venerdì 3 aprile 2020

Coronavirus, Olanda pronta a donare 1,2 miliardi a Italia e Spagna. - Redazione Bruxelles

Ad Osaka, il premier Conte rivela al 'collega' olandese la rabbia ...


Coronavirus, Olanda pronta a donare 1,2 miliardi a Italia e Spagna
Il governo di Rutte propone di creare un Fondo Ue di emergenza ed è disposto a contribuire in maniera considerevole: “Non si tratta di prestiti ma di doni per aiutare chi ne ha bisogno”.
Coronavirus, Olanda pronta a donare 1,2 miliardi a Italia e Spagna


Dopo le feroci polemiche dei giorni scorsi per l'ostruzionismo olandese alle richieste italiane sui coronabond per far fronte all'emergenza, adesso anche la posizione dei Paesi Bassi in merito alle misure necessarie ad affrontare la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 inizia a cambiare.

L'annuncio di Rutte.

Il premier Mark Rutte ha annunciato ieri in Parlamento, e ha informato di conseguenza la Rappresentanza olandese presso l'Ue, una proposta per un Fondo Ue di emergenza, destinato a coprire i costi sanitari immediati della pandemia di paesi come l'Italia e la Spagna. "Siamo solidali con le nazioni che sono colpite sempre più duramente" dalla malattia, "incluse le loro economie: non ci può essere dubbio su questo punto, vogliamo aiutare quei Paesi”, ha dichiarato Rutte. Per il premier “non esiste che alcuni Paesi non siano in grado di fornire sufficienti cure mediche a causa di una carenza di finanze pubbliche”, e per questo L'Aia “suggerisce di creare un fondo per il coronavirus separato, alimentato da contributi degli Stati membri, e intende fare un contributo sostanzioso", che è stato stimato in 1,2 miliardi di euro.

Non un prestito ma un dono.

"Non si tratta di prestiti né di garanzie ma di doni per aiutare persone che hanno bisogno”, ha assicurato, spiegando che “il fondo dovrebbe coprire l'assistenza medica per i Paesi che sono colpiti duramente e che ne hanno bisogno dal punto di vista finanziario. E della massima importanza che gli Stati membri dell'Ue si aiutino gli uni con gli altri per curare i malati", ha concluso.


http://europa.today.it/attualita/coronavirus-italia-domazione-olanda.html?fbclid=IwAR1w6sXaVmgBoSF7I5FP-WUniJLJlzqhYSbXdDDH4AZiHmV9WQVluSLb4F0

Uno scudo penale per il Coronavirus: nel decreto Cura Italia spunta l’emendamento PD per sanare le responsabilità politiche. - Francesca Nava

Immagine di copertina

I medici italiani chiedono lo scudo penale durante l’emergenza Coronavirus, contro eventuali denunce e azioni legali. Un emendamento del Pd, a prima firma Andrea Marcucci, vorrebbe però una tutela anche per le figure amministrative, che cancellerebbe il reato di epidemia colposa.

Mentre in Italia – e soprattutto in Lombardia – si continua  a morire di Coronavirus, mentre emergono i numeri reali di questa catastrofe sanitaria, che solo a Bergamo e provincia ha fatto 4.500 morti (concentrati tutti nel mese di marzo), mentre continua incessante il flusso di testimonianze di persone che hanno perso i propri famigliari in modo traumatico e impietoso – chi dentro casa e chi in ospedali come quello di Alzano Lombardo in Val Seriana, dove tutto è iniziato il 23 febbraio – a Roma c’è già chi si sta mobilitando per mettere in campo uno scudo penale, non solo a difesa dei medici, ma anche dei responsabili gestionali di questa crisi. Si sta cercando, in pratica, di eliminare il reato di epidemia colposa per mantenere solo quello di epidemia dolosa. 
I partiti di maggioranza e opposizione hanno infatti depositato emendamenti al decreto ‘Cura Italia’ per ridefinire, per il periodo di emergenza da Covid19, il perimetro della responsabilità per medici e operatori del settore. Si va da richieste di esonero totale, che cancellerebbero la responsabilità penale, civile, amministrativa ed erariale di tutti i protagonisti di questa vicenda, a richieste di rendere perseguibili penalmente le sole colpe gravi, fino alle richieste di chiedere il patrocinio gratuito dello Stato a chi sarà accusato di presunti errori. Il decreto ‘Cura Italia’ è da ieri all’esame della Commissione Bilancio del Senato, che vaglierà gli emendamenti prima della discussione in Aula, prevista per la settimana prossima. 
L’emendamento a prima firma Marcucci (Partito Democratico) – che ha ricevuto il parere favorevole del Governo – chiede ad esempio di limitare la punibilità penale per “le strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private e gli esercenti le professioni sanitarie – professionali – tecniche amministrative del Servizio sanitario” alle sole violazioni “macroscopiche” di “colpa grave”. Secondo il testo, tuttavia, la protezione riguarda non solo le “condotte professionali”, ma anche “le condotte gestionali o amministrative” purché non “sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che le ha poste in essere o che vi ha dato esecuzione”.
“Lo trovo inaccettabile – sottolinea a TPI l’avvocato bergamasco Roberto Trussardi, che segue da vicino il caso di Alzano Lombardo – approvare un emendamento del genere significa dare un colpo di spugna ai tre quarti degli eventi che si sono verificati in questo periodo, tranne i casi gravissimi. Se le condotte gestionali o amministrative, anche se eclatanti, non potranno essere perseguite se non c’è dolo, significa che non si potranno perseguire mai”.

