tarda del pomeriggio dell’altroieri: “La parabola di Conte la vedo bella che finita… può andare ovunque quando vuole. Lo vedo confuso, da cinque giorni dice tutto e il contrario di tutto, ma evidentemente c’è qualcosa che non torna. Chiedeva chiarezza da me, ora il popolo chiede chiarezza a lui”.
Già il fatto che Salvini dia del “finito”, “confuso” e contraddittorio a Conte mette di buonumore: è come se Rocco Siffredi desse del pornodivo a Carlo Giovanardi. Il fatto poi che gli intimi di fare “chiarezza” a nome di un fantomatico “popolo” è davvero irresistibile. Conte non ha ancora detto una parola sul tema (dunque difficilmente, a differenza di Salvini, può dire “tutto e il contrario di tutto”) perché chiede da dieci giorni di essere sentito dal Copasir, cioè dal comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
Invece da un anno il Parlamento chiede invano a Salvini di chiarire in commissione Antimafia e nelle aule parlamentari due faccenduole da niente: i suoi rapporti col fido Arata, indagato per una presunta tangente al fido Siri e socio occulto di quel Nicastri appena condannato a 9 anni per mafia a causa dei suoi legami con un altro Matteo (Messina Denaro); e le sue trasferte a Mosca con Savoini, indagato per corruzione internazionale con altri due italiani e tre russi che trattavano una fornitura petrolifera da Gazprom e una stecca di 65 milioni di dollari per la campagna europea della Lega (certamente chiesta, non si sa se versata).
Ciò che sfugge a Salvini è che Conte è sospettato (si fa per dire) di rapporti con un Paese alleato da 75 anni, a cui precedenti governi hanno reso servigi infinitamente più scandalosi (l’ok al sequestro di Abu Omar, il segreto di Stato per intralciare le indagini e infine la grazia agli spioni della Cia condannati, per non parlare della vergogna del Cermis e di tante altre). Invece Salvini e/o i suoi cari sono sospettati di rapporti con nemici chiamati Russia e Cosa Nostra.
Se questa lievissima differenza sfuggisse solo a lui, poco male. Ma siccome i giornaloni al seguito dei due Matteo azzardano ridicoli paralleli tra caso Salvini-Russia e presunto caso Conte-Usa, è forse il caso di rammentare qualche dettaglio. Tutto ciò che sono accusati di aver fatto Siri, Arata e Savoini – se confermato – sarebbe illecito. Tutto ciò che è accusato di aver fatto Conte – se confermato – sarebbe lecito.
A meno che qualcuno non tiri fuori una legge, una norma, un regolamento, che vieta ai capi dei servizi di incontrare il ministro di un paese amico. Resta da capire se la condotta di Conte, oltreché lecita, sia stata anche opportuna. Al momento, risulta quanto segue. Il ministro della Giustizia americano Barr, in vacanza in Italia ad agosto, fa chiedere a Conte dall’ambasciatore Usa di poter incontrare i vertici dei servizi. Conte – che dirà di non averne mai parlato con Trump né con Barr – autorizza l’incontro. Che avviene il 15 agosto nella sede del Dis in piazza Dante a Roma, dove Barr arriva col consueto corteo di auto di scorta e rappresentanza: quanto di meno clandestino si possa immaginare.
Quando sa dagli 007 che tipo di informazioni interessano al ministro, Conte detta loro le regole d’ingaggio per il secondo incontro del 27 settembre, sempre in piazza Dante: nessun documento potrà essere consegnato, salvo richieste di rogatoria da Barr (che è pure General Attorney, cioè primo magistrato d’America e responsabile dell’Fbi) alla magistratura italiana.
Invece le semplici informazioni sul Russiagate interessano a entrambi i governi. Se ci fossero state deviazioni di personaggi o ambienti legati ai nostri servizi (Link University, Mifsud ecc.) contro Trump o la Clinton alle Presidenziali 2016, la nostra intelligence dovrebbe saperlo e intervenire. Idem quella americana a parti invertite.
Di solito questi scambi di notizie avvengono tra omologhi: cioè tra servizi e servizi. Dunque l’incontro fra un’autorità politica (ma anche giudiziaria) come Barr ed entità tecniche come i nostri servizi (ma sotto il controllo e con le regole dettate dal premier) è lecito, ma irrituale. Il che non significa che sia inedito: chi può dire che non sia mai accaduto in passato, solo perché non si è mai saputo? Diversi capi di Stato, soprattutto del Medio Oriente e dell’Africa, sono usi contattare personalmente alcuni capi dei nostri servizi, per antiche consuetudini. Ma ovviamente, trattandosi di regimi autocratici, nessun funzionario si sogna di spifferare la notizia ai giornali, come invece accade nell’America di Trump dilaniata dalla guerriglia politico-elettoral-spionistica.
Perciò, prima di giudicare, è meglio attendere che Conte e i capi di Dis, Aise e Aisi raccontino al Copasir quel che è accaduto. Tutto dipenderà da un elemento che ancora nessuno conosce: quali notizie si siano scambiati gli italiani e l’americano. Quando lo sapremo, capiremo se chi accusa Conte di nascondere altarini indicibili o addirittura di aver venduto i nostri servizi a Trump in cambio dell’appoggio al suo nuovo governo (col tweet pro “Giuseppi”) aveva ragione o raccontava balle.
Al momento nulla autorizza i due Matteo e i giornaloni al seguito a menare scandalo. E tutto ci autorizza a sospettarli di voler screditare il nemico comune: Giuseppe Conte, che va abbattuto a ogni costo per motivi che ci sfuggono, ma forse un giorno scopriremo.
Nell’attesa, ci orientiamo con la bussola dell’esperienza: di solito, se uno ha Salvini, Renzi e i giornaloni contro, è gravemente indiziato di stare dalla parte giusta.

