martedì 21 aprile 2020

Perché l'antimateria scomparve dopo il Big Bang? Arrivano i primi indizi. - Bruno Pontecorvo, Gabriella Catanesi

Perché l'antimateria scomparve dopo il Big Bang? Arrivano i primi indizi

L'esperimento T2K sui neutrini che spiega perché prevalse la materia conquista la copertina di Nature. Una scoperta, fatta da scienziati di 12 paesi, che parla anche italiano.

ROMA - Sono solo i primi indizi per capire perché subito dopo il Big Bang la materia ha prevalso sull'antimateria. Ma molto interessanti. Gli scienziati hanno osservato per la prima volta differenze nel comportamento dei neutrini e della loro controparte dell'antimateria, i cosiddetti antineutrini. Il risultato, che ha guadagnato la storia di copertina di Nature, è stato ottenuto dalla collaborazione T2K (Tokai to Kamioka), che coinvolge 12 Paesi e a cui l'Italia partecipa con le Università di Napoli, Padova, Roma Sapienza e Politecnico di Bari, con il coordinamento dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

I fisici di T2K hanno dimostrato che gli antineutrini, rispetto ai neutrini, cambiano d'abito meno frequentemente, trasformandosi da una tipologia a un'altra delle tre esistenti in natura, un fenomeno che gli esperti chiamano oscillazione, e che fu previsto dal fisico italiano Bruno Pontecorvo negli Anni 50. "I nuovi risultati dimostrano, con una certezza del 99,7% , che il fenomeno dell'oscillazione si verifica con probabilità diverse per i neutrini rispetto agli antineutrini", ha spiegato all'agenzia Ansa Gabriella Catanesi, responsabile per l'Infn di T2K e componente del comitato esecutivo dell'esperimento.


I neutrini sono particelle molto sfuggenti: basti pensare che in un secondo ben 60 miliardi attraversano la punta di un dito senza lasciare traccia. Occorrono, quindi, esperimenti molto grandi e sorgenti molto potenti per studiarli. In T2K un fascio di neutrini, o di antineutrini, prodotto dall'acceleratore di particelle, Japan Proton Accelerator nel villaggio giapponese di Tokai viene inviato a 295 chilometri al rivelatore sotterraneo Super-Kamiokande, che con i suoi 11.000 occhi elettronici è capace di catturare la luce prodotta dagli elusivi neutrini nelle interazioni con 50.000 tonnellate di acqua purissima.

"Durante il tragitto gli antineutrini si trasformano da un tipo a un altro, oscillando da muonici in elettronici", chiarisce Catanesi. "Obiettivo di T2K è cercare differenze di comportamento fra neutrini e antineutrini, per capire - aggiunge - se la simmetria fra queste due componenti viene violata, contrariamente a quanto accade per la gran parte delle leggi che descrivono il comportamento delle particelle elementari".

Uno dei misteri della fisica è infatti capire perché sia venuta meno l'originale simmetria tra materia e antimateria dopo il Big Bang, dove sia finita l'antimateria e perché non vediamo, ad esempio, anti-stelle, anti-galassie e persino un anti-universo. Spiega Catanesi: "L'avere osservato che il numero di antineutrini che si trasformano da un tipo a un altro è inferiore rispetto ai neutrini può essere importante per spiegare perché oggi nell'universo vediamo più materia che antimateria. Si tratta - conclude la studiosa dell'Infn - di un punto di partenza. Occorreranno misurazioni più precise per confermare queste indicazioni. Per questo, stiamo lavorando per migliorare ancora il nostro apparato, che potrà aiutarci a dare una risposta al problema dell'antimateria mancante dell'universo".


https://www.repubblica.it/scienze/2020/04/16/news/perche_l_antimateria_scomparve_dopo_il_big_bang_arrivano_i_primi_indizi-254165337/?fbclid=IwAR3xaNaMxqxPyqUa5aRM8VJzayivqiYl3fIlNWA_-bnn65FNgRffIrSPVxY

Dio Patria e Famiglia, Spa. Report 20 aprile 2020.