Questo significa, dunque, che la vera novità di questa modifica che potrebbe essere inserita nel decreto “Cura Italia” è la protezione fornita ai burocrati e ai dirigenti amministrativi, il che potrebbe far sorgere il ragionevole dubbio che il vero scopo della norma sia quello di tutelare la direzione politica e gestionale dell’emergenza Covid19, anche perché – come primo effetto immediato – faciliterebbe la difesa dei futuri imputati. E proprio sulla vicenda dell’Ospedale “Pesenti Fenaroli” di Alzano Lombardo, nei cui confronti l’ipotesi di reato potrebbe essere quella di epidemia colposa, l’avvocato Trussardi ci spiega che se passasse questo emendamento “ci sarà da discutere se si tratta di un caso macroscopico, eclatante oppure solo di colpa grave e in questo caso il reato non sarebbe perseguibile”.
Raggiunto telefonicamente da TPI per commentare questi emendamenti al decreto “Cura Italia”, il senatore Gregorio De Falco (del gruppo misto) ha così commentato: “Qui si sta cercando di precostituire una assoluzione per le responsabilità che in realtà non hanno carattere sanitario e medico, ma manageriale, probabilmente politico. Mi è stato detto che in questo momento sarebbe opportuno proteggere quei ragazzi, quei volontari che sono buttati al fronte, senza che abbiano una esperienza adeguata, magari non specializzati, ma qui non stanno proteggendo quelle specifiche categorie, qui si sta proteggendo tutto il sistema sanitario. Perché? E da che cosa? Forse dalle responsabilità che hanno assunto per aver messo medici e infermieri nelle condizioni di lavorare con quella carta straccia che hanno indosso al posto delle mascherine? Questo è gravissimo. Penso che si sia scritta una cosa che va ben oltre le intenzioni.”
Il senatore De Falco è un fiume in piena: “La responsabilità dei medici è già coperta da una recente legge – aggiunge – quindi non capisco quale sia la necessità di un emendamento di questo tipo. Tutti gli operatori sanitari stanno dando un contributo enorme, se però vengono mandati al fronte con quelle mascherine swifter che non servono a niente, bisogna stabilire chi ha certificato che quei dispositivi fossero ritenuti idonei. Qualcuno ne dovrà rispondere. Perché poi le persone muoiono”.

