sabato 29 gennaio 2011

L'incenerimento e i rischi per la salute. Intervista a Patrizia Gentilini.



Dietro la parola termovalorizzatore si nasconde la distruzione dei rifiuti attraverso la combustione. Una pratica che ha pesanti conseguenze sull’ambiente e sulla salute. Ne è convinta gran parte della comunità scientifica e dei medici. QualEnergia.it ha affrontato questi temi con l’oncoematologo Patrizia Gentilini(nella foto), membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente Isde e vicepresidente dell’Associazione contro Leucemie, Linfomi, Mieloma (AIL) sezione Forlì-Cesena.

Partiamo da una questione terminologica: inceneritori, termovalorizzatori, gassificatori. Questi termini sono spesso usati in maniera alternativa, con l’effetto di creare confusione. Possiamo fare chiarezza?
Termovalorizzatore è un termine di pura fantasia, inventato in Italia per trasmettere l’idea che ci sia qualcosa di positivo nel bruciare rifiuti. In tutto il resto d’Europa questi sistemi vengono chiamati inceneritori con recupero energetico e perché abbiano questa dignità devono raggiungere certi valori di efficienza. Ma il termine cela una pratica di distruzione di materia sotto cui passano anche altri impianti, come i dissociatori molecolari o gassificatori, in cui tale distruzione avviene in due fasi: una in carenza e una in presenza di ossigeno. Ma il risultato è lo stesso e l’effetto è sempre l’emissione di fumi in atmosfera.
Il punto è che bruciando e distruggendo materia si disperde sempre più energia di quella che si trattiene con i sistemi di recupero energetico, anche perché per riprodurre i materiali che brucio avrò bisogno di energia. L’Unione Europea ha infatti chiarito che nella strategia per affrontare i rifiuti al primo posto c’è la prevenzione e poi vengono riciclaggio e riuso. Mentre recuperare energia non è equiparabile a recuperare materia.

Ma in Italia continuiamo a seguire la strada degli inceneritori.
Recentemente Gaetano Pecorella (presidente della commissione parlamentare ecomafie, ndr) a seguito di una visita a Berlino faceva notare che in quella città hanno smesso di fare inceneritori, considerati obsoleti e non risolutivi, e puntano sulla raccolta differenziata e sul recupero. Questi concetti si stanno facendo strada anche fuori dai circoli degli ambientalisti. Ma intanto in Italia si continua a investire su quello che ormai è diventato un business sostanzioso e che, per esempio, fa sì che un avicoltore guadagni di più dalla vendita della pollina (letame di gallina, ndr) per l’incenerimento che da quella delle uova.
Eppure il recupero di materia potrebbe avere una ricaduta economica maggiore e creare posti di lavoro: si stima che per una persona impiegata nella filiera della combustione se ne potrebbero impiegare quaranta in quella del recupero. Inoltre gli impianti sono costosi e una volta costruiti hanno bisogno di fonte continua di rifiuti per alimentarli. Ci sono stati casi di comuni che hanno dovuto pagare una penale per aver conferito volumi minori ottenuti grazie a politiche di riduzione dei rifiuti. Questo significa ipotecare il futuro.

Perché si è innescato questo meccanismo?
Credo sia anche colpa di alcune deviazioni del mondo ambientalista che ha identificato solo nella CO2 il veleno che attanaglia il pianeta senza pensare a tutti gli altri inquinanti e facendo bilanci assurdi secondo cui se bruciamo biomasse siamo in pareggio con la CO2. Questo non vero perché la combustione rimette in circolo la CO2 accumulata nella materia. Mentre i rifiuti organici, se ridati alla terra in forma di compost, sottraggono carbonio dall’atmosfera e riducono in maniera importante la CO2. Purtroppo l’incenerimento viene premiato attraverso i certificati verdi e altre forma di incentivazione mentre nel resto d’Europa gli impianti di questo tipo vengono tassati con costi fino a 70 euro a tonnellata. Se in Italia si interrompessero le incentivazioni gli inceneritori, che sono costosissimi, non reggerebbero.
C’è un’ambiguità di fondo per cui la combustione delle biomasse è stata equiparate all’uso delle fonti rinnovabili. Inoltre i rifiuti indifferenziati vengono trattati per ottenere biogas e il materiale residuo, definito combustibile da rifiuti, se non va a finire negli inceneritori va nelle centrali a carbone o nei cementifici e quindi è comunque destinato alla combustione. Tutto questo materiale, che non voglio chiamare rifiuto, se differenziato alla fonte può trasformarsi in altro materiale.

