Firenze - L’inchiesta dei pm.
Oggi è il capo delle relazioni istituzionali della società pubblica Leonardo, quotata in borsa e controllata dal ministero dell’economia nell’era del Governo giallorosa. Nel 2014 invece Filippo Maria Grasso cercava di portare contatti e contributi alla Fondazione Open legata al neo-premier Matteo Renzi. Quattro anni prima metteva in contatto l’allora ministro del Governo Berlusconi Stefania Prestigiacomo con Luigi Bisignani che aveva già patteggiato 2 anni e sei mesi per la tangente Enimont del 1992. Insomma Grasso è davvero un uomo per tutte le stagioni perfetto per andare d’accordo con i renziani, al governo allora come ora.
Nel 2014, quando dialoga con Alberto Bianchi, allora presidente della Fondazione Open, Grasso era direttore degli affari istituzionali del gruppo Pirelli. Lo scambio di mail tra i due è finito agli atti dell’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione nella quale sono iscritti per concorso in finanziamento illecito, oltre che Bianchi, l’ex premier Matteo Renzi e gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Mentre in un altro filone l’imprenditore Patrizio Donnini è indagato per autoriciclaggio e appropriazione indebita e lo stesso Bianchi per traffico di influenze. Grasso è completamente estraneo all’indagine fiorentina ma è interessante leggere quelle mail perché raccontano bene come i lobbisti si adattino al mutare della scena politica.
Grasso si impegna per fare ottenere alla Open un contributo (non effettuato) dalla Pirelli. Inoltre si muove per far inserire nell’albo dei fornitori della Pirelli la società Dot Media, di cui è socio al 20 per cento Alessandro Conticini, fratello di Andrea Conticini, cognato di Matteo Renzi.
La prima mail segnalata dalla Guardia di Finanza è del 27 febbraio 2014, 5 giorni dopo il giuramento del Governo Renzi. Bianchi invia a Grasso “una veloce presentazione della Dotmedia, in caso Pirelli fosse interessata ad inserirla tra i suoi fornitori.” Lo stesso giorno Grasso “in merito alla ‘presentazione Dotmedia’, comunica a Bianchi che può ‘anticipare a questo signore’ che sarebbe stato chiamato a breve dai suoi collaboratori per approfondire l’opportunità di essere inserito nel loro albo fornitori”.
Il 3 marzo 2014 Bianchi scrive a Grasso: “Caro Filippo, facendo seguito ai colloqui intercorsi, ti confermo l’interesse della Fondazione Open a ricevere un contributo da Pirelli s.p.a., per le proprie finalità statutarie, in modalità riconducibili alla sponsorizzazione di eventi, o mediante versamento sul c/c della Fondazione, secondo quanto potremo concordare”. Alla fine però non si concretizza nulla. Al Fatto, che ha chiesto se abbia mai finanziato Open o pagato Dot Media o altre società legate a Donnini, Pirelli risponde che dalle verifiche effettuate emerge solo “un rapporto intercorso con la società Dot Media nel 2016 per la realizzazione di un progetto di digital marketing, affidato a esito di processo di gara, per un importo complessivo al netto di Iva pari a 29.500 euro”.
Il nome di Filippo Maria Grasso (mai indagato) emerse nel 2010 nell’indagine della procura di Napoli su Luigi Bisinani e la cosiddetta P4. Intercettando Bisignani i pm scoprirono i rapporti confidenziali di Grasso con l’amico Luigi. I due organizzavano pranzi e cene anche con Stefania Prestigiacomo e la sua ex assistente (entrambe estranee all’inchiesta). Proprio Grasso mette in contatto Bisignani (mentre è intercettata la telefonata) nel maggio del 2010 con l’allora ministra dell’ambiente che voleva consigli. In un altro processo celebre, quello sulle presunte intercettazioni abusive in Telecom, Grasso (mai indagato) è stato convocato come persona informata sui fatti. Nell’indagine su Giuliano Tavaroli disse “di avere avuto presentato Marco Mancini (007 ora al Dis, ndr) da Tavaroli (ex responsabile sicurezza di Telecom Italia, ndr), il quale glielo aveva presentato come suo grande amico”.
Manager navigato con esperienze in Cina, Grasso è stato scelto a luglio per tenere i rapporti con le istituzioni e lavora sotto il presidente di Leonardo, Luciano Carta, che era a capo dell’AISE. Nelle mail tra Bianchi e Grasso si parla anche di Enel. Il responsabile relazioni istituzionali della società pubblica allora era Gianluca Comin ma è Grasso a proporsi: “Grasso – è scritto negli atti – fa presente a Bianchi che ‘Comin di Enel’ sarebbe interessato ad avere contatti con la Fondazione e gli chiede se lo vuole incontrare”.
Bianchi declina l’invito di Grasso “precisando che al momento non vuole incontrare ‘Comin’ per ragioni di opportunità”. Forse perché due mesi dopo, ad aprile 2014, l’allora presidente della Open sarà nominato nel cda di Enel.