venerdì 11 ottobre 2019

Meduse immortali - Turritopsis nutricula

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Turritopsis nutricula fotografata da Alvaro E. Migotto.
Scopri il Meteo Meduse, la prima mappa delle meduse realizzata dai lettori di Focus.


La medusa immortale, Turritopsis nutricula, è stata scoperta qualche anno fa da ricercatori dell’Università di Lecce. La sua prerogativa dipende dal fatto che è capace di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire così alla morte.
(Da dove viene il nome medusa? - Le meduse sono inutili?)


Doppio ciclo.
Di piccole dimensioni, ha un diametro di appena 4 millimetri, si sviluppa seguendo due stadi: nel primo è simile a un piccolo polipo, è infatti dotata di tentacoli utili per la caccia sottomarina, nel secondo si trasforma in medusa, con lo sviluppo di più tentacoli (passa da una decina a oltre 80). Una volta raggiunta la maturità sessuale e dopo essersi riprodotta, non muore. Scende sul fondo del mare e torna allo stadio giovanile da cui si era sviluppata.
Per gli scienziati questo ringiovanimento è reso possibile, a livello cellulare, a causa di un fenomeno conosciuto come “transdifferenziamento”.
Il mutamento è dovuto all’azione delle cellule che da altamente specializzate si ri-trasformano in cellule non specializzate, tipiche della fase giovanile. Cellule, come quelle muscolari, che sono capaci di perdere la loro specializzazione morfologica e ritornare a uno stadio totipotente attraverso il quale possono essere prodotte nuove cellule con differenti caratteristiche. Quello che rende speciale questa medusa, però, non sono le cellule in sé e per sé, ma il processo che riporta indietro l’orologio biologico. Processi parziali di questo tipo sono presenti anche in altri animali, come tritoni e lucertole che possono rigenerare alcune parti del loro corpo.


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https://www.focus.it/ambiente/animali/cosa-sono-le-meduse-immortali

Brú na Bóinne



Brú na Bóinne (la dimora del Boyne, in irlandese) costituisce uno dei più importanti siti archeologici di origine preistorica al mondo. Si trova nella valle del fiume Boyne in Irlanda, a circa 40 km da Dublino e a pochi chilometri dalle città di Slane (5 km) e Drogheda (8 km). L'area include un complesso archeologico con oltre 90 monumenti costruiti nel neolitico da un'antichissima civiltà contadina preceltica repentinamente scomparsa. Tra questi spiccano in particolare i grandi tumuli di Newgrange, Knowth e Dowth.
Originariamente costruito intorno al 3200 a.C., giacque dimenticato per millenni fino al XVII secolo. Fu oggetto di una prima estesa campagna di restauri tra il 1962 e il 1975 e tuttora proseguono gli scavi archeologici. È stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1993.[1]

