mercoledì 2 settembre 2020

007 ragioni per finirla di scherzare. - Gaetano Padullà

CONTE GOVERNO

La scena principale è la seguente: il Centrodestra sta tutti i giorni in tv a lamentarsi perché il Governo è lento nel gestire i problemi della pandemia, ma poi quando l’Esecutivo chiede la fiducia sul decreto legge Covid proprio per accelerare allora è un tiranno. Questo è quello che è successo ieri alla Camera, e francamente non c’è da meravigliarsi vista la confusione mentale di chi ammicca ai negazionisti del virus e contemporaneamente rivendica il buon lavoro del governatore veneto Zaia, tutt’altro che incline a sottovalutare i contagi.
Poi c’è una scena secondaria. Dietro la baraonda di ieri in Parlamento c’è un emendamento firmato da cinquanta deputati M5S per impedire la proroga dei vertici dei Servizi segreti. Si tratta di una norma che ha spinto il Governo perché alle prese com’è con la pandemia e la progettazione delle opere da finanziare con il Recovery Fund evidentemente non ha tra le sue priorità la selezione di nuovi 007, e pertanto in questa fase di emergenza si tiene quelli con cui lavora da tempo.
Un ragionamento semplice, ma che a sentire gli onorevoli saliti sulle barricate nasconde chissà quali pericoli e retroscena. Ora, mentre gli obiettivi che contano sono solo due – favorire in ogni modo la ripresa economica e portare a casa lo storico referendum tagliapoltrone – divagare su questioni di lana caprina è insensato e dannoso, in quanto offre all’opposizione l’appiglio per la sua narrazione di una maggioranza nel caos e di un Gruppo parlamentare 5 Stelle ingestibile e diviso.

L'Australia è entrata in recessione.


Sydney - ANSA/EPA

Prima volta in 30 anni. Pesa la crisi coronavirus.


L'Australia è entrata nella sua prima recessione dal 1991, con una riduzione del 7% della sua economia nel secondo trimestre a causa dell'epidemia di coronavirus. Lo mostrano i dati ufficiali diffusi oggi.
Secondo l'Ufficio di statistiche australiano è la contrazione trimestrale più rapida mai registrata nel Paese, dopo aver vissuto 30 anni di crescita continua fermata nemmeno dalla crisi finanziaria del 2008.
Un Paese entra in recessione quando allinea due trimestri negativi: l'economia australiana si è ridotta dello 0,3% nel primo trimestre.

Coronavirus: 'Le mascherine non fanno male'.

Un papà in bici con i suoi bimbi ©
Un papà in bici con i suoi bimbi. (ANSA)

L'Ordine dei Medici smentisce fake news: 'Non intrappolano Co2 e niente danni al sistema immunitario'.

Le mascherine non sono dannose per la salute. A dimostrarlo potrebbe bastare anche il semplice dato che ogni anno, in Italia, vengono eseguiti più di tre milioni di interventi chirurgici e tutti i professionisti presenti in sala operatoria indossano una mascherina a protezione della salute del paziente. A evidenziarlo, smentendo alcune fake news sul tema, è la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sul proprio sito anti-bufale: Dottore ma è vero che.
Un approfondimento risponde ad alcuni quesiti: ad esempio, perché con una mascherina si può avere la sensazione di beneficiare di una minore ossigenazione? Si tratta probabilmente di una sensazione dovuta a una percezione soggettiva e a meccanismi di tipo psicologico. In realtà i materiali traspiranti consigliati e prevalentemente utilizzati per la produzione di maschere per il viso non inibiscono la respirazione. E davvero indossare le maschere non può causare un avvelenamento da anidride carbonica? La risposta è si. Le molecole di anidride carbonica sono minuscole e non possono essere intrappolate da un materiale traspirante, in particolare durante periodi relativamente brevi come quelli durante i quali indossiamo le mascherine. Infine, possono danneggiare il sistema immunitario? "Si tratta di informazioni false-si legge nell'approfondimento- che non hanno alcuna prova scientifica". 