Ritardi e acquisti fantasma: le “mascherine” di Fontana. - Marco Palombi

Ritardi e acquisti fantasma: le “mascherine” di Fontana

I “DPI” - La Lombardia non ha fatto scorta per tempo, poi ne ha ordinati 4 milioni a una società inesistente, ora non riesce a distribuire quelli che ha.
L’assessore lombardo Giulio Gallera ieri ha scoperto che “in questo momento le istituzioni devono lavorare insieme”. Alla Giunta a guida leghista non è piaciuta la lettera dei sette sindaci di capoluogo del Pd (da Sala in giù) che pongono domande sgradite sulla gestione dell’emergenza Covid-19. Una reazione che arriva dopo settimane in cui Attilio Fontana e soci ripetono come una litania “è tutta colpa di Roma”: ancora ieri il governatore, prima di ripensarci come spesso gli capita di questi tempi, sosteneva “da Roma stiamo ricevendo le briciole: se noi non ci fossimo dati da fare autonomamente, avremmo chiuso gli ospedali dopo due giorni”; per l’assessore al Bilancio Davide Caparini il governo è “sempre in ritardo di almeno tre settimane sui tempi dell’emergenza”.
Questo afflato di centralismo leghista è commovente, ma il punto è: stanno davvero così le cose? Non proprio. La reazione a livello centrale è stata di sicuro lenta e, soprattutto inizialmente, poco efficace, questo a non voler ricordare il mancato controllo sull’aggiornamento e l’applicazione dei piani pandemici regionali. Detto ciò, lentezza, confusione e inefficienza della Regione Lombardia, il territorio più colpito dal virus, sono state e sono di un livello superiore: ancora oggi, per dire, la distribuzione dei materiali sanitari arrivati da Roma non riesce a raggiungere ospedali, residenze per anziani e medici di base (che infatti protestano). Basti citare il virologo Giorgio Palù, che sta lavorando per il presidente veneto Luca Zaia, che ieri ha demolito le mosse della Lombardia con un’intervista sul Corriere della Sera: “Il Veneto ha ancora una cultura e una tradizione della sanità pubblica, con presidi diffusi sul territorio. La Lombardia molto meno”; questo ha fatto sì che tutti i malati lombardi finissero in pronto soccorso e trasformato il Covid-19 in un “virus nosocomiale”.
Prima di passare ai numeri, una premessa. La sanità in Italia è organizzata su base regionale: lo Stato finanzia, ma decidono le Regioni e anche la filiera degli acquisti si gestisce sui territori. Se non si comprende questo, non si comprende quanto paradossale sia la querelle di Fontana & C. contro “le briciole” di Roma.
I ritardi. Guardiamo le date: del 22 gennaio, ad esempio, è la prima circolare della Direzione generale della prevenzione sanitaria (il ministero della Salute) che invita le strutture sanitarie alla “stretta applicazione” dei protocolli stabiliti in casi di epidemia. Cose come “definire un percorso per i pazienti con sintomi respiratori” negli ospedali e negli studi medici in modo da non diffondere il contagio; definire le procedure per la presa in carico dei pazienti anche a casa; far “indossare DPI (dispositivi di protezione individuale) adeguati” al personale sanitario tipo “filtranti respiratori FFP2, protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe, guanti” per evitare che si infettino. A questo proposito, la previsione era che sarebbero serviti dai 3 ai 6 set di DPI per caso sospetto, da 14-15 per ogni caso confermato lieve, dai 15 ai 24 per ogni caso grave.
Le circolari del ministero non fecero però effetto, come non lo fece la lettera che il 4 febbraio la FIMMG della Lombardia, un sindacato dei medici di famiglia, scrisse alla Regione per chiedere: avete fatto un inventario dei DPI esistenti come previsto dalle linee guida nazionali? Distribuirete le mascherine ai medici di base? Nessuna risposta e, soprattutto, nessun DPI.
Il caso mascherine. È l’argomento su cui la polemica tra la Giunta leghista e le strutture del governo (il commissario Domenico Arcuri su tutti) va avanti da settimane. La Regione, come detto, non ha fatto scorta quando doveva. E ora com’è la situazione? Il fabbisogno della Lombardia è calcolato in circa 300mila mascherine al giorno, 9 milioni al mese (è il 10% del fabbisogno italiano, calcolato in 90 milioni di pezzi mensili): sul sistema “Ada” – analisi distribuzione aiuti – della Protezione civile, i cui dati sono ufficialmente confermati dalla Regione tra 1 e 31 marzo a Fontana e soci sono state inviate da Roma circa 7,3 milioni di mascherine (quasi 5 milioni chirurgiche e 2,3 milioni Ffp2), l’80% dell’intero fabbisogno mensile oltre – tra le altre cose – a 470 ventilatori polmonari per terapia intensiva e sub-intensiva, cioè oltre il 60% dei nuovi posti letto vantati giusto ieri dal presidente Fontana, un centinaio di medici e due ospedali da campo. I DPI, però, continuano a non arrivare dove servono.
La commessa fantasma. E la Lombardia cosa ha fatto? La Regione non fornisce dati precisi, e già questo è un problema, ma le cose sono andate così. A metà febbraio la Giunta ha deciso di centralizzare tutti gli acquisti di DPI in Aria Spa, una società regionale. Risultato: primi ritardi e la scoperta, all’inizio di marzo, che un ordine da 4 milioni di mascherine era da annullare. Perché? “L’azienda si era rivelata inesistente”, ha raccontato il consigliere regionale M5S Dario Violi, circostanza ammessa poi anche dall’assessore Caparini. A quel punto, però, l’emergenza era scoppiata in tutto il mondo, trovare mascherine in giro era quasi impossibile e sono partite le accuse a Roma.

