venerdì 3 dicembre 2010

Italia-Russia, Berlusconi incontra Medvedev e Putin.


Inizia a Sochi il VII vertice intergovernativo italo-russo. Incontri bilaterali tra i ministri degli interni, difesa e sviluppo economico

In occasione del VII vertice italo-russo a Soci, nei giorni della bufera delle rivelazioni di WikiLeaks, Berlusconi torna a incontrare Vladimir Putin, “il maschio dominante, alpha dog” come è stato chiamato il premier russo nei cablogrammi diretti a Washington. Oltre a Berlusconi e Frattini sulle montagne di Krasnaya Polyana (la località sciistica alle spalle di Sochi dove nel 2014 si disputeranno le olimpiadi invernali) si è traferito mezzo governo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è ospite del presidente Dimitry Medvedev. Sul tavolo oltre i grandi dossier internazionali che saranno affrontati in un incontro bilaterale dal ministro degli Esteri Franco Frattini e il collega Serghei Lavrov, anche numerosi accordi economici tra società russe e italiana che vedono in prima fila aziende comeFinmeccanica e Poste Italiane. Ad aprire i lavori, l’incontro tra il ministro delle Attività produttivePaolo Romani e il ministro dell’Energia russo, Phmatko cui è seguito il colloquio con il responsabile delle comunicazioni di Mosca, Sciogolev, e quello con il ministro russo dell’Industria e commercio,Khristenko. Contemporaneamente, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è incontrato con il suo omologo Lavrov, mentre il responsabile dell’Interno, Roberto Maroni, ha avuto un bilaterale con il collega russo Nurgaliv. E ancora i bilaterali tra il responsabile della Difesa, Ignazio La Russa, con l’omologo moscovita Serdyukov, mentre il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha incontrato il direttore per il servizio del turismo russo Yarockin.

Incontro La Russa – Serdyukov: ”L’Italia darà vita a una joint venture per la fornitura di 2.500 blindati Lince (Iveco, gruppo Fiat,
ndr) da produrre in Russia al 50%”. Lo ha annunciato il ministro della Difesa Ignazio La Russa al termine dell’incontro con il collega Anatoly Serdyukov, spiegando che l’accordo sarà definito nei prossimi giorni. La Russa ha chiarito che all’inizio del 2011 “una decina di Lince”, i blindati impiegati dal contingente italiano in Afghanistan, saranno dati in prova ai russi “affinché li possano testare”. Il ministro della Difesa ha chiarito di aver posto “posto dei paletti all’accordo, come ad esempio che siano commercializzabili solo nella Federazione russa”. La Russa ha anche spiegato che sono in corso trattative per fornire alle truppe russe “il blindato su ruote Centauro (prodotti da Oto Melara, gruppo Finmeccanica) armato di cannone (da 105 mm) e i Freccia”, che da qualche mese sono impegnati in Afghanistan dal contigente italiano. Ultimo aspetto affrontato nel colloquio, un accordo di scambio di addestramento: “Un gruppo di alpini verrà a fare addestramento in Russia e un nucleo di loro soldati verrà da noi”.

