domenica 7 giugno 2020

Non vedo, non sento, non parlo. . Massimo Erbetti



Un giorno di ordinaria follia al Circo Massimo a Roma: Secondo una prima ricostruzione, sembra che il tutto sia partito da un'intervista: “Vi assicuro che questa sarà una manifestazione pacifica, altrimenti non sarei qui”... e mentre pronunciava queste parole, Simone Carabella, candidato alle scorse regionali nel Lazio con Fratelli d’Italia e con un passato vicino alla Lega, è stato aggredito da un dirigente di Forza Nuova, il quale sosteneva che nessuno era autorizzato a parlare...e da lì in poi l'inferno:
Inni al Duce.
Saluti Romani.
Risse tra manifestanti.
Lancio di oggetti e fumogeni contro giornalisti e forze dell’ordine...
Senza contare poi il totale mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza per prevenire i contagi da Covid-19.
Questa destra, questi neo fascisti, questi delinquenti devono essere fermati e sanzionati. Non si deve rimanere in silenzio, certi atteggiamenti vanno condannati con fermezza e invece dai due leader di Lega e FdI, il silenzio assoluto, non una parola, niente di niente. E mentre al Circo Massimo è in atto una vera e propria guerra, la Meloni si fa i selfie a Civita di Bagnoregio e Salvini manda un abbraccio a nonna Fatima che a 108 anni sconfigge il virus.
Una destra che fa finta di non vedere, che fa finta di non sentire, che non dice una parola sui gravi fatti di ieri, non è né cieca, né sorda, né muta, è solo complice, ma cosa possiamo aspettarci da partiti al cui interno ci sono consiglieri comunali che inneggiano a Trump e
lo esortano a sparare sui manifestanti negli USA?

Torino in piazza per george floyd e contro il razzismo. - Andrea Scanzi

fisico imposto dalle regole anti-contagio.

Salvini e Meloni, guardate: queste sono le manifestazioni belle. Rispetto delle regole, nobili intenti, motivazioni meravigliose. Imparate, se ce la fate. Oppure, in alternativa, andate a mangiare le ghiande. E se trovate il tempo, tra una belinata e l’altra, condannate la fascistissima canizza ignobile di ieri al Circo Massimo. Fate politicamente pena.

https://www.facebook.com/andreascanzi74/photos/a.381965611819773/3654347751248193/?type=3&theater

Il coraggio di Virginia Raggi. - Tommaso Merlo



Salvini con quelli di Casapound ci faceva le cene elettorali. Sorrisi e scorpacciate di selfie con quello che è il loro “dittatore” del momento. Poracci, si devono accontentare di quello che passa il convento. Quelli del Pd hanno invece sempre girato la faccia dall’altra parte quando sentivano nominare Casapound. Questione di quieto vivere perché si sa, quella è gente manesca e pure sempre incazzata. Ma anche perchè hanno sempre avuto cose molto più importanti a cui pensare. Cosa fossero quelle cose così importanti si è capito grazie a Mafia Capitale. Svaligiare i cittadini romani di soldi e di futuro. Erano i bei tempi degli illustri sindaci sia di destra che di sinistra. Quelli osannati dalla critica, quelli che alle loro spalle han lasciato solo macerie. Erano i tempi di una Roma come mai simbolo dell’Italia intera, un paese depredato da una politica ipocrita, avida e vile. La stessa politica che ha permesso a Casapound di godersi ben 17 anni di occupazione abusiva nel centro a Roma. Stesso andazzo coi Casamonica. Che fossero di sinistra o di destra, gli illustri inquilini del Capidoglio se la sono sempre fatta sotto quando era il momento di far rispettare la legalità. Campioni dell’antimafia a chiacchiere, nella loro perenne campagna elettorale, poi tutti ad abbassare la testa, poi tutti ad occuparsi di “cose più importanti”. Affinché il Comune di Roma e quindi lo Stato rialzasse la testa ci è voluta una giovane donna, Virginia Raggi. Un sindaco eletto sui cumuli di macerie lasciate dai suoi illustri predecessori. Montagne di debiti, rovine amministrative ma anche morali. Mafie e prepotenti han reagito al nuovo corso mandando a fuoco la città. Cassonetti, autobus, sabotaggi. Avvertimenti, minacce. Vogliono che la Raggi si tolga di mezzo, vogliono qualcuno in Campidoglio con cui si possa ragionare, come ai tempi d’oro in cui si sedevano a tavola coi potenti e si spartivano i soldi e il futuro dei cittadini. Ma la reazione della vecchia politica al nuovo corso è stata ancora più vile. Loro che hanno devastato Roma, prima hanno isolato la Raggi, poi l’hanno aggredita. Nei salotti, sui giornali. Se Virginia Raggi fosse stata un’esponente della destra o della sinistra avrebbero applaudito al suo coraggio e al suo sforzo di riportare legalità in una città martoriata dal malaffare, l’avrebbero ricoperta di premi e di gloria sia come giovane donna che come sindaco, avrebbero gioito ai piccoli e grandi passi fatti fare alla sua città. Ed invece Virginia Raggi è finita sotto scorta nel silenzio generale e su di lei si sfoga ancora la peggiore propaganda. La sua colpa è di non essersi mai spaventata o arresa e di non essere mai scesa a compromessi. La sua colpa è di non andare a cena con Casapound e nemmeno di girare la testa dall’altra parte, ma di cacciarli dalla loro occupazione abusiva facendo rialzare la testa al Comune di Roma, allo Stato italiano e a tutti noi.

