giovedì 25 maggio 2023

RENZI LO STRATEGA DELLA SEGA E IL PNRR. - Gioacchino Musumeci

 

Non sono lontani i tempi in cui Renzi ritirava due ministri innescando la crisi di governo che portò alla caduta di Conte. L'argomento era che il premier e il suo esecutivo non sarebbero stati all'altezza delle sfide all'orizzonte.
Le ragioni erano altre e sinteticamente si può dire che la sommatoria grillini piddini svolgeva un buon lavoro. Conte aveva il merito di aver perfino offerto una seconda chance al Pd che coi grillini avrebbe rovesciato il paradigma della politica fine a sé stessa. Questo sogno, come la storia ha dimostrato, è durato troppo poco anche a causa della diaspora interna al movimento in cui le figure più deboli, abbacinate dal miraggio del potere, sono state corrotte e bruciate. Unico sopravvissuto Luigi Di Maio, patetica figura ormai dimenticata nonostante il ruolo accessorio guadagnato coi servigi a Mario Draghi.
La premessa per introdurre quanto Renzi non ne abbia azzeccata una da quando il referendum lo ridimensionò a l'insufficiente che è. Conte non sarebbe stato all'altezza? Benissimo, durante il governo del magnificente Draghi non un solo punto del PNRR è stato anche lontanamente affrontato perché a dire il vero l'esecutivo, oltre l'impegno nella campagna vaccinale che non commento, era più che altro indaffarato nel preparare il terreno alla demolizione delle due misure grilline principali: il Rdc e il Superbonus.
Come sappiamo Draghi in un impeto di narcisismo infantile, presentò le dimissioni aprendo allo scenario sucida in cui il Pd ha fatto le figura peggiore dai tempi dell'evidentemente incapace Renzi, le cui previsioni di successo dell'invocato Draghi, si scontravano col successo elettorale della Meloni. E qui torniamo alla lungimiranza di Renzi, spacciato da statista presso l'establishment mediatico più bugiardo d'Europa, esclusa l'Ucraina clamoroso caso a parte. La risultante dell'impegno renziano è il governo Meloni, in cui Fitto, Ministro deputato alla gestione fondi PNRR, non fa altro che informare su quanto sia impossibile spendere i fondi per mancanza di progetti, che tra le varie cose dovrebbe redigere proprio la maggioranza con la cabina di regia che avrebbe supportato Fitto. Invece niente di niente.
Eppure di settori su cui progettare e investire ce ne sarebbero diversi, primi fra tutti scuola, sanità e infrastrutture ridotte alla mitologia del ponte sullo stretto di Messina. Ma è chiaro che certi capitoli se di spesa sono indegni, meglio investire nel giro d'Italia: è di oggi la notizia che il campidoglio ha finanziato la tappa romana del giro coi fondi PNRR. Ciò con tanto di contratto tra il Campidoglio e Rcs, e sopra l’intestazione: "Finanziato dall'Unione europea– Next Generation EU". Il Comune ha stipulato un contratto con Rcs: solo la volata sui Fori Imperiali costerà 1,5 milioni di euro e tutto sarà finanziato dall'Europa.
Potremmo orgogliosamente vantare di aver sostenuto il giro coi nostri soldini, dubito molto che la UE finanzi gratuitamente un evento di ciclismo nazionale. Il tutto mentre scompaiono istituti scolastici e si aspetta due anni per una risonanza magnetica.
Stante questo posso affermare che Matteo Renzi ci capisce di politica come mia madre di astronautica, in compenso di fallimenti e marciume ci capisce parecchio, tant'è che da politico del 2% s'è riciclato nel ruolo di direttore di un giornale semifallito, il Riformista, il cui destino con Renzi è del tutto scontato.

Vettuvan Koil.

