Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 30 luglio 2022
venerdì 29 luglio 2022
Cosa contiene la borsa misteriosa degli Dei di tanti culti antichi? -
Da Sumer all’America precolombiana: Come è possibile che raffigurazioni di migliaia di anni, mostrano tutte antiche divinità con in mano un oggetto conosciuto come: la borsa misteriosa degli Dei?
Convincenti prove ritrovate negli ultimi due decenni, hanno dimostrato che l’umanità sta passando una specie di amnesia. Le innumerevoli scoperte fatte in tutto il mondo ci ha costretti a mettere in discussione tutto ciò che riguarda l’origine del genere umano, di antiche culture e della storia in generale. Lentamente pezzo per pezzo, abbiamo esplorato e raccolto piccoli pezzi di un enorme puzzle che ci ha guidato nella giusta direzione durante la ricerca di risposte che gli studiosi tradizionali non sono stati in grado di darci.
Come si può spiegare le innumerevoli somiglianze tra le civiltà che hanno abitato la Terra migliaia di anni fa, che sono state separati da decine di migliaia di chilometri?
Quasi tutte le antiche civiltà bene o male hanno seguito lo stesso modello. E come se in qualche modo, antiche culture sono state collegate tra loro migliaia di anni fa.
Uno degli enigmi più interessanti e da capogiro può essere fatta risalire all’antica Mesopotamia, detta la culla della civiltà; dove un motivo misterioso ha spinto molti autori a mettere in discussione la storia come c’è stata sempre insegnata.
La borsa misteriosa.
Gli antichi Sumeri raffiguravano gli antichi Anunnaki con oggetti curiosi. Due degli oggetti più interessanti visti nelle antiche divinità sumeriche erano l’ ‘orologio da polso’ visto su quasi tutte le rappresentazioni, e la misteriosa ‘borsa’ portata in mano dagli Dei.
Curiosamente, se si viaggia per migliaia di chilometri in tutto il mondo dalla Mesopotamia alle Americhe, troveremo che gli antichi Maya, Aztechi e altre antiche civiltà utilizzavano lo stesso motivo quando descrivevano le loro divinità.
Inoltre, se ci troviamo in viaggio in Egitto vedremo che il simbolo Ankh è stato anche portato in giro dagli dei proprio come la borsa misteriosa nell’antica Mesopotamia e nelle Americhe.
Perché civiltà antiche in America, Egitto e Mesopotamia raffiguravano le loro divinità con un oggetto misterioso in mano? È possibile che tutte le antiche culture in America, Egitto e in Mesopotamia sono state visitate dagli stessi “Dei“?
È interessante notare che gli antichi Anunnaki sono stati quasi sempre rappresentati in una forma umanoide, anche se numerosi tratti indicano chiare differenze tra gli Anunnaki e gli esseri umani ordinari, i tratti del viso degli antichi Anunnaki Dei erano sempre ben nascosti grazie alle grandi barbe.
Proprio come gli antichi Sumeri che raffiguravano le loro divinità in forma umanoide, anche per gli antichi egizi, e le diverse culture del continente americano hanno fatto la stessa cosa.
La domanda ovvia è; perché?
Perché antiche culture separate da migliaia di chilometri l’una dall’altra, rappresentavano le loro divinità in un modo quasi identico?
Inoltre, come è anche possibile che gli antichi Sumeri raffiguravano questi esseri con in mano una borsa misteriosa degli Dei, e anche altre persone in tutto il mondo facevano la stessa cosa?
Presso il sito archeologico di La Venta, troveremo una stele di pietra raffigurante l’antico mesoamericana Dio Quetzalcoatl ovvero il “serpente piumato“, che curiosamente tiene in mano la stessa ‘borsa’ che vediamo nelle antiche raffigurazioni sumere.
Ma questo non è l’unico sito in Messico, dove è stata trovata la rappresentazione curiosa.
Se andiamo a Tula, un importante centro regionale che ha raggiunto il suo apice come la capitale dell’Impero tolteca tra la caduta di Teotihuacan e l’ascesa di Tenochtitlan, troveremo le loro enormi statue di ‘Atlantide’, e se osserviamo più da vicino, si può notare che ancora una volta la borsa misteriosa degli Dei è presente.