https://repubblicaeuropea.com/2020/06/05/il-coraggio-di-virginia-raggi/

Sogni d’oro. - Marco Travaglio

Mariano Turigliatto il Blog: I PRENDITORI
Il mondo cambia, l’Europa anche, gli italiani persino, tutti costretti dal Covid a correre per non ritrovarsi un’altra volta impantanati. Una sola cosa non cambia mai: il nostro establishment. I prenditori travestiti da imprenditori, ansiosi di arraffare i soldi pubblici stanziati dal governo e dalla Ue, usando i loro giornaloni come grimaldelli per scassinare il caveau. E i nostri vecchi politici, anche quelli che si credono giovani perché stanno in Parlamento solo da 10 o 20 anni, abituati a risolvere i problemi rinviandoli alle calende greche. Quando c’era Paolo Gentiloni, che non è neppure il peggiore della specie, lo chiamavano Er Moviola per i ritmi di lavoro non proprio frenetici e la rassicurante abitudine di staccare entro e non oltre le ore 19, orario ufficio. Non era un’usanza eccentrica, ma il modus operandi di un’intera generazione di politici, quella del vecchio Pd molto più simile alla Dc che al Pci, che si era liberato del corpo estraneo renziano ed era ben felice di archiviare quel triennio frenetico e ipercinetico (purtroppo impiegato dall’Innominabile a far danni) e di tornare placidamente alle vecchie liturgie al ralenti.
Quella mandria di bradipi polverosi e sonnacchiosi fu sconfitta alle elezioni del 2018 non solo per il vento “populista” e “sovranista”, ma anche perché l’andamento lento delle vecchie facce strideva ormai col nuovo metronomo dell’opinione pubblica, scandito dal “qui e subito” dei social. Nel bene e nel male, il governo gialloverde accelerò il ritmo delle decisioni, producendo in 14 mesi una mole di norme e riforme che sarebbe stata impensabile coi Moviola dei vecchi centrodestra e centrosinistra. L’estate scorsa, grazie alla mattana agostana di Salvini, nacque il governo giallorosa: un esperimento unico al mondo fra un movimento cosiddetto “populista” (i 5Stelle) e due partiti del vecchio establishment (Pd e LeU), un innesto ad alto rischio garantito da Giuseppe Conte: un prof e avvocato che, per temperamento, somiglia più all’antropologia pidina che a quella grillina; ma, per spirito di iniziativa, capacità di lavoro e di apprendimento, rapidità di decisione e movimento, lontananza dall’establishment e presenza mediatica è molto più pentastellato di quanto sembri. Nei primi tre mesi, ancora increduli di esser tornati al governo per grazia ricevuta e contro ogni aspettativa, i dem l’hanno sostenuto. Poi, appena iniziavano a rialzare il capino, è arrivato il Covid e son tornati a cuccia, ben lieti di lasciarlo solo a gestirlo (infatti Conte deliberò in solitudine le zone rosse a Codogno e a Vo’ e il lockdown dell’Italia intera, mentre tutt’intorno suggerivano di attendere ancora).
