lunedì 13 febbraio 2012

E questi sarebbero i black bloc che hanno manifestato ad Atene.







Da Face book

Eternit, condannati a 16 anni i due ex vertici Schmidheiny e de Cartier.



Torino - (Adnkronos) - Questa la decisione della corte presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore. Il magnate svizzero e il barone belga, accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche, sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo. Ai familiari delle vittime 30mila euro di risarcimento. PmGuariniello: sentenza ha reso realtà un sogno. Due anni e 66 udienze per un processo che farà storia. Sono circa 3.000 in Italia i decessi all'anno per amianto. MinistroBalduzzi: "Una sentenza storica"


Torino, 12 feb. - (Adnkronos) - Si è concluso con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis Cartier il processo Eternit. I due, entrambi ex vertici della multinazionale dell'amianto, erano accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Per loro il giudice Casalbore ha anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici.
Entrambi sono stati condannati per il disastro negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo mentre i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere per quelli di Rubiera e Bagnoli perché i reati sono estinti.
Per i familiari delle vittime, la corte ha stabilito un risarcimento di 30mila euro per ogni congiunto. Trentacinquemila euro di risarcimento invece per alcuni malati, 100mila per ogni sigla sindacale, 4 mln per il comune di Cavagnolo, 20 mln per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15 mln per l'Inail.
Venticinque milioni di euro di risarcimento è invece previsto per il Comune di Casale Monferrato. Nelle scorse settimane l'imputato svizzero aveva offerto all'amministrazione comunale un risarcimento di 18 milioni di euro con l'impegno del Comune a ritirare la costituzione di parte civile. Dopo un tira e molla il Comune aveva però rinunciato all'offerta. L'appello a non accettare quello che molti avevano definito un ''patto con il diavolo'', era arrivato anche dal ministro alla Salute, Renato Balduzzi, che si era impegnato a trovare, insieme all'amministrazione, i soldi necessari alle bonifiche.
"Quando abbiamo cominciato pensavamo che fosse un sogno. Questo sogno con la sentenza di primo grado viene realizzato", commenta il pm Raffaele Guariniello aggiungendo: "Mi sembra di sognare". Per il procuratore capo Giancarlo Caselli, che ha assistito alla lettura della sentenza, "i processi Thyssen ed Eternit dimostrano che qualcosa è cambiato e sta cambiando, più cultura e più sensibilità per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali del cittadino".
Di "sentenza storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici" parla il ministro della Salute, Renato Balduzzi che sottolinea: "Ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale. La sentenza di Torino conferma che l'Italia sta facendo la sua parte".
''Una risposta esemplare al problema della tossicità dell'amianto'' che ''inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito per anni questo problema con leggerezza''. Così il sindaco di Casale Monferrato Giorgio Demezzi. "Sono soddisfatto. Finalmente c'è l'accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni: quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica", afferma l'avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili.
''Un processo storico e una sentenza esemplare'', ha commentato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, secondo il quale ''la sicurezza non può essere più considerata un costo per le imprese ma uno degli elementi fondamentali per renderle avanzate e competitive, altrimenti il rischio per l'Italia è che possa rappresentare l'area europea del lavoro a basso costo e a massimo rischio''.
Fuori dal palazzo di Giustizia sono stati in tanti ad aver raccolto l'invito a partecipare al presidio promosso dall'associazione Voci della Memoria di Casale Monferrato: ex operai della Thyssenkrupp, familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e di quella del Moby Prince, delegazioni di lavoratori provenienti da tutta Italia e anche da oltralpe. Sui cancelli del Tribunale sono state affisse numerose foto delle vittime e decine di striscioni che in diverse lingue chiedono giustizia per i morti dell'amianto mentre un tratti di strada davanti alla struttura è stato chiuso al traffico.
"La prima battaglia l'abbiamo persa, sicuramente faremo appello", commenta dal canto suo l'avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny.
I legali dei due imputati avevano chiesto per entrambe l'assoluzione per non aver commesso il fatto: secondo le difese De Cartier, dal 1971, aveva ricoperto solo ''un ruolo minoritario senza compiti operativi'' mentre Schmidheiny avrebbe provveduto a fare diversi investimenti per la sicurezza dei lavoratori, in base alle conoscenze dell'epoca sull'amianto. Di Amato aveva messo in dubbio la validità stessa di un processo celebrato a più di trent'anni di distanza dai fatti contestati che lederebbe il principio di difesa perché il tempo trascorso "rende quasi impossibile - aveva detto - a chi è accusato difendersi al meglio: i documenti non si trovano, molti testimoni non ci sono più e quelli che ci sono non sono attendibili perché i fatti sono troppo lontani da ricordare". Tra poche ore si saprà a chi la verità giudiziaria darà ragione. Milionari i risarcimenti richiesti dalle oltre 6mila parti civili: solo la Regione Piemonte ha chiesto 69 milioni di euro per il danno patrimoniale.


