mercoledì 28 gennaio 2015

Rent to buy, comprare casa pagando l’affitto. Ma sulle tasse restano dubbi. - Luigi Franco

Rent to buy, comprare casa pagando l’affitto. Ma sulle tasse restano dubbi

Il decreto Sblocca Italia ha introdotto la nuova modalità di acquisto, che permette di chiedere un mutuo più basso alla banca e dovrebbe rilanciare il mercato immobiliare. Il futuro acquirente è tutelato dal rischio che sull'immobile vengano iscritte ipoteche o che sia ceduto ad altri. Manca però la circolare con i chiarimenti sul trattamento tributario in caso di rinuncia.

E’ una formula per comprare casa in tempo di crisi. Si chiama rent to buy: inizi ad abitare nell’alloggio che hai scelto pagando un canone più alto di un normale affitto, poi dopo un po’ di tempo acquisti l’immobile togliendo dal prezzo complessivo parte di quello che hai già versato. In banca potrai così chiedere un mutuo inferiore. L’acquirente ha una soluzione contro la stretta del credito, mentre i costruttori hanno maggiori opportunità di smaltire l’invenduto. “Ma i vantaggi ci sono anche per il privato che vuole vendere, senza avere un’esigenza immediata di fare il rogito – spiega Enrico Maria Sironi, consigliere nazionale del Notariato –. Con il rent to buy può rivolgersi anche ad acquirenti che al momento non sono in condizione di acquistare, ma lo saranno fra qualche anno”. Un sistema che per Enrico Seta, responsabile della segreteria tecnica del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, è utile a rilanciare il mercato immobiliare: “In Italia il 33% delle compravendite è di tipo sostitutivo, realizzate cioè da persone che decidono di cambiare casa, e il rent to buy favorisce queste soluzioni”. Fin qui le note positive. Solo che, da quando la nuova modalità è stata introdotta quattro mesi fa dal decreto Sblocca Italia, sono rimaste irrisolte alcune questioni di carattere giuridico e fiscale su come metterla in pratica. E il nuovo strumento non è ancora decollato. Così, per rilanciare l’attenzione sul tema, il Consiglio nazionale del notariato ha presentato uno schema contrattuale tipo e un decalogo informativo.
Come funziona il rent to buy? - In un contratto di rent to buy si fondono un contratto di locazione e un preliminare di vendita di un immobile. Il proprietario consegna subito l’alloggio in cambio di un canone, costituito da due componenti: una quota è un canone di affitto versato dal futuro acquirente per il godimento del bene, un’altra quota verrà invece detratta dal prezzo al momento del rogito. Facciamo un esempio: proprietario e futuro acquirente si mettono d’accordo per un prezzo di 100mila euro e un canone mensile di mille euro, 500 dei quali vengono imputati al prezzo e sono quindi una sorta di acconto. Se il rogito si farà dopo cinque anni, all’acquirente resteranno da pagare 70mila euro, perché 30mila sono già stati versati con parte dei canoni.