Se andiamo a Gobekli Tepe , che si trova su una collina a distanza nel sud della Turchia troveremo la stessa cosa.
Gobekli Tepe è uno dei più antichi (se non il più vecchio) antichi templi megalitici sul nostro pianeta. Lì, intricati massicci pilastri in pietra disposti in una serie di anelli che puntano verso l’alto, e fiera di raccontare una storia millenaria; quando diverse civiltà governavano su tutto il pianeta.
Si credeva che queste enormi pietre furono scolpite da neolitici cacciatori-raccoglitori circa 12.000 anni fa, anche se sottolinea recenti prove verso il fatto che, il tempio misterioso, che si compone di tre grandi cerchi di pietra è stato deliberatamente sepolto per un motivo sconosciuto in un lontano passato.
Dopo 13 anni di scavi, gli archeologi che studiano l’antico sito non sono riusciti a recuperare un singolo strumento di taglio della pietra. Nessuno è stato in grado di capire come l’umanità antica ha eretto alcune delle più grandi fabbriche di pietra del pianeta.
La presenza della borsa misteriosa degli Dei, indica che queste due culture erano collegate in modo misterioso?
Perché antiche culture ritraggono i loro Dei che trasportano la borsa misteriosa? Cosa c’era dentro?
E, soprattutto, come è anche possibile che la borsa misteriosa è presente in diverse civiltà in tutto il mondo, che secondo gli studiosi tradizionali non sono mai stati collegati tra loro?
Che cosa succede se gli antichi Anunnaki rappresentati dagli antichi Sumeri, sono gli stessi Dei che hanno visitato gli antichi Maya, Aztechi, Toltechi civiltà olmeca e sono di fatto la stessa cosa?
Cosa ne pensi di questo misteriosa borsa degli Dei rappresentata in varie culture? Pensi che sia solo una coincidenza che questi tre siti, e anche più, sono dotati tutti della stessa cosa?
Che cosa potrebbe essere stato portato dagli ‘dei’ che era così importante che quasi tutte le culture antiche hanno dovuto illustrarla?
Articolo scritto da:Ufoalieni.it
Visto su: portalemisteri.altervista.org
L’uomo rettile della Mesopotamia: un mistero di 7000 anni ancora senza risposta. - Deslok
Il parere degli archeologi tradizionali è pressoché unanime nello stabilire che la storia umana abbia avuto inizio in Mesopotamia, l’attuale Iraq, con la grande civiltà dei Sumeri. Tuttavia, nel sito archeologico di Al Ubaid sono state ritrovati numerosi manufatti pre-sumeri che risalgono a circa 7 mila anni fa, molti dei quali rappresentano enigmatici umanoidi con chiari lineamenti rettili.
La cultura preistorica di Ubaid è vissuta in Mesopotamia tra il 4 mila e il 5,5 mila a.C. Come per i Sumeri, anche l’origine del popolo Ubaidiano è sconosciuta. Essi vivevano in grandi insediamenti costituiti di case di mattoni di fango, sviluppando l’architettura, l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. L’architettura abitativa comprendeva grandi case a forma di T, cortili aperti, strade lastricate, una sorta di anteprima della città sumere. Alcuni di questi villaggi, infatti, hanno cominciato a svilupparsi in città, i templi iniziarono a fare la loro comparsa, così come i grandi edifici monumentali come in Eridu, Ur e Uruk, i siti più importanti della civiltà sumera. Secondo quanto riportato dai testi antichi dei sumeri, Ur era considerata la prima città mai esistita sul nostro pianeta. Come riporta John Black su Ancient Origins, il luogo principale dove sono state ritrovate le insolite statuite si chiama Al’Ubaid. Inoltre, alcune di esse sono state rinvenute anche in Ur e in Eridu. Il primo esploratore a scavare il sito di Al’Ubaid fu Harry Reginald Hal nel 1919. Si tratta di un piccolo tumulo di circa mezzo chilometro di diametro, con un altezza di circa due metri dal suolo. Lo scavo portò alla luce diverse figurine maschili e femminili in diverse posture e nella maggior parte dei casi sembra che indossino una sorta di casco e che abbiano un qualche tipo di imbottitura sulle spalle. Altre figurine reggono una sorta di scettro, forse un simbolo regale e di potere. Il fatto più curioso è che i lineamenti dei volti delle statuine hanno sembianze rettili, con lunghe teste, occhi a mandorla e il naso molto simile a quello delle lucertole. Tra le statuine più strane ci sono alcune figurine femminili che reggono in braccio un lattante con le sembianze di una lucertola.