 

Vettuvan Koil a Kalugumalai , una città panchayat nel distretto di Thoothukudi nello stato del Tamil Nadu , nell'India meridionale , è un tempio dedicato al dio indù Shiva . Costruito nell'architettura Pandyan e nell'architettura scavata nella roccia, il tempio incompiuto fu costruito durante l'VIII secolo d.C. dai primi Pandya . Le altre parti del poggio di Kalugumalai ospitano i letti Jain di Kalugumalai dell'VIII secolo e il tempio di Kalugasalamoorthy , un tempio di Murugan . [1]

Questo tempio scavato nella roccia è notevole per la sua architettura e il metodo di costruzione. Mentre i primi governanti Pandya hanno contribuito a costruire numerosi templi rupestri e in pietra, è l'unico esempio conosciuto di un tempio monolitico dell'era Pandya che è stato scolpito in tre dimensioni, in situ dalla cima del poggio. [2]

Il tempio è mantenuto e amministrato dal Dipartimento di Archeologia del governo del Tamil Nadu come monumento protetto.

Il Vettuvan Koil si trova a Kalugumalai, circa 60 chilometri a nord di Tirunelveli e 20 chilometri a ovest di Kovilpatti . Si trova nel distretto di Thoothukudi nel Tamil Nadu meridionale Il tempio si trova sulla cima di un poggio di pietra sul lato orientale. Si apre e si affaccia a est, ma condivide l'ingresso e un percorso pedonale dal lato ovest del poggio con i Kalugumalai Jain Beds (Highway 187). Il tempio fu costruito nell'VIII secolo insieme ai letti Kalugumalai Jain sotto il patrocinio di Parandhagan Netunjadaiyan della prima era Pandyan. [2] [3]

Architettura modifica ]

Vista dall'alto di Vettuvan Koil

Il tempio è scavato da un'unica roccia in una porzione rettangolare che misura 7,5 m (25 piedi) di profondità. Le incisioni nel tempio mostrano la parte superiore del tempio, con un fondo incompiuto. Le sculture e le incisioni sono indicative dell'arte Pandyan durante il periodo. [3] La roccia di granito sembra un fiore di loto, con colline che la circondano su tre lati. Il vimana (soffitto sopra il santuario) ha nicchie di Parsavadevatas, le divinità assistenti di Shiva, come ganas, Dakshinamurthy raffigurato mentre suona un mridanga , Siva con la sua consorte Uma , ballerini, varie nicchie di Nandi (il toro sacro di Shiva) e animali come scimmie e leoni. Lo storico Sivaramamurti afferma che questo è l'unico sito in cui Dakshinamurthy è raffigurato mentre suona il Mridanga (uno strumento a percussione), mentre in tutti gli altri luoghi è raffigurato mentre suona Veena . Secondo l'epigrafista V. Vedachalam, c'è una spontaneità nelle sculture che indicano movimenti umani naturali come nella scultura di Shiva e Uma dove sembrano parlare come gente comune. [4] Il Vettuvan Koil è un tempio di Shiva incompiuto.

Le altre porzioni del poggio di Kalugumalai ospitano la dimora Jaina dell'VIII secolo (a sud-ovest di Vettuvan Koil) e il tempio di Kalugasalamoorthy all'estremità sud del poggio. [5] [6]

Gli storici hanno equiparato il tempio a templi simili in tutta l'India sulla base della classificazione monolitica e essendo scolpiti in situ da una roccia preesistente. Lo storico KV Soundara Rajan ritiene che il tempio sia simile nell'architettura a quello del tempio Virupaksha a Karnataka di Vikramaditya II durante il 734–44, il tempio Kanchi Kailasanathar costruito da Narasimhavarman II durante il 685–705 d.C. e il tempio Kailasa, Ellora di Krishna I durante il 756– 77. [7] Alcuni storici suggeriscono che le somiglianze nell'architettura siano indicative delle relazioni politiche tra i Pallava ,Rashtrakuta e Chalukya . Questo punto di vista è stato contestato da altri storici. [8]


continua su: https://en.wikipedia.org/wiki/Vettuvan_Koil?fbclid=IwAR2hDMAeRuXNbfNvlniRVHabZvjQZNuZmBuYM3VCBEoAI8kCAg3eXE7RvOI#/media/File:Vettuvan_kovil_temple.jpg

martedì 23 maggio 2023

La leggendaria costruzione della Persia: antichi mulini a vento che funzionano ancora nel mondo moderno. - Jeffrey