E se il futuro acquirente cambia idea? - Dopo un periodo di “affitto”, chi ha firmato il contratto come futuro acquirente può cambiare idea e decidere di non comprare più l’immobile. Nel contratto di rent to buy si stabilisce entro quale termine questa scelta debba essere fatta, in ogni caso non oltre i dieci anni. L’acquirente mancato perde tutte le quote versate come acconto o può recuperarne una parte, a seconda delle condizioni del contratto. Per il venditore le quote trattenute sono un indennizzo per la mancata conclusione di altri affari. E se il mancato acquirente, divenuto inadempiente, non se ne va più via? A questo punto il proprietario non deve attivare una procedura di sfratto, ma di rilascio del bene, di solito più veloce e meno costosa.
Che tutele ha chi vuole comprare? - Il contratto di rent to buy va trascritto nei registri immobiliari: il futuro acquirente ha così la garanzia che durante la durata del contratto l’immobile rimarrà libero da ipoteche e non potrà essere venduto a qualcun altro. Se il proprietario è un imprenditore che fallisce, il futuro acquirente è tutelato rispetto ai creditori del venditore, che non potranno pignorare l’immobile.
E le tasse? - Fino al momento del rogito le imposte legate al possesso dell’immobile e le spese di manutenzione straordinaria sono a carico del proprietario dell’immobile, come nel caso di un normale contratto di locazione, mentre le spese condominiali e di manutenzione ordinaria sono a carico di chi abita nell’alloggio. Per quanto riguarda i canoni versati, la parte relativa al godimento del bene viene trattata come un normale affitto, che contribuisce al reddito da fabbricati: il proprietario privato, per esempio, può scegliere tra il regime con Irpef ordinaria e imposta di registro al 2% (da dividere tra proprietario e inquilino) o il regime di cedolare secca. La parte finalizzata all’acquisto viene invece tassata come un acconto sul prezzo di vendita: per esempio al futuro acquirente spetta un’imposta di registro al 3%, mentre le quote versate contribuiranno alla eventuale plusvalenza, su cui il proprietario dovrà versare le imposte nel caso di vendita entro i cinque anni dall’acquisto di un’abitazione non principale.
In attesa della circolare – Dal momento che il decreto Sblocca Italia non ha disciplinato il rent to buy dal punto di vista tributario, ulteriori chiarimenti, riguardanti soprattutto il caso in cui l’acquirente rinunci all’acquisto, arriveranno con una circolare che il vice direttore generale dell’Agenzia delle entrate Eduardo Ursilli ha annunciato per febbraio. Ursilli ha però dato alcune anticipazioni: “Potrebbe accadere che le parti gonfino la parte destinata ad anticipo per sottrarla alla tassazione del reddito da fabbricati. E che il proprietario si cauteli trattenendone una buona fetta a titolo di risarcimento danni. Come agenzia stiamo pertanto valutando la possibilità di considerare la parte trattenuta come parte del reddito da fabbricati”. Per quanto riguarda invece la possibilità che un proprietario scelga il rent to buy per posticipare il rogito dopo cinque anni dall’acquisto di un’abitazione non principale, in modo da non pagare imposte sulla plusvalenza, il vice direttore ha fatto sapere che l’orientamento è di non considerare tale operazione elusiva, ma una lecita opportunità prevista dalla nuova norma.

