mercoledì 13 giugno 2012

Contrabbando di oro a Vicenza, evasi 70 milioni.


Vendita 'in nero' di 33 quintali di oro. Quindici denunciati tra corrieri e orafi.


VICENZA - La Guardia di finanza di Vicenza ha scoperto un raffinato sistema di frode nel settore orafo, accertando un'evasione di 70 milioni di euro grazie ad una vendita 'in nero' di 33 quintali di oro che erano stati fatti credere falsamente esportati. Denunciate 15 persone per contrabbando, falso ideologico, appropriazione indebita e reati fiscali. Coinvolti sette rappresentanti doganali di note case di spedizioni di Vicenza e sei aziende orafe.
Le indagini sono state condotte in Russia, a Hong Kong, e in Croazia. I finanzieri hanno ricostruito i flussi finanziari per 36 milioni provenienti da conti cifrati in paradisi fiscali ed hanno recuperato, nell'ultimo biennio, nel settore orafo, una base imponibile di oltre 370 milioni di euro.

Ior, il memoriale di Gotti Tedeschi. Ecco chi non voleva la norma antiriciclaggio.

ettore gotti tedeschi interna nuova

L'informativa  inizia con “caro monsignore” ed era diretta al segretario particolare del Papa, Georg Gaenswein, perché lo facesse avere a Bendetto XVI. Tra gli allegati ci sono documenti diretti al segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone. In un appunto al segretario di Stato si parla anche dei contrasti con il dg Cipriani e di un conto Ior che JP Morgan decise di chiudere a febbraio.

Dieci pagine scritte al computer e poi una cinquantina di allegati, mail, appunti diretti ai vertici del Vaticano. I segreti dello Ior, la norma antiriciclaggio, la volontà di trasparenza del Papa. Il nuovo interrogatorio di Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, da parte degli inquirenti della Procura di Roma, è durato diverse ore. L’ex numero della banca vaticana, “licenziato” solo alcune settimane fa, è stato sentito dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dagli inquirenti che indagano su una ipotesi di riciclaggio relativa all’Istituto per le Opere Religiose. Un secondo appuntamento dopo l’audizione dello scorso 6 giugno quando Gotti Tedeschi era stato sentito a Milano sempre dai magistrati romani dopo la perquisizione ordinata dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica. 
L’ex presidente della banca in quel caso era stato sentito in qualità di testimone indagato in procedimento connesso, quindi con l’assistenza di un difensore perché è iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione alla movimentazione sospetta di 23 milioni di euro, sequestrati nel settembre 2010 e poi restituiti allo Ior. Quel verbale era stato secretato. I magistrati romani si erano precipitati a Milano perché durante la perquisizione dei inquirenti napoletani era stato trovato il documento ora sotto la lente dei magistrati romani.  
Gotti ha risposto a lungo proprio sul memoriale. Un dossier che era stato preparato a inizio di quest’anno per spiegare la sua attività allo Ior da quando era cominciata nel 2009. Il documento inizia con “caro monsignore” ed era diretto al segretario particolare del Papa, padre Georg Gaenswein, perché lo facesse avere a Bendetto XVI. Il memoriale è anche accompagnato da una cinquantina di allegati, tra mail e appunti. Tra gli allegati ci sono documenti diretti al segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone, al cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Aif, autorità di vigilanza finanziaria vaticana, al direttore generale dello Ior Paolo Cipriani. In un appunto inviato a Bertone, Gotti Tedeschi parla anche dei contrasti determinatisi con Cipriani e tocca il nodo relativo a un conto Ior che JP Morgan decise di chiudere a metà di febbraio. Al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che chiede spiegazioni, Gotti sostiene che, a suo avviso, la banca americana aveva giustificati motivi per chiudere i rapporti con lo Ior in quella fase, non avendo ricevuto dall’Istituto le informazioni richieste. Gotti scrive di questo vicenda rispondendo a Bertone, che gli chiese spiegazioni sul perchè la JP Morgan Chase Bank Na, filiale milanese della banca americana, avesse deciso di chiudere il conto n. 1365 – sul quale sarebbe transitato circa un miliardo di euro a partire dal 2009 – il cui saldo, in forza di una clausola contrattuale, veniva portato a zero a fine giornata, con il contenuto che affluiva su un altro conto Ior a Francoforte. Jp Morgan chiese chiarimenti su alcuni pagamenti, dopo di che comunicò che avrebbe chiuso il conto non avendo “sufficienti informazioni per poter continuare a fornire il servizio di pagamenti e incassi”. 
Nel memoriale non si parla di specifici conti, ma si fa un discorso più generale legato al mandato con cui Gotti Tedeschi era stato chiamato allo Ior e che egli vedeva, a suo giudizio, disatteso. Il documento è anche una relazione che fotografa la situazione, con l’intenzione di mettere padre Georg al corrente. In particolare il banchiere ripercorre l’iter della legge antiriciclaggio vaticana, una norma voluta da Benedetto XVI per adeguare la Santa Sede e lo stesso Ior agli standard europei di trasparenza e riferisce dei freni che – sempre secondo la sua ricostruzione – ha incontrato all’interno, specialmente quando si è trattato di passare agli aspetti interpretativi della normativa. Uno dei passaggi più dibattuti è stato infatti quello della retroattività della legge e della possibilità quindi di applicarla ai casi precedenti al primo aprile 2011, data di entrata in vigore. Quanto ai conti, c’è una disamina generale sulle procedure che si sarebbero dovute seguire, procedure che Gotti Tedeschi individua nelle indicazioni fornite dalla società finanziaria Deloitte, con cui – spiega nel memoriale – lo Ior aveva in essere, a questo scopo, un rapporto di consulenza. Ma la collaborazione con l’advisor si è interrotta a luglio perché all’interno del board dello Ior – spiega sempre il documento – furono avanzate critiche sui costi richiesti dalla società.
Oltre al memoriale i pm hanno acquisito nei giorni scorsi un appunto di un paio di pagine che Gotti Tedeschi aveva preparato temendo per la propria incolumità e che avrebbe in quel caso fatto arrivare a persone di sua fiducia, tra cui un avvocato e un giornalista. Gotti Tedeschi temeva di essere ucciso e in un memoriale, trovato durante le perquisizioni dagli uomini del Noe, invitava a cercare determinate carte alle persone cui aveva affidato la documentazione. Gotti in quelle carte spiega come la sua defenestrazione sarebbe iniziata quando avrebbe chiesto spiegazione sui conti di alcuni politici.   

