sabato 26 febbraio 2011

Usa: alghe per il biodiesel ricavate dalle acque di scarico.


Un gruppo di ricercatori del Rochester Institute of Technology sta sperimentando la produzione di biodiesel utilizzando alghe che crescono in un impianto di trattamento delle acque reflue
Alghe per il biodiesel ricavate dalle acque reflue
Dalle acque di scarico fluirà “petrolio verde”. Ne è convinto il gruppo di ricercatori statunitensi del Rochester Institute of Technology sta sperimentando la produzione di biodiesel utilizzando alghe che crescono in un impianto di trattamento delle acque di scarico estraendone i composti chimici più inquinanti.

La ricerca condotta in Usa ha basi fondate: lo dice un ricercatore dell’università Ca’ Foscari di Venezia, Guido Bordignon, appena tornato dall’Antartide, dove si è recato “a caccia” di nuove alghe da studiare. “È dimostrato che le alghe hanno un alta capacità di bioremediation, in particolare verso composti tossici come nitrati e nitriti di cui i nostri fiumi sono pieni e che utilizzano per crescere – spiega Bordignon – Questi microrganismi hanno una quantità di grasso duemila volte superiore a quello della colza, una pianta utilizzata normalmente per i biocarburanti”. Ecco spiegato perché le alghe stanno prendendo sempre più spazio nell’interesse di molti Paesi e di aziende.

Essi intravedono infatti le enormi potenzialità di questi organismi unicellulari in un mercato, quello dei biocarburanti in crescita esponenziale: secondo una ricerca della società di analisi Pike Research nel 2020 la produzione mondiale raggiungerà i 230 milioni di litri l’anno e un valore di mercato di 1,3 miliardi di dollari. Anche in Italia ci sono alcuni progetti in questo senso: il più avanzato è proprio a Venezia, dove nelle prossime settimane dovrebbe essere inaugurato un impianto pilota da un megawatt che produce energia elettrica utilizzando alghe che crescono in laguna.

Charlie Brooker fa a pezzi Berlusconi


Caso Ruby, nuove carte: “Più troie siamo, più ci vorrà bene”. E alcune fanno il test dell’Hiv.

Nelle 782 pagine dei pm di Milano le strategie per avere soldi dal premier e le rivendicazioni: "Ho avuto da lui la Smart, voglio la Mini Cooper". Bonifici e versamenti per 400mila euro a 12 di loro

“Più troie siamo e più bene ci vorrà”. Il giorno di Natale, nelle conversazioni via sms tra due ragazze coinvolte nei festini di Arcore, il tema del dibattito è chiaro: trovare il modo per spillare più soldi possibile a Silvio Berlusconi. Essere “disponibili”, per usare un termine meno forte, è la strada considerata migliore, perché “oltre che per le palle bisogna prenderlo per il coso…domani se è aperto vado in un sexy shop”. Ragazze che si augurano di tornare dalle nottate a Villa San Martino “con le tasche piene”, ma che constatano che il premier “sta peggiorando con l’invecchiamento”, e temono “la manina stretta”. Ma non solo. C’è anche chi si preoccupa per la propria salute. E dopo le nottate “allucinanti” vanno a fare il test dell’Hiv e poi si confrontano tra loro: “Tutto a posto? Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids”. C’era qualche dubbio? “Mah sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai”.

Nuove conversazioni, tratte da intercettazioni erano rimaste finora inedite. Ma il solco è sempre lo stesso. Quello tracciato nelle 782 pagine della richiesta di giudizio immediato per il premier, avallate dal Gip di Milano Cristina Di Censo. Le novità partono dalle conversazioni tra le ragazze, ma arrivano ai bonifici del ragionier Spinelli: un conto personale di Berlusconi al Monte dei Paschi da cui risultano bonifici per 406mila a 12 ragazze, tra le quali una sola era già emersa nell’indagine. Dall’esame risulterebbero inoltre tre assegni da 100mila euro passati dai conti del premier, attraverso il suo commercialista Giuseppe Spinelli, a Lele Mora, il quale dopo ogni versamento avrebbe a sua volta versato 50mila euro a Emilio Fede.