Storia

La costruzione delle tombe a corridoio che caratterizzano il sito fu iniziata nel III millennio A.C. in un'area nella quale si era già insediata e sviluppata una civiltà contadina. Sono stati rinvenuti resti di abitazioni, recinti e di sistemi agricoli che provano, infatti, la presenza di insediamenti umani nell'area del Boyne già durante il IV millennio a.C. Le costruzioni presenti nell'area testimoniano, inoltre, l'esistenza di una civiltà socialmente e culturalmente evoluta, originaria della Bretagna e della Penisola Iberica occidentale e influenzata dalla cultura del vaso campaniforme.
L'area fu temporaneamente abbandonata durante l'Età del Bronzo e poi nuovamente rioccupata nel I millennio A.C. In seguito, Knowth divenne un insediamento fortificato e al suo interno vi furono ricavati altri spazi di sepoltura secondari.
Durante la prima era cristiana, dall'VIII secolo d.C. in avanti, sorsero altre tre fortificazioni circolari e quello di Knowth si sviluppò in un grande insediamento, che comprendeva abitazioni a pianta rettangolare e sotterranei e nel quale si svolgevano attività sia agricole sia industriali.
Quando nel XII secolo fu invaso dai Normanni, l'insediamento si era ormai costituito come capitale del Regno di Knowth. Sotto il loro dominio, l'area divenne centro di innovazioni e fu assorbita nel sistema di fattorie e tenute agricole dei Cistercensi. Da allora è rimasta una zona prevalentemente rurale.[2]
Le strutture del complesso archeologico cominciarono ad essere oggetto di studi durante l'Ottocento, ma solo dal 1962 si diede il via agli scavi archeologici nella zona, con l'obiettivo di rivalutarne il patrimonio storico e facilitarne l'accesso ai turisti. I primi scavi, effettuati intorno al grande tumulo di Newgrange sotto la direzione dell'archeologo Michael J. O'Kelly (1962-1975), permisero di approfondire gli studi sul contesto storico e la civiltà nei quali Newgrange venne costruito, nonché di iniziare un'operazione di recupero e restauro di quanto era venuto alla luce. La più importante scoperta di O'Kelly fu lo scioglimento del mistero che si nascondeva dietro la piccola apertura quadrata posta sopra l'ingresso principale. Fu proprio il suo gruppo di ricerca a scoprire, infatti, che il giorno del solstizio d'inverno i raggi del sole penetravano nel passaggio a illuminare il cammino verso la camera funeraria. Ulteriori scavi furono realizzati in seguito anche intorno a Knowth e Dowth.[3]

Complesso archeologico

Pianta e sezione della tomba di Newgrange. William Frederick Wakeman, 1903.
Il complesso archeologico sorge su un'area di 7,8 km² che prende il suo nome dal fatto che risulta circordata su tre lati dal fiume Boyne. Le strutture principali sono tre grandi monumenti: Newgrange, Knowth e Dowth. Si tratta di ampie tombe a corridoio sovrastate da grandi colline artificiali costruite durante il III millennio a.C. circondate da altri numerosi passaggi e corridoi secondari.
Anche se vengono comunemente definite tombe a corridoio, lo scopo preciso di queste costruzioni non è ancora stato accertato, malgrado siano stati accuratamente scandagliati. Probabilmente non fu solo, o non principalmente, funerario, ma certamente connesso alle cerimonie religiose e forse a un culto solare. Rimangono, comunque, come enigmatica testimonianza di una civiltà complessa e progredita che popolò l'Irlanda prima dell'avvento dei Celti e ben prima degli invasori Vichinghi, sei secoli prima della costruzione delle piramidi egizie.

