domenica 11 luglio 2010

Il patto della prostata - Marco Travaglio


Chiuso per lutto il salotto di Maria Angiolillo, chiuso per ferie il salotto di Porta a Porta, il tenutario Vespa ha dovuto aprire quello di casa sua, anzi di Propaganda Fide, con vista su Trinità dei Monti, e apparecchiare un frugale pasto per alcuni noti senzatetto, strappandoli alla mensa della Caritas: il signor B., la figlia Marina, Piercasinando, il banchiere Geronzi, il governatore Draghi, Letta-Letta con gentil consorte e il cardinal Bertone che passava di lì in sottana di ordinanza a riscuotere la pigione (10 mila euro al mese).

Assente giustificato Flavio Carboni, trattenuto da un precedente impegno a Regina Coeli. Sempre schivo e modesto, l’insetto ha spiegato di aver voluto festeggiare i suoi primi “cinquant’anni di giornalismo” (lui lo chiama così) con “pochi amici”: la prova che B. è perseguitato dai poteri forti e Vespa è un giornalista equidistante.

O, come dice Gian Antonio Stella, equivicino. In realtà la soirèe doveva riattizzare la passione fra due vecchi amanti un po’ in freddo: Silvio e Pier.

E il mezzano à pois si è volentieri prestato, con la collaborazione della sua signora Augusta Iannini, giudice distaccata al ministero della Giustizia per mettere in italiano le leggi ostrogote che escono dalla penna di Al Fano su misura per Al Nano.

La sora Augusta sfaccendava in cucina, raccomandando agli ospiti di mettere le pattine per non sporcare in giro, chè poi tocca a lei lucidare in mancanza di Anemone.

La notizia ha sovreccitato i retroscenisti di palazzo, scatenati nella caccia al menu dell’imperdibile serata, già paragonata per la sua portata storica alla cena in casa Letta del 1997, quella del “patto della crostata” tra B. & Max D’Alema in fregola di Bicamerale.

Ora, vista l’età media dei commensali, siamo al patto della prostata.
Ma si diceva del menu.
Il Geniale parla di “una forchettata di spigola e un sorbetto al limone”.

La Stampa aggiunge “una pasta col pesce, un’immancabile caprese di cui il Cavaliere è assai goloso” e poi un imprecisato “gelato”.

“Discordanti”, per La Stampa, “le testimonianze sul vino”: è certo che fosse bianco, forse un Greco di Tufo.

Il sensale Bruno, vestito da pinguino con le code di rondine, svolazzava felpato tra gli ospiti coi piedi dolci e il tovagliolo bianco sul braccio:

“Vogliamo cominciare con un prosciutto e melone? Abbiamo anche degli antipastini caldi.
Signori, facciano loro, sono qui per servirli”.

Come sempre, del resto.
Nessun cronista da riporto fa cenno ai piatti tipici della casa: la lingua d’insetto in tutte le salse e il leccalecca al gusto di tuttifrutti.

Pare che B. avesse chiesto un Fini alla vaccinara, ma non c’è stato il tempo.

A fine pasto, a un segnale convenuto dell’anfitrione maculato, Bertone attaccava a illustrare il dogma dell’Immacolata concezione del cardinal Sepe.

Draghi spiegava gli standard di onorabilità dei banchieri a un incuriosito Geronzi.

Letta e Vespa discutevano animatamente della legge bavaglio, concludendo che per loro non cambia nulla.

Le tre pie donne si ritiravano in tinello a caricare la lavastoviglie.

La consegna infatti era di consentire ai due piccioncini Silvio & Pier di appartarsi dietro il separè, nella speranza che riscoccasse la scintilla dei bei tempi che furono.

Per agevolare il compito a Cupido, il dàlmata dei mezzibusti metteva su un disco romantico e modulava luci soffuse.

Silvio, per fare colpo, si ritirava in bagno a incipriarsi il naso e rifarsi il trucco.

Poi passava ai preliminari, insistendo molto sulla benedizione vaticana e sulla comune appartenenza al Ppe.

Ma Pier faceva la ritrosetta, allora il premier le ha offerto la vicepresidenza del Consiglio più lo Sviluppo Economico, vacante per le dimissioni di Scajola, o gli Esteri, vacanti per la presenza di Frattini Dry.

Intanto, in punta di piedi, gli altri ospiti si dileguavano l’uno dopo l’altro, lasciandoli soli.

Quel che è accaduto dopo, a luci spente, lo lasciamo all’immaginazione dei lettori.

Per saperne di più, dovremo attendere il prossimo libro di Vespa.

A meno che Piercasinando, memore di un illustre precedente, abbia registrato tutto.


Da il Fatto Qotidiano dell'11 luglio 2010



MAFIA (censurato dal governo Berlusconi)


Magic Italy (spot completo) - TONY TROJA



Finalmente!


venerdì 9 luglio 2010

Cena a casa di Bruno Vespa: con Berlusconi e Letta arriva anche Casini. Un ritorno di fiamma?