Spostiamoci dal trattamento dei rifiuti alla produzione energetica. Paragonati ad altri impianti che utilizzano metodi basati sulla combustione gli inceneritori sono convenienti?
La combustione che sia di olio, carbone o di qualunque materiale ancor più se eterogeneo come i rifiuti che spesso sono bruciati tal quale, è un processo che porta alla formazione di inquinanti. In natura nulla si crea e nulla si distrugge. L’idea che l’inceneritore risolva il problema perché elimina i rifiuti è falsa. Quello che fa è ridurne il volume trasformandoli in ceneri e buttando il resto nell’atmosfera che diventa così una discarica. Inoltre ciò che viene trattenuto nei filtri va smaltito e i filtri stessi vanno smaltiti. In più devono essere aggiunti reagenti per regolare i processi di combustione.
E così i rifiuti finiscono per aumentare. La vita si è sviluppata sul nostro pianeta grazie all’energia del sole. In natura la combustione è sempre un evento eccezionale, non è la strada che il mondo ha scelto per produrre energia. La natura ha scelto processi biochimici a bassa temperatura come la digestione. E poi il sole, il vento, l’acqua. Abbiamo di certo bisogno di energia ma ne sprechiamo anche tantissima e usiamo solo una piccola parte di quella che potremmo avere dal sole e dalle altre fonti rinnovabili. Dovremmo imparare a utilizzarle e non, invece, guardare al nucleare.

Quali sono le sostanze emesse in atmosfera dagli inceneritori?
Basta guardare cosa c’è scritto su un pacchetto di sigarette: nuoce gravemente alla salute. Una sola sigaretta è una centrale a biomasse in miniatura. Con la combustione si creano migliaia di sostanza tossiche pericolose di cui diverse decine sono cancerogene. E allora perché consideriamo pericolose le sigarette e centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tal quale non dovrebbero creare problemi? Non c’è veleno che non esca dagli inceneritori. Le diossine, per esempio, che hanno un tempo di persistenza nel sottosuolo di 100 anni e nel corpo umano di circa 7 anni. La contaminazione delle colture agricole fa sì che noi assumiamo le diossine attraverso i cibi e diventiamo ricettacoli di veleni che poi trasmettiamo ai figli.
Poi c’è il particolato, tanto più pericoloso quanto più alta è la temperatura. Negli inceneritori la combustione avviene ad altissime temperature perché questo dovrebbe ridurre le emissioni di diossina, ma allo stesso tempo produce un particolato più fine che i filtri non riescono a trattenere. Poi ci sono arsenico, piombo, cadmio e altri metalli pesanti. Insomma, non esiterei a usare le parole utilizzate dal presidente dell’associazione francese per la ricerca contro il cancro, Dominique Belpomme: l’incenerimento dei rifiuti è un crimine contro l’umanità.

Quali i rischi per la salute legati alla combustione dei rifiuti?
A parte gli studi commissionati ad hoc per rassicurare le popolazioni, esistono centinaia di studi scientifici sulle popolazioni esposte agli inceneritori che hanno dimostrato la presenza di danni gravi per la salute. I possibili danni si dividono in due gruppi: non tumorali e tumorali.
Al primo gruppo appartiene il rischio di malformazioni. Uno studio uscito due mesi fa su 21 inceneritori in Francia ha dimostrato il nesso tra malformazioni urogenitali e l’area di ricaduta delle emissioni. Poi ci sono diabete, malattie respiratorie, danni ischemici e cardiovascolari, problemi ormonali e della tiroide, ridotta fertilità e addirittura effetti sul sesso alla nascita: se normalmente c’è una prevalenza dei maschi sulle femmine, nelle popolazioni esposte alle diossine si è osservata una tendenza contraria.

Parlando invece di incidenza del cancro?
Per quanto riguarda i rischi tumorali è evidente che se si seminano sostanze cancerogene, basta aspettare e si raccoglieranno tumori. Il nesso con gli inceneritori è incontestabile: i tumori, soprattutto nelle donne, aumentano. In particolare crescono i casi di linfomi e sarcomi che sono i tumori spia legati all’esposizione alle diossine. Uno studio condotto a Forlì su un raggio di 3,5 chilometri dai due inceneritori presenti in zona sulla base della mappa reale della dispersione degli inquinanti ha evidenziato che nelle donne che hanno abitato per almeno 5 anni nell’area la mortalità per tumore è aumentata in modo coerente con l’aumento dell’esposizione dal +17% al +26% al +54%. In particolare, si registrano aumenti per il cancro a colon-retto, stomaco, mammella. Si stimano 116 i decessi in più fra le donne oltre l’atteso, di questi circa 70 per cancro. Secondo dati del registro dei tumori, oggi in Italia la probabilità di avere una diagnosi di cancro, considerando una prospettiva di vita di 82 anni, è del 50%. Desta inoltre preoccupazione che in Italia si ammalino di cancro sempre più bambini. Abbiamo un tasso di incremento dei tumori infantili quasi doppio rispetto alla media europea (2% per anno da 0 a 12 anni contro l’1,2% della media europea) e siamo al primo posto per incidenza. Ciò è dovuto al fatto che le sostanze inquinanti si trasmettono dalla madre al feto.
Io sono un oncologo, ma vorrei essere disoccupata. In tutto il mondo scientifico indipendente si sta facendo strada un concetto che il professor Renzo Tomatis che è stato il nostro ispiratore, ha sempre sostenuto: dobbiamo seguire la strada della prevenzione primaria, ovvero ridurre ed evitare le cause delle malattie, non accontentarci di curarle. Perché la malattia ha un costo umano ed economico.

Intervista a cura di Maurita Cardone

http://www.qualenergia.it/view.php?id=1742&contenuto=Articolo


In Italia un reato contro l'ambiente ogni 43 minuti. - di Stefano Rodi.

La maggior parte delle violazioni, quando vengono accertate, sono punite soltanto con contravvenzioni.

