domenica 17 gennaio 2021

Misure anti-Covid: da oggi Lombardia e Sicilia in area rossa, 12 regioni in arancione. Bar, negozi e spostamenti: le regole zona per zona.

 

Per gran parte del Paese scattano diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei. Non c'è più il divieto di spostamento verso le seconde case. Ecco quali sono le restrizioni in ciascuna regione.

L’Italia si tinge di arancione. Da oggi, domenica 17 gennaio, diventano 12 le regioni in cui sono in vigore le restrizioni previste per la fascia intermedia. Va peggio a Sicilia Lombardia che finiscono in area rossa, mentre soltanto 5 regioni restano in giallo, oltre alla Provincia di Trento. Per gran parte del Paese significa diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei con accessi contingentati. Ma anche un’altra novità comunicata sabato da Palazzo Chigi: non c’è più il divieto di spostamento verso le seconde case fuori-regione, purché a muoversi sia soltanto il nucleo familiare.

“Le ordinanze sono costruite sulla base di dati oggettivi e indirizzi scientifici”, ha ricordato il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Hanno la finalità di contenere il contagio in una fase espansiva dell’epidemia. Per questo rispettarle è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio”, ha ricordato, replicando alle polemiche del governatore Attilio Fontana che annuncia ricorso al Tar. Il terzo territorio in zona rossa è la Provincia di Bolzano, che però ha deciso – in virtù della sua autonomia – di non inasprire le limitazioni attualmente in vigore. A fare compagnia in area arancione a Calabria, Emilia-Romagna e Veneto (già nella fascia da una settimana, secondo le verifiche sul precedente monitoraggio) sono ora anche Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta.

Eventuali allentamenti, per rosse e arancioni, non avverranno a breve: le Regioni appena ‘declassate’ nelle zone più restrittive non potranno comunque accedere a fasce più permissive prima di due settimane. In generale in tutto il Paese gli ultimi provvedimenti, tra il decreto e il Dpcm, impongono fino al 15 febbraio il divieto di spostarsi tra Regioni. Fino al 5 marzo, invece, è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del giorno dopo e il divieto della vendita ad asporto di bevande dalle 18. Restano chiuse palestre e piscine mentre i ragazzi delle scuole superiori delle Regioni gialle e arancioni torneranno a scuola lunedì almeno al 50% della presenza. Ma non in tutta Italia: sono numerosi i governatori che hanno scelto di aspettare. È consentito ricevere a casa propria non più di due persone, una sola volta al giorno. Sul fronte dei viaggi, non sarà prevista la quarantena per chi arriva dall’Ue perché basterà un tampone rapido fatto nelle 48 ore precedenti.

Ecco le principali regole area per area.
Zona rossa.
(Lombardia e Sicilia)
SPOSTAMENTI – Vietato ogni spostamento anche all’interno dei comuni, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. È consentito il rientro presso il proprio domicilioabitazione o residenza. Si può andare una sola volta al giorno nel proprio comune, tra le 5 e le 22, a casa di amici e parenti massimo in due (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Per i comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, le visite sono consentite per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Stop alle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie. Sono aperti anche parrucchieri e barbieri, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, negozi di abbigliamento per bambini e di giocattoli, profumerie, pompe funebri, distributori automatici.
RISTORANTI E BAR – Chiusi, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
SPORT – Sospese tutte le attività anche nei centri all’aperto. E’ consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con mascherina, è altresì consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.

Zona arancione
(Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute.
SPOSTAMENTI – E’ vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune. Lo spostamento verso una sola abitazione privata consentito, nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, tra le 5 e le 22 e nei limiti di due persone (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Sono consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
BAR E RISTORANTI – Sospese tutte le attività di ristorazione, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
MUSEI – Chiusi, a eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione e degli archivi.

Zona gialla
(Trento, Molise, Campania, Basilicata, Sardegna e Toscana)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute. Resta la forte raccomandazione – ma non il divieto – di non spostarsi per la restante parte della giornata con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi.
SPOSTAMENTI TRA REGIONI – E’ vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.
BAR e RISTORANTI – Aperti dalle 5 fino alle 18, dopo le 18 consentito delivery e asporto (quest’ultimo fino alle 22). Per i bar però l’asporto è consentito solo fino alle 18.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
MUSEI – Aperti dal lunedì al venerdì con esclusione dei giorni festivi a condizione che sia garantito il contingentamento degli ingressi per evitare gli assembramenti.

