mercoledì 29 aprile 2020

Coronavirus, scoperte 35 molecole per combatterlo.

Struttura della molecole meflochina (fonte: Sibylla Biotech) © Ansa
Struttura della molecole meflochina (fonte: Sibylla Biotech)

Una appartiene alla stessa famiglia chimica dell'idrossiclorochina.

Scoperte 35 molecole per combattere il virus SarsCoV2, grazie a una potenza di calcolo analoga a quella che l'Italia ha utilizzato per scoprire il bosone di Higgs; una appartiene alla famiglia dell'isrossiclorochina. Descritte sul sito ArXiv, ora potranno affrontare i test per capire se potranno diventare farmaci anti-Covid-19. Sono state selezionate fra le 9.000 analizzate dal progetto guidato dall'azienda Sibylla Biotech e dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

I punti fermi sul coronavirus, i dubbi, gli errori. - Paolo Giorgi (Agi.it)

Speciale Coronavirus in tv | lasiciliaweb
Con Marco Cattaneo - direttore di Le Scienze - l'AGI ha provato a fare un punto su quello che sappiamo (e non sappiamo) del Covid-19, ma anche a capire se siamo pronti per la fase 2
(Paolo Giorgi - agi.it) - Le modalità del contagio, le possibili terapie, i vaccini, i tempi di incubazione e di contagiosità, il ruolo dello smog e la speranza del caldo: sono tutti aspetti su cui ancora non c'è una parola definitiva della scienza e su cui, purtroppo, arrivano informazioni spesso confuse se non contraddittorie. Con Marco Cattaneo - direttore di Le Scienze, una delle più prestigiose riviste scientifiche italiane, edizione italiana di Scientific American, di cui è stata la prima edizione internazionale - l'AGI ha provato a fare un punto su quello che sappiamo (e non sappiamo) del Covid-19, ma anche a capire se siamo pronti per la fase 2. E a stabilire anche gli errori che in qualche caso sono stati commessi, in modo da evitarli in futuro.
COME CI SI CONTAGIA "Sappiamo - spiega Cattaneo - che Sars-Cov-2 è un virus respiratorio e quindi si trasmette essenzialmente con il respiro, il colpo di tosse, lo starnuto, e questo complica le cose: l'Aids, come sappiamo, si trasmette per via sessuale, ed è quindi più facile da controllare. È più pericoloso stare in luoghi chiusi e bisogna mantenere la distanza di almeno un metro secondo l'Oms, ma direi per essere sicuri almeno 2 metri".
Eppure i parchi sono chiusi, i supermercati no: "Sicuramente essere dentro un supermercato che, malgrado gli ingressi contingentati, ha comunque un numero discreto di persone all'interno è più pericoloso che stare al parco. Ma bisogna pur mangiare, e quanto ai parchi penso ci sia una scarsa fiducia reciproca tra le istituzioni e gli italiani: si sospetta che riaprendo una villa cittadina la gente inizi subito ad assieparsi con picnic e quant'altro, anche se in realtà gli italiani in questi due mesi hanno dimostrato un grandissimo buon senso, a parte un numero limitatissimo di casi".
CIRCOLA NELL'ARIA, E LO SMOG INFLUISCE? "Sul tema dello smog ci sono due studi ancora non conclusivi. Certo l'area della pianura Padana è una delle zone più inquinate, se non la più inquinata, d'Europa. Ma c'è anche un'altissima densità di popolazione, una grande mobilità. E sappiamo inoltre che il virus si è trasmesso soprattutto in luoghi chiusi, come ospedali e Rsa, quindi, anche se nemmeno qui abbiamo studi definitivi, credo sia più probabile che gli impianti di aerazione possano avere un ruolo nella diffusione del virus, facendo circolare l'aria con le particelle virali emesse da un malato ben più di 1-2 metri, come recentemente dimostrato da uno studio cinese. Questo sarà un problema specie d'estate, anche perché se la questione è il circolo dell'aria, sanificare gli impianti non servirebbe a granchè".
I TEMPI DI INCUBAZIONE "Siamo fermi alle indicazioni dell'Oms: 5-7 giorni di media, massimo 15 giorni. Su questo i dati empirici che sono arrivati in due mesi di pandemia mi pare possano confermare il dato. Certo fa riflettere che l'Oms prescriva, per esempio nel caso di Ebola che comunque è un virus molto più letale, due tempi completi di incubazione a contagio zero per poter riaprire: un mese di casi zero insomma. perché bastano pochi contagiati che vanno in giro liberamente a far nascere nuovi focolai".
IL CAPITOLO DEI TEST "Qui l'Oms, e i nostri esperti che hanno portato avanti quelle indicazioni, sicuramente hanno sbagliato. Altro che pochi tamponi, i test andrebbero fatti in misura molto superiore a ora, ne servirebbero 150mila al giorno, anche a campione, da associare al termoscanner per i testati. Cosi' si puo' subito isolare l'eventuale positivo (non a casa sua, ma in altre strutture apposite), e poi tracciare i contatti. Ora anche l'Oms ha cambiato linea introducendo il modello delle tre T: Test, Trace, Treat, ossia testa, fai il tracciamento e cura".
E i test sierologici? "Ci sono forti dubbi sull'affidabilità della risposta (che peraltro nemmeno per i tamponi è del 100%), possono servire, come si vuole fare in Italia, per provare a fare un'indagine epidemiologica sui malati 'sommersi' ma non possono al momento sostituire l'analisi molecolare, cioè il tampone".
