lunedì 6 luglio 2020

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

Per il giusto apporto di superstizioni, panzane, fandonie e ...
Poliglotta. “Il libro di Annalisa Chirico: ci vorrebbe la triade Salvini-Draghi-Renzi” (Vittorio Feltri, Libero, 5.7). Ma poi ci vorrebbero pure tre lingue come le sue per leccarli tutti e tre.
Autonomia differenziata. “Se il Covid è ripartito la colpa è anche del governo” (Luca Zaia, Lega, presidente Regione Veneto, La Stampa, 5.7). É l’“autonomia differenziata”: se il virus sparisce, è merito della Regione; se ricompare, è colpa del governo.
Nostalgia canaglia. “Genova, lettera di Autostrade al commissario: ‘Siamo pronti a gestire il nuovo ponte’” (La Stampa, 5.7). L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
La Mes-tatrice. “Attivare il Mes per essere più credibili in Ue” (Veronica De Romanis, La Stampa, 29.6). Se non lo vuole nessuno, è perchè fanno tutti a gara a chi è meno credibile.
Ball Party/1. “Fondo un partito perchè per lasciare l’Ue ci vogliono le palle” (Gianluigi Paragone, ex Lega, ex M5S, ora gruppo misto, Libero, 29.6). Quelle che racconta lui.
Ball Party/2. “Voglio stampare moneta” (Paragone, ibidem). Ha già trovato la tipografia: quella di Totò e Peppino.
Transennate i seggi. “Veneto, per i renziani c’è Sbrollini” (Corriere della sera, 4.7). Ah, beh, allora: sono soddisfazioni.
Berticasta. “Se rinuncerei al vitalizio? Domanda stupida a cui sarebbe stupido rispondere di sì” (Fausto Bertinotti, ex leader Rifondazione comunista, 27.6). Mai come gli stupidi che ti han votato per 20 anni.
La pulce con la tosse. “Conte si muova: le risorse ci sono” (Emma Bonino, La Stampa, 30.6). Se no?
Senti chi inquina. “L’onda verde che non tocca il Belpaese” (Massimiliano Panarari, La Stampa, 3.7). Ha parlato l’house organ del Tav Torino-Lione.
Brava Lucia. “Nella gara tra incapaci la Azzolina stravince” (Maurizio Belpietro, La Verità, 28.6). “La perfida Azzolina lascia senza docenti le scuole del Nord” (Libero, 3.7). Servono altre prove per dimostrare che è bravissima?
Mai dire anti. “L’antiberlusconismo è stato il più grande incubatore del populismo della storia italiana. Prima sarà chiaro e prima saremo in grado di combattere davvero il populismo” (Claudio Cerasa, Il Foglio, 3.7). Quante parole per dire che B. paga meglio di tutti.
Solo in Italia. “Salvini ‘disgustato’ dai pm: ‘Solo in Italia esistono certi tribunali’” (Libero, 2.7). Quelli che, se rubi 49 milioni allo Stato, te li lasciano restituire in comode rate per 79 anni.
Il palo. “E Bonafede fa scappare pure il super bandito Mesina” (il Giornale, 4.7). Gli ha annodato personalmente il lenzuolo alle sbarre.
L’estremo oltraggio. “Il giudice Franco, una persona perbene” (Silvio Berlusconi, Il Riformista, 3.7). Povero defunto, non meritava.
Martellate. “Voglio restituire l’onore ai socialisti. Il principale punto di distinzione fra me e Craxi riguarda la questione morale” (Claudio Martelli, ministro della Giustizia e vicesegretario Psi, 4.9.1992). “Craxi non ha voluto usare la scopa o la spada contro i corrotti” (Martelli, 12.9.92). “Se il Psi rischia la liquidazione, è̀ anche perchè Craxi ha invitato i cittadini ad andare al mare anzichè votare i referendum. C’è chi ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste giudiziarie sulla corruzione” (Martelli, 28.11.92). “Io ero una specie di ideologo del partito, ho avuto la fortuna di non dovermi occupare di tangenti. Le mie campagne elettorali le ha sempre pagate il partito, proprio per il mio ruolo e il mio rapporto con Craxi. Chi le ha pagate? Questo, per fortuna, non lo so. Ma a Milano io vedevo quel che accadeva e denunciavo. Dal 1982” (Martelli, 23.12.92). “Il plotone di esecuzione per Berlusconi lo conosciamo bene: è quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica” (Claudio Martelli, pregiudicato per la maxitangente Enimont, Il Riformista, 1.7.2016). Solo che, mentre il plotone di esecuzione prendeva la mira, Martelli già sparava da mesi.
Somaretti. “Certo è proprio un ciuccio: gli spieghi le cose, chiare chiare, poi gli dici: ‘ripeti’, e lui ripete tutto sbagliato. Sto parlando di Marco Travaglio, l’avete capito, no? C’è un argomento che proprio non gli entra in testa: il Diritto… Gli avevamo spiegato che non è vero che il 1° agosto 2013 sarebbe scattata la prescrizione e il processo a Berlusconi sarebbe morto lì, e che per questo motivo i giudici della Cassazione si spicciarono e scelsero la sezione feriale… Non è vero: la prescrizione non sarebbe scattata il primo agosto. Lui niente. Ieri ha fatto tutta intera, o quasi, la prima pagina… ripetendo la sciocchezza. Il 1° agosto, il 1° agosto! E ha pure pubblicato la foto di un foglio di carta, che viene dalla Corte d’Appello di Milano, con scritto: ‘Urgentissimo, la prescrizione scatta il primo agosto’…” (Piero Sansonetti, Il Riformista, 1.8). Naturalmente le annotazioni “Urgentissimo” e “Prescrizione 1.8.2013” sono della III sezione della Cassazione, come si vede dalla gigantesca intestazione “Corte Suprema di Cassazione”. Che Sansonetti non sapesse scrivere, era noto: ora è ufficiale che non sa neppure leggere.