Zona Bianca
(Nessuna regione)
Con il nuovo Dpcm arrivano anche le zone bianche, ovvero le regioni con un livello di rischio basso e dove “si manifesti una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti“, all’interno delle quali “cessano di applicarsi le misure di cui al presente articolo relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività ivi disciplinate, alle quali si applicano le misure anti contagio previste dal presente decreto, nonché dai protocolli e dalle linee guida allo stesso allegati concernenti il settore di riferimento o, in difetto, settori analoghi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/17/misure-anti-covid-da-oggi-lombardia-e-sicilia-in-area-rossa-12-regioni-in-arancione-bar-negozi-e-spostamenti-le-regole-zona-per-zona/6068169/

sabato 16 gennaio 2021

Che follia perdonare Matteo. - Gaetano Pedullà

 

Più imbarazzante di Renzi che manda in crisi il Governo in piena pandemia c’è Renzi che lallo lallo prova a fare marcia indietro, aprendo porte e saracinesche a quel dialogo che lui stesso ha chiuso con Conte e in special modo Zingaretti. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: alla Camera e al Senato c’è un assembramento di parlamentari pronti a votare la fiducia, e tra questi molti sono di Italia Viva, ben felici di poter essere riaccolti nel Pd, costretto dalle circostanze ad essere meno schifiltoso con chi era andato via sbattendo la porta per inseguire le illusioni dello statista di Rignano.

Invece di seppellire il premier, dunque, l’uscita dei renziani dalla maggioranza metterà fine alla carriera politica di Renzi, a cui in Parlamento non resterà nemmeno il simbolo e dovrà accomodarsi nel gruppo misto. Per questo dalla ministra Bonetti al deputato Faraone ieri è stato tutto un inseguirsi di amorosi sensi verso gli ex alleati, dicendo in estrema sintesi che tutto è perdonato, e le ministre ci mettono un secondo a ritirare le dimissioni, che peraltro Conte ha già archiviato da un pezzo.

Certo, l’offerta di pace ha degli innegabili vantaggi visto che le opposizioni di Centrodestra cavalcano la piazza che aspetta i vaccini e i ristori ma poi votano contro e rallentano tutto. Nel bilancio tra costi e benefici, riprendersi Renzi tra i giallorossi ha però un conto totalmente negativo. Mai l’ex rottamatore ci ha raccontato il vero motivo del suo tentativo di far saltare Conte, per quanto la conclusione a cui si arriva seguendo le impronte è la spartizione dei miliardi europei. Soldi che sono degli italiani e che dovranno servire per fare grandi infrastrutture e riforme strutturali.

Lasciare che questo ben di Dio – mai visto e che sicuramente mai più rivedremo – negli artigli di chi vuole prendersi il bottino, a partire dai soliti salotti industriali e finanziari, con i loro giornaloni tuttora a lutto per il demolition man che si è demolito da solo, significa sacrificare l’unica concreta possibilità di ammodernamento del Paese. Un prezzo che non c’è giustificazione per pagare, in special modo per un prodotto scaduto da un pezzo com’è l’ex rottamatore.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/che-follia-perdonare-matteo/

Chi è senza peccato. - Marco Travaglio

 

Prima ovvietà: nessuno fa niente per niente. Quindi, “responsabili”, “disponibili” o “costruttori” che siano, i parlamentari che passano dall’opposizione alla maggioranza (o viceversa, ma è più raro) restano dei voltagabbana che vogliono salvare la poltrona, se non conquistarne altre. A meno che non siano stati eletti in un partito di maggioranza e l’abbiano mollato strada facendo, come i 48 di Iv e molti ex M5S (nel qual caso sarebbe un atto di coerenza). Poi ci sono quelli che si fanno pagare, tipo De Gregorio o quell’anonimo senatore di centrosinistra che B. disse disposto a passare a destra se l’amico Saccà avesse scritturato una sua protetta a Raifiction. Seconda ovvietà: i giallorosa cercano una dozzina di senatori per rimpiazzare i renziani; intanto le quattro destre (Salvini, Meloni, B. e l’Innominabile) tentano di trattenere tutti i propri e di acquisire qualche giallorosa. Terza ovvietà: salvo pochi big, nessuno vuole le elezioni anticipate perché nessuno è certo di essere rieletto. Per fortuna i parlamentari sono stati tagliati da 945 a 600, altrimenti ora i posti da chiedere o da offrire sarebbero 345 in più.