GLI ASINTOMATICI VEICOLO DEL CONTAGIO? "Su questo abbiamo studi più solidi, a partire dall'indagine epidemiologica a Vo' Euganeo: lì si è scoperto che oltre il 40% dei positivi era totalmente asintomatico. Senza un'indagine a tappeto su tutta la popolazione, non sarebbero mai stati individuati. E recenti studi ritengono gli asintomatici responsabili del 50-60% dei contagi, un dato che mi pare verosimile. Per questo è importante come dicevamo prima definire il perimetro del contagio, e 'pescare' più positivi possibile con pochi o nessun sintomo. Invece in Italia, almeno all'inizio, si è perseguita la strategia opposta: come è stato detto, ci siamo trovati di fronte a un gregge di pecore che continuava a cadere da un burrone, e ci siamo affrettati a correre a valle per curarle invece di pensare di mettere una staccionata. La partita si gioca tutta qui, sul tracciamento precoce per evitare la diffusione del contagio".
CI SONO FARMACI EFFICACI? E IL VACCINO ARRIVERA'? "Al momento una terapia validata, il classico 'magic bullet' che risolve il problema, non c'è. Noi abbiamo avuto l'imbarazzante episodio dell'Avigan, il farmaco giapponese sul quale l'Italia, dopo il caso Di Bella e Stamina, stava per avviare una sperimentazione perché un tizio su YouTube aveva detto che funzionava. Ovviamente non è cosi', come ha detto la stessa azienda produttrice. Per ora si procede per tentativi, sappiamo che hanno una qualche efficacia gli antivirali (che hanno pero' molti effetti collaterali), c'è un forte dibattito sulla clorochina, sappiamo che con l'eparina si riducono alcune complicanze trombotiche, e che alcuni antinfiammatori riducono la potenza della 'tempesta immunitarià che nei casi più gravi devasta i polmoni. Il problema di fondo è che non sappiamo ancora esattamente quali conseguenze organiche ha il virus, ci sono studi che lo hanno rintracciato nei testicoli e in altri organi: potrebbe anche annidarsi nell'organismo, sparire e poi riemergere, come fa l'herpes. Ma certezze non ce ne sono".
Quanto al vaccino, è probabile che arriverà, e anche in tempi record: "Tutta la scienza mondiale è mobilitata, con un'intensità mai vista. Abbiamo già 100 vaccini in fase di sperimentazione, siamo già riusciti a trovare 1.600 sequenze genomiche del virus depositate nelle banche dati, una cosa mai vista. Il gruppo di Oxford dice che saranno pronti a settembre, ed è possibile: si salteranno dei passaggi in termini di sicurezza, ma il rapporto costi-benefici, con un virus che senza controllo potrebbe veramente causare un'ecatombe mondiale, vira decisamente a favore del vaccino".
IL CALDO CI SALVERA'? Anche questo non si sa, certo è una speranza. Quello che osserviamo è che il virus è presente anche nei Paesi più caldi, non in proporzioni simili a Europa e Usa ma circola. Potrebbe voler dire che quantomeno si ridurrà d'estate, ma è difficile che sparirà. E in questo caso dovremo stare molto attenti a settembre-ottobre alla seconda ondata, che non sappiamo se sarà come per la Spagnola, ossia molto peggio della prima, oppure no".
PRONTI ALLA FASE 2? "Io la chiamerei fase 1,2 più che fase 2. Non c'è un allentamento netto delle misure di chiusura ma molto prudente. Non poteva essere diversamente: ricordiamoci che abbiamo più nuovi casi al giorno oggi che al momento del lockdown. Il problema è che sono state annunciate le misure economiche e sociali ma non quelle sanitarie, cioè le famose tre T. L'Oms ha redatto un vademecum in 6 punti per poter riaprire, e noi forse ne rispettiamo uno solo. Anzitutto, la trasmissione del contagio, scrive l'Oms, deve essere 'controllata', e da noi non lo è".
"Il sistema sanitario deve poter appunto testare, tracciare, isolare ogni contatto e curare, e sappiamo che non è così, perlomeno non sempre. Il terzo punto prescrive di ridurre al minimo i rischi nelle strutture sanitarie e nelle case di cura, e da noi è stata un'ecatombe, che purtroppo nelle Rsa continua, perché si interviene poco e male soprattutto a livello locale. Il quarto punto è sulle misure di sicurezza a scuola e nei luoghi di lavoro: per le scuole abbiamo risolto chiudendole, per i luoghi di lavoro preoccupano soprattutto i mezzi pubblici per andarci, sempre sovraffollati, che rischiano di diventare immediati veicoli di contagio".
"Poi l'Oms prescrive di prevenire i contagi importati, ed è l'unico target che raggiungiamo ma solo perché al momento praticamente nessuno viaggia più. Infine, si chiede di informare le comunità in modo chiaro e onesto, invece in Italia a parte i quotidiani bollettini che seguiamo da due mesi non sono state raccontate le cose con chiarezza, non sappiamo se dopo che è stato chiesto un sacrificio enorme a 60 milioni di italiani c'è un piano sanitario pronto per il post-emergenza. Dovrebbero spiegare cosa succederà, quali saranno i rischi inevitabili, cosa si pensa di fare per contenerli, non trattarci come bambini. Dovrebbero fare spot per informare sulla nuova app per tracciare i contagi (di cui peraltro si sono perse le tracce) o anche per spiegare il corretto utilizzo della mascherina. Invece - conclude Cattaneo - stiamo per giorni a discettare di cosa si intenda per 'congiunto'. Anche su quest'ultimo punto, insomma, dobbiamo migliorare". 