Accordo tra Poste Italiane e Russian Post: L’amministratore italiano di Poste Italiane, Massimo Sarmi, e il direttore generale di
Russian Post, Alexander Kiselev, hanno firmato alla presenza di Silvio Berlusconi e Dmitri Medvedev, un accordo commerciale quadro in base al quale il Gruppo Poste Italiane fornirà a Russian Post competenze e know how per la modernizzazione della rete dei 40 mila uffici postali, l’ottimizzazione della rete logistica e l’introduzione di servizi finanziari on line e da telefonia mobile. L’intesa è stata siglata in occasione del vertice bilaterale Italia-Russia in corso nella citta’ russa sulle rive del Mar Nero. “Questo accordo conferma l’intesa stabilita gia’ nel marzo scorso a Mosca e da’ il via alla fase operativa – ha commentato l’ad, Massimo Sarmi – Per Poste Italiane è un obiettivo particolarmente importante che suscita grande soddisfazione per la possibilità di contribuire al programma di ammodernamento della rete di uffici postali e dell’infrastruttura logistica di uno degli operatori postali più grandi del mondo, con la prospettiva di introdurre servizi finanziari, di pagamento, assicurativi e di comunicazione digitale. “La cooperazione con Russian Post – ha poi sottolineato Sarmi – ci fa misurare con una realtà peculiare come quella russa e consolida il prestigio internazionale di Poste Italiane nel suo ruolo di partner strategico di Paesi europei e del bacino mediterraneo in forte fase di sviluppo economico”. L’accordo dispone la creazione di gruppi di lavoro che studieranno modalità, tecnologie e programmi di formazione per il personale da applicare nel Masterplan che indicherà le soluzioni strategiche per la modernizzazione complessiva del sistema logistico-postale russo e per il lancio graduale dei servizi innovativi Ict, finanziari, assicurativi e di E-commerce.

Sette nuove intese tra Italia e Russia: Nel corso del vertice italo- russo sono stati firmati sette nuove intese. Sette accordi che spaziano dalla difesa al settore dell’energia da quello bancario a quello postale e a sostegno delle piccole e medie imprese, all’intesa per la riammissione ad un partenariato bilaterale per la modernizzazione. Questi i contenuti delle intese siglate oggi: un accordo relativo al transito per via ferroviaria nella Federazione Russa di materiale e personale militare italiano diretto dell’Afghanistan; un protocollo di attuazione sulle modalità di attuazione dell’Accordo di riammissione tra la Comunità Europea e la Federazione Russa del 25 maggio 2006; una dichiarazione congiunta tra il ministro degli Affari Esteri ed il vice-presidente del governo e ministro delle finanze della Federazione Russa per la realizzazione del partenariato bilaterale per la modernizzazione; un accordo per la semplificazione delle norme di ingresso, soggiorno e uscita dei membri degli equipaggi di velivoli di compagnie aeree della Repubblica Italiana e della Federazione Russa; un’intesa di collaborazione nell’ambito dello sviluppo delle piccole e medie imprese tra il gruppo bancario italiano “UBI Banca” e la “Banca per lo sviluppo e per l’attività economica estera (Vneshekonombank); un accordo-quadro sulla collaborazione postale italo-russa (Poste Italiane e Elsag Datamat del Gruppo Finmeccanica); infine un memorandum di intenti sulla collaborazione nel campo dell’ energia elettrica tra Enel e la società per azioni Inter Rao.

Al termine dell’incontro si terrà una conferenza stampa congiunta tra Silvio Berlusconi e il presidente russo Dmitri Medvedev. Il presidente del Consiglio non si sottrarrà alle domande dei giornalisti sulla situazione politica italiana. Anzi, è lo stesso premier ad annunciare si prenderà un po’ di tempo per fare una conferenza stampa tutta dedicata all’Italia. Poco prima di dare il via al bilaterale italo-russo a Sochi, Berlusconi ha infatti annunciato, rivolgendosi all’ospite di casa e ai giornalisti italiani: “Faremo una conferenza stampa con il presidente Medvedev, poi gli chiederò un po’ di tempo, un quarto d’ora, per fare una conferenza stampa con i giornalisti italiani sui problemi interni italiani”. Il presidente russo, con i suoi giornalisti, invece scherza: “State tranquilli, io non faccio una conferenza stampa per i giornalisti russi che sono liberi di fare e andare dove vogliono”.



Castelli di paglia: “Gamma? Sembro io”


Un libro sul leghista "scelto" dalla 'ndrangheta. Il viceministro che fu condannato a rimborsare 33.100 euro per una consulenza "irrazionale e illegittima", dice: "Non c'entro". Retromarcia di Libero: prima titola contro Saviano, poi due suoi giornalisti confermano le sue tesi

Saviano ha rotto i Maroni”, titolava Libero appena tre settimane fa riportando le dichiarazioni dell’autore di Gomorra, colpevole di aver denunciato che “la ‘ndrangheta al nord interloquisce con la Lega”.