L'Italia si cura poco e male del proprio patrimonio naturalistico. E' cosa nota. Ora si ha un dato in più: è un paese dove, in media, avviene una violazione contro l'ambiente ogni 43 minuti. E' il dato, preciso, del Ministero dell'Ambiente per il 2010, e rilanciato dal rapporto realizzato dal Wwf in occasione dell'apertura dell'Anno Giudiziario. A svelare una eco-illegalità costante e diffusa dal nord al sud del paese è ora la rete dei 300 avvocati impegnati con l'associazione ambientalista: uno al giorno è stato in Tribunale, con oltre 1.000 ore l'anno al servizio della società civile, 250 udienze nel 2010 per difendere salute e ambiente. Sono tuttora 300 i processi ambientali in corso, o meglio quelli nei quali il Wwf è presente come parte attiva. Quindi una goccia nell'oceano rispetto al totale. «In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario vogliamo sottolineare come il ruolo della Magistratura sia fondamentale per dare una corretta lettura e applicazione di norme troppo spesso travisate da inquinatori senza scrupoli e da una parte dell’amministrazione non sufficientemente preparata sull’importanza della tutela dell’ambiente – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia- La magistratura svolge quel ruolo fondamentale di "grande saggio" che non solo sanziona ma indirizza correttamente l’azione della società che può incidere sul patrimonio naturale e la salute dei cittadini ed è quindi importantissimo anche avere un buon esercito di avvocati che oltre a rappresentare in giudizio queste istanze sappiano trasmettere questa saggezza anche al di fuori delle aule dei Tribunali».

I REATI, E L'IMPORTANZA DELLE INTERCETTAZIONI - Molti e gravi reati ambientali nascono non da un evento diretto (ed esempio l’industria che scarica sostanze inquinanti in un fiume),

ma da reati fiscali o amministrativi (falsi documenti, autorizzazioni illegali, corruzioni di pubblici amministratori, truffe ). Spesso quindi gli inquirenti riescono a scoprire casi gravi di inquinamento attraverso intercettazioni svolte su pubblici amministratori per reati cosiddetti “minori”. Infine, e questi sono i casi più gravi, si spunterebbero anche molte armi investigative per la lotta alle “ecomafie”, spesso coinvolta in molti crimini ambientali e spesso gli “ecomafiosi” ed i loro complici vengono scoperti attraverso indagini compiute su altri fatti non direttamente collegati. In altre parole: difficilmente oggi un’indagine nasce ipotizzando da subito il reato di associazione mafiosa. È più frequente che da un caso di estorsione, incendio, minacce si arrivi alla contestazione del più grave reato associativo, dietro al qual spesso si nascondono i grandi traffici di rifiuti, le speculazioni selvagge e le mille e sempre più sofisticate maniere che i “criminali ambientali” escogitano per lucrare a danno dell’ambiente e della salute .

VITTORIE E SFIDE APERTE - L’attività giudiziaria del Wwf ha visto riconoscere le ragioni dell’ambiente e della salute in importanti processi e ricorsi come quello contro la Solvay per difendere l’accesso all’acqua potabile da parte dei cittadini in un’area di crisi idrica, o contro le escavazioni abusive lungo alcuni grandi fiumi, Po, Adige e Brenta o l’ultima in ordine temporale contro l’Enel i cui amministratori delegati sono stati riconosciuti colpevoli di inquinamento all’interno del Parco del Delta del Po per la centrale di Porto Tolle. Ma ci sono molte altre sfide importanti da superare: in numerosi processi ancora in via di svolgimento come quello sul disastro sulla salute e sull’ambiente provocato dall’amianto proveniente dall’Eternit S.p.A. di Casale Monferrato, quello per un nuovo incendio verificatosi nel Polo Petrolchimico di Porto Marghera, o per la mega-discarica a Bussi (Pescara), la più grande così inquinata in Europa, nel processo contro i dirigenti degli stabilimenti tessili di Marlane (Cosenza) accusati di aver provocato, attraverso lo smaltimento illegale di molti veleni anche nei terreni circostanti l’area industriale, la morte di oltre 50 operai o, nell’ambito della difesa del territorio e del paesaggio, contro la Strada Mare Monti, un vero e proprio ecomostro che taglierebbe la Riserva naturale Wwf di Penne (Abruzzo); su quest’ultimo, grazie all’esposto del Wwf la Magistratura ha aperto un’inchiesta che ha portato già ad un arresto e 10 indagati.