martedì 12 giugno 2012

Più vicini alla chiesa, più lontani da Dio !



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La crisi dei negozi storici chiude anche De Magistris. - Isabella Napoli


La crisi dei negozi storici chiude anche De Magistris


Negozi storici in difficoltà: chiusure per Migliore, Prénatal e Vitale. Murato l'hotel Ponte. I piccoli commercianti ormai sono giunti al collasso per l'apertura dei megastore.



CHIUDONO non solo per la crisi, ma contro di loro c'è anche un mercato sempre più competitivo che premia i marchi internazionali e i colossi della distribuzione. I venti della recessione non risparmiano i big storici del commercio palermitano e i loro dipendenti. 

Lunedì ha chiuso i tre punti vendita la storica cartoleria De Magistris Bellotti, qualche settimana fa ha abbassato la saracinesche in via Libertà la valigeria Vitale, fondata nel 1909. Ma stentano anche realtà più grandi come il gruppo Migliore, che ha abbassato le saracinesche dei negozi Il Giocattolo e Arredo Verde in via Terrasanta e adesso annuncia la chiusura per ristrutturazione del Grande Migliore, l'ipermercato di viale Regione siciliana. E ci sono anche chiusure eccellenti nel settore alberghiero: in via Crispi, l'hotel Ponte ha spento l'insegna e licenziato 20 dipendenti.

Dopo oltre 100 anni di attività, la cartoleria De Magistris ha chiuso tutti i punti vendita in via Gagini, viale Strasburgo e via Leanti e licenziato i 21 dipendenti. "Molti dei lavoratori sono over 50 e non raggiungono i 42 anni di contributi previsti dalla riforma sulle pensioni - spiega Pippo Chiofalo, della Fisascat Cisl di Palermo - ora dopo più di 30 anni di servizio si ritrovano con una sola possibilità di sostegno al reddito come la disoccupazione ordinaria per un anno". E non riceveranno gli stipendi arretrati da ottobre e il tfr, almeno fino a quando non si chiuderà la procedura di liquidazione per cessazione di attività presso il Tribunale di Palermo.
"I piccoli commercianti sono al collasso per l'apertura sconsiderata dei centri commerciali - interviene Tommaso Dragotto, leader del Movimento Impresa Palermo, e candidato sindaco, che ha sollevato sul suo blog il caso De Magistris - la prossima amministrazione comunale non potrà tenere conto di questi drammi lavorativi".

Sui marchi palermitani in difficoltà, i sindacati hanno chiesto l'intervento della commissione lavoro dell'Ars "per salvaguardare i posti di lavoro a rischio". In via Libertà, è stato costretto ad abbassare le saracinesche dell'ultimo punto vendita di famiglia Andrea Vitale, che si trovava a competere con marchi del calibro di Louis Vuitton, Dev Store, Alviero Martini e Prada. "Sono colossi che possono investire in pubblicità - spiega Vitale - purtroppo negli anni l'attività di famiglia giunta alla terza generazione si era già notevolmente ridimensionata: fino agli anni Settanta, impiegavamo una settantina di dipendenti, negli ultimi anni eravamo rimasti in cinque. Speriamo di riaprire in un'altra arteria commerciale e riassumere il personale".