Con l’esplosione della pandemia il fronte sovranista che si professa ultracattolico è tornato all’attacco di Papa Francesco. Sui siti della destra religiosa americana non hanno dubbi: il coronavirus è la punizione divina per il tradimento di Bergoglio. È solo l’ultima delle accuse mosse al Pontefice, e arriva dopo i violenti attacchi lanciati contro le posizioni assunte su migranti, divorziati, difesa dell’ambiente e omosessuali. Quello degli anti-bergogliani è un network potente che comprende giornali, siti, associazioni, fondazioni e un fiume di soldi che dagli Stati Uniti negli ultimi anni è approdato in Europa e in Italia. Report svelerà in esclusiva quali sono i gruppi politici italiani sostenuti da Oltreoceano e chi sono i cosiddetti dissidenti da Bergoglio all’interno delle gerarchie vaticane e i leader politici che stanno offrendo sponda.

collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
immagini di Davide Fonda e Tommaso Javidi


https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Dio-Patria-Famiglia-Spa-64da91b4-fe01-452a-a42e-dbe4aae4207b.html?fbclid=IwAR08xhczEIAApmkwOcjdOomrOf9dogVrvb0-82x7P0zSvt3Q-Na9tBGyQhM

Ciro di Napoli.- In Piemonte e Lombardia la Lega ed il CDX sono allo sbando!

Bergamo, il caos dell'ospedale di Alzano Lombardo: tutti gli errori

Dopo che la Regione ha inviato pazienti infetti nelle RSA, hanno cercato di nascondere 7.000 morti.
Gian Paolo Foina, direttore generale della Fondazione Benefattori Cremaschi di Crema, che dispone di una casa di riposo con 220 posti e di un centro di riabilitazione con 136 posti. dice: “Abbiamo accolto 20 pazienti Covid provenienti dagli ospedali. Non si poteva scegliere, la delibera lo impone a tutte le strutture con determinate caratteristiche”. (Viviana: ci vogliamo anche agggiungere che li pagavano 150 euro al giorno per prendersi i contagiati?)
"Le aziende sanitarie ci riferiscono che hanno ricevuto l’ordine dalla Regione di non dirci nulla, di non fornirci i numeri sui decessi e nemmeno sugli ospiti che manifestano sintomi riconducibili al virus: così li abbiamo raccolti noi”, dice il segretario regionale dello SPI, sindacato pensionati, Valerio Zanolla.
Il risultato è agghiacciante.
Lo Spi ha censito 349 strutture su oltre 700, contando quasi 5 mila morti: 4.995 per l’esattezza –di cui 1.100 solo nel Milanese – in attesa dell’aggiornamento dei dati dell’Istituto superiore della Sanità sui decessi nelle case di riposo. Numeri che fanno impallidire. Mentre le associazioni lombarde delle case di riposo denunciano, ancora una volta, le criticità da parte di Regione Lombardia nella gestione delle Rsa.
Se persino un cialtrone mariuolo come De Luca in Campania è riuscito ad arginare il covid i leghisti ed il CDX in Lombardia e Piemonte ne escono come i peggiori politici possibili , i più incapaci e pericolosi degli ultimi 30 anni.
Chi votava Lega per la capacità, dopo i disastri in Lombardia e Piemonte dovrà ripensarci; chi li votava per l’onestà, dopo le condanne di Bossi e Maroni e i 49 milioni rubati fatti sparire all’estero con Salvini già capo indiscusso (che ha rifiutato di presentarsi come parte civile a favore dei propri elettori derubati) dovrà ripensarci due volte.
Chi vota Lega davvero mi fa pena perché l’unica motivazione rimasta è…il razzismo!


Postato da Viviana Vivarelli su fb alle h.10 del 21 aprile.

