lunedì 3 maggio 2010

Nasce il comitato cittadino 'Scorta Civica - Palermo'



3 aprile 2010
La redazione di
19luglio1992.com è lieta di annunciare la nascita del comitato cittadino "Scorta Civica - Palermo" che prende spunto dall'esperienza del comitato cittadino "Scorta Civica" di Caltanissetta.


La diffusione di questa iniziativa rappresenta davvero un segnale concreto di speranza e di vicinanza da parte dei cittadini a tutti i Magistrati esposti in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata e nella difesa della Costituzione.

Il comitato cittadino “Scorta Civica – Palermo” ha come obiettivo la realizzazione di azioni concrete contro qualsiasi forma di azione o atteggiamento mafioso. In particolare, la “Scorta Civica - Palermo” attuerà varie forme di “solidarietà attiva” in favore del giudice Ingroia e degli altri magistrati della Procura di Palermo che sono impegnati nella lotta alla mafia per garantire Legalità, Libertà e Giustizia.
La “solidarietà attiva” che intende promuovere la “Scorta Civica - Palermo” si baserà sulla realizzazione di manifestazioni, sit-in, seminari e incontri di vario genere attraverso cui lanciare un preciso messaggio: “Noi stiamo dalla parte dei giudici onesti, chi è contro di loro è contro noi cittadini”.


La “Scorta Civica - Palermo” vuole fare, inoltre, un passo in avanti nella lotta alla mafia, con la realizzazione di iniziative che hanno ad oggetto lo studio dei mezzi attraverso cui opera la mafia: gestione del denaro pubblico, posti di lavoro, ambiente ecc. Il cambiamento opera attraverso la conoscenza: studenti, professori, laureati, studiosi e lavoratori di qualsiasi genere … chiunque può contribuire attivamente a rendere migliore la nostra società … se l’antimafia diventa un patrimonio “collettivo”, allora colpire un singolo giudice non sarà più conveniente per la criminalità organizzata.

La “Scorta Civica - Palermo” utilizzerà simbolicamente il ruolo dei “Capi scorta” (Lidia Undiemi, Giorgio Ciaccio e Giacomo Bellomare) come referenti per quanto riguarda gli aspetti organizzativi.

MAI PIU’ SOLI

Rivolgiamo un ringraziamento particolare a Bruno Testa, Salvatore Borsellino e Il popolo delle Agende Rosse

Per contatti e riferimenti: il gruppo facebook COMITATO SCORTA CIVICA PALERMO - IO STO CON IL GIUDICE INGROIA

Tratto da: 19luglio1992.com



La versione (sola) di Scajola - Luca Telese


3 maggio 2010
Scajola fa rima con “Sòla”. Se non altro quella romanissima che il ministro si illude di poter rifilare agli elettori raccontando favole amène sulla sua povera casetta di via del Fagutale. Dopo prime dichiarazioni difensive da non dimenticare (frasi come “E’ stato violato il segreto istruttorio!” o “Si sta cercando di mettere in mezzo mia figlia!”) Scajola ha rilasciato ben tre interviste esilaranti con cui pretende di far credere agli italiani che ha pagato una casa di dieci stanze in un condominio esclusivo con vista sul Colosseo quanto un quadrilocale al Tiburtino terzo con terrazzino abusivo.

Spiega che lui è di Genova, è che per questo non si è reso conto di un prezzo così incongruo. Ha detto che l’architetto
Zampolini, quello che ha concluso l’acquisto, lo conosceva appena: “era uno che si era offerto di aiutarmi a trovare casa”. Ci regala perle meravigliose come: “In realtà si tratta di un ammezzato” (180 metri quadri). La casa è stata pagata un milione e mezzo di euro, lui ne ha pagati solo seicentomila. Il bello è che ci sono quattro testimoni che raccontano una realtà diversa: 900 mila euro sono arrivati in assegni circolari, 80 per la precisione, pur di poter aggirare – per un ministro come lui evidentemente deve essere un obbligo morale – la legge anti-riciclaggio. I novecentomila euro del personalissimo “piano-casa” di Scajola arrivano – secondo la testimonianza dell’architetto Zampolini, che ha raccontato agli inquirenti di portarli al rogito – da un imprenditore: quello stessoDiego Anemone che tutti vorrebbero come amico, che procacciava macchine e massaggi a metà del governo, agli uomini della Protezione civile e a qualche alto ufficiale della Guardia di finanza.

