La domanda alle stelle e l’offerta bassa tengono alte in Europa le quotazioni di gas e luce. Allarme in Germania, prezzi fuori scala in Inghilterra.
I punti chiave
- I rincari a monte.
- Che cosa accade il 1° ottobre?
- Una crescita internazionale. I casi di Inghilterra e Germania.
- Il nucleare, i giacimenti e le rinnovabili non risolvono.
- I 12 miliardi di sovraccosto delle rinnovabili.
I prezzi dell’energia potrebbero crescere tra poche settimane fra il 30% e il 40%, se il Governo o l’autorità dell’energia Arera non interverranno per mitigare le bollette di luce e gas togliendo alcune voci di costo che aggiungono peso alla fattura energetica. Il fenomeno non è italiano e non c’è da immaginare dietrologie cospirologiche o una complottologia per far tornare il nucleare in Italia, come alludono i soliti sospettosi dall’umor nero. Semplicemente, in tutto il mondo e in tutta Europa, la domanda di energia corre all’impazzata, le materie prime faticano a stare al passo con la crescita della produzione, la richiesta di metano usato soprattutto dall’industria è altissima e l’offerta bassa, le fonti rinnovabili non bastano a soddisfare il fabbisogno, le normative ambientali fanno rincarare i costi di produzione.
Più di metà dell’elettricità prodotta in Italia viene dalle centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate con metano. Nell’ Inghilterra che punta sull’energia eolica la mancanza di vento sta facendo volare il costo del chilowattora oltre i 2 euro, un prezzo da primato fuori scala, e prezzi orgogliosi in tutti i Paesi europei , indipendentemente dalle loro fonti energetiche predilette, compreso nucleare o rinnovabili. Chi da anni invoca che vengano chiusi i pozzi di petrolio e gas per ridurne l’offerta e far salire i prezzi ha centrato in pieno l’obiettivo. In Italia, ai costi all’ingrosso, si aggiungono le spese di distribuzione e trasporto, le tasse, le addizionali, gli oneri per finanziare la ricerca elettrica, smaltire l’eredità nucleare, finanziare le fonti rinnovabili d’energia. In particolare, gli incentivi alle fonti rinnovabili d’energia pesano sulle bollette finali degli italiani circa 12 miliardi di euro l’anno.
I rincari a monte.
Qualche indicazione molto sommaria per avere i confronti fra i diversi ordini di grandezza: un anno fa le quotazioni internazionali del metano si aggiravano fra i 20 e i 30 euro per mille chilowattora, oggi sono raddoppiate fra i 50 e i 60 euro; le quotazioni europee Ets delle emissioni di anidride carbonica sono raddoppiate dai 20-30 euro la tonnellata e oggi si aggirano sui 50-60 euro; il prezzo del chilowattora all’ingrosso alla borsa elettrica italiana del Gme un anno fa si aggirava fra i 20 e i 40 euro per mille chilowattora e oggi la quotazione si aggira attorno ai 140 euro.
Che cosa accade il primo ottobre?
Il rincaro scatterà il primo ottobre per un gran numero di consumatori domestici, professionali e industriali. Il primo ottobre comincia l’anno termico, cioè il periodo contrattuale di fornitura industriale dell’energia.
I contratti pluriennali a prezzo fisso sono salvi e i consumatori liberi di corrente elettrica e di gas evitano il rincaro e ne accollano il sovraccosto ai loro fornitori. Ma i contratti di fornitura a rinnovo annuale ora sono arrivati all’aggiornamento di prezzo e sarà impossibile riuscire a tenere contenuti gli aumenti.
Per le famiglie e le piccole attività legate alle tariffe regolate (settore definito di «tutela»), le bollette di luce e gas sono aggiornate ogni tre mesi dall’autorità dell’energia Arera sulla base degli andamenti dei costi di produzione elettrica e del mercato del gas, fra loro strettamente interrelati.