Conte non ha né i soldi né le tv di B. E nemmeno posti da garantire, a parte i tre strapuntini liberati da Iv. Tutti dicono che farà un partito per far rieleggere chi passa con lui. Ma è una balla. Oltre alla prosecuzione della legislatura, offre un progetto politico: nell’immediato, una buona (si spera) gestione del Recovery, della lotta al Covid e delle vaccinazioni; in prospettiva, un centrosinistra formato, oltreché da M5S, Pd e LeU, da una forza di centro il cui embrione sono i “costruttori”, per intercettare i voti in fuga da Iv e FI, anziché regalarli a Lega e FdI. Altri, vedi gli sms del leghista Borghi ad alcuni 5Stelle, promettono posti e poi tuonano contro inesistenti “mercati delle vacche” altrui. Del resto, senza voltagabbana, in questa legislatura figlia di una legge elettorale proporzionale, non sarebbe nato alcun governo e saremmo tornati a votare all’infinito. Solo il M5S aveva promesso che avrebbe governato con chi ci stava (esclusa FI). Invece Lega e Pd avevano giurato “mai col M5S” e poi ci hanno governato entrambi. Oggi le alternative sono soltanto quattro: 

1) governo Conte2bis con alcuni “costruttori” (ex M5S ed ex Iv, dunque non-voltagabbana, e voltagabbana centristi); 

2) governo di Tizio o Caio con M5S, Pd, LeU e Iv, di nuovo ricattato dallo Scilipoti di Rignano; 

3) governo tecnico o istituzionale o di larghe intese con tutti voltagabbana (pezzi di tutti i partiti); 

4) elezioni in piena pandemia e poi B., Salvini e Meloni a gestire Recovery, Covid e Quirinale. Quindi, ultima ovvietà: il Conte2bis con i costruttori e senza Iv è la soluzione peggiore, escluse tutte le altre.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/16/chi-e-senza-peccato/6067521/

Diete post Natale, perché non riusciamo a dimagrire? Il vero/falso sui carboidrati: tutti gli errori da non fare. - Giuliana Lomazzi di Vita&Salute.

 

Una volta archiviati feste e banchetti, resta un po’ di ciccia come ricordo. Le pagine delle riviste sono piene di diete “infallibili”, puntualmente abbandonate poco dopo. V&S vi offre invece una prospettiva diversa.

Colpa della dieta se non riusciamo a dimagrire? Forse anche, ma indubbiamente pure noi abbiamo una certa responsabilità quando mangiamo tutti i giorni come se fosse domenica. Se al contrario stessimo attenti, quei chiletti ereditati dalle feste se ne andrebbero facilmente, invece di aggiungersi inesorabilmente ad altri chili di precedenti occasioni. Molto meglio quindi imparare a nutrirsi in un modo diverso e consapevole tutto l’anno, utile anche per affrontare un banchetto senza grossi contraccolpi.

Che cosa serve? Prima di tutto una maggiore attenzione alla scelta dei cibi e all’equilibrio dei pasti, che spesso sono alterati da un consumo eccessivo o scorretto di amidi sotto forma di pane, pasta, patate ecc. Secondo aspetto, non bisogna eliminare, come spesso accade, quasi tutti i carboidrati, sottovalutandone l’importante ruolo come fornitori di energia per ogni persona, dal bambino all’anziano. Non tutti i carboidrati sono uguali! Da tenere a mente che esistono due tipologie di carboidrati:

– Carboidrati a rapido assorbimento: sono gli zuccheri semplici come il saccarosio (zucchero di barbabietola e di canna), il miele e gli sciroppi. Vengono assorbiti rapidamente e altrettanto in fretta si esauriscono, causando pericolose oscillazioni glicemiche. Vanno quindi ridotti al minimo (circa il 10% del totale dei carboidrati). Anche la frutta fornisce zuccheri semplici, in particolare quella molto dolce come i datteri, l’uvetta e i fichi, ma c’è chiaramente una differenza tra bere un caffè zuccherato o una bibita gassata e mangiare un frutto, che contiene anche fibre e altri nutrienti.