Soldi e sesso. Il copione delle notti di Arcore che emerge dalle carte dei pm è ben definito. Nelle intercettazioni le ragazze parlano delle feste, che secondo il Corriere della Sera sono 16, quattro in più (25 ottobre, 7 e 22 novembre, 19 dicembre) rispetto a quelle indicate nel mandato a comparire a Berlusconi e Minetti. Le ragazze parlano del premier anche in questi termini: “Quando siamo noi fa le 4 tutte le notti… Non dorme perché sta tutta la notte lì così con noi una e un’altra”, commentano due ospiti. “Lì ci sono ragazze di 20 anni che erano distrutte, erano morte, io uguale e anche di più perché ce ne ho di più, e ce ne ho (di anni) quarantacinque meno di lui”. E poi via di nuovo alla contestazione: “Ci ha fatto un discorso pazzesco, ci ha detto che un operaio lo guadagna in cinque mesi”, con riferimento al denaro ricevuto per le serate. “Dovresti dirgli che ha ragione, però, se ci abitui in un modo…non è che stai uscendo con Gino il calzolaio…” E tra le ragazze aumenta l’invidia reciproca: “C’ho le palle girate perché ieri è arrivata quella con la Mini Cooper che gli ha regalato a luglio, e a me m’ha regalato la Smart a giugno…adesso giuro che gliela chiedo un’altra auto”.

Diversi quotidiani, oggi, riportano indiscrezioni su ciò che Berlusconi avrebbe detto incontrando alcune deputate del Pdl, ieri a Montecitorio. In particolare, il premier avrebbe definito Ruby “una pazza” e “una visionaria”. “Queste rivelazioni a puntate non sono finite qua”, avrebbe aggiunto: “Pensate che Ruby avrebbe raccontato ai pm di aver visto a casa mia Belen, la Carfagna e la Gelmini che ballavano nude. Ora, vi pare possibile? Oltretutto in quel periodo la Gelmini era incinta, aveva un pancione così”. Questa mattina, il premier è tornato sull’argomento durante il suo intervento al congresso dei cristiano riformisti: “Vi ringrazio per l’accoglienza, vedo tanti giovani, vi invito al bunga bunga. Sapete che bunga bunga vuol dire semplicemente andiamo a scherzare, a ridere, a berci qualcosa, ma sempre con grande eleganza e grande rispetto di tutti, nell’ambito di una casa dove possono succedere solo cose a posto”.



Milleproroghe, da quote latte ad anatocismo: le misure.


Roma - (Adnkronos) - Nel decreto, approvato oggi alla Camera, via libera alle ruspe in Campania per la demolizione delle case abusive e all'aumento dei biglietti del cinema. Arriva il foglio rosa per motorini e minicar.

Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Abruzzo: via libera al pacchetto di norme per i terremotati. Tra le misure approvate c'è la proroga della riscossione dei tributi al 31 dicembre 2011 e lo slittamento della riscossione delle rate dei premi assicurativi al 31 ottobre di quest'anno. Viene inoltre istituita la giornata della memoria delle vittime del terremoto, il giorno 6 aprile. Anatocismo: la norma lascia invariato quanto previsto dalla versione licenziata dal Senato (che fissa in 10 anni dall'ultima applicazione degli interessi trimestriali la prescrizione per presentare ricorso). Con le modifiche introdotte dal Senato si ribadisce che le banche non potranno chiedere la restituzione della somme con cui hanno risarcito i clienti, in seguito a sentenza del tribunale. Alluvioni: arrivano 100 milioni per il finanziamento delle spese derivanti dalle alluvioni, per ciascuno degli anni 2011 e 2012. Le risorse andranno alla Liguria (45 mln l'anno), al Veneto (30 mln l'anno), alla Campania (20 mln l'anno) e ai comuni della provincia di Messina (5 mln l'anno), colpiti dall'alluvione del 2 ottobre del 2009. Autotrasporto: viene prorogato l'ecobonus, con un fondo di 30 milioni di euro.

Banche: potranno utilizzare in compensazione il credito d'imposta, insieme alle attività immateriali e valori d'avviamento. In questo modo potranno meglio rispondere ai nuovi parametri fissati da Basilea 3, che entreranno in vigore nel 2013. Banche popolari: proroga al 2014 del termine entro il quale le fondazioni bancarie devono scendere sotto il tetto dello 0,5% nelle banche popolari. La norma riguarda solo gli istituti che detenevano partecipazioni al 2009 per effetto di fusioni. Case fantasma: i proprietari delle case 'fantasma' avranno tempo fino al 30 aprile per mettersi in regole. La versione originale del decreto milleproroghe prevedeva un rinvio, rispetto al termine inizialmente fissato al 31 dicembre 2010, di tre mesi, spostando la dead line al 31 marzo. La nuova versione sposta la scadenza di un altro mese.Carta d'identità: slitta al 31 marzo 2011 il termine entro cui sui documenti dovrà essere inserita anche l'impronta digitale del soggetto titolare del documento identificativo. Cinque per mille: arrivano le risorse necessarie per il finanziamento del 5 per mille. Sono 300 milioni, che si vanno ad aggiungere ai 100 già stanziati nella legge di stabilità. Una quota, fino al tetto di 100 milioni di euro, sarà destinata ai malati di Sla.

