giovedì 10 giugno 2021

Ecco Mr. Michetti: danni alla Regione per 839mila euro. - Vincenzo Bisbiglia

 

Il sito “Gazzetta amministrativa”.

Per una serie di abbonamenti, accessi web e servizi di formazione del personale, ora alcuni ex politici della Regione Lazio rischiano che venga contestato un danno erariale di oltre 800 mila euro. Perché quei servizi – finiti nel mirino della Corte dei conti – secondo la Finanza sono stati acquistati in passato a prezzi gonfiati o in altri casi erano fruibili gratuitamente. Chi vende è la società Gazzetta Amministrativa Srl, legata alla Fondazione Gari, presieduta da Enrico Michetti, da ieri candidato del centrodestra come sindaco di Roma, voluto da Giorgia Meloni. La società gestisce il portale Gazzetta Amministrativa.it. Nel mirino dei pm contabili – che, come rivelato dal Fatto hanno aperto un fascicolo – ci sono finiti i soldi spesi in gran parte fra il 2010 e il 2012 dal Consiglio regionale della Regione Lazio (allora guidata dalla Polverini). Spese che secondo la Gdf potrebbero aver causato un danno erariale di 839.540 euro. I rilievi che non riguardano direttamente né l’imprenditore-candidato né la Gazzetta Amministrativa Srl, ma l’ente pubblico che ha acquistato i servizi.

Gli investigatori in un’informativa del 30 marzo hanno ripercorso dunque tutti i pagamenti della Pisana. Un affidamento riguarda “servizi online di supporto tecnico-giuridico all’Amministrazione regionale degli enti locali, nel triennio 2011-2014”, mediante l’attivazione di 1.500 accessi riservati al portale. Costo totale: 810 mila euro. Il pacchetto di accessi al sito fu acquistato in seguito a un protocollo d’intesa firmato il 5 aprile 2011 dall’allora presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese (ex FI): a suo carico i finanzieri ipotizzano un danno erariale (non ancora contestato dai pm contabili) di 701.100 euro, in solido con l’allora segretario generale, Nazzareno Cecinelli, che ratificò la convenzione. Per gli inquirenti, alcuni dei servizi contrattualizzati con il Consiglio regionale “potevano essere fruiti gratuitamente”. Non solo. Dalle verifiche è emerso che la Gazzetta Amministrativa srl aveva autorizzato ben 9.309 accessi riservati, “sintomatico – scrive la Gdf – di un minor valore degli accessi riservati acquistati”, il cui costo i militari quantificano in 29 euro l’anno, contro i 180 euro “riconosciuti dalla convenzione”. La Regione, per la Gdf, avrebbe dovuto pagare 108.900 euro, contro gli 810.000 euro bonificati.

Il secondo affidamento riguarda un “servizio formativo” per 430 dipendenti della Regione Lazio, come stabilito da una delibera del 2012, firmata da Abbruzzese e ratificata da Cecinelli. Per la Finanza, “per i 2 corsi erogati in convenzione, nel periodo 2012-2013, sono stati richiesti dalla società e pagati dall’Ente regionale 365.000 euro, ovvero 182.500 euro per edizione/corso”. Il problema è che, successivamente, la società aveva proposto un pagamento “in via forfetaria” rifiutato dalla Regione: “Se nell’atto convenzionale – si legge – fossero state applicate le stesse condizioni economiche poi proposte dalla società appaltatrice (…) i 2 corsi erogati e pagati avrebbero avuto un costo di 240.000 euro invece di 365.000”. La Finanza ha analizzato anche l’acquisto di 320 abbonamenti annuali alla rivista trimestrale “Gazzetta Amministrativa dei Comuni e delle Province d’Italia”, comprati dalla Regione nel 2007 (presidente Marrazzo). Per i militari il prezzo finale degli abbonamenti è gonfiato, non essendo stato applicato lo sconto del 25%, previsto in listino, per chi acquistava più di 100 copie. Nei giorni scorsi sui servizi acquistati dalla Pisana la fondazione Gari ci ha scritto: “Trattasi di attività espletate da soggetto distinto e diverso dalla Fondazione, (…) eventuali verifiche della Corte dei conti (…) potrebbero riguardare unicamente l’operato del soggetto pubblico e giammai il soggetto privato che ha svolto regolarmente le attività”. Sono le spese della Regione Lazio a finire nel mirino dei pm contabili. Non la società che ha erogato i servizi, per la Finanza però acquistati a prezzi gonfiati.

