mercoledì 22 febbraio 2012

"Neutrini più veloci della luce". C'era anomalia negli strumenti.



"Neutrini più veloci della luce" C'era anomalia negli strumenti


Sarebbero dovuti a una cattiva connessione tra un ricevitore gps e un computer i dati registrati a settembre nei laboratori del Gran Sasso che sembravano mettere in discussione la relatività di Einstein. Il fisico Ereditato: "Non è ancora finita".


ROMA - I neutrini non sono più veloci della luce. Le misure rilevate nel settembre scorso 1 sarebbero dovute ad un'anomalia nel funzionamento degli apparati utilizzati per misurare la velocità dei neutrini. Un brusco risveglio per i ricercatori del Cern e dell'Infn, che a settembre avevano registato il clamoroso dato che sembrava rimettere in discussione alcune certezze della fisica.

Secondo fonti citate dall'American Association for the Advancement of Science, l'errore sarebbe da attribuire a una connessione difettosa tra un'unità gps e un computer: "La discrepanza di 60 nanosecondi (tra la velocità dei neutrini e quella della luce, ndr) sembra sia il risultato di un problema con il cavo in fibra ottica che connette il ricevitore gps usato per registrare i tempi di spostamento dei neutrini con una scheda nel computer", si legge su ScienceInsider. "Misurando il tempo che i dati impiegavano a passare nel cavo, dopo aver stretto meglio i connettori, gli scienziati hanno visto che arrivavano 60 nanosecondi prima del previsto. Dal momento che questo tempo è sottratto dal totale", spiega ancora il sito, "ecco spiegata la velocità anomala attribuita ai neutrini". Una scoperta che sembra dunque distruggere le speranze dei ricercatori anche se, precisano le stesse fonti, "ora serviranno nuove verifiche per confermare anche questa ipotesi".

A scoprire l'anomalia negli strumenti di misura è stato lo stesso gruppo di ricercatori del Cern e dell'Infn, guidato dall'italiano Antonio Ereditato, che cinque mesi fa aveva fatto il primo annuncio sulla velocità dei neutrini. Gli scienziati avevano misurato il tempo che un fascio di neutrini originato a Ginevra impiegava a coprire i 730 chilometri che lo separano dai laboratori del Gran Sasso, rilevando una velocità più alta di quella della luce. Un risultato che aveva fatto in poco tempo il giro del mondo, aprendo a scenari fino ad allora ritenuti impossibili dalla fisica.

Per Ereditato "la fine non è ancora arrivata. Importante usare la stessa prudenza che abbiamo avuto in settembre". Quindi si tratterà di verificare tutte le connessioni e le anomalie, e pensare a un nuovo esperimento.

http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/22/news/neutrini_pi_veloci_della_luce_c_era_anomalia_in_strumenti-30349960/  

Concordia, ritrovati 8 corpi c’è anche Dayana. Indagato il capo dell’unità di crisi della Costa



La bambina di Rimini era in crociera insieme al papà. Secondo la prima ricostruzione i cadaveri si trovavano nella zona di uno dei punti di ritrovo della nave. Intanto oltre a Schettino iscritti nel registro degli indagati della procura di Grosseto quattro ufficiali in plancia al momento dell'incidente e tre dipendenti dell'azienda navale.


C’è anche Roberto Ferrarini, il capo del’Unità di crisi di Costa Crociere, tra i sette nuovi indagati per il disastro della Concordia. Con lui il comandante Francesco Schettino comunicò a lungo al telefono, subito dopo l’impatto. Oltre a Ferrarini ci sono Manfred Ursprunger (executive vice presidente fleet operation di Costa), Paolo Parodi (fleet superintendent di Costa) e gli ufficiali Andrea Bongiovanni, Roberto Bosio, Silvia Coronica e Salvatore Ursino. I sette nomi si vanno ad aggiungere a quelli di Schettino e del suo vice in plancia Ciro Ambrosio facendo salire a nove il numero degli indagati. Le accuse sarebbero di omicidio colposo, naufragio, e omissione della comunicazione all’autorità marittima.