martedì 28 aprile 2020

Andrea Scanzi

L'immagine può contenere: il seguente testo "business.it PEOPLE Salvini chiama i suoi in piazza con le mascherine: ma a vietarlo è il decreto Salvini 28 aprile 2020"
Questa è bellissima. Salvini, domenica nella sua diretta Facebook, delira: “Se non ci ascoltano ci faremo sentire, con i guanti e le mascherine torneremo a farci sentire, fuori dai social”. Ovviamente poche ore dopo si rimangia tutto. Perché nessuno lo segue, ovvio. Ma non solo: perché una legge vieta di manifestare con il volto anche parzialmente coperto. E chi l’ha fatta quella legge? Salvini. Quale? Quel troiaio del Decreto Sicurezza. Il suo voler creare assembramenti con mascherine sarebbe infatti una violazione del “Decreto sicurezza” che lui stesso ha creato, e in cui lui vieta di manifestare con volto parzialmente coperto.
Questo qua scrive le leggi (orrende) e neanche le capisce. Idolo assoluto.


https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2372701819119034825#editor/target=post;postID=1266416059256113278

Virus, governo ladro. - Marco Travaglio

Domenica sera su La7, nel nuovo programma di Massimo Giletti “Non è l’Arena: è Salvini”, è andato in onda il prototipo del nuovo talk show modello governissimo. Dopo tre mesi di teledibattiti luttuosi e pallosi che issavano sul podio il virologo di turno all’insegna del “ricordati che devi morire” e del “noi siamo scienza, non fantascienza”, si è deciso che il virus non esiste più, i contagiati neppure, i morti sono un trascurabile effetto collaterale e il diritto costituzionale alla salute è un optional, anzi la fisima di un premier dittatore che ci dice di tenere le distanze ed evitare assembramenti per loschi scopi di potere. Il dibattito sulla fase 2 al netto del virus funziona così. Il conduttore strilla, tutto sudato come l’ossessa de L’Esorcista, che i negozi devono riaprire, le scuole pure, le fabbriche (quasi tutte aperte) pure (e lui ne sa qualcosa perché “ho un’azienda”), le chiese (mai chiuse) pure (e anche noti mangiapreti, puttanieri e mignottoni anelano a tutti e sette i sacramenti). E gli ospiti, fra cui manca purtroppo Panzironi, rimpiazzato però dalla Chirico che ha il pregio di parlare di tutto senza mai sapere nulla (ora vuole assolutamente “fare la messa”), hanno due opzioni: unirsi agli alti lai e dunque parlare liberamente; oppure, come il rassegnato Pregliasco, obiettare che riaprire tutto mentre si festeggiano “solo” 260 morti (più di quanti se ne piangevano l’11 marzo, giorno del lockdown), coi contagi in aumento in Piemonte e Lombardia, è un filino azzardato, e dunque venire subissati dalle urla belluine del conduttore e dei riaperturisti.
Giletti deve dimostrare che la gente sta organizzando la sommossa e trasmette, per la seconda domenica consecutiva, lo stesso video delinquenziale di un “imprenditore” che minaccia in veneto stretto i “pezzi di merda” al governo: “Veniamo a prendervi a casa, vi buttiamo fuori di lì, pezzi di merda!”