Se l’avesse azzeccata sarebbe stato merito di tutti, se avesse fallito sarebbe stata colpa sua. I dati e i confronti con l’estero dicono che la Fase 1 l’ha azzeccata. Nella Fase 2 il Pd ha continuato a fingersi morto e a mandare avanti Conte. Soprattutto in Europa, dove i dem si credono i mejo fichi del bigoncio e hanno sempre pensato che il premier avrebbe strappato nulla. Quando parlava di Eurobond e Recovery fund, sogghignavano: quello è matto, Germania e Francia ci faranno a pezzi, cara grazia se ci faranno l’elemosina col Mes. Un giorno Conte disse: “O ci danno quel che chiediamo o l’Italia farà da sola”. Quelli del Pd finirono sotto il tavolo per la paura e per la classica postura a 90 gradi modello Bruxelles: ma chi si crede di essere questo parvenu, la minaccia ci si ritorcerà contro, qui finisce male. Risultato: Eurobond sì, Recovery fund sì: 173 miliardi. Quanto basta, insieme alle ottime aste dei titoli di Stato, allo spread basso e al carico da 11 della Bce, a mandare in soffitta il Mes. Che non è il demonio, ma è un prestito troppo magro per i rischi che comporta: per i trattati Ue invariati (i paesi nordici potranno infilarci altre condizionalità ex post) e perché chiederlo sarebbe un pessimo segnale, visto che è fatto apposta per chi non riesce a finanziarsi sui mercati e nessun paese Ue lo vuole: neppure Spagna e Grecia (l’unica più indebitata di noi). Tant’è che un dibattito sul Mes esiste solo in Italia (e a Cipro!).
Ma chi cammina piegato a 90 gradi da una vita non può raddrizzarsi all’improvviso. È qui, non sulla “collegialità” o altre menate dettate ai giornaloni, che nasce la lite dell’altroieri tra Conte e i ministri Pd su “Stati generali” e “Piano di rinascita” (criticato per l’assonanza con quello di Gelli da chi nel 2011-‘14 ha governato col piduista B.). I dem (e il piduista) vogliono prendere subito gli spicci del Mes e “rinviare a settembre” (hanno detto proprio così) il piano di investimenti da presentare all’Ue per ottenere i 173 miliardi. Che hanno un’unica condizionalità: dire come li spenderemo. Infatti Conte, sempre dipinto come un democristiano indecisionista, vuole far presto (sostenuto una volta tanto dal M5S che, in crisi di identità, prende a prestito la sua). E ai bradipi spossati da mesi di vertici diurni e notturni che volevano andare in ferie per tre mesi, ha risposto: “Tra poco c’è il Consiglio europeo. L’Ue non aspetta, gl’italiani nemmeno. Abbiamo sabato, domenica, lunedì e martedì per mettere nero su bianco le nostre idee: mercoledì le raccogliamo e giovedì Stati generali”. Panico alla parola “giovedì”. Terrore alla parola “idee”: un partito normale ne avrebbe da vendere e le tirerebbe fuori non in quattro giorni, ma in quattro minuti. Però stiamo parlando del Pd.