giovedì 2 aprile 2020

Miracolo a Milano. - Marco Travaglio

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A scanso di equivoci e a prova di cretini (che il coronavirus sta preoccupantemente moltiplicando), noi siamo strafelici per il nuovo ospedale inaugurato alla Fiera di Milano. Come saranno strafelici i malati di coronavirus che fra cinque giorni, quando la struttura aprirà, vi troveranno finalmente un posto letto di terapia intensiva, fra le migliaia di lombardi che attendono invano da giorni o da settimane un ricovero o anche solo un tampone, sempreché siano nel frattempo sopravvissuti.
Il numero dei fortunati vincitori è ancora incerto, ma non appare comunque esaltante: il prode assessore Gallera garantisce “tra i 12 e i 24 posti”. Cifra piuttosto misera da qualunque parte la si guardi. Misera in termini assoluti: i posti di terapia intensiva della sola Lombardia sono passati in un mese di emergenza da 700 a 1600: dunque l’ospedalino in Fiera aggiunge appena uno 0,7-1,4%. Misera in rapporto all’enfasi da Minculpop dei media forzaleghisti, roba da battaglia del grano, da bonifica delle paludi pontine e da conquista di Addis Abeba.
Libero: “La resa del Conte. Il Nord combatte il virus per conto proprio. Lombardia e Veneto in rivolta. Fontana si fa l’ospedale da solo”.
Il Giornale: “Miracolo a Milano: finito il superospedale”, “Abbiamo creato un modello per tutto il Paese” (editoriale di una firma super partes: Bertolaso), “L’ospedale simbolo della riscossa dove chi si ammala ritroverà il respinto”, “Un hub post-emergenza”.
La Verità: “Milano e Bertolaso fanno il miracolo: ‘La più grande rianimazione d’Italia’”.
Misera, soprattutto, rispetto al budget (50 milioni e rotti) e agli annunci. Il 12 marzo il geniale “governatore” Attilio Fontana parlava di “un ospedale da campo modello Wuhan da 600 posti letto di terapia intensiva in una settimana”. Il 13 era già sceso a “500 letti”, ma accusava la Protezione civile di “non voler fornire quanto promesso” e s’impegnava a “fare da soli con fornitori internazionali”. Il 16 ingaggiava per la bisogna Guido Bertolaso che – assicurava il garrulo Gallera – “ha una fama internazionale e un nome che ha un peso sulla scena mondiale e può avere accesso a rapporti con aziende e governi”.
Intanto Fontana, quello che faceva da solo, tornava a piatire dalla Protezione civile. Il 17 B., dal confino in Costa Azzurra, donava 10 milioni e San Guido, ringraziandolo per il “gesto d’amore”, diceva che la somma bastava per il “reparto da 400 posti di terapia intensiva in Fiera”. I posti scendevano e i fondi crescevano (10 milioni da Caprotti, 10 da Moncler, 10 da Del Vecchio, 2,5 da Giornale e Libero, 1,5 dell’Enel e molte donazioni private anonime) e i respiratori arrivavano.
Ma non grazie a Bertolaso, bensì alla famigerata Protezione civile (“ce ne mandano 200”, trillò il loquace Gallera) e all’orrido commissario Arcuri (“ci ha assicurato materiali”, ammise l’acuto Fontana). Il 29 marzo Salvini twittò giulivo: “Promessa mantenuta, miracolo realizzato: 53 posti letto che possono arrivare a 241”, come se 600 o 500 fosse uguale a 241 o a 53. Ma era ancora ottimista, perché anche i 53 restano un sogno: il dg del Policlinico, Ezio Belleri, ricevendo in dono cotanto prodigio, precisa che i 53 si vedranno forse “alla fine della prima fase dei lavori”, mentre al momento siamo fra i 12 e i 24. Che il sagace Fontana, facendo buon peso, porta a “28 posti”.
Non proprio la “terapia intensiva più grande d’Italia” strombazzata all’inaugurazione dell’altroieri dal governatore mascherato. A proposito: che diavolo hanno inaugurato l’altroieri, visto che il grosso del presunto ospedale è ancora un cantiere e i letti “pronti subito” (cioè fra cinque giorni) sono tra un ventesimo e un decimo della metà di quelli annunciati?
Nello stesso lasso di tempo (14 giorni) le donazioni private di Fedez, Ferragni &C. han consentito di ampliare di 13 posti la rianimazione del San Raffaele senza tanto clamore. Ancor meglio ha fatto il Sant’Orsola di Bologna, che in soli 6 giorni ha creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti senza rompere i maroni a nessuno né consultarsi con Fontana&Bertolaso.
A Bergamo, in meno di due settimane, gli alpini con l’aiuto di russi, cinesi e cubani han tirato su un ospedale da campo da 140 posti, fra terapia intensiva e subintensiva, che è il decuplo del miracolo a Milano (quindi, col metro di Fontana&C., dev’essere il più grande della galassia). E l’han fatto in silenzio, senza grancasse, trichetracche e cotillon.
E senza cerimonia di inaugurazione, cioè senza quell’immondo e contagioso assembramento di assessori, politici, giornalisti, cineoperatori, fotografi, saprofiti, umarell e professionisti del buffet accalcati l’uno sull’altro visto alla Fiera di Milano: roba che, se fosse avvenuta per strada, li avrebbero arrestati tutti in blocco per epidemia colposa o forse dolosa.
Subito dopo, Attilio The Fox s’è scagliato contro la ministra Lamorgese, pericolosamente competente e rea di aver precisato che i bambini hanno diritto al passeggio almeno quanto i cani.
Quindi noi restiamo strafelici se a Milano c’è un nuovo ospedale, sia pure da 12/24 posti che si riempiranno in tre secondi. Ma, con 50 milioni di donazioni, si poteva fare qualcosina in più (o è normale che ogni posto letto costi 4 o 2 milioni?). Avremmo preferito se chi ha inaugurato il Berto-Hospital non ne avesse chiusi a decine nell’èra Formigoni e ne avesse aperto qualcuno coi miliardi regalati alle cliniche private.
E ora preferiremmo che la giunta lombarda si assumesse le proprie responsabilità, anziché tentare goffamente di nascondere dietro le parate e le trombette il record mondiale di morti della Lombardia e la Caporetto della sua “sanità modello”. Gli ospedali, anche di un solo posto letto, sono utilissimi.
Purché i mercanti in Fiera non li trasformino in baracconate elettorali.
FQ 2 aprile