Chi chiama “Porta a Porta” la terza Camera stavolta non può essere accusato di esagerare l’importanza di Bruno Vespa. Giovedì sera (8 luglio) il popolare conduttore ha invitato, nella sua bella casa terrazzata a Trinità dei Monti, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il suo più ascoltato consigliere Gianni Letta e il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. Non deve stupire la scelta del momento. Siamo sicuri che l’ottima padrona di casa, la consorte di Bruno Vespa, abbia fatto gli inviti per tempo e organizzato il tutto con largo anticipo.

Ma non siamo sicuri che la circostanza del silenzio dei giornalisti convocati in sciopero sia del tutto casuale. Non sarebbe la prima volta che, al riparo di occhi e orecchie indiscrete, tra il lusco e il brusco, Berlusconi prepara una delle sue strambate politiche. Mettendo così tutti, soprattutto gli alleati, di fronte al fatto compiuto.

“Attovagliati”, come direbbe Dagospia, per una cena si presume squisita ed elegante, i commensali si sono dati appuntamento in un momento delicatissimo della vita politica italiana. Il premier ha il suo bel da fare per far approvare una manovra indigesta e un decreto che regoli una volta per tutte le norme sulle intercettazioni. Ma soprattutto sono ore febbrili per la tenuta della maggioranza, con il reprobo Fini che ormai è visto come un intruso nella casa che ha contribuito a fondare.

Berlusconi si sta guardando intorno: con Fini ha rotto, non ne vuol più sapere, nemmeno Letta può farci più niente. E’ solo questione di tempo, al primo incidente troverà il modo di disfarsene. Resta il problema di rimpiazzare il drappello di parlamentari in uscita che seguiranno Fini. Perchè non tentare allora con una sua “vecchia fiamma”? Quel Casini, appunto, che furbescamente ha sempre tenuto il piede in due staffe ma che non vede l’ora di ricevere un’offerta che non si può rifiutare.

Dunque l’offensiva “charmante” del principe dei seduttori politici arriva al momento giusto. I contatti non sono mai stati un problema. Vespa e Letta si conoscono e apprezzano da tempo immemore e Casini è stato sempre uno di famiglia. Davanti a un piatto di tagliolini (azzardiamo ipotesi) e un gelato rinfrescante non è carino ricordare i vecchi sgarbi o le antiche promesse regolarmente non mantenute.

Maliziosamente si potrebbe ricordare che il famoso interim del premier sul Ministero dello Sviluppo Economico è un nodo ancora da sciogliere. Berlusconi, che ne è titolare nonostante il gigantesco conflitto d’interessi, lo sta tenendo in caldo per qualcuno dell’Udc? A quel punto nemmeno Napolitano potrebbe avere da ridire.

E infatti: “E’ andata bene, benissimo”, si e’ limitato a dire Casini uscendo sorridente da casa Vespa davanti a fotografi e giornalisti verosimilmente non in sciopero. Quattro ore di cena e trattative qualcosa devono aver prodotto. Le premesse ci sono tutte: l’uno, il più debole, non si fida dell’altro, ma il gioco di alzare la posta lo conosce sin da piccolo. L’altro si fida ancora di meno ma seppure in difficoltà ha più carte da giocare. Poltrone, finanziamenti, ministeri, consigli di amministrazione, nomine varie, il cesto è colmo di offerte.

In fondo ci si accorda quando c’è qualcosa da guadagnare e nulla da perdere. Anche se, insegnano le cronache recenti, il vizio del caimano è quello di sfilare il partito ai leader che pubblicamente compiace. Per lui, peraltro, la campagna acquisti non è mai chiusa. Come la stagione della caccia: stavolta tocca a Fini. La prossima ritoccherà a Casini?

Comunque Casini rideva soddisfatto. E soddisfatti saranno usciti anche Berlusconi, cui deve essere costato farsi un giro fuori dalle numerose fortezze di lusso che lo proteggono, e Gianni Letta, che in occasioni del genere offre il meglio di sè. Ma più di tutti sarà soddisfatto Bruno Vespa: già ce lo immaginiamo fregarsi compiaciuto le mani, prima di salutare benedicendo i suoi cari e illustri ospiti. La serata dal gran ciambellano si è conclusa magnificamente. E il prossimo libro si è scritto praticamente da solo.

http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/cena-a-casa-di-bruno-vespa-con-berlusconi-e-letta-arriva-anche-casini-un-ritorno-di-fiamma-463500/



Disegno di Legge Levi-Prodi

Il disegno di Legge Levi-Prodi (o DdL Levi, DdL Levi-Prodi, o giornalisticamente detto anche DdL ammazzablog o DdL antiweb), è una proposta di legge per la riforma dell'editoriaitaliana.

Risalente al 3 agosto 2007, viene approvata dal Consiglio dei ministri il 12 ottobre 2007[1] (XV Legislatura) e prende il nome dal suo principale autore Ricardo Franco Levi e dell'allora presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi.