Newgrange

Newgrange
Il tumulo di Newgrange, la costruzione di cui si hanno maggiori informazioni, risale al 3200 a.C. circa. Il nome anglosassone deriva dall'unione delle parole new ("nuovo") e grange ("fattoria"). Dopo la fondazione dell'abbazia cistercense a Mellifont nel 1142, le terre di quest'area vennero acquisite dal relativo ordine e utilizzate per l'agricoltura.[4]
Il tumulo ha un diametro di circa 80 m; è cinto da un alto muro perimetrale costruito in pietre di quarzo bianche e scure e da un altro cerchio più largo, composto da 97 grosse pietre (kerbstone), la più interessante delle quali è quella posta di fronte all'entrata, decorata con motivi a losanga e a spirale. Questa pietra, definita "una delle pietre più famose nell'intero repertorio dell'arte megalitica"[5], include un motivo a triplice spirale, rinvenuto soltanto a Newgrange e ripetuto all'interno della camera funeraria, che rievoca il motivo del triskelion dell'isola di Man e le spirali della cultura di Castelluccio in Sicilia ma soprattutto dei Templi megalitici di Malta, i cui primi esempi sono più antichi di Newgrange.
I motivi a losanga e spirale sulla pietra d'entrata
All'interno, un passaggio lungo 19 m conduce ad una camera centrale a pianta cruciforme con tre vani, caratterizzata da una volta a thòlos in lastroni di pietra alta 6 m e ancora oggi completamente impermeabile all'acqua. In ognuno dei tre vani è presente un vascone in pietra che conteneva i resti dei defunti che furono sepolti nel tumulo. Posta sopra all'entrata, un'apertura quadrata (roofbox) permette al sole di penetrare nel passaggio e di illuminarlo nel giorno del solstizio d'inverno, che coincideva allora con l'inizio del nuovo anno. I raggi di sole che penetrano nel passaggio verso la camera funeraria avrebbero simboleggiato il risveglio della natura e la rinascita, infondendo nuova vita nelle sementi, negli animali e negli esseri umani, oppure, secondo altre interpretazioni, avrebbero rappresentato la vittoria della vita sulla morte e la promessa di una nuova vita per i defunti.
Vicino al tumulo di Newgrange, altri resti di costruzioni posteriori visitabili sono il Pit Circle, un'area circolare delimitata da paletti di legno dentro la quale venivano cremati e sepolti gli animali, e lo Stone Circle, una costruzione costituita da megaliti disposti a cerchio, eretto presumibilmente dopo il 2000 A.C. con funzioni di studio astronomico.[6]

Knowth

Tumulo di Knowth
Il corridoio sotto il tumulo di Knowth
Il tumulo di Knowth è il più grande e ampio del sito. Con il suo diametro di 95 m, si estende su una superficie di circa 5 km² ed è circondato da altri 18 tumuli più piccoli, alcuni dei quali risultano collegati al tumulo principale. Questo presenta due passaggi, ognuno dei quali conduce a due camere funerarie separate. Attorno alle entrate sono disposte grosse pietre perimetrali di quarzo e granito, molte delle quali sono scolpite con articolati graffiti dalle forme geometriche e astratte.
La tomba situata all'estremità orientale del tumulo è costituita da un lungo corridoio di 40 m che conduce a una camera mortuaria con tre vani laterali, molto simile a quella di Newgrange. La tomba occidentale è invece caratterizzata da un lungo e stretto passaggio a L, che conduce a una camera mortuaria rettangolare alta 2 m e ricoperta da una lunga e grossa lastra di pietra. Anche questa conteneva in origine una vasca di pietra in cui venivano riposti i resti cremati dei defunti e che attualmente giace invece nel corridoio.
Di fronte alla tomba orientale, gli scavi hanno portato alla luce resti di un monumento in legno dalla forma circolare che fu costruito intorno al 2500 A.C. e hanno provato che l'intera struttura di Knowth fu utilizzata, nelle epoche a seguire, per la sepoltura dei defunti e che su di essa vi fu costruito persino un villaggio fortificato.[7]

Dowth

Incisioni nelle pietre del tumulo di Dowth
Dowth, costruito più di 5000 anni fa, è rimasto il tumulo meno conosciuto e meno esplorato del sito archeologico di Brú na Bóinne. Il tumulo ha un diametro di 85 m ed è circondato da un totale di 115 pietre perimetrali. Al suo interno vi sono due camere funerarie, riportate alla luce da alcuni scavi eseguiti nel 1847, i cui corridoi di entrata sono rivolti entrambi a Ovest, ma il tumulo è circondato da altre tombe più piccole. I due passaggi che conducono alle camere mortuarie sono entrambi relativamente brevi. Uno conduce verso meridione ad una stanza circolare, mentre l'altro porta a Nord, fino a una camera di forma cruciforme con tre vani con una bassa copertura a thòlos. Il passaggio che conduce a quest'ultima camera è collegato anche ad un sotterraneo, scavato all'interno della cerchia perimetrale, e si ritiene avesse come scopo quello di costituire un rifugio nei casi di pericolo. Il sotterraneo veniva, inoltre, utilizzato anche come deposito di merci e provviste importanti.
Secondo la raccolta di manoscritti medioevali conosciuta come Dindsenchas, l'origine del nome Dowth (Dubad) deriverebbe da un mito che racconta di un sovrano che volle riunire per un giorno tutti gli uomini d'Irlanda per far loro costruire una torre tanto alto da arrivare al Cielo. La sorella del re, però, fermò il sole nel cielo con la magia rendendo quel giorno interminabile. Col passare del tempo, gli uomini cominciarono quindi a sentirsi sempre più stanchi finché si accorsero di essere stati imbrogliati. L'incantesimo si spezzò nel momento in cui il re e sua sorella si addormentarono, così calò la notte e i lavori vennero abbandonati e fu da allora che quel luogo venne chiamato Dubad (oscurità).[8]