Coronavirus, verso un milione di casi nel mondo.

Coronavirus, il VIDEO dove Fontana annuncia l'auto-isolamento: una ...

Negli Usa 884 morti in 24 ore, è un record, salta la conferenza sul clima.

I casi di coronavirus nel mondo si avviano velocemente verso la soglia del milione di unità: secondo l'ultimo bollettino della Johns Hopkins University i contagi registrati finora a livello globale sono infatti 937.091, mentre il totale dei decessi ha raggiunto quota 47.231 e le persone guarite sono 193.764. 
Intanto gli Usa registrano 884 morti in 24 ore, un nuovo record giornaliero. Complessivamente il numero dei morti nel Paese è di 5.119, mentre i casi sono 216.515. Lo stato di New York è quello più colpito, seguito dal New jersey e dalla California, anche se nuovi focolai si hanno in Lousiana e in Michigan. A New York per la prima volta muore un bambino. Le autorità non hanno rilevato la sua età, tuttavia hanno riferito che aveva delle patologie preesistenti. Inoltre, un bimbo di sei settimane è morto in Connecticut. Trump avverte: i prossimi giorni saranno "orribili". 
L'emergenza coronavirus fa saltare anche la conferenza Onu sul clima CoP26, presieduta dal Regno Unito con la partnership dell'Italia. L'appuntamento, cruciale nella battaglia globale contro i gas serra, era in calendario a Glasgow per novembre, con due pre-vertici attesi nelle settimane precedenti a Milano e a Roma, ma è stata rinviata al 2021, come ha reso noto stasera il governo britannico senza indicare ancora una data precisa. L'agenda saltata era stata annunciata nei mesi scorsi a Londra da Boris Johnson e da Giuseppe Conte.
L'Olanda prolunga le chiusure almeno fino al 28/4. I Paesi Bassi hanno deciso di prolungare dal 6 ad almeno il 28 aprile il regime di emergenza applicato per fronteggiare il coronavirus. Lo ha annunciato il premier Mark Rutte. Il premier ha invitato gli olandesi a restare a casa e a non pianificare le vacanze. "Anche dopo il 28 aprile - ha detto Rutte durante una conferenza stampa - non torneremo a una situazione normale".
In Francia il numero dei decessi supera quota 4.000. I contagiati sono 57.749 mentre i guariti, dimessi dagli ospedali, salgono a 11.053.
I modelli statistici illustrati nel briefing della Casa Bianca sul coronavirus prevedono che negli Usa possano morire da 100 mila a 240 mila persone, con un picco a meta' aprile di oltre 2000 persone al giorno. "Ma noi non accettiamo questi numeri e speriamo di contenerli, se agiamo tutti insieme rispettando le misure in atto", ha detto Anthony Fauci, capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases.
Medico condannato a 3 anni di carcere per aver tossito sui gendarmi. Un medico di 66 anni è stato condannato dal tribunale di Lille, nel nord della Francia, a tre anni di carcere, di cui uno con la condizionale, per aver tossito "in modo esagerato" in presenza dei gendarmi, aggiungendo di essere malato di Covid-19. Al termine del processo per direttissima l'uomo è stato condotto in cella. I gendarmi francesi lo avevano arrestato sabato sera, in un ospedale di Lille, per presunte "violenze coniugali". Secondo quanto dichiarato dagli agenti, durante il trasporto in commissariato il sessantaseienne si è sfilato la mascherina mettendosi a tossire all'interno del mezzo in cui si trovava insieme ai militari. In quel momento avrebbe dichiarato di essere malato di coronavirus e di volerli così contagiare. 
In Spagna i morti provocati dal virus sono ora 9.387. Il totale dei casi è di 104.118, mentre i guariti sono 22.647.
In Belgio, una bimba di 12 anni è morta a causa del coronavirus. Lo hanno annunciato le autorità sanitarie locali stando a quanto scrive l'agenzia di stampa Belga. "E' un evento molto raro ma che ci ha sconvolti", ha detto il virologo Emmanuel André nel corso della consueta conferenza stampa, scrive Le Soir. La bimba è la più giovane vittima in Europa, secondo il giornale ricordando che in Francia si è registrato il decesso di un'adolescente di 16 anni e in Portogallo di un ragazzo di 14.
Un ragazzo di 13 anni, che non presentava malattie pregresse, è morto in Gran Bretagna dopo essere risultato positivo al test per il coronavirus. The Guardian scrive che il tredicenne, Ismail Mohamed Abdulwahab di Brixton, nel sud di Londra, è morto in ospedale nelle prime ore di lunedì. Era risultato positivo al coronavirus venerdì scorso, un giorno dopo essere stato ricoverato all'ospedale King's College. Secondo quanto riferito dalla famiglia.