– Carboidrati a lento assorbimento: sono i polisaccaridi (o zuccheri complessi), farinacei rappresentati in primo luogo dai cereali, dalle patate e pure dalle castagne, seguiti dai legumi e, in minor misura, dalla verdura. Forniscono energia duratura e sazietà a lungo termine, non causano oscillazioni glicemiche (tranne nel caso in cui i cereali siano raffinati). Sono questi i carboidrati da consumare regolarmente, con le dovute accortezze.

Ecco una panoramica di errori dietetici con le relative spiegazioni:

Il cavallo di battaglia della dieta mediterranea sono i cereali, perciò vanno mangiati. Vero, ma dove li mettiamo legumi e ortaggi, anch’essi tipici di questa dieta, eppure meno graditi rispetto a penne, pizza o lasagne? Senza lo sposalizio con legumi e ortaggi, il controllo del peso può sfuggire. Non è corretto neanche considerare la pasta come l’unica fonte di cereali. Tradizionalmente, la dieta mediterranea comprendeva anche riso, farro, orzo, in passato perfino miglio, segale e saraceno, per esempio sull’Aspromonte. Ogni cereale fornisce varietà e nutrienti al piatto; alcuni, poi, sono più “dietetici” rispetto ad altri. Per esempio il saraceno e l’orzo (non quello perlato!) hanno un indice glicemico (IG) piuttosto basso, e lo stesso vale per la quinoa (ora coltivata anche in Italia), e la nordica avena, che ha fibre di ottima qualità. Quindi ben vengano i cereali, se integrali e in alternanza tra di loro.

Il cervello ha bisogno di zuccheri. Vero: il carburante del cervello è il glucosio, uno zucchero semplice capace di entrare nelle cellule nervose fornendo loro energia. Anche se il glucosio si trova nel comune zucchero da cucina, per nutrire il cervello non servono pasticcini e bevande gassate, perché l’organismo ricava questo glucide dai polisaccaridi, dal latte (per la presenza di lattosio), e se è alle strette perfino da lipidi e proteine.

Niente amidi per dimagrire. Falso. Come abbiamo visto, i carboidrati servono per nutrire il cervello e per fornire energia. È il loro uso scorretto a renderli ingrassanti. Nascono da questo equivoco le diete iperproteiche, con risultati inizialmente promettenti ma che poi si vanificano, come rilevato da molti studi. In più l’eccesso di proteine animali appesantisce di scorie fegato e reni e fa aumentare il colesterolo. Da parte sua la dieta chetogenica, ricchissima di grassi vegetali e animali, se mal gestita (come capita spesso con il fai da te) causa un accumulo di corpi chetonici. Le possibili conseguenze sono: cefalea, ipoglicemia, ipotensione, aumento della diuresi e disidratazione. Più che eliminare gli amidi, si dovrebbe ridurne le porzioni in base alla costituzione e all’attività fisica. Ma soprattutto, fare attenzione alle associazioni.

Un pasto semplice e leggero? Un piatto di pasta! Falso. Non si sta “leggeri” con spaghetti al pomodoro o conditi giusto con un filo di olio, perché così l’IG dell’alimento non viene controllato. Per essere certi che la pasta – e lo stesso vale per riso, orzo ecc. – non alzi di colpo gli zuccheri ematici (che poi ricadono dopo non molto, facendo tornare la fame) si deve completare il piatto con una fonte proteica e un po’ di ortaggi: queste aggiunte modulano l’indice glicemico e favoriscono la sazietà. Inoltre le fibre dei vegetali aiutano a controllare il colesterolo.

