giovedì 25 luglio 2019

Il migliore in assoluto.

L'immagine può contenere: una o più persone e testo

Conte sbugiarda Salvini ma nessuno se ne accorge. - Paola Zanca

Appoggiato allo schienale dei banchi del governo, il volto provato, gli occhi inferociti, Giuseppe Conte si accorge di essere solo. È venuto qui, nell’aula del Senato, per informare il Parlamento di quel che sa dell’affare russo. Tutti lo ringraziano, ne apprezzano la buona volontà. Ma è lui stesso a premettere che non può “presagire se questa mia informativa sarà in grado di soddisfare appieno l’urgenza di essere informati” dell’opposizione che ne ha fatto richiesta. Perché del Metropol, delle missioni a Mosca, del ruolo di quel Gianluca Savoini può dire solo quel che risulta dai suoi uffici a Palazzo Chigi. “Non ho ricevuto informazioni dal ministro competente” dice. Eppure le aveva chieste ufficialmente, voleva che Matteo Salvini gli consegnasse per iscritto la sua versione su quell’audio diffuso da BuzzFeed. Il Viminale non ha buttato giù neanche una riga: tutto può tornare indietro e fare male, meglio non lasciare tracce.
Non ha fogli in Aula, Giuseppe Conte. E non ha quasi amici. Lo assiste il titolare dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, qualche poltrona più in là è seduta la collega Giulia Bongiorno, a fine giornata arriva il ministro Giorgio Bonisoli. Poca roba: la maggioranza che lo sostiene, lì, non si vede. I leghisti sono sul banco degli imputati e hanno un solo mandato: buttarla in caciara. Ci riescono benissimo, tant’è che lo stenografico della seduta alle 17.35 segna il punto di non ritorno della discussione: “Bibbiano!”, “Mitrokhin!”, “Soldi all’Unità!”, “Ciaone!”, urla il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, mentre Mosca, Savoini e il Metropol diventano un puntino lontano. Ma non ci sono nemmeno i 5 Stelle, che hanno improvvisato la sciagurata mossa di uscire dall’Aula per protestare contro Salvini: qualcuno esegue l’ordine di Di Maio, molti altri no (si vedono, tra gli altri, Paola Taverna, Primo Di Nicola, Elio Lannutti, Alberto Airola).
Il risultato è che mezzo dibattito si esaurisce a parlare del fatto che non sono venuti ad ascoltare il presidente del Consiglio nemmeno quelli che gli hanno dato la fiducia un anno fa. Se lo ricorda lui, quel 5 giugno del 2018. E in apertura del suo intervento, butta lì l’unica frase che fa davvero indispettire Salvini: “A questo consesso siate pur certi tornerò – dice Conte a Palazzo Madama – ove mai dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata dal mio incarico”. “Le maggioranze non si raccolgono come funghetti. Non mi presto a operazioni di palazzo”, gli risponderà in serata il suo vice: “Malevolo”, è la reazione off di Palazzo Chigi, che fa sapere che ieri mattina Conte aveva incontrato Salvini per avvertirlo di quel che avrebbe detto.
“Chiacchierate di aria fritta”, le giudicherà il leader della Lega. Eppure qualche fatto sul Rubli-gate, Conte lo ha messo in fila. Tre, per la precisione. Primo, Savoini non ha mai avuto incarichi o consulenze con il governo e “tuttavia era presente in una missione ufficiale a Mosca, avvenuta nei giorni 15 e 16 luglio 2018, al seguito del ministro dell’Interno”. Secondo, agli appuntamenti col presidente russo Vladimir Putin – il forum e la cena a Villa Madama – Savoini è venuto su invito di Claudio D’Amico, lui sì “consigliere per le attività strategiche e di rilievo internazionale” del vicepremier Salvini. Terzo, il viaggio di Salvini a Mosca del 17 e 18 ottobre (in contemporanea all’incontro del Metropol registrato) è stato organizzato dal Viminale solo per la partecipazione all’assemblea di Confindustria Russia: il resto degli incontri erano di “carattere privato”.
Conte aggiunge che la sua fiducia nel ministro dell’Interno “non è incrinata”. Eppure sente il bisogno di chiarire che nonostante non abbia motivo di “dubitare” di possibili “deviazioni rispetto ai nostri interessi nazionali”, la “piena garanzia” che questo non sia avvenuto la dà anche “il fatto che alla Presidenza del Consiglio sia stato chiamato il sottoscritto, persona terza rispetto alle due formazioni politiche di maggioranza”. E d’ora in poi, conclude riferendosi alla riunione tra Salvini e il ministro dell’Interno russo a cui ha partecipato anche Savoini, “mi adopererò affinché negli incontri governativi a livello bilaterale siano presenti solo persone accreditate ufficialmente”. Non esattamente un attestato di stima per il comportamento tenuto dalla Lega fin qui.
L’opposizione annuncia una mozione di sfiducia a Salvini. “Il suo sforzo – dice a Conte il dem Dario Parrini – è ammirevole sul piano dell’impegno fisico ma è disdicevole sul piano politico”. Conte se ne va: i senatori 5 Stelle provano ad avvicinarlo. Lui, pacatamente, gli ricorda quella parola che usavano ai V-day.