Cinema: dal primo luglio andare costerà un euro in più. L'incremento del costo dei film nelle sale, ad esclusione delle sale parrocchiali, servirà per finanziare le agevolazioni fiscali nel settore della produzione cinematografica, previsti dal milleproroghe. I rincari avranno effetto dal primo luglio e fino al 31 dicembre 2013. Cultura: arrivano 3 milioni per la Scala e l'Arena di Verona. Editoria: arrivano 30 milioni per l'editoria e 15 milioni per radio e Tv locali. Foglio rosa: arriva il foglio rosa per i motorini e le minicar, che potrà essere utilizzato nel periodo che va dalla prova teorica a quella pratica. Si stabilisce inoltre che la prova pratica di guida non potrà essere sostenuta prima che sia trascorso un mese dalla data del rilascio dell'autorizzazione. In caso di esito negativo della prova, dovrà passare almeno un mese per poter sostenere un altro esame e gli aspiranti centauri avranno solo due possibilità. Rispetto al termine del 19 gennaio per l'entrata in vigore della norma, stabilito dal nuovo codice della strada, viene fissata una nuova scadenza al 31 marzo 2011, che potrà essere ulteriormente rinviata al 31 dicembre 2011. Fondi investimento: novità sulla tassazione dei fondi comuni d'investimento. Per i fondi nazionali si stabilisce il passaggio della tassazione attuale del maturato in capo ai fondi, alla tassazione del maturato in capo ai sottoscrittori delle quote del fondo.

Incroci tv-giornali: il blocco degli incroci tra Tv e stampa arriverà fino al 31 marzo. Spetterà al governo decidere se differire la norma di un anno, o più, attraverso un Dpcm. Parmalat: agli azionisti Parmalat non potrà essere distribuito più del 50% degli utili. Sono inoltre inefficaci le eventuali modifiche della clausola concordataria. Poste: Poste spa potrà ''acquistare partecipazioni, anche di controllo, nel capitale delle banche'', ma solo al fine di entrare nel capitale della banca per il mezzogiorno. La norma stabilisce inoltre lo scorporo di Bancoposta da Poste. Precari: stop alla tagliola per impugnare i licenziamenti dei precari. I lavoratori con contratti a termine avranno tempo fino alla fine dell'anno per fare ricorso. Quote latte: slitta ancora una volta il pagamento delle multe sulle quote latte, dando altri sei mesi di tempo agli allevatori. E' prevista uno slittamento di altri sei mesi, rispetto all'ultimo termine fissato al 31 dicembre 2010, della partenza dei piani di rateazione delle multe.

Sanatoria manifesti: arriva il condono per le violazioni ''ripetute e continuate'' delle norme in materia di affissioni e pubblicità di ''manifesti politici ovvero di striscioni e mezzi similari''. Il provvedimento consente di chiudere i contenziosi ''di ogni ordine e grado di giudizio, nonché delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio'' attraverso il versamento di 1.000 euro. Il termine per il pagamento è fissato al 31 maggio 2011. Sfratti: ancora un anno di tempo per rendere esecutivi gli sfratti, per le categorie disagiate. La norma sposta il termine degli sfratti dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2011 il termine. Social card: torna la social card, la carta acquisti alimentari e per il pagamento delle bollette, destinata alle fasce della popolazione più bisognose. E avrà una fase sperimentale affidata agli enti caritativi operanti nei comuni con più di 250.000 abitanti. La sperimentazione avrà durata di 12 mesi e potrà contare su risorse pari a 50 milioni di euro.