‘Ndrangheta, maxi operazione: 117 arresti. C’è anche consigliere Forza Italia.

 © ANSA

A coordinare la prima grande inchiesta nella regione, denominata "Aemilia", è la procura distrettuale antimafia di Bologna. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia. In manette anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani. Al centro dell'indagine i rapporti e le infiltrazioni della cosca dei Grande Aracri.

Scacco alla ‘ndrangheta in Emilia Romagna. La Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha disposto 117 arresti: dando vita all’inchiesta “Aemilia“, la prima maxi operazione che ha smascherato le infiltrazioni della criminalità organizzata nella regione del nord, così come già avvenuto in Lombardia (Crimine-Infinito), Piemonte (Minotauro) e Liguria (Maglio). Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia – in inchieste collegate – per un totale di oltre 160 arresti.In manette anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia). I carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano. L’operazione, oltre all’Emilia, ha interessato la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, la Calabria e la Sicilia. Migliaia i carabinieri impiegati, appartenenti ai Comandi Provinciali di Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia.

Le misure cautelari sono state richieste dal sostituto procuratore Marco Mescolini e firmate dal gip Alberto Ziroldi. Le 117 persone finite in carcere sono accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed altro. Tutti reati commessi con l’aggravante di aver favorito l’attività dell’associazione mafiosa.
Tra le persone coinvolte ci sono anche i fratelli del boss già detenuto dal 2013 Nicolino Grande Aracri, Domenico ed Ernesto. Domenico Grande Aracri, avvocato penalista, è stato arrestato nell’ambito delle misure emesse dall’antimafia bolognese. Mentre Ernesto Grande Aracri è uno dei destinatari dei 37 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro. I Grande Aracri sono uno storico clan originario di Cutro (Catanzaro), da anni radicato nella provincia di Reggio Emilia, con infiltrazioni in molteplici settori economici ed imprenditoriali, soprattutto nel business dell’edilizia.
Dall’inchiesta, secondo quanto si è appreso, è emersa la diffusione capillare in Emilia Romagna, e in parte della Lombardia e del Veneto, delle attività della cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri sotto il diretto controllo e la guida di Nicolino Grande Aracri. In manette anche diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell’ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Sarcone, già condannato in primo grado per associazione mafiosa, è stato recentemente destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che gli aveva bloccato beni per 5 milioni di euro.
Sul versante calabrese delle indagini emergono alcuni dettagli sul potere e l’influenza del “locale” di Cutro, feudo dei Grande Aracri. Secondo il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, Nicolino Grande Aracri aveva intenzione di costituire una grande provincia di ‘ndrangheta in autonomia a quella reggina. Questo secondo il magistrato – evidenzia l’importanza che Cutro aveva ormai assunto nella geopolitica delle cosche di tutto il distretto giudiziario di Catanzaro – che comprende anche le province di Crotone, Cosenza e Vibo Valentia – e poteva inoltre contare sui contatti anche con le cosche del Reggino. “Grande Aracri – ha detto Lombardo – si atteggia a capo di una struttura al di sopra dei singoli locali. E’ sostanzialmente il punto di riferimento anche delle cosche calabresi saldamente insediate in Emilia Romagna dove c’era una cellula dotata di autonomia operativa nei reati fine. I collegamenti tra Emilia Romagna e Calabria erano comunque continui e costanti e non si faceva niente senza che Grande Aracri lo sapesse e desse il consenso”. Legami, quelli tra la terra d’origine e il nord, che rappresentano la linfa vitale per i clan lontani dalla Calabria, così come è emerso già in altre inchieste antimafia in Lombardia.
Nell’ambito dell’inchiesta, nel 2012, venne ascoltato come persona informata sui fatti Graziano Delrio, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio e all’epoca ex sindaco di Reggio Emilia. Assieme all’allora presidente della Provincia Sonia Masini e al consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi (nessuno dei tre è coinvolto nelle indagini). Sotto la lente dell’antimafia di Bologna era finita una cena del 21 marzo 2012 tra alcuni politici reggiani – fra cui l’allora capogruppo in Provincia del Pdl Giuseppe Pagliani, oggi arrestato, e il consigliere comunale Rocco Gualtieri – e personaggi ritenuti vicini alla criminalità organizzata. Pagliani spiegò di essere stato invitato alla cena da alcuni imprenditori calabresi per discutere della crisi e delle difficoltà nel settore dell’edilizia e dei trasporti. Tra i presenti Alfonso Diletto, i fratelli Nicolino, Gianluigi e Giuseppe Sarcone Grande ritenuti vicini al clan Grande Aracri, Gianni Floro Vito, Michele Colacino: tutte persone considerate vicine al clan ‘ndranghetista.
Ma gli inquirenti, nel 2012, avrebbero chiesto chiarimenti a Delrio, Masini e Filippi anche sulla processione del Cristo a Cutro datata 2009, quando scesero in Calabria l’ex sindaco Antonella Spaggiari, lo stesso Delrio e Fabio Filippi: la terna dei candidati sindaci che proprio quell’anno dovevano sfidarsi alle elezioni comunali.
Dall’inchiesta di oggi, sottolineano gli investigatori, emerge che la ‘ndrangheta in Emilia ha assunto una nuova veste, grazie all’appoggio degli imprenditori locali. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10:45 presso la procura di Bologna, alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

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martedì 27 gennaio 2015

LA QUINOA: COS’È, COME SI CUCINA, PERCHÉ FA BENE (E NON FA INGRASSARE).




La quinoa è “la madre di tutti i semi”: proprietà nutrizionali elevate, bontà assicurata e versatilità in cucina. 

