domenica 14 agosto 2011

Lavoro, così l'Italia si deprime 1 milione e mezzo gli scoraggiati.


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L'Italia conta oltre 1,5 milioni di scoraggiati, ovvero di persone che non cercano più un lavoro perché ritengono di non trovarlo. A certificarlo è l'Istat, con riferimento ai dati del primo trimestre del 2011. Dalle cifre emerge come il fenomeno colpisca soprattutto le donne e il Mezzogiorno. Quasi la metà degli scoraggiati, precisamente 698 mila (45% del totale) è, infatti, rappresentata da donne meridionali.


Contributi dei ricchi, macelleria di verità. - di Alberto Capece Minutolo


A Charles Bukowski mancherebbero le parole, troppo anche per lui: vecchi sporcaccioni e pure vecchi imbroglioni, più tirannosauri che tiranni. Vecchi bugiardi. Il compiacimento con cui questa genia di lestofanti tirati, cotonati, e griffati ha spacciato la sua manovra di macelleria sociale per un provvedimento equo, è repellente per l’insincerità e l’intento truffaldino.

Il famoso contributo di solidarietà per chi guadagna più di 90 mila euro l’anno è stato lo scudo dietro cui si sono rifugiati per dimostrare l’equanimità del provvedimento. Ma oltre ad essere una misura fatua, temporanea e inutile è stata anche un raggiro. E lo si è visto quando si è scoperto che il contributo del 5% o del 10% oltre i 150 mila euro, è deducibile. In poche parole è solo una frazione di quanto sbandierato.

E’ ovvio infatti che deducendolo, cala l’irpef totale e il sacrificio diventa sempre più esiguo. Facciamo qualche esempio.

Il contributo per fascia di reddito lordo

Reddito 90.000 Contributo 50 euro

Reddito 100.ooo Contributo 500 euro

Reddito 120.oo0 Contributo 1500 euro

Reddito 200.000 Contributo 8000 euro

Reddito 300.000 Contributo 18000 euro

Reddito 500.000 Contributo 38 mila euro

Bene, cominciamo a fare un po’ di calcoli che semplicità riferirò a un ipotetico personaggio, sposato con due figli che vive in Lombardia, Con 91.000 euro pagherà di irpef pagherà 32.023 euro ma se può dedurre i 50 euro di contributo ne pagherà soli 32.001, vale a dire tutto quello che questa persona sarà chiamata a dare per tre anni è di 27 euro. 2,20 euro al mese su un introito netti di oltre 4400.

La stessa cosa accade per il reddito da 100 mila che teoricamente prevede un salasso di 500 euro, ma che alla fine è di soli 278 euro. Per i 120 mila invece dei 1500 previsti, ne rimarranno da pagare solo 855. Per il reddito da 200.000 dal contributo di 8000 euro si scende a 4560. Per i 300 mila da 18000 si arriva a 10.260 E infine per il mezzo milione si passa dai 38.000 teorici a 16.340,

Da notare che tutto questo calcolo è stato fatto senza ipotizzare detrazioni che anche se piccole potrebbero in pratica azzerare il contributo o se un po’ più consistenti arrivare addirittura a far pagare addirittura meno rispetto a prima. E non è certo un’ipotesi balzana pensare che questo accadrà in un numero non marginale di casi. I commercialisti ci sono per questo.

Alla fine si scopre che il sacrificio dei ricchi è assai più modesto di quello dichiarato per rendere meno amara la medicina ai ceti medio bassi, anzi che in pratica per molti potrebbe consistere proprio in nulla. Insomma un puro espediente per evitare di far comprendere che si colpiscono i soli noti. Macelleria di verità, con il felice contributo della massima parte dei media.

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/14/contributi-dei-ricchi-macelleria-di-verita/


Sardegna: occupata Equitalia.


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Lo avrete sentito tutti al TG1, agli altri TG nazionali, sulle pagine dei giornali, nei commenti in giro.

