I primi due licenziati con contratto a tempo indeterminato per motivi economici, da poco introdotto con la riforma Fornero. Di cui ha approfittato un’azienda cinese. E’ questo il primato che un ragazzo e una ragazza dipendenti del colosso delle telecomunicazioni Huawei hanno sperimentato sulla propria pelle, il 29 agosto, poco più di due mesi dall’entrata in vigore della riforma che ha modificato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. I due facevano parte della stessa unità di lavoro, però in due team diversi. La ragazza, 26enne romana, per motivi personali vuole rimanere anonima, ma dice a ilfattoquotidiano.it:”Sono stata convocata dall’azienda il 29 agosto e mi hanno riferito che l’azienda era in crisi. Mi hanno poi detto che la mia figura era superflua perché coperta da altre persone e senza giri di parole mi hanno comunicato che da quel giorno ero fuori dall’azienda. A quel punto – afferma la ragazza – non ci ho pensato due volte e mi sono rivolta al sindacato”.
Nella lettera di licenziamento (leggi il documento), si legge che “la crisi generale del mercato delle telecomunicazioni in Italia, ha causato una significativa contrazione dei ricavi attribuili alla vendita di apparati telefonici. La Huawei poi scrive che “ciò ha comportato l’esigenza di una riorganizzazione della business unit (gruppo di lavoro) finalizzata al contenimento dei costi e alla razionalizzazione del personale”. Infine le comunicano che, a causa di tali condizioni “non sussistono motivi per una ricollocazione interna, con conseguente necessità di procedere al suo licenziamento“.
Huawei è una multinazionale leader nel mercato delle telecomunicazioni in Cina e secondo produttore mondiale di apparecchiature elettroniche. La “telco” cinese in serata ha inviato un comunicato in cui commenta spiega come “non ha, ad oggi, al contrario di quanto asserisce Serao (il sindacalista che ha sollevato il caso) comunicato alcun licenziamento alla lavoratrice avendo semmai avviato la normale procedura di conciliazione prevista dal nuovo art. 7 della legge n. 604/66 (modificato appunto dalla riforma Fornero entrata in vigore il 28 giugno 2012), finalizzata a favorire la risoluzione consensuale del rapporto e a incentivare l’esodo della lavoratrice”. A rispondere all’azienda è proprio Giorgio Serao della Fistel Cisl che sta assistendo la lavoratrice: “Non è vero che non c’è nessun licenziamento in atto. Ho le prove di quello che dico perché alla lavoratice è stata recapitata una raccomandata con una lettera di licenziamento al suo interno, che è inequivocabile. Se l’azienda pensa che ci sia in atto una conciliazione si sbaglia, perché nell’incontro di conciliazione previsto dalla riforma Fornero, il 18 settembre, noi impugneremo la decisione”.
Data per scontata l’impugnazione, ora toccherà al giudice del lavoro decidere se reintegrare la lavoratrice o come vuole l’azienda, corrisponderle una indennità di licenziamento. Per la ragazza però rimane la beffa di essere stata contattata dall’azienda senza aver mandato mai nessun curriculum vitae e ed essere stata licenziata a due anni dall'assunzione. “Sono stata chiamata quando lavoravo in un’altra azienda. Avevo un buon contratto, circa 26 mila euro lordi l’anno. Quando è arrivata l’offerta della Huawei non ci ho pensato due volte perché mi miglioravano il contratto di circa 6 mila euro, con molti benefit in più”. Secondo l”ex lavoratrice della Huawei il licenziamento è avvenuto “perché 4 mesi fa i miei capi hanno assunto una persona nel mio stesso ruolo”. Inoltre “non ci possono essere motivi economici alla base del gesto dell’azienda, perché lo stesso giorno l’amministratore delegato comunicava via mail l’assunzione di 112 persone da Fastweb”.
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Sarà che sono per natura una complottista, ma io in questa legge ci vedo solo l'ennesimo favoritismo elargito ai partiti. Con questa legge, infatti, si licenziano i lavoratori che non hanno stipulato alcun patto con i partiti per assumere quelli che hanno accettato il compromesso del voto di scambio.
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