Anche in questo caso le parole di Scajola sono rassicuranti. Lo conosceva Anemone, lui? Ma certo: “Stiamo parlando di uno degli otto gentiluomini di Sua Santità nel mondo!”. Di questi tempi una garanzia. L’affare si conclude, secondo i magistrati, in una sede distaccata del ministero, a via della Mercede. Le due sorelle
Papa, che hanno venduto la casa, ricordano di aver avuto gli assegni dal ministro. Un autista spiega di aver portato gli assegni. L’architetto Zampolini di averli forniti. L’unico che non ricorda è il povero Scajola. Deve essere stato un complotto in cui tutti si sono accusati di diversi reati pur di inguaiare un uomo probo. Lui vorrebbe convincerci di aver creduto alla favoletta dell’appartamento di dieci stanze venduto a prezzo d’occasione.

Perché lui è di Genova. Così se a uno che è di Roma gli offrono un appartamento a Place des Vosges o con vista sugli Champs Elysées, al prezzo di una barca, potrà sempre dire: sa, sono come Scajola, non conosco le quotazioni del mercato in Francia. Forse il ministro non capisce che pretendere di farci credere che sia vittima di questa imbarazzante ingenuità è quasi più grave che ammettere la corruzione. Un ministro non in grado di intendere e di volere non può gestire la cosa pubblica. In ogni caso, se decidesse di vendere siamo pronti a ricomprare subito: ammezzato, dieci vani, palazzo in stato di degrado infestato da vip, vista su un rudere, quotazione Scajola, fondo integrativo Anemone: 610mila euro. Il prezzo è giusto.


La difesa sul "Giornale" (e al Tg1): "Non mi faccio beccare come su Biagi" - Redazione de: Il Fatto Quotidiano.



3 maggio 2010

"Non lascerò il governo, non farò come nel caso Biagi altrimenti sembrerà che mi hanno beccato con il sorcio in bocca". Spavaldo e forse sprezzante, così in un'intervista al Giornale del 1° maggio - e subito anticipata dal Tg1 - si difendeScajola. Venerdì al ministro - al termine del Cdm - è arrivata la solidarietà dei colleghi. Anche del finiano Urso, dopo che per l'intera giornata di giovedì i fedelissimi del presidente della Camera erano rimasti in esplicito silenzio. Poi venerdì non hanno mancato di rimarcare spazio: "Spero sinceramente che Scajola possa dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati - ha detto il vicepresidente dei deputati del Pdl Carmelo Briguglio - Il ministro, come qualunque altro cittadino, ha il diritto al massimo delle garanzie e alla presunzione di innocenza. Mentre sul piano politico l'esecutivo viene messo sulla graticola, purtroppo del disegno di legge anti-corruzione del Governo, che pure aveva avuto un'ottima eco sui media, non si ha notizia. E' necessario recuperare immediatamente il ddl anti-corruzione e portarlo immediatamente all'esame del Parlamento".

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2483394&title=2483394


Scajola, troppe bugie per 80 assegni - Marco Lillo


3 maggio 2010

Il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo una settimana di rivelazioni sui suoi rapporti con la “cricca”, pensa alle dimissioni. Ecco il rapporto della Guardia di Finanza che lo inchioda

Il ministro
Claudio Scajola sta pensando di dimettersi. Comunque si concluda questa vicenda, il caso Scajola sta diventando un buon test del rapporto tra politica e verità. Mai come in questo caso si è toccata con mano la distanza tra la prima e la seconda. Nemmeno di fronte all'evidenza i politici italiani accettano una verità che urta con i loro affari personali e politici. Scajola forse si dimetterà o forse resterà al suo posto. Non è questo il punto.