domenica 5 luglio 2020

L'illusione. - Massimo Erbetti

La cosmologia della mitologia norrena ha "nove mondi domestici" o " nove regni ", unificati dall'albero del mondo Yggdrasil .

Mi illudevo che il dramma ci avrebbe reso migliori, ma così non è purtroppo, dopo neanche due mesi dalla riapertura, tutto è tornato come prima, anzi peggio di prima. Odio, rabbia e intolleranza dilagano. Quelli che chiamavamo angeli, che chiamavamo eroi, vengono attaccati perché protestano in piazza. La memoria delle vittime del covid infangata e negata..."non sono morti a causa del virus" dicono molti, "sono morti per altro". Si è arrivati addirittura ad odiare le mascherine...si odia un pezzo di stoffa che potrebbe salvarci la vita. "Museruola", la chiamano in molti...dimenticando che la museruola serve ad evitare di mordere, non di parlare...altri invece "bavaglio", ma il significato di bavaglio è un altro: fazzoletto o pezzo di stoffa o tampone che viene applicato con forza alla bocca di una persona per impedirle di parlare e di gridare...la mascherina, non impedisce di parlare, la mascherina serve ad altro. "Il virus non esiste" e mentre lo dicono, se la prendono con gli immigrati perché ci portano il virus... Strano no? Se non esiste, come fa qualcuno a portarlo?.. E nel frattempo milioni di persone nel mondo si infettano e centinaia di migliaia muoiono.
"Vogliamo tornare a vivere", forse chi lo dice, dimentica, che se è sopravvissuto e ha la possibilità di vivere, mentre 35mila nostri connazionali, non la hanno più, è perché sono state adottate le giuste misure. "Ci hanno reclusi in casa"...no, non non vi hanno reclusi in casa, vi hanno salvato la vita.
E poi si odia il governo, "incapaci" "inadeguati" "vogliamo i soldi", come se questo governo di cattivoni, non volesse darli, ma a nessuno è venuto il dubbio che se ci fosse stata la possibilità, questo governo di "incapaci" ci avrebbe ricoperto di soldi? Sarebbe stata la mossa elettorale più efficace della storia umana, pensate quanto consenso elettorale avrebbero ottenuto in questo modo.
E poi si odiano i diversi, gli indifesi, gli ultimi, i gay, gli stranieri...odio, rancore, rabbia...eppure in momenti così difficili, ci si dovrebbe stringere, gli uni accanto agli altri, per cercare di superarli...ma la mia è solo un'illusione...Mi illudevo che il dramma ci avrebbe reso migliori...e invece stiamo dando il peggio di noi.