CONTRO GLI INQUINATORI SOLO MULTE DA DIVIETO DI SOSTA - «L’attività degli avvocati che lavorano al nostro fianco da oltre 20 anni è la ‘cartina tornasole’ di quanto l’illegalità in campo ambientale sia diffusa e costante» - precisa Patrizia Fantilli, responsabile Ufficio legale - legislativo del Wwf Italia -. Il contrasto al crimine ambientale che svolgiamo grazie alla loro opera qualificata è l’unico strumento di cui disponiamo ma le "armi" a loro disposizione sono ancora "spuntate". E’ urgente inserire nel Codice penale la voce "Delitti ambientali"». Ad oggi, infatti, le sanzioni previste dalle leggi di tutela dell’acqua, dell’aria, del suolo, delle aree protette e della fauna, (a parte rare eccezioni come il traffico di rifiuti) sono esclusivamente di natura "contravvenzionale" (secondo la classificazione del’39 del codice penale). Sostanzialmente sono forme di reato punite con sanzioni più "leggere" rispetto ai "reati-delitti". Quindi il sistema sanzionatorio per le leggi di tutela ambientale costituisce il tallone d’Achille per cui in Italia gli illeciti ambientali sono sempre più frequenti e gravi, pur producendo effetti devastanti sul territorio, sulla natura, sul paesaggio e sulla salute umana che rimangono sostanzialmente impuniti».

http://www.corriere.it/cronache/11_gennaio_28/reati-ambiente-anno_3a892412-2b08-11e0-adec-00144f02aabc.shtml


venerdì 28 gennaio 2011

Accusa a Claudio Scajola “E’ il capo della cricca del porto”. - di Ferruccio Sansa.


Per la procura di Imperia è al vertice di un'associazione per delinquere. Intanto in Liguria si diffonde lo spettro della 'ndrangheta: prima la richiesta di sciogliere il Comune di Bordighera per infiltrazioni mafiose, poi la scoperta di un piano per uccidere un carabiniere

Claudio Scajola accusato di essere il capo di un’associazione a delinquere che ruotava intorno al porto di Imperia. Mentre l’Antimafia di Torino perquisisce gli uffici del porto. Impensabile un anno fa. Ma oggi nel regno di u ministru si respira aria di fine impero. In piazza Dante la gente commenta: una settimana fa sono stati perquisiti gli uffici del sindaco, Paolo Strescino, fedelissimo di Scajola, indagato per violenza privata. Intanto il procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, interrogava il suo collega Gianfranco Boccalatte, capo della Procura di Imperia indagato per corruzione. E mercoledì scorso ecco l’Antimafia che perquisisce il porto, per il quale Scajola è indagato (ma in un’altra inchiesta). Va avanti da mesi: prima la richiesta di scioglimento del comune di Bordighera (centrodestra) per infiltrazioni mafiose. Poi la scoperta che la ‘ndrangheta voleva uccidere un carabiniere.

Difficile stare dietro agli eventi. Dipanare il groviglio di interessi del potere nel Ponente ligure cui non è estraneo il centrodestra, ma nemmeno il centrosinistra che per anni ha sponsorizzato cemento e affari. Nessun politico è accusato di legami con la criminalità organizzata, ma il sistema di potere, forse inconsapevolmente, ha accolto personaggi legati alla ‘ndrangheta. C’è, però, chi dice di no. Pierre Marie Lunghi è il funzionario del Comune di Imperia che si occupa di porti: giorni fa ha revocato la concessione a Francesco Bellavista Caltagirone. Un “anonimo” funzionario che osa opporsi a un gigante del mattone. Bellavista Caltagirone ha partecipato alla cordata Alitalia benedetta dal Cavaliere. Ha progetti in tutta Italia e società cui partecipano amici di Berlusconi. A Pavia c’è il giornalista Carlo Rossella (presidente di Medusa Film e testimone a difesa del premier per le notti del Bunga Bunga). Ma soprattutto Bellavista Caltagirone è amico di Scajola. E, infatti, il sindaco di Imperia ha immediatamente sconfessato il suo funzionario, è arrivato ad annunciare che gli chiederà i danni. Il punto di partenza potrebbero essere i moli. E il cemento. Lo aveva detto il pm Antimafia Anna Canepa: le colate apriranno le porte alla criminalità organizzata. Non le dettero retta. Nel silenzio si è insinuata la ‘ndrangheta. Nessuno, va detto, finora ha dimostrato che ci siano legami tra clan e gli imprenditori dei porti. Una cosa, però, è certa: le ruspe di famiglie calabresi indagate si sono occupate del movimento terra dei porti di Imperia e di Ventimiglia (realizzato da Beatrice Cozzi Parodi e dal suo compagno Bellavista Caltagirone, accusato di associazione a delinquere con Scajola). Secondo gli investigatori, le società della famiglia Pellegrino avrebbero rimosso milioni di tonnellate di terra. Ora pare difficile bloccare il fenomeno perché, ricorda un inquirente, “a Ventimiglia ci sono intere strade dove si parla soltanto calabrese e la caserma dei carabinieri è sotto assedio”. Poi, però, sono arrivati pm come Roberto Cavallone, procuratore di Sanremo, e Alessandro Bogliolo (Imperia) e sono partite inchieste a raffica. Prima di tutto quella sul Comune di Bordighera.

Il rapporto dei carabinieri ritrae una cittadina dove la criminalità organizzata si presenta a viso aperto. Assessori dichiarano di essere minacciati e girano con la pistola. E poi botte e minacce a poliziotti. Al centro dell’inchiesta due night e l’apertura di una sala giochi. L’assessore al Turismo,Marco Sferrazza, ha raccontato che due indagati delle famiglie Pellegrino e Barilaro gli avrebbero detto : “Quando avete avuto bisogno di voti noi vi abbiamo aiutato”.