Tributi regioni: le regioni colpite da calamità naturali potranno incrementare i tributi e le accise sui carburanti. Il provvedimento stabilisce che ''qualora il bilancio della regione non rechi le disponibilità finanziarie sufficienti per effettuare le spese conseguenti'' all'emergenza ovvero "la copertura degli oneri conseguenti alla stessa'' le regioni possono deliberare gli aumenti. "Potranno essere incrementati i tributi, le addizionali, le aliquote e le maggiorazioni di aliquote attribuite alle regioni''. Per gli enti territoriali arriva anche un allegerimento del patto di stabilità interno. Tlc: Arrivano 30 milioni di euro per finanziare il passaggio al digitale per il 2011. - Veneto: viene prorogata al 30 giugno la sospensione dei tributi. Nel provvedimento è stata inserita inoltre una norma che consente alle regioni colpite da calamità naturali di aumentare i tributi e le accise sui carburanti.





venerdì 25 febbraio 2011

SUPERBATTERIA ECOLOGICA di Sergio Tomat



Due ricercatori dell’Università di Padova hanno inventato una nuova batteria non inquinante e dalle prestazioni migliori rispetto a quelle tradizionali.
Gli inventori sono Vito Di Noto del Dipartimento di Chimica Inorganica (Cima) e Maurizio Fauri del Dipartimento di Ingegneria (Dei).
La nuova batteria utilizza come ione attivo il magnesio ed è destinata a soppiantare le batterie al litio in commercio dai primi anni ’90. Facendo un paragone con quest’ultima, la nuova batteria ha una densità di carica doppia, una densità di energia superiore del 50% e un rapporto energia/peso cinque volte migliore.
Ma non basta: essendo priva di liquido, funziona anche con temperature che possono andare dai –40 fino ai +200 gradi centigradi, cosa che apre la strada a una serie vastissima di possibili applicazioni (la useremo anche nelle astronavi?).
E per di più non inquina. Mentre una batteria al litio esaurita diventa un rifiuto tossico, il magnesio al limite si può anche mangiare (invece di comprarci la magnesia in farmacia potremo prendere quella delle batterie esaurite) Troppo bello per essere vero? E allora sentite questa: un’automobile elettrica alimentata con questa nuova batteria ha un’autonomia di 1.000 chilometri (la panda elettrica della FIAT fa al massimo 200 km.)!
La favoletta ha addirittura un lieto fine: il brevetto è stato depositato il 29 luglio scorso, non dai due inventori, ma a nome dell’Ateneo Padovano, che quindi ora ne possiede tutti i diritti. È la prima volta che succede nei quasi 800 anni storia dell’Università di Padova. Così come forse non succede spesso che esperti di discipline diverse superino rivalità, gelosie, nonché l’orticello delle rispettive specializzazioni e mettano in comune strutture, saperi e risorse umane per ottenere un risultato fuori del comune.
Una storia esemplare come quelle dei filmoni americani. Un fulgido esempio di applicazione del genio italico e allo stesso tempo una dimostrazione di autentico disinteresse e dedizione alla comunità.
Una storia che non poteva non meritare il plauso delle massime autorità dello Stato (e magari anche il conferimento di qualche bella onorificenza) e articoli in prima pagina nei maggiori quotidiani…
E invece no! La notizia di questa scoperta è rimasta sepolta nelle pagine interne di qualche quotidiano locale (come “La Nuova Venezia”, edizione del 28/10/99).
Perché tanto disinteresse?
Indovinate un po’…



Auto blu in Regione, Penati e altri tre rinunciano. Ma una delibera li indennizza. - di Davide Milosa

Il documento votato il gennaio scorso prevede che chi dice no all'autovettura di servizio ha diritto a un rimborso di circa 60mila euro lordi. Di più: la disposizione è retroattiva. L'ex presidente della Provincia è attualmente vice presidente del Consiglio regionale e anche consigliere provinciale

In Regione Lombardia la parola d’ordine è contenere i costi. Anche se, in certi casi, le strade della politica producono alcuni cortocircuiti istituzionali. Le auto blu in testa. Argomento delicatissimo sul fronte degli sprechi. Il benefit, in questo caso, spetta ai componenti dell’Ufficio di Presidenza. Tra loro c’è anche un uomo di punta del Partito democratico ed ex presidente della provincia come Filippo Penati. Il quale tempo fa ha dichiarato di voler rinunciare all’auto blu.