Il Piccolo Premier - Marco Travaglio - IFQ -21 aprile 2020

Salvini contro tutti | Tre giorni per piantare la bandiera nell'urna

In tempi di clausura, ci si diverte come si può, anche con vecchi e nuovi giochi di società. Nel nostro ambiente è molto in voga il Piccolo Premier, ultimo della serie Piccolo Chimico, Dolce Forno ecc., ma meno pericoloso. Funziona così: ogni giorno si inventa che il governo cade, o è già morto ma ce lo tengono nascosto, e se ne fabbrica uno nuovo col pongo, il Das, il Lego o il Meccano. E tutti giù a ridere. Il Conte-2 doveva cadere ancor prima di nascere. Sul Def, l’Ilva, l’Alitalia, la prescrizione, l’Emilia, la tosse della pulce Innominabile. 
“Conte è il premier colibrì che batte le ali 70 volte al secondo solo per restare fermo. Ma la strategia dell’immobilismo rischia di portare alla crisi” (Damilano, l’Espresso, 2.2). 
“Dalla prescrizione all’Ilva, il mese orribile di Conte” (Stampa, 4.2). 
Del resto il governo è “senz’anima”, “senza idee”, “orfano” (Repubblica), “senza identità” (Repubblica-Espresso). 
“Conte come Schettino”, “Capolinea Conte”, anzi “Conte mira al Colle” (Giornale, 13, 14 e 16.2). 
“Conte faccia le valigie: ormai è finito” (Feltri, Libero, 12.2). Ma niente, non cadeva.
Poi arriva il Covid e “Conte fa più paura del virus” (Belpietro, Verità, 10.2), anzi “Il virus è Conte” (Giornale, 25.2). 
Ci vuole un bel governo di larghe intese, lo dicono anche i due cazzari Matteo. E qui il gioco passa alla fase2: rovesciato in premier, se ne fa un altro. Anzi, spunta. 
“Spunta l’ipotesi Cottarelli” (Giornale, 11.3). 
“Spunta la carta Bertolaso” (Corriere, 9.3), che ben meritò sul G8 e sul terremoto, oltrechè nei centri massaggi e nei tribunali. Oggi “supercommissario”, domani chissà. Piace ai due cazzari Matteo, a B., ma soprattutto a Farina-Betulla (Libero, 10.3): “Serve un capo con poteri eccezionali: l’ideale è Bertolaso”. A Capezzone: “Pronto il commissario per Giuseppi” (Verità, 10.3). A Paolo Guzzanti (Verità, 10.3): “È il nostro Cincinnato: salvaci tu!”. E a Marcello Sorgi, su La Stampa (10.3): “Bertolaso o Gianni De Gennaro, personaggi forti, abili, sperimentati” (De Gennaro soprattutto al G8 di Genova). Meraviglioso il Sole 24 ore: “Supercommissario, Conte frena ma apre” (11.3). Dunque “Conte ha il timer: debellato il virus dovrà sloggiare” (Mario Giordano, Verità, 3.3). 
“Il governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza… inadeguato… confuso… impacciato”, ergo urge “un proconsole anti-virus, un commissario con pieni poteri, un ‘uomo forte’” purchessia (Stefano Folli, Repubblica, 10.3). Poi Bertolaso arriva, ma solo alla corte di Fontana&Gallera. E, a parte contagiarsi e mandare in quarantena collaboratori e passanti, fa poco o nulla (il mega-ospedale in Fiera per ben 10 pazienti).
Però il gioco continua. “Giorgetti: dopo ci vuole Draghi” (Foglio, 6.3), quello che fino all’altroieri la Lega trattava da usuraio. “I due Matteo al lavoro: un governo a guida Draghi per la ricostruzione” (Messaggero, 27.3). Nell’attesa, “I giallorotti fingono di andare d’accordo, ma Franceschini continua a logorarli” (Giornale, 6.3). Minzolingua spiega sul Giornale (7.4): “il blitz del 2011 di Napolitano insegna: si può fare un governo in due giorni”, che ci vuole. “Conte in affanno, ora anche Mattarella chiude l’ombrello” (il Giornale, 17.4). E quando chiude l’ombrello Mattarella è finita. Di premier su piazza ce n’è da scialare: Cottarelli, Draghi e Franceschini, ma non solo. Libero (17.4): “Colao verso Palazzo Chigi con la benedizione di Trump” (l’ha confidato personalmente The Donald a Feltri dopo una cert’ora). Il Dubbio (17.4): “I dem pensano a Colao”. Ecco, Colao. Non vi piace? Basta chiedere: “Quel tam tam su Panetta. Il Pd si porta avanti con l’alter ego di Draghi” (il Giornale, 17.4). E al governo Panetta non aveva pensato nessuno, anche perché nessuno sa chi sia Panetta. Però “a maggio ci sarà la resa dei Conti. I due scenari: Conte senza Renzi oppure Draghi con Berlusconi” (il Giornale, 14.4.), ma non si esclude Panzironi con Gegia. Intanto però c’è il “mistero di Conte, che sbaglia ma non crolla” (Libero, 20.4). E come si fa? Sorgi garantisce, in base a “una serie di fattori, nessuno dei quali davvero decisivo” (fondi di caffè, viscere di animali, cose così), che “spira un venticello di crisi” (Stampa, 17.4). Il prestigioso Verderami, sul Corriere (15.4), annuncia “la bufera” è dietro l’angolo e poi il “governo Draghi”, visto che nel Pd “Conte viene ormai vissuto come il ‘moderno rappresentante del cadornismo’” (qualunque cosa voglia dire).
Il manager Andrea Guerra, sincero democratico, ha un’ideuzza mica male (Linkiesta, 18.4): “Commissariare il Paese per 24 mesi e riconsegnarlo ai giochi normali della politica dopo due anni”, con un bel governo Draghi “di poche persone brave e competenti”. Il “giurista” Paolo Armaroli ha già la lista (Il Dubbio, 14.4): “Di qui a poco Mattarella potrebbe convocare un terzetto di portenti formato da Amato, Cassese e Draghi e scegliere, dopo l’uscita di scena dei tanti dilettanti allo sbaraglio, il meglio del meglio ai posti di comando. Con un Cassese multiuso, jolly qual è, presidente del Consiglio, ministro dell’Università, dell’Interno, del Tesoro et similia”. Già, perché Cassese non è solo un portento, ma pure un millennial di 85 anni e potrebbe fare tutto lui. Inutile scomodare “poche persone”, quando ne basta una sola.