No? Non ne sapete nulla? Beh, non è colpa vostra che ve ne state in spiaggia. E' che se ne è scritto soltanto in un trafiletto della Nuova Sardegna: a Cagliari le partite IVA, gli artigiani, i pastori esasperatihanno occupato la sede Equitalia. A me pare una notizia molto importante, vista la vessazione e l'oppressione che pratica impunemente questo gabelliere medioevale.

Interessi e oneri che arrivano al 50% del dovuto, richiesta di pagamenti per cartelle del 1992, multe già pagate che vengono inviate altre tre o quattro volte, pignoramenti di abitazioni per somme irrisorie, cartelle pazze. Le vittime sono milioni, ed Equitalia si configura già comeulteriore aggravio alle prossime misure governative che colpiranno pensionati, impiegati, autonomi, risparmiatori.

Ieri sera, durante le chiacchiere vacanziere, si stigmatizzavano le rivolte fatte solo per scassare vetrine e ci si chiedeva ancora come mai l'attenzione dei vessati non si rivolgesse ad obiettivi più seri. Forse perché, se anche succede, nessuno lo saprà mai, ho ipotizzato.

E infatti.

Update: preparatevi ad un ulteriore inasprimento di Equitalia. Il governo ha appena tagliato di 9,5 miliardi i trasferimenti agli Enti locali. E si sa: in questi casi, i Comuni si riducono a fare multe anche ai gerani in divieto di sosta. Con quel che ne consegue.

http://crisis.blogosfere.it/2011/08/sardegna-occupata-equitalia.html


Udite, udite... - di Giulietto Chiesa

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Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni delmainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo.

E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni).

Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.

Voi direte, stupiti: ma come è possibile? Mai nessuno è andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve è stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete è: ma perchè proprio adesso? Il fatto è, capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare un’occhiata alla cassaforte. Così è accaduto un accidente imprevisto. All’inizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E’ andata così, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare l’inaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato USA erano distratti in quel momento. Detto fatto, due senatori fuori del comune (cioè con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore. Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano.

Aperto il vaso di Pandora è successo un finimondo. Ma, per così dire, “al chiuso”. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. “Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?”, hanno detto. “Bloccare tutto, fermare, insabbiare!”.

Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora.

Il fatto è che il senatore Sanders è uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non è più riparabile. Per meglio dire: si ordinerà a tutto il mainstreamdi tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicchè della faccenda dell’audit della Federal Reserve non ne sentirà parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa è venuto fuori. Che è una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che è, potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi “ Fratelli Karamazov”, cioè scrivendo un romanzo per introdurne un altro.

Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro. Eppure sono stati prestati – pensate o lettori ignari – a tasso zero, cioè gratis et amore dei. Per avere un’idea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni.

Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E – cosa non meno importante – in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle “stamperie” segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si può creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) “Programma di salvaguardia degli assetti tossici”. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti.

Li comprarono perchè non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. L’unico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte più grande.

Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C’è l’elenco, eccolo:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)

Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)

Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)

Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)

Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)

Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)

Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)

Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)

JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)

Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)

UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)

Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)

Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)

Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)

BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)

E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Chi volesse sapere i dettagli può andarseli a vedere qui, qui, qui e ancora qui.

Adesso ci è più chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi è fedele e chi non lo è alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi l’opinione pubblica. E questa non può arrivare perchè non sa niente. E non sa niente perchè giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene l’accusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E’ il delirio dei balordi.

Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. L’attacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che è giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio s’intende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono più deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.

http://www.megachipdue.info/tematiche/beni-comuni/6618-udite-udite.html


Manovra, articolo 18 “intatto” ma a rischio. Solo un miliardo dal pacchetto fiscale. - di Stefano Feltri


Nonostante le rassicurazioni del ministro Sacconi, la contrattazione aziendale potrà superare la norma sui licenziamenti. Basso il gettito di contributo di solidarietà e misure antievasione, Tremonti butta lì la revisione degli studi di settore. L'unica certezza è la stangata al ceto medio.

