domenica 29 maggio 2011

Equitalia: "stop procedure esecutive"

Federcontribuenti: «Battaglia vinta, ora bisogna vincere la guerra»

La Federcontribuenti informa della decisione presa da parte del presidente di Equitalia, Attilio Befera, di fermare, momentaneamente, tutte le procedure esecutive nei confronti dei contribuenti italiani. Il commento a caldo del presidente Finocchiaro: «Atto dovuto. Adesso, per risolvere a monte il problema, occorrono riforme fiscali e tributarieprogettate con la collaborazione di tutte le parti, compresa la nostra». Dopo le barricate, la rabbia dei colpiti, l'escalation di mobilitazioni su scala nazionale e tenendo conto dell'incredibile numero di cause civili avviate contro Equitalia e che stanno congelando i tribunali italiani, la stessa ha deciso di intervenire fermando tutte le esecuzioni e annunciando un intervento legislativo per garantire una maggiore flessibilità' nell'attività di riscossione fiscale. Il documento sarà martedì prossimo in discussione in commissione Finanze della Camera. La preoccupazione della Federcontribuenti sta nella velocità in cui tutto si sta compiendo: «fermare le esecuzioni era inevitabile ma, sentiamo parlare di testi di legge già pronti e questo ci preoccupa in quanto se venisse a mancare condivisione e collaborazione tra le parti potrebbe trattarsi di una montatura. Oppure, di propaganda prima del ballottaggio».

Quel che teme l'organizzazione è che a seguito di questa crescente e preoccupante ondata di rabbia contro Equitalia si sia voluto, con questa mossa, raggelare l'insorgenza civile, calmare le acque e salvare i ballottaggi. Inoltre, segnala la Federcontribuenti, si parla solo di imprenditori in crisi ma ci si dimentica delle famiglie italiane, «la prepotenza di Equitalia non colpisce duramente solo gli imprenditori vittime della crisi, ma, anche le famiglie e anche queste subiscono cartelle esattoriali e procedure esecutive al limite della legalità». La risoluzione annunciata, inoltre, propone l'invio di solleciti solo in caso di importi entro i 2mila euro; elevazione a 20mila euro della soglia al di sotto della quale non e' possibile far scattare l'ipoteca o l'espropriazione e prevedendo la comunicazione preventiva in caso di prima casa; la riforma del meccanismo di calcolo delle sanzioni tributarie, "in particolare escludendo forme di anatocismo". Finalmente si ammette la pratica anatocistica sul calcolo delle sanzioni. Tutto questo, perFedercontribuenti, non basta e non risolve il problema alla radice. Una buona riforma fiscale e tributaria va scritta a più mani e deve essere ad ampio raggio.

Secondo il presidente Finocchiaro sono altre le misure da adottare: prima di tutto vietare di portar via la casa a chi non possiede altri immobili ed elevare comunque la soglia dei ventimila euro. Abbassare, vertiginosamente, i tassi di interesse applicati sulle cartelle esattoriali. Gli imprenditori che lavorano in Italia ma hanno la residenza in nazioni a basso regime fiscale non devono sfuggire al fisco italiano; vanno sanzionati coloro che decidono di chiudere una fabbrica o azienda in Italia per aprire in paesi europei a basso regime fiscale e salariale; bisogna snellire il fisco alle piccole imprese e agevolarle, sempre fiscalmente, nei primi anni di vita e soltanto a chi non ha altre imprese; far rientrare tutti dal debito fiscale ricalcolando i tassi da usura applicati e allungando le mensilità in base alle fonti di reddito di ognuno;vietare il fermo amministrativo sui mezzi di lavoro. Le tasse si pagano se sei messo in condizione di lavorare. «Intervenire blandamente per scongiurare questa offensiva popolare è pericoloso poiché potrebbe trasformarsi in benzina buttata su un fuoco già acceso, - conclude Finocchiaro -, chiediamo, come maggiore organizzazione nazionale a difesa dei contribuenti, di essere ascoltati in merito alla questione fiscale e tributaria e di avviare urgentemente un tavolo tecnico che ci veda partecipi». Adesso non bisogna cadere preda di facili entusiasmi, bisogna seguire da vicino l'evolversi legislativo «senza abbassare la guardia». Federcontribuenti, a proposito della manifestazione contro Equitalia e per sostenere una valida riforma fiscale, organizzata a Roma per il 16 giugno prossimo, fa sapere: « Se in questa settimana non riterremo sufficienti le misure adottate dal governo, confermeremo la manifestazione e porteremo in piazza , nuovamente, gli italiani, stanchi e vessati».

http://www.agoravox.it/Equitalia-stop-procedure-esecutive.html


Pisapia Moratti : il duello finale.



