lunedì 25 luglio 2011

Catania, redigeva atti falsi arrestato notaio Ciancico


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Falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato le accuse. Avrebbe redatto atti falsi per incassare differenze fiscali non dovute. Confrontati decine di documenti con le testimonianze dei clienti. Si continua ad indagare su altri 40 atti non registrati.


di Elena Giordano

Stipulava gli atti, si faceva consegnare le somme per le imposte dovute (registro, ipotecarie e catastali) e, invece di trasmettere all’agenzia delle entrate l’atto originale sottoscritto dai clienti, ne inviava uno falso - da lui stesso predisposto – inserendovi una falsa clausola con la quale il professionista autoliquidava le imposte secondo un regime fiscale agevolato nella maggior parte dei casi non spettante ai contraenti.

Falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato sono le accuse che ricordano i film di Toto' che hanno trascinato agli arresti domiiciliari un pezzo importante della catania che conta, il notaio Vincenzo Ciancico, professionista di fiducia della grande borghesia catanese. Secondo l'inchiesta delle Fiamme Gialle, coordinata dal pm Tiziana Laudani, la differenza tra le imposte calcolate sull’atto originale e quelle dovute in base all’atto falso finiva direttamente nelle tasche del notaio, che avrebbe utilizzato un conto corrente personale cointestato con la moglie, piuttosto che adoperare il conto corrente appositamente acceso per l’attività professionale.

Le indagini, durate un anno, hanno passato al setaccio centinaia di documenti acquisiti presso l’archivio notarile di Catania, l’agenzia delle entrate, gli atti in possesso dei vari clienti e gli accertamenti bancari sui conti del professionista. E i numerosi clienti interrogati dagli investigatori avrebbero confermato la colossale truffa.

Si continua ad indagare su ulteriori 40 contratti che sembrerebbero addirittura non essere stati mai registrati dal notaio ed in relazione ai quali sarebbero anche stati apposti falsi numeri di repertorio.

Con l'ordinanza del gip Laura Benanti, infine, sono stati sequestrati beni per oltre 500.000,00 euro riconducibili al professionista.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=508

Ingroia: "Sulle stragi del '93 reticenti anche alcuni uomini dello Stato".


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A margine di un dibattito alla festa nazionale di Libera in corso a Firenze il procuratore aggiunto di Palermo si è soffermato a parlare della trattativa Stato - mafia del 92 - 93. "Sul piano storico e giornalistico si può ritenere accertato che non furono solo stragi di mafia, e lo dicono anche alcune sentenze". Ingroia ha poi aggiunto che "contro la magistratura ci sono attacchi a senso unico della politica".

Nel corso delle indagini sui cosiddetti mandanti esterni nelle stragi di mafia del '93 cisono state "alcune reticenze", anche da parte di "uomini dello Stato, protagonisti in quella stagione", che hanno impedito di arrivare ad una verità. Lo ha detto Antonio Ingroia, a margine di un dibattito alla festa nazionale di Libera in corso a Firenze., a margine di un dibattito alla festa nazionale di Libera in corso a Firenze.

"Un conto è la verità processuale - ha aggiunto Ingroia - che ha bisogno di prove solide e granitiche, un conto è la verità storica. Sul piano storico e giornalistico si può ritenere accertato che non furono solo stragi di mafia, e lo dicono anche alcune sentenze. E' altrettanto vero - ha continuato - che sono passati ormai quasi 20 anni e non si è individuata nessuna verità giudiziaria, nessuna responsabilità processuale a carico dei mandanti esterni". Per Ingroia "fino ad oggi c'é stato uno scollamento tra verità storica e verità giudiziaria che dipende da tanti fattori e, credo, da una certa reticenza da parte di uomini dello Stato che sono stati protagonisti in quella stagione. Reticenza - ha concluso - che si è rotta solo in parte negli ultimi tempi e che ha impedito alla verità di venire fuori tutta per intero".

In merito poi alle dichiarazioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha parlato di "un colpo di spugna" nel 1993 sul 41 bis, Ingroia ha osservato: "Mi pare un eccesso, in realtà non fu un colpo di spugna; è vero che ci fu, chiamiamolo un calo di tensione, alcuni 41 bis non prorogati; in alcuni casi, per la verità, la mancata proroga era anche giustificata, in altri sembra meno, ma questo è oggetto di indagini da parte della procura di Palermo".