lunedì 20 aprile 2020

Coronavirus, sospesi alcuni dipendenti che hanno parlato con i media della denuncia contro Fondazione don Gnocchi. - Valeria Pacelli

Coronavirus, sospesi alcuni dipendenti che hanno parlato con i media della denuncia contro Fondazione don Gnocchi

“Si tratta di un provvedimento palesemente illegittimo e ritorsivo. Nel caso la cooperativa erogasse sanzioni disciplinari, queste ultime sarebbero immediatamente impugnate avanti al Tribunale del Lavoro di Milano”, ha commentato l’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta i 18 lavoratori firmatari dell’esposto.

Sospesi dal servizio per aver parlato con i media di una denuncia nei confronti dell’Istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi di Milano. È successo ad alcuni dipendenti della cooperativa Ampast che prestavano servizio presso l’Istituto Palazzolo, firmatari di un esposto in cui si chiede ai pm di Milano di indagare “atteso che i comportamenti omissivi e commissivi – è scritto nella denuncia – appaiono cagionare colposamente un’epidemia”.
Sono accuse, queste, che la Fondazione nei giorni scorsi ha respinto con forza definendole “false e calunniose”. Dell’esposto ne aveva parlato ilfattoquotidiano.it in un articolo del 23 marzo scorso. Nel frattempo però alcuni dei denunciati hanno ricevuto una lettera dall’Ampast, che il Fatto ha visionato. È di ieri per esempio quella consegnata ad una dipendente della cooperativa: “Risulta a codesta direzione che la S.V., unitamente ad altri dipendenti e collaboratori, – è scritto nella raccomandata a mano – ha diffuso a mezzo stampa (Corriere della Sera), televisione (Rai, Mediaset, Sky, La7) il testo di una querela sporta nei confronti della nostra azienda e della committente Fondazione Don Gnocchi con l’accusa di aver leso la vostra incolumità. In seguito a tale condotta, la Fondazione ha esercitati, in data 17 aprile 2020, il diritto di non gradimento nei suoi confronti”. “Fermo restando il Suo diritto di tutelare i suoi diritti, nonché il diritto dell’azienda di difendersi, – prosegue la raccomandata – si reputa che la scelta di divulgare le accuse prima ancora che si instauri, sempre che mai si instauri, un procedimento lede l’immagine dell’azienda e della committenza, oltre che minare il rapporto fiduciario con la S.V. e mettere a rischio l’azienda nel rapporto con lo stesso committente”. A questo punto la cooperativa invita la dipendente a “produrre le giustificazioni entro e non oltre il termine di cinque giorni dal ricevimento della presente contestazione”.
Nel frattempo però la dipendente è stata sospesa, anche se con stipendio: “A partire dalla consegna della presente, – si conclude nella raccomandata – lei viene sospesa cautelativamente dal servizio, con diritto di retribuzione, sino a nuova disposizione. Ci si riserva l’adozione degli opportuni provvedimenti, non esclusi quelli di natura disciplinare, all’esito delle giustificazioni o in difetto di loro tempestivo inoltro”. “Si tratta di un provvedimento palesemente illegittimo e ritorsivo. Nel caso la cooperativa erogasse sanzioni disciplinari, queste ultime sarebbero immediatamente impugnate avanti al Tribunale del Lavoro di Milano”, ha commentato l’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta i 18 lavoratori firmatari dell’esposto contro la Fondazione.
La fondazione Don Gnocchi in una nota “precisa di aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento’ nei confronti della Cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni loro lavoratori all’interno della struttura incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione. La Cooperativa, in qualità di datore di lavoro, – conclude la nota – anche a sua propria tutela, ha autonomamente ritenuto di avviare l’iter di contestazione disciplinare, secondo quanto normativamente previsto”.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano - 20 APRILE 2020.