Adesso due giornalisti dello stesso quotidiano pubblicano un libro in cui, attraverso la testimonianza del pentito Giuseppe Di Bella, ricostruiscono l’ascesa al potere della criminalità organizzata in Lombardia. E raccontano come proprio la ‘ndrangheta nel 1990 abbia scelto i cavalli su cui scommettere tra gli emergenti politici del Carroccio, portandoli fino a “importanti incarichi di Governo”, scrivono gli autori di
Metastasi Claudio Antonelli e Gianluigi Nuzzi. Quest’ultimo ieri ha anticipato le critiche: “Non è colpa mia né di Liberose al Nord c’è la malavita”. Spiegando che la differenza è che “Metastasi è un’indagine compiuta in un anno di lavoro” mentre “Saviano ha sigillato un assioma televisivo”.

Sempre di fango si tratta, secondo gli esponenti del Carroccio. In particolare per il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli e Stefano Galli, capogruppo in regione Lombardia: “Tutte fandonie”.
I due si sono sentiti tirati in ballo: sono entrambi nati e politicamente cresciuti a Lecco. La città in cui, secondo quanto ricostruito nel libro, nel 1990 gli uomini del clan di Franco Coco Trovato scelsero un anonimo uomo dell’emergente e ancora sconosciuto Carroccio trasformandolo, negli anni e a sberle di voti, in un politico di rango governativo. “Coco Trovato – ricorda Di Bella – aveva scelto il suo cavallo: è Gamma. Lo dice a tutti. Votare Lega, votare Gamma”. Gli autori di Metastasi nascondono il nome del politico con questo pseudonimo: ‘Gamma’, “nome in codice di soggetto che potrebbe essere sottoposto a indagini – scrivono gli autori – Gamma è una figura che ha ricoperto importanti incarichi di governo”. Non a caso la prima copia del libro è stata consegnata al procuratore Giancarlo Capaldo, capo della Procura di Roma, che ieri ha annunciato l’apertura di un fascicolo.

Se il racconto troverà riscontri, la Lega celodurista della caccia al “terrone mafioso” ne uscirebbe con le ossa rotte. In particolare Castelli. Che da anni racconta la sua città come una zona sana. “Nel 1993 il Comune sconfisse la famiglia Trovato”, ha detto ieri e, intervistato da Enrico Mentana al tg La7, ha invitato Nuzzi “a fare il nome di questo politico”, riconoscendo che “l’identikit si adatta perfettamente a me”. E gli anni coincidono: nel 1990 alle regionali la Lega registra il primo boom (18,9%) e nel 1992 Castelli è eletto per la prima volta alla Camera. “Ma io con Coco Trovato non ho mai parlato”. Nel 2006 “ho ricevuto una lettera con 29 proiettili” ha ricordato, sottolineando che agli amici si inviano altri messaggi. E di amici, l’ingegnere di Lecco, ne sa qualcosa.

Le consulenze a tempo pieno
Da ministro della Giustizia nel secondo governo Berlusconi distribuì talmente tante consulenze, ritenute di dubbia utilità, da finire indagato da procura e Corte dei Conti accusato di un danno erariali di circa un milione di euro. Secondo il procuratore Guido Patti, il ministro Castelli avrebbe creato “la figura del consulente personale a tempo pieno”.
Il Senato e il Tribunale dei ministri negarono l’autorizzazione a procedere, la Corte dei Conti, nell’aprile 2009, lo ha condannato al rimborso di 33.100 euro a titolo di risarcimento erariale, definendo “irrazionale e illegittima” una delle consulenze: quella affidata alla società Global Brain. Società di Alberto Uva, lo stesso finito pochi giorni fa nel mirino della procura milanese per corruzione nella vicenda Teleospedale.

