martedì 22 marzo 2011

BERLUSCONI, LA FABBRICA DEL DEBITO.




Nei 7 anni e 2 mesi dei 3 governi del Cavaliere, dal 1994 al 30 novembre del 2009, lo Stato ha accumulato un ulteriore indebitamento per circa 430 miliardi. Più o meno 7.500 euro per ciscun cittadino italiano.

Se non avessi trovato questo debito pubblico...". Quante volte il presidente del Consiglio si è lamentato di non avere spazi di manovra nella finanza pubblica a causa del debito dello Stato? Un macigno da 1.800 miliardi, che genera ogni anno un costo mostruoso di circa 70/80 miliardi di euro. Dovendo pagare questa cifra ogni anno, di soldi per tutte le belle cose che lui vorrebbe fare (riduzione delle tasse, aiuti alle famiglie e chissà quali altri mirabolanti misure) non ce ne sono. Questa è la vulgata di Berlusconi. Ma le cose stanno davvero così? Non proprio, guardando alle cifre della Banca d’Italia. Se prendiamo in considerazione tutti i periodi in cui lui è stato al governo, dal 1994 fino ad oggi, eliminando quindi tutti i periodi in cui ha governato il centro sinistra, viene fuori qualcosa di sorprendente: fra i tanti esecutivi italiani, sono stati proprio quelli a matrice Berlusconi a creare un considerevole lascito di debito pubblico.

In soldoni: durante i 7 anni e 2 mesi di governi di Berlusconi (fino al 30 novembre 2009, ultima data per la quale si hanno i dati) sono stati accumulati 430 miliardi di debito pubblico, ossia circa 7.500 euro per ciascun cittadino italiano, bambini e nonni compresi, che comporta il pagamento di 250 euro l’anno a persona di interessi (essendo 3,2% il tasso medio attuale pagato dai titoli di stato a tasso fisso).

Guardando il debito causato da Berlusconi dal punto di vista delle famiglie, ogni nucleo di 4 persone dovrà ridare prima o poi allo Stato la bellezza di 30mila euro, e per il momento gli toccherà pagare gli interessi di questo piccolo mutuo, perpetuo fino a quando non si restituiranno, pari a 1.000 euro l’anno, da assolvere ovviamente con maggiori tasse. Tutto questo solo perché Berlusconi ha ritenuto indispensabile prendersi cura del nostro Paese in questi 7 anni, con il consenso, è giusto ricordarlo, di diversi milioni di Italiani.

Il ruolo che ha avuto Berlusconi nell’impoverire gli italiani è ancora più chiaro se si considera il valore nominale dei titoli di stato emessi annualmente, in aggiunta a quelli esistenti l’anno precedente, durante i suoi governi: un quarto di tutto il debito pubblico della Repubblica Italiana. E non si tratta di una crescita proporzionale alla durata: perché gli esecutivi guidati da Berlusconi sono durati finora l’11% del tempo della storia della Repubblica, mentre hanno prodotto il 24% del debito totale. Certo, questi confronti sono un po’ a spanne, perché non considerano che il vecchio debito "pesa" in realtà molto più di quello nuovo, che è espresso in euro "svalutati" rispetto al passato.
Ma se se si "rivaluta" secondo le tabelle dell’Istat il valore del debito pubblico degli anni passati, quindi lo si trasforma in euro di oggi, il contributo dei governi di Berlusconi al debito pubblico italiano risulta indubbiamente più contenuto (261 miliardi di euro al valore del 2009, pari al 15% del totale), ma resta comunque di gran lunga superiore al debito prodotto dai governi di centrosinistra che si sono succeduti dal 1995 al 2008.

Infatti, a fronte dei 261 miliardi di euro (al valore di oggi) di debito accumulato in 7 anni e 2 mesi da Berlusconi, vi sono solo 80 miliardi di euro di debito accumulato dai governi di Centrosinistra in 8 anni e 5 mesi di esistenza. Se si guarda l’evoluzione del debito pubblico pro capite in termini reali, ossia depurato dall’inflazione (in euro 2009), si ha la conferma che con Berlusconi gli Italiani ci hanno rimesso. Infatti, il debito pubblico pro capite è passato in termini reali dai 25.360 euro del 1994 ai 29.773 del 2009, un aumento quindi di 4.410 euro , di cui ben 3.390 (cioè il 77 per cento del totale) sono attribuibili agli anni di governo Berlusconi, che però hanno coperto meno della metà del tempo trascorso (7 anni su 15).