"Contro la magistratura ci sono attacchi a senso unico della politica". ha aggiunto poi il procuratore aggiunto di Palermo, sottolineando che dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono arrivate "indicazioni, di cui spero tutti facciano uso prezioso".

"Più di una volta - ha detto Ingroia, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sulle ultime dichiarazioni del Capo dello Stato sul rapporto tra politica e magistratura - il presidente Napolitano ha dato dimostrazione di essere un punto di riferimento per tutti, con indicazioni di cui spero tutti facciano uso prezioso". In merito invece alle affermazioni del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, sulla politica che "non fa il tifo" per i magistrati impegnati nella lotta alla mafia, Ingroia ha osservato che "spesso si parla di guerra tra politica e giustizia, ma in realtà non c'é una guerra perché questa presupporrebbe la presenza di due guerreggianti, mentre gli attacchi, come ha ricordato oggi Napolitano, in genere sono a senso unico della politica verso la magistratura e contro alcuni magistrati in particolare, e hanno come obiettivo l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che - ha concluso - è la prerogativa costituzionale più importante".

Roma, incendio alla stazione Tiburtina, gravi conseguenze sulla circolazione.


Un violento incendio è divampato questa mattina, intorno alle 4, nella sala apparati della stazione ferroviaria di Tiburtina a Roma. I vigili del fuoco sono riusciti ad entrare nei locali e stanno operando per spegnere le fiamme. Si prevedono, per la giornata di oggi, gravi conseguenze per la circolazione dei treni. Le Ferrovie dello Stato hanno invitato “a non prendere il treno qualora il loro viaggia preveda il passaggio attraverso Roma Tiburtina”.

Il rogo, che al momento interessa solo l’ala vecchia della stazione e non le nuove strutture, è talmente grave da aver di fatto quasi paralizzato la circolazione dei treni nel nodo della capitale. Solo otto treni all’ora possono transitare dallo scalo, dichiarato al momento inagibile e sempre più a rischio collasso strutturale.

A complicare la soluzione dell’emergenza, poi, i lavori di manutenzione della rete idrica nella zona, che stanno rallentando il lavoro dei vigili del fuoco. “Da stanotte era prevista la non erogazione di acqua per consentire lavori nella zona – spiega il capo ufficio stampa dei vigili del fuoco – e questo non facilita il lavoro perché, non essendoci acqua nelle tubature, dobbiamo prenderla dalle autobotti”. “Autobotti che fanno la spola” dai rifornimenti di acqua alla stazione. Per questo dunque gli interventi “sono rallentati”, aggiunge.

Intanto gli addetti di Trenitalia sono al lavoro per approntare alcune modifiche agli orari dei treni. La stazione Tiburtina diventerà per qualche giorno solo scalo di transito e non di arrivo e partenza di convogli, mentre sul fronte delle indagini non è stato esclusa al momento l’ipotesi dolosa. Tra le motivazioni circolate, anche la destinazione a snodo Tav dello scalo romano, il cui completamento era previsto per il prossimo autunno. Al momento, tuttavia, i vigili del fuoco escludono di avere identificato elementi per parlare di dolo.




domenica 24 luglio 2011

La strage in Norvegia e l’islamofobia dei giornali. - di Iside Gjergji


Oggi il quotidiano Libero spiega con questo titolo l’atto terroristico avvenuto ieri in Norvegia: “Con l’islam il buonismo non paga. Norvegia sotto attacco: una strage”. Qualcuno dirà che non hanno fatto in tempo a cambiare il titolo. In fondo, la polizia norvegese ha diffuso l’identikit del terrorista molto tardi. Può darsi. Ma errore o no, il titolo trasuda razzismo. E in questa sistematica e costante propaganda razzista contro le popolazioni arabo-musulmane Libero non è affatto solo.

I mass-media europei ed italiani sono da molto tempo protagonisti della criminalizzazione dell’immigrazione di origine arabo-musulmana e dell’islam in generale, ma in questa fase storica si stanno trasformando, ogni giorno di più, in soggetti attivi dell’incitamento all’odio. Sono loro, infatti, che ridefiniscono la struttura dello stereotipo dell’ “islamico”, associandolo al “terrorismo” e al “fondamentalismo”.