La manovra bis prende forma (vedi in fondo all’articolo), il capo dello Stato ha già promulgato il decreto che contiene la stangata da quasi 50 miliardi (nella notte la cifra è salita, come rivela il ministro Giulio Tremonti). Poi, dal 22 agosto, inizierà la conversione in legge, al Senato. Senza voto di fiducia, sia per consentire all’opposizione di far passare qualche emendamento – visto che il Quirinale auspica condivisione – sia per una forma di comprensibile prudenza: se i mercati martedì decideranno che anche questo intervento non basta ci sarà modo di rafforzarlo ancora.

Anche perché molte delle misure di cui si cominciano a conoscere i dettagli susciteranno parecchie reazioni. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, nella conferenza stampa di Palazzo Chigi ieri mattina, rassicura sul fatto che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti senza giusta causa “non è stato toccato”. Poi, però, precisa che il decreto della manovra incentiva la contrattazione a livello aziendale. E nella singola azienda i rappresentanti sindacali, grazie anche al recente accordo con Confindustria, possono decidere in autonomia come regolare una serie di materie tra le quali i licenziamenti senza giusta causa, “tranne quelli discriminatori”. L’articolo 18 resta, quindi, ma si può decidere di non applicarlo.

Non è l’unica sorpresa. Nella spiegazione che Tremonti fa della manovra si notano almeno altre due cose. Primo: tutto il pacchetto fisco più lotta all’evasione è stimato valere solo un miliardo. Il cosiddetto contributo di solidarietà, pagato dai redditi superiori a 90mila euro, sommato al gettito della lotta all’evasione (tra sanzioni per chi non emette scontrini e spostamento da 5mila a 2500 del divieto di pagamenti in contanti) darebbe quindi pochi spiccioli. Possibile? Soprattutto visto che a questi interventi, butta lì Tremonti come se niente fosse, ci sarà la temuta (dai leghisti soprattutto) revisione degli studi di settore.

Probabilmente questa è una delle voci destinate a gonfiarsi durante il passaggio parlamentare, magari anche per sopperire ad altre che potrebbero ridursi. Tipo il taglio delle Province sotto i 300mila abitanti da cui il ministro Roberto Calderoli ha preso le distanze in tempo reale, mentre lo presentava in conferenza stampa. Per come è congegnato, alle Province a rischio basta sciogliere la giunta entro il 2012 e farsi rieleggere per essere praticamente in salvo. L’unico comparto della manovra che sembra blindato è quello della stangata al ceto medio, tra intervento sugli statali e aumento delle tasse.

I ministeri devono risparmiare 6 miliardi, se a fine anno non ci sono riusciti i loro dipendenti a Natale non vedranno la tredicesima mensilità. Un’eventualità che per Tremonti è “estremamente improbabile” ma non certo impossibile. Come nota la Uil, i lavoratori rischiano di dover pagare per l’incapacità dei dirigenti di centrare gli obiettivi. Altra novità è che arriva subito la stangata sulle agevolazioni fiscali, che vengono tagliate nel caso (questo sì improbabile) che il Parlamento approvi una riforma del fisco nei prossimi tre mesi. Il taglio a tutti i bonus, dalle detrazioni per i figli a carico a quelle per le partite Iva dei giovani, vale anche per il 2011 e durerà almeno tre anni, portando nelle casse dello Stato un gettito aggiuntivo di 4 miliardi circa.

Per le casse pubbliche il beneficio (e il salasso per i contribuenti) si potrà dunque già avvertire fin da novembre, quando arriveranno gli acconti Irpef. Anche l’altro pilastro della manovra, i tagli agli Enti locali (regioni e comuni) è confermato: almeno 6 miliardi nel triennio, con effetto immediato. Certo, Tremonti promette di nuovo che verranno restituiti almeno i soldi tagliati nel 2010 con la precedente manovra, ma ormai gli amministratori locali non ci credono più.

Certo, poi ci sarebbe la crescita: a parte la cancellazione dei ponti festivi, non c’è moltissimo. Le imprese brindano al blocco del Sistri, il costoso sistema di tracciamento dei rifiuti avversato da Confindustria, ma su liberalizzazioni e privatizzazioni il governo sembra ancora avere le idee un po’ vaghe. Più probabile che entro breve usi l’arma segreta, auspicata anche dalle imprese, per fare ancora un po’ di cassa: alzare l’Iva.