. E lo spaccia per l’emblema di milioni di italiani arrabbiati, senza spiegare perché manda in onda sempre quello. Sallusti commenta che Conte non riapre non perché morti e contagi a Nord-Ovest restano altissimi, ma “per evitare che la gente scenda in piazza contro di lui”. La Chirico, che pensa sempre quel che pensano i due Matteo ma un minuto dopo, innesta la modalità indignazione sull’occhio vitreo: “Mica possiamo chiuderci in casa per il virus”. Giletti, per riequilibrare, chiede alla redazione se Salvini non stia per caso parlando: guardacaso Salvini sta parlando e per combinazione – essendo un giorno pari – vuole riaprire tutto con lo stesso cipiglio con cui, nei giorni dispari e con meno morti, voleva chiudere tutto.
Poi si volta pagina: Feltri e i meridionali. Sallusti spiega che Littorio non è razzista, anzi adora i meridionali perché “da 50 anni ha la stessa moglie e un solo amico: un prete”. Ah beh. La Chirico, fissando un punto nel vuoto, trova che ’sti meridionali sono “un popolo debole che vive di reddito di cittadinanza e non fa intrapresa”, ergo “moralmente inferiori”. Giletti fa il piromane-pompiere, come quando invita Sgarbi e finge di stupirsi se quello fa Sgarbi: “Inferiori non te lo permetto!”. Telese ricorda alla vitrea che lei è pugliese: quella non l’aveva considerato e ci rimane male. Fin qui però il programma si attesta sugli standard d’ignominia degli ultimi due mesi: per battere il record mondiale di tutti i tempi ci vuole uno scatto di reni. Giletti infatti si collega con un pm napoletano e annuncia con labbro tremante che dopo la pubblicità dirà “cose molto forti sui boss scarcerati”, perché ha “perso tanti amici per mano della mafia”, fra cui “un carabiniere che metteva una cimice tramite una scogliera”. Ce l’ha col capo del Dap Francesco Basentini, a suo dire responsabile della scarcerazione del boss Zagaria perché i giudici di Sassari che l’han messo fuori “scrivono nella sentenza (che poi è un’ordinanza, ndr) che il Dap non ha mai risposto”.
Basentini chiama in diretta per dire che il Dap ha risposto, e comunque la scarcerazione è avvenuta per altri motivi, ma c’è un’ispezione a Sassari e non può fornire dettagli. Senza contare che da un paio di secoli (Tocqueville, la separazione dei poteri, quelle cose lì), arresti e scarcerazioni li decidono i giudici, non i governi. Il Dap ha gestito il caso Zagaria troppo burocraticamente. Ma Giletti e il pm interrompono Basentini senza fargli finire una frase e lo scherniscono perché non ha Skype e non si mostra in video. Come se la legge obbligasse il capo del Dap (che gestisce i 41-bis ed è piuttosto a rischio) a mettere la faccia in tv la domenica a mezzanotte. Giletti, occhi fuori dalle orbite e bava alla bocca, gli legge la lista dei boss scarcerati, compreso Cutolo (mai uscito), come se li avesse scarcerati lui. Il pm, da “uomo delle istituzioni”, deride il funzionario perché “è facile scaricare tutto sui giudici di sorveglianza” (cioè sui responsabili delle scarcerazioni). Giletti conclude che “qualcuno non dice la verità” e (indovinate chi). La Chirico, che fino all’altroieri voleva fuori pure il mostro di Rostov, si associa allo sdegno generale. E Mastella assicura che, quando al posto di Bonafede c’era lui, certe cose non succedevano (a parte l’indulto Mastella che scarcerò 30mila delinquenti). Da TeleSalvini è tutto: a domenica prossima.