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Sempre lei, Sara, mia figlia.

La Regione: 300mila euro per “l’armonia dei bilanci”. - Andrea Sparaciari

La Regione: 300mila euro per “l’armonia dei bilanci”
Consulenze - Il 15 luglio scade il nuovo bando per soggetti privati per “interpretare” la contabilità, incomprensibile pure per il Pirellone.
Settecentomila euro di consulenze esterne per farsi spiegare le norme scritte di proprio pugno. È il paradosso che vive da anni Regione Lombardia, colpevole di aver creato un sistema di gestione della contabilità sanitaria talmente complicato, che nessuno è più in grado di comprenderlo. Un mare magnum formato da flussi di soldi tra Ats, Asst, Aziende ospedaliere e Regione, norme sovrapposte, anticipazioni di cassa, compensazioni… E il bello è che quel sistema – tecnicamente “Gestione sanitaria accentrata” (Gsa) – era stato adottato nel 2012 proprio per rendere più chiara la spesa sanitaria regionale, una torta da 19,2 miliardi l’anno.
A dimostrazione della difficoltà, se non proprio sbando, in cui versano gli uffici deputati alla Gsa, ci sono, nel 2017, i circa 400 mila euro versati a Kpmg, i cui esperti dovevano fornire “un supporto al percorso di riallineamento contabile” e redigere relazioni sull’attività svolta. Risale al 20 aprile 2017 il primo affidamento attraverso gara pubblica da 331.779 euro, cui fa seguito, un mese dopo (il 25 maggio), un secondo affidamento, questa volta diretto, da 42.621 euro. Ma nonostante Kpmg, la situazione non è migliorata. Tanto che Aria SpA – l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti – ha appena pubblicato il nuovo bando da 300 mila euro per “il servizio di assistenza tecnica in materia di armonizzazione dei bilanci ex d.lgs 118/2011 per la tenuta della contabilità economico-patrimoniale, la predisposizione del bilancio di esercizio e del bilancio consolidato di Regione Lombardia, la riconciliazione tra le poste del bilancio regionale della gestione sanitaria accentrata e quelle iscritte nel bilancio regionale”. Durata del contratto: 36 mesi. Scadenza del bando: 15 luglio 2020.
E che ci sia bisogno di aiuto è indubbio. Lo ha ribadito la Corte dei Conti, nei giudizi di parifica sui bilanci lombardi. E lo ha sancito pochi giorni fa, il 30 giugno scorso, Orac – l’Organismo regionale per le attività di controllo –, nella delibera “Istruttoria su Bilancio 2018 relativo alle Aziende Sociosanitarie Regionali Regolazione delle posizioni debitorie/creditorie pregresse”.
L’organo di controllo indipendente ha scavato nei rivoli dei finanziamenti erogati dal Pirellone tra il 1999 e il 2015, tentando di capire perché nei bilanci non torni circa un miliardo di euro. Si tratta di “regolazioni pregresse”: il consultivo dei debiti-crediti sanitari, una somma algebrica che dovrebbe fare zero, ma che zero non ha mai fatto. Tanto che Regione Lombardia è riuscita ad approvare i bilanci di esercizio del 2015, 2016 e 2017, solo a tardo 2018, quando per legge dovrebbero essere chiusi entro il 30 aprile dell’anno successivo.
Il giudizio di Orac è tranchant: “La creazione di una situazione contabile non perspicua appare dovuta anche alla scelta di percorrere per anni canali di finanziamento difficilmente ricostruibili ex post; poiché questi ultimi non appaiono del tutto allineati a talune regole, affiancandosi o sovrapponendosi ad esse (anticipazioni finalizzate e altro)”.
Un pasticcio, al quale il Pirellone ha messo una “pezza” a fine 2019, con una sanatoria (ma all’appello mancherebbero comunque ancora 180 milioni). Ed è stato per arrivare a quella sanatoria che la Regione ha dovuto chiedere aiuto ai consulenti. La cui opera però sembrerebbe andata persa. Scrive infatti Orac: “La Direzione Bilancio non ha trasmesso le relazioni del consulente (Kpmg) che pure sono state richieste ripetutamente; questa lacuna limita oggettivamente la possibilità di approfondimento tecnico della vicenda e va colmata mediante l’invio delle medesime relazioni”.
Intanto, però, il Pirellone è costretto a pagare degli esterni per spiegare al suo personale come interpretare norme scritte dalla Regione stessa per rendere più trasparente la spesa sanitaria. “Oggi Regione Lombardia ha una contabilità incomprensibile”, commenta Michele Usuelli, consigliere di +Europa (e uno dei due nomi in predicato per presiedere la famosa Commissione d’inchiesta regionale sul Covid, ancora oggi fantasma). “Ed è l’unica regione italiana ad aver adottato questo metodo di analisi. Una situazione peraltro ammessa anche dall’assessore al Bilancio, Davide Caparini, il quale in Commissione Bilancio ha promesso che dall’anno prossimo le cose miglioreranno… Tuttavia mi chiedo cosa succederà con il Covid 19: se già non si riusciva a rendicontare l’ordinario, cosa accadrà con la gestione di tutte quelle spese fatte in emergenza?”.