La situazione poi peggiora di molto se si considera che la quantificazione del debito pro capite include gli stranieri residenti in Italia, ma che non essendo cittadini italiani, non dovrebbero essere tenuti a rispondere del debito. Se quindi si escludono i residenti stranieri dalla popolazione italiana, il debito pro capite aumenta sensibilmente: nel 2009 sarebbe di 31.800 euro, e non di 29.733, ossia 2mila euro in più. Che Berlusconi non si sia preoccupato delle generazioni future, lo dimostrano anche i dati del rapporto debito pubblico/Pil, che vengono considerati dall’Unione europea per verificare il rispetto del Patto di Stabilità.

Quando Berlusconi fece la sua prima comparsa come Presidente del Consiglio, l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/Pil del 121,8%, che lui lasciò inalterato in quei pochi mesi, ma che i Governi di centrosinistra (Dini, Prodi I, D’Alema, Amato) ridussero di 13 punti percentuali in 6 anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Negli anni successivi di Governo di Berlusconi, quel rapporto si ridusse di soli 2,3 punti percentuali nell’arco di 5 anni, mentre Prodi, che gli successe nel 2006, in appena un anno lo ridusse di ulteriori 3 punti.

Ma da quando Berlusconi ha ripreso le redini del Governo nel 2008, il rapporto è cresciuto a dismisura, complice anche bisogna riconoscerlo, comunque una crisi economica ben al di fuori dal comune. Nel 2009 il rapporto debito/Pil è risalito al 115%, un valore che ci riporta al 1998. In pratica, i sacrifici previsti da 10 anni di dure leggi finanziarie sono stati vanificati. In conclusione, i dati della Banca d’Italia smentiscono le affermazioni di Berlusconi, ossia che il debito pubblico costituisca l’eredità degli altri governi, e non del suo, e soprattutto che i suoi esecutivi non abbiano mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

Lui le sue mani le ha messe in quelle tasche. E le mette ancora: infatti ogni anno, solamente per il debito pubblico di responsabilità dei suoi governi, lo Stato spende 1518 miliardi per interessi. Che lui trova, naturalmente, con le imposte o ulteriore debito. Di certo sono gli italiani che in un modo o nell’altro devono pagare questi interessi. Ecco la quadratura berlusconiana del cerchio: prendere i soldi dalle tasche degli Italiani senza che questi se ne accorgano.
Purtroppo il livello raggiunto dal debito pubblico italiano, 1.800 miliardi di euro, circa 30mila euro per cittadino, ossia 120mila per una famiglia di 4 persone, dovrebbe far suonare seri campanelli d’allarme, se non altro perché circa la metà dei titoli di stato italiani sono in possesso di investitori esteri: 816 miliardi di euro al 30 settembre 2009. Questo vuol dire che ogni anno escono dall’Italia in media circa 35 miliardi di euro come pagamento degli interessi sui titoli, che è un importo multiplo delle ultime leggi finanziarie, e non si sa per quanto tempo ancora lo Stato italiano se lo potrà permettere.

Non solo, ma l’Italia resta esposta al rischio, tutt’altro che teorico, di rimanere senza risorse, se alcuni fondi di investimento esteri decidono di non riacquistare i titoli di stato italiano giunti a scadenza. In una tale evenienza, lo Stato italiano potrebbe avere difficoltà a pagare gli stipendi dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici, e le pensioni dei 16,8 milioni di pensionati, dato che le tasse, anche se ritenute alte, non sono sufficienti a pagare tutta la spesa pubblica, come prova il sistematico deficit pubblico.

Adriano Bonafede e Massimiliano Di Pace




Fukushima, tutti i reattori collegato all’elettricità. Radioattività in mare.