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Stampa satirica.“Travaglio batte Berlusconi sul conflitto d’interessi e prende l’Eni”. “Il Fatto Quotidiano è tornato ad attaccare a testa bassa Claudio Descalzi. Cioè l’amministratore delegato dell’Eni. Ormai però il gioco è scoperto: l’attacco del Fatto non nasce, come tutti immaginano, dalla solita furia giustizialista (Descalzi è indagato), ma stavolta nasce da una più prosaica furia di potere. Il Fatto vuole l’Eni per sé… Il Fatto (che ormai tratta direttamente con il Pd, senza più la mediazione di Di Maio) bastona Descalzi per aumentare la propria forza nella trattativa. Alla fine è disposto a cedere su Descalzi purché gli si permetta di mettere le mani sulla Presidenza con una pedina che è controllata direttamente da Travaglio… Non era mai successa una cosa del genere… Spesso si parla di conflitto di interessi, in particolare da quando Berlusconi è in politica. Lo schieramento populista-giustizialista, che da tempo ormai ha trovato in Travaglio e nel suo giornale la guida politica e morale (una specie di Maotsetung) ha sempre avuto due chiodi fissi: la guerra al conflitto di interessi e la guerra alla lottizzazione. Beh, ora le parti si sono rovesciate. La richiesta da parte di un giornale di avere per sé la Presidenza dell’Eni non si era mai vista. Né nella lunga storia delle lottizzazioni politiche né nella storia dei conflitti di interesse… Un giornale che è espressione del governo, della magistratura e dell’Eni” (Piero Sansonetti, Il Riformista, 18.4). Tutta invidia perché ora faccio benzina gratis.
Facci lei/1. “… come se avrebbe potuto fare una grande zona rossa da sola, senza un esercito” (F.F., Libero, 12.4). Mi sa che Facci, in realtà, si chiama Farebbi.
Facci lei/2. “Adesso basta, spezzo le catene. Martedì me ne vado al mare” (F.F., Libero, 12.4). Mo’ me lo segno.
Facci lei/3. “Sono evaso dai domiciliari e mi sono trovato benissimo. In auto fino a Lecco” (F.F., Libero, 15.4). Più che una destinazione, una vocazione. A proposito, com’era il mare a Lecco?
Troppa grazia. “Si sa che se scrivi sul Fatto hai uno scudo penale tombale” (Alessandro Sallusti, il Giornale, 16.4). Disse quello che, dagli arresti domiciliari, fu graziato da Napolitano.
I Conti non tornano. “Adesso ci interessa di aiutare Conti a non commettere errori” (Silvio Berlusconi, presidente FI, collegato da Nizza con Dimartedì, La7, 14.2). Cominciamo bene.
Dice il saggio. “In un momento di così forte emergenza per l’espandersi dell’epidemia di coronavirus, le parole di Briatore dopo l’ultimo decreto pesano come un macigno” (il Giornale, 23.3). Appeso al collo.
Viale dell’Astrologia. “’La politica non sa guidare l’Italia’. Bonomi lancia subito la sfida. Confindustria, il presidente designato attacca” (La Stampa, 17.4). Ha parlato Churchill.
Doppia elle. “Gallera: ‘Disgustato dallo sciacallaggio politico’” (il Giornale, 17.4). Deve aver trovato finalmente uno specchio.
Wanted. “Fuorilegge: Conte è un pericolo pubblico. ‘Governa con atti illegittimi’. Cassese: si è dato poteri che la Costituzione non gli attribuisce. Ma nessuno lo fa notare” (Renato Farina, Libero, 17.4). Meno male che c’è Betulla.
Cattiva lettura. “Cercasi leader capaci di decidere” (La Lettura-Corriere della sera, 12.4). E cercansi conoscitori della lingua italiana.
Zero vale zero. “Troppo spesso in questi anni abbiamo ragionato con la logica dell’uno vale uno, che punisce la competenza, e con il criterio della mediocrità, che punisce le eccellenze. E le eccellenze sono per definizione poche. A giudicare da quel che vediamo, pochissime” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 17.4). E, a giudicare da quel che leggiamo, nessuna.
A funerali avvenuti. “Nessuno si aspettava inchieste e perquisizioni con i morti ancora in corsia. Possiamo almeno aspettare che l’epidemia sia finita e che i pazienti e i medici abbiano finito di morire prima di mandare ispezioni nelle case di riposo?” (Matteo Salvini, segretario Lega, Rtl 102.5, 17.4). Giusto, qualcuno respira ancora: aspettiamo che siano tutti morti.
I titoli della settimana. “Ecco il piano del governo per riaprire ogni attività” (Libero, pag.1, 14.4). “Conte ci vuole semireclusi fino a marzo 2021” (Libero, pag.3, 14.4). Di nuovo bevuto pesante, da quelle parti, eh?