 

Entra a Nashtifan, un umile villaggio nel nord-est dell'Iran, e assisterai a un affascinante spettacolo di antiche tradizioni in movimento. Mohammad Etebari, l'anziano custode di questo patrimonio, si prende cura dei pochi mulini persiani ad asse verticale rimasti, testimonianza di una tradizione millenaria.

Con una vita di dedizione, Etebari si impegna a mantenere operative queste strutture storiche. Ma l'avanzare del tempo e il calo dell'interesse da parte delle giovani generazioni rappresentano una sfida. "È l'aria pura e pulita che fa girare i mulini a vento, l'aria vivificante che tutti possono respirare", afferma Etebari, sottolineando la semplicità e la sostenibilità di questa tecnologia di vecchia data.

Realizzati in argilla naturale, paglia e legno, questi mulini a vento, alti circa 20 metri, macinano grano da secoli. Ogni mulino a vento ospita otto camere, ciascuna con sei pale. Mentre i forti venti della zona attraversano le camere, le lame fanno girare le macine, una testimonianza del genio ingegneristico persiano.

L'ingegnoso design, risalente al 500 d.C., si diffuse gradualmente in tutto il mondo, influenzando i successivi progetti di mulini a vento, compresi gli iconici mulini a vento olandesi. Oggi sono simboli del villaggio, tanto che Nashtifan si traduce in "pungiglione della tempesta", riflettendo l'onnipresenza del vento qui.

Questi antichi giganti, tuttavia, producono una produzione modesta. Sfruttano abbastanza energia eolica per trasformare una pietra, ma se collegati a un generatore, produrrebbero elettricità minima, forse insufficiente per alimentare una lampadina.

Riconosciuti come sito del patrimonio nazionale dall'Iran nel 2002, questi mulini a vento continuano ad agitarsi contro la marea della modernità. Tuttavia, il loro futuro rimane incerto. I metodi moderni per macinare il grano hanno reso questi antichi mulini a vento meno essenziali, ed Etebari si chiede chi porterà la fiaccola quando se ne sarà andato. Se nessuno si fa avanti, rischiamo di perdere questa fetta vivente dell'ingegno umano negli annali della storia.

https://dailyviral.net/5836/?utm_source=direct&utm_medium=facebook&utm_campaign=Jeffrey&utm_content=&utm_term=5-2023

lunedì 22 maggio 2023

Una estate al mare. - (Serenella C.)

 

Non esisteva neanche un minuto di noia.
D’estate si tornava a casa solo per mangiare e quando gli adulti ti chiamavano a gran voce dalle finestre. Le scale con il cuore in gola perché si era sempre in ritardo, le ginocchia sbucciate tenute nascoste perché era vietatissimo farsi male, il profumo buono del piatto fumante a tavola che mangiavi senza fare troppe storie pure quando non ti piaceva granché e poi ancora giochi e corse a perdifiato per le strade e nel vecchio cortile di casa. Con gli amici di sempre ma anche quelli dei palazzi accanto. Non era importante conoscersi, sapere il nome. Bastava stare insieme, non occorreva altro. Il resto si inventava.
“Se ti fai male ti do il resto” era il monito più frequente delle mamme ma c’erano pure un paio di classici indimenticabili tipo “ io ti ho fatto, io ti distruggo ” e “vieni qui che non ti faccio niente” scandito a denti stretti e con piglio da generale tedesco.
Una estate al mare, la mamma di una mia amichetta, le urlò dalla riva “se affoghi, ti ammazzo”; indubbiamente medaglia d’oro! Quanto ridemmo…
Mi incanta di tenerezza questo ricordo.
E questa foto, così palpitante di vita e di colori.