Gli Stati Uniti invieranno in Italia materiale sanitario per 100 milioni di dollari: lo ha detto il presidente americano Donald Trump spiegando anche che gli Usa stanno già fornendo respiratori all'Italia così come alla Spagna e alla Francia. "Giuseppe - ha aggiunto Trump riferendosi al presidente del consiglio Giuseppe Conte - era molto contento".
La Sierra Leone, finora risparmiata dal coronavirus, ha reso noto il primo caso di contagio. Un test ha rivelato la contaminazione di un uomo di 37 anni arrivato dalla Francia il 16 marzo e subito posto in quarantena, ha annunciato il presidente Jiulius Maada Bio nel corso di una conferenza stampa. La Sierra Leone era uno dei pochissimi Paesi in Africa a non avere alcun caso di Covid-19 ma, ha detto il presidente, "la questione non era di sapere se (il Paese sarebbe stato toccato) ma quando. Questo quando è oggi".
La Mauritania ha annunciato il primo decesso per coronavirus. La vittima è un franco-mauritano il cui contagio è stato diagnosticato dopo il decesso. Ne ha dato notizia l'Agenzia mauritana Ami. L'uomo, che viveva in Francia, sarebbe dovuto uscire ieri dalla quarantena trascorsa in un hotel dove era stato per due settimane contemporaneamente a un gruppo di 16 francesi arrivati nel Paese a metà marzo.
In Iran un neonato è stato trovato positivo al coronavirus. Il piccolo "aveva sofferto di problemi respiratori nelle prime 24 ore di vita. Ora riesce a respirare autonomamente" e resta in cura all'ospedale Imam Reza di Mashhad, nel nord-est della Repubblica islamica. Lo ha riferito Ahmadshah Farhat, membro della facoltà di Medicina dell'università locale, citato dall'agenzia Mehr.
Linee guida alla polizia Gb, controlli non abusi. Imporre il rispetto del "distanziamento sociale" e le restrizioni del lockdown fissate dal governo britannico nei giorni scorsi in modo "coerente", ma sforzandosi di mantenere un clima di "fiducia" con i cittadini e di usare prioritariamente l'arma della "persuasione". Sono i paletti indicati dai vertici delle forze dell'ordine del Regno Unito per chiarire agli agenti l'atteggiamento da tenere sul fronte dell'emergenza coronavirus dopo l'entrata in vigore della legislazione di emergenza che attribuisce fra l'altro poteri speciali di controllo e d'intervento al personale in divisa.
In Germania il tasso di mortalità da coronavirus è attualmente dello 0,8%, ma il presidente del Robert Koch Institut tedesco, Lothar Wieler, ritiene che questa percentuale "salirà" prossimamente. Il presidente ha ripetuto che il basso numero delle vittime dipende dal fatto che la malattia sia stata individuata in fase molto precoce e si sia testato molto (nel paese si effettuano 500 mila test a settimana, stando al virolgo Christian Drosten). Sui 61.013 positivi registrati elettronicamente presso l'istituto, 583 sono state finora le vittime.
Secondo Banca Mondiale "le ricadute economiche della pandemia del coronavirus potrebbero portare a un arresto dell'economia cinese mettendo a rischio di povertà oltre 11 milioni di persone dell'Est asiatico. Anche nel migliore degli scenari l'espansione della Cina rallenterebbe al 2,3% dal 6,1% del 2019. 
L'Italia si unisce ad altri 52 Paesi a sostegno della richiesta di cessate il fuoco globale del segretario generale Onu Antonio Guterres alla luce dell'emergenza coronavirus. La dichiarazione è stata rilasciata da 53 Paesi membri delle Nazioni Unite, a titolo nazionale e in veste di membri del Gruppo di Amici su Bambini e Conflitti Armati, del Gruppo di Amici su Donne, Pace e Sicurezza e del Gruppo di Amici sulla Protezione dei Civili, di cui l'Italia è membro attivo.  
In Indonesia il governo ha deciso di vietare l'ingresso ed il transito di tutti gli stranieri per contenere l'epidemia di coronavirus. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Retno Marsudi, aggiungendo che ci saranno delle deroghe per chi ha il permesso di soggiorno e per alcune missioni diplomatiche. Le autorità inoltre rafforzeranno i controlli ai cittadini indonesiani che rientrano nel paese.