Mazzette in salsa lombarda
Una storia di mazzette lombarde in salsa leghista-ciellina, denunciata da Galli, capogruppo del Carroccio in regione. A lui, Uva ha offerto una tangente da 15mila euro in vista di una gara d’appalto per l’assegnazione della gestione del sistema tv da installare negli ospedali lombardi. Galli si è rivolto prima ai magistrati, poi al
Corriere della Sera: “Io certe persone le denuncio, altri danno loro le consulenze”.
Anche Giuseppe Magni, amico e braccio destro di Castelli al ministero, è finito indagati dalla procura di Roma: è stato filmato di nascosto negli uffici dell’imprenditore romano Angelo Capriotti a parlare di appalti ed “esigenze” che, secondo i pm, altro non erano che tangenti.

È poi toccato ad un altro uomo di fiducia di Castelli: l’avvocato Antonello Martinez sorpreso, rivelò Marco Lillo su
L’Espresso, a chiedere soldi agli imprenditori del settore carcerario in cambio di una spintarella per gli appalti. In ballo c’erano i 25 nuovi carceri che il Guardasigilli voleva costruire. Tutte vicende legate al periodo in cui è stato ministro, venti anni dopo quel 1990 quando la ‘ndrangheta scelse di sostenere Gamma e portarlo fino al governo.

Da
Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2010


LEGHISTI CONTRO LEGHISTI -

LEGHISTI CONTRO LEGHISTI


di Gianni Barbacetto

Qui al Nord è scoppiato lo strano e imbarazzante caso dei leghisti che denunciano leghisti. “Noi siamo il partito degli onesti”, aveva risposto il ministro dell'Interno Roberto Maroni a Roberto Saviano, che si era permesso di ricordare in diretta tv che un leghista pavese era in contatto con uomini della 'ndrangheta.

Ora però un altro esponente del Carroccio, il capogruppo nel consiglio regionale della Lombardia Stefano Galli, ha scoperchiato una brutta storia in cui, se lui è il “leghista buono”, altri rivestono gli scomodi panni del “leghista cattivo”.

La vicenda, già raccontata su queste pagine, è quella diTeleospedale: un sistema tv da installare negli atrii, nei corridoi, nelle sale d'aspetto degli ospedali lombardi. Notizie, programmi, informazione e spot pubblicitari, che pagano tutto. Nei giorni scorsi sono scattate le perquisizioni che hanno svelato che su Teleospedale è in corso un'inchiesta per corruzione e turbativa d'asta. Sì, perché qualcuno era disposto a pagare, pur di vincere la gara (di cui abbiamo raccontato le stranezze proprio in questa rubrica, già nel novembre 2009). Lo ha dichiarato a polizia e magistrati lo stesso Galli, fiero di essere un leghista onesto, che vive del suo stipendio, “pagato con i soldi delle tasse dei cittadini”. Gli avevano offerto 15 mila euro, tanto per cominciare. E lui, invece di metterseli in tasca, era corso a sporgere denuncia.

Ma chi sono i “cattivi”, in questa storia di corruzione tentata (nel suo caso) e forse riuscita (in altri casi)? Il conte Alberto Uva, l'imprenditore che ha offerto a Galli i 15 mila verdoni, forse non ha la tessera del Carroccio, ma di certo è interno al mondo leghista, visto che la sua Global Brain aveva ricevuto da Roberto Castelli, allora ministro della Giustizia, un incarico per stabilire l'efficienza e la produttività degli uffici giudiziari, per stilare cioè le cosiddette “pagelle ai magistrati”. Un incarico affidato senza gara e così fuori dalle procedure, che alla fine la Corte dei conti aveva condannato Castelli a risarcire all'erario 50 mila euro.

Se Uva da questa storia esce con una bella indagine per tentata corruzione e turbativa d'asta, anche l'ex ministro Castelli non ci fa una gran figura: “Io certe persone le denuncio, altri danno a loro le consulenze”, ha buttato lì Galli, intervistato da Luigi Ferrarella sul Corriere. Non occorre essere dei premi Nobel per capire che “altri” vuol dire nientemeno che Roberto Castelli.