Referendum, il Sì rispetta l’assemblea costituente. - Nicola Ferri

Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana mix - medley (8 pezzi) - YouTube
Come era già avvenuto con il referendum del 4 dicembre 2016 conclusosi con la bocciatura della maxi-riforma della Costituzione prevista dalla legge Renzi-Boschi (61,29 per cento No contro il 38,71 Sì), anche il referendum del 20 e 21 settembre che propone di ridurre i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 è contrassegnato da bordate polemiche, scambi di accuse tra i due schieramenti, discesa in campo di contrapposti, agguerriti comitati elettorali.
Ma a differenza di quanto avvenne nel 2016, allorché i sostenitori del No, durante e dopo l’iter parlamentare, rimasero compatti sulle loro posizioni, stavolta non pochi alfieri del No provengono dalle file di coloro che in Parlamento (e fuori) avevano detto Sì, compiendo una incredibile giravolta di cui Il Fatto (28 agosto) ha fornito ampia documentazione con nomi, cognomi e foto per i posteri.
Orbene, mentre l’opposizione di destra sarebbe favorevole al Sì (ma Berlusconi è per il No), nella maggioranza di governo, essendo scontato il Sì dei 5Stelle, promotori con FI della legge-ghigliottina, il Pd sembra orientato per il Sì come Iv, ma non si sa come voteranno quei parlamentari che nel frattempo hanno abbandonato i loro gruppi per aderire al Misto.
Referendum “all’italiana” si dirà: referendum dell’incoerenza e degli spiriti ondivaghi che si barcamenano tra i Sì e i No a seconda delle convenienze elettorali. È lo stesso fenomeno che si riproduce in Parlamento con i “voltagabbana” e che non deve stupire più di tanto essendo un derivato del trasformismo nazionale giunto dalla fine dell’800 (Depretis) ai giorni nostri, ma già nel 1844 il poeta toscano Giuseppe Giusti nel Brindisi di Girella, ricordando il Signor di Talleyrand, principe dei Voltagabbana, declamava: “Viva Arlecchino e i burattini grossi e piccini, viva le maschere d’ogni Paese…”. (Per Openpolis dall’inizio della Legislatura hanno lasciato i gruppi di origine 15 senatori e 21 deputati 5S; 17 senatori e 38 deputati Pd; 17 senatori e 54 deputati FI).
Tornando al quesito referendario va sottolineato che gli strali dei No si appuntano soprattutto sulla drastica recisione dei numeri in entrambi i rami del Parlamento. Si afferma infatti in un documento di 183 costituzionalisti che la riduzione del numero dei parlamentari “avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato (Repubblica parlamentare, ndr) e di governo (esecutivo con la fiducia delle Camere, ndr) in quanto il taglio lineare incide sulla rappresentatività delle Camere e crea problemi di funzionamento dell’apparato statale”. Ma si tratta di un’obiezione priva di fondamento, poiché la rappresentatività si basa non tanto sui numeri, ma sulla qualità dei rappresentanti politici nonché sulla loro competenza e capacità di perseguire, mediante le leggi, gli interessi generali della collettività, contribuendo a realizzare nelle istituzioni gli obbiettivi indicati dalla Costituzione.
Costantino Mortati, uno dei Padri costituenti, già nel 1991 aveva sostenuto che il numero di 630 deputati fosse ingente, auspicandone la riduzione, e Gustavo Zagrebelsky ricorda che “il Parlamento, fino alla riforma costituzionale del 1963, era meno numeroso (la Camera dei deputati nella 1° Legislatura del 1948-53 era di 572) e ciò non ha mai fatto lamentare difficoltà nell’esercizio delle funzioni parlamentari… mentre va preso atto dell’assenteismo, dell’incompetenza, dell’anonimato, dell’irrilevanza di molti. Prende perciò corpo l’idea di diminuire i numeri degli oziosi valorizzando gli operosi”. Argomenti condivisi da altri autorevoli giuristi quali De Siervo, Clementi, Politi Di Suni, Zaccaria, Carlassare, Nicotra, Morrone, il quale ha notato che assemblee pletoriche si ritrovano solo in dittature come Cina, Corea del Nord ed ex Urss.
È importante rilevare infine che nell’Assemblea costituente prevalse la proposta che il numero dei componenti delle Camere dovesse essere indicato non in termini rigidi ma in rapporto all’entità della popolazione (Res. II S.C. p. 187 ss.) e l’onorevole Togliatti osservò che “una cifra troppo alta distacca troppo l’eletto dall’elettore con cui egli, in qualche modo, deve comunicare con rapporti personali e diretti” (Res. cit. pag. 437)*.
* “Meno siamo e meglio stiamo, che bisogno c’è di stare in tanti?”
(Renzo Arbore – Orchestra Italiana)

Per smascherare i furbi ricominciamo a studiare la logica aristotelica. - Daniele Luttazzi