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano. - Gianni Barbacetto

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano

Gianluigi Torzi - Il molisano di Londra.
Nella storia italiana, il finanziere d’avventura è una figura ricorrente, che attraversa tutte le grandi vicende economico-finanziarie degli ultimi decenni. Chissà se Gianluigi Torzi ambisce a far parte di questa storia a suo modo grandiosa. Per ora, ha avuto il raro privilegio di essere arrestato dalle autorità vaticane, con le accuse di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio: per aver fatto svanire almeno 15 milioni di euro in una complessa operazione iniziata nel 2014 che ruota attorno alla compravendita di un immobile di pregio in Sloane Avenue a Londra. Sarebbero però oltre 400 i milioni dell’Obolo di San Pietro finiti nei magheggi di Torzi e dei suoi compagni d’avventura, il finanziere Raffaele Mincione e due responsabili dell’amministrazione vaticana, monsignor Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi. “Un malinteso”, secondo gli avvocati di Torzi, Ambra Giovene e Marco Franco.
Intanto Torzi esce dalle pagine finanziarie per entrare in quelle della cronaca. Chi è Torzi? Broker, molisano, basato a Londra. La sua immagine su Twitter è un mojito o comunque un cocktail variopinto. È nato a Guardialfiera, in provincia di Campobasso, dove mantiene le cariche nelle società di famiglia, tra cui la Microspore di Larino, che produce fertilizzanti. Le cronache locali si occuparono di lui per un’inchiesta giudiziaria (poi finita con un’archiviazione) sull’acquisto di una villa sul mare, a Termoli, per l’ex presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura (Pd). Poi la sua base è diventata Londra, il suo indirizzo il 33 di Bruton Place, a Mayfair, a due passi da Hyde Park, dove risultano basate molte delle sue società. Comincia come broker, poi passa all’investment banking e alla finanza corporate. Il Fatto quotidiano s’imbatte in lui nel luglio 2019, quando racconta alcune operazioni tentate (invano) dal consigliere delegato della Popolare di Bari, Vincenzo De Bustis, per “rafforzare” la banca. Emissione di un titolo per far entrare 30 milioni di euro. E sottoscrizione di quote di un fondo lussemburghese, Naxos, per far uscire 51 milioni di euro. Il titolo per 30 milioni doveva essere sottoscritto da una società maltese, la Muse Ventures Ltd, controllata da Torzi, nata nell’ottobre 2017 e con un capitale di soli 1.200 euro. L’operazione non si chiude, perché l’istituto di credito coinvolto nell’emissione dei titoli, Bnp Paribas, rileva problemi di trasparenza e di gestione dei rischi finanziari. Anche dentro la Popolare di Bari si nota “la sproporzione tra i mezzi propri del sottoscrittore” (la Muse) “e l’importo della sottoscrizione dei titoli”. Il meccanismo s’inceppa: Muse non sgancia un euro, in compenso Naxos fa causa alla Popolare di Bari per 51 milioni. Si muove il Servizio antiriciclaggio interno alla banca: rileva che “l’anagrafica e l’identificazione della società in discorso”, cioè la maltese Muse di Torzi, “risultano incomplete, essendo carenti le informazioni relative al titolare effettivo e al codice fiscale”. Dopo qualche approfondimento, emerge anche che l’amministratore di Muse, Gianluigi Torzi, insieme al padre Enrico, è nelle liste nere: presente “nelle liste mondiali di bad press (WorldCheck) per diverse indagini a suo carico avviate dalle Procure di Roma e Larino per reati di falsa fatturazione e truffa”. Risulta che anche la Procura di Milano abbia chiesto informazioni e documentazione su di lui. Risultato: l’operazione con questo personaggio è classificata “ad alto rischio” e con “evidenza antiriciclaggio negativa”. Altra storia che lo vede protagonista è quella che ha a che fare con la compagnia assicurativa romana Net Insurance. Sotto osservazione, un ammanco di titoli di Stato scoperto dal nuovo amministratore delegato di Net Insurance, Andrea Battista, relativo all’emissione di obbligazioni realizzata dalla gestione precedente e curata da Torzi.
Il nome del finanziere molisano era spuntato anche a proposito di 14 milioni incamerati nel 2018 da due sue società londinesi (Sunset Enterprice e Odikon Service) come mega-commissione per la cartolarizzazione del credito di 80 milioni vantato dal Fatebenefratelli di Roma nei confronti della Regione Lazio. Ora l’arresto in Vaticano. Se le accuse saranno confermate, Torzi rischia di entrare davvero nella galleria dei personaggi della storia della finanza all’italiana.

Un nuovo test conferma l’energia oscura e l’espansione dell’universo. - Oliver Melis



I risultati confermano il modello dell’energia oscura come costante cosmologica, e di un universo spazialmente piatto, con una precisione senza precedenti in contrasto con i dati raccolti dal telescopio spaziale Planck che suggeriva una curvatura spaziale positiva dedotta dalle misurazioni del fondo cosmico a microonde.