Altro leghista dentro questa storia è Simone Rasetti, capo dell'ufficio stampa dell'assessore regionale lombardo alla Sanità, Luciano Bresciani (anch'egli del Carroccio). Uva, respinto da Galli, ci ha riprovato con Rasetti. Questi ha intascato i verdoni promessi? O ha resistito alla tentazione? Non lo sappiamo. Ma di certo non ha denunciato il diavolo tentatore, a differenza di Galli. Ora sarà il pubblico ministeroFabio De Pasquale a dipanare la matassa del caso giudiziario.

Dal punto di vista politico, però, è già fin d'ora chiaro che nel “partito degli onesti” di Maroni ci sono anche quelli che parlano con la 'ndrangheta, quelli che cedono alle tentazioni e quelli che, invece di denunciare i tentatori, li nominano consulenti ministeriali.


http://ilgiornalieri.blogspot.com/2010/12/leghisti-contro-leghisti.html



giovedì 2 dicembre 2010

Il pentito e la Lega, Castelli: “Basta fango”



In un libro sulla 'ndrangheta il ruolo di "Gamma", figura con importanti incarichi di governo

La Lega non sostiene la ’ndrangheta. È la‘ndrangheta che sostiene la Lega. O almeno alcuni dei suoi uomini di spicco. Stando ad alcune anticipazioni pubblicate ieri dal Corriere della Sera eLibero, nel libro Metastasi (edizioni Chiarelettere) il pentito Giuseppe Di Bella ricostruisce come, dal 1990, il clan di Franco Coco Trovato (ergastolano al 41 bis) a Lecco scelse di sostenere un dirigente del Carroccio portandolo, a colpi di voti, fino a importanti incarichi di governo. Un politico che nel libro viene chiamato “gamma”, per coprirne l’identità in vista di possibili indagini.

E il 1990 è l’anno in cui la Lega registra il suo primo boom in Lombardia: 1 milione 183 mila voti, il 18,9% delle preferenze alle regionali. Un anno chiave, dunque. Immediata la reazione di Roberto Castelli: “Di Bella è uno dei tanti mistificatori che purtroppo abbondano nel mondo dei pentiti”.

Il senatore del Carroccio ha deciso di intervenire in difesa del suo partito. “Leggo su alcuni quotidiani – ha scritto ieri a metà pomeriggio sul suo profilo Facebook e immediatamente ripreso dalle agenzie di stampa – che sarebbe saltato fuori il solito pentito che parla di un esponente leghista che avrebbe fatto accordi con il clan Coco Trovato a Lecco nel 1990. In quegli anni soltanto la Lega combatteva la mafia”, sostiene Castelli. “È troppo comodo lanciare accuse e insinuazioni a cui non si può ribattere, con l’evidente tentativo di fermare l’avanzata della Lega in Lombardia”, aggiunge. “Invito questo ‘signor pentito’ a fare nomi e cognomi. I riscontri diranno se ha detto la verità o se è uno dei tanti mistificatori che purtroppo abbondano nel mondo dei pentiti. Da un lato ci sono le affermazioni di un mafioso, dall’altro la storia della Lega che è sotto gli occhi di tutti”.

Castelli la realtà di Lecco la conosce fin troppo bene. Qui è nato nel 1946, qui è cresciuto politicamente nel Carroccio. Qui è stato eletto per la prima volta alla Camera nel 1992. E da allora non è mai uscito dai Palazzi, riconfermandosi a ogni elezione tra i più votati. E’ stato ministro della Giustizia nel secondo e terzo governo Berlusconi, oggi è viceministro ai trasporti e alle infrastrutture. Importanti incarichi di governo svolti sempre con la benedizione del “capo” Umberto Bossi. Tanto che il senatùr lo vuole insediare alla presidenza della Regione Lombardia, patria del Carroccio. Ma è anche il territorio in cui la ‘ndrangheta ha allungato le mani sui grandi affari, dove si è insidiata e insediata nella gestione delle estorsioni, dell’usura, del traffico di droga.