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Paradisi fiscali in Ue: ecco quanti soldi ci sottraggono Olanda, Irlanda e Lussemburgo offrendo alle multinazionali una tassazione di favore. - Felice Meoli

Paradisi fiscali in Ue: ecco quanti soldi ci sottraggono Olanda, Irlanda e Lussemburgo offrendo alle multinazionali una tassazione di favore
nella foto i primi ministri di Olanda (Mark Rutte), Lussemburgo (Xavier Bettel) e Irlanda (Leo Varadkar)

L'Italia perde ogni anno almeno 6,5 miliardi euro di entrate: finiscono nelle casse dei sei Paesi che stando al rapporto dalla commissione speciale sui crimini finanziari TAX3 "facilitano una gestione fiscale aggressiva”. Ci sono anche Cipro, Malta e Ungheria ma olandesi e lussemburghesi sono quelli che ci guadagnano di più impoverendo il resto dell'Unione. La Germania si vede sottrarre addirittura 19 miliardi, la Francia 17. Non si interviene perché le modifiche in materia fiscale richiedono l’unanimità.
Più che paradisi, dei veri e propri “buchi neri fiscali”. Questa la definizione dell’ex Commissario europeo all’economia Pierre Moscovici, poco più di due anni fa. Cioè due mesi prima della partenza dei lavori della commissione speciale sui crimini finanziari TAX3. Sette – poi scesi a sei – Paesi che sottraggono risorse ai propri vicini di casa, provocando un danno netto a tutto il condominio, a favore di chi può eludere il pagamento delle tasse. A causa del profit shifting, l’Italia perde ogni anno il 19% delle entrate tributarie dalle proprie imprese ovvero 7,5 miliardi di euro l’anno, di cui 6,5 all’interno dell’Unione EuropeaTax Justice Network di recente ha stimato che Paesi Bassi – grandi oppositori di misure “solidali” di risposta alla pandemia come i coronabond – l’anno scorso abbiano sottratto al nostro Paese 1,5 miliardi. Una distorsione dell’architettura comunitaria ben conosciuta da tutti gli attori in gioco e in alcuni casi perfino rivendicata da chi se ne avvantaggia.
Dopo le rivelazioni e gli scandali fiscali emersi negli ultimi anni, dai Lux leaks ai Panama paper, dai Football leaks ai Paradise papers, il Parlamento europeo decise di istituire una commissione speciale sui crimini finanziari, sull’evasione e sull’elusione fiscale – cosiddetta TAX3 – insediatasi il 1 marzo 2018. Dopo un anno di lavoro fatto di audizioni, interpelli e investigazioni, TAX3 ha inviato agli eurodeputati una lunga serie di conclusioni e raccomandazioni. Segnalando in particolare che 7 Paesi dell’Unione “mostrano tratti di paradisi fiscali e facilitano una gestione fiscale aggressiva”. Si tratta di Belgio, Cipro, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda e Ungheria.
La vecchia Commissione glissò sui paradisi fiscali nell’Ue – Le stime di Bruxelles indicano che le pianificazioni fiscali aggressive all’interno dell’Unione provocano una perdita annuale di gettito compresa tra i 50-70 miliardi (cifre riconducibili alla sola traslazione dei profitti, e che rappresentano il 17% delle entrate fiscali) e i 160-190 miliardi di euro se si comprendono anche gli accordi ad hoc delle maggiori multinazionali con gli Stati e le inefficienze nella raccolta del gettito. Poco meno di 50 miliardi sono invece elusi dalle persone fisiche che portano la propria ricchezza all’estero, mentre circa 65 miliardi di euro riguardano le frodi sull’iva transfrontaliera. Un quadro comunque chiaro anche alla Commissione, che già negli scorsi anni aveva avanzato critiche ai sette Paesi, per i problemi emergenti dai loro sistemi tributari. Nel rispondere alla risoluzione del Parlamento, circa un anno fa e prima dell’insediamento della nuova Commissione, Palazzo Berlaymont ebbe a eccepire solo sul Belgio, che dallo scorso anno non offrirebbe più la possibilità di una pianificazione aggressiva. Sulla richiesta del Parlamento di dichiarare ufficialmente paradisi fiscali gli altri Paesi, la Commissione ha invece praticamente glissato. Non così l’ex commissario Pierre Moscovici, che li definì, più che paradisi, veri e propri “buchi neri fiscali”.