Il sopraggiunto cambio di governo e le molte critiche, interromperanno l'iter fino alla nuova ripresentazione in parlamento il 9 giugno 2008 da parte dello stesso deputato Ricardo Franco Levi, con piccole modifiche al testo precedente (XVI Legislatura). Pur avendo avuto l'avvallo del consiglio dei ministri e manifestazioni favorevoli da più onorevoli, la proposta di legge non è ancora approvata in forma definitiva. L'iter al 23 marzo 2009 si trova allo stato di "assegnazione alla VII Commissione Cultura"[2].

Il disegno di legge[3] ridefinisce i requisiti che un mezzo di informazione deve possedere per essere ritenuto un "prodotto editoriale", equiparando di fatto le testate giornalistiche informatiche a quelle cartacee. Ridistribuisce di conseguenza anche le modalità per accedere ai finanziamenti pubblici.

  • Definisce il "prodotto editoriale" come: "[..] qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art 2, comma 1).
  • Definisce quindi le caratteristiche dell'"attività editoriale": "[...] si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative." (art 5).
  • Qualsiasi prodotto che abbia tali caratteristiche deve iscriversi al registro degli operatori di comunicazione.

Con tali definizioni, evidentemente, l'intero web italiano (blog, forum, siti culturali, e così via), ricadrebbe nell'obbligo di registrarsi al registro degli operatori di comunicazione, di nominare un direttore responsabile di testata, e di essere assoggettabile a più severi oneri legali.


Non appena approvato dal Consiglio dei ministri, le critiche sul DDL esplodono a seguito della denuncia[4] del sito Civile.it ripresa in prima pagina dal quotidiano Punto Informatico[5]. La notizia solleva le forti critiche dei principali giornalisti ed esperti di settore (tra i più noti Luca Spinelli[6], Manlio Cammarata[7], Massimo Mantellini, [8] ed altri) e dell'intera blogsfera, tra cuiBeppe Grillo[9].

A seguito di ciò, due degli stessi ministri che lo avevano approvato si dissociano dal disegno di legge: Antonio di Pietro, Ministro delle Infrastrutture[10][11] e Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni[12][13], ammettendo d'aver votato senza aver letto il provvedimento. Anche Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera, si dichiara contrario alla norma.[14]

Le successive modifiche al DDL che Ricardo Franco Levi promette con una lettera aperta[15], non hanno ripercussioni concrete e non smorzano quindi le polemiche. Che giungono anche dal prestigioso quotidiano britannico The Times che, con un articolo di forte sarcasmo (dal titolo "Un assalto geriatrico ai blogger italiani"), accusa la proposta di legge d'essere figlia di legislatori che non comprendono nulla di innovazione e di internet a causa della loro ignoranza ed eccessiva senilità.[16]

Con la caduta del Governo Prodi II agli inizi del 2008, l'iter della legge si arresta completamente.

Tuttavia nel giugno 2008, pochi mesi dopo l'inizio della XVI Legislatura, lo stesso Levi (rieletto come deputato del Partito Democratico), presenta un disegno di legge sull'editoria analogo al precedente.[17][18] La nuova proposta di legge viene assegnata alla VII Commissione cultura il 6 novembre 2008.

A seguito di un'indagine[18] del giornalista Luca Spinelli che denuncia la nuova legge e ne descrive i possibili effetti, il 10 novembre 2008 scoppia una polemica nazionale con le vibranti polemiche[19] da parte di associazioni (Assoprovider, Altroconsumo...) e di noti giornalisti, tra i quali lo stesso Spinelli che definirà la norma «passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa»[18], approfondendo la situazione in un successivo editoriale[20] a cui si allineeranno le critiche di altri opinionisti e politici come Vincenzo Vita, Giuseppe Giulietti, Gad Lerner, Pino Scaccia, Beppe Grillo, Mina Welby, ed altri.[21][22][23][19]

Dopo lo scoppio delle polemiche e a seguito delle notevoli proteste dalla Rete, il deputato Ricardo Franco Levi dichiara con un comunicato stampa[24] e in un intervento alla Camera[25]l'intento di «cancellare dal testo il breve capitolo su internet». Ricevendo, tuttavia, ulteriori critiche per la presa di posizione poco chiara e non seguita da fatti.[25]

La norma si trova allo stato in fase di "assegnazione alla VII Commissione Cultura" [2].

(wikipedia)


Dissesto finanziario 'Agile-Eutelia', otto arresti e perquisizioni GdF in tutta Italia




ultimo aggiornamento: 09 luglio, ore 12:00
Roma (Adnkronos) - Secondo la procura di Roma, che coordina le indagini, sarebbe stato un articolato sistema di frode a portare il gruppo alla grave situazione di insolvenza per milioni di euro anche nei confronti di migliaia di lavoratori.

Roma, 9 lug. - (Adnkronos) - Sono piu' di sessanta i finanzieri impegnati, dall'alba di oggi, nell'esecuzione di8 misure cautelari in carcere e 22 perquisizioni in numerose citta' italiane in merito alla complessa ricostruzione di un articolato sistema di frode che ha portato l'importante gruppo societario 'Agile-Eutelia', operante nel settore delle telecomunicazioni e dell'information technology, ad una situazione di gravissimo dissesto economico finanziario e di insolvenza per milioni di euro anche nei confronti di migliaia di lavoratori. L'attivita' odierna e' coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.