Via i dolci, niente diabete. Vero e falso. Eliminare gli zuccheri, o per lo meno ridurli al minimo, è importante, ma non basta. L’IG non lo alzano solo le caramelle o i dolcetti, ma anche le farine raffinate, che durante la digestione liberano glucosio, o le gallette di cereali, lavorate in modo da risultare molto digeribili e quindi rapidamente assimilate. Per non parlare di patatine fritte o di orrori nutrizionali come le patatine sulla pizza o nel panino… Per prevenire diabete e sovrappeso, che vanno spesso di pari passo, bisogna come detto associare i cereali (integrali!), ma anche le patate, con fibre e proteine. A rallentare l’assorbimento degli zuccheri del pasto aiutano pure i grassi “buoni” e le verdure (soprattutto a foglia) consumate come entrée.

Il pane fa ingrassare. Vero, mangiandone tanto; falso, consumandolo con moderazione. Un’astuzia consiste nel non aggiungerlo a eventuali altri carboidrati presenti nel pasto (per esempio, dopo il riso o l’orzo nelle giuste dosi non serve consumare pane o patate con il secondo). È però importante che il pane sia preparato con farine integrali e pasta madre: il processo di fermentazione produce acido lattico, che rallenta l’assorbimento degli zuccheri.

Per dimagrire, via il glutine. Falso. Intanto, è sbagliato associare i gonfiori addominali degli intolleranti al glutine con il sovrappeso. Inoltre, mentre quelli che hanno reazioni allergiche devono stare attenti a questa proteina, gli altri devono solo limitarsi a non abusarne, favorendo l’alternanza dei cereali. Non è superfluo ricordare che riso, miglio e mais, privi di glutine, hanno un indice glicemico più elevato di altri cereali, tanto più se raffinati; non vanno esclusi, ma mangiati con cognizione di causa. È invece meglio evitare i prodotti specifici per celiaci se non si è malati. Infatti questi sono spesso più ricchi di additivi, usati per legare e insaporire gli impasti, e possono avere più grassi e zuccheri per aumentare il gusto. Insomma, non fanno dimagrire affatto, anzi, secondo uno studio pubblicato nel 2016 su The Journal of Pediatrics fanno perfino ingrassare!

I carboidrati con l’indice glicemico alto, come le patate, vanno aboliti. Falso. Tranne gli amidi puri, come quelli di mais o di grano, privati delle fibre e adatti solo per addensare i cibi, gli altri carboidrati hanno pur sempre un valore nutrizionale ed è un peccato eliminarli del tutto. Per esempio le patate contengono minerali, proteine e antiossidanti, e sono gustose cotte al vapore o al forno. Per ridurre l’IG c’è un trucco: sfruttare l’amido-resistenza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/16/diete-post-natale-perche-non-riusciamo-a-dimagrire-il-vero-falso-sui-carboidrati-tutti-gli-errori-da-non-fare/6067292/

Vincolo di mandato: da M5s a FdI le proposte di legge in campo. - Alessandra Chini

 

Il disegno di legge del 2017 dei pentastellati non è stato ripresentato in questa legislatura. Meloni propone un vincolo di alleanza.

Un solo articolo, semplice, che recita tra l'altro: "I deputati e i senatori che nel corso della legislatura si iscrivono ad un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati eletti sono dichiarati decaduti ed incandidabili". E' il disegno di legge costituzionale presentato al Senato il 23 marzo 2017 a prima firma dell'attuale capo politico di M5s Vito Crimi e siglato da tutto il gruppo parlamentare.

Una proposta di modifica dell'articolo 67 della Costituzione che non è stata ripresentata in questa legislatura.

Ma tant'è. Anche se datata sembra quantomeno stonare rispetto al tema caldo dei 'reponsabili' o 'costruttori' ai quali il governo sta guardando in queste ore per sostenere la maggioranza in Parlamento e in particolare a Palazzo Madama.

Sul testo peraltro non era mai iniziato l'iter di commissione. E' stata invece assegnata alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio il 7 maggio 2020 la proposta di legge di riforma degli articoli 67 e 92 della Costituzione depositata nel febbraio dello scorso anno da Fratelli d'Italia a prima firma Giorgia Meloni e che ne ha una omologa a Palazzo Madama. 