ILFQ

Le larve intese. - Marco Travaglio

 

Fa discutere il processo a Torino contro l’assistente di Gianni Vattimo per circonvenzione di incapace ai danni del grande filosofo, che peraltro nega di essere mai stato circonvenuto. In ogni caso, se anche il reato ci fosse, sarebbe circonvenzione di capace. Intanto, nell’indifferenza generale, si consuma una collettiva circonvenzione di incapaci (e anche di capaci): quella del governo più sopravvalutato della storia ai danni del popolo italiano. È una sorta di incantesimo a mezzo stampa e tv che obbliga tutti a giurare fedeltà a Draghi e pure ai suoi ministri, quasi tutti scarsi, per non parlare di altri fenomeni tipo il commissario Penna Bianca. Chiunque azzardi una sia pur timida critica viene additato come sabotatore e disfattista, nemico del popolo e della nazione. E se chi rappresenta in Parlamento un milione di elettori si permette di suggerire una legge, un emendamento, un comma, apriti cielo! Come osa la zecca “piantare bandierine in un momento come questo”? “Tirare Draghi per la giacchetta”? Non sa che “i partiti devono fare un passo indietro” (perchè, non è dato di sapere)? Non sa che “l’Europa ci guarda e non vuole divisioni in questa fase” (Conte invece si poteva lapidarlo; e figurarsi se ci guardassero pure l’Asia, l’Africa, l’America e l’Oceania)? A questo sortilegio tutto magico e niente politico si può opporre soltanto la forza dei fatti, casomai fregassero a qualcuno.

Finora, a parte copiare il 95% del Recovery Plan (con un 5% peggiorativo) e proseguire (in peggio) la campagna vaccinale del governo precedente, questo Governo dei Mediocri spacciati per Migliori ha, nell’ ordine: varato il condono fiscale e la sanatoria sui precari della scuola, nascosto un condono edilizio nel Superbonus, attentato ai poteri dell’Anticorruzione, sbloccato i licenziamenti, cancellato il salario minimo, anticipato la chiusura delle scuole dopo aver promesso di allungarla, sdoganato il Ponte sullo Stretto, dirottato la transizione ecologica su nucleare, idrogeno blu e inceneritori, gonfiato i consensi alle destre. E ora pasticcia sugli Open Day per svuotare i magazzini pieni di Astrazeneca e Johnson&Johnson, mettendo in pericolo i giovani (che rischiano più da quei vaccini consigliati agli over 60 che dal Covid). Un giorno o l’altro, si avvererà la fiaba di Andersen del re vanitoso che, convinto da due impostori a indossare un abito magnifico, ma invisibile agli stolti e agli indegni, sfila in déshabillé senza che nessuno obietti alcunché, perché tutti temono di passare per stolti o per indegni. Finché un bimbo, ignaro di tutto, rompe l’incantesimo: “Ma il re è nudo!”. E scattano 92 minuti di applausi (ah no, quelli erano per Fantozzi sulla Corazzata Potëmkin, ma ci siamo capiti).

IlFQ

La Commissione avvia una procedura contro l'Italia sul mercato dei mutui.

 

Una seconda procedura contro l'Italia per i ritardi nei pagamenti.


BRUXELLES -  La Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia perché non applica pienamente la direttiva Ue sul credito ipotecario, in particolare le disposizioni su libertà di stabilimento, libera circolazione e vigilanza dei servizi degli intermediari del credito. L'obiettivo della direttiva, ricorda Bruxelles, è aumentare la protezione dei consumatori nel settore dei mutui e promuovere la concorrenza, tra l'altro, aprendo i mercati nazionali agli intermediari. "Una maggiore concorrenza dovrebbe andare a vantaggio dei consumatori, consentendo una scelta più ampia e a costi inferiori", precisa Bruxelles.

La Commissione ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia per non essersi conformata alla direttiva sui ritardi di pagamento con "effetti negativi sulle aziende in quanto ne riducono la liquidità, ne impediscono la crescita e ostacolano la loro resilienza e la loro capacità di diventare più ecologiche e più digitali". La direttiva sui ritardi di pagamento impone alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni (60 giorni nel caso degli ospedali pubblici). La Commissione ha inviato una lettera di messa in mora all'Italia, in quanto la normativa nazionale sulle spese di giustizia esclude dall'ambito di applicazione della direttiva il noleggio di apparecchiature per intercettazioni telefoniche nelle indagini penali. Per la Commissione "l'esclusione di tali transazioni" impedisce alle società di noleggio "di esercitare i diritti previsti dalla direttiva stessa". L'Italia ha 2 mesi per rispondere alla lettera e per adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

ANSA

mercoledì 9 giugno 2021

Ammettiamolo: Conte è un leader che nessun partito ha. - Angelo Rinascente Maragliano

 

Ammettiamolo: Conte è un leader che nessun partito ha.