La notizia degli sviluppi giudiziari arriva nel giorno del ritrovamento della piccola Dayana, la bambina riminese di 5 anni dispersa nel naufragio. C’è anche il suo corpo infatti tra i 4 cadaveri rintracciati questa mattina dai soccorritori, ai quali se ne sono aggiunti altri 4, individuati nel pomeriggio ma ancora impossibili da recuperare a causa del peggioramento delle condizioni meteo. Non si sa ancora se tra questi c’è anche il padre della bimba, Wiliam Arlotti, che il 13 gennaio si trovava insieme a lei. Secondo la struttura commissariale della Protezione civile, la piccola sarebbe già stata recuperata e portata all’esterno del relitto insieme ad un altri due corpi, attribuibili a una donna e a un uomo. 

Dayana era in crociera insieme al padre William, di 36 anni, e alla sua compagna, Michela Maroncelli, l’unica superstite dei tre. Secondo alcune testimonianze, Dayana sarebbe scivolata nella parte sommersa della nave nei concitati momenti successivi all’impatto, quando erano già in corso le operazioni per far salire i passeggeri sulle scialuppe di salvataggio. Il padre, invece, malato cronico, potrebbe aver perso la vita nel tentativo di raggiungere la cabina dove teneva le medicine salvavita.

Le speranze di ritrovarli in vita si erano via via affievolite col passare dei giorni. Oggi, a più di un mese da quella maledetta notte, arriva l’ultima, drammatica, notizia per Susy Albertini, la mamma della bambina, che più volte nelle scorse settimane aveva visitato l’Isola del Giglio senza mai darsi pace. “Fatemi salire per ritrovare mia figlia, a me risponderà” aveva chiesto pochi giorni dopo l’incidente.

Oltre a quello della bambina, oggi il relitto della Costa Concordia, adagiato dal 13 gennaio di fronte all’isola del Giglio, ha restituito altri sette corpi, dopo 3 settimane in cui le ricerche, ridotte di molto, non avevano più dato alcun esito. Individuati dai Vigili del fuoco, i cadaveri si trovavano all’interno del ponte 4, nella parte immersa a poppa, zona indicata da diversi testimoni come punto di raccolta dove si sarebbero potute trovare molte persone. Il bilancio ora è quindi di 25 morti e 7 dispersi.

Proprio ieri il Commissario delegato per l’emergenza del naufragio della Costa Concordia, Franco Gabrielli, aveva formalizzato la conclusione delle attività di “soccorso e ricerca”, ossia tutte quelle operazioni che presuppongono ci possa essere ancora qualcuno in vita. Dando invece il via alla fase di “ricerca e recupero”, il cui coordinamento è stato affidato al contrammiraglio Ilarione Dell’Anna.

Intanto, dopo lo stop di ieri dovuto a forti venti di grecale e a mare mosso, gli operai della Smit e della Neri, le due ditte incaricate di svuotare i serbatoi della nave, hanno concluso la prima fase del recupero del carburante. Nell’ultima settimana sono più di 1300 i metri cubi di gasolio estratti dai tecnici. Mentre è atteso nei prossimi giorni l’avvio della seconda fase dei lavori, che prevede la rimozione del carburante dai restanti 9 serbatoi collocati nella zona poppiera della nave.

di Antonio Massari e Giulia Zaccariello
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Scandalo Csm sul caso Ingroia: archivia il fascicolo ma con ''rimprovero''. - di Giorgio Bongiovanni.