La proposta di modifica costituzionale non introduce il vincolo di mandato ma un vincolo, di fatto, di alleanza. All'articolo 67 della Costituzione si aggiunge infatti un comma per cui: "I membri del Parlamento hanno il dovere di esercitare la funzione di rappresentanza della Nazione secondo princìpi di coerenza e lealtà elettorale". E dunque: "I partiti o gruppi politici organizzati che intendono presentare liste di candidati per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica indicano, prima dello svolgimento delle elezioni e secondo le modalità stabilite dalla legge, i partiti o gruppi politici organizzati con i quali sono disposti a valutare la possibilità di formare alleanze di Governo". Si prevede poi, con una modifica dell'articolo 92, che il presidente della Repubblica nella fase di formazione del governo, tenga conto di quelle indicazioni. E chissà se, anche visto il dibattito aperto dalla crisi su questo punto, Fratelli d'Italia non farà pressing perché se ne avvii la discussione. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2021/01/15/vincolo-di-mandato-da-m5s-a-fdi-le-proposte-di-legge-in-campo_2b5321c4-021e-404b-940e-c3f1513494cc.html

Conte lavora a rilancio, Iv prova ad entrare in partita. - Chiara Scalise

 

Una guerra di numeri. E' quella che si preannuncia martedì in Senato quando il premier Conte affronterà in Parlamento la sfida aperta da Matteo Renzi e cercherà di far sopravvivere il governo.

Il Pd di Nicola Zingaretti si dice pronto a sostenere un allargamento della maggioranza, ma chiede di concretizzare quel cambio di passo invocato a più riprese nelle ultime settimane. Mentre Italia viva, dopo aver ritirato le ministre e aver aperto la crisi, lascia uno spiraglio: "Se Conte scioglie alcuni nodi, ci siamo".

Qualsiasi passo indietro è impossibile, dice però Vito Crimi: "Con Renzi la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso".
Raggiungere quota 161 a Palazzo Madama, vale a dire la maggioranza assoluta, appare una chimera. E se l'ex sindaco di Firenze fissa qui l'asticella, i ragionamenti della maggioranza di governo sono però diversi: basterà incassare la fiducia, anche se ci si dovesse fermare, come appare molto probabile, sotto questo traguardo. E' un giorno di trattative e contatti con i 'costruttori', che vengono sondati ad uno ad uno. E intanto arriva il secondo 'contenitore' che potrebbe ospitare proprio i responsabili: dopo l'apertura del Psi, anche il Movimento per gli italiani all'estero, che vota da sempre a sostegno dell'esecutivo, cambia nome e diventa "Maie-Italia 23".
    A spiegarne la missione, il presidente Ricardo Merlo (che è anche sottosegretario agli Esteri): "Vogliamo essere uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte". La nuova componente riceve subito l'adesione dell'ex 5S Maurizio Buccarella, che fa salire così a 5 il numero dei componenti.
    Ancora troppo pochi per dare vita, però, ad un gruppo indipendente. I corridoi di Palazzo Madama sono vuoti ma i contatti sono frenetici, come numerose le smentite di quanti sono stati annoverati nel gruppo dei nuovi responsabili: Conzatti, Vono, Pacifico e Masini mettono in chiaro la loro indisponibilità a qualsiasi tipo di soccorso. Paola Binetti, senatrice Udc, anche, ma con un distinguo: da sola non lascerebbe l'opposizione per traghettarsi nelle fila della maggioranza, ma se tutto il suo gruppo facesse un passo a fianco dell'esecutivo Conte lei seguirebbe. Il partito ufficialmente smentisce di essere pronto a cambiare posizionamento in Parlamento, ma le interlocuzioni sono in corso, secondo quando raccontano diverse fonti parlamentari. Tanto più che anche la Conferenza episcopale dei vescovi ha rotto le righe e ha deciso di appoggiare apertamente i nuovi costruttori: "Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità", ha detto il cardinal Gualtiero Bassetti, parlando della crisi politica.
    Lunedì il presidente del Consiglio affronterà l'Aula di Montecitorio, dove i numeri sono dalla sua, mentre martedì sarà in Senato e qui la maggioranza ha sempre corso sul filo ed ora, senza i 18 senatori di Italia viva, è scesa sotto quota 150.
    Sarà un discorso per il rilancio dell'azione del governo quello del premier, a cui seguirà un voto di fiducia. Italia Viva, che dopo aver alzato un muro abbassa i toni e fa intendere che uno spazio ancora per il dialogo c'è, sarebbe orientata all'astensione. Una scelta che serve a Renzi per trattenere i suoi ed evitare che tornino tra le fila dei Dem. Ma quello di Renzi potrebbe essere letto anche come il segnale di un'apertura, e che prima o poi potrebbe essere colto.
    Movimenti che vengono registrati e che fanno sorgere sospetti nella pattuglia dei costruttori: "Le maggioranze più vaste sono e meglio è... - osserva Clemente Mastella - ma nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle spalle dei "responsabili". Non siamo i polli di Renzi".
    Calcoli numerici e calcoli politici, che chiaramente si fanno anche nel centrodestra. Matteo Salvini scommette sull'arrivo di "tanti" M5S: "vedo più arrivi che partenze", assicura.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/15/conte-lavora-a-rilancio-iv-prova-ad-entrare-in-partita_2bc0910a-fcb2-42f2-92a7-e91e8a222df0.html