Come ci riescono? Utilizzando la routine dell’emergenza e della sicurezza, spettacolarizzando e distorcendo tutto ciò che in qualche modo ha a che fare con esso. Così facendo incoraggiano l’esclusione degli immigrati musulmani dalla vita sociale del paese, invocando nei loro confronti speciali e urgenti politiche di controllo. Il risultato è la costruzione di una categoria astorica e dai tratti caricaturali del “musulmano”. Il tutto finisce, ovviamente, per legittimare la razzizzazione dell’appartenenza religiosa mediante la sovrapposizione di religione, razza e cultura (esattamente come accadde nei confronti della popolazione ebraica durante la seconda guerra mondiale).

Anche nel mercato editoriale vengono immesse numerose pubblicazioni di autori italiani e stranieri che sostengono una simile impostazione. In questa produzione, generalmente e sistematicamente volta alla bestializzazione delle popolazioni e delle società arabo-musulmane (salvo poi sorprendersi della loro capacità di fare le rivoluzioni e di rivendicare diritti), si possono individuare due filoni principali: uno di carattere popolare-viscerale, che parla alla pancia, con Oriana Fallaci come “massima” espressione di esso, e uno di carattere più “scientifico”, che parla alla testa, per così dire, rappresentato oggi da un H.M. Enzesberger (Il perdente radicale, Einaudi, Torino, 2007).

Ma vi un altro filone da considerare e che, a parere di chi scrive, è ancor più pericolosamente razzista, in quanto tende a celare nel suo discorso, fatto di frasi apparentemente neutre e considerazioni di finto “buon senso”, il razzismo strutturale su cui si fonda. Un esempio eclatante, in questo senso, è l’articolo pubblicato oggi su La Stampa da Lucia Annunziata, dal titolo: “Addio al mito del paese perfetto”. Ebbene, nonostante la giornalista fosse perfettamente a conoscenza del fatto che il maggior indiziato della strage in Norvegia fosse un uomo bianco, dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, cristiano, giovane, e con la mascella à la Ridge, lei prova ugualmente a distribuire un po’ di colpe sui 150mila “islamici” che vivono in Norvegia:

«Ma questo violento risveglio è davvero una sorpresa? Nulla avviene in realtà mai all’improvviso, e neanche questo attacco del terrorismo all’estremo nord d’Europa, arriva di punto in bianco. La Islamofobia è stata in permanente crescita negli ultimi anni sotto la pelle del quietissimo paese, in cui circa 150mila islamici su una popolazione di cinque milioni di abitanti, hanno finito con il costituire un permanente elemento di frizione culturale, un esempio tangibilissimo di come l’Islam in un paese pure laicissimo non sia facilmente assorbibile. E dentro questa tensione, dentro lo sfaldarsi di un sistema, negli ultimi anni si è manifestato in questo come in altri paesi del Nord il formarsi di una reazione di destra, l’affermarsi , soprattutto via internet, di gruppi razzisti, violenti. Nutriti da una nostalgia del passato, che in questi paesi del nord, come sta succedendo anche in Svezia, ha il volto delle forti correnti di simpatia che ci furono prima della Guerra mondiale per il Nazismo».

Il suo ragionamento sembra essere il seguente: ok, l’autore dell’atto terroristico è islamofobo e razzista, ma lo è diventato a causa della presenza di 150mila immigrati “islamici” che vivono in Norvegia e la strage compiuta dal bianco e cristiano norvegese è, di per sé, «un esempio tangibilissimo di come l’Islam […] non sia facilmente assorbibile».

Più che un esempio tangibilissimo del carattere inassorbibile dell’islam, questo è un esempio tangibilissimo della manipolazione razzista dell’informazione in Italia.



sabato 23 luglio 2011

G8 GENOVA: 10 ANNI DOPO. UNA FERITA CHE DURA, UNA SFIDA APERTA (NOTA)


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(ASCA) - Roma, 23 lug 2011 - Nessuno ricorda piu' perche' i ''Grandi'' della terra si riunirono a Genova nel luglio di dieci anni fa. Evidentemente le decisioni che presero non furono memorabili. E' ancora viva, invece, nella carne, nella mente e nei cuori del Paese, la sconfitta subita dallo Stato democratico in quei giorni nel capoluogo ligure. Una pesante rottura nel cammino di crescita, in particolare di quei giovani impegnati nei movimenti cosiddetti ''no-global'', protesi ad auspicare che globalizzazione non significasse arricchimento dei grandi centri di potere finanziario ed impoverimento, in qualche caso drammatico, di intere popolazioni e ceti. Quanto il rischio denunciato fosse reale e' testimoniato dalla crisi economica di questi ultimi tre anni.