DOPO LA DISTRUZIONE DELL’UCRAINA, L’AMERICA PREPARA QUELLA DELLA POLONIA. - Michele Rallo

 

Breve soggiorno romano di Zelensky, appena il tempo di rassicurare Mattarella e la Meloni circa l’immancabile vittoria dell’Ukraina. Piú o meno uguale lo scenario della successiva tappa, a Berlino. Vittoria immancabile – ha ribadito il tizio – ma a patto che l’Italia, la Germania e l’Europa tutta continuino a svenarsi per dotare Kyiev di armi sempre piú potenti e sofisticate; e a patto – ma questo non si puó dire – che USA e Inghilterra continuino a guidare via-satellite i droni ukraini verso bersagli sempre piú arditi, nel tentativo disperato di indurre Putin a reagire oltremisura, prestando il fianco ad una “risposta” della NATO che preluda a una terza guerra mondiale.

L’obiettivo del Deep State americano, infatti, resta sempre quello: una guerra planetaria, forse anche nucleare-tattica (ma da combattersi lontano dal territorio americano, come le due precedenti guerre mondiali), una guerra che annichilisca l’Europa, distrugga la sua economia, ed allontani definitivamente l’incubo di un accordo euro-russo che possa attentare agli interessi – economici e non soltanto economici – degli Stati Uniti e dei Pierini inglesi.

Certo – sia detto per inciso – questa incredibile UE ha fatto di tutto per affossare gli interessi europei a pro degli americani: dalle sanzioni alla Russia (primo passo dell’euromasochismo) fino all’autoflagellazione finanziaria per dare a Zelensky munizioni a profusione (anche con i fondi del PNRR, secondo l’ultima genialata della gentildonna di Bruxelles). Anche i singoli Stati-membri hanno fatto la loro porca figura: e non penso tanto all’Italia, quanto piuttosto alla Germania, che ha financo fatto finta di non sapere che a far esplodere il gasdotto russo-tedesco Nord Stream siano stati gli americani (come peraltro quell’ineffabile Biden aveva fatto intendere poco tempo prima).

Ma lasciamo stare gli inebetiti europei, e torniamo a quelli che muovono davvero i fili dello scenario ukraino: americani e volenterosi soci britannici. O, meglio, questa incredibile amministrazione Biden (speriamo che le prossime elezioni la spazzino via) e coloro che, anche a Londra, condividono il folle progetto di distruggere la Russia come potenza mondiale e di saccheggiare le sue enormi risorse naturali.

Veniamo dunque “a bomba”, è proprio il caso di dire. Che cosa succede in Ukraina? Non ho certo la presunzione di dirlo con sicurezza, non sono un esperto di cose militari. Ma cosí, a naso, la mia sensazione è che la vittoria “immancabile” di cui il comico di Kyiev è venuto a parlare qui da noi, sia molto, ma molto problematica, se non addirittura impossibile. I russi sono in grado di radere al suolo l’intera Ukraina nel giro di ventiquattr’ore. Non l’hanno ancóra fatto (e speriamo che non lo facciano mai) perché mezza Ukraina è russa o filorussa. D’altro canto, i filorussi in Ukraina vincevano le elezioni; almeno fino a quando gli americani non hanno organizzato il colpo-di-Stato (antidemocratico) del 2014.

Perché, allora, Zelensky si agita tanto, perché parla e riparla di quella mitica “grande controffensiva ukraina” che viene misteriosamente rimandata di giorno in giorno? Probabilmente perché sa di essere oramai all’ultima spiaggia. Personalmente – ma è solamente la mia sensazione – credo che Zelensky abbia un’unica via di uscita: quella di far precipitare le cose e di provocare un intervento ufficiale (quello ufficioso c’è giá) della NATO e, conseguentemente, lo scoppio di una guerra mondiale.