Mentre tutti e sei i reattori della centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, sono stati collegati a una linea elettrica esterna, tracce di contaminazione radioattiva sono state trovate nell’acqua del mare. Nella notte vapore bianco è uscito dai reattori 2 e 3 e il ministro dell’Industria, Banri Kaieda, ha definito la situazione ancora “difficile”. Prosegue il conteggio delle vittime: secondo l’ultimo bilancio della polizia, sono 9.079 i morti e 12.645 i dispersi. Gli sfollati superano il numero di 300mila.

10.15 – Bilancio provvisorio supera 21mila vittime

Il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che l’11 marzo hanno devastato il nord-est del Giappone ha superato quota 21 mila, secondo la polizia giapponese: i morti accertati sono 9.079, i dispersi 12.645. Circa 310 mila persone sono ancora nei 2.100 rifugi di emergenza approntati nelle zone colpite. Le temperature continuano a essere sotto lo zero in molte aree, mentre la pioggia e la neve ostacolano i soccorsi. In Giappone i cadaveri vengono di solito cremati ma in alcune zone i soccorritori stanno seppellendo quelli che sono stati identificati, dopo aver ottenuto il consenso delle famiglie, a causa della scarsità di carburante. Le prefetture con il maggior numero di vittime sono quelle di Fukushima, di Iwate e di Miyagi, dove il bilancio finale potrebbe raggiungere le 15 mila vittime.

8.11 – Fukushima, vapore reattore 2 generato da combustibile esausto

Il fumo bianco che fuoriesce dalreattore n.2 di Fukushima è probabilmente vapore proveniente dalla vasca del combustibile nucleare esaurito. E’ l’ipotesi dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, ripresa dai media nipponici. A inizio giornata, vapore bianco è stato osservato dai reattori n.2 e 3 che, per gli esperti, potrebbero probabilmente rilasciare piccole quantità di particelle radioattive.

7.55 – Fukushima, cavi elettrici a tutti i reattori

Tutti e sei i reattori della centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, sono ora collegati a una linea elettrica esterna. Lo ha affermato l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Oggi il collegamento è stato portato ai reattori n.3 e n.4, mentre le altre due paia di reattori, 1-2 e 5-6, erano stati collegati nei giorni scorsi. “Dobbiamo ancora verificare i macchinari uno a uno prima di rimetterli in servizio”, ha detto un funzionario, riferendosi ai sistemi di raffreddamento interni alla centrale. Se si riuscirà a metterli in funzione, le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati subiranno una forte accelerazione.

7.46 – Pioggia porta aumento radioattività

Il livello di radioattività è aumentato notevolmente nell’area vicina alla centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami che hanno colpito undici giorni fa il nordest del Giappone. Lo ha affermato il ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappesentare una minaccia per la salute umana. L’aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale.

7.23 – Radioattività in mare a Fukushima

La Tepco, la società di gestione dell’impianto nucleare giapponese di Fukushima, ha rilevato “materiale radioattivo nell’acqua di mare” nei pressi della centrale. Lo riferisce l’agenzia Kyodo. I livelli di radiazione in acqua di mare non costituiscono minaccia immediata per la salute, ha riferito il governo nipponico, ma i valori sono al di sopra del normale alimentando preoccupazioni sulla contaminazione marina e sugli effetti sui prodotti della pesca.Il ministero della Scienza e Tecnologia ha precisato che provvederà a esaminare l’acqua nel raggio di 10 e 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima. Secondo la Tepco, lo iodio-131 è stato rilevato nei campioni di acqua pari a 126,7 volte il limite di concentrazione legale, mentre i livelli di cesio-134 si sono attestati a 24,8 volte e quelli di cesio-137, inoltre, a quota 16,5. Tracce di cobalto 58, infine, sono state rilevate anche in un campione di acqua prelevato nei pressi dell’impianto.

7.07 – Circa 9mila morti e 13mila dispersi

Il numero di morti per il terremoto e lo tsunami in Giappone sfiora ormai i 9mila, mentre i dispersi sono circa 13mila. L’ultimo bilancio fornito dalla polizia e’ di 8.928 vittime e 12.664 persone che mancano all’appello. Ancora non sono state identificate 2.900 vittime.