Eternit: verso sentenza, code al tribunale.


13 febbraio, 11:35 Il presidio di familiari delle vittime ed ex lavoratori all'ingresso principale del palazzo di giustizia


A Torino è attesa la lettura della sentenza.


TORINO  - Una lunga coda si è formata all'ingresso del Tribunale di Torino dove stamani è prevista la lettura della sentenza del maxi processo Eternit. Gli accessi alla maxi-aula in cui si terrà la lettura del dispositivo sono stati aperti alle 8.30. Fuori dal Palazzo di Giustizia un gruppo di parenti delle vittime ha esposto pannelli che ritraggono Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati del processo, dietro le sbarre di una prigione.

Sono entrati in camera di consiglio i giudici del processo Eternit, che si concluderà oggi davanti al Tribunale di Torino. Il presidente Giuseppe Casalbore ha informato che la lettura del dispositivo della sentenza comincerà alle 13:15. Secondo le previsioni della vigilia, la lettura potrebbe durare anche più di un paio d'ore.

Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, è imputato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni, di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. Per i due, che sono stati alti dirigenti della multinazionale svizzera Eternit, l'accusa ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Il processo è durato oltre due anni e si è articolato in 65 udienze. Ai dirigenti vengono contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 persone nelle zone degli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Le parti civili che si sono costituite in giudizi sono oltre seimila.

SINDACO CASALE, MI ASPETTO CONDANNE ESEMPLARI - Il sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, si aspetta "condanne esemplari per entrambi gli imputati" del processo Eternit la cui sentenza è prevista per oggi. "La nostra comunità - ha aggiunto Demezzi - ha pagato un pesante tributo in termine di vite umane e soltanto una condanna esemplare potrà fare in modo che certe lavorazioni non si ripetano e che le generazioni future non debbano soffrire quanto i nostri concittadini stanno soffrendo nel corso di questi anni".

GUARINIELLO, COMUNQUE VADA E' UN PROCESSO STORICO 
 - "Comunque vada quello che si conclude oggi sarà un processo storico": lo ha detto il pm Raffaele Guariniello entrando nell'Aula dove sarà emessa la sentenza del maxiprocesso Eternit, a Torino. "Si è trattato - ha aggiunto - del più grande processo del mondo ed è la dimostrazione che un processo si può fare anche su tematiche come questa. Abbiamo avuto l'interessamento di molte comunità e l'aiuto di diverse amministrazioni. Ora è il momento - ha concluso - che venga fatta giustizia".

Como - Giovane immigrato senza tetto travolto dal treno mentre cerca rifugio.

Como - Giovane immigrato senza tetto travolto dal treno mentre cerca rifugio

Stava camminando lungo i binari della linea Milano-Chiasso a Como, probabilmente alla ricerca di un rifugio dove trascorrere la notte, quando un treno lo ha travolto. E' morto così la notte scorsa un 23enne nordafricano. 
Il ragazzo, probabilmente di origini tunisine, stava camminando sui binari all'altezza di via Napoleana insieme ad altri due giovani immigrati, uno dei quali è rimasto ferito in maniera non grave. Secondo le prime ricostruzioni i giovani stavano cercando rifugio in un casolare abbandonato, quando un treno è sopraggiunto ad alta velocità, risucchiando il giovane tunisino.



http://milano.ogginotizie.it/116317-como-giovane-immigrato-senza-tetto-travolto-dal-treno-mentre-cerca-rifugio/

Violenze ad Atene, centinaia di feriti. Espulsi 43 deputati contrari ai tagli.