E c'è incertezza pure sul futuro dei 260 dipendenti del Gruppo Migliore, una parte dei quali lavorano con i contratti di solidarietà, a 28 ore e con l'80 per cento di stipendio. 
"I vertici dell'azienda avrebbero intenzione di cedere il punto vendita di viale Regione a Casa Crea o a Mediaworld - dice Mimma Calabrò, segretario regionale della Fisascat Cisl - ma non hanno ancora convocato un'assemblea con i lavoratori per comunicarlo". E se Beppe Migliore, amministratore delegato del gruppo fondato nel 1928 dai fratelli Alessandro e Giovanni Migliore, partendo da un piccolo negozio di ferramenta, si trincera in un secco "no comment", i dipendenti temono il peggio. "Gli stipendi arrivano in ritardo - raccontano - e ora la città è tappezzata di questi cartelloni pubblicitari che nessuno ci spiega". 

In via Lanza di Scalea, nei pressi dal nuovo mega centro di Zamparini, La fabbrica delle Idee, negozio di arredi e bricolage ha licenziato 4 lavoratori: "Su un bacino di 28 persone - racconta Monia Cajolo, segretaria provinciale della Filcams Cgil - il titolare ha spiegato che non poteva sostenere ulteriormente i costi di quattro commessi".

In arrivo anche i licenziamenti per 10 dipendenti dei negozi Prenatal, che chiude le filiali di via Notarbartolo e Partinico. E con la crisi, cresce anche il ricorso alla cassa integrazione: da novembre 2011 a oggi, secondo la Uiltucs - Sicilia, riguarda 1600 dipendenti di 24 aziende del terziario, dal gruppo Gifrab con i negozi Bucalo al grand Hotel Federico II.

Riflessioni in una mattina afosa.




Riflessioni.
Mentre in macchina mi recavo a Palermo, guardandomi intorno, riflettevo.
Le cose vanno male, anzi malissimo, molti negozi hanno chiuso i battenti, non ce l'hanno fatta. Qui da noi ha chiuso Migliore, che era un punto di riferimento dei palermitani, uno dei primi grandi negozi dove si poteva comprare di tutto e che, ultimamente, a gennaio, aveva iniziato lavori di ampliamento della struttura di viale Regione Siciliana. Il progetto puntava a fare diventare Grande Migliore un grande centro commerciale sotto un’unica insegna. Poi, improvvisamente, il 1° marzo, chiude e cede al gruppo di arredi Casa Crea. Ma la cosa ancora più strana è che, mentre Migliore chiude, sorgono tanti altri centri commerciali, ipermercati, Factory Outlet Centre. Si fanno concorrenza tra loro, ma restano in piedi. Come mai?
Poi riflettevo sulle manovre varate dai governi da quando è iniziata la crisi, o per meglio dire, da quando si è incominciato a parlare della crisi economica già in atto da tempo, e mi sono resa conto del fatto che ciò che è stato posto in essere ha solo reso la crisi più preoccupante, più profonda.
Per fra crescere un paese non si mette il cittadino in difficoltà aumentandogli tasse e debito pubblico, gli si dà più respiro, gli si da la possibilità di spendere e, quindi, di creare le basi per altri posti di lavoro. Ma qui stanno solo operando al contrario, pertanto, la domanda che sorge spontanea è: non sono in grado di governare o hanno altre mire?
E se le loro mire sono altre, quali sono?
Dubbi amletici.....



By Cetta

P4, la giunta della Camera autorizza l’uso delle intercettazioni di Verdini


La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha detto sì alla richiesta dei magistrati di utilizzare le intercettazioni che coinvolgono Denis Verdini, nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Il PdL è stato l’unico a votare contro. 
La richiesta della magistratura riguarda 34 intercettazioni. La richiesta del gip di Roma è stata appoggiata da 10 voti a favore e 7 contrari. Per il sì si sono espressi Pd, Udc Lega e Idv. Contrario il Pdl.

CARABINIERI AL LAVORO A BASIANO (MI)



Lunedì 11 Giugno. Questa mattina un plotone in tenuta antisommossa della polizia ha replicato l'attacco dell'8 giugno al picchetto dei lavoratori in sciopero davanti ai magazzini del Gigante, il tutto per cercare di far entrare nell'azienda dei crumiri venuti dall'esterno per lavorare al loro posto.

Hanno sparato lacrimogeni ad altezza d'uomo, spezzato le gambe a due lavoratori e pestato duramente gli scioperanti ferendone una quindicina.

Lo scontro è stato violento: gli operai, soprattutto pakistani ed egiziani, hanno tentato di resistere a mani nude alla carica dei carabinieri ma, di fronte all'armamentario messo in campo dagli avversari hanno dovuto soccombere. I crumiri sono, così, entrati grazie al distaccamento armato dei carabinieri sempre al servizio dei padroni per reprimere la lotta dei lavoratori, questi ultimi erano li a difendere il loro posto di lavoro (90 su 120 lavoratori li vogliono licenziare nel cambio d'appalto delle cooperative ). Alla fine dello scontro hanno arrestato e portato via uno dei delegati dei lavoratori in sciopero.



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