Ecco quanto ci perde l’Italia e quanto guadagnano Lussemburgo, Irlanda e Olanda – Secondo quanto evidenziato dai più recenti studi macroeconomici portati avanti da Thomas Tørsløv (Università di Copenaghen), Gabriel Zucman e Ludvig Wier (entrambi dell’Università di Berkeley), questi Paesi sottraggono direttamente agli altri Stati membri, solo in elusione fiscale, oltre 42 miliardi all’anno. L’Olanda raccoglie in questo modo il 30% del proprio gettito, attraendo in maniera artificiosa da altri Paesi circa 90 miliardi di euro, a cui offrire un’aliquota speciale. Il Lussemburgo attrae 50 miliardi, da cui va a formare il 54% delle proprie entrate fiscali. L’Irlanda costruisce in questo modo il 65% del proprio gettito, attraendo ogni anno 117 miliardi di euro dai Paesi (non solo europei) con tassazione maggiore. A Malta questo frutta l’88% delle proprie entrate fiscali complessive.
L’Italia, invece, subisce un profit shifting di 24 miliardi di euro e a causa dei paradisi perde il 19% delle proprie entrate tributarie dalle imprese, ovvero 7,5 miliardi di euro, di cui 6,5 all’interno dell’Unione Europea. Sono 3 i miliardi sottratti dal Lussemburgo, 1,6 dall’Irlanda e 1 dall’Olanda. Per quanto riguarda le destinazioni extra Ue quasi 700 milioni sono persi a favore della Svizzera, mentre poco più di 270 milioni spariscono a favore di Caraibi, Hong Kong e SingaporeGermania e Francia sono anche più colpite dell’Italia, perdendo rispettivamente il 28% e il 24% del proprio gettito da parte delle imprese. Sono 19 miliardi di euro per la Germania, di cui quasi 16 restano nei paradisi europei, mentre per la Francia si tratta di 12 miliardi, di cui 10 rimangono nelle immediate vicinanze.
Ma i paradisi impoveriscono tutta l’Unione – Va sottolineato che i paradisi non impoveriscono solo i Paesi da cui fuggono le imprese, ma tutta l’Unione, perché garantendo una tassazione di favore permettono di sborsare molto meno di quanto dovuto, alimentando l’inefficienza del sistema. Questo vale sia per le imprese europee che per quelle extra-Ue ma operanti nell’Unione. Per esemplificare, con una tassazione sugli utili che attraverso un’accurata pianificazione può arrivare fin sotto il 5%, una multinazionale americana con sede in un paradiso e operante nel resto dell’Unione riesce a risparmiare 4 euro ogni 5 teoricamente dovuti. Il paradiso ne incassa solo 1, l’Unione nel complesso ne perde 4. I Paesi dove opera realmente perdono tutto.
In Olanda e Lussemburgo metà degli investimenti fantasma del mondo – Grazie a queste possibilità i paradisi della Ue sono anche leader mondiali nell’attrazione di investimenti diretti esteri fantasma, presentando stock di investimenti in entrata e in uscita di molte volte maggiori del loro Prodotto interno lordo, spesso il risultato della creazione di strutture artificiali per abbattere gli oneri. Secondo un report dello scorso dicembre del Fondo monetario internazionale, a firma di Jannick DamgaardThomas Elkjaer e Niels Johannesen, il 40% di tutti gli investimenti diretti esteri globali sarebbe fantasma. Olanda e Lussemburgo, che insieme ricevono una quota di investimenti diretti esteri maggiore di quella degli Stati Uniti, ospiterebbero quasi metà di tutti gli investimenti fantasma del mondo. Il Fmi indica che su un totale di 40 trilioni di dollari di investimenti diretti esteri globali, 15 trilioni sarebbero da ricondurre a scatole vuote senza vere attività. Di questi 3,8 trilioni (3.800 miliardi) di dollari sarebbero in Lussemburgo e 3,3 trilioni (3.300 miliardi) in Olanda. Anche questa è una circostanza ben conosciuta dalle istituzioni europee, evidenziata nella relazione del Parlamento dopo i lavori di TAX3. Il documento approvato sottolinea che l’Irlanda riceve più investimenti diretti di Germania e Francia, e che Malta raccoglie investimenti per un ammontare pari al 1.474% della propria economia. Su queste evidenze la Commissione non avanzò commenti.