7.05 – Borsa di Tokyo chiude in rialzo a +4,36%

La Borsa di Tokyo ha chiuso oggi con un rialzo del 4,36%.

4.24 – Fukushima, elettricità anche a reattore 4

Anche il reattore n.4 della centralenucleare giapponese di Fukushima può ricevere elettricità dall’esterno, secondo l’agenzia Kyodo.In precedenza una connessione alla rete elettrica era stata ripristinata al reattore n.1.L’elettricità dovrebbe consentire di mettere in moto le pompe dei reattori, rendendo più agevole il raffreddamento.

3.38 – Fukushima, reattore 1 può ricevere elettricità

Il reattore n.1 della centrale nucleare di Fukushima può ricevere elettricità dalla rete. Lo riferisce l’agenzia Kyodo, secondo cui la fonte di alimentazione esterna è ora disponibile per 4 dei sei reattori (1, 2, 5 e 6) danneggiati dal sisma/tsunami dell’11 marzo. Le operazioni di ripristino dell’alimentazione dell’impianto di raffreddamento e il getto di acqua per raffreddare le temperature non sono state però riprese dopo la fuoriuscita di vapore e fumo dai reattori n.2 e 3.

3.38 – Fukushima, vapore bianco da reattori 2 e 3

Vapore bianco è visibile in uscita dai reattori n.2 e 3 della centrale nucleare di Fukushima, secondo le immagini trasmesse dalle tv nipponiche. Il ministro dell’Industria, Banri Kaieda, ha definito la situazione ancora “difficile”.

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lunedì 21 marzo 2011

Allarme atomico evacuato Giannino. - di Marco Travaglio.




Prima vittima italiana del disastro nucleare giapponese: da cinque giorni non si hanno più notizie di Oscar Giannino, editorialista di Panorama, Messaggero, Gazzettino, Mattino, Radio 24. Precisamente da sabato, quando sulla prima pagina del quotidiano romano del costruttore Caltagirone è apparso un suo commento dal titolo definitivo: "Nucleare sicuro, è la prova del nove". Sdegnato contro chi osava "diffondere e amplificare notizie sull'allarme nucleare", il variopinto esperto sentenziava: "Orbene, se allo stato degli atti una prima cosa si può dire, è che proprio la terribile intensità del fenomeno abbattutosi sul Giappone ci consegna una nuova conferma del fatto che, in materia di sicurezza di impianti nucleari, i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono stati notevolissimi, tali da reggere nella realtà dei fatti, senza creare pericoli per ambienti e popolazioni" ecc.

Insomma "le procedure automatiche d'arresto dei reattori si sono subitaneamente attivate" e "le centrali hanno tenuto". Ergo "tentare di dimostrare che il nucleare non possiamo permettercelo è dimostrazione di crassa ignoranza tecnologica". Purtroppo quel crasso ignorante tecnologico del premier Naoto Kan non legge il Messaggero: infatti ha intimato ai residenti nel raggio di 30 km da Fukushima di evacuare di corsa o di barricarsi in casa. Nel frattempo il Giannino ha fatto perdere le sue tracce: fonti non confermate lo segnalano tutto fosforescente col costumino fucsia nel reattore 2, mentre fa l'aerosol e i tuffi nella vasca di raffreddamento. Il Messaggero lo rimpiazza prontamente con Alberto Clò ("Dal nucleare non si può prescindere") ed Ennio Di Nolfo (guai a "trarre conclusioni frettolose e improvvisate. Sarebbe un esercizio futile"). Questi giganti del pensiero andrebbero spediti immantinente in Giappone come motivatori delle popolazioni in fuga. Uno abita sotto una centrale, la sente esplodere tre volte a notte, vede uscirne simpatici funghi atomici e sarebbe quasi tentato di turarsi il naso e darsela a gambe.