Dal suo sorgere, nel 1975, per iniziativa del presidente della Repubblica francese, Valery Giscard d'Estaing, sotto forma di G7, raramente questo organismo e' apparso capace di performance risolutive: se fosse il caso basterebbe richiamare i risultati dell'assise svoltasi nei giorni scorsi a Roma e dedicata alla lotta all'Aids. Degli impegni assunti dai ''Grandi'' a Genova, cosa rimane 10 anni dopo, a partire dall'Italia, se non le inadempienze ad intervenire ed a soccorrere i colpiti da questo che e' davvero un malanno ''globale'''? Ne' la ''governance della globalizzazione'', ne' la stessa lotta al terrorismo internazionale impostasi dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York hanno trovato nel G8-G9-G10 un foro decisivo.

Festa di inaugurazione del secondo governo Berlusconi appena insediatosi dopo le elezioni politiche della primavera 2001, la gestione della sicurezza del G8 apparve subito come una sorta di messaggio-manifesto da parte dei vincitori nei confronti di forze individuate comunque come non omogenee e protestarie, a partire dai tanti gruppi cattolici raccolti in reti di solidarieta', pronti a rappresentare la necessita' di una svolta.

Il movimento che da Seattle si era sviluppato, in forme che assommavano anche proteste aggressive, si riuni' a Genova per un messaggio forte che si infranse, tuttavia, sulla spirale di violenza che venne innescata da gruppi estremisti e che trovo' alimento nella gestione delle forze di polizia schierate.

L'orrore degli episodi della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto hanno poi rappresentato la piu' grave rottura che potesse verificarsi tra i diritti dei cittadini, anche di manifestare pacificamente, e le forze dell'ordine che questi diritti, con il monopolio legale della forza, sono chiamati a garantire. Una ferita che pesa ancora oggi per un'intera generazione e di cui la morte di Carlo Giuliani e' la personificazione piu' dolente e tuttavia non esauriente.

Il resto e' il percorso sofferto di questi anni: i processi che si sono svolti e che hanno visto la magistratura genovese impegnata in modo esemplare contro i responsabili di eventi intollerabili nella Repubblica.

L'11 settembre dello stesso anno 2001 avrebbe poi rappresentato l'irruzione sullo scenario internazionale di una sfida drammatica portata dal terrorismo di matrice islamica, che avrebbe modificato a lungo le priorita' dell'agenda politica.

Dieci anni dopo, i temi della protesta no-global appaiono di piena attualita': la ''governance'' mondiale ha addirittura diminuito la sua capacita' di presa, le disuguaglianze interne ed internazionali sono cresciute.


dir/sam/ss



Choc in Norvegia. 92 morti, 19 in fin di vita Testimone: 'Sparava in acqua per ucciderci'.