(Xinhua)


Dopo l'approvazione del nuovo piano di austerity da parte del Parlamento, scontri nella capitale con migliaia di manifestanti scesi in piazza. Il partito socialista e quello conservatore hanno allontanato rispettivamente 22 e 21 membri per il loro dissenso durante il dibattito in aula. Ma per la Germania (Roesler), conta solo la realizzazione delle riforme.


ATENE - Dopo l'approvazione ieri notte del piano di austerità 1 richiesto dall'Unione europea e dal fondo monetario internazionale per salvare la Grecia dall'incubo default, Atene è stata teatro di violente proteste: migliaia di manifestanti si sono radunati fuori dal Parlamento e le strade della capitale sono state messe letteralmente a ferro e fuoco. Un primo bilancio riferisce di 120 feriti, tra loro 50 poliziotti e almeno 70 manifestanti. Altre 70 persone sono state arrestate. 

Secondo il sindaco di AteneGiorgos Kaminis, alcuni dei manifestanti hanno provato a fare irruzione nel palazzo del municipio, ma sono stati respinti. "Una volta ancora, la città è stata usata come leva per provare a destabilizzare il Paese", ha detto. Almeno 45 negozi sono stati danneggiati dal fuoco, e tra questi anche diversi edifici storici. Scontri si sono verificati anche in altre sei città; i peggiori nella città centrale di Volos, dove il palazzo del Comune e una agenzia delle entrate sono stati danneggiati dalle fiamme.

Il drammatico voto al Parlamento è stato preceduto da un acceso dibattito, nel corso del quale i rappresentanti del governo hanno evocato scenari drammatici per il Paese nel caso di bocciatura del piano di austerità, necessario per ottenere in cambio della nuova tranche di aiuti da 130 miliardi di euro. A favore delle misurepresentate dal governo Papademos hanno votato 199 parlamentari, 74 i voti contrari. 

Il partito socialista e quello conservatore in Grecia, che fanno parte della coalizione di governo, hanno espulso rispettivamente 22 e 21 deputati dai loro gruppi parlamentari a seguito del forte dissenso manifestato durante il dibattito in aula sull'approvazione delle nuove misure di austerity. I parlamentari espulsi sono in totale 43, dunque i gruppi hanno ridotto la loro maggioranza parlamentare da 236 a 193 dei 300 seggi totali. Il terzo partito di coalizione, Laos, si è praticamente ritirato dal governo venerdì dopo che il suo leader si è pubblicamente opposto all'accordo.

Eppure per il ministro tedesco dell'Economia, Philipp Roesler, l'approvazione delle misure di risparmio da parte del parlamento greco non ha ancora disinnescato il pericolo per Atene. Il voto sarebbe solamente la "condizione necessaria", ha detto stamani Roesler intervistato da un programma della televisione pubblica tedesca. Sarà decisivo solo il processo di realizzazione delle riforme, su cui la troika composta da Unione europea, Bce e Fmi farà rapporto.

Ora infatti arrivano i problemi. "I tempi e l'effettiva implementazione del programma non sarà semplice". Lo ha detto il premier Lucas Papademos, dopo che il Parlamento ha dato il via libera con 199 sì e 78 no, di cui 43 voti contrari provenienti dalle file dei socialisti e dei conservatori. Il primo ostacolo sarà l'impegno scritto da parte dei leader dei socialisti e dei conservatori ad implementare il piano anche dopo le elezioni. Si tratta di una lettera di intenti che la troika chiede per dare via libera ai 130 miliardi di euro di aiuti. Secondo il Wall Street Journal il leader dei conservatori, Antonis Samaras avrebbe già detto che le misure adottate2 andranno rinegoziate dopo le elezioni. Samaras ha già detto che le misure di austerità aprono la strada ad un'intollerabile recessione. Il pacchetto approvato ieri comprende nuovi tagli per 3,3 miliardi di euro: 150 mila esuberi nell'amministrazione pubblica, la riduzione del 22% dei salari minimi, nuove privatizzazioni e liberalizzazioni.