Un geco ai Ferri. - Marco Travaglio


Elezioni Politiche: il caso dei fratelli Ferri e la stima di Forza ...
Iacopo Maria e Cosimo Maria Ferri
Ma che deve ancora fare Cosimo Maria Ferri per essere cacciato dalla magistratura? Nato nel 1971 a Pontremoli; figlio del ministro Enrico (quello del Psdi e dei 100 km all’ora, anche lui magistrato, poi eurodeputato FI); fratello di Jacopo, consigliere regionale FI condannato a 1 anno per tentata truffa, e di Filippo, ex poliziotto condannato a 3 anni e 8 mesi per falso aggravato nel processo per la mattanza alla scuola Diaz (G8 a Genova), dunque capo della sicurezza del Milan berlusconiano; giudice a Carrara. Grazie ai rapporti politico-clientelari ereditati dal padre, diventa il ras della corrente di destra MI e inizia a collezionare incarichi extragiudiziari. All’Ufficio vertenze economiche della Federcalcio, viene intercettato nel 2005 dai pm di Calciopoli mentre ringrazia il vicepresidente Figc Innocenzo Mazzini a nome dell’amico Claudio Lotito, patron della Lazio, per aver fatto designare un arbitro che ha favorito i biancazzurri: “Mi ha detto Claudio di ringraziarti. Sei un grande!”. Il Csm archivia e pochi mesi dopo si ritrova Ferri (a soli 35 anni) membro togato, eletto con ben 553 voti. La sua scalata di spicciafaccende fra politica, giustizia e affari prosegue nel 2009: B. tenta di far chiudere Annozero di Santoro e i pm di Trani intercettano Giancarlo Innocenzi, membro forzista dell’Agcom, che gli porta buone nuove: “Mi sono incontrato anche con Cosimo e abbiamo messo insieme un gruppo giuristi amici di Ferri, analizzato tutte e 5 le trasmissioni e riscontrato tutta una serie di infrazioni abbastanza gravi…”. Ben 15 membri del Csm chiedono di aprire una pratica su Ferri, ma il Comitato di presidenza (Mancino&C.) sorvola pure stavolta, sennò Ferri dovrebbe giudicarsi da solo.
Così il Mister Wolf della Lunigiana continua a trafficare. E a farsi beccare. Nel 2010, indagando sulla P3, i pm romani scoprono che spinge le toghe protette dalla loggia: Alfonso Marra per la Corte d’appello di Milano e non solo lui. Pasqualino Lombardi, faccendiere irpino della P3, chiama la segretaria di Ferri: “(Al Csm, ndr) han fatto pure il pubblico ministero di Isernia?”. E quella: “Aspe’, chi ti interessava?”. Lombardi: “Paolo Albano, che è pure un amico!”. Lei lo richiama due ore dopo: “Ho chiesto a Cosimo di Albano… m’ha detto che non ci dovrebbero essere problemi”. Un’altra fulgida prova di indipendenza, che non gli impedisce di pontificare sul Riformista per la “trasparenza in magistratura” e i “criteri meritocratici” contro la nefasta “influenza correntizia” che porta certi colleghi (ce l’ha con Ingroia, mica con se stesso, ci mancherebbe) ad “apparire di parte”, creando “confusione fra i cittadini”.