E Sferrazza negli atti aggiunge: “Il sindaco (che al cronista ha smentito, ndr) era favorevole all’apertura della sala giochi perché aveva favori da rendere”. Stiamo parlando delle famiglie che, ricordano ambienti investigativi, “hanno ottenuto praticamente tutti gli appalti per il movimento terra del Comune di Bordighera”. Da altre indagini sui clan emerge poi il piano per uccidere un carabiniere: “Bisogna dare una lezione ai carabinieri, si stanno allargando troppo. Bisogna trasformarli in cadaveri”. Troppo, anche per il Ponente ligure dove ci si sta abituando agli incendi di locali. Dove un commando ha crivellato con la lupara l’auto di Pier Giorgio Parodi. L’imprenditore del mattone (padre di Beatrice, regina dei porticcioli) non ha sporto denuncia, anzi, ha giustificato gli attentatori: “Pensavano di fare uno scherzo”. Intanto i contatti tra ambienti politici ed esponenti della criminalità organizzata sono cronaca quotidiana: dagli incontri tra Eugenio Minasso, vice-coordinatore del Pdl in Liguria, e la famiglia Pellegrino alle foto di Cinzia Damonte(candidata Idv) con un pregiudicato calabrese. Già, il centrosinistra non può fare la voce grossa. “In tanti ricordano – sottolinea Christian Abbondanza della Casa della Legalità – che una società oggetto di una misura di prevenzione antimafia del Prefetto (una misura atipica, la meno pesante) e di indagini della Procura di Genova ha ricevuto decine di appalti per la bonifica del suolo da amministrazioni di centrosinistra.

All’inaugurazione delle ruspe della società – sponsor in passato di associazioni politiche dei leader del Pd locale – c’era mezzo centrosinistra ligure”. No, il terremoto del Ponente non basta. Gli uomini fedeli a questo sistema di potere sono ovunque: giornali, fondazioni, società. I Pierre Marie Lunghi sono ancora pochi.



Arcore, le minorenni sono almeno due Minetti intercettata: “B. è un pezzo di merda”.


I magistrati di Milano inviano alla Camera un altro faldone di 227 pagine su prostitute e festini ad Arcore. Il premier: "Sono sempre uscito bene dalle situazioni complicate". Nuove intercettazioni: "Le gemelle De Vivo ballavano in mutande e toccavano il presidente nelle parti intime". Ad Agosto sequestrati 12 chili di cocaina al fidanzato di Marysthell: una parte della droga era in un garage di via Olgettina

Nicole Minetti

Le minorenni che sono state ad Arcore sono almeno due. Nella residenza del premier, infatti, è entrata più volte anche Iris Berardi. Brasiliana, 19 anni appena compiuti (è nata il 29 dicembre del 1991) la ragazza si trasferisce a Milano quando di anni ne ha appena 17 in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo. Entrerà invece in quello della prostituzione. E’ lei, nelle carte inviate dai magistrati alla giunta della Camera a chiedere “regalini” a chi le domanda incontri. Ed è a lei che la polizia ha sequestrato agendine in cui venivano registrati importi ricevuti da “papi” per complessivi 40mila euro. Ora i riscontri delle carte inviate dalla procura di Milano sulle celle telefoniche dimostrano che la giovane sia stata nelle residenze del premier una trentina di volte nel corso del 2010. Ma in almeno due occasioni, la giovane è nelle residenze del premier quando è ancora minorenne. Il 21 novembre del 2009, a Villa Certosa. E il 13 dicembre, questa volta ad Arcore, nel giorno in cui Berlusconi viene colpito al volto da Massimo Tartaglia. La procura ha ribadito oggi che l’inchiesta sull’induzione alla prostituzione minorile non è in questo momento estesa ad altre ragazze che non siano Ruby. Ma l’attenzione è concentrata anche su altre persone. Altre giovanissime ragazze hanno infatti frequentato la villa del premier. Due di queste, Ambra Battilana e Chiara Danese, giovani miss piemontesi, hanno compiuto 18 anni solo il 15 maggio e il 30 giugno scorsi.

Oggi la procura ha ripetuto che “nessun’iniziativa per il momento” è stata presa per quanto riguarda il reato di inquinamento delle prove nei confronti dei legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, in merito alle perquisizioni nelle abitazioni delle ragazze il 14 gennaio. Quel giorno, la dominicana Marysthell Polanco era in possesso non del proprio verbale difensivo, ma di quello contenente le dichiarazioni di un’altra delle ragazze di Arcore, Barbara Guerra. Circostanza che potrebbe suggerire l’idea che le testimoni a favore di Berlusconi si siano passate atti d’indagine per sincerarsi delle rispettive versioni. Sempre la procura smentisce che sia stata fatta alcuna riqualificazione del reato per gli indagati, Silvio Berlusconi, Nicole Minetti ed Emilio Fede.

Ma nelle 227 pagine inviate ieri alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, allegate alla richiesta di perquisire gli uffici di Segrate di Giuseppe Spinelli e all’invito a comparire il primo febbraio per la consigliera regionale Nicole Minetti c’è molto altro. Il fascicolo contiene diverse intercettazioni, molte dai toni forti e coloriti. ”Adesso fa finta di non ricevere chiamate, ma quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi”. Così Nicole Minetti in un sms inviato a Barbara Faggioli l’11 gennaio 2011. Spiccano poi, i verbali dei testimoni, come l’autista di Emilio Fede, Luigi Sorrentino (che dice: “La sera di San Valentino tutte le ragazze indossavano un babydoll rosso”), o la danzatrice del ventre che racconta il bunga bunga. Ma soprattutto dal giro delle ragazze di via Olgettina spuntano quantità industriali di cocaina. E poi c’è la telefonata da Palazzo Grazioli alla Polanco per darle il numero del prefetto di Milano, per regolare “questioni di cittadinanza”.