E sarà il politico che cambierà l'Italia, con la sua coerenza, la sua onestà, la sua cultura, la sua umanità e il suo amore per il popolo, specie per gli ultimi.

La volgarità e il ridicolo pressapochismo di pseudo giornalisti, alla fine, gli danno l'assist per far notare l'abissale differenza di stile, classe e cultura.

Il Sistema impazzisce. Aspettiamoci palate di fango, di fake news, di inganni, di accordi sottobanco per delegittimarlo, ma dovremo essere noi, il popolo, a dargli gli strumenti per realizzare il cambiamento in Italia. Noi, col nostro voto: unico strumento legale per fermare la restaurazione che cialtroni, potenti sol perché ricchi, hanno messo in atto. Quello che sta accadendo in Parlamento è molto allarmante. Per chi non lo avesse ancora capito, Berlusconi ha aperto il mercato delle vacche per il Quirinale. Ed io, per quanto avanti negli anni, non potrei mai accettare che un delinquente con rapporti con la mafia, sia il PdR e il Presidente del CSM. Sarebbe come affidare lo Stato, i governi, il Parlamento, la magistratura e le forze dell'ordine a Matteo Messina Denaro. In quel caso sarei disposto a prendere le armi per difendere la legalità e la democrazia. A qualunque costo. Bisogna schierarsi da subito. E chi parla di aprire al dialogo con FI, vada cacciato dal M5S. Finché FI sarà Berlusconi, nessun dialogo sarà possibile. Sarebbe come legittimare il male, accettandolo come indispensabile. Stare per ora al governo con lui è solo una transitoria emergenza nazionale, per quanto io non lo condivido, ma lo comprendo, per tanti motivi che, spero, non ci facciano tacciare come alleati di Berlusconi. A questo ci pensano Mattarella e Draghi, che lo ricevono al quirinale e palazzo Chigi, come una personalità di cui vantarsi con il mondo. Conte lo vedo come l'ultima speranza prima della deriva di questo Paese. Non lasciamolo solo.

Angelo Rinascente Maragliano - Fb

Lo scandalo dei miliardari Usa esentasse. - Mauro Suttore

 

DREW ANGERER VIA GETTY IMAGES

WASHINGTON, DC - MAY 17: A mobile billboard calling for higher taxes on the ultra-wealthy depicts an image of billionaire businessman Elon Musk, near the U.S. Capitol on May 17, 2021 in Washington, DC. Organized by the group "Patriotic Millionaires," the mobile billboards are rolling through Washington, DC and New York City on Monday to mark Tax Day, calling for higher taxes for wealthy Americans. (Photo by Drew Angerer/Getty Images)

Non c’è bisogno di essere di sinistra per scandalizzarsi di fronte al clamoroso scoop del sito statunitense ProPublica.


Non c’è bisogno di essere di sinistra per scandalizzarsi di fronte al clamoroso scoop del sito statunitense ProPublica.

I 25 uomini più ricchi d’America (e del mondo) pagano poche o nessuna tassa sul reddito: Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, Whatsapp), Elon Musk (Tesla), Bill Gates (Microsoft), Michael Bloomberg, Rupert Murdoch, George Soros, Warren Buffett e gli altri hanno versato 13 miliardi di irpef federale nel 2014-2018 su un reddito complessivo di 400 miliardi. La loro aliquota, quindi, è poco più del 3%. 

Ma grazie a una sapiente e legale elusione fiscale, alcuni ricchissimi sono addirittura scesi a zero. Come Musk, la seconda persona più ricca del mondo, che nel 2018 non ha pagato neanche un cent. Buffett ha versato lo 0,1% sui 24 miliardi di crescita della propria ricchezza dei cinque anni esaminati: 23 milioni. L’aliquota di Bezos è stata dell′1%, quella di Bloomberg dell′1,3%, per tre anni Soros è riuscito a stare a zero.