Ottimo. Peccato che, come capita spesso, cancellato, sulla carta, lo spreco rientri dalla finestra. E così arriviamo al 10 gennaio 2011. Data che fissa l’approvazione all’unanimità di una singolare delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, del quale fa parte lo stesso Penati. Il documento, infatti, prevede un strano passaggio. In sostanza il politico che rinuncia all’utilizzo dell’auto blu, ha diritto a “un trattamento indennitario”. Tradotto: denaro che gli rientra in tasca. Si legge “dell’opportunità di erogare, a fronte della minor spesa sostenuta dall’amministrazione consiliare, una somma di denaro correlata al 60% del totale del costo medio annuale”. Un costo medio che si aggira attorno agli 85mila euro, così suddivisi: 25mila per “acquisto e manutenzione di un’autovettura di rappresentanza e 61mila per lo stipendio di un’autista”.

E’ semplice algebra. Il risultato produce un bel tesoretto, circa 60mila euro, che ogni anno finisce in tasca a Filippo Penati. Anche perché, e il dato non appare irrilevante, la delibera è retrottativa perché, votata nel giugno scorso, diventa operativa a partire dall’undici maggio 2010. Ma Penati è in buona compagnia. Con lui anche il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, il quale a stretto giro di ruota dalla sua elezione ha pubblicamente rinunciato all’auto blu. Filippo Penati spiega: “In realtà questa delibera va a integrare una disposizione già esistente”. E dunque cosa cambia? “Abbiamo introdotto la tassazione”. Rifacendo i calcoli, “la cifra – prosegue Penati – si aggira sui 24mila euro”. Comunque una bella cifra. “Ma questo denaro lo impiego per pagare le spese dei miei spostamenti”. Quindi precisa: “Questa delibera comunque non è solo una mia decisione, nell’ufficio di presidenza ci sono altre persone”. Ma è anche vero che il documento è stato approvato all’unanimità. E comunque oltre a Penati, e Boni, anche altri due hanno rinunciato all’auto blu. Solo il quinto ha deciso di tenersi un benefit da 86mila euro l’anno.

Su Filippo Penati, però, pesa un altro impaccio: il doppio incarico reso tale dalla sua presenza in Consiglio provinciale. Anche qua sono i numeri a parlare. L’ex inquilino di palazzo Isimbardi, infatti, nel 2010 ha partecipato ad appena otto sedute di consiglio. Cifra che lo colloca come fanalino di coda dei vari consiglieri. Penultima la figlia del giornalista del Corriere della Sera ucciso dal terrorismo rosso il 28 maggio 1980, Benedetta Tobagi. Per lei, che si è dimessa di recente, l’asticella fissa quota nove.

Sul doppio incarico di Penati proprio ieri sono arrivate le critiche dell’Italia dei valori. “Tale comportamento – nota l’Idv – è poco consono al precetto dell’articolo 54 della Costituzione; ancor più riprovevole sarebbe mantenere un incarico istituzionale che non si è in grado di svolgere adeguatamente al solo fine di evitare il subentro di un candidato che medio tempore ha aderito a un partito della medesima coalizione”. Sul punto ha risposto subito Penati: “Credo sia doveroso restare nelle istituzioni anche quando si perde”. Dopodiché ha spiegato:”Il 2010 per me è stato un anno molto impegnativo. Per molti mesi sono stato completamente assorbito dalla campagna elettorale delle regionali, come candidato presidente, questo ricoprendo anche l’incarico di capo della segreteria politica di Bersani”. Nulla da dire. Resta solo un’ultima questione. Quel denaro che ufficialmente rientra nelle casse della Regione e che poi riesce sotto forma di indennità.



giovedì 24 febbraio 2011

L'Italia è il principale partner militare di Gheddafi.


Le armi italiane potrebbero fare strage in Libia: è ora di intervenire

La rivolta libica
La rivolta libica
Le armi fornite dall'Italia al Colonnello Gheddafi in questi ultimi anni (in particolare elicotteri e aeromobili, bombe, razzi e missili) sono forse state in prima linea nella sanguinosa repressione di questi giorni della popolazione civile libica, che sta protestando pacificamente contro il regime. Basterebbe questo a dare forza alla richiesta di sospensione di ogni forma di fornitura di armamenti e di cooperazione militare col governo libico che la Rete Italiana per il Disarmo (coordinamento che raccoglie oltre 30 organismi italiani impegnati sul tema del controllo degli armamenti) e la Tavola della Pace rivolgono in queste ore concitate e dolorose al Parlamento e al Governo italiano.