Cosa o chi esse rappresentino esattamente è del tutto ignoto ai ricercatori. Secondo alcuni archeologi, le posture, come quella che rappresenta l’allattamento al seno femminile, non suggeriscono che si tratti di oggetti rituali. Ma allora perchè questo antico popolo decise di rappresentare degli individui dai tratti rettiliani? Chiunque rappresentassero, sembra che fossero particolarmente importanti per la cultura di Ubaid. Come segnalato in un posto precedente, il serpente è un simbolo molto importante per la cultura umana. Molte popolazioni antiche rappresentavano le loro divinità ‘venute del cielo’ sotto forma di essere rettiliani. Nel pantheon delle divinità sumere figura Enki, la divinità dei mestieri, del bene, dell’acqua, del mare, dei laghi, della sapienza e della creazione. Enki, in alcune rappresentazioni, appare come un essere metà uomo e metà serpente. Il significato del suo nome dovrebbe essere “signore della terra”. Egli era il custode dei poteri divini chiamati Me, i doni della civilizzazione dei quali avrebbe beneficiato l’umanità.
La sua immagine è un serpente con una doppia ellisse, o Caduceus, molto simile al Bastone di Asclepio. Secondo l’opinione di alcuni autori, non sorprende che il simbolo di Enki sia stato poi usato come simbolo della medicina, data la sua sconcertante somiglianza con la doppia elica del DNA.
I Sumeri rappresentano la prima popolazione urbanizzata al mondo. Erano i discendenti di un’etnia della Mesopotamia meridionale (l’odierno Iraq sud-orientale), autoctona o stanziatasi in quella regione dal tempo in cui vi migrò (attorno al 5000 a.C.) fino all’ascesa di Babilonia (attorno al 1500 a.C.). Il termine Sumero è in realtà il nome dato agli antichi abitanti della Mesopotamia dai loro successori, il popolo semitico degli Accadi. I Sumeri, (o Shumeri da Shumer) infatti, chiamavano se stessi sag-giga, letteralmente “la gente dalla testa nera” e la loro terra Ki-en-gi, “luogo dei signori civilizzati”. Il sistema religioso dei sumeri era un complesso pantheon abitato da centinaia di divinità. Secondo gli antichi testi religiosi sumeri, gli dei e gli esseri umani vivevano insieme sulla Terra. Ogni città sumera era ‘sorvegliata’ da un proprio dio, e gli esseri umani erano impiegati come servi degli dei. Tuttavia, quando si legge il mito della creazione sumero, ritrovato su una tavoletta di Nippur, un’antica città mesopotamica fondata nel 5 mila a.C., si apprende qualcosa di interessante. La creazione della Terra (Enuma Elish) secondo le tavolette sumere è avvenuta così:
Quando in alto il Cielo non aveva ancora un nome, E la Terra, in basso, non era ancora stata chiamata con il suo nome, Nulla esisteva eccetto Apsû, l’antico, il loro creatore, E Mummu e Tiāmat, la madre di loro tutti, Le loro acque si mescolarono insieme E i pascoli non erano ancora formati, né i canneti esistevano; Quando nessuno degli Dei era ancora manifesto. Nessuno aveva un nome e i loro destini erano incerti. Allora, in mezzo a loro presero forma gli Dei.
Sla. Nuova luce su uno dei meccanismi alla base della malattia. Lo Studio dell'Università di Firenze.
Pubblicata su Science Advances la ricerca internazionale guidata dall’Università di Firenze in collaborazione l’Università di Genova e confinaziata da AriSLA e CR Firenze. Classificati e quantificati i depositi della proteina (TDP-43) che, in modo anomalo, si sposta fuori del nucleo dei motoneuroni, le cellule nervose che dal cervello trasmettono lo stimolo ai muscoli per la loro attivazione. La ricerca apre prospettive su possibili bersagli farmacologici per combattere la Sla.