Sapete perché è così buona e fa così bene? Ecco tutti i suoi segreti.

La quinoa è un alimento particolarmente dotato di proprietà nutritive.

Originaria del Sud America la quinoa è un alimento altamente digeribile,proteico e con poche calorie, dunque adatto ad ogni dieta, dal delicato sapore che ben si sposa con molte preparazioni. 
Contiene fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro e zinco
È anche un’ottima fonte di proteine vegetali. 
Contiene inoltre grassi in prevalenza insaturi

La quinoa, inoltre, è particolarmente adatta per i celiaci, in quanto è totalmente priva di glutine, perfetta sia per gli adulti sia per i bambini.
Tostando i semi di quinoa per qualche minuto prima di bollirli si incrementa notevolmente il sapore di questo “falso cereale“, perché non appartiene alla famiglia delle graminacee.
Può essere utilizzato come gli altri cereali, per preparare zuppe e minestre, o per accompagnare carne e verdure.

Calorie: 368 per 100 gr.
Idee per stupire: con broccolo, pinoli e zenzero creerete una ricetta perfetta per una cena tutta vegetariana!


Immagini: iStockphoto

http://www.leitv.it/cambio-cuoco/prodotti/la-quinoa-cose-come-si-cucina-perche-fa-bene-e-non-fa-ingrassare/

Scoperto un sistema solare con 5 'sosia' della Terra

Rappresentazione artistica del sistema della stella Kepler-444 con i cinque pianeti simili alla Terra (fonte: Tiago Campante/Peter Devine)

Potrebbe dimostrare che la vita nel cosmo è antichissima.


La vita nell'universo potrebbe essere non soltanto molto diffusa, ma antichissima. È lo scenario aperto dalla scoperta di 5 pianeti dalle dimensioni confrontabili a quelle della Terra. Questo sistema solare, antico oltre il doppio del nostro, si è formato infatti 11,2 miliardi anni fa. Annunciato sull'Astrophysical Journal, il risultato si deve al gruppo di ricerca guidato da Tiago Campante, dell'università britannica di Birmingham. 

Il sistema solare 'd'epoca' ruota intono alla stella chiamata Kepler 444 è il più antico che si conosca con pianeti grandi quando la Terra. Quando è nato il nostro pianeta, 4,5 miliardi di anni fa, i mondi rocciosi di questo sistema avevano già una volta e mezzo l'età che ha la Terra oggi.

A scoprire 'l'anziano' sistema planetario è stato il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler, che ha individuato i 5 mondi alieni mentre transitavano davanti al disco della loro stella.

Per Campante la scoperta potrebbe avere implicazioni di vasta portata: ''ora sappiamo che i pianeti delle dimensioni della Terra si sono formati molto presto nella storia dell'universo, e questo potrebbe implicare l''esistenza di forme di vita molto antiche nella nostra galassia''. Oltre che sulle origini della vita nell'universo il risultato potrebbe fare luce sull'era in cui sono cominciati a formarsi i primi pianeti. ''Questa scoperta - rileva - potrebbe adesso aiutare a individuare quella che potremmo chiamare 'l'era della formazione dei pianeti'''.

Amenità.



https://www.facebook.com/lastanzadeisegreti/photos/a.218389288273386.42195.183628481749467/649045368541107/?type=1&theater

Scienziati trovano geni alieni nel DNA umano. - John Stokes




Rappresentazione artistica di testimonianze oculari di Asket, la donna umana extraterrestre
Rappresentazione artistica di testimonianze oculari di Asket, la donna umana extraterrestre, riferimento: www.gaiaguys.net
Un gruppo di ricercatori che lavorano al Progetto Genoma Umano, capitanati dal Prof. Chang, hanno comunicato una sorprendente scoperta scientifica: credono che le cosìddette sequenze non codificanti del DNA umano, ovvero quello che si pensava essere Junk (spazzatura), non sono altro che il codice genetico di forme di vita extraterrestri. 