Il rincaro superiore al 30% stimato dal Sole24Ore o vicino al 40% ipotizzato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani non è sul costo finale al consumatore ma sulla sola componente energia , circa il 60% del costo finale. Nel ridurre eventuali oneri e sovraccosti, spostando o riducendo voci che gravano sulla bolletta, il Governo dovrà stare attentissimo a evitare di creare aiuti di Stato nascosti.
Una crescita internazionale. I casi di Inghilterra e Germania
Il rincaro è internazionale. In questi giorni alla borsa elettrica europea Epex le forniture di corrente elettrica all’ingrosso sono carissime, il record è dell’Inghilterra dove le quotazioni spot dell’elettricità si aggirano sulle 400 sterline per mille chilowattora, con punte fino ai 2 euro al chilowattora per le consegne della sera alle ore 20 (1.675 sterline per mille chilowattora). La Germania invece rinvia a dopo le elezioni la botta mostruosa dei rincari energetici: la benzina potrebbe balzare a 2,2-2,5 euro al litro (secondo le analisi del quotidiano Handelsblatt), l’elettricità arriverà a prezzi mai visti e vengono tenuti fermi per non spaventare l’elettore. La Germania, inoltre, sta andando a tutto carbone mentre l’eolico, senza abbastanza vento, è sceso di posizione. Secondo l’ Ufficio federale statistico , nei primi sei mesi del 2021 c’è un boom dei fossili e le fonti convenzionali sono cresciute del +20,9% e sono il 56% mentre il carbone è tornato la prima fonte energetica.
Il nucleare, i giacimenti e le rinnovabili non risolvono.
Il nucleare, che non emette CO2, e le altre fonti non fossili, come le rinnovabili, aiutano ma non bastano a mitigare il fenomeno dei rincari. Come mai la Francia tutta atomica, il Paese industrializzato con il minore tasso di emissione di CO2 al mondo, ha prezzi alti? E prezzi alti nell’Austria idroelettrica? Semplice. I produttori rinnovabili e nucleari quando vendono le loro partite di corrente alla borsa elettrica cercano di spuntare il miglior prezzo possibile e collocano le loro offerte a un valore immediatamente inferiore di quello dei concorrenti fossili, conseguendo così margini interessantissimi per i loro azionisti. Un fenomeno simile anche per chi ha giacimenti, come l’Italia che è ricchissima di metano ma non vuole sfruttare le risorse nazionali: il metano estratto in Italia è venduto a prezzi internazionali, o immediatamente inferiori, poiché le società estrattive cercano di massimizzare il valore del loro bene, così come lo massimizzerà lo Stato al momento di incassare le royalty su quei giacimenti, che sono in percentuale con il prezzo di mercato. Da anni gli ecologisti invocano che vengano sospese le perforazioni e le ricerche di giacimenti, e il loro sfruttamento, in modo da ridurre l’offerta di petrolio e gas e quindi farne salire i prezzi: obiettivo centrato in pieno.
I 12 miliardi di sovraccosto delle rinnovabili.
Ad accrescere i costi ci sono anche i valori delle emissioni di CO2, che sul prezzo finale rappresentano circa un quinto del rincaro. Gli incendi estivi in molte zone di giovane rimboschimento hanno distrutto foreste che erano state piantate per neutralizzar le emissioni di CO2, e questo è uno dei fattori che ha aggiunto punte di rincaro ai prezzi della CO2. Nel frattempo, attenzione. Tra le materie prime rincarano a botta anche quelle per fare i pannelli solari e le pale eoliche: gli investimenti rinnovabili non sono più così convenienti. Secondo gli analisti di Rystad , con questi costi della filiera è difficile garantire gli obiettivi climatici. Tuttavia in questo periodo il freno alle rinnovabili è dato anche dalle lentezze della logistica internazionale per la componentistica e poi per la consegna del prodotto finito. Il costo dei moduli fotovoltaici è cresciuto, ma con un effetto modesto sul costo finito delle centrali solari, mentre sovraccosti più importanti sono dettati dalle condizioni complessive di mercato.
IlSole24Ore