Il punto è che continua a negare la realtà con interviste a tutta pagina senza che nessuno gli ricordi i limiti della decenza. Scajola nega non solo di avere pagato un milione e 700 mila euro un appartamento con vista sul Colosseo per il quale ha dichiarato al fisco 610 mila euro. Ma nega persino che le venditrici, le sorelle Papa, abbiano dichiarato il contrario agli inquirenti. In una delle tante interviste concesse sabato scorso nel disperato tentativo di sostenere una tesi smentita da tre testimoni (l'architetto
Angelo Zampolini e le sorelle Papa), Scajola sostiene che quello sarebbe il prezzo comune per un simile gioiellino e nega nell'ordine: 1) di avere pagato 1,7 milioni; 2) di avere versato 200 mila euro in contanti come acconto; 3) di avere ricevuto 80 assegni per complessivi 900 mila euro dall'architetto Zampolini per pagare la casa.

Per il ministro quella massa di soldi di dubbia provenienza monetizzati in contanti e assegni circolari (per complessivi 1,1 milioni) non sarebbe mai esistita. Per gli inquirenti invece queste somme sono state la contropartita dell'appartamento insieme ai 600 mila euro versati da Scajola in assegni circolari provenienti dal mutuo acceso con il Banco di Napoli e al bonifico di 10 mila euro proveniente dal conto del ministro. Ciascuna signora Papa ha dichiarato di avere ricevuto 100 mila euro in contanti più 750 mila in assegni circolari (450 mila provenienti dai conti di Zampolini e 300 mila provenienti dal mutuo di Scajola) mentre per Scajola gli assegni di Zampolini e il contante in questa storia non esistono. Qualcuno mente.

Ai quotidiani che chiedevano se avesse fatto un versamento di 200 mila euro in contanti, come dichiarato dalle venditrici, Scajola ha risposto: “assolutamente no. E comunque io non ho letto queste dichiarazioni delle sorelle Papa. Ho visto solo i resoconti giornalistici, tra l’altro contraddittori. Ad esempio sulla posizione del notaio, che secondo un giornale confermerebbe quanto sostenuto dalle sorelle Papa, mentre secondo un’altra testata lo negherebbe".

Mentre a chi gli chiedeva perché l'architetto di
Diego Anemone, Angelo Zampolini, avesse consegnato 80 assegni al ministro per permettergli di comprare, Scajola ha risposto: "Ho appreso dell’esistenza di questi ottanta assegni dai quotidiani di questi giorni. Prima non ne sapevo nulla, e ora continuo a non capire perché sarebbero stati versati a mia insaputa. Io so solo come ho comprato l’appartamento, in quale data e a quale prezzo. Se poi è successo qualcos’altro, non è di mia conoscenza". Per Scajola, l'apparamento è stato pagato "esclusivamente la somma pattuita al momento del rogito: 610mila euro, reperiti quasi tutti attraverso un mutuo acceso con il Banco di Napoli. Si tratta di un ammezzato in uno stabile degli anni Sessanta, in condizioni non ottimali".

Chiunque conosce il mercato immobiliare romano sa dove sta la verità. Ma, visto che il ministro si ostina a negare persino che le dichiarazioni delle sorelle Papa esistano, a beneficio dei lettori, pubblichiamo qui sotto l'informativa della Guardia di Finanza di Roma nella quale sono riportati i contenuti delle dichiarazioni e gli accertamenti effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria.



Gli accertamenti della polizia giudiziaria sulla compravendita immobiliare del ministro (Pdf, 4.29 Mb)

LEGGI

Nomine, mattoni e pale eoliche: il "sistema-Sciaboletta"di Pino Giglioli

La difesa sul "Giornale" (e al Tg1): "Non mi faccio beccare come su Biagi"


Senza titolo.


In Italia, ma anche in buona parte del mondo, fino a quando non cambieranno i vertici della politica e non si elimineranno le componenti di cui si circonda, i partiti dei voti di scambio, i più pericolosi, e l'appoggio della chiesa, non cambierà nulla.

Con il finto bipolarismo abbiamo raggiunto l'apice negativo della bilancia, con la chiesa che costituisce la piuma che fa pendere il piatto della bilancia da una parte o dall'altra, ci siamo dati la decisiva zappa sul piede.

Noi non abbiamo il bipolarismo, noi abbiamo quattro partiti predominanti: la destra, la sinistra, i voti di scambio e la chiesa.

