martedì 28 settembre 2021

Se citofonando. - Marco Travaglio

 

Ad ogni assoluzione eccellente – l’ultima quella selettiva per la trattativa Stato-mafia – i media e i poteri retrostanti intonano il liberi tutti. Come se fossero innocenti tutti gl’imputati eccellenti degli ultimi 30 anni, quelli attuali e pure quelli futuri. Poi a stretto giro la cronaca s’incarica regolarmente di rimettere le cose a posto, smascherando il volto lurido di pezzi da novanta del potere. Salvini citofona a un portone a caso: “Scusi, lei spaccia?” e la risposta è: “Sì, sono Morisi, la tua Bestia, ma è una semplice fragilità esistenziale irrisolta”. Non male, per uno che voleva arrestare pure i tossici per modica quantità e chiudere i negozi di cannabis light. Fortuna che ha cambiato idea, tant’è che a Morisi ha promesso di aiutarlo senza arrestarlo.

L’altro Matteo, che minacciava di pagarsi la villa – peraltro già pagata coi prestiti di un tizio da lui nominato a Cassa Depositi e Prestiti e poi da Lucio Depositi e Presta – coi soldi del Fatto che osava raccontare lo scandalo Consip, si vede rinviare a giudizio il babbo Tiziano per traffico d’influenze illecite nello scandalo Consip. La mitica Procura di Roma, ancor prima che gli amici Lotti, Ferri e Palamara tentassero di mandarci un procuratore amico, aveva chiesto l’archiviazione per Renzi sr. e l’assoluzione per l’amico Verdini: il primo è finito a processo e il secondo condannato a un anno (in aggiunta agli altri già collezionati nel curriculum) per turbativa d’asta.

Intanto Enrico Laghi è ai domiciliari a Potenza per corruzione in atti giudiziari. Stiamo parlando di un’architrave del Sistema: nominato dal governo Renzi a commissario dell’Ilva e dal governo Gentiloni a commissario di Alitalia, ex sindaco del gruppo Espresso-Repubblica e tuttora presidente e membro del Cda di Edizione (la holding dei Benetton). L’accusa, nata dalle dichiarazioni – stavolta attendibili e riscontrate – del coindagato Piero Amara, è di aver corrotto il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo in cambio di un patteggiamento a tarallucci e vino dell’inchiesta Ambiente Svenduto avviata dal predecessore Franco Sebastio. I pm e il gip citano il racconto di Amara: “Laghi, Capristo… e Renzi erano tutta una cosa nella gestione del patteggiamento… L’Ilva insieme al governo ha appoggiato la nomina di Capristo… Il premier… ricordo che è venuto a Taranto, è andato a salutare Capristo… Anche i decreti concordavano” (uno bocciato dalla Consulta) per neutralizzare i sequestri: “Mi ricordo che Laghi ha materialmente scritto uno dei decreti, almeno mi disse, emanati dal governo Renzi”. Qualcuno si domandava il perché dell’attacco a freddo dell’Innominabile ai magistrati mercoledì in Senato. Ora c’è solo l’imbarazzo della scelta.

ILFQ

lunedì 27 settembre 2021

Spigolatrice di Sapri, polemiche per la statua in bronzo che mette in evidenza le forme. Boldrini: “Un’offesa alle donne e alla storia”.

 

Il monumento è stato svelato alla cittadinanza domenica 26 settembre, alla presenza delle autorità locali e del presidente M5s Giuseppe Conte. La foto ha subito iniziato a circolare online ed è stata duramente condannata da alcune esponenti politiche (da Boldrini a Cirinnà). Il senatore M5s Castiello: "A chi critica sfuggono le fattezze fisiche delle donne meridionali". L'artista si difende: "Allibito e sconfortato".

Polemiche per la statua della Spigolatrice inaugurata a Sapri, in provincia di Salerno, alla presenza delle autorità locali e del presidente M5s Giuseppe Conte in tour elettorale nella zona. Il monumento in bronzo rappresenta la lavoratrice dei campi, addetta alla spigolatura, al centro della poesia di Luigi Mercantini dedicata al fallito tentativo di insurrezione anti borbonica nel Cilento. Ma a far discutere è stata la scelta dell’artista di mettere in evidenza le forme della donna con un abito “trasparente” che rievoca un effetto di nudo.