MINETTI: “E’ UN VECCHIO E BASTA” – Il problema più grosso del presidente del Consiglio, per ora, rimane però Nicole Minetti: “Se vuole vedermi mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati” aggiunge la consigliera regionale lombarda ed ex igienista dentale del premier, ora indagata per favoreggiamento, in un colloquio con Clotilde Strada, la sua assitente in Regione: “Non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido”.

CANDIDATURE – Non è tutto, perché Nicole Minetti, in un’altra telefonata dell’8 gennaio alla Faggioli, aggiunge un particolare sulle candidature: “A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice, bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo Stato”. Nella stessa conversazione, secondo chi ha letto gli atti trasmessi dai Pm di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni, la Minetti si lamenta anche della raccolta delle firme che sarebbe cominciata contro di lei per “scacciarla via” dalla Regione Lombardia. Altre intercettazioni segnalano lo sconforto di altre ragazze finite nell’affare Ruby: “Mi ha rovinato la vita. E’ un vecchio..” si legge nelle carte. Tra le altre ci sono anche le lamentele di Barbara Faggioli che dice: “So che mi stanno ascoltando ma queste cose le dico lo stesso..”.

RAGAZZE CONVOCATE DAL PREMIER – Berlusconi, secondo gli atti dei pm di Milano, ha convocato tutte le ragazze che hanno subito le perquisizioni da parte degli inquirenti all’Olgettina, per fare il punto della situazione in presenza dei suoi legali. La prima telefonata sarebbe partita da un numero riservato riconducibile a Berlusconi, le altre sarebbero dei passa parola tra le stesse ragazze.

DANZATRICE DEL VENTRE – Il verbale della danzatrice del ventre Maria MakDoum descrive con più precisione in che cosa consiste il “bunga bunga” e racconta l’atmosfera di quelle serate, ben diversa da come appare nei memoriali della difesa. “Nel giugno 2010 Lele Mora mi chiese se ero interessata a partecipare a una serata ad Arcore – si legge nel verbale del 15 gennaio 2011 – presso la residenza del presidente del Consiglio e se sapevo ballare la danza del ventre e se volevo far parte del suo harem. (…) Ognuna di noi si è seduta per la cena dove voleva. Finita la cena il presidente disse: “E ora facciamo il bunga bunga” e spiegò che cosa era, cioè una cosa sessuale”. Poi il racconto di quanto facevano le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo mentre lei era impegnata a fare la danza del ventre: “Le De Vivo erano in mutande e reggiseno. Il presidente le toccava e loro lo toccavano nelle parti intime. E si avvicinarono anche a Emilio Fede che le toccava il seno e altre parti intime. Poi la ragazza brasiliana ballava la samba in maniera hard. Il presidente le toccava il seno e altre parti intime”.

COCAINA E FURTI D’AUTO - Le carte non raccontano solo di sesso, ma anche di droga. Cocaina nel garage in via Olgettina della show-girl dominicana Marysthelle Polanco: il fidanzato della ragazza ad agosto viene fermato mentre si trova a bordo dell’auto di Nicole Minetti. Gli trovano addosso la droga. Scatta una perquisizione nel garage di via Olgettina dove Maristhell vive insieme alle altre ragazze dell’harem di Berlusconi. Risultato: vengono sequestrati più di 12 chili di cocaina, di cui 2,7 chili all’interno del garage. Il ragazzo, si apprende dai documenti, è stato arrestato proprio sull’auto di Nicole Minetti, una mini cooper verde. Nel faldone si parla anche di un ‘lui’ che avrebbe consigliato alla Minetti di fare una denuncia di furto dell’auto.

DAL PREFETTO: “MI MANDA B.” – Dalla segreteria di Palazzo Grazioli chiamano la Polanco, una delle giovani ospiti delle feste di Arcore, per darle il telefono del prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. La ragazza chiama così il prefetto, ma dalla segreteria di quest’ultimo non glielo vogliono passare. La Polanco insiste: “Questo numero me lo ha dato Berlusconi”. Così Gian Valerio Lombardi arriva subito al telefono e fissa un appuntamento alla ragazza per il 13 gennaio spiegandole che può entrare “direttamente in Prefettura con la macchina”. Presumibilmente, racconta chi ha letto gli atti, l’appuntamento sembra che sia stato preso per “qualcosa che riguardi la sua cittadinanza”.

FATTURE E “RICEVUTE” – Non è tutto. Ci sono anche fatture di un anno per più di 50mila euro riguardanti i canoni di via Olgettina sequestrate a Nicole Minetti; appunti manoscritti da Rubycon l’indicazione di cifre considerevoli ricevute e da ricevere dal premier nella sua abitazione genovese. E ancora: le tracce bancarie dei compensi destinati alle ragazze dell’Olgettina da Giuseppe Spinelli attraverso Nicole Minetti.