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C'era da aspettarselo. Ancora una volta il Consiglio superiore della Magistratura, molto più assimilabile ad un moderno "sinedrio dei magistrati", ha deciso di punire, seppur "pilatescamente", il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, reo di aver detto "tutta la verità nient'altro che la verità". Se continua di questo passo, questo consesso di "scribi e farisei" darà il suo deciso contributo per spingere la nostra già agonizzante democrazia nella fase terminale della sua già diffusa malattia. Tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila esprime il pieno sostegno ed appoggio al procuratore Antonio Ingroia per questa che appare come una velata e vigliacca minaccia alla sua persona e al suo lavoro.
E' stata approvata dal plenum del Csm la delibera che "bacchetta" il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per il suo intervento di tre mesi fa al congresso del Pdci lo scorso 30 ottobre, nel quale disse tra l'altro di non poter essere imparziale nei confronti di forze che, cercano "quotidianamente" di introdurre "privilegi e immunità" a vantaggio di pochi, in spregio al principio di uguaglianza, e di sentirsi "partigiano" della Costituzione. 
La proposta, che prevede inoltre la trasmissione degli atti alla quarta Commissione per l'inserimento nel fascicolo personale di Ingroia (con possibili ripercussioni sulla propria carriera), ha avuto 16 voti tra cui quelli del vicepresidente, Michele Vietti e dei vertici della Corte di Cassazione, il primo presidente, Ernesto Lupo, e il procuratore generale, Vitaliano Esposito. Sei voti andati alla proposta di minoranza, che era stata presentata la scorsa settimana dal consigliere togato Paolo Carfì (Movimento per la giustizia), più blanda, che chiede l'archiviazione ma senza l'invio degli atti. 
Hanno votato per questa proposta, oltre allo stesso Carfì i quattro togati di area democratica Francesco Cassano, Vittorio Borraccetti, Francesco Vigorito e Roberto Rossi e il laico di centrosinistra Glauco Giostra. Due gli astenuti, Paolo Auriemma di Unicost e Angelantonio Racanelli di Magistratura indipendente. 
La proposta approvata chiede dunque l'archiviazione perché non sussistono gli estremi per configurare un'incompatibilità ambientale e dunque un trasferimento d'ufficio. Immediata la risposta del magistrato che ha detto: “Rispetto la decisione del Csm a maggioranza, ma prendo atto con amarezza che un'ampia maggioranza del Consiglio, compreso il suo vicepresidente, esprima apprezzamenti negativi nei confronti di un magistrato 'colpevolè di avere dichiarato enfaticamente la propria fedeltà alla Costituzione repubblicana. Preoccupa il fatto che diventi minoritaria dentro il Csm la tutela di un diritto costituzionalmente garantito”. “Ma non mi meraviglia - dice ancora Ingroia - So che il Paese è arretrato di molto sul terreno dei diritti di libertà dei suoi cittadini, magistrati compresi. Rivendico in ogni caso il diritto di esprimere la mia fedeltà alla Costituzione in qualunque sede e auspico che da domani il Csm sia altrettanto solerte nei confronti di chi non solo non dichiara la propria fedeltà alla Costituzione, ma neppure la pratica, dimostrando ben altre partigianerie”.

Picchia i bambini a scuola, arrestata una maestra elementare nel vibonese.





Vibo Valentia - (Adnkronos) - Le indagini dei Carabinieri, condotte attraverso una serie di telecamere nascoste nelle aule, hanno consentito di accertare i fatti.
Vibo Valentia, 22 feb. - (Adnkronos) - I carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una maestra elementare di una scuola del vibonese. La donna deve rispondere di maltrattamenti verso gli alunni.
Le indagini, condotte attraverso una serie di telecamere nascoste nelle aule, hanno consentito di accertare che la maestra, durate le lezioni, malmenava con schiaffi e pugni gli scolari piu' indisciplinati, lanciava loro libri e penne, li strattonava, tirava i loro capelli e inveiva fino a farli piangere. Alcuni bambini avevano riferito ai propri genitori di non volere piu' andare a scuola.


Mills: respinta istanza ricusazione giudici

Berlusconi


La richiesta era stata presentata all'ex premier Silvio Berlusconi.


MILANO  - La corte d'Appello di Milano ha respinto l'istanza di ricusazione dei giudici del processo Mills presentata da Silvio Berlusconi.

Con il rigetto dell'istanza di ricusazione dei giudici della decima sezione penale, davanti ai quali si sta celebrando il processo Mills, i giudici della corte d'appello di Milano hanno in sostanza bocciato la tesi sostenuta da Silvio Berlusconi e cioé che il collegio avrebbe "anticipato il giudizio in tema di prescrizione" e avrebbe condotto un' istruttoria dibattimentale "a senso unico", consentendo l'audizione dei soli testimoni indicati dall'accusa, e tagliando invece quelli chiesti dalla difesa. Una tesi, questa, evidentemente infondata per i giudici della Corte d' Appello, i quali invece hanno accolto la richiesta dell' avvocato generale Laura Bertolé Viale di respingere nel merito la dichiarazione di ricusazione proposta dall'ex premier in quanto non è indebita manifestazione del proprio giudizio indicare in udienza che un reato sta per prescriversi.