mercoledì 1 aprile 2020

Fiera di Milano: l’ospedale della Regione Lombardia ha 24 letti. - Alessandro D'Amato


fiera di milano wuhan

Gallera dice che nell'ospedale costruito alla Fiera di Milano nell'immediato "apriranno tra i 12 e i 24 posti". In conferenza stampa ne annunciano 53. L'opera è costata 21 milioni e verrà smontata alla fine dell'emergenza. Ma le promesse non erano altre?


Alla Fiera di Milano si doveva aprire un ospedale da 600 posti in sei giorni il 12 marzo scorso. Cinquecento posti in terapia intensiva in meno di una settimana, annunciava l’assessore Giulio Gallera. Di più: ai 500 posti di terapia intensiva si aggiunge il recupero «anche nei sottoscala – proseguiva il responsabile del Welfare – di altri 200 letti» in modo da arrivare alla massima “capacità” di copertura assistenziale.

Fiera di Milano: l’ospedale della Regione Lombardia ha 24 letti.

Oggi l’assessore Gallera e il presidente Attilio Fontana hanno presentato l’ospedale. Di giorni ne sono passati 19, ma non è certo questo il problema. Il problema è che le cifre annunciate sono completamente sballate rispetto a quello che i responsabili del Pirellone hanno detto oggi: “apriranno tra i 12 e i 24 posti”, ha detto l’assessore. “Potenzialmente saranno 350 posti, abbiamo acquistato ventilatori per quel numero. Inizieremo ad aprire i primi moduli anche perché c’è il tema della formazione del personale”, ha concluso facendo quindi capire che ci vorrà tempo affinché sia pienamente operativo. All’Ospedale Fiera di Milano, una volta a regime, ci saranno 200 posti di terapia intensiva e altrettanti medici anestesisti, che dovrebbero arrivare a 220, con circa 500 infermieri, secondo quanto emerge dalla conferenza stampa per l’inaugurazione della struttura a Milano. “Credo sia la terapia intensiva più grande d’Italia”, afferma il presidente della Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali.