L’Italia è il principale fornitore di armi alla Libia: al regime di Tripoli sono stati vendute diverse tipologie di armamento (aerei e veicoli terrestri, sistemi missilistici e sistemi di protezione e sicurezza) per un mercato di 93 milioni di euro nel 2008 e 112 milioni nel 2009. Un vero e proprio boom degli ultimi due anni favorito dalla firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia” avvenuta nel 2008.

"I funzionari di Governo italiani che abbiamo incontrato negli ultimi anni ci hanno sempre assicurato che le tipologie dei sistemi d’arma venduti in giro per il mondo non potevano essere usati per violare i diritti umani - dice Francesco Vignarca, coordinatore della Rete. Ma le notizie degli ultimi giorni ci dimostrano come le repressioni di piazza si possono condurre anche con raid aerei contro i manifestanti. Una notizia che, se poi si confermasse l'uso di armamenti made in Italy, darebbe ancora più valore a quanto diciamo da tempo: una buona parte dell'export militare italiano è contrario alla nostra legge (la 185 del 1990) perché non tiene conto come prescritto delle possibili violazioni di diritti umani e dei grandi squilibri sociali che tali acquisti, con il loro impatto milionario, inducono nei paesi compratori delle nostre armi”.

"Non riesco a sopportare l’idea che armi italiane stiano facendo strage di civili in Libia” ha dichiarato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. “Così come non posso sopportare l’idea che l’Italia continui a sostenere anche in queste ore il regime di Gheddafi. C’è da vergognarsi. Ci vuole un sussulto di dignità. Basta con il silenzio e le complicità dell’Italia. Questo è il momento di rompere con il passato. Noi chiediamo al Parlamento di compiere un gesto chiaro e immediato: imporre il blocco della vendita delle armi e la sospensione di ogni forma di cooperazione militare con la Libia e con i paesi che non rispettano il diritto di manifestare liberamente e pacificamente.”

Le richieste dei due organismi italiani si uniscono ad altre autorevoli voci che hanno già interpellato in merito il nostro Governo, come quella del Segretario Generale di Amnesty International Salil Shetty che ieri ha scritto al Presidente del Consiglio Berlusconi e ai ministri Frattini e Maroni chiedendo "la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blindati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il rischio di violazioni dei diritti umani".

Gli interessi italiani e in particolare di Finmeccanica (il cui secondo azionista è proprio la Lybian Investment Authority) hanno sicuramente frenato in questi giorni l'azione diplomatica dell'esecutivo italiano ed in particolare del Ministro degli Esteri, Franco Frattini. “Le possibili violazioni delle prescrizioni di legge (se si guarda alla sostanza delle questioni, non alla forma sicuramente rispettata) configurano un grosso problema etico e morale per il Governo Italiano – afferma Giorgio Beretta esperto di commercio di armi della Rete Italiana per il Disarmo - che non a caso è l'unico a non essersi espresso per una sospensione delle forniture militari come invece fatto nei giorni scorsi da Francia, Germania e Regno Unito nei confronti di diversi paesi della turbolenta area mediterranea tra cui la Libia.

Che il ministro degli Esteri italiano sia all’oscuro delle dichiarazioni dei suoi colleghi? O forse non sa che sia la legge italiana che la Posizione Comune dell’Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e di rifiutare le esportazioni di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna?”.

In realtà non tutto il Governo italiano è inattivo in questi giorni: mentre la repressione del regime libico si abbatte sulla popolazione, con probabile uso di armamenti italiani, il nostro Ministro della Difesa Ignazio La Russa si trova ad Abu Dhabi per partecipare alla locale fiera di armamenti (Idex 2011), nella quale i nostri esponenti di governo puntano a far confermare la nostra industria militare tra quelle leader a livello mondiale. Come si fa a spacciare la vendita dei sistemi d'arma come un simbolo di “vitalità del nostro Paese che riesce a portare con successo, ovunque nel mondo, i frutti della propria inventiva e laboriosità”.

Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo hanno già chiesto nei giorni scorsi la cessazione di ogni sostegno politico-militare verso Algeria, Egitto e Tunisia e a maggior ragione vista la situazione attuale in Libia richiedono con forza al Governo e al Parlamento italiano, oltre al congelamento di ogni collaborazione sul piano commerciale-militare con il regime di Gheddafi un deciso orientamento a favore di una restrizione e maggior controllo dell’export bellico italiano per evitare l'uso di tali armi per la repressione del dissenso in qualsiasi teatro di conflitto mondiale.

*Rete Disarmo e Tavola della Pace