La foto scattata durante la cerimonia di svelamento ha iniziato a circolare online nelle scorse ore e ha suscitato la condanna di alcuni esponenti politiche, mentre gli amministratori locali insistono nel difendere l’opera. “È un’offesa alle donne e alla storia che dovrebbe celebrare”, ha scritto su Twitter la deputata Pd Laura Boldrini. “Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell’Italia”. Mentre secondo la collega di partito Monica Cirinnà si tratta di “uno schiaffo alla storia e alle donne che ancora sono solo corpi sessualizzati”: “Questa statua della Spigolatrice nulla dice dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico. Sia rimossa!“, ha chiuso.

Lo scultore Emanuele Stifano si è difeso su Facebook, respingendo le accuse dei detrattori: “Sono allibito e sconfortato da quanto sto leggendo”, ha scritto. “Mi sono state rivolte accuse di ogni genere che nulla hanno a che vedere con la mia persona e la mia storia. Quando realizzo una scultura tendo sempre a coprire il meno possibile il corpo umano, a prescindere dal sesso. Nel caso della Spigolatrice, poiché andava posizionata sul lungomare, ho ‘approfittato’ della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna, e mettere così in evidenza il corpo”. E a chi gli contesta la decisione di mettere in evidenza le forme, ha replicato che l’obiettivo era un altro: “L’anatomia non doveva essere un’istantanea fedele di una contadina dell’800, bensì rappresentare un ideale di donna, evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos”. Inoltre, ha concluso “il bozzetto preparatorio è stato visionato e approvato dalla committenza”. Del resto, nessuna delle autorità locali è intervenuta per criticare l’opera, anzi anche il primo cittadino si è subito schierato con Stifano e ha lodato la statua. “E’ stata realizzata con maestria e impeccabile interpretazione dall’artista cilentano”, ha detto il sindaco di Sapri di Italia viva Antonio Gentile.

Tra le prime a sollevare la polemiche ieri c’era stata l’ex senatrice di Forza Italia e poi del gruppo Misto-Ala Manuela Repetti che, intervenendo su l’Huffington post, ha parlato di “schiaffo sessista”. A lei ha replicato direttamente il senatore M5s Francesco Castiello criticandola per “censure di tipo sessista”. “Ad arrecare grave turbamento alla suddetta sembra siano stati l’abbigliamento leggero e le forme pronunciate. Alla ex senatrice, che appartiene ad un’area territoriale a molte centinaia di km al di sopra del parallelo di Sapri, sfugge quali siano le fattezze fisiche delle donne meridionali”. Secondo Castiello, Repetti non tiene in considerazione il fatto che “lo sbarco avvenne a fine giugno in una rovente estate del sud Italia, quando chi nel duro lavoro della raccolta del grano non poteva certo indossare un pastrano con imbottitura”. Proprio Castiello, come ricorda Repubblica, è presidente della Fondazione Grande Lucania che ha finanziato il monumento e ha invitato personalmente il leader M5s Giuseppe Conte per presenziare all’inaugurazione. A questo punto, ha detto con tono provocatorio Castiello, “è auspicabile che il Sindaco, cui la ex senatrice chiede la demolizione della statua, converta tale indicazione nella meno radicale e più equa sanzione della sua copertura con un pesante paltó”.

Il personaggio della Spigolatrice è al centro appunto di un celebre componimento di Luigi Mercantini, sul fallimento della spedizione di Sapri di Carlo Pisacane che avrebbe dovuto scatenare una insurrezione nel Regno delle Due Sicilie. La poesia (“Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”, recita l’inizio) è scritta appunto con il punto di vista di una contadina dell’800 addetta alla spigolatura del grano e che assiste allo sbarco di Pisacane.