SUPERTESTIMONE – Infine, spunta una presunta supertestimone nell’inchiesta. Si tratterebbe di una giovane di circa 20 anni, sentita nei giorni scorsi dai pm di Milano che indagano sul caso Ruby. La testimone avrebbe raccontato che una delle ragazze perquisite in via Olgettina le avrebbe detto di aver ricevuto gratuitamente l’alloggio e di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio.

“SOLO GOSSIP” – Se per l’avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini (che dice di non aver ancora letto il materiale) nei nuovi documenti dei magistrati milanesi non ci sarebbe altro che “gossip”, perFederico Palomba, membro in quota Idv della Giunta per le autorizzazioni a procedere alla Camera, le carte contengono elementi che aggravano le già pesanti accuse sul presidente del Consiglio. “Una pietra tombale sul tentativo dei legali del premier di edulcorare e rappresentare come normali le serate ad Arcore”, secondo Marilena Samperi, capogruppo del Pd alla Giunta. Sulle nuove carte integrative si esprime anche il diretto interessato, Silvio Berlusconi con un laconico commento: “Nulla da dire, è solo scandalo”. Il leader della Lega Umberto Bossi è d’accordo con il premier: “Tutto passa, le nuove carte sono solo scartoffie”.

“PAESE SBERTUCCIATO” – Se il premier e la maggioranza minimizzano, Famiglia Cristiana torna a criticare duramente la condotta di Berlusconi: ”La vera gogna mediatica è quella “di un Paese sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso e danno d’immagine che si farà fatica a recuperare. Non certo per colpa dei media che mettono a nudo il re. I nostri ragazzi all’estero sono apostrofati come ‘italiani bunga bunga’, e non è una lusinghiera definizione”. E’ quanto afferma il direttore del settimanale cattolico, don Antonio Sciortino, a proposito del “caso Ruby” nella rubrica delle risposte ai lettori nel nuovo numero del settimanale, in cui vengono pubblicate quattro pagine di lettere di lettori indignati. ”Per guidare il Paese – sottolinea ancora don Sciortino – occorre compostezza e decoro. Oltre alla coerenza tra principi e comportamenti privati. Altrimenti, crolla la credibilità. Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il Paese a crescere. E non solo a livello morale”.

TUTTI GLI SMS

8/1/2011, SMS da Nicole Minettti a Marysthell Polanco
“Giusto che si faccia sentire lui se non lo farà mi comporterò di conseguenza… quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere”

9/1/2011, SMS da Nicole Minettti a Barbara Faggioli
“Quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi.. adesso fa finta di non ricevere chiamate”

10/1/2011, SMS da Nicole Minettti a Marysthell Polanco
“Amo’ ma è serio che alla Fico ha regalato la casa? Amo’ se è vero ti giuro che scateno l’inferno…”

11/1/2011, SMS da Nicole Minettti a Imma De Vivo
“A febbraio è pronto il vostro trilocale”

12/1/2011, SMS da Nicole Minettti a Marcello Fabbri
“Le gemelle non lo vogliono il trilocale però lo prende Barbara Guerra”

13/01/2011, SMS da Nicole Minettti a Clotilde Strada (la sua assistente in regione)
“Parlo con Gianca che parla con il pres.. visto che lui non mi chiamata.. gli faccio prendere paura”

13/1/2011, SMS da Marysthell Polanco a Nicole Minetti
“Domani devo pagare la visita medica”
Risposta di Nicole Minetti
“Non pagarla la visita fatti dare il preventivo e lo porto da Spino” (Giuseppe Spinelli ndr)

13/1/2011, SMS Da Nicole Minetti a Florina Marincea
“Amo’ lui c’è sabato. Dobbiamo andare assolutamente… Se hai qualche amica carina che possiamo portare?”
Risposta di Florina Marincea
“Fatto. Mia amica del cuor. Molto affidabile.. bella figa”




Ecco come il presidente del Consiglio pagò il silenzio di Ruby Rubacuori.


Nell'agendina della marocchina c'è la prova dei cinque milioni chiesti a Berlusconi per non raccontare gli incontri di Arcore. Nel frattempo sulla scena entra anche la cocaina sequestrata al fidanzato di Marysthell Polanco condannato a 8 anni di carcere

Pochi numeri annotati a penna. Una scansione breve ma decisiva per decifrare il modo con cuiSilvio Berlusconi ha pagato il silenzio di Ruby. Eccola allora la pistola fumante. Minuziosamente trascritta nell’agendina della giovane marocchina. La si trova a pagina 132 del secondo fascicolo inviato dalla procura di Milano alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

Eccola allora la contabilità di Ruby Rubacuori: “50mila euro per il libro, 12mila per campagna intimo, 200mila da Luca Risso (fidanzato di Ruby, ndr), 70mila da Dinoia (attuale legale della ragazza, ndr), 170mila conservati da Spinelli (il tesoriere del premier, ndr)”. La somma si ferma a 502mila. Dopodiché Ruby annota questa frase: “Quattro milioni e mezzo da Silvio Berlusconi che ricevo tra due mesi”. Il tutto fissa il totale a cinque milioni. Esattamente la cifra di cui Ruby parla al telefono con la signora Grazia, mamma dell’amico Sergio Corsaro. E’ il 26 ottobre 2010. Da lì a pochi giorni lo scandalo dei festini ad Arcore esploderà sui giornali. Ruby, però, parla a ruota libera: “Io ho parlato con Silvio gli ho detto che voglio uscire di almeno con qualcosa, cioè mi dà 5 milioni, però 5 milioni a confronto del macchiamento del mio nome”