Energia eolica senza pale più potente del 60% grazie alle vibrazioni: la rivoluzionaria invenzione di una start up spagnola. - Roberta De Carolis




Non solo tramite pale: l’energia eolica si può ricavare anche dalle vibrazioni indotte dal vento. E con potenza che può superare del 60% quella della tecnologia convenzionale. Vortex Tacoma, l’innovativa turbina brevettata dalla start up spagnola Vortex Bladeless, ha superato i primi test in ambiente reale e punta ad essere commercializzata il prossimo anno.
Bladeless, letteralmente “senza pale”: la start up spagnola è così chiamata proprio perché la turbina brevettata, Vortex Tacoma, trasforma l’energia del vento in elettrica senza l’utilizzo delle comuni pale eoliche che, pur essendo efficienti in molti casi, possono creare diverse problematiche ambientali, come quelle molto discusse ai danni degli uccelli marini.
La tecnologia, in particolare, sfrutta il fenomeno delle risonanza, che in questo caso “amplifica” il naturale fenomeno chiamato ‘Vortex Shedding’. L’innovativa turbina consiste infatti in un cilindro fissato verticalmente con un’asta elastica che oscilla in un determinato range di frequenze, calcolato in modo che i vortici che si formano naturalmente attorno al cilindro risultino “amplificati” dal suo moto.
Per dirla in un modo poetico ma in realtà del tutto scientifico, il cilindro entra in risonanza con il vento, e quindi l’energia che il sistema raccoglie è quella di un “vento amplificato” (in fisica il fenomeno è chiamato ‘Vortex Induced Vibration’).
Idea che, stando alle ultime stime, può aumentare del 60% la potenza generata dalle comuni pale eoliche (e più efficiente anche degli attuali pannelli solari), con l’ulteriore vantaggio di essere meno impattante per l’ambiente circostante in quanto di dimensioni più contenute.
“L’attuale tecnologia delle turbine eoliche deve sostenere livelli di carico molto diversi a velocità del vento variabili – si legge sul sito di Vortex Bladeless – il che comporta importanti requisiti meccanici di componenti come ingranaggi, cuscinetti e altri. Le molteplici parti mobili sono costantemente soggette ad usura, il che comporta elevati costi di manutenzione. Le turbine eoliche senza pale eliminano completamente gli elementi meccanici che possono subire l’usura per attrito”.
Costi più bassi (fino all’80%), minore impatto sull’ambiente, più efficienza (una turbina di 2.5 m produce una potenza stimata di 100w una volta installata): è la rivoluzione dell’eolico? Forse presto per dirlo, anche perché la tecnologia non ha ancora del tutto terminato la fase di sviluppo (attualmente stimata al 95% di completamento), quindi è corretto mantenersi cauti.
Ma non manca molto alla verifica sul campo, perché la tecnologia, i cui lavori sono iniziati nel 2014 e che hanno dato i primi incoraggianti risultati nel 2017, dovrebbe essere commercializzata entro la fine del prossimo anno.
Il lavoro è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