Com’è possibile? L’aliquota massima dell’imposta sui redditi negli Usa è del 37%. La famiglia media americana paga il 14% di tasse federali su un reddito di 70mila dollari. Ma i miliardari dichiarano una minima frazione di reddito annuo rispetto al patrimonio (soprattutto azioni) che non può essere tassato finché non è liquidato. E, soprattutto, beneficiano di miliardi in deduzioni: scaricano praticamente tutte le spese, dagli aerei privati ai palazzi e ville, fino alle fondazioni di beneficienza e ai finanziamenti per i musei. Nel 2011, per esempio, la ricchezza di Bezos aumentò di 18 miliardi, ma lui dichiarò un bilancio in rosso, denunciando perdite sugli investimenti. Così riuscì a ottenere perfino 4mila dollari in assegni familiari per i figli.

È evidente che il sistema non può continuare così. Il presidente Biden annuncia una riforma delle leggi fiscali. Ma il sito ProPublica è pessimista: “Non serve aumentare le aliquote massime, se non si disbosca la giungla delle detrazioni e dei trust ai Caraibi”.

Da tempo si sapeva delle astronomiche diseguaglianze che piagano gli Stati Uniti degli ultimi decenni. In confronto ai miliardari di oggi, i Rockefeller, Carnegie e Vanderbilt un secolo fa erano dei poveracci. Nel 2011 Buffett chiese a Obama di pagare più tasse: “Ho guadagnato tre miliardi, mi avete chiesto solo sette milioni”.

Ma solo ora, con i documenti dell’Irs (Internal Revenue Service, la nostra Agenzia delle entrate) pubblicati da ProPublica in barba alla privacy dei ricchissimi, ci sono cifre sconvolgenti a sostanziare denunce generiche.

Particolarmente fastidiosa risulta la pretesa dei Paperoni di spacciarsi pure per filantropi. Il velo sollevato sulla fondazione Gates dal divorzio fra Bill e Melinda comincia a rivelare aspetti deplorevoli.

A New York e nelle altre metropoli americane si è sviluppata una vera e propria industria dei “charity gala”, le feste di fundraising per le buone cause più disparate con cui i ricchi si lavano la coscienza. E con cui aumentano le deduzioni fiscali per guadagnare ancora di più.

Secondo Forbes nei sedici mesi dell’epidemia Covid, mentre centinaia di migliaia di americani morivano e milioni perdevano il lavoro, i miliardari Usa hanno accumulato altri 1.200 miliardi di guadagni. Inconcepibile, per un impero nato 245 anni fa e cresciuto grazie a due parole: libertà, ma anche eguaglianza.

HUFFPOST

Jeff Bezos andrà nello spazio con suo fratello il 20 luglio: l’annuncio di Blue Origin. - Michela Rovelli

 

Bezos ha annunciato che lui e il fratello si uniranno a chi vincerà un posto nel primo viaggio del razzo New Shepard di Blue Origin nello spazio il 20 luglio.

«Vedere la terra dallo spazio ti cambia. Cambia la tua relazione con il Pianeta, con l'umanità. E' una sola Terra». Così Jeff Bezos ha annunciato su Instagram la sua decisione di partire sulla New Shepard per il suo primo viaggio turistico nello spazio. La navicella di Blue Origin partirà il 20 luglio e ospiterà un gruppo di persone tra cui la persona che vincerà un biglietto nell'asta ancora in corso e che si concluderà il 12 giugno. Già seimila partecipanti da 43 Paesi, 2,8 milioni di dollari l'offerta più alta. Con lui ci sarà anche Jeff Bezos, fondatore di Blue Origin ma anche di Amazon, dove ha lasciato la posizione di Ceo proprio per dedicarsi alle sue altre attività. Tra cui il turismo spaziale. Nel post su Instagram racconta che è «tutta la vita che voglio fare questo viaggio. Un’avventura, una grande cosa per me». E non sarà solo. «Ho chiesto a mio fratello di venire con me perché è il mio più caro amico».

Il viaggio.

Jeff e Mark Bezos voleranno nello spazio a bordo del razzo New Shepard. Il razzo è dotato di una capsula che può ospitare sei passeggeri ed è dotata di grandi finestre per godersi il panorama. Il razzo, una volta decollato, raggiungerà la linea di Kàrmàn, a cento chilometri sopra il livello del mare. A questo punto la capsula si staccherà e i turisti spaziali potranno osservare la curvatura della Terra mentre sperimentano l'assenza di gravità. La capsula dovrebbe poi atterrare nel deserto del Texas grazie a un paracadute.