2.1.5 Le dottrine del colore di Aristotele | colore digitale blog
Per comprendere gli errori di ragionamento che ci impediscono giudizi corretti, e finiscono per tarare il discorso pubblico, favorendo i furbi, occorre conoscere alcuni fondamenti. Esistono due tipi di giudizio: il giudizio logico (vero/falso) e quello analogico (più-o-meno-vero-o-più-o-meno-falso). L’argomento logico mette in relazione una regola di implicazione, un caso e un risultato. Esistono tre tipi di argomento logico: deduzione, induzione, abduzione.
La deduzione trae conseguenze certe:
regola Tutti gli esseri umani sono bipedi.
caso Il Papa è un essere umano.
risultato Il Papa è un bipede.
L’induzione generalizza i dati:
caso Il Papa è un essere umano.
risultato Il Papa è un bipede.
regola Tutti gli esseri umani sono bipedi.
L’abduzione formula un’ipotesi esplicativa:
risultato Il Papa è un bipede.
regola Tutti gli esseri umani sono bipedi.
caso Il Papa è un essere umano.
L’abduzione è il ragionamento logico più frequente: ci serve a formulare ipotesi sulla realtà. Nella scienza, dall’ipotesi abduttiva si deducono le evidenze da trovare; per induzione si verifica l’ipotesi accumulando fatti e dati sperimentali; e se l’ipotesi non è confermata si ripete il ciclo inferenziale: abduzione, deduzione, induzione (Peirce, 1878). Il valore probativo dei sillogismi sta nella verità dei due enunciati iniziali, detti “premessa maggiore” e “premessa minore”; ma nessun sillogismo è conclusivo, perché non spiega come facciamo a sapere la premessa minore, cioè il dato di fatto del secondo enunciato, per esempio “Il Papa è un essere umano” (Dodgson, 1939).
L’argomento analogico è diverso da quello logico. Ne esistono varie specie affini, fra cui l’entimema (argomento retorico) e l’esempio, che per Aristotele definivano la retorica. A differenza dei sillogismi logici, nell’entimema una delle due premesse è solo probabile, non certa. L’esempio migliore è quello che sorprende: “Il mare puzza particolarmente negli stretti, nei punti di congiunzione, come il corpo che puzza alle ascelle” (Cecchi, 1976)
La persuasione retorica. Si persuade con argomenti, eloquenza e pathos. Gli argomenti logici, come abbiamo visto, usano il ragionamento deduttivo, induttivo, abduttivo. Oltre al ragionamento, un argomento si avvale di concessioni: sono le obiezioni che potrebbero essere sollevate rispetto alla conclusione. Le si concede all’inizio del discorso, per neutralizzarle subito con un argomento migliore. Poi, dato che le verità assolute sono rare, il meglio che si possa fare è partire da premesse accettate. Era il trucco argomentativo di Socrate: poneva una domanda, e usava la risposta dell’interlocutore come premessa accettata. Le premesse sono vulnerabili: se mostri che sono sbagliate, avrai distrutto il sillogismo: un modo è portare la premessa alle estreme conseguenze (reductio ad absurdum).
Le fallacie logiche sono errori di ragionamento in cui le premesse sono condivisibili, ma la conclusione è sbagliata. I tipi più comuni di fallacia deduttiva sono: la contraddizione (la conclusione contraddice le premesse); la petizione di principio (la conclusione dedotta da una premessa che è la conclusione stessa: “Perché non porti il cappello, come Dio prescrive?”. “Ma nella Bibbia non è scritto da nessuna parte”. “Come no? C’è scritto che Dio mandò Abramo nella terra promessa”. “Embè?”. “Come avrebbe potuto mandarcelo senza cappello?”).
(2. Continua)

Le piaghe d’Egitto. - Marco Travaglio

10 piaghe d'egitto
La sapete l’ultima? “Destra avanti se vince il Sì”. “Ecco il Parlamento se vince il Sì: destra avanti in entrambe le Camere”. Lo scrive Repubblica, dunque dev’essere vero: pare proprio che la legge costituzionale approvata dal Parlamento quattro volte in due anni da tutti i partiti tagli un terzo dei parlamentari, ma solo quelli di 5Stelle e centrosinistra, lasciando intatti quelli di Lega, FdI e FI. È l’unica spiegazione, a meno di ritenere che la vittoria o la sconfitta alle elezioni non dipenda da quanti elettori hanno i partiti, ma da quanti eletti ci sono in totale. Altro che riformina: questa è una rivoluzione copernicana, una svolta mai vista nella storia dell’umanità. Ma pure un formidabile elemento di ottimismo per i giallorosa: per sorpassare in scioltezza le destre e vincere le Politiche, cercare di prendere più voti di loro è inutile; basta votare No al referendum, cioè conservare 945 parlamentari, e sarà un trionfo.
Ma, inoltrandosi nell’articolo, affiora una spiegazione alternativa: lo studio dell’Istituto Cattaneo a cui si riferisce – una simulazione del prossimo Parlamento col taglio dei parlamentari e la nuova legge elettorale proporzionale, alla luce dei sondaggi attuali – ha il grave torto di contraddire le ragioni del No sbandierate da Repubblica. Infatti dimostra, dati alla mano, che ridurre i parlamentari non comprime la rappresentanza (l’Italia in Europa ha il più alto numero di eletti in rapporto agli abitanti e lo conserverà anche dopo il taglio) né esclude le minoranze (i partiti presenti nell’attuale Parlamento ci tornerebbero anche in quello ridotto). Dunque Repubblica pensa bene di manipolarlo e, già che c’è, di fare un po’ di terrorismo, come se i suoi lettori fossero scemi: se votate Sì, poi vince la destra (che naturalmente, con gli attuali sondaggi, vincerebbe anche col No). Buon segno: se il livello della propaganda è così miserevole, il fronte del No dev’essere alla disperazione. Come quello del Sì alla schiforma renziana, che nel 2016 minacciava una serie di sfighe epiche “se vince il No”: uscita dall’Europa, crac delle Borse, crollo della produzione, tracollo dell’occupazione, niente più cure contro il cancro e l’epatite C… Ora il copione si ripete, ma contro il Sì. La vittoria della destra è solo il trailer. Seguiranno, prossimamente sulle varie testate del Giornalone Unico, altre puntate della serie “Se vince il Sì”: a parte il ritorno delle piaghe d’Egitto al gran completo, cavallette incluse, moriremo tutti di Covid, oppure sopravviveremo, ma con emorroidi lancinanti; pioverà sempre e gli ombrelli saranno vietati per legge; Porro e Vespa andranno in onda a reti unificate h 24; la Nutella saprà di merda; e ci sarà una grande morìa delle vacche, come voi ben sapete.