mercoledì 24 luglio 2019

Sono Fantocci Amari: contro la TAV ma per la Democrazia. - Beppe Grillo



di Beppe Grillo e il suo neurologo – Ci sono giornali che mi descrivono “furioso con Conte” ed “incapace di riconoscere il mio MoVimento”: l’ho addirittura “confidato a persone” che mi sono vicine.
Si chiamano “argomenti fantoccio”, le creature di menti fantasiose come un pacchetto di sottilette mezzo aperto. Funziona così: uno dice che i pomodori sono molto buoni, il fabbricatore di fantocci parla della recente notizia di un avvelenamento da pomodori in scatola, che ha fatto fuori un’intera famiglia. In questo modo i servetti non hanno negato/confutato la bontà dei pomodori però ne hanno immerdato l’anima. Questo è un argomento fantoccio, come quello che “Beppe Grillo è furioso con Conte” (non vorrei darmi l’importanza dei pomodori, sia chiaro).
La stessa TAV è un fantoccio dell’idea di futuro, ma non deve diventarlo la democrazia.
Il mondo sta passando di mano, stiamo diventando una proprietà delle multinazionali finanziarie. C’è l’ex presidente del fondo monetario internazionale a dirigere la banca che si è impossessata dell’Europa. Questo non significa che noi abbiamo smesso di essere una democrazia parlamentare. Credere che basti essere al governo, in tandem, per bloccare un processo demenziale come questo significa avere dimenticato che non siamo una repubblica presidenziale oppure una dittatura.
Tony Nelly è riuscito a fare miracoli per rendere meno disastroso l’impatto della piramide del terzo millennio ed il presidente Conte a tenere testa al Micron. Questo cambia il rapporto fra i costi (un dilagare di reazionarietà e negazionismo dei diritti dell’uomo… quello che deve lavorare per vivere) e benefici (il PIL sale anche costruendo piramidi).
Allora costruiamo la Piramide se lo decide il parlamento, il maledettissimo PIL salirà un pò, e non dovremo buttarci dentro architetti ed ingegneri dopo che avranno finito i lavori. Perché il senso di questa opera inutile lo abbiamo sotto gli occhi tutti quanti: evitare che il paese smotti ancora di più verso la paura.
Sono molto scontento della situazione che si è venuta a creare: saremo in Francia in un minuto e ci metteremo tre mesi a trovare una differenza, però, forse, avremo tolto di mano l’ennesimo pretesto ai fantocci dell’economia finanziaria.
Decida il parlamento, è la democrazia bellezze (teniamocela stretta)