Il modello cosmologico standard o modello Lambda-CDM (dove CDM sta per Cold Dark Matter, ossia Materia Oscura Fredda) riproduce in maniera soddisfacente le osservazioni della cosmologia del Big Bang, spiegando le osservazioni della radiazione cosmica di fondo (CMB), della struttura a grande scala dell’universo e delle supernovae che indicano un universo in espansione accelerata.
Nel Modello standard l’energia oscura permea l’universo e ne provoca un’espansione a un ritmo sempre crescente e costituisce oltre il 70% di tutto quanto c’è nel cosmo. Questo modello ha un problema ancora irrisolto: misurando il tasso di espansione con tecniche diverse si ottengono risultati discordanti tra loro.
L’espansione dell’universo può essere misurata con diverse tecniche. Una di esse consiste nel calcolare il moto relativo delle galassie distanti. Il calcolo viene eseguito misurando la luce delle supernove di tipo Ia all’interno di queste galassie. Questo tipo di stelle presentano una luminosità standard abbastanza uniforme, quindi misurando la loro luminosità si può risalire alla distanza della galassia che le ospita. Confrontando la luminosità delle supernove Ia con il redshift della galassia si ricava il parametro di Hubble.
Con questa tecnica si è scoperto che l’Universo si espande in maniera accelerata.
Un’altra tecnica è quello di osservare lo sfondo cosmico a microonde che permea l’universo. Questa radiazione proviene dall’epoca della ricombinazione, quando i primi atomi poterono combinarsi dal plasma primordiale rendendo l’universo trasparente alla luce. Questa radiazione fossile del Big Bang ha una temperatura di circa 3 K, con piccole variazioni tra le diverse regioni del cielo. La scala di queste fluttuazioni dipende dalla velocità di espansione cosmica. Attente osservazioni effettuate dal telescopio dell’ESA Planck hanno fornito una buona misura della costante di Hubble. Questa misurazione è completamente indipendente dalla misura effettuata mediante le supernovae.
I due risultati dovrebbero essere concordi, ma in realtà non lo sono.
I risultati di Planck danno un valore della costante Hubble di circa 67 – 68 (km / s) / Mpc, mentre le osservazioni delle supernova danno un valore di circa 71 – 75 (km / s) / Mpc.
I risultati ottenuti in passato erano sovrapponibili perché abbastanza grandi, ma ora la precisione del risultato ne sottolinea il totale disaccordo. Questo non significa che l’energia oscura non esista, significa però che c’è ancora qualcosa che gli astronomi non capiscono.
Una delle difficoltà che presentano questi risultati è che dipendono dal modello. Ognuno di essi dipende da determinati presupposti sull’universo.
Uno di questi è che l’universo sia piatto.
In altre parole, la luce che giunge fino a noi dalle galassie distanti ha viaggiato sostanzialmente in linea retta. Lo spazio in generale non è incurvato. Tuttavia, dai dati di Planck emergono alcune prove su una curvatura molto piccola dello spazio, questo contribuirebbe a spiegare la discrepanza nei risultati.
Il problema dell’incongruenza è stato affrontato prendendo in considerazione altre tecniche per misurare l’espansione cosmica. Una ricerca condotta da un team dell’Università di Portsmouth ritiene che le grandi strutture nella rete di galassie presenti nell’Universo siano in grado di consentire di effettuare test più precisi, sia sull’energia oscura che sull’espansione cosmica, rispetto a quelli condotti finora.
La ricerca ha preso in considerazione i dati di più un milione di galassie e quasar raccolti in più di un decennio dalla Sloan Digital Sky Survey. La tecnica è basata su una combinazione dei vuoti cosmici, grandi zone dello spazio in espansione contenenti pochissime galassie, e la debole impronta delle onde sonore nell’Universo primordiale, note come oscillazioni acustiche barioniche (BAO), che possono essere osservate nella distribuzione delle galassie.
Questo metodo consente di misurare gli effetti diretti dell’energia oscura, che guida l’espansione accelerata dell’universo, e garantisce risultati molto più precisi nella misurazione del parametro di Hubble rispetto alla tecnica basata sull’osservazione dell’esplosione delle supernove.
I risultati confermano il modello dell’energia oscura come costante cosmologica, e di un universo spazialmente piatto, con una precisione senza precedenti in contrasto con i dati raccolti dal telescopio spaziale Planck che suggeriva una curvatura spaziale positiva dedotta dalle misurazioni del fondo cosmico a microonde.
La curvatura infatti non può spiegare i diversi valori. Per il parametro Hubble, il team ha ottenuto un risultato di circa 70 – 74 (km / s) / Mpc, che concorda con il risultato della supernova più grande. Ma le loro osservazioni si sono concentrate principalmente su galassie con uno spostamento verso il rosso di z <2 68="" 70="" 9="" a="" aggiunto="" anni="" che="" circa="" con="" concorda="" dati="" di="" distanti="" galassie="" ha="" i="" il="" in="" km="" luce.="" meglio="" miliardi="" mpc="" o="" pi="" planck.="" quando="" risultato="" s="" si="" spostato="" team="">
Il risultato dello studio mostra l’importanza delle indagini sulle galassie per determinare la quantità di energia oscura, e come questa si sia evoluta negli ultimi miliardi di anni. Riporta inoltre una misurazione molto precisa della costante di Hubble, il cui valore è stato recentemente oggetto di discussione tra gli astronomi.