OSLO - Sono 85 le persone uccise ieri sull'isola norvegese di Utoya dopo che uno dei feriti ricoverati in ospedale è morto. Lo ha detto un portavoce della polizia. Il bilancio delle vittime del doppio attacco sale così complessivamente a 92, tenendo conto anche dei sette morti provocati da una bomba nel centro di Oslo.
La polizia ha arrestato un norvegese di 32 anni, che secondo i media si chiama Anders Behring Breivik. E' stato accusato sia dell'esplosione della bomba ieri nel centro di Oslo che per la sparatoria sull'isola di Utoya. Una ventina delle persone ricoverate dopo gli attacchi di ieri a Oslo sono in condizioni disperate. Lo ha detto il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo. Paal Aksel Naess, riferisce il sito del quotidiano Aftenposten, afferma che sono 30 i feriti ricoverati in condizioni gravi, venti dei quali in fin di vita.
Sulla base di informazioni che l'uomo ha postato su Internet si tratta di un ''fondamentalista cristiano'', ha detto il responsabile della polizia precisando che le sue opinioni politiche sono orientate ''a destra''.
La polizia, in una conferenza stampa, ha fatto sapere che l'uomo arrestato ha confessato di essere l'autore del massacro sull'isola di Utoya e che si è arreso alla polizia senza opporre resistenza dopo aver perpetrato per un'ora e mezza indisturbato il massacro.
Il premier Jens Stoltenberg nella sua conferenza stampa di questa mattina ha detto di non voler fare illazioni sui motivi della strage. ''Rispetto ad altri paesi - ha comunque aggiunto - non direi che abbiamo grossi problemi con gli estremisti di destra. Ma ci sono alcuni gruppi, li abbiamo seguiti in passato e la nostra polizia ne e'consapevole''.
SOSPETTATO ACQUISTO' TONNELLATE DI FERTILIZZANTE - L'uomo sospettato dell'attacco a Oslo ha acquistato "tonnellate" di fertilizzanti nella catena di negozi per la vendita di prodotti agricoli nel più vicino Felleskjopet (magazzino della comunità) a Rena, ad una decina di chilometri, località di meno di duemila abitanti. Lo riferiscono sul posto. Un ufficiale del reparto di polizia che ha isolato la zona, ha precisato che molti quintali di fertilizzante si trovano ancora nella fattoria, che era stata affittata da Breivik. La polizia sta bonificando la zona prima di consentire l'accesso.
POLIZIA, BOMBA FATTA IN CASA - La bomba esplosa ieri nel centro di Oslo e che ha provocato la morte di sette persone è stata fabbricata nella fattoria di Asta di proprietà di Anders Behring Breivik. Lo riferisce la radio norvegese P4. Gli inquirenti hanno quindi confermato che il giovane aveva ordinato sei tonnellate di fertilizzanti e, apparentemente, tre non sono state utilizzate.
INVIATO, 5 SACCHI FERTILIZZANTE NELLA FATTORIA DI BREIVIK - Ci sono ancora cinque sacchi, da 600 chili ciascuno, del fertilizzante del tipo 'Yara opti-pk 0-5 17' in un angolo della fattoria affittata il 17 aprile scorso da Anders Behring Breivik, il 32enne arrestato per la strage di Utoeya. Lo ha constatato l'inviato ANSA sul posto.
FERMATO UOMO ARMATO DI COLTELLO VICINO A PREMIER, NESSUN LEGAME - La polizia norvegese ha fermato un uomo armato di coltello vicino al primo ministro norvegese, mentre era in visita sull'Isola di Utoeya, teatro della strage di ieri. L'uomo è stato fermato dalla polizia fuori da un hotel in cui si trovava il premier per incontrare i superstiti della strage di ieri. Ammanettato dalla polizia ha spiegato di avere il coltello "perché non si sentiva al sicuro", secondo quanto riporta una giornalista della tv nazionale Nrk, presente sul posto. L'uomo arrestato è un ragazzo di 16-17 anni e, a quanto egli stesso ha affermato prima di essere fatto salire sull'auto della polizia, sarebbe un membro dei giovani laburisti. Lo si apprende da fonti sul posto. Il ragazzo, coi capelli scuri, indossava pantaloni corti e t-shirt e, secondo testimoni, sorrideva mentre lo portavano via. Il ragazzo era in mezzo alla folla quando la polizia è intervenuta all'improvviso, ammanettandolo.
La polizia norvegese ha escluso ogni connessione tra gli attacchi di ieri e l'arresto avvenuto stamattina alla sparatoria a Utoya. "Non vediamo connessioni tra questo arresto e la situazione nell'isola", ha detto all'Afp Carol Sandbye, una responsabile della polizia.
BENEDETTO XVI PROFONDAMENTE RATTRISTATO - Benedetto XVI è "profondamente rattristato dalla notizia della grande perdita di vite umane causata dagli atti di violenza insensata perpetrata a Oslo e Utoya". E' quanto afferma un telegramma inviato al Re di Norvegia dal segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, in cui il Papa prega per le "vittime e le loro famiglie" e auspica che i norvegesi siano "spiritualmente uniti nel respingere le vie dell'odio".
REALI E POLITICI CON I SOPRAVVISSUTI - Il re Harald, la regina Sonia e gran parte della famiglia reale norvegese, insieme con il capo del governo e diversi ministri, sono accorsi a dare il loro sostegno oggi ai sopravvissuti alla sparatoria sull'isola di Utoya in cui 84 persone sono state uccise. Radunati sulla terra ferma, in un hotel non lontano dalla minuscola isola di proprietà del partito laburista ed utilizzata principalmente per i campi e i raduni della sezione giovanile del partito al governo, i giovani scampati alla follia omicida dello sparatore -si presume il 32enne Anders Behring Breivik arrestato- insieme con i familiari delle vittime, hanno incontrato il primo ministro Jens Stoltenberg, che ha dichiarato la Norvegia "un paese in lutto al fianco delle famiglie delle vittime".