Una realtà che Di Bella fotografa nel libro con dovizia di particolari. Racconta dell’ascesa al potere di Coco Trovato. Ricostruisce almeno quattro omicidi irrisolti e racconta episodi ormai finiti nel dimenticatoio dei “casi stravaganti”. Come il tentativo di trafugare le ceneri di Gianni Versace la notte di San Silvestro. “La ‘ndrangheta – riporta il
Corriere della Sera – ci aveva dato un anticipo di 150 milioni di lire e ci aveva ordinato di rubare l’urna con le ceneri dello stilista”. La parte più rilevante del libro, stando alle anticipazioni, rimane quella dedicata ai rapporti con la politica. Con la Lega, di nuovo tirata in ballo. Con ancora gli echi della polemica scaturita dalle dichiarazioni di Roberto Saviano. Quella frase, “l’organizzazione mafiosa al nord interloquisce con la Lega”, che ha scaturito la reazione scomposta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Frase che il libro ripete, entrando nello specifico: città di Lecco, anno 1990, “gamma” grazie ai voti della ‘ndrangheta arriva a importanti incarichi di governo.



L’ex ambasciatore Usa: “Non abbiamo bisogno di Berlusconi. Sta diventando irritante”


E dentro il Pdl Cantoni avvertiva l'ambasciata: "Berlusconi è provato". Citato anche Gianni Letta. Entrambi smentiscono.

L'ex ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli

La salute psicofisica, gli scandali, il rapporto con Vladimir Putin, la bassa considerazione dell’ambasciata americana nei suoi confronti. Ma soprattutto le considerazioni interne al Pdl verso un uomo “fisicamente e politicamente provato”. I documenti di Wikileaks segnano una nuova giornata di rivelazioni sul presidente del Consiglio Berlusconi, agitano la politica e inducono a continue smentite. La tempesta di file riservati, tuttavia, sembra essere solo all’inizio. Solo 62 dei 652 documenti che includono il nome di Berlusconi sono stati finora esaminati dai giornali di mezzo mondo. Una decina in tutto i documenti pubblicati. Ecco i passaggi più importanti.

“FISICAMENTE E POLITICAMENTE PROVATO” (documento 231600)


“Il privato pesa su Berlusconi”. Apre così l’ennesimo documento di wikileaks svelato oggi dalGuardian. Ecco alcuni stralci del testo: “Due funzionari in conversazioni separate con l’ambasciata, hanno recentemente descritto il presidente del Consiglio con parole incredibilmente simili. Il 23 ottobre Gianni Letta ha detto che Berlusconi è “fisicamente e politicamente debole”, descrivendo il normalmente iperattivo Berlusconi come “senza energie”. L’amico di Berlusconi e presidente della Commissione difesa Giampiero Cantoni ha raccontato ad un funzionario politico dell’ambasciata il 22 ottobre che “tutti siamo preoccupati per la sua salute”, rilevando che Berlusconi era svenuto tre volte in pubblico in anni recenti e che i suoi test medici erano risultati “a complete mess”, un casino totale. Cantoni ha detto che le lunghe nottate di Berlusconi e la propensione per le grandi feste non lo fanno riposare abbastanza. La stampa italiana ha riportato, il 27 ottobre, che Berlusconi è stato colpito da una lieve forma di scarlattina, che lui dice aver contratto dal nipote. (Nota: Berlusconi si è assopito brevemente durante la chiamata di cortesia dell’ambasciatore in settembre, ed è sembrato distratto e stanco il 19 ottobre ad un evento cui era presente l’ambasciatore”.