La chiesa è il partito più forte, quello composto da clericali e cattolici, quindi membri di un partito e loro seguaci, che decidono, di volta in volta da che parte stare e dare manforte.

In nome della religione che dovrebbe rappresentare, ma non rappresenta, la chiesa domina su tutte le civiltà e combatte tutte le altre religioni, partiti anch'essi, che contrastano il suo cammino.

Fino a quando non si relegherà la chiesa nel cantuccio che le compete, quello inerente esclusivamente la fede e la cura delle anime per chi ci crede, non si potranno compiere grandi passi nei campi della ricerca, della medicina, della cultura in generale, della scienza della filosofia, ecc.

La chiesa, così come è intesa dalla notte dei tempi, è il male da estirpare, perchè è l'ostacolo alla libertà di pensiero, alla ricerca scientifica, alla conoscenza in genere, è costrizione, è oppressione.

Ci lamentiamo del conflitto di interessi di chi detieni i mezzi di informazione.......ma vi è mai capitato di assistere ad un tg ove non sia presente "il pensiero" di un componente della casta clericale? Vi è mai capitato di leggere un quotidiano dove non c'è una citazione che riporti alla chiesa?

A me no, e, francamente, mi sento oppressa!

sabato 1 maggio 2010

Scajola, le rivelazioni del testimone: «Consegnai buste anche a ministri»


L’autista e il caso dell'appartamento al Colosseo: portai 500 mila euro. Nei verbali il nome di Pietro Lunardi

ROMA - Buste dal «contenuto sconosciuto» consegnate a «vari soggetti, alcuni dei quali ministri» per conto di Angelo Balducci e del costruttore Diego Anemone. Un nuovo testimone interrogato dai magistrati di Perugia rivela inediti e clamorosi dettagli sui rapporti con i potenti di chi gestiva gli appalti pubblici e in particolare quelli per i Grandi Eventi. Racconta il suo ruolo di intermediario anche nell’operazione pianificata per l’acquisto dell’appartamento poi intestato a Claudio Scajola, all’epoca titolare del dicastero per le Attività Produttive. E poi - tra le persone incontrate - fa il nome di Pietro Lunardi, all’epoca titolare delle Infrastrutture. Le carte processuali messe a disposizione degli indagati svelano l’esistenza di conti all’estero dello stesso Balducci e del commissario per i Mondiali di Nuoto, Claudio Rinaldi. Alla richiesta di arresto per quest’ultimo, per il commercialista Stefano Gazzani e per l’architetto Angelo Zampolini - respinta dal giudice che ritiene competente la magistratura romana e ora all’esame del tribunale del Riesame - sono allegati verbali e informative che ricostruiscono la rete di rapporti alimentata dai componenti della "cricca".

I contanti del tunisino
Il 25 marzo scorso viene interrogato a Firenze Laid Ben Hidri Fathi che, come si legge nell’istanza dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnese, «in passato è stato l’autista tuttofare e uomo di fiducia di Angelo Balducci e di Diego Anemone e da loro aveva ottenuto deleghe bancarie per operare sui conti correnti». Nel 2004 l’uomo si appropria di 200.000 euro e sparisce. Ricompare nel 2006 e, dopo aver chiesto perdono, riallaccia i contatti con i due. Qualche giorno fa viene convocato anche a Perugia. Così il suo verbale viene ricostruito nel documento stilato dai magistrati dell’accusa: «Il cittadino di origine tunisina ha riferito di aver conosciuto Angelo Balducci molti anni fa lavorando presso l’agenzia immobiliare Toscano di via Salaria e di aver cominciato a lavorare con lui come autista tuttofare quando lo stesso era Provveditore alle opere pubbliche del Lazio. Di aver lavorato come dipendente di fatto del Balducci, ma di essere stato di volta in volta formalmente assunto e retribuito da imprese che con Angelo Balducci lavoravano con appalti da lui concessi per la carica ricoperta».