Il declino di Salvini. - Tommaso Merlo



Da quando Salvini si è castrato da solo, è finita la cagnara. Con lui al governo, l’intero dibattito pubblico gravitava intorno al suo insaziabile ego. Gli altri a lavorare, lui in giro a sparar minchiate mentre i barchini dei trafficanti gliela facevano sotto il naso e dei rimpatri neanche l’ombra. Nemmeno alle riunioni internazionali si presentava. Il peggiore ministro dell’interno mai visto. Una gran fumo e dell’arrosto neanche l’ombra. Al punto che viene il sospetto fosse tutto premeditato. E cioè che Salvini abbia accettato di fare il governo col Movimento 5 Stelle avendo già in mente di farlo saltare appena gli conveniva. Ha usato cioè il governo al solo scopo di farsi un anno di campagna elettorale da ministro a spese del contribuente per poi andare all’incasso dei pieni poteri. Tutto premeditato. Salvini sapeva in partenza che avrebbe dominato mediaticamente il Movimento e gli avrebbe succhiato consensi. Perché con alle spalle decenni di esperienza, perché con una macchina rodata a disposizione. Salvini sapeva che da Ministro dell’Interno si sarebbe poi rifatto una verginità davanti al grande pubblico e avrebbe potuto sfruttare al meglio l’emergenza migratoria a fini personali. E così è stato. Salvini ha avuto in mano per un anno il pallino della politica italiana e gli occhi addosso di un intero continente. Una strategia pubblicitaria davvero vincente. Piantando solo cagnara, Salvini ha raddoppiato i suoi consensi e stravinto tutte le elezioni che ha affrontato. A Bruxelles gli è andata male, ma Roma l’aveva in pugno. Poi quel maledetto audio del Metropol. Poi il rischio di perdere tutto. Coi suoi beach party tutti esauriti e con erezioni sondaggistiche da paura. Poi il rischio di perdere l’occasione di coronare il suo sogno di diventare il Putin italiano ad un passo dalla meta. Ora o mai più e tra un mojito e l’altro ha trovato il coraggio di scatenare la crisi. Sembrano passati secoli e in attesa che i magistrati trovino le risposte che Salvini non ha voluto dare sui traffici moscoviti, il leader leghista gira privo di genitali sperando che gli ricrescano presto. Lo si vede di rado. Sempre più gonfio e paonazzo. Chissà, forse la passione per i mojiti o forse quella per la coda alla vaccinara che s’ingurgita in grandi quantità per colmare i vuoti esistenziali e gli incoffesabili rimorsi che lo affliggono. L’effetto è quello di uno spot venuto a noia. Quella voce, quel tono, quelle frasi che ripete da anni. Solo fumo. Tossico. I sondaggi reggono a fatica ma i tempi della corsa verso il 40% sembrano tramontati, al punto che Salvini è stato costretto a tornare da Berlusconi. Già, era una minchiata elettorale pure quella del populismo oltre che quella del cambiamento. E peggio ancora, il suo destino politico è nelle mani dei suoi nemici. Se davvero l’Europa darà una mano sui migranti dimostrando che le ricette sovraniste ed isolazioniste sono suicide per paesi come l’Italia. Se davvero il Pd e tutto il renzume la smetteranno di dar spettacolo mettendosi a lavorare al servizio dei cittadini. Se il nuovo governo durerà a sufficienza per permettere al Movimento di realizzare altre bandiere che per colpa del tradimento di Salvini rischiavano di finire nel nulla come il taglio dei parlamentari. Allora per Salvini potrebbe iniziare un inarrestabile declino. Questo perché i milioni di cittadini che si son messi a tifare Lega negli ultimi tempi capirebbero il bluff di cui sono stati vittime e che per risolvere i problemi che li affliggono non c’è bisogno di nessun ducetto e tantomeno di piantar cagnara.

Decreto fisco, M5s: “Ci sarà la stretta sui grandi evasori. Pene fino a 8 anni”. Nel testo anche la confisca per chi compie reati tributari.



Decreto fisco, M5s: “Ci sarà la stretta sui grandi evasori. Pene fino a 8 anni”. Nel testo anche la confisca per chi compie reati tributari


Saranno abbassate le attuali soglie di punibilità ritoccate all'insù dal governo Renzi. Nella bozza c'è anche l'allargamento di una misura che oggi si applica solo ai condannati per mafia e gravi reati: l'obiettivo è colpire le organizzazioni criminali che occultano e reimpiegano proventi illeciti realizzati con reati fiscali. Previsti anche l'obbligo di certificare le compensazioni tra debiti e crediti fiscali superiori a 5mila euro e la riapertura della rottamazione ter.