NO ALLA TAV TORINO/LIONE. - Luigi Di Maio

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Ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Conte, che rispetto. Il Presidente è stato chiaro, ora è il Parlamento a doversi esprimere.
Sarà il Parlamento, nella sua centralità e sovranità, che dovrà decidere se un progetto vecchio di circa 30 anni e che sarà pronto tra altri 15, risalente praticamente alla caduta del muro di Berlino, debba essere la priorità di questo Paese.
Sarà il Parlamento ad avere la responsabilità di avallare un progetto prevalentemente di trasporto merci (e sottolineo trasporto merci) mentre non esiste ancora l’alta velocità per le persone in moltissime aree del Paese.
Sarà il Parlamento a dover decidere se è più importante la tratta Torino-Lione, cioè se è più importante fare un regalo ai francesi e a Macron, piuttosto che realizzare, ad esempio, l’alta velocità verso Matera, capitale europea della cultura, o la Napoli-Bari.
Nel corso del tempo si sono succeduti nove governi, sono passati - ripeto - quasi 30 anni. Non esisteva ancora l’iPhone, non esistevano nemmeno gli smartphone, non esisteva il web come lo conosciamo oggi quando si discuteva della Torino-Lione. Parliamo di un’era oramai remota, eppure qualcuno, adesso, vorrebbe farci credere che la priorità del Paese sia questa.
Media, giornali, apparati, tutto il sistema schierato a favore.
Non noi. Non il MoVimento 5 Stelle. Per noi la Torino-Lione era e resta un’opera dannosa.
Ogni volta che ci siamo trovati davanti a un tema ci siamo posti una domanda. E oggi la poniamo a voi.
Chiedetevi perché l’Europa ci ha sempre ignorato su tutto, continua a ignorarci su tutto e poi d’improvviso mette sul piatto nuovi investimenti comunitari per la Tav Torino-Lione.
Chiedetevi perché se chiediamo flessibilità per costruire scuole, strade, ospedali l’Europa ci sbatte la porta in faccia e poi tira fuori milioni di euro per questo progetto di 30 anni fa.
Chiedetevi allora se l’Europa lo fa davvero per l’Italia o se per qualcun altro, visto che parecchi soldi degli italiani andranno ai francesi.
Il MoVimento 5 Stelle presenterà un atto per dire che le priorità sono altre, un atto che non è altro che il cambiamento che abbiamo promesso: entrare al governo e decidere diversamente da come avrebbe deciso un Pd o un Berlusconi qualsiasi.
Non abbiamo paura di restare soli, siamo sempre stati soli davanti ai partiti ed è sempre stato motivo di orgoglio. Avremmo anche potuto governare da soli, se tutti gli altri non si fossero messi d’accordo per fare una legge elettorale, poco prima del voto, che ci impedisse di guidare autonomamente il Paese.
Questo è un no forte, convinto, deciso. Uno di quei NO che fanno bene.
Sappiamo di stare dalla parte giusta della storia. Qui lo sviluppo non c’entra un bel nulla, qui gli interessi sono altri.
Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto attacchi fantasiosi, letto ricostruzioni farneticanti di una nostra presunta alleanza in Europa col Pd. Tutto falso. Pura diffamazione.
Ma fra non molto potremo vedere con i nostri occhi chi decide di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi. Il Parlamento restituirà a tutti la verità dei fatti.
Noi non molleremo mai.

Noi non lasceremo mai il Paese a questa gente!

Basta un ago nel pagliaio...


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Conte: “Non realizzare il Tav costerebbe più che completarlo. Solo Parlamento può decidere di non farlo” (ilFQ)

E c'è già chi inneggia alla fine del movimento.

La fine del movimento? E perchè mai? Mia nonna, saggia donna, diceva che il tempo e l'esperienza possono anche farti cambiare idea se ti rendi conto che ciò che prima pensavi fosse giusto con l'andar del tempo perde validità. 
Chi segue il m5s ha come base fondante alcuni elementi che sono: giustizia, onestà, etica, professionalità, responsabilità, e così via. Quindi, se i 5s cambiano idea su alcuni aspetti derivanti dall'ambito delle loro competenze, vuol dire che possiamo fidarci maggiormente di loro perchè si adeguano ai cambiamenti che si verificano in ogni società in evoluzione. Io personalmente penso che siano gli unici in grado di apportare qualche modifica alle storture imposte dai partiti che hanno detenuto il potere fino ad oggi con i pessimi risultati che, purtroppo, sono davanti ai nostri occhi. Se non ci fossero i 5s a farci sperare in una società più a misura d'uomo, non avremmo più alcuno scopo nella vita e dovremmo subire quella farsa di democrazia che ci hanno imposto i partiti che si sono avvicendati al governo fino ad oggi.
C'è chi afferma: "Al prossimo giro al governo non ci saremo sicuramente." rispondo: se al prossimo giro non saremo al governo, vorrà dire che agli italiani piace crogiolarsi nella melma della vecchia politica e se ne stanno sbattendo se la tav si fa o no.
Mi addolora sapere che in seno al movimento vi siano i suoi peggiori detrattori, Casaleggio ne sarebbe enormemente deluso, Lui ragionava con estrema lucidità e non si faceva condizionare da nessuno. Era un leader...
c.