Buste e soldi per i ministri
E ancora: «La conoscenza con Anemone avviene nel 2000, sempre tramite Balducci che con Anemone appare "essere in società", come specifica il testimone. A quel periodo risale la stretta collaborazione con Anemone, che lo avrebbe autorizzato anche ad operare su alcuni conti delle società del Gruppo. Proprio nell’ambito dell’attività di gestione dei fondi di spettanza delle ditte di Anemone, Fathi fa il nome di Angelo Zampolini, soggetto a cui più volte lo stesso dice di aver consegnato somme in denaro, in quanto persona "che faceva operazioni immobiliari per conto di Balducci e Anemone con intestazione ad altre persone"». Ed ecco la rivelazione: «Riferisce poi l’ex autista di una serie di contatti che per conto di Balducci e di Anemone lo stesso avrebbe intrattenuto con vari soggetti, alcuni dei quali ministri, a cui consegnava messaggi o buste di contenuto sconosciuto, per conto di Balducci e dello stesso Anemone ». L’uomo fa il nome di Pietro Lunardi e su questa circostanza i magistrati hanno avviato verifiche per scoprire a quale scopo avvenissero questi incontri. Intanto si concentrano sull’acquisto dell’appartamento per Claudio Scajola. E scrivono: «Riferisce in particolare lo stesso Hidri Fathi che in un’occasione ha consegnato all’architetto una somma di 500.000 euro in contanti (che aveva precedentemente provveduto a cambiare in banconote di più grosso taglio presso altra banca), che tale consegna è avvenuta non presso lo studio di Zampolini, ma nei pressi, vicino Largo Argentina. Tale somma, nella narrazione del Fathi sarebbe dovuta servire (perché di ciò informato direttamente da Zampolini) all’acquisto di un immobile dietro il Colosseo». I magistrati non sembrano avere dubbi sul fatto che questa operazione riguardi proprio il ministro perché, sottolineano, «Fathi afferma di aver consegnato i 500.000 euro in contanti in Largo Argentina e proprio all’agenzia della Deutsche Bank che si trova a quell’indirizzo sono stati emessi gli assegni circolari per 900.000 euro poi girati alle venditrici e di cui i 500.000 euro appaiono costituire parte della provvista versata in contanti». In ogni caso, il 23 aprile scorso, interrogato dai magistrati dopo aver subito una perquisizione andata avanti per ore, è Zampolini a confermare tutte le circostanze raccontate dal testimone. Poi aggiunge: «Oltre a Fathi, anche altri autisti e la segretaria di Anemone si occupavano di consegnarmi i contanti».

I conti milionari all’estero
Ora si va avanti con nuove verifiche. Mentre la Guardia di Finanza analizza tutte le operazioni gestite da Zampolini attraverso 240 conti correnti, i magistrati hanno avviato la procedura per una richiesta di rogatoria internazionale. Dalla Banca d’Italia sono infatti arrivate le segnalazioni su depositi che si trovano in Lussemburgo e in Svizzera gestiti da una società, oltre a quelli già scoperti che riguardano San Marino e che sarebbero stati attivati in alcuni casi proprio da Gazzani. Un’accusa che il suo avvocato Bruno Assumma smentisce «così come quelle di corruzione e riciclaggio che siamo pronti a smontare». Scrivono i pubblici ministeri: «Bankitalia ha qui trasmesso una nota con allegate una serie di segnalazioni per operazioni sospette (evidenziate dagli organi di controllo interno bancario degli istituti di credito a seguito della diffusione della notizia dell’indagine) e una nota proveniente dalla procura del Lussemburgo con cui viene segnalata l’esistenza di conti correnti in istituti bancari di quello Stato a favore di Claudio Rinaldi e Angelo Balducci, rispettivamente per un importo di 2 e 3 milioni di euro circa. Conti correnti intestati a una società fiduciaria - la Cordusio spa - di cui i suddetti sono beneficiari e che presentano un numero progressivo, segno certo non insignificante che depone per il loro collegamento. Nella segnalazione della procura lussemburghese viene altresì evidenziato che l’indagato Rinaldi ha un altro conto acceso in Svizzera sulla cui entità nulla è indicato».

Fiorenza Sarzanini
01 maggio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATAhttp://www.corriere.it/politica/10_maggio_01/il-nuovo-testimone-consegnai-buste-anche-a-ministri-fiorenza-sarzanini_21980c10-54f4-11df-a414-00144f02aabe.shtml

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