venerdì 15 gennaio 2021

Ex grillini, ex forzisti e «avance» a esponenti di Italia viva: così Conte punta a quota 161 al Senato.

 

Senza i senatori di Italia viva per ottenere la maggioranza servono almeno 14 adesioni di possibili «costruttori» che potrebbero confluire in un nuovo gruppo.

Responsabili, costruttori o europeisti: al di là degli esercizi lessicali quello che serve alla maggioranza è trovare i numeri in Parlamento per compensare l’uscita di Italia viva. L’operazione è già in corso e c’è tempo poco tempo per realizzarla: Giuseppe Conte sarà lunedì alla Camera e martedì al Senato e i parlamentari saranno chiamati a votare sulle comunicazioni del premier. Da dove possono arrivare i soccorsi per l’«avvocato del popolo»?

Un nuovo gruppo.

L’operazione dovrebbe assumere la forma di un nuovo gruppo (forse chiamato “Pro Conte” o “Con-te”) in modo da dare una prospettiva elettorale ai senatori e ai deputati che decidessero di aderire. A fornire il contenitore potrebbe essere il Maie (il Movimento per gli italiani all’estero, ora nel gruppo Misto): tre senatori fanno parte della maggioranza e avendo presentato il simbolo alle ultime elezioni possono formare un gruppo parlamentare se si raggiunge almeno quota 10 parlamentari.

La ricerca dei numeri.

Trovato l’aggregatore, si devono individuare i parlamentari da convincere per formare la maggioranza alternativa a quella che ha sostenuto finora il Conte due. Come da tradizione della Seconda Repubblica, è al Senato che i conti non tornano. Attualmente Conte gode del sostegno di M5s (92 senatori), Pd (35), Leu (5), Autonomie (6), nove senatori del gruppo Misto (Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori, Lonardo, Merlo, Ruotolo) e Italia Viva (18). Totale: 165 voti (senza contare i senatori a vita). Con l’uscita del partito di Matteo Renzi si scende a 147 (ma sono 149 se si conteggiano anche i senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo che hanno sostenuto finora il secondo governo Conte). Per assicurarsi la maggioranza servono perciò 14 voti (oppure 12 conteggiando Monti e Cattaneo) per toccare quota 161 voti. Il Senato è infatti composto da 321 membri (di cui sei sono senatori a vita).

La base di ex grillini.

A fare da base per la nascita del Conte ter potrebbe essere la schiera degli ex grillini dispersi al Senato: hanno dato la loro disponibilità per aumentare le truppe Gregorio De Falco e Tiziana Drago ma si punta ad altri ex pentastellati (Lello CiampolilloCarlo Martelli e Marinella Pacifico), compresi quelli che hanno aderito al progetto di Renzi (come Gelsomina Vono). Tra ammiccamenti e smentite circolano anche i nomi di ex di Forza Italia confluiti in Italia viva come Donatella Conzatti Vincenzo Carbone. In ogni caso se l’operazione della “lista Conte” andasse in porto e la maggioranza si presentasse al Quirinale da Sergio Mattarella con un quarto gruppo parlamentare, allora partirebbero le avances anche verso i senatori di Iv, invitandoli a “tornare a casa”, separando il loro destino da quello di Renzi.

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