Con il rigetto dell'istanza di ricusazione dei giudici del processo Mills proposta da Silvio Berlusconi, il processo in cui l'ex premier è imputato di corruzione in atti giudiziari, riprende sabato prossimo. Per quel giorno è prevista la conclusione dell'arringa delle difese e la camera di consiglio dei giudici per la sentenza.

martedì 21 febbraio 2012

Como, un operaio con un milione di euro nel cruscotto.


Aveva nascosto in auto un milione di euro in contanti in un doppiofondo ricavato dietro il cruscotto, ma un quarantenne comasco è stato scoperto e denunciato al rientro dalla Svizzera: l'uomo è un operaio. E' stato così chiesto l'intervento dei finanzieri specializzati in doppifondi, che hanno individuato l'intercapedine e il denaro in sacchetti sottovuoto. Il sospetto è che l'uomo sia uno spallone, ovvero incaricato di portare il denaro oltreconfine per conto terzi.

Parma La città sotto inchiesta dove tutti rubavano tutto ora è appesa a musica e cibo (parmigiano fatto dai sikh). - di Aldo Cazzullo



Rubavano tutti, di tutto, su tutto. Tutti, secondo l' accusa: dal capo dei vigili al capo dello staff del sindaco. Di tutto: le tangenti venivano pagate non solo in denaro - spesso sul conto di mogli e fidanzate -, ma con assunzioni e favori, lavori in giardino e nelle case al mare, e anche un iPad, un impianto a gas sull' auto dell' anziano genitore, una moto da trial per il figlio. Su tutto: i pasti dei bambini nelle mense scolastiche, le rose per le fioriere sul torrente - 180 mila euro di rose -, le luminarie di Natale, costate solo 15 mila euro; peccato che nessuno le abbia viste. Fino a quando non è arrivato il Di Pietro di Parma, Gerardo Laguardia, a scoperchiare il sistema, far dimettere il sindaco, indagare undici assessori su tredici; il dodicesimo, Giovanni Paolo Bernini, è stato direttamente arrestato; il tredicesimo, Roberto Ghiretti, ex giocatore di volley, è il prossimo candidato sindaco. Il parmigiano e il Parmigianino, il prosciutto di Parma e «La Certosa di Parma», «Sangue a Parma» di Ferrata e Vittorini e il profumo Acqua di Parma, «La Favorita del Duca di Parma» e «Gialloparma», il Parmacotto e il Ris di Parma; per tacere di Parmalat. Parma medievale, dove Benedetto Antelami scolpì la fatica dell' uomo mese per mese, luglio miete, settembre vendemmia, novembre ammazza il maiale. Parma francese, con il suo modo di arrotare la erre, un accento tutto suo diverso da quello emiliano; le vie del centro non si chiamano vie ma strade e borghi, al mare non si va a Rimini ma alle Cinque Terre. Parma capitale, del Granducato e della musica: nel giro di qualche chilometro sono nati Paganini, Verdi, Toscanini, Renata Tebaldi. Ognuno dei 180 mila parmigiani avrebbe il suo motivo per sentirsi orgoglioso di una piccola patria dalla forte personalità, così importante per definire l' identità italiana. Proprio per questo sono così arrabbiati nel vedere la città degradata a capitale degli scandali. Non era ancora sanata la grande truffa Parmalat, che è esploso lo scandalo del Comune. Il viaggio a Parma comincia nella procura della Repubblica. Tra un interrogatorio e l' altro, il procuratore Laguardia racconta come tutto è cominciato. Ad accendere la scintilla del rogo fu un negoziante, che vide il vicino gettare nella spazzatura un vecchio computer, e i camion dell' Enia, la municipalizzata, portarlo via come se non fosse un rifiuto speciale, da smaltire a parte. Il procuratore cominciò a indagare. Era il 2009. Trovò un ex funzionario, «mi pare si chiamasse Ferrari, il ragionier Ferrari», disposto a parlare. Fece nascondere nella sede dell' Enia le