ILFQ


E con questa notizia, noi italiani abbiamo toccato il fondo. Che io sappia un artista tende sempre a mettere in evidenza le fattezze del corpo umano. Le più belle statue lasciateci da artisti di altri tempi mostrano le nudità del corpo umano nel loro splendore. Il pudore lasciamolo agli ipocriti che gridano allo scandalo dimenticando che è proprio il loro Dio ad aver creato l'uomo nudo...

cetta.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Tra moglie e marito. “Negli ultimi sette giorni ci sono state sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte però è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, erano completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci per forza” (Barbara Palombelli, Stasera Italia, Rete 4, 16.9). Ma infatti: meno male che Francesco è disarmato.

Compiti a casa. “Bravi, avete chiesto scusa al Cav. Ma ora mandatelo al Quirinale” (Paolo Guzzanti, Riformista, 24.9). Mo’ me lo segno.

Tiromancino. “Mancino: ‘Io vittima di un teorema crollato sulla trattativa Stato-mafia’” (Repubblica, 25.9). Quindi adesso ce lo dici che cosa vi dicevate al telefono con Napolitano?

Disinformafia/1. “Gli imputati sono stati assolti con formula piena perchè non hanno ceduto alla mafia” (Francesco Merlo, Repubblica, 25.9). No, perchè hanno trattato con la mafia, ma il fatto non costituisce reato. Così come Merlo non costituisce giornalismo.

Disinformafia/2. “Così la teoria del complotto ha leso l’immagine del Paese. A Palermo smentita la tesi che lo Stato abbia cercato accordi con Cosa Nostra” (Mario Ajello, Messaggero, 25.9). Magari: la Corte d’appello ha confermato che il Ros trattò con Cosa Nostra, ma sono punibili solo i mafiosi e non i carabinieri. Una splendida immagine per il Paese.

Disinformafia/3. “Se le toghe vogliono riscrivere la storia generano mostri” (Claudio Martelli, ex ministro Psi della Giustizia, Giornale, 25.9). Tipo Martelli, che vent’anni dopo si ricordò di aver saputo da Liliana Ferraro della trattativa Stato-mafia.

Disinformafia/4. “Travaglio di bile. La trattativa non c’era. I manettari rosicano. Dopo la sentenza che sconfessa la tesi di pezzi dello Stato in combutta con i boss c’è chi reagisce stizzito (il Fatto) e chi prova a minimizzare” (Renato Farina, Libero, 25.9). Sconfessa a tal punto che condanna i boss: evidentemente i boss erano in combutta con pezzi dello Stato, ma pezzi dello Stato non erano in combutta con i boss. A uguale B, ma B non uguale A. Aristotele si rivolta nella tomba.

Disinformafia/5. “Processato chi aiutò mio padre” (Fiammetta Borsellino, Libero, 25.9). Suo padre è per caso lo stesso che disse a sua madre prima di morire: “Ho visto la mafia in diretta, mi han detto che Subranni è punciutu”, cioè associato alla mafia?

Disinformafia/6. “Non spiace qui ricordare che i natali del processo sulle trattative coincidono, ma guarda un po’, con quelli del Fatto: 10 anni buttati via” (Farina, ibidem). A parte che il Fatto ha 12 anni, il processo Trattativa inizia con un’intervista di Massimo Ciancimino a Nuzzi su Panorama diretto da Belpietro il 19 dicembre 2007. Scusa, Betulla, ma Pio Pompa non ti ha proprio detto niente?

Disinformafia/7. “L’eterno processo sulla Trattativa è crollato per tutti. Ma non per Travaglio e soci” (Dubbio, 25.9). Cioè per quelli che han letto il dispositivo della sentenza e l’hanno capito.

Tu quoque. “Per il Quirinale Gianni Letta può essere un nome, figurarsi se ho problemi!” (Pierluigi Bersani, deputato LeU, L’aria che tira, La7, 25.9). Come battuta era meglio quella sulla mucca in corridoio.

L’ideona. “Il futuro del Pd è draghizzare il centrosinistra” (Stefano Ceccanti, Riformista, 21.). Dopo gli strepitosi successi di quello renzizzato.

Sgub! “’Io, ex grillino, ho provato la galera’. Intervista esclusiva a Marcello De Vito” (Dubbio, 18.9). Se lo strappavano tutti di mano, ma alla fine se l’è assicurato Il Dubbio.