28 LUG -Nuovi risultati dagli studi in laboratorio su uno dei meccanismi alla base della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Si è giunti alla classificazione e quantificazione esatta dei depositi di una precisa proteina (TDP-43) che, in modo anomalo, si sposta fuori del nucleo dei motoneuroni, le cellule nervose che dal cervello trasmettono lo stimolo ai muscoli per la loro attivazione.
È il risultato della ricerca pubblicata su Science Advances e guidata da un team di biochimici dell’Università di Firenze, in collaborazione con un gruppo dell’Università di Genova [“A quantitative biology approach correlates neuronal toxicity with the largest inclusions of TDP-43”]. La ricerca è stata cofinanziata da Fondazione AriSLA, ente non profit che finanzia gli studi su questa patologia, e con fondi del Bando Fondazione CR Firenze – Università di Firenze sulle malattie neurodegenerative.
“Abbiamo riprodotto in laboratorio il meccanismo patogenetico che riguarda i motoneuroni: le ricerche sulla SLA – spiega il coordinatore dello studio Fabrizio Chiti, ordinario di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche dell’Ateneo fiorentino – ci dicono che nella grande maggioranza dei casi la proteina TDP-43, che svolge la propria funzione nei nuclei delle cellule, si deposita in forma di inclusioni al di fuori del nucleo dei motoneuroni, nel citoplasma delle loro cellule. Ciò comporta due conseguenze negative: viene a mancare la proteina funzionale nel nucleo e queste inclusioni proteiche si accumulano nel citoplasma con azione nociva. La conseguenza è che il paziente con SLA non riesce a muovere i propri muscoli a causa del malfunzionamento dei motoneuroni”.
“Riproducendo questo meccanismo in cellule in coltura simili ai motoneuroni, grazie alla microscopia confocale STED (Stimulated emission depletion) e alla sua alta risoluzione – spiegano le ricercatrici Roberta Cascella e Alessandra Bigi, entrambe prime autrici del lavoro – abbiamo isolato e contato nel tempo una per una le inclusioni di TDP-43 attribuendole a classi in base alla dimensione. Attraverso un modello matematico e un’analisi di global fitting che include tutti gli andamenti temporali osservati per le varie classi, è stata descritta la formazione nel tempo di tutte le classi di inclusioni, identificando le inclusioni maggiormente responsabili della malattia”.
“E queste sono risultate essere quelle di grandi dimensioni, a differenza di quanto succede nella maggior parte delle malattie neurodegenerative”, sottolinea Cristina Cecchi, componente del team fiorentino.
“Si è scoperto anche che per la degenerazione dei motoneuroni giocano un ruolo la perdita di proteina nel nucleo per il 60% circa, e, per il 40% circa l’accumulo nel citoplasma di TDP-43”, continua Fabrizio Chiti.
Lo studio ha permesso inoltre di capire che le inclusioni più grandi sono “attaccate” dai sistemi protettivi di controllo di qualità presenti all’interno delle nostre cellule (proteasoma e autofagia), che tuttavia non riescono a eliminarle del tutto e a risolvere completamente il problema.
Il lavoro è stato eseguito con la collaborazione del gruppo di Katia Cortese all’Università di Genova. Vi hanno partecipato anche gli studenti in tirocinio a Firenze Dylan Giorgino Riffert ed Emilio Ermini.
La ricerca apre interessanti prospettive su possibili bersagli farmacologici per combattere la SLA, malattia altamente debilitante di cui si stimano affetti 6mila pazienti all’anno solo in Italia, soprattutto fra i 40 e i 70 anni di età (fonte AISLA).
“Siamo molto felici degli esiti di questo studio da noi supportato – commenta il Presidente di Fondazione AriSLA Mario Melazzini – perché ci confermano quanto sia importante investire in ricerca di base per comprendere al meglio i meccanismi scatenanti la malattia e per potere costruire risposte mirate alle manifestazioni cliniche della SLA. Il nostro impegno è continuare a sostenere il prezioso lavoro dei ricercatori e contribuire insieme a loro a compiere nuovi passi in avanti”.