Ma ecco sull'uscio il professor Di Nolfo, giunto appositamente dall'Italia per ammonirlo: "Alt! Niente frettolose o improvvisate conclusioni, sarebbe esercizio futile. Faccia un bel respiro e si rilassi col Messaggero". Dove si segnalano altri titoli memorabili: "Le emozioni influenzano le scelte dell'Occidente", "Un incidente che frena il Rinascimento Nucleare". Già, perché al confronto la Firenze di Lorenzo il Magnifico era Neanderthal. Del resto, rassicurano gli esperti del Messaggero, le centrali italiane prossime venture avranno "un sistema ridondante di sicurezza", con ben "quattro sistemi di raffreddamento" (più Oscar Giannino che succhia la mentina e soffia aria fresca); "il rischio che la nube giapponese arrivi in Italia è davvero remoto, vista la distanza molto elevata" (ma va?); e comunque anche in Giappone è tutto sotto controllo, anche se il governo giapponese non lo sa: "Nessuna fuoriuscita dal nocciolo, solo fughe radioattive di lieve entità", per giunta "indotte dai tecnici degli impianti per far uscire il vapore in eccesso". Due scoreggine, non di più. Intanto il Pompiere della Sera, che ha tra i suoi azionisti i costruttori Ligresti e Toti, ci regala un ardito calcolo di Massimo Nava: "È scientifico che il rischio zero non esista. Ma in Francia nessun grave incidente è avvenuto in 1450 anni (dato ottenuto moltiplicando 58 reattori per 25 anni di funzionamento medio ciascuno)".

Moltiplicando poi per Pi greco, si può desumere che nessun grave incidente nucleare s'è verificato in 4553 anni, a partire dal 2542 a.C., quando i fenici s'insediarono nel Mediterraneo. Sono soddisfazioni. Del resto Il Tempo del costruttore Bonifaci – "non possiamo chiudere tutte le centrali francesi" che stanno a due passi da noi: dunque tanto vale farcene qualcuna in casa. È logica pura: siccome ho un vicino piromane che potrebbe incendiare la casa, la incendio prima io.
Così lo frego.




Birgi primo avamposto della Nato Lampedusa, continuano gli sbarchi.


L'aeroporto di Trapani chiuso ai civili da questa mattina. Appena decollati due F16, faranno da scorta ai tornado, ma è rebus sulla missione (leggi l'articolo). Nel frattempo nuovi sbarchi a Lampedusa e a Catania. Si dichiarano libici ma sono egiziani (leggi l'articolo). Ancora nessuna notizia del rimorchiatore scomparso con otto italiani a bordo. La Russa: "Procede a zig zag"(leggi l'articolo).

L'aeroporto di Trapani

Un rimorchiatore con otto italiani a bordo sequestrato da militari libici armati . L’aeroporto di Trapani-Birgi chiuso al traffico civile per permettere ai militari dell’aeronautica di organizzare le operazioni. Le coste di Lampedusa e quelle di Catania prese d’assalto dai migranti in fuga. Sono i primi effetti delle operazioni militari avviate dalla coalizione Nato in Libia. Ieri sera sono già partiti dalla base trapanese quattro tornado italiani. Dopo l’operazione contro la contraerei libica della notte scorsa - che ha distrutto anche alcune abitazioni a pochi metri dal bunker diGheddafi - i velivoli sono nuovamente tornati allo scalo di Birgi che da questa mattina appare completamente deserto.

Gli unici viaggiatori presenti sono in attesa di trasferirsi all’aeroporto di Palermo ''Falcone–Borsellino'', dove sono stati dirottati tutti i voli Ryanair previsti in partenza da Trapani.

“Mi auguro che questo blocco duri poco'', ha dichiarato Salvatore Ombra, presidente dell’Airgest, società che gestisce l’aeroporto civile di Birgi “Vincenzo Florio” . Ma fonti provenienti dal Pentagono annunciano che l’operazione “Odissea all’alba” si protrarrà per diverse settimane. Dallo stesso aeroporto arriva l'indiscrezione secondo cui sarebbe gia' stata programmata una chiusura di tre mesi.