L’esperta. “Nel Pool di Mani Pulite io c’ero: i pm pensavano alla presa del potere” (Tiziana Parenti, Dubbio, 14.9). Infatti l’unica che si candidò e si fece eleggere fu lei.

L’esperto. “Oggi il Parlamento non è affatto esautorato Non tutte le fiducie sono uguali” (Francesco Clementi, costituzionalista, Dubbio, 24.9). Art. 986 della Costituzione: dipende da chi le chiede.

Indirizzo sbagliato. “Fedez insulta Conte: ‘Fai comizi affollati e vieti i concerti’. I cantanti si ribellano” (Libero, 23.9). Se ne deduce che Conte dovrebbe pregare la gente di non andare ai suoi comizi e, soprattutto, che il premier è ancora lui.

Dadaismo/1. “Surreale risposta della Raggi, in un’intervista al Fatto, sui cinghiali che scorrazzano nella capitale in cerca di rifiuti dentro ai cassonetti: ‘Sono un problema di competenza regionale’” (Annalisa Cuzzocrea, Repubblica, 23.9). Siccome si dà il caso che la legge affidi alle Regioni il controllo del patrimonio faunistico, se la risposta della sindaca è surrealista, il giornalismo di Repubblica è dadaista.

Dadaismo/2. “Dagli industriali a Di Maio crescono le adesioni al partito di Draghi” (Cuzzocrea, ibidem, 25.9). Ecco, appunto.

Il titolo della settimana/1. “Ritorna Berlusconi: ‘La Ue una necessità’. Weber: ‘Con lui l’Italia è rientrata in Europa’” (Giornale, 22.9). Senza essersi mai accorta di esserne uscita.

Il titolo della settimana/2. “I draghiani riluttanti” (Augusto Minzolini, Giornale, 22.9). Che cos’è, un nuovo reato?

ILFQ

Enrico Laghi, l’ex commissario straordinario dell’Ilva agli arresti domiciliari. Sequestrati 270mila euro. - Francesco Casula



 

L’ex commissario straordinario dell’Ilva Enrico Laghi è stato arrestato e posto ai domiciliari su ordine del gip del Tribunale di Potenza per vicende legate alla gestione del siderurgico tarantino. L’inchiesta è un nuovo filone dell’indagine sull’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo che coinvolge anche l’ex consulente esterno di Eni Piero Amara. La misura cautelare è stata notificata dalla squadra mobile e dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Potenza. A Laghi, scelto dal governo di Matteo Renzi come commissario del polo siderurgico tarantino, sono stati sequestrati anche 270mila euro. Nell’indagine si ipotizza la corruzione in atti giudiziari in concorso con Amara, il magistrato Capristo, il suo amico e avvocato Giacomo Ragno, il poliziotto Filippo Paradiso e Nicola Nicoletti, consulente dell’Iva. L’inchiesta, si legge nella nota diffusa dal procuratore Francesco Curcio, su basa su “plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie supportate da elementi investigativi di riscontro, hanno fatto emergere un quadro indiziario grave da cui è emerso il sopra descritto ruolo svolto dall’indagato Enrico Laghi nella contestata fattispecie di corruzione in atti giudiziari”.

La misura cautelare di oggi è uno sviluppo dell’inchiesta che nel giugno scorso aveva portato all’obbligo di dimora dello stesso Capristo. Il procuratore di Taranto, secondo le accuse, “stabilmente vendeva ad Amara, Laghi e Nicoletti, la propria funzione giudiziaria, sia presso la Procura di Trani ( a favore del solo Amara) che presso la Procura di Taranto (a favore di Amara, Laghi e Nicoletti). L’intermediario di questa corruzione era Paradiso. In pratica il magistrato, “in cambio dell’utilità costituita dal costante interessamento di Amara e Paradiso (il
secondo stabilmente remunerato dal primo) per gli sviluppi della sua carriera (il Capristo, sul punto, risultava particolarmente sensibile, in quanto, cessando definitivamente dal suo incarico di Procuratore della Repubblica di Trani nel 2016, sarebbe rimasto privo di incarichi direttivi, al cui immediato conferimento, invece, anelava) nonché per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale l’avvocato Giacomo Ragno. Quidni da parte di Amara “si manifestava in una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione svolta, in favore del Capristo, dai suddetti corruttori su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e/ o su soggetti ritenuti in grado d’influire su questi ultimi”. In cambio di questa attività di sponsorizzazione di Amara e ed in cambio “anche di favori materiali (quali le nomine e gli incarichi ad amici da parte di Ilva” da parte di Laghi “garantiva stabilmente, come di seguito meglio specificato, sia ad “Amara che a Laghi e quindi ad Ilva utilità e vantaggi processuali, nonché garantiva da Amara, mostrando apertamente la sua amicizia con il predetto innanzi al Laghi ed Nicoletti, l’agevolazione professionale consistita nel suo accreditamento presso Ilva”.