PROGRAMMATORI EXTRATERRESTRI

di John Stokes

Le sequenze non codificanti sono comuni a tutti gli organismi viventi sulla Terra, dalle spore (muffe) fino ai pesci, come per l'uomo, nel DNA umano esse costituiscono gran parte del genoma totale, come asserisce il Prof. Sam Chang, il capo del Team di scienziati. 

Sequenze non codificanti, originariamente conosciute come "DNA spazzatura", sono state scoperte anni fa, e la loro funzione è rimasta un mistero. 
La stragrande maggioranza del DNA umano è di un altro Mondo. 
Gli apparenti "geni spazzatura extraterrestre" possono solo godersi il viaggio. 
Dopo un'analisi approfondita con l'aiuto di altri scienziati, programmatori informatici, matematici e altri ricercatori, il professor Chang si era chiesto se l'apparente "DNA spazzatura" fosse stato creato da una sorta di "programmatore extraterrestre".
Una più alta forma di vita extraterrestre è stata impegnata nella creazione di una nuova vita e su pianeti diversi.
"I pezzi alieni all'interno del DNA umano - osserva il professor Chang - hanno delle proprie vene, arterie e un proprio sistema immunitario che resiste con forza a tutti i nostri farmaci anti-cancro". 
Il professor Chang stabilisce inoltre che "la nostra ipotesi è che una più alta forma di vita extraterrestre è stata impegnata nella creazione di una nuova vita e su pianeti diversi. 
La Terra è solo uno di questi. 

Forse, dopo la programmazione, i nostri creatori ci crescono allo stesso modo in cui noi cresciamo i batteri in piastre di Petri, non possiamo conoscere le loro motivazioni. 

Potrebbe trattarsi di un esperimento scientifico, o di un modo di preparare nuovi pianeti alla colonizzazione, o si tratta di dare vita all'universo ".

Il Professor Chang indica inoltre che "se pensiamo in termini umani, questi programmatori extraterrestri, stavano molto probabilmente lavorando ad un super codice composto da diversi progetti, e questi progetti avrebbero dovuto produrre varie forme di vita per altri pianeti.

Sono state anche cercate diverse soluzioni. 
Questo Super Codice o Grande Codice, una volta eseguito, non possiede una funzione, ma modificandone le parti e aggiungendone di nuove, una volta eseguito ancora, si possono ottenere dei miglioramenti, via via che ogni volta se ne aggiugono delle parti.

Il team del professor Chang conclude inoltre che, i "probabili programmatori extraterrestri" potrebbero aver avuto l'ordine di tagliare tutti i loro piani programmati e progetti avviati per il futuro, per concentrarsi sul" Progetto Terra " per rispettare una ipotetica scadenza.

I coordinatori del progetto Genoma Umano molto probabilmente, in modo frettoloso, possono aver dovuto ridurre drasticamente "il super codice" e consegnato un programma di base, già preimpostato, destinato alla Terra ". 
Il professor Chang è solo uno dei molti scienziati e ricercatori che hanno scoperto altre origini extraterrestri all'umanità. 
Chang e i suoi colleghi, mostrano che le lacune della "programmazione extraterrestre nel sequenziamento del DNA utilizzato sulla Terra, allo scopo di crearvi vita umana, ha prodotto una crescita senza logica nell'insieme di cellule dando vita a quelle che conosciamo come  cellule cancerogene". 
Chang indica inoltre che "quello che vediamo nel nostro DNA è un programma composto da due versioni: un codice grande e il codice di base. 
Il dr. Chang afferma poi che "il programma completo del DNA" non era scritto in modo completo e corretto per la Terra. 
E' ormai un dato di fatto già verificato nelle ricerche passate e che i geni da soli non sono sufficienti a spiegare l'evoluzione; ci deve essere qualcosa di più in gioco...
"Prima o poi - dice Chang - dobbiamo fare i conti con l'idea incredibile che ogni vita sulla Terra porta con se un pezzo genetico di un parente o cugino extraterrestre e che l'evoluzione non è quello che pensiamo che sia".