“Se si riapre tutto, le terapie intensive in crisi l’8 giugno”. - Alessandro Mantovani e Marco Palombi

“Se si riapre tutto, le terapie intensive in crisi l’8 giugno”

Il documento che ha influenzato il governo. Il report dell’Istituto superiore di sanità sulla “fase 2”: “Con le scuole in funzione, una nuova ondata è certa”.
Il documento proviene dall’Istituto superiore di sanità, da una settimana è nelle mani del governo e del Comitato tecnico scientifico (che lo ha adottato) e spiega la scelta dell’esecutivo di procedere alla “fase 2” con molta cautela e scadenzando le riaperture fino a settembre (le scuole) e oltre (il comparto degli spettacoli dal vivo).
Lo studio propone 92 possibili scenari e il più drammatico è alla lettera A. Se riaprissimo quasi tutto, il tasso di riproduzione del virus Rt (cioè la previsione del numero medio di contagi a partire da una persona che ha contratto il virus, ndr) tornerebbe sopra 2, tra il 2,06 e il 2,44 per una media di 2,25 e le terapie intensive, che pure sono state potenziate, sarebbero di nuovo sature in meno di 40 giorni, l’8 giugno. Questo accadrebbe facendo ripartire industria, edilizia e commercio collegato ma anche hotel e ristoranti senza limiti d’età per i lavoratori, senza telelavoro, con le scuole aperte e il ritorno alla normalità nel tempo libero e nell’uso dei mezzi pubblici. “Riaprire le scuole – si legge nel report – innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia. La sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva”.
Lo scenario 1 – con le scuole aperte ma senza far ripartire i settori produttivi, l’attuale quota di telelavoro e i movimenti nel tempo libero e l’impiego dei mezzi pubblici al 10% – porterebbero il tasso Rt a 1,33 di media (1,22-1,44): le terapie intensive reggerebbero fino al 20 ottobre. 
Lo scenario C - invece delinea l’ipotesi di far ripartire le attività industriali, l’edilizia, il commercio e anche ristoranti e hotel, fermi restando il telelavoro e le scuole chiuse ma senza limiti nel tempo libero e nei trasporti: Rt andrebbe a 1,69 (1,54-1,83) e la saturazione delle terapie intensive avverrebbe il 31 agosto. 
Sarebbe però peggiore lo scenario B: tutto aperto senza telelavoro, ma con le scuole chiuse. Tasso Rt all’1,86 (1,66-1,97) e terapie intensive piene l’8 agosto.
Fin qui gli scenari senza limitazioni per fasce d’età. Ma anche con una scelta drastica come tenere lontani dal lavoro tutti gli over 50 ed evitare gli spostamenti extralavorativi degli over 60 (scenario 23), Rt salirebbe sopra 1: la stima è 1,01 (tra 0,92 e 1,09) in caso di riapertura generalizzata dei settori produttivi ma non dei ristoranti, senza riaprire le scuole né consentire piena libertà di movimento nel tempo libero. Tutte le combinazioni possibili sono considerate.
Nelle raccomandazioni finali il Comitato tecnico scientifico sottolinea che “persistono nuovi casi di infezione”, avverte che “le stime attuali di R0” sono “comprese tra 0,5 e 0,7” e che “se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1,05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole”. Di conseguenza “lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”. Pertanto il Cts suggerisce di riaprire solo “edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività”, evitando “situazioni che generano forme di aggregazione (es. mercati e centri commerciali)” e “assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie”, cioè le mascherine.
Restano tuttavia “incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate”, si legge ancora nelle raccomandazioni. L’ultima condizione riguarda i “sistemi di monitoraggio della circolazione dell’infezione e sorveglianza attiva”. Vedremo se funzioneranno.

Sapete quante sono le norme che regolano la vita dell’Italia e degli italiani? Più di 160 mila.