Se cosí non dovesse essere, credo che il despota di Kyiev sará presto “posato” dagli americani, e sostituito con qualche altro personaggino disposto a giocare lo stesso ruolo. Non per caso, in questo momento a Varsavia c’è giá chi scalda i motori.

D’altro canto, la Polonia giá in passato è servita al “partito della guerra” anglosassone per provocare un conflitto mondiale. Non lo troverete scritto nei riassuntini di storia ufficiale, ma l’origine della Seconda guerra mondiale è tutta made in England. Germania e Polonia stavano trattando sul contenzioso che le contrapponeva (Danzica e tutto il resto) ed erano vicine a trovare una soluzione di compromesso. Senonché i governanti polacchi furono convocati a Londra e caldamente invitati a rompere le trattative; con la promessa che, se fossero stati attaccati dalla Germania, l’Inghilterra sarebbe accorsa in loro aiuto con tutto il peso della sua enorme potenza militare.

Ebbene, la Polonia abboccó, ruppe le trattative, fu attaccata dalla Germania, venne distrutta e rasa al suolo, ma l’Inghilterra non mandó un solo carrarmato, un solo aereo, una sola nave a difenderla. La Polonia venne cancellata dalla carta geografica, ma in tal modo l’Inghilterra ebbe il pretesto per dichiarare guerra alla Germania, per “allargare” un conflitto regionale e per trasformarlo poi in una guerra mondiale. Le cose sono andate cosí, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma sono cose che non si troveranno mai sui libri di storia “politicamente corretti”.

Cosí come – tornando ad oggi – sui testi ufficiali non verrá mai detto che il conflitto in Ukraina non è cominciato l’anno scorso, con la “operazione speciale” di Putin, ma otto anni prima, quando i proconsoli ukraini degli americani hanno iniziato una vera e propria guerra contro i filorussi del Donbass, provocando 13.500 morti, 35.000 feriti, un milione e mezzo di profughi. E scusate se è poco.

Sono cose note e arcinote. Basta digitare “Guerra del Donbass” su Wikipedia per rinfrescare la memoria. Ma guai a ricordarle nei dibattiti televisivi. La versione ufficiale è che il conflitto in corso sia stato provocato dalla invasione “immotivata” della Russia di Putin. E chi dice il contrario è additato al pubblico ludibrio.

Intanto nella “patria della democrazia” forse qualcuno giá lavora per il dopo-Ukraina. La Polonia – dicevo – è in pole position. Ma non mancano scenari alternativi, come quello della Finlandia che, non a caso, è stata recentemente arruolata nella NATO.

Vorrei sbagliarmi, vorrei proprio sbagliarmi.

https://comedonchisciotte.org/dopo-la-distruzione-dellucraina-lamerica-prepara-quella-della-polonia/

Gli ultrà bellicisti:balle & linciaggi. - Daniela Ranieri

 

BUFALE DA SBUFALATORI - Dopo l’articolo sugli osanna chez Bruno Vespa al leader ucraino, sui social si è scatenata la controffensiva con molte informazioni inesatte o incomplete: in gran parte lontane dalla verità.

Come qualcuno sa, siamo finiti nel linciaggio da operetta di gente molto nota sui social (meno nel mondo reale) per le sue posizioni belliciste – giornalisti e analisti “liberali” – dopo il nostro articolo sull’imbarazzante pagina di giornalismo offerta dall’ospitata su Rai1 di Zelensky, “intervistato” al Vittoriano dai nostri giornalisti di punta, alcuni dei quali smaccatamente asserviti alla narrazione dominante Nato-Usa.

