lunedì 25 luglio 2011

Non possiamo più aspettare.


Chi, leggendo la storia, non ha notato che ai periodi di progresso sociale, economico e tecnologico, succede sempre un periodo di estenuante e alienante stasi?

Noi ci siamo trovati, malauguratamente, a vivere un periodo buio.

Ci domandiamo perchè, ma un perchè non c'è.

E' naturale, in un periodo di espansione economica, tecnologica, sociale, rilassarsi e prestare poca importanza alla vita sociale, alle cose importanti.

Noi abbiamo commesso l'errore di rilassarci, magari un po' troppo, lasciando ad altri, non più qualificati di noi, la gestione della cosa pubblica.

Il risultato è quello che vediamo: distruzione totale delle regole, della logica, in poche parole, perdita dei diritti acquisiti.

Affidereste la vostra famiglia o il vostro patrimonio culturale, o i vostri averi alla cura di gente della quale conosciamo solo un'immagine sulle locandine in strada? Della quale non sapete nulla o quasi?

Non credo.

Noi abbiamo fatto questo: abbiamo affidato le nostre vite a gente che non conoscevamo affatto e che se ne è appropriata privandoci, poco per volta, di ogni tipo di diritto, lasciandoci solo i doveri.

Noi stiamo pagando errori commessi da altri, noi siamo un popolo bue, portiamo ferite che lecchiamo per non sentire dolore, parliamo, discutiamo, ci incazziamo, ma non andiamo oltre, ci hanno inculcato la paura delle nostre stesse ombre.

Abbiamo ciò che meritiamo?
Non lo so. So solo che uniti potremmo riportare tutto alla normalità.

Non possiamo aspettare che Napolitano, in un impeto di generosità verso il popolo che dovrebbe proteggere, sciolga le camere; non possiamo sperare che il premier si dimetta; non possiamo aspettare che chi ha fatto della politica un posto di lavoro a reddito fisso ed a tempo indeterminato, si mostri generoso nei nostri confronti.

Semplicemente, non possiamo più aspettare!


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