Da due giorni non si hanno notizie precise del rimorchiatore Asso 22, che è in mano ad alcuni militari libici. Il rimorchiatore stava facendo rotta sulla piattaforma Eni al largo delle coste libiche, quando sabato scorso, poco prima dell’attacco francese, ha improvvisamente cambiato destinazione. Ed e' svanito dai radar. Da quel momento in poi i suoi spostamenti nel Mediterraneo sono avvolti nel mistero. Il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva escluso che l'imbarcazionee fosse stata fermata dai libici per ritorsione nei confronti dell’Italia, ma è stato immediatamente smentito da Ignazio La Russa. “A bordo del rimorchiatore si trovano alcuni marittimi di nazionalita' italiana insieme a libici armati. L'imbarcazionesta andando verso ovest, ma non sappiamo dove sia veramente diretta perché va zig zagando nel mare”. Tra gli otto marinai italiani che si troverebbero a bordo del rimorchiatore, quattro sono siciliani. “Siamo preoccupatissimi, ci sentiamo abbandonati”, così si è sfogato Salvo Arena, il padre di Antonino, 34 anni, uno dei marittimi a bordo del rimorchiatore Asso 22. Arena, sposato, e' padre di un bambino di 4 anni.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=50


Passaparoladel 21 marzo 2011 -





Lettera geniale inviata a Radio Maria.

Tempo fa un NOTO RELIGIOSO, dalle onde radio di Radio Maria, ha risposto ad un ascoltatore che l’OMOSESSUALITA’ E’ UN ABOMINIO, perchè a dirlo è la BIBBIA (Levetico, 18,22). Un ABOMINIO CHE NON PUO’ ESSERE TOLLERATO IN NESSUN CASO.

10 giorni fa quello stesso ascoltatore ha scritto questa lettera al NOTO RELIGIOSO…

Lettera del 16 maggio 2009
Caro sacerdote, le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore.
Ho imparato davvero molto dal suo programma, e ho cercato di condividere tale conoscenza con più persone possibile.
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione.
Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.

  • Vorrei vendere mia figlia come schiava, come prevede Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?
  • Quando do fuoco ad un toro sull’altare sacrificale, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Levitico 1.9). Il problema è con i miei vicini. Quei blasfemi sostengono che l’ odore non è piacevole per loro. Devo forse percuoterli?
  • So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Levitico 15:19-24). Il problema è: come faccio a chiederle se ce le ha oppure no? Molte donne s’offendono.
  • Levitico 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?
  • Un mio vicino insiste per lavorare di sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?
  • Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei è un abominio (Levitico 11:10), lo è meno dell’omosessualità. Non sono d’accordo. Può illuminarci sulla questione?
  • Levitico 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all’ altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso occhiali per leggere … La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione?
  • Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Levitico 19:27). In che modo devono esser messi a morte?
  • In Levitico 11:6-8 viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?
  • Mio zio possiede una fattoria. E’ andato contro Levitico 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico).
  • Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Levitico 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?

So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondermi a queste semplici domande. Nell’occasione, la ringrazio ancora per ricordare a tutti noi che i comandamenti sono eterni e immutabili. Sempre suo ammiratore devoto.”

http://www.culturame.it/costume-e-societa/lettera-geniale-inviata-a-radio-maria/



La santa alleanza dei “no war” - di Francesco Persili

Pacifisti e bastian contrari. Da Sgarbi a Di Pietro, passando per Feltri, tutti quelli che l’Italia in guerra contro il Colonnello è meglio di no.