Nel 2010 il Csm scade e si libera di lui. Che però, con quel pedigree, diventa segretario di MI e nel 2012 è il magistrato più votato di sempre all’Anm (1199 preferenze). Nel 2013 FI lo impone sottosegretario alla Giustizia nel governo Letta. Lui si dà subito da fare per scongiurare la condanna di B. in Cassazione per frode fiscale: va a trovare il presidente Esposito per invitarlo al Premio Bancarella nella natia Pontremoli. Il giudice, per ovvi motivi, declina. B. viene condannato e decàde da senatore. Il 6 febbraio 2014 Ferri porta al neopregiudicato il giudice relatore della sentenza, Amedeo Franco, che viene registrato mentre viola (mentendo) il segreto della camera di consiglio. Pur essendo un magistrato, Cosimino non denuncia i presunti reati segnalati da Franco, nè il sicuro reato (violazione di segreto d’ufficio) commesso da Franco. Nel giro berlusconiano – rivela Tommaso Labate sul Corriere – lo chiamano “il Geco” perché “aspetta nascosto dietro le piante alte dell’ingresso posteriore di Palazzo Grazioli che gli ospiti serali se ne vadano. Poi, incassato il via libera dalla segreteria, sale in casa per conferire col n. 1”. Pochi giorni dopo, l’Innominabile lo conferma sottosegretario alla Giustizia, stavolta in quota Verdini (amico di famiglia). E Napolitano non fa una piega, anche se ha appena respinto Nicola Gratteri come ministro perché “Via Arenula non fa per i magistrati” (almeno per quelli perbene).
Il 6 luglio si elegge il nuovo Csm e Ferri, dal ministero, invia sms agli ex colleghi di MI per far votare i suoi protegé Pontecorvo e Forteleoni (puntualmente eletti). Ormai è un conflitto d’interessi vivente: membro del governo, interferisce nell’“organo di autogoverno” dei magistrati. Che però continua a fregarsene. Come pure l’Innominabile e i partiti di destra, che fingono di combattere le toghe politicizzate e invece le vorrebbero tutte così. Ferri resta sottosegretario pure con Gentiloni. Poi nel 2018 viene eletto deputato del Pd per grazia renziana ricevuta (passerà presto a Iv). Lui, berlusconiano di ferro. Lui che, quando si candidarono Grasso e Ingroia, invocò “nuove regole per tutelare la credibilità della magistratura davanti ai cittadini”. Credibilità a cui continua a contribuire nei vertici notturni all’hotel Champagne con i due Luca, il togato-indagato del Csm Palamara e il deputato-imputato Lotti, per scegliere i procuratori di Roma, Perugia e Firenze più graditi al Giglio Magico nella triplice veste di politico, giudice e faccendiere. Che l’Innominabile se lo tenga stretto, si capisce: con tutti i guai che ha in famiglia, può sempre servire. Ma il Csm che aspetta a radiarlo dalla magistratura? Il Geco, con quella faccia, è capace pure di tornarci.

