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martedì 3 marzo 2020

Sulle tracce della prima proteina extraterrestre, in un meteorite. -


Su un vecchio meteorite il primo abbozzo di proteina extraterrestre (fonte: Pixabay)

Si chiama emolitina e risale alle origini del Sistema Solare.

Il primo abbozzo di proteina extraterrestre è stato scoperto in un meteorite caduto sulla Terra 30 anni fa: è una molecola chiamata emolitina che si è probabilmente formata alle origini del Sistema Solare. Se la scoperta venisse confermata, sarebbe la prima volta che su un meteorite viene individuata "quella che pensiamo sia una proteina", scrivono gli autori della ricerca, coordinati dal fisico Malcolm McGeoch, dell'Università americana di Harvard. L'articolo è online sul sito arXiv, che raccoglie le ricerche in corso di approvazione per la pubblicazione su una rivista scientifica.

Ricca di ferro e litio, la molecola è stata individuata nel meteorite Acfer 086, trovato in Algeria nel 1990, analizzato adesso grazie alle nuove tecniche di spettrometria di massa che permettono di trovare le impronte delle molecole sulla base del loro peso. In passato su alcune meteoriti sono stati scoperti mattoni di base delle proteine, come alcuni amminoacidi, o zuccheri semplici componenti di molecole ereditarie come l'Rna, parente stretto del Dna. Sarebbe la prima scoperta di una proteina. Tuttavia perché il risultato sia confermato sono necessarie ulteriori ricerche.

Gli stessi autori dello studio non escludono che possa trattarsi di un generico polimero, ossia una molecola con più gruppi chimici. Dubbioso anche il parere di John Brucato, esobiologo dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che considera "prematuro parlare di proteina: si tratta, piuttosto, di un oligomero, cioè di una semplice catena di amminoacidi".

L'aspetto su cui gli autori si sbilanciano di più, però, è l'origine extraterrestre della molecola. Hanno infatti analizzato nell'emolitina il rapporto tra l'idrogeno e una sua variante un po' più pesante, il deuterio, per individuarne la data di nascita. I dati indicano che possa essersi formata "nel disco di gas e polveri da cui è nato il Sistema Solare circa 4,6 miliardi di anni fa".

venerdì 11 ottobre 2019

Tumore colon-retto, proteina lo 'uccide'.

 © ANSA

Su Nature ricerca Istituto Candiolo e Sanger Institute Cambridge.


TORINO, 9 OTT - Arriva dall'Istituto di Candiolo, l'unico Irccs piemontese, l'ultima scoperta nella lotta ai tumori del colon-retto. In collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge, l'equipe dei professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti ha identificato una proteina responsabile della crescita dei tumori di tipo MSI, un'incidenza del 10% per il colon (53 mila nuove diagnosi l'anno in Italia) e quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature. "Quando la proteina WRN viene disattivata, il tumore regredisce fino a morire", spiega Trusolino, che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale.
La cura si è dimostrata efficace anche nei casi in cui l'immunoterapia fallisce: "In un malato su due ripristinare le funzioni immunitarie non basta. E se si hanno dei risultati, dopo qualche mese la malattia riparte. La nostra speranza - conclude Trusolino - è che i farmaci contro la proteina WRN possano funzionare anche per questi pazienti".

venerdì 18 settembre 2015

Scoperta negli Stati Uniti la proteina che rigenera il cuore dopo l'infarto.

Scoperta negli Stati Uniti la proteina che rigenera il cuore dopo l'infarto


I test effettuati su topi e maiali dimostrano che la follistatina-like 1 "ripara" i danni subiti da tessuti e muscolo cardiaco.