Da Il Fatto Quotidiano del 14 agosto 2011

LE MISURE DEL DECRETO

MINISTERI. Previsto un taglio di 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 nel 2013.

TREDICESIME. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima mensilità.

TFR. Pagamento con due anni di ritardo dell’indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici, per risparmiare cassa.

PENSIONI DONNE. Viene anticipato dal 2020 al 2015 il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell’età pensionabile delle donne nel settore privato.

PROVINCE. Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle province sotto i 300.000 abitanti, fusione dei comuni sotto i mille abitanti.

PONTI. Le festività infrasettimanali laiche verranno spostate al lunedì.

SCONTRINI. Tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro. È inoltre previsto l’inasprimento delle sanzioni, fino alla sospensione dell’attività, per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali.

PENSIONI ANZIANITA’. Sono previsti interventi disincentivanti per le pensioni di anzianità, con anticipo al 2012 del requisito di 97 anni tra età anagrafica e anni di contribuzione.

CONTRIBUTO SOLIDARIETA’. Viene esteso ai dipendenti privati la misura già in vigore per i dipendenti pubblici e per i pensionati: prelievo del 5% della parte di reddito eccedente i 90.000 euro e del 10% della parte eccedente i 150.000.

ENTI LOCALI. Verranno ridotti 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013.

PERDITE. Riduzione per le società al 62,5% della possibilità di abbattimento delle perdite.

SERVIZI PUBBLICI LOCALI. Si punta alla liberalizzazione e verranno incentivate le privatizzazioni.

RENDITE AL 20%. La misura riguarda i proventi finanziari e vale circa 2 miliardi di euro. Esclusi i titoli di Stato che restano tassati al 12,5%.

GIOCHI E TABACCHI. Un aumento della tassazione dovrebbe portare allo Stato almeno un miliardo di euro.

VOLI BLU. Parlamentari e alti burocrati potranno volare soltanto in classe economica.



I nababbi dell’agenzia del demanio. - di Daniele Martini ed Elisabetta Reguitti


Dirigenti con super stipendi da 300mila euro, auto di lusso e mensa riservata a 7,50 euro.

Audi, Bmw e Volvo nel garage della sede, al 38 di piazza Barberini a Roma

Li chiamano “i magnifici 6″ facendo il verso al titolo di un famoso western anni Sessanta, “I magnifici 7“, con Steve McQueen e Charles Bronson. Li chiamano così non perché sono valorosi e audaci come gli eroi del film, ma per via dei tanti benefici extralusso di cui godono. Sono i 6 direttori centrali del Demanio, alti papaveri dello Stato trattati non con i guanti bianchi, ma qualcosa di più, dal ministero del Tesoro, cioè da Giulio Tremonti. Lo stesso Tremonti che sta chiedendo lacrime e sangue agli italiani. I loro nomi sono sconosciuti ai più, eccoli: Carlo Bertagna, vice direttore, Paolo Maranca, capo dell’area operativa, Antonio Ronza, direttore delle risorse umane, Edoardo Maggini, direttore della pianificazione, Bruno Finmanò, responsabile degli affari finanziari, Marco Cima, direttore finanziario. Sopra ai 6 c’è un settimo, il direttore Maurizio Prato, un manager nominato proprio alcuni giorni fa anche presidente e amministratore del Poligrafico dello Stato, che però nella nomenklatura pubblica è un caso a sé. Secondo le versioni ufficiali, il suo incarico al Demanio sarebbe addirittura a costo zero per le casse pubbliche, cioè svolto in “spirito di servizio”, come si diceva un tempo.