Entrambi gli interessati, tuttavia, hanno smentito la veridicità delle affermazioni. A cominciare daGianni Letta: “E’ vero esattamente il contrario di quanto si legge sui siti che raccolgono le presunte rivelazioni di Wikileaks, dove peraltro il mio nome non compare. Di fronte alle voci ed alle insinuazioni che volevano un Berlusconi depresso e senza energia, ho sempre smentito – in ogni sede, pubblica e riservata – tale circostanza e affermato la pura verità. E cioè, che il Presidente del Consiglio era ed è in piena forma, con la vitalità che tutti gli riconoscono e ha sempre affrontato ogni situazione con l’abituale determinazione e la “grinta” di sempre”.

Il caso Marrazzo

Che Berlusconi fosse preoccupato , in realtà, emerge da altri passaggi del documento: “Cantoni disse che Tremonti, Fini e l’ex ministro Pisanu stavano gettando le basi per la battaglia di successione post Berlusconi”. Ma la preoccupazione era anche sul proprio privato: “Cantoni confidò che Berlusconi credeva che i servizi segreti italiani volessere deliberatamente incastrarlo con la presunta relazione con una minore”. Non a caso, più volte nel documento si parla di sospetti, complotti e teorie paranoiche.In particolare verso il caso Marrazzo. Il coinvolgimento di quattro carabinieri nel ricatto a sfondo sessuale ai danni del presidente della Regione Lazio, infatti, convinse il presidente del consiglio “di non potersi fidare dei suoi stessi servizi di intelligence”

L’OPINIONE DELL’AMBASCIATORE (documento 188773)


Solo due giorni fa Hillary Clinton si affrettava a commentare: “Berlusconi è il nostro migliore amico”. I nuovi file svelati da Wikileaks restituiscono però una immagine del tutto diversa dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. “La relazione bilaterale con l’Italia è ottima, ma gli sforzi di Berlusconi per ricucire la relazione tra l’occidente e la Russia stanno minando la sua credibilità e diventano veramente irritantinella nostra relazione”. A parlare, o meglio a scrivere, è l’ex ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli, non un oscuro funzionario. Dice Spogli il 26 gennaio 2009: “Lo possiamo riportare sulla giusta strada (Berlusconi, ndr.) mandandogli un chiaro segnale che gli Stati Uniti non hanno bisogno di un interlocutore per le proprie relazioni con la Russia e che la sua insistenza nel minare le strutture esistenti e i canali basati su comuni interessi e valori con l’alleanza in cambio di stabilità a breve termine non è una strategia che Washington intende perseguire”.

Insomma, gli Usa non hanno bisogno di Berlusconi-risolvi problemi. Ma c’è di più, perché sul premier si staglia per l’ennesima volta l’ombra degli affari personali: “La Georgia crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti dai gasdotti costruiti da Gazprom con Eni”.

“La relazione dell’Italia con la Russia è complessa” scrive Spogli.”La combinazione dei fattori” fa sì che “la politica estera italiana sia altamente ricettiva agli sforzi russi di guadagnare maggiore influenza politica nell’Unione Europea e sostenere gli sforzi russi nel diluire gli interessi di sicurezza americani in Europa”. “L’energia è il tema bilaterale più importante e la richiesta di stabili forniture energetiche dalla Russia di frequente spinge l’Italia a compromessi su temi politici e di sicurezza”.

L’amicizia Putin-Berlusconi
“Berlusconi crede che Putin sia suo amico intimo e personale e continua ad avere più contatti con Putin che con qualsiasi altro leader al mondo. Durante la crisi in Georgia, Berlusconi ha parlato con Putin tutti i giorni per almeno una settimana. La base della loro amicizia è difficile da determinare, ma molti interlocutori ci hanno detto che Berlusconi pensi che Putin abbia più fiducia in lui di qualsiasi altro leader europeo (un contatto nell’ufficio di presidenza ci ha detto che gli incontri sono accompagnati da doni sfarzosi). Berlusconi ammira lo stile di governo macho, decisionista e autoritario, e ritiene corrisponda al proprio”.