 - Esiste una proteina che ripara il cuore e rigenera i tessuti dopo un infarto: si chiama follistatina-like 1 (FSTL1) e su topi e maiali si è rivelata capace di stimolare la formazione di nuove cellule del muscolo cardiaco. La scoperta, effettuata dai ricercatori americani dell'Università di Stanford e descritta sulla rivista Nature, potrebbe aprire una nuova pagina nella cura dell'infarto e degli attacchi cardiaci.
Il cuore dei mammiferi non è infatti capace di auto-ripararsi completamente dopo una grave perdita di cellule del cuore, dette cardiomiociti, che si registra con l'insorgenza di un infarto. E fino ad oggi la comunità scientifica aveva scoperto poco o nulla sui fattori che limitano la rigenerazione delle cellule del muscolo cardiaco.

Lo studio statunitense, però, è riuscito a dare una spinta decisiva alla ricerca. Negli individui sani la proteina "miracolosa" si trova sull'epicardio, la membrana che circonda la parete del cuore. In seguito a infarto, invece, se ne perdono completamente le tracce. Utilizzando una sorta di cerotto bio-ingegnerizzato, che imita il tessuto dell'epicardio e funziona come una "riserva" di proteina FSTL1 negli animali infartuati, i ricercatori hanno osservato la crescita delle cellule del muscolo del cuore, nonché il miglioramento delle funzioni cardiache. Che tradotto significa sopravvivenza.


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venerdì 4 gennaio 2013

Nel sangue dei panda antibiotico 6 volte più potente di quelli attuali.

Panda


Un gruppo di scienziati cinesi è riuscito a trovare una nuova arma per combattere la resistenza agli antibiotici che si trova nel sangue dei panda giganti.

Non sappiamo se  questa possa essere definita una buona o una cattiva notizia per i panda.  Recentemente infatti è stato scoperto che il sangue di panda contiene un composto antibiotico che è molto più potente (6 volte) di qualsiasi farmaco antibiotico che abbiamo in questo momento.
I ricercatori del Dipartimento di scienze della vita dell’Università Agraria di Nanchino, il capoluogo della provincia di Jiangsu in Cina, hanno estratto un composto chiamato catelicidina-AM dal sangue dei panda giganti.
Originari della Cina centrale, i Panda giganti sono veri e propri orsi, appartenenti a pieno titolo alla famiglia degli Ursidi. La specie di orsi ad essi più vicina è quella dell’orso dagli occhiali del Sud America.
Questo tenero mammifero bianco e nero, si nutre quasi esclusivamente di bambù (circa 38 kg di germogli al giorno, pari al 45% del peso corporeo).
La catelicidina è una proteina prodotta da granulociti neutrofili ed epiteli sulla base del segnale mediato dalle citochine infiammatorie che ne stimolano la sintesi e la catelicidina-AM è un peptide antimicrobico codificato dal gene, un antibiotico naturale che è prodotto dalle cellule del sistema immunitario dei panda. I test hanno dimostrato che la catelicidina-AM è in grado di uccidere anche i ceppi di batteri e funghi resistenti ai farmaci, e può farlo quasi senza provocare la stessa resistenza e solo in un’ora rispetto agli antibiotici convenzionali che riescono faticosamente a distruggere i batteri in sei ore.
La catelicidina-AM potrebbe essere trasformata in un farmaco o in un prodotto disinfettante. I ricercatori hanno spiegato che la ricerca sui panda in questo campo è solo all’inizio e che quindi è molto probabile che si possano trovare altri farmaci molto potenti.
La resistenza agli antibiotici che deriva dal trasferimento delle caratteristiche di resistenza genetica tra batteri della stessa specie o di specie diverse, è un fenomeno per cui un batterio risulta resistente all’attività di un farmaco antimicrobico.
Il risultato di uno studio che si è concentrato sull’evoluzione di tre agenti infettivi particolarmente diffusi, lo Stafilococco aureo, l’enterobatterio Escherichia coli, l’enterobatterio Klebsiella pneumoniae  ed è stato pubblicato recentemente dal Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc) dimostra che nel corso degli ultimi anni si è registrato in tutta Europa un aumento della resistenza e della multiresistenza agli antibiotici di questi batteri.

http://gaianews.it/salute/farmaci-salute/nel-sangue-dei-panda-antibiotico-6-volte-piu-potente-di-quelli-attuali-33589.html#.UOdN1eScNTJ