Coronavirus, trovati i geni che aumentano il rischio. - Elisa Buson

Trovati i primi geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19 (fonte: quapan, Flickr, CC BY 2.0) © Ansa
Trovati i primi geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19 (fonte: quapan, Flickr, CC BY 2.0)

Da uno studio italiano, grazie all'intelligenza artificiale.

E' un maxi studio genetico italiano il primo al mondo a stringere il cerchio intorno ai geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19: i primi 'indiziati' sono stati individuati grazie all'intelligenza artificiale presso l'Università di Siena nell'ambito del grande progetto di ricerca Gen-Covid, che attraverso la collaborazione di 35 ospedali di tutta Italia analizzerà il Dna di 2.000 persone entro l'estate. I risultati ottenuti sui primi 130 pazienti sono presentati alla conferenza della Società europea di genetica umana.
"Abbiamo usato un approccio completamente nuovo che valuta il singolo paziente: così sarà più facile trovare terapie personalizzate contro Covid-19", spiega Alessandra Renieri, professore all'Università di Siena e direttore dell'Unità di genetica medica all'Azienda ospedaliero-universitaria Senese. "In Italia abbiamo avuto la sfortuna di fare da apripista con i nostri pazienti: ora speriamo di poter fare altrettanto come scienziati".
L'estrema variabilità della malattia Covid-19 è uno degli aspetti più oscuri della pandemia. Alcune persone infettate dal nuovo coronavirus sono del tutto asintomatiche, altre hanno una sindrome influenzale, altre ancora sviluppano conseguenze gravissime che portano alla morte. "Abbiamo pensato fin dall'inizio che fosse la genetica dell'ospite a fare la differenza - spiega Renieri - e diversi studi hanno poi dimostrato che la gravità della malattia dipende al 50% da fattori ereditari". Per scoprire quali fossero, sono stati condotti diversi studi genetici mettendo a confronto il Dna di persone malate di Covid e persone sane, ma i risultati sono stati deludenti.
"Abbiamo quindi deciso di cambiare metodo, provando a valutare ogni paziente come un caso a sé, proprio come facciamo da anni nello studio delle malattie genetiche rare", precisa la genetista. "Abbiamo scomposto la Covid nei vari organi che colpisce, valutando se nel singolo paziente fosse grave o lieve dal punto di vista polmonare, epatico, cardiovascolare e così via. Poi abbiamo esaminato il Dna: ogni individuo presenta oltre 50.000 varianti genetiche, e per semplificarne lo studio abbiamo deciso di valutare le varianti più significative analizzandole secondo un sistema binario, proprio come fanno i computer: il gene vale 0 se è intatto, vale 1 se è alterato".
Questa mole di dati, rielaborata grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, ha permesso di trovare in ogni malato una media di tre geni mutati che sembrano influire sulla suscettibilità al coronavirus dei singoli organi o apparati. “Di questi geni – conclude Renieri - alcuni sono già bersaglio di farmaci attualmente disponibili sul mercato che potrebbero avere una nuova indicazione contro Covid”.