Nel decreto legge fiscale collegato alla manovra che dovrebbe andare in consiglio dei ministri lunedì prossimo ci sarà anche la annunciata “stretta sui grandi evasori“, con l’abbassamento delle attuali soglie di punibilità ritoccate all’insù dal governo Renzi e l’aumento delle pene fino a 8 anni di reclusione. Dopo il botta e risposta sul carcere per chi non paga le tasse tra il ministro dell’economia Roberto Gualtieri e il Guardasigilli Alfonso Bonafede, fonti M5s hanno confermato che i pentastellati puntano a inserire questa proposta nel provvedimento. In scia a quanto affermato dal premier Giuseppe Conte che ha invitato il governo ad avere “coraggio” contro l’evasione “perché ogni euro recuperato sarà destinato a scuole, ospedali, infrastrutture e riduzione delle tassi” e “essere onesti conviene”. Non è chiaro se ci sia l’intesa con le altre forze di maggioranza. Il Pd per ora non si pronuncia e da Italia viva trapelano dubbi.
L’intervento voluto dal M5s, parte del pacchetto messo a punto da Bonafede, dovrebbe ricalcare i contenuti dell’emendamento presentato un anno fa al ddl anticorruzione dalla relatrice Francesca Businarolo, poi accantonato. Soglie più basse per individuare l’imposta evasa, dunque, e più anni di carcere per chi viene scoperto. Quell’emendamento stabiliva per esempio che per il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti“ la reclusione prevista passasse da un minimo di un anno e sei mesi a 6 anni di massimo, a un minimo di 4 anni fino a un massimo di 8.
Le altre misure contenute nella bozza del decreto vanno dalla decurtazione dei rimborsi fiscali da eventuali debiti con l’erario già diventati cartelle esattoriali alla confisca dei patrimoni non giustificati dal reddito dichiarato allargata ai casi di condanna o patteggiamento per i reati tributari. Sempre in chiave anti evasione, arriveranno una stretta sulle movimentazioni di gas, carburanti, alcolici e altri prodotti soggetti ad accisa e sulle compensazioni di crediti di imposta per un valore superiore a 5mila euro. Per far decollare la lotteria degli scontrini, poi, i premi non saranno sottoposti a tassazione. Il provvedimento comprende anche la riapertura della rottamazione ter per chi non ha saldato la prima o unica rata il 31 luglio: la norma sposta al 30 novembre la data per il primo versamento (per chi ha scelto di pagare a rate) o per il saldo (per chi ha optato per il pagamento in una unica soluzione).
Compensazione tra crediti fiscali e cartelle esattoriali – Prima di erogare i crediti fiscali lo Stato ‘preleverà’ quanto gli spetta se il contribuente ha dei debiti con il fisco, superiori a 100 euro, già diventati cartelle. Il rimborso dunque sarà subordinato alla verifica che non ci siano debiti risultanti da carichi notificati dall’agente della riscossione. Le sole eccezioni saranno previste nei casi in cui ci sia stata una sospensione o sia stato avviato un piano di rateazione. In parallelo è in arrivo, come annunciato da Luigi Di Maio e Pasquale Tridico, una stretta sulle indebite compensazioni da cui stando alla relazione tecnica sono attesi quasi tre miliardi in tre anni. La norma modifica i presupposti per compensare crediti fiscali e debiti (fiscali o contributivi) prevedendo la presentazione della dichiarazione per ogni credito sopra i 5mila euro l’anno e comunque l’obbligo di presentare un F24 tramite i servizi telematici delle Entrate. Il gettito previsto è di 1.084 milioni nel 2020 e 878 milioni nel 2021 e nel 2022.
Verso confisca per sproporzione al condannato per reati fiscali – Un articolo della bozza prevede che il fisco proceda alla confisca di beni ‘per sproporzione’ – oggi possibile per chi si rende responsabile di gravi reati come l’associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione, concussione – anche nel caso di condanna penale per evasione di imposte sui redditi e Iva. La norma punta a colpire le organizzazioni criminali che fondano la propria capacità operativa sull’abilità di accumulare, occultare e reimpiegare proventi illeciti. La confisca, che di fatto estende le norme antimafia, scatta quando il condannato non può giustificare la provenienza dei fondi accumulati. Oggi il modello tradizionale di confisca diretta “risulta raramente applicabile ai reati di natura economica per la concreta difficoltà di individuare ex post, nel patrimonio del trasgressore, i proventi dell’attività delittuosa, perché consumati o confusi con gli altri beni nella sua disponibilità, perché ceduti a terzi in buona fede, ovvero perché reinvestiti o anche solo artatamente occultati”. Per questo, al fine di “rendere più sistematica e completa la disciplina delle misure di aggressione patrimoniale nel settore penale tributario”, si prevede di “integrare le disposizioni contemplate dall’art. 12-bis del D.Lgs. n. 74/2000, al fine di ricomprendervi la confisca per sproporzione”.