E’ grigia aritmetica. Ma così stanno i fatti. E i fatti aggiungono altri episodi che aiutano a disegnare il grande ricatto al Cavaliere. Prima di quel 26 ottobre, infatti, è già successo qualcosa che serve a mettere a fuoco lo scenario. E’ il 22 settembre. Ruby, che è già stata interrogata dai magistrati a luglio, passeggia per le strade di Genova. Viene fermata per un controllo dalla polizia. E dalla sua borsetta saltano fuori 5mila euro in contanti. Un bel tesoretto che la minorenne (compirà la maggiore età il primo novembre) giustifica con un regalo fattole dalla segreteria di Lele Mora. Qualcosa, però, non torna. Le carte dei magistrati rimettono a posto le tessere del mosaico. Il 14 e il 15 settembre, infatti, Ruby telefona a Giuseppe Spinelli per “dire a Lui (il premier, ndr) che sono veramente in condizioni non gradevoli, e se mi può essere di aiuto… Sto nella cacca… Lui mi aveva detto che mi avrebbe aiutato per tutto il periodo, però poi non l’ho più sentito… Comunque mi servono solamente 5 mila euro”. C’è di più: il 22 settembre il tesoriere del presidente del Consiglio viene intercettato dalla polizia giudiziaria mentre sta spiegando alla stessa Ruby come raggiungerlo a Milano2. Dal canto suo Spinelli dice di aver visto la ragazza “quattro o cinque volte” e di averle versato massimo 8.500. Nel luglio scorso, poi, Ruby si sarebbe fatta sentire insistentemente a Milano 2. Spinelli, però, dice di non averla più pagata. E che solo il suo assistente le ha dato 100 euro per pagarsi il taxi. In quel periodo ad Arcore tutti sanno che lei non è la figlia di Mubarak e che non ha 24 anni, bensì 17.

Di nuovo le intercettazioni raccontano un’altra storia. Il 26 settembre (quattro giorni dopo il fermo di Genova) Ruby è di nuovo al telefono. Questo volta non risponde Spinelli, ma una segretaria. “Sono Ruby – dice la marocchina – avevo da riferirle un messaggio se lo poteva riferire al Presidente?”. L’altra annuisce. La ragazza prosegue: “Può dire quando sale per il lunedì mi può contattare”. La telefonata prosegue. “E se lo può ringraziare per il regalo?”. Il disegno si completa con le telefonate di Ruby a Luca Giuliante, suo avvocato fino al 29 ottobre quando passerà sotto la tutela di Massimo Dinoia. Anche in queste conversazioni l’elemento decisivo è “una grande cifra” da chiedere al premier.

Questo, però, è uno scandalo dalle mille facce. Ci sono i festini, le buste con i soldi, il sesso, le menzogne. E c’è anche la droga. Cocaina per la precisione. Tanta e non poca: 12 chili di polvere bianca, sequestrati il 3 agosto in diversi luoghi di Milano. Tre chili in via Portalupi vicino a via Mecenate. E ben nove in un garage di via Olgettina 65, il palazzo in cui il Cavaliere ospitava le ragazze. Il box della droga è di una di loro. Si tratta di Marysthell Polanco, la domenicana che fa la soubrette a Colorado cafè. Non solo, quella cocaina è del suo fidanzato che il 26 gennaio è stato condannato dal gup di Milano a 8 anni di carcere e 120 mila euro di multa. Si tratta di Ramirez de La Rosa fermato il 3 agosto a bordo di una Mini cooper intestata al consigliere regionale del PdlNicole Minetti. Insomma, siamo davanti a un’operazione antidroga in piena regola. E la regola vorrebbe che uno spacciatore fermato su un’auto non sua dia il via a una perqusizione in casa della titolare della macchina. Ma Nicole MInetti non riceve la visita degli investigatori. E nemmeno Marysthell viene toccate. Né indagata, né tantomeno arrestata. Il garage, ricordiamolo, è intestato a lei. Di più: in casa gli investigatori durante le perquisizioni del 14 gennaio le trovano una macchinetta conta soldi.

Il 5 agosto, però, Barbara Faggioli ne parla con la Minetti. “Mi hanno detto di non parlarne con te al telefono, non so cosa hanno trovato. Mi ha detto, dì alla Nicole di fare una denuncia alla sua macchina”. Chi sia questo misterioso consigliere resta un mistero. Dopodiché l’ex igienista dentale del premier racconta tutto: “Hanno trovato stupefacenti. Non so che fare”. Quindi il sospetto della Faggioli: “Ma Marysthell l’ha fatto apposta a chiederti la macchina?”. Nicole Minetti è decisamente furiosa con la domenicana: “Se potessi sparerei a Merysthelle, non avrei mai pensato che mi facesse una cosa del genere” (dm)