Fonte: BlueOrigin.com

(fonte: BlueOrigin.com)

Chi è Mark Bezos

Se Jeff Bezos non ha certamente bisogno di presentazioni, è utile spendere qualche parola sulla biografia di suo fratello - nonché il suo «più caro amico» - Mark Bezos. Una carriera e delle ambizioni decisamente diverse. Fondatore di Highpost, un fondo di private equity di cui la famiglia Bezos è socia - insieme tra l'altro al gestore italiano Azimut - Mark Bezos è anche vice presidente, nonché responsabile della comunicazione, di Robin Hood, un'organizzazione di beneficenza che combatte la povertà a New York. Dopo una carriera nel settore pubblicitario, Mark ha deciso di utilizzare le sue capacità di persuasione per fare del bene. E non è finita qui, perché è anche un volontario nella società dei vigili del fuoco a Westechester, una contea dello Stato di New York. Proprio qui vive con la moglie e i suoi quattro figli.

Il primo volo turistico di Space X.

Se Blue Origin sta già scaldando i motori per il suo primo viaggio turistico nello spazio, non è da meno Space XIl primo volo, per la società di Elon Musk, è in programma per la fine del 2021, grazie alla capsula Dragon e al razzo Falcon 9. E sarà il primo volo con un equipaggio interamente civile a bordo. Il finanziatore di questa operazione è Jared Isaacman, Ceo e fondatore di Shift4 Payments, che ha riservato per sé e altre 3 persone i posti a sedere per questo viaggio. Viaggio che durerà tra i due e i 4 giorni e percorrerà l'orbita terrestre bassa. Tra i fortunati partecipanti, c'è Hayley Arceneaux29 enne che lavora come assistente nel St Jude Children's Research Hospital di Memphis e che diventerà la più giovane cittadina americana mai mandata nello spazio. Una scelta che è anche un messaggio di speranza: all’età di 10 anni ad Hayley venne diagnosticato un cancro alle ossa che la portò a un lungo periodo di cura nella stessa struttura dove ora lavora e a una serie di interventi per sostituire alcune sua ossa con altre artificiali. Gli altri due passeggeri saranno estratti a sorteIl terzo posto disponibile sarà assegnato tramite un concorso a premi lanciato proprio con l’obiettivo di raccogliere 200 milioni di dollari di finanziamenti per l’ospedaleQuarto e ultimo posto è stato messo in palio in un contest della stessa società di Isaacman, la Shift4, che si occupa di sistemi di pagamento. Ad aggiudicarselo sarà l’imprenditore capace di progettare il migliore store online attraverso i software di Shift4 e a postare il proprio lavoro su Twitter.

Corsera

Sponsor al Csm: peggio del caso Palamara. - A. Mass.


Lo scenario emerso dall’inchiesta di Potenza è persino peggiore di quello rivelato dall’indagine perugina su Luca Palamara. E ancora una volta è necessario far luce sul rapporto distorto tra politica e magistratura. La notte tra l’8 e il 9 maggio 2019 Palamara viene sorpreso a discutere del futuro della procura di Roma con Luca Lotti e Cosimo Ferri. Entrambi erano all’epoca parlamentari del Pd (il primo imputato di favoreggiamento e rivelazione del segreto, proprio a Roma, nel processo Consip) e non avevano titolo (peraltro neanche Palamara era più al Csm) per discutere della nomina di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, alla guida di piazzale Clodio. Le indagini hanno dimostrato che Viola nulla sapeva delle strategie di Palamara, Lotti e Ferri, e ne fu addirittura danneggiato. L’inchiesta condotta dal procuratore di Potenza Francesco Curcio sulla nomina a Taranto di Carlo Maria Capristo dimostra cosa può accadere – secondo l’accusa: corruzione e favori nella conduzione stessa delle indagini, condotte in nome di Piero Amara, invece che del popolo italiano – quando un procuratore deve la sua nomina a qualcuno (e non al rispetto delle norme). Anche nel caso di Capristo c’è un politico che si interessa alla sua nomina. Si chiama Francesco Boccia (Pd, ex ministro degli Affari Regionali fino al febbraio scorso). Lo ha fatto – spiega Boccia interrogato – su invito del funzionario del Viminale Filippo Paradiso oppure (non ricorda bene) dello stesso Capristo. Ma non fece pressioni, puntualizza. E ci mancherebbe. S’informò soltanto, attraverso la consigliera del Csm Paola Balducci, che gli rispose: Capristo è tra i papabili. Il gip negli atti spiega l’ovvio: lo stesso interessamento dimostra che Boccia era vicino a Capristo e che, quindi, “ne appoggiasse la nomina”. Aggiungiamo che Boccia non aveva alcun titolo né interesse a informarsi sulla nomina di Capristo. A maggior ragione, possiamo dirlo oggi, a giudicare dal risultato.

ILFQ