Guido Bertolaso, tornato in Italia per seguire il progetto ma che nei giorni scorsi è stato ricoverato per Coronavirus, ha scritto nel messaggio, letto da un suo delegato, che quello a Fiera Milano non è un “un ospedale da campo, non è un lazzaretto”, ma una struttura specialistica che mette al centro “la figura del paziente” grave colpito da COVID-19. Un ospedale realizzato, ha aggiunto, “in tempi inconsueti e insperati”. E la scelta di Fontana di farlo “ha assunto un carattere esemplare”. E ancora: “al grido di aiuto dell’Italia si risponde, anche se con rischi a cui sapevo che avrei potuto andare incontro”. Pazzali ha spiegato che i primi ad aprire saranno 8 reparti, con 53 letti per la terapia intensiva, poi in una seconda fase verrà aperto il padiglione sottostante con 104 letti e in una terza il padiglione 2 con altri 48 posti per un totale di 200 posti letto.


Una struttura da 21 milioni di euro che non vedono l’ora di smontare.

Sono stati oltre 1200 i donatori che hanno contribuito alla costruzione dell’ospedale in Fiera Milano, ha spiegato il presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali, ringraziando “la signora che ha dato 100 euro e chi ha dato 10 milioni” (ovvero Silvio Berlusconi). È grazie a loro che “abbiamo raccolto 21 milioni di euro” con cui è stato realizzata la struttura mostrata oggi alla stampa e in diretta video su facebook.  Ma Pezzali ha anche detto che l’ospedale verrà smontato:  “Questa struttura rimarrà finché sarà necessario che sia una diga o un faro della speranza, non so quando finirà ma non vedo l’ora di smontarla, abbiamo già predisposto con il Policlinico lo smontaggio e lo stoccaggio in magazzino per riutilizzare i materiali, la speranza è smontare domani mattina ma è un’ illusione”.
ospedale fiera milano 24 posti
E allora la domanda sorge spontanea: posto che bisogna ringraziare chi si è dedicato al progetto, ma le premesse (e le promesse) non erano diverse?

Ue lancia 'Sure', la 'cassa integrazione europea'.

Ue lancia 'Sure', la 'cassa integrazione europea'

La Commissione Europea "proporrà questa settimana un nuovo strumento per sostenere il lavoro a orario ridotto", che si chiamerà 'Sure' ('sicuro' in inglese, starebbe per State sUpported shoRt-timE work), grazie al quale "più persone manterranno il loro posto di lavoro durante la crisi provocata dal coronavirus e ritorneranno al lavoro a tempo pieno quando finirà, quando la domanda tornerà a salire e gli ordini ritorneranno". Lo dice la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, in un videomessaggio.

"Abbiamo imparato la lezione della crisi finanziaria", continua, quando gli Stati che avevano strumenti simili sono stati capaci di ripartire più rapidamente, dato che le aziende non avevano dovuto licenziare dipendenti, mantenendo quindi intatto il loro potenziale produttivo. "E' cruciale far ripartire il motore dell'economia senza ritardo" quando la crisi sarà finita.  Le aree di Milano e di Madrid, sottolinea von der Leyen, fanno parte della "spina dorsale dell'economia europea".
Sure "aiuterà i Paesi più colpiti ed è garantito da tutti gli Stati membri: questa è la solidarietà europea in atto. E' per l'Italia, per la Spagna, per gli altri Paesi e per il futuro dell'Europa", dice ancora von der Leyen.
"Oggi lanciamo Sure un fondo europeo a sostegno di strumenti tipo Cassa Integrazione per difendere il lavoro nei paesi più colpiti nel tempo difficile della crisi. Un primo passo. Importante. #Solidarietà", twitta il commissario Paolo Gentiloni.
"Oggi dalla Commissione una decisione storica. Parte il #Sure, una cassa integrazione europea, un fondo che fornisce risorse comuni di tutti gli stati membri per finanziare un assegno ai lavoratori colpiti dalla crisi del coronavirus", scrive su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, su Fb. "Questa è l'Europa che vogliamo. L'Europa della solidarietà e del lavoro. Ora avanti e massimo sostegno al Governo italiano per una politica economica e industriale comune".


Sanno fare anche cose buone, allora.
Speriamo che non si tratti soltanto del canto di una sirena ammaliatrice e non debba comportare, in seguito, un aggravio delle nostre già depauperate risorse economiche. C.