A differenza dei loro pari grado delle altre agenzie fiscali, che pure non sono lasciati nell’indigenza come il poverello d’Assisi, i 6 del Demanio godono di stipendi che gli altri si sognano, gratifiche, gettoni di presenza, premi annuali, mensa riservata e a “prezzo politico”, cioè a pochi spiccioli, auto di lusso sempre a disposizione. Macchinone belle grandi con un leasing rinnovato proprio alcune settimane fa, Audi, Bmw e Volvo di grossa cilindrata e così ingombranti che per farle agevolmente entrare nel garage della sede, al numero 38 di piazza Barberini a Roma, all’inizio di luglio hanno dovuto chiamare i muratori per allargare l’ingresso. E nonostante il cortile della rimessa sia tutto per loro, non basta, perché secondo quanto risulta a fonti interne e qualificate, quando i 6 sono fuori dall’ufficio e si beccano una multa, magari per divieto di sosta, non devono sobbarcarsi la fatica di sbrigare la faccenda da soli.

A quel punto in soccorso arriva l’ufficio risorse umane che prende in carica la pratica. Per le auto dei 6, del resto, il Demanio paga pure premurosamente quegli invidiabili permessi comunali con il contrassegno “X” che consentono di percorrere le strade del centro a traffico limitato. Costo: un po’ meno di 600 euro l’uno. Insomma,i magnifici 6 sono una minicasta incistata nella casta. Un drappello di Paperoncini statali che ha attirato l’attenzione anche di un senatore della Lega nord,Piergiorgio Stiffoni, il quale ha rivolto un’interrogazione piuttosto ruvida al ministro Tremonti e ora parlando con Il Fatto Quotidiano invoca il classico “Basta!”. Secondo Stiffoni ai 6 vengono regalati perfino i bonus benzina. Il più alto in grado, Bertagna, è al Demanio da 10 anni e si sente così a suo agio, ben pagato e coccolato, che quando un po’ di tempo fa gli hanno proposto di diventare amministrare delegato di Sviluppo turismo, cioè un salto di carriera, ha rifiutato perché gli offrivano “solo” 220mila euro. Tutti quanti veleggiano con stipendi intorno ai 300mila euro all’anno, quasi un terzo in più dei pari grado delle altre agenzie fiscali. Che infatti li vedono come il fumo negli occhi. Per non parlare dei giovani quadri, bloccati nella carriera e fermi al palo di stipendi che non arrivano ai 60mila euro.

A disposizione i 6 hanno anche una foresteria riservata con tavolo in cristallo, al quinto piano del palazzo e una stupenda terrazza completa di gazebo per il relax dopo i pasti. I cibi sono forniti da una cucina annessa che secondo alcuni non avrebbe i necessari permessi di legge. Il costo del pranzo è da fast food: 7 euro e 50. Tutti e 6 fanno anche parte del Comitato di gestione e a ogni riunione ritirano un gettone di presenza. E in più alla fine dell’anno incassano un premio speciale, altri 50mila euro, per aver fatto il lavoro previsto, cioè per aver rispettato il contratto di servizio con il Tesoro. La fortuna dei 6 si chiama Elisabetta Spitz, la ex moglie di Marco Follini, lanciata daGianni Letta al vertice del Demanio come direttrice. Fu lei a volere nel 2005 i 6 direttori e fu lei, che incassava uno stipendio di oltre 500mila euro, a volerli ricoprire d’oro e di benefit. Quando nel 2008 alla Spitz succedette Prato, sembra che quest’ultimo abbia timidamente tentato di interrompere la fiera. Ma Letta disse no e Prato si adeguò.


Questo è un post internazionale. - by ilsimplicissimus


Alberto Capece.

Ho deciso di farmi un regalo di compleanno e di regalare a me stesso questo piccola, grande speranza proprio nel momento in cui sembra che tutto precipiti. Il video che ho messo insieme è stato concepito su una colonna sonora particolare una versione de L’internazionale concepita qualche anno fa per la campagna del leader socialdemocratico Werner Faymann. Con pochissime variazioni rispetto al testo originale, questo arrangiamento di proponeva di “modernizzare” in qualche modo il vecchio inno che dalla Comune di Parigi ai nostri giorni è stato quello di tutte le sinistre.

Sappiamo che fine hanno fato queste modernizzazioni, il loro significato, la loro resa al tempo e al pensiero unico… e tuttavia è l’ideale per il filo di storia che scorre nei fotogrammi per ritornare poi alla fine all’antico.