Il gas al centro dell’amicizia
“Esponenti della maggioranza di centrodestra e dell’opposizione del Pd credono che Berlusconi e i suoi amici stiano approfittando personalmente e in modo generoso dei tanti accordi intercorsi tra l’Italia e la Russia. Ritengono che Berlusconi e i suoi stiano personalmente traendo vantaggio da molti degli accordi tra Italia e Russia. L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti realizzati da qualsivoglia gasdotto sviluppato da Gazprom in coordinamento con Eni.

Valentini l’uomo-tramite di Berlusconi
Svelata l’identità del personaggio italiano che parla russo indicato nelle prime rivelazioni, che farebbe da tramite negli affari del premier in Russia. “Ogni volta che sollevavamo il problema dei rapporti tra Berlusconi e la Russia – scrive Spogli – le nostre fonti nel Pdl e nel Pd ci indicavano Valentino Valentini, un deputato e una figura in qualche modo misteriosa, come colui che opera come uomo chiave di Berlusconi in Russia, sebbene non abbia uno staff e nemmeno una segretaria. Valentini, che parla il russo e che si reca in Russia molte volte al mese, frequentemente appare al lato di Berlusconi quando incontra gli altri leader mondiali. Cosa faccia in questi viaggi così frequenti a Mosca non è chiaro. Ma si vocifera in modo ampio – ipotizza Spogli – che sia là per curare gli interessi e gli affari di Berlusconi in Russia”.

Frattini esautorato
“Durante una visita all’inizio di settembre il vicepresidente Cheney si è confrontato con Frattini sulla posizione pubblica e decisamente controproducente dell’Italia sul conflitto georgiano. Un Frattini frustrato rilevava che, nonostante avesse le sue forti opinioni in materia, nondimeno riceveva ordini diretti dal presidente del Consiglio”

“Berlusconi tratta la politica Russa allo stesso modo in cui si cura delle questioni interne – tatticamente, giorno per giorno. Il suo imponente desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin e ha frequentemente dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli erano state passate direttamente da Putin. Un esempio: nell’immediato dopo-crisi in Georgia, Berlusconi ha cominciato (e continua) a insistere che la Georgia fosse l’aggressore e che il governo georgiano fosse responsabile di molte centinaia di morti civili nel Sud Ossezia.”

Lo strapotere dell’Eni
“Eni, la più importante società energetica parastatale, ha un immenso potere politico; la sua strategia di business si è concentrata su complessi ambienti geopolitici, solitamente considerati eccessivamente rischiosi da molti dei suoi concorrenti internazionali” (…) Anche solo a giudicare dalla stampa, si può pensare che il primo ministro Berlusconi garantisca al suo presidente, Paolo Scaroni, tanto accesso quanto al suo proprio ministro degli esteri. (…) Durante un evento diplomatico nel 2007, una conferenza sull’Asia centrale, i rappresentanti dell’Eni e di Edison ebbero 30 minuti ciascuno per parlare, mentre i quattro ministri degli Esteri e i cinque vice ministri di cinque stati centro asiatici furono infilati tutti in un’ora sola. C’è il sospetto che l’Eni mantenga a libro paga alcuni giornalisti.

Spogli aggiunge poi che ”la visione dell’Eni sulla situazione energetica europea in modo preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino” e constata come ”un membro del Pd” abbia riferito ”che la presenza dell’Eni in Russia supera quella dell’ambasciata italiana a Mosca che è a corto di personale”.

OBAMA INFORMATO SU BERLUSCONI (documento 210920)
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama era stato messo in guardia dai comportamenti di Berlusconi. Così si legge in un altro cablogramma pubblicato oggi dal Guardian. Già note le anticipazioni sulle opinioni diffuse dalla funzionaria dell’ambasciata Elizabeth Dibble, oggi il quotidiano inglese ha pubblicato il testo completo. Dibble ripercorre la “perdita di influenza” del governo italiano. Ricorda alcuni passi falsi del premier e i conseguenti grattacapi internazionali, in special modo nell’attività diplomatica con l’Iran a cui somma passaggi già evidenziati altrove sul rapporto tra Berlusconi e Putin.