C’è chi dice no, senza se e con qualche “ma anche”. Il fronte contrario all’intervento Nato in Libia mette insieme i nemici di ieri, Sgarbi e Di Pietro, la Lega neutralista alla tedesca e la sinistra radicale. Pacifisti di rito antagonista e bastian contrari di professione saltano sulla carovana del dissenso, comandante in capo Vittorio Feltri, che su Libero ha dato la linea: «Con tutti i guai che abbiamo ci mancava solo la guerra al beduino».
L’ex direttore del Giornale scava nei «rischi altissimi» di un conflitto in cui si fatica a distinguere «buoni e cattivi», e sembra, addirittura, indossare l’eskimo per dire di un «Occidente che interviene a corrente alternata contro i despoti». Certo, pone domande non retoriche sul dopo Gheddafi mentre plaude alla Merkel, come, del resto, fanno anche leghisti che sottoscrivono l’astensione di Frau Angela sulla decisione dell’Onu, «non ponderata al cento per cento». Il Carroccio si (ri)allinea a Berlino, dopo le polemiche che qualche anno fa accompagnarono l’intemerata, dalle colonne della Padania, dell’attuale presidente della commissione esteri di Montecitorio, Stefano Stefani, contro i tedeschi «biondi, iper-nazionalisti, stereotipati, ubriachi di tronfie certezze» invasori delle spiagge italiane.
Nessun effetto Turigliatto sulla maggioranza, la Lega tiene il punto e una strategia non interventista politica estera. Fin dai tempi della guerra in Kosovo, le camicie verdi hanno mostrato di preferire la via dell’appeasement e di un disimpegno militare italiano dalle zone calde: Libano e Afghanistan. «Bossi, poi, assomiglia un po’ a Gheddafi», ha scherzato, alle Invasioni barbariche, Vittorio Sgarbi. Il sindaco di Salemi ha invitato il governo a non concedere le nostre basi militari agli americani: «Gheddafi uccide il suo popolo ma gli americani chi uccideranno? Massacreranno il popolo libico anche loro».
L’estetizzante critico d’arte ha ricordato il volo su Tripoli, la violazione dell’embargo aereo, la missione umanitaria in stile dannunziano, lo stupor mundi tra le rovine di Leptis Magna, e poi, sotto la tenda, con il Colonnello e la mamma Rina, a concionare di incontro di civiltà, politica, libertà e diritti umani. Lo stesso afflato ideale che ispirò un’altra beffa libertaria: la violazione dello spazio aereo in Iraq per protestare contro le sanzioni Onu che infliggevano patimenti alla popolazione. Sgarbi prende le distanze dalla cultura a stelle e strisce («Noi abbiamo avuto Beccaria e Manzoni, loro hanno ancora la pena di morte») e avendo visto da vicino «la miseria e la povertà» della Libia mostra di avere scarsa fiducia su una transizione democratica: «Il popolo si ribella perché presume che il prossimo governo sia meglio, credono che arriverà un salvatore che non ha la faccia di Gheddafi. Non ci sarà la democrazia ma un altro gruppo di potere altrettanto criminale».
Mota quietare, sì ma come? Il carattere equi-vicino che ha caratterizzato la politica italiana nel Mediterraneo, fin dai tempi di Moro e Andreotti, consiglia prudenza. «Saremo i primi a pagare con gli sbarchi», ammonisce Sgarbi, che dice no alla “no fly zone” e ai raid aerei. «Avremo tutto da perdere e nessun vantaggio». Anche se la pace – come ha detto Napolitano – oggi significa andare incontro alle popolazioni perseguitate, l’invito a sostenere il risorgimento del popolo libico fa i conti con la posizione di non belligeranza di Sgarbi e Lega e l’intransigenza del pacifismo barricadero.
Dal Pdci-Federazione della sinistra Oliviero Diliberto tuona: «Siamo in guerra con la Libia, in sfregio alla Costituzione italiana», mentre il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero teme «una escalation militare che trasformi la Libia in un nuovo Afghanistan». Sceglie la navigazione ferma l’Idv che chiede l’annullamento del Trattato di amicizia Italia-Libia, ma è contro «la presenza attiva» di militari armati. Stefano Pedica, capogruppo commissione Esteri del Senato, spiega che l’astensione vuol dire «non esportare la guerra, né partecipare a un intervento che non abbia scopi militari, in nome dell’articolo 11 della Costituzione». Anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso, infila il passaggio stretto della «necessità di fermare il genocidio, senza però usare strumenti di guerra».
Un’azione sì, ma senza l’uso della forza. Lo spettro del “ma anche” si allunga anche sul leader di Sel Vendola: «Impedire la macelleria civile ma vigilare con cautela perché l’opzione militare non si trasformi in qualcosa d’altro». Ecco, allora, che la soluzione per impedire il massacro ed evitare il pantano può essere l’intervento«limitato e chirurgico», con molti se e altrettanti ma. Pacifisti critici? Diversamente interventisti, via
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