Bellissime le immagini finali della passeggiata in bicicletta e delle ovazioni spontanee a Pisapia...mi hanno commossa e ridato speranza. Abbiamo bisogno di gente che voglia prendersi cura di noi e non del proprio portafoglio.


Salario medio sotto 1.300 euro


Rapporto Istat sul 2010. Per donne 20% piu' basso.


Lo stipendio netto di un italiano in media non supera i 1.300 euro mensili, una cifra che nasconde, però, la forte differenza che c'é tra uomini e donne, con le lavoratrici che hanno retribuzioni più basse del 20%. Ancora peggio va per gli stranieri, che ricevono una busta paga sotto i mille euro. I giovani, invece, scontano il fatto di essere neo-assunti e nei primi due anni di lavoro il salario medio è di appena 900 euro. E' questa la fotografia scattata dall'Istat sulle retribuzioni nette mensili per dipendente nel 2010. Nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese, l'Istituto calcola, infatti, che lo stipendio medio di un cittadino italiano è di 1.286 euro, frutto di una ricompensa di 1.407 euro per i lavoratori e di 1.131 euro per le lavoratrici; in altre parole le donne sono pagate un quarto in meno.

Sugli stranieri la riduzione è ancora più forte, visto che la busta paga si ferma a 973 euro (-24%). A riguardo l'Istat spiega che "in confronto al 2009, lo svantaggio degli stranieri è divenuto ancora più ampio". Oltre al genere e al passaporto, un'altra differenza sul peso delle retribuzioni la fanno gli anni di lavoro: all'inizio della carriera si parte sotto i 900 euro superando la soglia dei mille solo dopo 3-5 anni di servizio e il tetto dei 1.300 compiuti i 20 anni di attività. D'altra parte, emerge sempre dal rapporto annuale dell'Istat, la spesa che lo stato italiano indirizza agli aiuti al reddito é inferiore rispetto alle quote sborsate nel resto d'Europa. Nel volume si legge, infatti, che "l'Italia si colloca all'ultimo posto tra i paesi Ue per le risorse destinate al sostegno del reddito, alle misure di contrasto della povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale". Stando a dati del 2008, sottolinea l'Istat, "la maggior parte delle risorse sono assorbite da trasferimenti monetari di tipo pensionistico, mentre quote molto residuali e inferiori alla media Ue vengono destinate alle funzioni dedicate - appunto - al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale". Più in particolare, le uscite per protezione sociale sono assorbite per il 51,3% dalla voce 'vecchiaia', mentre solo il 4,7% va alla famiglia, ancora miniore è la fetta dedicata ai disoccupati (1,9%).



Berlusconi: fine delle trasmissioni




Il sogno di molti italiani...


sabato 28 maggio 2011

La Rai impone il canone alle Poste anche per i sistemi di video sorveglianza. - di Giuseppe Pipitone


L'azienda di viale Mazzini ha imposto il canone anche agli uffici postali per il possesso di schermi usati esclusivamente per la video sorveglianza.

Sui conti della Rai devono iniziare a pesare le multe salate che Augusto Minzolini e il suo Tg1 continuano a ricevere dal Garante della Comunicazione. L'azienda di viale Mazzini ha infatti iniziato a "dare una stretta" agli evasori del canone televisivo. Agenti dell' Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza sono stati sguinzagliati in giro per i condomini di tutta Italia a sorprendere famigliole che si godono Vespa senza pagare il canone. Ma non solo. L'azienda del cavallino rampante ha iniziato a fare sentire il fiato sul collo anche agli enti pubblici, mandando gl'impiegati dell'ufficio abbonamenti a recapitare ingiunzioni anche a chi non possiede una vera e propria tv.

E' il caso degli uffici postali. A Palermo la solerte Rai di viale Strasburgo ha intimato le poste a mettersi in regola con il tassa del canone televisivo. Unico particolare il fatto che negli uffici postali non ci sono televisioni ma soltanto schermi per la video sorveglianza. Strumenti che secondo i tecnici Rai potrebbero anche essere collegati all'antenna e sintonizzati su programmi televisivi. A nulla sono valse le proteste dei dirigenti dell'ufficio: per la Rai anche se gli schermi servono per evitare rapine e non saranno mai collegati ai cavi dell'antenna devono comunque pagare il canone. Negli uffici postali palermitani l'ingiunzione ha colpito gli schermi che trasmettevano spot delle stesse Poste Italiane. Anche qui nessun programma televisivo ma la stessa pretesa di pagamento. In pratica la Rai colpisce il mero possesso di un apparecchio indipendentemente dall'uso che se ne faccia. E in certi casi infischiandosene anche dell'apparecchio stesso.

