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mercoledì 15 settembre 2021

L’Europa smentisce Cingolani. La CO2 c’entra poco con i rincari. Altro che costi troppo alti per la transizione energetica. Le maxi-bollette si contrastano con il Green Deal. - Laura Tecce

 

Che prezzi di gas ed elettricità siano ai massimi storici, sia per problemi legati alla carenza di offerta sia per effetto del rialzo senza precedenti del costo delle quote di CO2, è un dato di fatto. Come è un fatto che il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani parlando di aumenti in bolletta elettrica del 40%, peraltro senza attendere i dati ufficiali, abbia terrorizzato cittadini e imprese (leggi l’articolo): dal governo dei “migliori” sarebbe auspicabile avere quantomeno la prospettiva di soluzioni alle criticità evidenziate e la capacità di affrontare i problemi superando eventuali ostacoli.

Inevitabili, dunque, le polemiche e i distinguo su quanto affermato dal ministro. In particolare sono i 5Stelle, da sempre sensibili ai temi della sostenibilità, ad auspicare che il processo di transizione ecologica sia completato il più velocemente possibile accelerando l’istallazione delle fonti rinnovabili, l’unico modo per evitare sorprese in bolletta.

MISURE NON CHIACCHERE. “Non c’è tempo da perdere: bisogna varare subito misure adeguate a proteggere famiglie e imprese dall’impennata del costo dell’energia che si ripercuote sulle bollette”, affermano in una nota i deputati del Movimento in commissione Attività produttive, elencando una serie di misure formulate dal capogruppo a Montecitorio Davide Crippa, fra le quali un maggiore ricorso ai fondi derivanti dal maggior gettito prodotto dalle aste Co2 in modo da abbassare i costi a carico dei cittadini o – come accade in la Spagna – istituendo un fondo destinato a coprire gli oneri delle rinnovabili finanziato dai venditori di tutti i settori energetici non rinnovabili.

In ogni caso, quanto sta accadendo sui mercati dell’energia dimostra ancora una volta la necessità di abbandonare le fonti fossili e di puntare con decisione sulle ecoenergie: a fornire in questo senso un assist formidabile ci ha pensato ieri il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue e responsabile per le politiche climatiche Frans Timmermans.

L’ASSIST DALL’UE. Illustrando alla plenaria del Parlamento Ue il pacchetto presentato a luglio per rendere la legislazione comunitaria idonea all’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 – tappa intermedia verso la neutralità climatica al 2050 – Timmermans ha spiegato che le ragioni dell’aumento consistente del prezzo delle bollette dipendono dal rincaro del gas, non dai costi imposti sulla CO2 per decarbonizzare, non mancando però di sottolineare il rischio che “Le misure Ue del Green Deal possano portare ad un aggravamento delle disuguaglianze sociali, in particolare con l’aumento dei costi dell’energia, se questi non verranno compensati da politiche di redistribuzione appropriate da parte degli Stati membri”.

Ergo: il compito della politica è quello di distribuire equamente gli oneri e assicurare che l’effetto sui prezzi non ricada sui più vulnerabili. “Ci sono delle scelte che gli Stati membri possono fare – spiega – ad esempio ridurre l’Iva, ridurre le tasse sull’energia o dare un sostegno diretto alle famiglie per affrontare i rincari dell’energia”. Dal numero due di Palazzo Berlaymont arriva poi un velato riferimento a chi agita lo spettro dei rincari delle bollette come se fosse una evento immodificabile: “Invece che essere paralizzati dall’aumento dei prezzi dell’energia, questo dovrebbe essere uno stimolo ad accelerare la transizione verso le energie rinnovabili approfittando del fatto che i prezzi delle rinnovabili sono rimasti bassi e stabili”.

E invece è proprio il ministro della Transizione ecologica italiano a farne un ennesimo motivo per evidenziare le difficoltà della transizione e non i vantaggi. Peraltro, evidenzia Timmermans, “Se avessimo fatto il Green Deal cinque anni fa non saremmo in questa situazione perché saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale”. Molto più dirette le associazioni Wwf, Greenpeace e Legambiente che – in una nota congiunta – invitano apertamente il ministro Cingolani a “Misurare le parole, a esporre i fatti in modo completo e non per battute e soprattutto a svolgere il compito cui è stato chiamato, cioè attuare la transizione ecologica”, sottolineando come “Questo stillicidio di dichiarazioni che nulla hanno a che fare con il Pnrr e la transizione ecologica impedisce di affrontare la transizione in modo sistemico”.

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