Formigodi-Marco Travaglio -24 Luglio 2019- IFQ


L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Milano che scarcera Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione, dopo ben 5 mesi di galera e lo spedisce ai domiciliari a casa di un amico che lo manterrà per i restanti 65 mesi, inaugura un nuovo filone della letteratura umoristica: la satira giudiziaria. Com’è noto, da quest’anno vige la legge Spazzacorrotti, che estende ai reati di corruzione il divieto di concedere ai pregiudicati le misure alternative al carcere (già previsto per i delitti di mafia, terrorismo, droga, contrabbando, sequestro di persona, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù): cioè i servizi sociali e i domiciliari, previsti per i condannati a meno di 4 anni, ma anche a pene superiori per chi ha compiuto 70 anni. A meno che – precisa la legge Bonafede – uno non collabori con la giustizia per far scoprire altri reati. 
Ora, Formigoni ha 72 anni e non ha mai collaborato con la giustizia. S’è addirittura rifiutato regolarmente di farsi interrogare da pm e giudici. Non ha mai ammesso i suoi reati, nemmeno dopo la condanna definitiva. Infatti la Procura di Milano ha dato parere negativo ai domiciliari perché “non si può escludere l’utilità di sue dichiarazioni sull’ingente patrimonio transitato per i paradisi fiscali e mai recuperato”. Il processo ha accertato che, per dirottare 200 milioni pubblici alle cliniche Maugeri e San Raffaele, il trio Formigoni (per 18 anni presidente ciellino della Regione Lombardia)- Daccò (faccendiere ciellino suo amico)-Simone (ex assessore regionale ciellino alla Sanità) aveva movimentato uno spaventoso giro di tangenti sulla pelle dei malati: almeno 61 milioni, di 6,6 finiti al Celeste. In gran parte mai trovati.
Ma i giudici, col via libera del Pg, l’han mandato a casa anche se non ha mai collaborato. Motivo: anche volendo, “il presupposto della collaborazione è impossibile” perchè ormai il processo s’è chiuso e ha ricostruito i fatti “con pignoleria”. Sì, è vero, il pm ipotizza che Formigoni sappia in quali paradisi fiscali è nascosto il resto del bottino e l’ “associazione criminale” sia ancora in piedi per custodire quello e altri segreti. Ma queste sono “ipotesi” e “presunzioni”, mica di certezze. E per forza: se non parlano né lui, nè Daccò, né Simone, come si fa ad avere certezze? Bisognerebbe interrogare Formigoni, che però rifiuta da sempre. Com’è suo diritto. Ma allora lo Stato avrebbe il dovere di tenerlo dentro, come prevede la legge per chi non collabora. Invece lo mettono fuori dopo 5 mesi (su 70) perchè non collabora ma pensano che non possa più farlo (a proposito di “ipotesi” e “presunzioni”).
Ragionamento (si fa per dire) che ora dovrebbe valere per tutti i condannati: visto che il processo è finito, non possono più collaborare. Quindi solo un fesso, d’ora in poi, collaborerà con la giustizia: perchè mai confessare tutti i propri delitti, e pure quelli altrui, e restituire il maltolto, quando si possono nascondere tanti bei soldini tacendo al processo e poi, una volta condannati, andarsene subito a casa (di un amico) a godersi un’agiata vecchiaia? Se lo sragionamento vale pure per i mafiosi, siamo a cavallo: finora era proprio il carcere senza benefici a indurne alcuni a pentirsi. Ma ora basterà la condanna definitiva per tappare loro la bocca: anche se vogliono parlare, il giudice farà notare che il processo ha già ricostruito i fatti “con pignoleria”, ergo si stiano zitti e non rompano i coglioni. Il meglio però arriva a proposito del “percorso di recupero” che San Roberto, in soli 5 mesi, ha compiuto in cella riconoscendo “sbagli”, “atteggiamenti superficiali” e “disvalore delle sue condotte” (i colori delle giacche e delle cravatte erano troppo sgargianti), come “l’amicizia con Daccò e le vacanze sugli yacht ai Caraibi” (prossimo giro, solo Maldive).
E poi “non riveste più alcun ruolo pubblico” (essendo detenuto, sarebbe complicato persino in Italia), ragion per cui la pena fissata in sentenza sarebbe “afflittiva”. Povera stella. Tra l’altro, in carcere, il Celeste ha tenuto “uno stile di vita riservato”. Si temeva che desse dei party a ostriche, caviale e champagne nell’ora d’aria, o invitasse in cella ballerine dell’obaoba, o sfoggiasse anche lì giacche color salmone/aragosta. Invece niente: il detenuto modello teneva “basso profilo” e addirittura respingeva le richieste di favori degli altri detenuti, rispondendo lodevolmente “di non poter intervenire”. Quindi basta non continuare a delinquere in carcere per scontare la pena per i delitti precedenti fuori dal carcere. Eppoi il nostro ha mostrato “uno sforzo di adattamento, consolidato da elementi tra cui la fede” (se era ateo, erano cazzi) e “dal volontariato in biblioteca”. Decisiva l’ “accettazione delle sentenze”: l’altroieri i suoi avvocati gli han suggerito di fare il bravo e lui ha magnanimanente dichiarato in udienza: “Mi conformo alla condanna e comprendo il disvalore dei miei comportamenti”. Perbacco, che gentile: si conforma, anche perché se non si conformasse sarebbe esattamente lo stesso. Ma, se ti chiami Formigoni, basta accettare una pena di 70 mesi per uscire dopo 5. Già che c’era, Formigoni ha pure detto ai giudici: “Solo oggi comprendo che sarebbe stato meglio rispondere alle domande” (tanto non possono più fargliene). E s’è pure vantato di aver “deciso di costituirmi spontaneamente” dopo la condanna” e non -badate bene- perché altrimenti i carabinieri andavano a prelevarlo a casa, ma “per le mie convinzioni personali e culturali e per rispetto dello Stato”. La cosa deve aver commosso i giudici: anche evitare di darsi alla latitanza diventa un titolo di merito. É un nuovo principio giuridico: se vieni dentro, ti metto fuori. Si spera almeno che valga solo per lui e non per tutti gli altri delinquenti.