martedì 1 settembre 2020

Sciagura-Conte: manca solo che la destra gridi ai caschi blu. - Antonio Padellaro

Star del giornalismo: «Io e altri centinaia di reporter al soldo della Cia»  - Popoff Quotidiano
Alcuni titoli de La Verità di ieri 31 agosto. “Sapevano tutto già dal 12 febbraio. Ma non hanno fermato l’epidemia”. “È ufficiale il flop del bonus vacanze”. “I banchi con le rotelle? Ora si scopre che sono fuori legge”. “L’ultimo disastro del ministro Azzolina. Altro che vittima, è solo una incapace”. “La strage delle scuole paritarie. Gli aiuti del governo sono briciole”. “Ogni Vip una Ong. Risultato? Sbarchi e morti”. “Bellanova come la grandine: vendemmia a rischio”. Alcuni titoli di Libero: “La carica dei cinquecento. Immigrazione senza freni: siamo invasi”. “Tra i migranti il virus circola più in fretta. Positivo il 4% degli extracomunitari sottoposto a test. Tra gli italiani la media è 1,4%. Ma l’esecutivo nega tutto”. “Ministro sul binario morto. La De Micheli sbanda: ormai ha perso la bussola”. Alcuni titoli de Il Giornale: “Ancora una strage buonista. Esplode un veliero di migranti”. “Gualtieri copia Visco: a rischio la flat tax. Nel mirino le partite Iva”.
Non mi permetto di criticare le scelte di professionisti affermati come Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri, Pietro Senaldi, Alessandro Sallusti. La questione semmai riguarda il giudizio sull’attività di governo da parte dei quotidiani d’opposizione più diffusi, che sono (o dovrebbero essere) lo specchio della pubblica opinione più radicata a destra. Per essi, e non da oggi, questo è un governo dove non si salva niente e nessuno, composto da un’accozzaglia di ministri colpevolmente incapaci, inetti, maldestri, incompetenti, superficiali, che agiscono nell’illegalità, che fanno danni peggio della grandine e delle cavallette, che gestiscono l’immigrazione a livelli criminali, degli stragisti per caso, e forse anche dei potenziali assassini. Ma se fosse davvero questa la realtà dei fatti cosa si aspetta a chiedere l’intervento dei Caschi blu dell’Onu? Al confronto il dittatore della Bielorussia è Abramo Lincoln. Quando, qualche tempo fa, mi azzardai a scrivere che a mia memoria nessun premier come Giuseppe Conte aveva ricevuto un trattamento così risolutamente ostile da parte della maggior parte dell’informazione cartacea e televisiva c’è chi saltò su: forse Silvio Berlusconi non era stato maltrattato dalla sinistra assai peggio? Vero, ma con la differenza che, a parte le numerose pendenze giudiziarie, Sua Emittenza aveva quasi tutti i media, e soprattutto le tv, ai suoi piedi (il famoso conflitto d’interessi). Onestamente, si può dire lo stesso dell’attuale presidente del Consiglio? E dunque mi asterrò dal sottolineare che il capo di questa presunta banda di incapaci e malfattori nei sondaggi riscuote, ancora e malgrado tutto, il 60% di gradimento popolare. La risposta la conosco già (vedi Salvini e Meloni): è chiaramente un consenso frutto della paura dopo che ha terrorizzato gli italiani con l’uso politico del virus. E qui alzo le mani.