Le modifiche in materia fiscale richiedono l’unanimità – Perché allora è tutto fermo? Secondo l’ultimo rapporto del Tax Justice Network, pubblicato all’inizio di aprile e intitolato “Time for the EU to close its own tax havens”, le ragioni sono principalmente due. La prima è ideologica. Persino nei Paesi che perdono di più come la Germania, il mondo degli affari ha resistito alle richieste crescenti di trasparenza fiscale da parte dell’opinione pubblica, cercando di evitare ogni tipo di rendicontazione che rivelerebbe le discrepanze tra le nazioni in cui prende forma l’attività economica e le nazioni in cui gli utili vengono riportati per motivi fiscali. La seconda ragione è l’inerzia politica collegata all’impossibilità di un’azione concreta su questo fronte da parte dell’Unione Europea. Le modifiche in materia fiscale richiedono l’unanimità, e i paradisi si oppongono costantemente a ogni discussione di revisione delle norme, in nome della “sovranità fiscale”. Che finisce tuttavia per andare a scapito di tutti gli altri Paesi membri. “Nessuno dovrebbe sorprendersi che un paradiso fiscale agisca in maniera egoistica, indebolendo i propri vicini”, afferma in apertura del suo report il Tax Justice Network. E mutatis mutandis è proprio ciò che rivendicano anche gli stessi olandesi.
La posizione olandese: “Preservare la reputazione di porta d’ingresso in Europa” – Nell’incontro del 12 settembre 2018 presso la Direzione generale della Fiscalità e dell’Unione Doganale della Commissione Europea, indetta per costruire una “piattaforma di buona governance fiscale”, il professore dell’Università di Amsterdam Sjoerd Douma offriva ai presenti la prospettiva olandese del dibattito sulla fiscalità internazionale, stakeholder per stakeholder. Dal punto di vista dei commercialisti, una “scelta volontaria del governo olandese di adottare misure di contrasto all’elusione fiscale oltre le richieste minime del consensus internazionale indebolirebbe seriamente il clima degli investimenti nei Paesi Bassi. Specialmente nel contesto della Brexit e della riforma fiscale americana, l’Olanda deve preservare la propria reputazione di “porta d’ingresso in Europa” e proteggere i suoi tradizionali gioielli della corona”. Secondo le associazioni imprenditoriali olandesi, l’approccio della Commissione di puntare a una base imponibile comune in Europa sarebbe invece poco ambizioso e piuttosto ci sarebbe bisogno di una maggiore competitività tributaria, così come dell’eliminazione delle ritenute sui dividendi. Secondo Douma, in un dibattito pubblico finora dominato dalle posizioni delle Ong, il problema sarebbe culturale e mediatico, gravato dalla mancanza di fiducia tra gli attori del sistema. Ma forse questa diffidenza si può capire a fronte di obiettivi contrastanti da parte degli attori e ruoli ambigui, come sottolineato dalle stesse Ong. Tax Justice, Oxfam e Somo puntano infatti il dito sui doppi incarichi dei professori universitari, allo stesso tempo anche consulenti fiscali delle imprese. Ambiguità a cui non si possono sottrarre nemmeno le stesse autorità tributarie, strette nella morsa di dover bilanciare la volontà di adottare misure di contrasto alle frodi e il bisogno di mantenere alti gli investimenti nel Paese.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/20/paradisi-fiscali-in-ue-ecco-quanti-soldi-ci-sottraggono-olanda-irlanda-e-lussemburgo-offrendo-alle-multinazionali-una-tassazione-di-favore/5773468/
Ho sempre sostenuto che questa Unione Europea è nata malissimo ed è gestita anche peggio.
Non si possono accettare in un contesto stati membri che giocano sporco alle spalle degli altri stati facenti parte del contesto.
La lealtà, l'etica dovrebbero prevalere in un gruppo omogeneo, senza il reciproco rispetto non possono coesistere la collaborazione e la coesione di intenti.
Questa unione è una continua discrepanza su tutti gli argomenti, non è una unione è un'accozzaglia informe, senza alcun senso comune.
Cetta.