ILFQ

Riforma fiscale e imposte sostitutive: nel mirino 8 aliquote fino al 26%. - Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

 

(llustrazione di Giorgio De Marinis)

I parlamentari propongono di avvicinare cedolari e ritenute allo scaglione Irpef del 23% ma agendo sull’imponibile si possono evitare rincari. Già prevista un’eccezione per il regime forfettario.

Un’eccezione dopo l’altra, le imposte sostitutive dell’Irpef sono arrivate a contare otto diverse aliquote. Dal 5% dei vecchi minimi (e dei forfettari start up) al 26% dei redditi di capitale. Nell’atto d’indirizzo al Governo sulla riforma fiscale, le commissioni parlamentari la chiamano plural income taxation. Dove l’aggettivo “plurale” sta a significare «elevata frammentazione» e regimi «quasi mai tra di loro correlati». E proprio il riordino delle tante flat tax è uno degli obiettivi del disegno di legge delega atteso domani – martedì – in Consiglio dei ministri.

Sostitutive in salvo.

Tra i parlamentari nessuno pensa di azzerare tutte le sostitutive. Anche perché i regimi fiscali alternativi ormai assorbono un decimo dell’imponibile Irpef e non si intravede la volontà di affrontare l’impopolarità di una loro eliminazione. Per dire, cancellare la cedolare sugli affitti, e rimpiazzarla con le aliquote progressive dell’Irpef, farebbe aumentare il prelievo di 2,3 miliardi; eliminare il regime forfettario di 1,5 miliardi, almeno secondo le stime dell’ultimo Rapporto sulle spese fiscali 2020.

Piuttosto, le commissioni parlamentari guardano a «un modello tendenzialmente duale»: cioè, un sistema adattato alla realtà italiana. In teoria, la dual income taxation prevede un’imposta proporzionale (flat) solo sui redditi di capitale. Ma l’intenzione di deputati e senatori è mantenere anche gli altri «regimi sostitutivi cedolari», avvicinando le loro aliquote a quella del primo scaglione Irpef (23%) e facendo salvo il regime forfettario delle partite Iva.

Che un riordino sia necessario, comunque, lo ammettono anche i parlamentari, perché la proliferazione delle sostitutive ha creato un «carico fiscale diseguale tra le varie fonti di reddito». Tema sottolineato tra l’altro dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, giovedì scorso all’assemblea degli industriali di fronte al premier Mario Draghi. I prelievi forfettari, secondo Bonomi, «hanno minato l’imponibile e introdotto distorsioni e iniquità inaccettabili sia orizzontali sia verticali».

Sempre giovedì, Draghi ha voluto riaffermare che «il Governo non ha intenzione di aumentare le tasse». Tracciando così una linea di demarcazione anche in vista dell’intervento sulle cosiddette flat tax.

Molte aliquote, infatti, oggi sono lontane dal 23% del primo scaglione Irpef. Ce ne sono alcune settoriali o poco usate, come il 15% sulle lezioni private degli insegnanti o la tassa fissa di 100 euro sulla raccolta di funghi o tartufi. Ma altre sono molto diffuse, come il 12,5% sugli interessi dei titoli di Stato, il 10% sui premi di produttività ai lavoratori e la cedolare secca del 10% sulle locazioni a canone concordato. Come si fa, allora, a portarle verso il 23 per cento? Una soluzione è già stata suggerita dal direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, in audizione al Parlamento, che l’ha fatta propria: si potrebbero alzare le aliquote proporzionali, ma abbassare le basi imponibili, così da lasciare invariata l’imposta netta.