“Risultati come questo – afferma Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze – accendono un riflettore sull’importanza di investire nella ricerca. Fondazione CR Firenze sostiene le carriere dei ricercatori con circa 120 assegni/borse di ricerca ogni anno e grazie a bandi specifici, in questo caso quello sulla malattie neurodegenerative finanziato per due annualità e per un totale di un milione di euro, contribuisce a sviluppare nuovi studi o realizzare infrastrutture di ricerca innovative. I nostri complimenti al team che ha aggiunto un tassello importante per comprendere una delle patologie neurodegenerative più complesse e invalidanti”.
giovedì 28 luglio 2022
Estate, vacanze, sorpassi. - Ettore Zanca
Estate, ci si alterna nelle partenze e nei ritorni. I buontemponi che postavano foto incantevoli scrivendo “eh che brutta vita”, tornano a fare la vita di prima, perchè non è che avessero svoltato, ma semplicemente avevano 10 giorni di ferie e a turno come i criceti, si scende e si sale sulla ruota. Tutti. Ma quello che più si nota è che le autostrade sono invase da masse di ritorno a casa e di partenza. Macchine piene di capifamiglia che per qualche ora conteranno qualcosa perché portano la propria tribù da qualche parte. Si spera compresi gli animali che chissà perché a un certo punto della stagione hanno lo stesso valore di poro nonno senza la pensione. superflui. La faccia è quella di chi è al volante e controlla tutti. Onnipotente come quando riesce a stappare la bottiglia di salsa alla moglie, o le aggiusta la presa del forno. “Se non ci fossi io…”. Poi magari la moglie nella vita di tutti i giorni è abile al volante che Verstappen è una suora. Ma l’autostrada è loro, tutta. E l’aria è quella di Thanos che sta per schioccare le dita disponendo delle sorti umane. In tutto questo c’è una pratica che ogni estate si ripete: il sorpasso. Ha più tipologie. Qui provo a illustrarne alcune.
Sorpasso rusticano - comincia con una lampeggiata alla macchina davanti, che però non vuole saperne di spostarsi, quando lo fa, ingaggia con chi lo ha sorpassato una gara a chi si supera di più fatta di sguardi torvi e maledizioni. Di solito si conclude con un arrivo all’autogrill dove i due sorpassanti nomineranno i baristi come padrini e si sfideranno a colpi di panino Apollo sullo spiazzo antistante la scritta gigante, tra ali di folla urlante.
Sorpasso scanner - Chi sorpassa non si accontenta di aver fatto retrocedere il rivale, ma vuole guardarlo, capire come è fatto, intuire i suoi sentimenti da finestrino a finestrino.
Sorpasso Wembley 2021- Quello fatto dal furbo di turno che con tre corsie ingorgate, si fionda in quella di emergenza guadagnando metri. Ma ogni tanto il dio del Telepass interviene e castiga. Dopo qualche chilometro il coglionauta viene fermato dai poliziotti, che gli fanno una multa larga quanto un tappeto persiano e del valore dello stesso, come cucito da Serse in persona. Viene chiamato così, perchè il resto degli automobilisti che passano ad incedere lumachesco davanti alla scena del multone srotolato, scendono dalle macchine e tra perfetti sconosciuti si abbracciano, come alla finale degli Europei al rigore parato da Donnarumma.
Sorpasso del navigatore rincitrullito- Mentre vi trovate in tratti di autostrada recenti, il vostro navigatore non li riconosce e li scambia per strade urbane, urlando repentino “tra due millimetri gira subito a destra!!”. Se si è lobotomizzati e storditi dall'ennesima replica di Peppa pig sparata dal tablet dei bimbi dietro, si finisce pure per obbedirgli, ritrovandosi dentro al cantiere di Sasso Marconi non si sa come, tra le urla di automobilisti ed operai che provano a indovinare il mestiere di madri e le doti morali dei padri.
Sorpasso sinusoidale - Chi lo fa, di solito, è contemporaneamente impegnato a chattare, stare su Facebook, farsi un selfie per Instagram, indossare occhiali da sole fighi e daggiovani, pur avendo cinquant’anni, il risultato è che non vede una beneamata fava, ha il telefono in mano e si becca l’augurio e l’auspicio degli altri di andare quanto prima a chiedere l’amicizia al guard rail o a chattare con un platano. Possibilmente rimanendo illesi che qui non si augura il male a nessuno.