sabato 4 luglio 2020

Reddito, solo 100 Comuni hanno avviato i lavori utili. - Maurizio Di Fazio

Reddito, solo 100 Comuni hanno avviato i lavori utili

Si fa un gran parlare di navigator, di questi quasi 3 mila co.co.co assunti dall’Anpal (l’agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro) per supportare gli operatori dei centri per l’impiego e arrivare a proporre un’occupazione ai percettori del Reddito di cittadinanza. Ma c’è un problema rimasto sottotraccia, legato a filo doppio all’avvio concreto della fase 2 del Reddito di cittadinanza. È quello dei Puc – acronimo che sta per Progetti utili alla collettività – istituiti con decreto legge il 22 ottobre 2019 e in teoria operativi ufficialmente dallo scorso 22 febbraio. Poco prima che l’Italia chiudesse per lockdown. I beneficiari del Reddito avrebbero avuto l’obbligo di prestarvi servizio nel Comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, estendibili fino a 16. Pena l’esclusione dal sussidio statale contro la povertà. Aiutando così i municipi, a corto d’organico e in sofferenza economica cronica, in settori come la cura del verde pubblico, l’inclusione sociale, la manutenzione e il controllo degli spazi cittadini, l’assistenza agli anziani, la tutela dell’arte e delle strutture culturali. A costo zero per le loro casse. Ossigeno puro.
Ma è tutto rimasto un po’ sulla carta. Una dichiarazione, più che altro, di intenti. E quest’impasse non dipende esclusivamente dal lockdown che ha bloccato fino al 17 luglio la condizionalità dell’erogazione del Reddito di cittadinanza all’accettazione di un’offerta “congrua” di lavoro, su un range di tre proposte e al volontariato per un Puc, il primo step, la misura “anti-divano” più facile e immediata. Un’esperienza di risparmio e arricchimento umano. “Il decreto è in vigore da mesi, ma questi progetti utili alla collettività latitano. Perché gli enti locali non li bandiscono? Siamo a inizio luglio, non hanno bisogno di rinforzi gratuiti? Sono tutte perfette le nostre città? – dice al Fatto Quotidiano Marco, il nome è di fantasia, un navigator di 45 anni in servizio in Emilia-Romagna -. Per me questo è il modo perfetto per boicottare il Reddito di cittadinanza, così da non poter mostrare all’opinione pubblica risultati tangibili e dimostrare che i percettori del reddito sono persone in difficoltà economica, ma perbene”.
In effetti, sono meno di 100 i Comuni (su un totale di 8 mila) che hanno stipulato accordi coi centri per l’impiego per dare vita a uno o più Puc. Lo verifichiamo accedendo alla piattaforma varata ad hoc, GePi (“Gestione patti per l’inclusione sociale”).
A tutt’oggi ci sono solo 102 Puc attivi e alcuni in carico alla stessa città o cittadina. Sugli scudi il Sud, che sembra più reattivo del resto d’Italia. Qualche esempio. A Isola di Capo Rizzuto, in Calabria, ha avuto semaforo verde un progetto di pulizia del territorio e manutenzione ordinaria delle scuole. Per restituire decoro al tessuto urbano e garantire i servizi primari sulle spiagge libere della costa. È cominciato il 10 giugno e terminerà il 31 agosto. Sono stati richiesti 40 beneficiari, ma il Centro per l’impiego ne mette a disposizione 20. Spiagge free protagoniste anche a Margherita di Savoia, in Puglia, per un Puc iniziato il 15 giugno e al capolinea il 30 settembre. “Il suo fine è quello di garantire a tutti i cittadini in transito dalle nostre parti di fruirne in totale sicurezza e nel rispetto delle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19, a partire dal controllo di assembramenti pericolosi e del distanziamento sociale”. Vigileranno 42 operatori, tra cui 37 percettori del Reddito di cittadinanza. A Castignano de’ Greci, in provincia di Lecce, si cercano 10 figure per la guardiania di luoghi pubblici (biblioteca, palazzi, ville) e altrettante per l’organizzazione di eventi. A Vicenza, invece, è caccia a 45 volontari per i musei locali (ma ne sono disponibili la metà) e a 7 per le biblioteche. I due Puc proposti e ratificati dureranno un anno, fino al maggio-giugno 2021.
Niente male visto che il sindaco non dovrà stanziare un euro. E qualcuno avvisi i suoi colleghi addormentati.

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Mia Figlia Sara.