Se una manovra del genere può sembrare un gioco a somma zero, nella delega per la riforma potrebbero esserci anche altri interventi sulle basi imponibili. In particolare, nel campo del risparmio, dove la distinzione tra “redditi di capitale” e “redditi diversi” oggi impedisce di compensare alcune minusvalenze e crea distorsioni che «pregiudicano l’efficienza del mercato dei capitali», come si legge ancora nell’atto d’indirizzo del Parlamento. Atto che suggerisce anche una riduzione dell’aliquota del 26% oggi applicata praticamente sulla totalità dei redditi finanziari, pari a una base imponibile di circa 43 miliardi: in questo caso, allineare l’aliquota al primo scaglione Irpef comporterebbe un risparmio d’imposta (o un minor gettito) di 1,4 miliardi.

Il nodo degli autonomi.

Due aliquote che il Parlamento non vorrebbe riallineare all’Irpef sono invece quelle della flat tax degli autonomi (5 e 15%). La partita, qui, potrebbe giocarsi sui coefficienti di redditività che determinano l’imponibile su cui applicare l’aliquota proporzionale. Coefficienti che non sono stati modificati dopo l’innalzamento a 65mila euro della soglia di ricavi o compensi per l’accesso al regime agevolato. E che, come ha avvertito il direttore Lapecorella, oggi «non sono coerenti con la struttura dei costi di imprese di dimensioni meno contenute».

/Il Sole 24 Ore

Marte troppo piccolo per avere acqua e vita.

 

Marte ‘travestito’ da Terra (fonte: NASA Earth Observatory/Joshua Stevens; NOAA National Environmental Satellite, Data, and Information Service; NASA/JPL-Caltech/USGS; Graphic design by Sean Garcia/Washington University)

Nuova ipotesi dall'analisi dei meteoriti.

Marte è troppo piccolo per trattenere quantità di acqua necessarie a supportare la vita: è la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della Washington University a Saint Louis dopo aver valutato la composizione chimica di una ventina di meteoriti marziani caduti sulla Terra. I risultati dello studio, che potrebbero aiutare la ricerca di pianeti abitabili al di fuori del Sistema solare, sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).

“Il destino di Marte era scritto fin dall’inizio”, afferma il ricercatore Kun Wang. “C’è probabilmente una soglia per quanto riguarda le dimensioni dei pianeti rocciosi affinché possano trattenere acqua a sufficienza per permettere l’abitabilità e la tettonica a placche, con una massa che è superiore a quella di Marte”. Il suo team lo ha dedotto esaminando la composizione di 20 meteoriti marziani, di cui ha valutato in particolare gli isotopi del potassio per stimare la presenza e la distribuzione di elementi e composti ancora più volatili come l’acqua.

“Questi meteoriti risalgono ad un’epoca compresa tra centinaia di milioni e 4 miliardi di anni fa e hanno registrato la storia evolutiva degli elementi volatili su Marte”, sottolinea Wang. “Misurando gli isotopi di elementi volatili come il potassio possiamo dedurre come sono stati persi e fare confronti tra i diversi corpi del Sistema solare”. Grazie a questo approccio innovativo, i ricercatori hanno stabilito che Marte, durante la sua formazione, ha perso più potassio ed elementi volatili rispetto alla Terra, ma ne ha trattenuti di più rispetto alla Luna e all’asteroide Vesta (due corpi più piccoli e aridi sia di Marte che della Terra).

“Questo studio evidenzia che c’è un intervallo piuttosto ristretto per quanto riguarda le dimensioni dei pianeti affinché abbiano abbastanza ma non troppa acqua per essere abitabili”, aggiunge il co-autore dello studio Klaus Mezger dell’Università di Berna. “Questi risultati guideranno gli astronomi nella ricerca di esopianeti abitabili in altri sistemi solari”.