Sorpasso T-rex - Il sorpasso che richiede impegno, in quanto il sorpassante ha la macchina meno potente del sorpassato, che da perfetto estronso (come diceva Herrera ad un giornalista), invece di agevolarlo, accelera quel tanticchia che fa venire le extrasistole all’altro per completare la manovra. Il risultato è che il sorpassante si appiccica al volante con le mani cortissime quasi a spingere manualmente da dentro la sua povera carretta. Assumendo una posa col braccino corto simile proprio al tirannosauro.
Sorpasso Moby Dick - come il mitico capitano Achab che d’improvviso vede la balena bianca, così scorgiamo all’ultimo momento l’autogrill dove fermarsi assolutamente per pressione vescicale di tutta la famiglia ormai oltre la guardia, o lo svincolo che assolutamente dovevamo prendere. Segue manovra in diagonale, azzardata, con un pizzico di marcia indietro e arpioni di ancoraggio al cartello di uscita, bilanciamenti da un lato dell’intera figliolanza per spingere la macchina nella direzione giusta e infine, bestemmie da vecchi lupi di mare di chi ci stava dietro in corsia, molto colorite nevvero.
Sorpasso alla cieca - bagagliaio pieno fino all’inverosimile, zainetti Seven e Winny The Pooh schiacciati sul vetro, visuale azzerata dietro, si attua uno studio delle correnti e si mette in funzione il senso di ragno per captare il minimo rumore diverso, poi si affronta il sorpasso e il rumore diverso arriva. Urlato dalle macchine dietro e con le mani tese a simulare corna di cervo che esce di foresta, come diceva Boskov.
Sorpasso Mattarella o fantasma - Tecnicamente non esiste. Per farlo bisognerebbe riuscire a partire. Ma varie liti familiari e di governo impediscono anche solo di mettere i bagagli in macchina e quindi si resta a casa a cercare di comporre le cose al meglio e curnutiando tutti perché si perde la caparra della vacanza.
Sorpasso a figa di coniglio - Nessuno davanti al sorpassante, nella corsia di mezzo, potrebbe procedere tranquillo, velocità media, ma no, deve andare in terza corsia, perchè non si dica che non sfidi la sorte. Infatti la sfida, a colpi di chitemmuort esclamati da chi va più veloce. Si chiama “a figa di coniglio” perché definirlo “a cazzo di cane” pareva brutto.
Sorpasso tra gentiluomini (gentlemen’s sorpass) - Leggenda narra che esista, una macchina mette la freccia, va nella corsia apposita, la macchina davanti è più lenta, il guidatore di quest’ultima se ne avvede, alza la mano in segno di scuse e mette la freccia per rientrare, il sorpassante guarda e dona un sorriso, restituito dal sorpassato. Dicono esista. Ma nessuno lo vede fare dai tempi delle 126 Camelot.
In ogni caso, scherzi a parte, pensiamo che guidare è più importante che stappare un barattolo di salsa, abbiamo spesso in macchina un carico importante che in breve riassume la nostra vita, le persone che amiamo. Buon rientro e buona partenza. A tutti i sorpassanti. E non abbandonate gli animali. Ché se no le bestie non sono loro. Siete voi.
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lunedì 25 luglio 2022
Galles: trovate prove preistoriche nella grotta sotto il castello di Pembroke, resti di mammut e civiltà di oltre 10.000 anni. - Luigia Bruccoleri
La grotta sotto il castello di Pembroke in Galles contiene prove risalenti a 10.000 anni fa. Gli archeologi hanno già trovato ossa di renne e mammut lanosi nella grotta calcarea.
Qualche giorno fa in Inghilterra sotto il bellissimo castello di Pembroke, nell’omonima contea del Galles meridionale, gli archeologi hanno fatto un’importante scoperta: dei resti di mammut lanoso. Nella grotta sottostante il castello che ha dato i natali al famoso Enrico VII nel 1457, un sito chiamato Wogan Cavern, sono stati portati alla luce importanti reperti e fossili del periodo Mesolitico.
A guidare gli scavi, per scoprire parti della grotta nascoste da oltre 10.000 anni ci sono il dottor Rob Dinnis dell’Università di Aberdeen e il dottor Jenni French dell’Università di Liverpool, finanziati dal Natural History Museum e dalla British Cave Research Association.