telecamere, che filmarono il pagamento di una tangente. Ordinò i primi arresti. L' operazione fu chiamata Green Money: fatture gonfiate per lavori di manutenzione del verde pubblico, inutili o mai eseguiti. Poi l' operazione ha cambiato nome: Easy Money. I magistrati hanno prima pescato i pesci piccoli, funzionari comprati per pochi euro o qualche favore. Sono stati loro ad accusare i veri beneficiari, i padroni del Comune. Così sono finiti in carcere i principali collaboratori del sindaco Pietro Vignali, l' ex capo di gabinetto Carlo Iacovini e il responsabile del settore ambiente Manuele Moruzzi. La procura ha poi indagato l' intera giunta, per la delibera che doveva stravolgere l' antico ospedale del ' 400 con una serie di lavori, compresa l' apertura di un albergo. Alla seduta mancavano gli assessori Bernini e Ghiretti e il sindaco Vignali, non indagato ma ribattezzato «Vignavil» per l' ostinazione con cui è rimasto attaccato alla poltrona sino al settembre scorso, e anche «Svignali» per le fughe precipitose dal palazzo comunale assediato da centinaia di parmigiani inferociti. Il procuratore Laguardia è un milanese arrivato a Parma a 15 anni. Fu lui, appena entrato in magistratura, a smascherare lo scandalo edilizio del ' 75, il primo dell' Italia consociativa. Anche allora - racconta - rubavano tutti: la giunta socialista e comunista, e l' opposizione democristiana. Però rubavano per il partito. A un certo punto Psi, Pci e Dc decisero di costruire il centro direzionale e di intestarselo: crearono così una società in cui ognuno aveva il suo prestanome. Adesso, spiega Laguardia, si ruba per sé e per i propri cari. Il capo dei vigili, per esempio: Giovanni Maria Jacobazzi, ex tenente dei carabinieri, chiamato in città dopo lo scandalo del 2008, quando un ragazzo africano di nome Bonsu, scambiato per uno spacciatore, fu picchiato e umiliato dai vigili. Per rimediare, il Comune contribuì a finanziare un film riparatore, «Baciato dalla fortuna», con Vincenzo Salemme nei panni di un vigile di Parma, ovviamente buono. E si affidò a Jacobazzi. Accusato ora di aver venduto informazioni riservate per 4 mila euro a un investigatore privato di Monza. C' è poi un' intercettazione in cui si scusa con il signor Parmacotto, Marco Rosi, per una multa da 150 euro - occupazione abusiva di suolo pubblico, colpa dei tavolini del suo locale -: «Signor Rosi, sono mortificatissimo e incazzatissimo, lavoro con un branco di imbecilli...». In carcere è finito anche un imprenditore, Alessandro Forni, con l' accusa di aver comprato l' appalto per un' area addestramento di cani poliziotto, mai realizzata. Il procuratore Laguardia ha chiesto conto a Jacobazzi dei giri in macchina a fianco di Forni, che guidava la sua Aston Martin con la patente scaduta: «Ma lei non lo sapeva?». «Certo che lo sapevo: sono il capo dei vigili». «E perché gli consentiva di guidare senza patente?». «Be' , non ero mica in servizio...». Piccole cose. Segni di uno stile, di un costume, come le «attrici» che comparivano alle prime del Regio accanto al sindaco, una sera Rossella Brescia, un' altra Sara Tommasi (quando però i giornali ipotizzarono che avesse portato lui Nadia Macrì ad Arcore, il sindaco ebbe un moto di ribellione: «Ma vi pare che Berlusconi abbia bisogno di me per conoscere belle donne?»). L' inchiesta ora punta sulle grandi opere, sui veri affari. Il ponte a Nord, opera faraonica per scavalcare un torrente, fortunatamente incompiuta (il progetto prevedeva una copertura con i negozi). Il cantiere infinito della stazione, degno di una metropoli. Lo Stu-Pasubio, un intero quartiere tipo Vele di Scampia