ANSA

Ricostruito il Dna degli Etruschi. - Paola Catani

 

Ricostruito il Dna degli Etruschi (fonti: in primo piano particolare di un affresco etrusco del 510 a.C, diDave & Margie Hill/Kleerup; sullo sfondo la doppia elica del Dna, di Christoph Bock, Max Planck Institute

Erano cugini degli Italici, ma la loro lingua resta un mistero.

Etruschi cugini degli Italici, lo svela il Dna antico, ma la lingua parlata da questo popolo rimane un mistero. A provare la stretta parentela uno studio genomico definito il più grande mai realizzato sugli Etruschi, condotto da un team di studiosi internazionali, coordinato da Cosimo Posth, del dipartimento di Archeogenetica dell'Istituto tedesco Max Planck per la storia delle Scienze umane a Jena e condotto con le università di Firenze, Tubinga e Jena. Per l'Italia hanno contribuito anche le università di Siena, Napoli Federico II, Ferrara e Padova. Pubblicata sulla rivista Science Advances, la ricerca ha esaminato il Dna di 82 individui vissuti in Italia nell'arco di quasi 2000 anni, dall'800 a.C. al 1.000 d.C, in dodici siti, tra Toscana e Alto Lazio.

I risultati? Gli Etruschi "condividono il profilo genetico dei Latini della vicina Roma e gran parte del loro genoma derivi da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica durante l'età del bronzo". Lo studio, a cui hanno preso parte ricercatori degli Atenei di Firenze, Siena, Ferrara e del Museo della Civiltà di Roma, di Germania, Stati Uniti, Danimarca e Regno Unito, risolve così, si spiega, "l'enigma sulle origini di questa cultura altamente avanzata e ancora poco conosciuta", fiorita durante l'età del ferro nell'Italia centrale, e che ha incuriosito gli studiosi per millenni, coivolgendo storici illustri già dai tempi del greco Erodoto.

Per quest'ultimo discendevano da gruppi migratori anatolici o egei. Per gli archeologici invece hanno avuto un'origine locale, ipotesi suffragata in passato da alcune ricerche su Dna antico. E ora confermata da questa ricerca che fornisce "risposte definitive" sulle origini degli Etruschi. Resta però il mistero della loro lingua, non indoeuropea, estinta, solo in parte compresa. Se "i gruppi legati alla steppa Eurasiatica furono probabilmente responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee, ora parlate in tutto il mondo da milioni di persone, la persistenza di una lingua etrusca non indoeuropea in Etruria è un fenomeno intrigante - si spiega - che richiederà un'ulteriore indagine".

"Questa persistenza linguistica, combinata con un ricambio genetico, sfida la tesi che i geni siano uguali alle lingue - afferma David Caramelli, docente di antropologia all'Università di Firenze - e suggerisce uno scenario più complesso che potrebbe aver coinvolto l'assimilazione dei primi popoli italici da parte della comunità linguistica etrusca, forse durante un periodo prolungato di mescolanza nel secondo millennio a.C."

Lo studio ha anche rivelato "importanti trasformazioni genetiche associate a successivi eventi storici" con riferimento sempre all'Italia centrale: una, durante il periodo imperiale romano, legata alla commistione con le popolazioni del Mediterraneo orientale che probabilmente includevano schiavi e soldati trasferiti attraverso l'Impero Romano; l'altra nell'Alto medioevo, identificata con la diffusione di antenati dell'Europa settentrionale nella penisola in seguito al crollo dell'Impero romano d'Occidente.

"Questo cambiamento genetico - afferma Johannes Krause, direttore del Max Planck Institute per l'evoluzione antropologica - descrive chiaramente il ruolo dell'Impero Romano nello spostamento delle persone su larga scala in un momento di maggiore mobilità socioeconomica e geografica". "L'Impero Romano - afferma Cosimo Posth, docente all'Università di Tubinga e Centro Senckenberg per l'evoluzione umana e il paleoambiente - sembra aver lasciato un contributo duraturo al profilo genetico degli europei meridionali, colmando il divario tra le popolazioni europee e del Mediterraneo orientale sulla mappa genetica dell'Eurasia occidentale"

ANSA