Questi assatanati di guerra, che lapidano chiunque auspichi un negoziato e contesti la narrazione padronale, dopo averci insultato per giorni senza argomenti, hanno visto la luce in un thread di Twitter da cui suggono la Verità e a cui ci hanno ingiunto di rispondere, pena il rogo previsto per i putiniani. Noi non dobbiamo niente a questi provocatori, ma molto ai nostri lettori.

La Senior fellow all’Istituto Affari Internazionali (dalla bio di Twitter) Nona Mikhelidze ha preteso di “smontare” il nostro articolo punto per punto. In realtà ne contesta solo due passaggi, ma facendo molta scena con un sacco di link per creare confusione: quello in cui scriviamo che è inverosimile che il popolo ucraino sia al 100% col governo, altrimenti Zelensky non avrebbe avuto bisogno di mettere fuori legge gli 11 partiti di opposizione, oscurare tre reti televisive, istituire la legge marziale, e il riferimento ai crimini ucraini nel Donbass.

La debunker (“sbufalatrice”) ci controbatte con sondaggi che dicono invece che il popolo al 97% crede alla vittoria dell’Ucraina e al 91% “approva la performance di Zelensky” (sic). A parte che semmai conferma quanto abbiamo scritto, come si fa a discutere con una che dice “questa cosa non è vera perché l’ha smentita la XX”, dove XX è una sigla qualunque? Ci mettiamo a dimostrare che l’IRI, International Republican Institute, che lei cita come fosse la Bibbia, non è imparziale perché è una fondazione di destra? A contestare che l’Ucraina sia un paradiso di democrazia non siamo noi. Citiamo il caso, riportato da Jacobin, di Volodymyr Chemerys, attivista ucraino per i diritti umani: a luglio 2022 agenti del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) gli sono entrati in casa, gli hanno rotto una costola e sequestrato i dispositivi elettronici per reati come la “posizione apertamente filo-russa”, “la critica delle attività delle autorità ucraine” e per aver definito la guerra dal 2014 “un conflitto civile interno”. O dell’autore satirico Jan Taksyur, richiuso per 5 mesi in un centro di detenzione preventiva con l’accusa di tradimento per aver fatto satira sull’élite ucraina, gli ultranazionalisti e la rivoluzione di Maidan. O del pacifista Ruslan Kotsaba, proclamato “prigioniero di coscienza” da Amnesty nel 2015, incriminato per “alto tradimento” prima dell’invasione russa per un video in cui definiva quella in Donbass “guerra civile fratricida” e processato secondo la sua testimonianza più duramente dopo il 24. o2. 2022, etc.. Questo accade a chi dissente, dunque stupisce che oltre il 90% delle persone si dicano d’accordo con Zelensky? E le migliaia di disertori tra i 18 e i 60 anni che sono fuggiti alla coscrizione obbligatoria?

La debunker passa poi all’abolizione degli 11 partiti d’opposizione. Confuta che Zelensky li abbia aboliti, come abbiamo scritto? No, dice che dimentichiamo “di dire che sono filo-russi”. L’accusa è talmente risibile che si auto-annulla: in un Paese dove circa un terzo della popolazione è russa o russofona o russofila, per chi dovrebbe votare, per chi la massacra da 8 anni? Tra gli 11 partiti che Zelensky ha messo fuorilegge, due erano tra i più votati alle elezioni del 2019. Il più grande gruppo di opposizione, l’OPZZh (Piattaforma di opposizione filorussa per la vita), aveva circa il 10% dei seggi: si chiamava così dai fatti di Maidan, ma la maggior parte dei suoi esponenti aveva posizioni filo-ucraine e sosteneva Zelensky in Parlamento.