martedì 23 luglio 2019

Borse positive aspettando trimestrali e banche centrali. - Flavio Bini

Borse positive aspettando trimestrali e banche centrali

Settimana calda sul fronte dei risultati societeri. Giovedì il consiglio direttivo della Bce, possibili nuovi stimoli in arrivo. Lo spread torna sotto quota 200.

MILANO - Ore 11.20. Partenza al rialzo per le Borse europee in una settimana che guarda prevalentemente alla raffica di trimestrali in arrivo negli Usa e in Europa e alle prossime mosse delle banche centrale, con il board della Bce che si riunisce giovedì e potrebbe mettere a punto nuove stimoli monetari a sostegno dell'economia dell'Eurozona.Ieri Wall Street ha chiuso con gli indici tutti in positivomentre in mattinata le Borse asiatiche hanno chiuso in positivo, con Tokyo che ha terminato gli scambi a +0,95%.

In mattinata Milano cresce dello 0,7%, Londra dello 0,72%, Francoforte cresce dell'1,2% e Parigi sale dello 0,44%.

L'euro apre in deciso calo sopra 1,11 dollari e viene scambiatao a 1,1188 dollari e a 120,55 yen. Lo spread si mantiene torna sotto quota 200 dopo che ieri si è fermato a 201 in chiusura. Il rendimento del titolo decennale italiano in mattinata si attesta all'1,63%.

Le tensioni geopolitiche continuano a sostenere il prezzo del petrolio: i contratti sul greggio Wti crescono in mattinata a 56,44 dollari. L'oro è in calo. Il metallo con consegna immediata cede lo 0,5% a 1417 dollari l'oncia.


https://www.repubblica.it/economia/2019/07/23/news/borsa_23_luglio_2019-231799517/


Spread sotto i 200, borse positive; se non fosse per gli attentati destabilizzanti effettuati non si sa da chi per intimidire il governo e deviare l'opinione della popolazione, tutto starebbe procedendo per il meglio.
c.