Immagini dal mondo. Ginevra la cascata cristallizzata.



http://www.cadoinpiedi.it/2012/02/13/ginevra_la_cascata_ghiacciata_-_foto.html

domenica 12 febbraio 2012

Articolo 18, vertice segreto Monti-Camusso norma sospesa per ex precari e nuove aziende. - di Claudio Tito




Il premier ha incontrato il leader Cgil prima del viaggio in Usa. L'ipotesi prevede un congelamento fino a 4 anni. Coinvolti anche i titolari delle partite Iva.


ROMA - Un incontro segreto. Un faccia a faccia per sbloccare la trattativa. E dare uno sbocco alla riforma del mercato del lavoro. Dopo quasi tre mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi, Mario Monti ha deciso di parlare faccia faccia con il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Ottenendo un primo compromesso sulle misure che l'esecutivo varerà entro marzo.  Il premier sta studiando una soluzione che consenta al governo di presentare all'Unione europea e ai mercati una "moderna" riforma del lavoro. E ai sindacati tutti, compresa la Cgil, di non dover salire sulle barricate. Una mediazione che salvaguardi la sostanza dell'articolo 18  e al tempo stesso le esigenze del mondo occupazionale che rischia di diventare sempre più asfittico se non interviene proprio su quella stessa norma. 

FACCIA A FACCIA IN "CAMPO NEUTRO" 
Il presidente del Consiglio e il capo della Cgil non si erano mai parlati faccia a faccia. Lo hanno fatto per la prima volta nei giorni scorsi. Un lungo colloquio prima che il presidente del Consiglio partisse per gli Stati Uniti. Un confronto serrato, diretto. Che si è chiuso con qualcosa di più una stretta di mano. Non un testo definitivo o un documento, ma la disponibilità reciproca a chiudere nei tempi stabiliti un'intesa. All'interno di un perimetro composto da alcune direttrici principali: una normativa che "sospenda" e non cancelli l'articolo 18 per chi esce dal "precariato". E una "interpretazione" meno rigida del principio di "giusta causa" da parte dei tribunali del lavoro. L'incontro è stato richiesto dal capo del governo. E si è svolto in "territorio neutrale".

MONOTONIA DEL POSTO FISSO
 
Le polemiche su quella frase sulla "monotonia del posto fisso" avevano provocato uno strascico di polemiche considerato troppo pericoloso per il prosieguo della trattativa e anche per conservare integro il rapporto con il Pd. Il Professore voleva spiegarsi, chiarire che l'obiettivo dell'esecutivo non sarebbe mai stato quello di boicottare la stabilità contrattuale dei lavoratori. Come aveva fatto pubblicamente, ha riconosciuto che quella formula è stata "infelice", ma "involontaria". Le parole di Monti hanno in qualche modo rasserenato il segretario della la diffidenza iniziale si è rapidamente trasformata in "reciproca comprensione". Ma soprattutto hanno messo il confronto su binari che fino a quel momento apparivano impercorribili. I due  -  nella schiettezza reciproca  -  hanno iniziato a capirsi e a tenere conto delle rispettive necessità. Calando così la discussione su aspetti più concreti del negoziato. Che certo non può ritenersi concluso e che dovrà ora superare la prova della trattativa ufficiale. 

IL NODO DEI PRECARI 
"Noi siamo qui per fare le cose, altrimenti potevano rimanere ai nostri posti", ripete da giorni il presidente del consiglio. E quel "fare le cose" è riferito anche alla riforma del mercato del lavoro. Palazzo Chigi considera l'intervento sull'articolo 18  -  non la sua cancellazione  -  un passo decisivo per adeguare l'Italia alle nuove esigenze della globalizzazione e renderla competitiva in una fase critica per la nostra economia. In questo scambio di opinioni allora uno dei punti valutati ha riguardato la "sospensione temporanea" dell'articolo 18 per alcune categorie di lavoratori. Una soluzione che anche la Camusso ha accettato di soppesare. L'idea è quella di prevedere per chi ha una lunga esperienza di precariato la possibilità di passare alla "stabilità" accettando una prima fase in cui per tre o quattro anni non è vietato interrompere il rapporto. Un modo per far uscire molti giovani dalla transitorietà lavorativa. Magari associando una convenienza fiscale e previdenziale al datore che "stabilizza" il dipendente.