Nel 2020 l’OPZZh è finito testa e testa nei sondaggi col partito di Zelensky dopo che un suo candidato ha battuto il candidato del partito di Zelensky nelle elezioni per il sindaco della città natale del presidente. I militanti di OPZZh sono stati arrestati ed esiliati. Alcuni, tra cui il vincitore del voto, sono stati uccisi. La debunker ci ricorda che il capo del partito era Viktor Medvedchuk, “che secondo il piano di Putin doveva sostituire Zelensky dopo che i russi prendevano Kyiv”. A parte la comicità dell’espressione “il piano di Putin” (questi analisti parlano direttamente con Putin, hanno una linea rossa col Cremlino), facciamo rispondere Olga Baysha, analista ucraina di formazione statunitense: “Medvedchuk è una figura odiosa. Ma non bisogna dimenticare che i suoi canali tv rappresentavano le opinioni di diversi gruppi nella società ucraina che si opponevano alla guerra dell’Ucraina contro il Donbass e alla persecuzione dei dissidenti”. A ogni modo quello che abbiamo scritto è giusto.

Con analoga superficialità, la debunker dice che le reti tv erano filo-russe. Il giornalista ucraino e leader del sindacato della stampa Serhiy Guz ha detto a Jacobin: “Non sapremo mai qual è la base di queste accuse, qual è il legame con la Russia, perché non c’è alcuna prova che qualcuno dei lavoratori di questi canali televisivi abbia lavorato per l’intelligence russa”.

Quanto ai crimini degli ucraini in Donbass, derubricati a “miti” e “disinformazione”, esistono fonti più autorevoli di noi e di questi linciatori e dilettanti del giornalismo. Il rapporto Osce 2019 (https://www.osce.org/files/f/documents/5/1/430004_0.pdf) sui crimini nel Donbass e le torture dei prigionieri politici in Donetsk e Lugansk; il rapporto OHCHR 2016 sui crimini nel Donbass (https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf); il rapporto Human Rights Watch 2014 sulla distruzione di centinaia di scuole (“Sia Kiev sia i ribelli usano edifici scolastici a scopi militari”); Noam Chomsky, emerito studioso statunitense di origine ucraina: “Gli osservatori Osce avevano segnalato un forte aumento della violenza nella regione del Donbass, che molti, non solo la Russia, denunciano essere in gran parte di matrice ucraina”. Il report di Amnesty International di agosto 2022, dopo tre mesi sul campo di battaglia in Donbass e nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv: “Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili” usandoli come scudi umani, “violano il diritto internazionale e trasformano i civili in obiettivi militari”, cioè la Rada, il Parlamento ucraino,”è venuta meno al dovere di difendere la popolazione”. Più di tutto parla il Vicolo degli Angeli, un complesso commemorativo inaugurato a Donetsk nel 2015 in memoria dei bambini morti nella guerra del Donbass.

Strano che la debunker non debunki il nostro debunking delle bugie di Zelensky sul battaglione Azov, integrato da Kiev nella Guardia nazionale (a Vespa ha detto che era un’invenzione russa: invece risulta da rapporti Osce e da inchieste di Guardian e Bbc) e sulla violazione anche da parte sua degli accordi di Minsk-2. Metodologicamente, tacciando noi di fake news, i calunniatori non si accorgono di accusare fonti pro-Nato. Eticamente, contestando che ci siano stati questi crimini, arzigogolando con link e numeri, si rendono simili a quelli che negano l’Olocausto cavillando se gli ebrei uccisi fossero davvero 6 milioni.

Il nostro pezzo era sull’asservimento della stampa alla narrazione della “vittoria a tutti i costi” ribadita da Zelensky a Vespa che, siccome non è riuscito a portarlo a Sanremo, gli ha regalato l’Altare della Patria (proponiamo per la prossima visita direttamente il Colosseo, dove si può assaporare meglio il sangue). Noi siamo vicini al popolo ucraino criminalmente attaccato da Putin e distantissimi da chi vuole portarci alla guerra atomica. E questo linciaggio ci conferma che siamo nel giusto. Ma siamo solidali con questi soldatini del web: in fondo sono in guerra, che ne sappiamo noi delle privazioni della trincea?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/05/21/gli-ultra-bellicistiballe-linciaggi/7167929/