Secondo la legge infatti "chiunque detenga uno o piu' apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni deve pagare il canone di abbonamento TV". La norma che istituisce la tassa è però regolata ancora oggi dal decreto regio numero 246 del 1938, epoca in cui il mezzo di comunicazione più diffuso era la radio e la televisione era appena nata. Oggi non è ancora mai stato chiarito cosa s'intenda con "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". Nel 2007 ci provò l'onorevole Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno, a farselo spiegare presentando un' interrogazione ai ministeri di Economia e Finanze e delle Comunicazioni per sapere per il possesso di quali apparecchi deve essere pagato il canone/tassa della Rai. Interrogazione che però non ha mai avuto risposta. In teoria quindi il canone potrebbe essere richiesto oltre che per la televisione, anche per i computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), il videofonino, il tvfonino, i monitor di qualsiasi tipo , e addirittura per il monitor del citofono, che essendo apparecchio potenzialmente adattabile alla ricezione delle radioaudizioni potrebbe essere candidato ad una multa salata. Da ora in poi prima di rispondere al campanello faremo un po' di attenzione.



Red Ronnie e gli altri ‘megafoni’ di Letizia. - di Thomas Mackinson


Quattro giornalisti hanno seguito la campagna elettorale del sindaco uscente di Milano. Sono gli stessi a cui sono andati contratti e consulenze per oltre 712mila euro di fondi pubblici

I quattro dell’ave Letizia. Alla campagna elettorale del sindaco uscente di Milano hanno contribuito anche i fedelissimi giornalisti che il sindaco Letizia Moratti è riuscita a piegare alla causa della sua rielezione, sempre sotto il peso di una montagna di soldi pubblici con cui li ha resi degli “endorsement” di fatto. Dopo la chiusura delle urne al primo turno, i suoi uomini-megafono erano tutti rinchiusi nella crisis room di via Romagnosi, sede del Comitato per Letizia Moratti, mentre arrivavano i primi dati sul tracollo del Pdl nel capoluogo.

Dietro una porta bianca “interdetta ai non addetti” sedeva Red Ronnie (al secolo Gabriele Ansaloni), titolare di un contratto da 60mila euro l’anno che prevede “lo svolgimento di attività di supporto, strategico e progettuale, tese a rafforzare la presenza del Comune di Milano in ambienti digitali, web e new media”. Peccato che quei soldi pubblici vengano sistematicamente utilizzati nell’interesse privato di Letizia Moratti, in qualità di candidato. Ronnie, come consulente esterno, ha realizzato il canale web e la tv digitale di Letizia Moratti, un’accozzaglia di interviste a domande concordate per darle la volata e svecchiarne l’immagine.

La confusione di ruoli tra sindaco e candidato riguarda anche l’uomo stampa della Moratti, Alessandro Usai (ex Class Cnbc). Il suo contratto prevede un compenso di 625 euro al giorno (277mila all’anno) per “attività di supporto alle strategie di comunicazione del sindaco”. Ancora una volta del sindaco, non del candidato. Eppure Usai è regolarmente a fianco di Letizia nei comizi e nei dibattiti tv. E’ proprio lui il primo a sbiancare per l’uscita a sorpresa di lei su Pisapia ladro e terrorista nel confronto tra rivali su Sky.

Altro reporter arruolato alla causa è Roberto Poletti di Telelombardia. Lui si è occupato di lanciare e dirigere il canale tv di Letizia Moratti “Milano 2015″. Per questo impegno è stato ripagato profumatamente. Non con i soldi di Letizia ma con quelli dei milanesi: Poletti ha un contratto di consulenza da 160mila euro l’anno per la comunicazione strategica della municipalizzata dei trasporti Atm.

Della truppa di intruppati fa parte anche Roberto Pavanello, che di Atm è il responsabile delle relazioni esterne. Ma anche nel suo caso, più che l’immagine dell’azienda, pare stargli a cuore quella di Letizia Moratti.

Durante lo spoglio del primo turno Pavanello, insieme a Red Ronnie, Alessandro Usai e Roberto Poletti – i quattro dell’ave Letizia – dopo tre ore di brain storming dietro la porta bianca hanno consegnato al sottosegretario Laura Ravetto (Pdl) un biglietto. Riportava la prima, attesissima, dichiarazione ufficiale di un membro del governo sugli exit pole che mettevano in croce la Moratti. Una frase, sette secondi, che finiva per risuonare grottesca: “Dai primi dati in nostro possesso possiamo dire che a Milano il Pdl ha tenuto”.



Annarella su referendum, Pisapia, situazione politica italiana ecc.