IL MESSAGGIO DI BREIVIK POSTATO SU TWITTER - ''Una persona con una fede ha la forza di 100.000 che hanno solo interessi''. E' il testo del messaggio Twitter postato il 17 luglio scorso da Breivik. Un anno e mezzo fa l'uomo poi defini' su internet Gro Harlem Brundlandt come ''assassina del paese''. In un messaggio postato da Breivik il 25 gennaio 2010 sul forum dokument.no e' scritto tra l'altro che ''Chiunque non segue le indicazioni dell'assassina del paese Gro Harlem Brundlandts e' considerato razzista''. La laburista Brundlandts e' stata primo ministro della Norvegia per tre mandati tra il 1981 ed il 1996. Nel 1993 era in carica quando, il 20 agosto, vennero conclusi ad Oslo gli accordi di pace israelo-palestinese tra Rabin e Arafat. Ieri aveva partecipato al raduno estivo dei giovani attivisti del partito laburista tenendo un discorso poche ore prima che cominciasse la sparatoria.

QUOTIDIANO, BREIVIK MEMBRO DI LOGGIA MASSONICA - Il presunto autore degli attacchi di Oslo, Anders Behring Breivik, è anche un membro della loggia massonica norvegese di San Giovanni Olaus dei tre pilastri. E' quanto riporta sul suo sito internet il quotidiano del Paese scandinavo Dagbladet. Il motto della loggia, di cui Breivik è membro del terzo livello su dieci, è 'E tenebris ad lucem', dalle tenebre alla luce. Il portavoce della loggia, Helge Qvigstad, ha preso le distanze dall'attentatore, sottolineando che "non abbiamo modo di esprimere un parere su individui o incidenti relativi a tutti i membri".

STOLTENBERG, UNA TRAGEDIA NAZIONALE - Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha definito oggi ''una tragedia nazionale'' il doppio attacco che ha provocato almeno 87 morti ieri nella capitale.''Mai dalla seconda guerra mondiale il nostro paese e' stato colpito da un crimine di questa portata'', ha detto il premier.



Trovata Morta a Londra Amy Winehouse La cantante aveva 27 anni.


La cantante Amy Winehouse e' morta, e' stata trovata priva di vita nel suo appartamento di Londra. Aveva 27 anni. Alcuni mesi fa, e' stata fischiata a Belgrado dove aveva aperto il suo tour europeo. Davanti a circa 20 mila persone la controversa artista inglese e' sembrata troppo ubriaca per cantare, ha balbettato alcuni dei suoi pezzi, non riuscendo per alcuni tratti della performance neanche a stare dietro ai musicisti. La polizia ha affermato di aver trovato il corpo dI Amy Winehouse in un appartamento a Camden Square, nel nord di Londra, dopo essere stata chiamata dai sanitari del pronto intervento intorno alle 15 Gmt (le 17 ora italiana). I motivi della sua morte restano da accertare

CANTA UBRIACA, FISCHI PER AMY WINEHOUSE- L'ultimo concerto di Amy Winehouse, trovata morta oggi, risaliva al 18 giugno scorso a Belgrado, quando davanti a 20 mila persone ai piedi della fortezza Kalemegdan e' stata sonoramente fischiata. La controversa artista inglese, come immortalato in un video che ha fatto il giro del web, era sembrata troppo ubriaca per cantare, aveva balbettato alcuni dei suoi pezzi, non riuscendo per alcuni tratti della performance neanche a stare dietro ai musicisti. Nel corso dell'esibizione Amy Winehouse , che da poco aveva terminato una cura per disintossicarsi dall'alcol, aveva anche abbandonato la scena per ben due volte, tra i fischi dei fan accorsi anche dai paesi vicini. I musicisti avevano anche cercato di calmare il pubblico. Subito dopo l'intero tour europeo era stato cancellato. Amy Winehouse era attesa anche in Italia, il 16 luglio, al Summer Festival di Lucca, unica tappa del suo tour nel nostro paese, anch'essa cancellata.

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