da ridisegnare. Non si faranno invece la metropolitana, il Palasport, il centro anziani. Il procuratore sospetta che fossero pretesti per lucrare sul denaro pubblico. Il Comune è gravato dai debiti - l' opposizione dice 630 milioni -, e non poteva spendere. Così costituiva società miste, per potersi permettere consigli d' amministrazione ben retribuiti e consulenze da scambiare con altri favori. Le indagini sono talmente numerose che Laguardia non ha più uomini. E incombono i processi per l' altro grande scandalo: Parmalat. Tre sostituti se ne sono andati. Ne restano quattro. A maggio arriva un uditore. Ma il processo contro Deutsche Bank e Morgan Stanley dovrebbe cominciare il mese prossimo, e rischia di saltare. Calisto Tanzi, almeno lui, ha pagato. Trentasette anni e 11 mesi di carcere. Dovesse farli tutti, uscirebbe a 111 anni (ne ha 73). Ora è ricoverato in ospedale, nel reparto detenuti, accanto a un pensionato che ha strangolato la moglie. Rifiuta il cibo, lo nutrono con una sonda. I suoi avvocati sostengono che sta morendo e chiedono i domiciliari; il tribunale deciderà il 6 marzo. Finora ha sempre detto no, anche a causa della collezione d' arte su cui Tanzi ha investito sino all' ultimo, lasciando l' azienda al proprio destino. Il genero Stefano Strini, marito di Laura Tanzi, la terzogenita, avrebbe confessato alla procura di aver nascosto lui i quadri, nel 2003; ora ha cambiato vita, fa il kebabbaro. La collezione Tanzi è stata anche recensita da Sgarbi: il «Ritratto di donna» di De Nittis vale 600 mila euro, il «Ritratto di contadina» del Favretto può arrivare a 800 mila; l' «Autoritratto» di Antonio Ligabue è tra i 500 e i 700 mila, la «Ballerina di Degas», matita su carta, non più di 200 mila. Poi ci sono i disegni di Severini e Modigliani, l' incisione di Grosz, l' acquerello di Cezanne, il pastello di Pizarro, la gouache di Utrillo. I pezzi forti sarebbero i due Van Gogh, il Manet, il Gauguin, il Picasso: roba da decine di milioni. Secondo Sgarbi, però, sono falsi. A Parma preferiscono pensarli autentici. Qualcuno racconta che le perle della collezione sarebbero tuttora nascoste nei sotterranei di una chiesa. Per il resto, i Tanzi sono stati disconosciuti da tempo: non sono neppure di Parma, ma di Collecchio. Parmalat nel frattempo è diventata francese, e la città non ha certo alzato barricate per difenderla. I veri signori qui sono i Barilla: 7 mila dipendenti in Italia, 2 mila sul posto. Dice Elvio Ubaldi, sindaco per nove anni dal ' 98 al 2007, che «i Barilla si fanno i fatti propri». In realtà anche loro sono dispiaciuti per quel che è successo alla città. Capita ad esempio di incontrare per strada Paolo Barilla, che racconta con un sorriso amaro della rotonda sotto casa, trasformata dalla giunta in un tripudio di aiuole tipo giardino dell' eden. Ubaldi governò senza Lega, con i centristi e le liste civiche. Racconta che la città è sempre stata politicamente moderata, né reazionaria né rivoluzionaria, poco fascista e non troppo comunista. La sinistra cercava il compromesso con la borghesia e candidava ingegneri o notai. La destra ha candidato lui, un democristiano. Le grandi opere sono iniziate con la sua giunta, però. E Vignali è stato per nove anni suo assessore. «Non avevo capito chi fosse davvero» assicura Ubaldi. Si vota a maggio. Alle primarie qui il Pd ha vinto, con l' ex presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli. Il Pdl punta su Ghiretti. Ubaldi non ha ancora deciso se candidarsi: «È come se una vena di pazzia avesse colto gli amministratori. La protervia del potere, l' abisso della corruzione. Dobbiamo