L'Italia delle scartoffie | Ordine dei geometri di Trento e Bolzano
(Estratto dell'articolo di Paolo Panerai per "MF" - pubblicato nella newsletter Anteprima - la spremuta di giornali di Giorgio dell'Arti) - [...] Sapete quante sono le norme che regolano la vita dell'Italia e degli italiani? Fra norme centrali e regionali si superano le 160 mila. Sapete quante sono le norme analoghe in Inghilterra? Tremila. E in Francia? Settemila. In Germania, 5.400. La vastità delle norme italiane, il loro intreccio, la loro impenetrabilità anche dal punto di vista linguistico sono come una foresta amazzonica, dove se con il machete si riesce ad aprire un corridoio, fatti due metri si resta impigliati in una pioggia di liane.
E gli animali feroci sono a due passi. Sempre per avere la misura che nasce dal confronto, lo sapete quanti sono i giorni medi per avere un permesso edilizio in Italia? Quasi 200, in Germania poco piu di 100, in Inghilterra 80. E ancora, per tornare alla realta che stiamo vivendo, in Italia ci sono 16 comitati speciali creati per affrontare il virus, con ben 470 esperti o presunti tali; in Francia esiste un solo comitato tecnico scientifico; in Spagna ce ne sono due con 13 esperti. In Italia sono stati presi ben 220 provvedimenti, di cui 19 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non e stato possibile avere dati precisi sugli altri Paesi europei, ma non e azzardato dire, in base ai comitati, che non si supereranno i dieci.
La sequela sconfortante di come il paese Italia sia bloccato e perche sia bloccato la si ha leggendo sul nostro confratello e concorrente Sole24Ore che tra leggi, note, ordinanze di Stato, regioni e comuni si sono superate le mille pagine, dicasi mille. Ma chi puo orientarsi in mille pagine, per di piu in linguaggio spesso oscuro e con continui rinvii a questo e a quel provvedimento o a questa e quella norma?
Quando il governo ha pensato di semplificare con il decreto Liquidita ha approvato un testo che all'articolo n. 1, tanto per gradire, fa riferimento a 11 altre leggi, trattati o regolamenti [...]

I congiunti sono anche fidanzati e compagni: la precisazione di Palazzo Chigi. - Stefano Rizzuti

Chi sono i congiunti che potremo visitare dal 4 maggio: ci sono i ...
Anche i fidanzati, le fidanzati e quelli che vengono definiti come affetti stabili rientrano tra i congiunti. Ovvero coloro i quali, secondo il dpcm firmato il 26 aprile dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà possibile incontrare a partire dal 4 maggio. Proprio fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che una prima interpretazione del testo approvato ieri sera permette di capire chi siano i congiunti definiti solo genericamente nel testo: “Parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. Una ulteriore precisazione su questa definizione, comunque, verrà contenuta nelle Faq che verranno pubblicate nei prossimi giorni dal governo, che chiariranno alcuni aspetti della fase due.
Fase due, cosa prevede il dpcm sugli incontri dal 4 maggio. Il dpcm firmato da Conte prevede la possibilità, a partire dal 4 maggio, di incontrare alcune persone al di fuori delle urgenze, dei motivi di salute e di quelli lavorativi. In particolare, nel primo comma del primo articolo del testo, si legge che “sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie”. Secondo questo provvedimento, quindi, sarà possibile incontrare i congiunti. In ogni caso, comunque, rimane il divieto di spostarsi in Regioni diverse da quella in cui si risiede, anche per visite ai congiunti, fatta eccezione per il rientro presso il proprio domicilio.
La definizione giuridica di congiunti. A livello giuridico è l’articolo 307 del codice penale a stabilire cosa si intende per congiunti. In questa definizione rientrano: “Ascendenti, discendenti, coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. In questa definizione, quindi, sono esclusi i partner che – a livello interpretativo – verranno invece inclusi dal governo tra le persone che sarà possibile incontrare a partire dal 4 maggio.
Il caso dei ‘congiunti’ e le richieste della politica. La decisione di Palazzo Chigi, che verrà ufficializzata nei prossimi giorni, potrebbe arrivare anche su spinta di parte della politica e della stessa maggioranza. Solo pochi minuti prima il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, aveva sottolineato con un tweet il suo pensiero: “Abbiamo fatto le unioni civili, crediamo nelle libertà, non possiamo permettere allo Stato di decidere chi dobbiamo vedere. Altro che congiunti”, sono le sue dichiarazioni riportate da un’intervista a Tgcom24. “Non si può mettere in discussione se incontri Tizio o Caio, perché questo non ti compete, non tocca allo Stato”, aggiungeva Renzi. Anche per il capogruppo alla Camera del Pd, Graziano Delrio, è giusto aprire agli incontri tra fidanzati, includendo nella definizione anche “tutti quelli che hanno veri moti d’affetto”, spiega a Un Giorno da Pecora, su Radio1.