Il primo ha dichiarato, come leggiamo su alcuni media inglesi: “Siamo incredibilmente entusiasti degli scavi di quest’anno. Prima del nostro lavoro non si sapeva quasi nulla dell’archeologia di Wogan Cavern. Si è pensato a lungo che la grotta fosse stata scavata durante il periodo medievale, quando faceva parte del castello, o durante gli scavi di antiquariato vittoriani molto scarsamente registrati. Il nostro lavoro dimostra che non è così. Invece ora è chiaro che la grotta ha un reale potenziale come sito preistorico.”
Il team di circa 20 archeologi esaminerà in che modo la grotta è stata utilizzata dagli umani dell’età della pietra e dagli animali preistorici, e il tutto rende ancora più interessante questo luogo pieno di storia; Jon Williams, direttore generale del castello di Pembroke, ha infatti dichiarato: “In un mondo ideale, renderebbe l’intero sito un po’ più interessante in termini di storia. Non sarebbe solo medievale. Se le persone potessero venire a Pembroke e tornare anche all’età della pietra, sarebbe davvero molto interessante e potrebbe portare più turisti a Pembroke.”
domenica 24 luglio 2022
Non c’è il 2 senza il 3. - Marco Travaglio
Il nuovo video di Grillo ha finalmente toni giusti e contenuti ragionevoli. Ma con un elemento mancante e uno di troppo. Mancano le scuse per l’errore fatale di aver scambiato Draghi per “grillino” ed esserglisi arreso senza neppure far valere la maggioranza relativa per fissare ministeri chiave e punti programmatici irrinunciabili. A quell’errore, a cascata, ne seguirono altri: l’attacco sgangherato a Conte dopo avergli offerto la leadership, le telefonate con Draghi per spingere ministri e parlamentari a votare le controriforme che stracciavano le bandiere 5Stelle, il ritardo nel denunciare gli inviti del premier a far fuori Conte e financo ad appoggiare la scissione Di Maio, la pervicacia nel difendere fino all’ultimo un governo indifendibile. Così l’identità è sbiadita e il M5S, senza più entusiasmo, è diventato una pentola in perenne ebollizione fra guerre per bande e defezioni, intaccando alla lunga il consenso personale di Conte. L’elemento di troppo nel video viene da sé: il limite dei due mandati come dogma. In condizioni normali, lo sarebbe, la politica non è un mestiere dalla culla alla tomba. Ma le condizioni non sono normali, anche per colpa di Grillo: si vota fra due mesi, ci sono pochi giorni per formare le liste e lui stesso riconosce che “abbiamo tutti contro”. Quindi à la guerre comme à la guerre. Pertini diceva: “A brigante, brigante e mezzo”.
Per combattere ad armi pari con gli altri, l’unica soluzione sono le liste miste. Giusto privilegiare candidati con uno o zero mandati. Ma, in cima alle liste, Conte dovrebbe potersi avvalere di altre figure riconoscibili, purché gl’iscritti le approvino: le bandiere dell’identità evaporata appresso a Draghi. Il doppio mandato, se svolto con disciplina e onore, può portare anche al terzo (non di più). Parliamo di Bonafede, Fico, Fraccaro, Taverna, Dadone e pochi altri, che non possono mancare accanto ai big al primo giro (tipo Patuanelli, Catalfo, Costa e Di Battista) e alle ex sindache Appendino e Raggi (che già hanno la deroga). Non solo per premiare chi ha combattuto e pagato a caro prezzo: nel migliore dei casi, il dileggio e il linciaggio; nel peggiore, le minacce criminali e la scorta. Ma anche per rivendicare riforme e condotte che corrispondono a quei nomi, apprezzate anche da tanti che non votavano M5S o hanno smesso quando li han visti in quel governo contro natura. Quei nomi, poi, garantiscono impegno e attaccamento alla maglia molto più di nuovi peones che, alla prima sirena, potrebbero voltare gabbana. Come disse Gianroberto Casaleggio a Di Battista nel 2016 per convincerlo a lasciare la Camera e a correre come sindaco di Roma in barba alle norme interne, “le regole sono al servizio del Movimento, non viceversa”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/07/24/non-ce-il-2-senza-il-3/6740573/