NUOVE IMPRESE E PARTITE IVA
Stesso discorso per le nuove iniziative imprenditoriali. A Palazzo Chigi sanno bene che il 97 per cento delle aziende e il 67 per cento dei lavoratori sono già sottrattati alla disciplina dell'articolo 18 perché impiegati in strutture con meno di 15 dipendenti. Difficilmente nasceranno un numero consistente di medie e grandi imprese. Ma costituisce soprattutto un segnale agli investitori internazionali. Un messaggio ai mercati che si aspettano delle novità su questo terreno. Ragionamento analogo sulle partite iva. Molti lavoratori dipendenti sono "costretti" ad aprire quel regime fiscale per consentire al datore di mascherare il rapporto di dipendenza (non a caso il numero di lavoratori autonomi appare troppo elevato in Italia, circa 9 milioni). 

QUANDO SI ARRIVA IN TRIBUNALE 
"Per come viene applicato in Italia l'articolo 18 sconsiglia l'arrivo di capitali stranieri e anche di capitali italiani", aveva detto il premier il 3 febbraio. Un chiaro riferimento al processo del lavoro, a una giurisprudenza troppo rigida e a tempi di definizione delle cause troppo lunghi. Una questione affrontata dal Professore e dal leader Cgil. E che potrebbe portare ad una "interpretazione ufficiale" della norma meno drastica e con modalità temporali meno dilatate. Una questione sulla quale presto verrà coinvolta anche il ministro della Giustizia Severino.

IL FATTORE UNITA' SINDACALE
Uno degli aspetti che negli ultimi giorni ha facilitato il dialogo con la Cgil riguarda la posizione del governo sulla "unità sindacale". "Non seguiremo la linea Sacconi volta a spaccare le organizzazioni dei lavoratori", è il refrain che ripetono a Palazzo Chigi. Monti non intende insomma lavorare per dividere Cgil Cisl e Uil. Soprattutto non rientra nei suoi piani aprire un canale privilegiato con uno o alcuni dei tre leader confederali. L'abitudine del precedente governo di escludere sistematicamente la Camusso da ogni trattativa o decisione sarà respinta dal premier e dal ministro del lavoro Fornero. Una linea, peraltro, che all'inizio di questa esperienza governativa aveva provocato qualche incomprensione proprio con la Cisl di Bonanni. "Non lavoro per spaccare i sindacati", dice Monti. Ma nemmeno per una "concertazione" old style. Nell'esecutivo è maturata la convinzione che per persuadere l'Unione europea e i mercati non può essere avallata una politica di totale condivisione. Anche perché proprio da Bruxelles Palazzo Chigi si aspetta un richiamo esplicito sul mercato del lavoro italiano e sull'articolo 18. 

MERCOLEDI' INCONTRO UFFICIALE
Il negoziato ufficiale intanto va avanti. E con ogni probabilità il governo riceverà nuovamente mercoledì prossimo tutte le delegazioni delle parti sociali. Anche il ministro Lavoro, dopo la riunione di mercoledì scorso con la Cgil, aveva manifestato un certo ottimismo: "Vedo un bel sentiero largo". E in seguito al chiarimento tra Monti e Camusso quel sentiero sembra essersi ampliato. Il progetto resta quello di chiudere l'intesa in ogni aspetto entro marzo. Escluso il ricorso al decreto, gli uomini del premier e di Fornero si stanno sempre più concentrando sulla legge delega. Un percorso comunque da completare e che nessuno nell'esecutivo può immaginare senza ostacoli e future incomprensioni. Anche il Professore sa bene che nonostante la "disponibilità" della Cgil, la riforma del lavoro difficilmente potrà essere approvata senza la protesta dei sindacati.



http://www.repubblica.it/politica/2012/02/12/news/accordo_articolo_18-29737118/