Nelle 73 pagine è ricostruita la rete di favori e ricatti che Milanese ha imbastito dal 2004 sfruttando, scrivono gli inquirenti, la sua “posizione privilegiata” di “consulente del ministro Giulio Tremonti e alto ufficiale della Guardia di Finanza, tra i massimi esponenti del Ministero istituzionalmente preposto alla repressione dell’ evasione fiscale”. Milanese, secondo quanto ricostruito dalle indagini, in cambio di informazioni riservate in merito a indagini e con la promessa di fermare l’attività delle Fiamme gialle sull’imprenditore irpino Paolo Viscione ha chiesto e ottenuto gioielli, orologi, auto di lusso (Aston Martin e Ferrari), viaggi e 450 mila euro in contanti. Per una somma complessiva di “oltre un milione di euro”.
Determinante è il ruolo che Milanese svolge in via XX Settembre. E soprattutto il rapporto che lo lega al ministro dell’Economia. Gli inquirenti si dicono convinti del fatto “le dimissioni presentate il 28.6.2011 dal Milanese non facciano venir meno il pericolo, tuttora concerto ed attuale, di inquinamento probatorio, in considerazione del fatto che, nonostante la cessazione dall’incarico, permane una situazione di oggettiva vicinanza tra l’odierno indagato ed il Ministro Tremonti, al quale il primo è legato da un rapporto di stretta fiducia che prescinde dall’incarico formale rivestito dal parlamentare e sopravvive alle dimissioni rassegnate”. Emblematica “dell’attualità del rapporto fiduciario esistente tra i due uomini politici è la vicenda relativa all’immobile sito in Roma, in via (…), di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni. Detto immobile, infatti, è stato concesso in locazione a Milanese Marco per un canone mensile di 8.500 euro, ma viene di fatto utilizzato dal Ministro Tremonti, il quale, a sua volta, risulta aver emesso, nel febbraio 2008, un assegno di 8.000 euro in favore del Milanese”.
Del resto, prosegue il Gip: ”I rapporti finanziari tra Tremonti e Milanese sono assolutamente poco chiari”. Milanese paga l’affitto dell’abitazione in uso al ministro a Roma. Si legge a pagina 70: “Milanese paga mensilmente un canone molto alto il cui complessivo ammontare rispetto alle rate già pagate risulta di oltre centomila euro; le fonti di rimborso da parte del beneficiario Tremonti non risultano dall’esame dei conti esplorati dal Ctu, il quale, riferisce di non aver rinvenuto assegni o bonifici provenienti da Tremonti; un assegno del febbraio 2008 attiene evidentemente ad altra partita economica tra i due”. Dopo una serie di accertamenti e grazie ad altri elementi acquisiti, si “evince l’esistenza di uno stretto ed attuale rapporto fiduciario tra i due esponenti politici che prescinde, evidentemente, dal ruolo istituzionale rivestito dal Milanese”.
Milanese, consigliere politico del ministero dell’Economia, aveva lasciato l’incarico a fine giugno, spiegando le sue ragioni in un comunicato che faceva riferimento al caso Adinolfi, il generale della Finanza accusato dallo stesso Milanese di avere rivelato segreti sulle indagini che riguardano Luigi Bisignani: “Le ultime vicende che vedono coinvolti altissimi ufficiali della Guardia di Finanza in un’indagine della Procura della Repubblica di Napoli mi vedono interessato quale persona informata sui fatti. Ritengo opportuno rassegnare le dimissioni da consigliere politico del ministro dell’Economia e delle Finanze al fine di salvaguardare l’importante ufficio dalle polemiche sollevate da una doverosa testimonianza”, aveva detto allora.
Le indagini rappresentano lo sviluppo dell’inchiesta in cui è coinvolto, tra gli altri, Paolo Viscione, in relazione alle attività della società assicurativa Eig. Secondo l’accusa, Milanese avrebbe ricevuto da Viscione e dalla società somme di denaro nonchè orologi di valore, gioielli e auto di lusso come una Ferrari e una Bentley, viaggi e soggiorni all’estero. Tali regali, secondo le affermazioni fatte da Viscione costituivano il corrispettivo della rivelazione di notizie riservate e interventi per rallentare le indagini della Guardia di Finanza sulla società assicurativa. Nell’ambito dell’inchiesta, gli agenti della Digos di Napoli hanno eseguito anche altre due ordinanze agli arresti domiciliari nei confronti del sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, e del commercialista Guido Marchesi, anch’egli di Voghera.