uscirne». In passato è accaduto di peggio. Parma giunse ad accusare la sua sovrana, Maria Luigia, di zooerastia, l' amore innaturale per un animale, il cavallo Alexandre. Alberto Bevilacqua ha scritto un libro di 300 pagine su «Parma degli scandali», dal crac Salamini al giro di tangenti scoperto dal giovane Laguardia: uno degli accusati si chiamava Giuseppe Verdi, quando il suo nome rimbombava in tribunale erano tutti a disagio, anche il giudice. Poi venne il caso di Bubi Bormioli, industriale, amico dell' attrice Tamara Baroni, marito della marchesa Maria Stefania Balduino Serra. Sulla vetreria Bormioli scrissero: «Bubi, non tamareggiare». Dell' omicidio di un altro industriale, Carlo Mazza, fu accusata una ballerina dell' Est, Katharina Miroslava. Racconta Bevilacqua che la città sa essere feroce. Quando nel 1734 vi entrò l' armata tedesca, subito fu ammazzato l' attendente del comandante, poi il principe di Wirtemberg al seguito delle truppe, infine il comandante in persona. Quando arrivarono i fascisti di Italo Balbo, Guido Picelli nascose i suoi uomini sui tetti dell' Oltretorrente, e mise in fuga le squadracce dopo una battaglia sanguinosa. Qui, nel quartiere popolare, si stabilirono Dickens, Leopold Mozart e Byron, che si calava zoppo al lume di una lanterna nella Camera del Correggio. Oltretorrente viveva Francesco Mazzola detto Parmigianino, prima di abbandonare la pittura per l' alchimia. Il professore di storia dell' arte di Bevilacqua era Attilio Bertolucci, il poeta, padre di Bernardo, il regista. Pure il negozio del genero di Tanzi - Pfk: pizza focaccia kebab - è nell' Oltretorrente, in borgo Coccone; ma anche lui deve passarsela male, le serrande sono sempre chiuse. Poi ci sono le cose che funzionano. L' Authority sull' alimentare. Il collegio europeo. Le cucine Scic, il gruppo chimico Chiesi. L' università si considera la più antica d' Europa (discende dallo studio fondato nel 960 dal vescovo Oddone), la Gazzetta di Parma è in edicola dal 1735. Ma la vera forza della città è la commistione tra spirito e carne, la cultura della musica - Parma Lirica, il Club dei Ventisette, il Circolo Falstaff - e quella del cibo. Il culatello di Zibello, il salame di Felino, la spalla cotta di San Secondo, la culatta di Fontanellato, e poi gola, pancetta, gambetto, gambettino, fiocco, fiocchetto, strolghino, coppa, prete, ciccioli, e ovviamente il prosciutto di Parma: 4.781 allevamenti, 9 milioni di prosciutti, un miliardo e mezzo di fatturato. Il vero miracolo, però, è il parmigiano. Un distretto che comprende anche Reggio, Modena, la provincia di Mantova a Sud del Po, quella di Bologna a Ovest del Reno. Foraggi e latte solo della zona, 383 caseifici, 3.500 stalle, 244 mila mucche, un consorzio che porta in tribunale chiunque si azzardi a chiamare un formaggio «parmesan», «parmeso», «parmetta». Il parmigiano quello vero ormai lo fanno i sikh, guidati dal casaro, che di solito è ancora italiano. Ma adesso c' è anche il primo casaro indiano, Singh Sarabjit, 42 anni. Non porta il turbante ma il cappellino con la scritta «consorzio parmigiano reggiano». Nato in Punjab, dove i contadini hanno dimestichezza con le mucche, qui ha imparato a rompere la cagliata, coagulare il latte con lo «spino», raccogliere con la pala la massa caseosa, lavorare le forme, farle invecchiare, marchiarle a fuoco, dar seguito alla fatica secolare dei parmigiani, che né le bizzarrie di Maria Luigia, né gli imbrogli di Tanzi, né i latrocini comunali potranno mai interrompere. 


http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/20/Parma_citta_sotto_inchiesta_dove_co_9_120220021.shtml