Oltre 1 miliardo atteso dalla stretta su evasione Iva sui carburanti – Il decreto metterà in campo anche una stretta sulle movimentazioni di gas, carburanti, alcolici e altri prodotti soggetti ad accisa. Lo scopo è contrastare il meccanismo delle società ‘teste di legno’ – di fatto cartiere – che acquistano all’estero prodotti petroliferi aggirando l’Iva e poi rivendono in Italia incassando l’imposta. Entro il 30 giugno 2020 verrà istituito ‘Infoil’, un sistema informatizzato per la gestione della detenzione e della movimentazione dei prodotti energetici per autotrazione. Il limite temporale entro cui deve concludersi il regime di sospensione dell’accisa per la movimentazione del prodotto viene poi ridotto da 5 giorni a 24 ore: entro un giorno dalla presa in consegna, quindi, la nota di ricevimento dei prodotti andrà trasmessa all’Amministrazione finanziaria. E’ inoltre prevista la digitalizzazione della Dichiarazione accise semplificata (Das), che diventerà una spia di irregolarità. La bozza stima di poter recuperare “un maggior gettito compreso tra i 100 milioni euro l’anno (stima pessimistica di recupero) e i 200 milioni di euro/anno (stima ottimistica di recupero) che si aggiungono a quello previsto con l’adozione del Das informatico nella filiera del gasolio e della benzina per autotrazione”. Dal Das, il governo ” stima di poter recuperare tra il 30% e il 65% del tax-gap di 1,4 miliardi euro l’anno sul gasolio autotrazione, per un maggior gettito annuo compreso tra i 400 milioni euro l’anno (stima pessimistica di recupero) e i 910 milioni di euro l’anno (stima ottimistica di recupero)”.
Controlli su acquisti di auto all’estero – Faro del fisco sugli acquisti di auto all’estero, anche usate. Arriva un controllo preventivo dell’Agenzia delle Entrate anche nei casi in cui non è previsto il versamento dell’Iva con F24. In particolare, come si legge nella relazione che accompagna la norma equipara le operazioni dei titolari di partita Iva a quelle dei consumatori finali e introduce “la verifica preventiva anche per i soggetti privati che acquistano mezzi fiscalmente usati in altri Paesi dell’Unione Europea”.
Agente sotto copertura contro il gioco illegale – Da gennaio 2020 è prevista la nascita del Registro unico degli operatori del gioco pubblico, per contrastare infiltrazioni criminali e gioco illegale oltre a razionalizzare l’offerta. L’obbligo di iscrizione al registro dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli è già previsto per gli apparecchi da gioco con vincita in denaro e ora si estende a concessionari di scommesse, a chi venda lotterie istantanee, giochi numerici a quota fissa e a totalizzatore, ai concessionari del gioco a distanza. Per iscriversi vanno presentate autorizzazioni, concessioni e certificazione antimafia e pagati 200 euro. Si stima così di incassare 12 milioni l’anno. L’iscrizione va rinnovata ogni anno e in caso di irregolarità scatta una sanzione di 10mila euro, più il divieto di iscriversi per cinque anni. La stessa sanzione scatta per i concessionari che abbiamo rapporti con esercenti non iscritti al registro, che rischiano la revoca della concessione se reiterano per tre volte la violazione in due anni. Dovrebbe arrivare anche un “agente sotto copertura” autorizzato a giocare non oltre 100mila euro l’anno per contrastare il gioco illegale e “prevenire il gioco minorile”. L’attività di controllo sarà in capo all’Agenzia delle Dogane che potrà autorizzare il proprio personale. Le stesse operazioni potranno essere effettuate anche da polizia, carabinieri e Guardia di finanza.
Faro sui trust nei paradisi fiscali – Occhio del fisco sui ‘trust’ aperti all’estero in territori a fiscalità privilegiata – i paradisi fiscali – da beneficiari italiani. La norma serve ad evitare smagliature elusive alle norme, in particolare nel caso in cui non sia possibile possibile distinguere come considerare le somme ricevute dal beneficiario per i cosiddetti trust ‘opachi’, nei quali il beneficiario riceve reddito o parte del reddito per una scelta discrezionale del trustee (il gestore del trust).

Tumore colon-retto, proteina lo 'uccide'.

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Su Nature ricerca Istituto Candiolo e Sanger Institute Cambridge.


TORINO, 9 OTT - Arriva dall'Istituto di Candiolo, l'unico Irccs piemontese, l'ultima scoperta nella lotta ai tumori del colon-retto. In collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge, l'equipe dei professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti ha identificato una proteina responsabile della crescita dei tumori di tipo MSI, un'incidenza del 10% per il colon (53 mila nuove diagnosi l'anno in Italia) e quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature. "Quando la proteina WRN viene disattivata, il tumore regredisce fino a morire", spiega Trusolino, che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale.
La cura si è dimostrata efficace anche nei casi in cui l'immunoterapia fallisce: "In un malato su due ripristinare le funzioni immunitarie non basta. E se si hanno dei risultati, dopo qualche mese la malattia riparte. La nostra speranza - conclude Trusolino - è che i farmaci contro la proteina WRN possano funzionare anche per questi pazienti".