sabato 25 febbraio 2012

Forte scossa di terremoto a Palermo panico in città ma niente danni.



Forte scossa di terremoto a Palermo panico in città ma niente danni

Sisma di magnitudo 4.2 al con epicentro al largo di Ustica. Protezione civile e pompieri escludono  conseguenze.


Paura a Palermo per una forte scossa di terremoto avvertita alle 21,35 in città e in provincia. La scossa, breve ma piuttosto violenta, ha gettato nel panico la popolazione, soprattutto i residenti dei piani alti, molti dei quali si sono precipitati in strada per il timore di nuove scosse. Il centralino dei vigili del fuoco è stato subissato di chiamate, nessuna delle quali però ha segnalato danni a persone o cose. Anche la sala operativa della Protezione civile non ha segnalato alcun danno.

Il sisma è stato di magnitudo 4.2 Richter, con epicentro in mare, tra il capoluogo siciliano e l'isola di Ustica (22 chilometri a est dell'isola) e a 43 chilometri di profondità. La scossa è stata avvertita in tutta la provincia: alcune segnalazioni di persone impaurite sono giunte anche da Cefalù. La scossa, secondo il database Iside dell’Ingv, è stata preceduta da ben 21 eventi sismici a partire dalla mezzanotte dell’altro ieri, due dei quali di magnitudo superiore a 2, registrati sempre nell’area del basso Tirreno.

L'epicentro è nella stessa area in cui il 6 settembre 2002, alle 3.20 di notte, fu registrata una forte scossa di magnitudo 5.6 Richter che provocò numerosi danni in città.

Sentenza Mills, reato prescritto per Berlusconi.




Vignetta di Vauro



Triibunale: il reato prescritto da circa 10 giorni. La Procura valuta impugnazione della sentenza.


Silvio Berlusconi, imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari, è stato prosciolto per prescrizione dai giudici della decima sezione penale del tribunale al termine del processo sul caso Mills. Il dibattimento è durato cinque anni.

Saranno pronte tra 90 giorni le motivazioni con cui oggi i giudici di Milano hanno prosciolto per prescrizione Silvio Berlusconi imputato per il caso Mills. Le motivazioni dovrebbero chiarire se la presunta corruzione in atti giudiziari dell'avvocato Mills è stata commessa o meno da parte dell'ex premier.

La Procura di Milano, da quanto si é saputo, valuta l'ipotesi di impugnare in appello la sentenza con cui oggi è stata dichiarata la prescrizione per Silvio Berlusconi nel processo sul caso Mills.

Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno lasciato il Tribunale di Milano, dove i giudici hanno dichiarato la prescrizione per Silvio Berlusconi nel processo Mills, senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti perché, come ha spiegato Ghedini,"non si lavora così, si è creata una situazione insostenibile, siamo stati travolti". L'avvocato si è riferito al fatto che dentro l'aula di Palazzo di giustizia le molte telecamere si sono avvicinate subito dopo la lettura della sentenza quasi travolgendo i due legali.

Il pm di Milano Fabio De Pasquale dopo la lettura del dispositivo con cui Silvio Berlusconi è stato prosciolto per pervenuta prescrizione si è limitato a dire "inutile commentare".

"Una sentenza così la impugno tutta la vita". Lo ha detto l'avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, lasciando l'aula del processo Mills dopo il proscioglimento per prescrizione dell'ex premier. Longo e il collega Niccolò Ghedini dopo la sentenza sono stati presi d'assalto dai cronisti.
"Noi abbiamo l'auspicio di avere una assoluzione piena, perché crediamo che il presidente Berlusconi se la meriti". Lo ha detto l'avvocato Niccolò Ghedini, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se ricorreranno contro la sentenza che ha dichiarato la prescrizione.
''Una prescrizione a Milano per il presidente Berlusconi e' un successo, perche' gli avversari politici diranno che e' uno scandalo''. Lo ha detto uno dei legali dell'ex premier, l'avvocato Piero Longo.
TRIBUNALE, REATO PRESCRITTO DA CIRCA 10 GIORNI  - La prescrizione del reato di corruzione di atti giudiziari contestato a Silvio Berlusconi per il caso Mills e' scattata tra il 15 e il 18 febbraio scorso. Sarebbero questi i calcoli fatti dal tribunale di Milano che oggi ha prosciolto con un non doversi procedere l'ex premier appunto perche' il reato ormai e' estinto in quanto prescritto. I giudici, da quanto e' filtrato, nel fare i loro calcoli sono partiti considerando l'11 novembre 1999 come giorno in cui sarebbe stata commessa la presunta corruzione, cioe' il versamento di 600 mila dollari da parte di Berlusconi al legale inglese in cambio di dichiarazioni reticenti ai processi alla Gdf e All Iberian. Tale calcolo tiene conto anche delle cinque sospensioni dei termini di prescrizioni che si sono succedute nel corso del dibattimento a partire dal marzo del 2007 quando la posizione dell'ex premier non era ancora stata stralciata e quindi era coimputato con David Mills. Infine il Collegio nei suoi conteggi avrebbe adottato la giurisprudenza secondo la quale quando si verifica una sospensione in attesa della decisione della Corte Costituzionale (in questo caso e' accaduto due volte) in relazione all'eccezione di legittimita' di una norma secondo la quale i termini di prescrizione riprendono a decorrere dalla pubblicazione della sentenza della Consulta in Gazzetta Ufficiale.
La vignetta di Vauro è qui:

'Finti poveri' in case popolari a Padova.







PADOVA  - Irregolare più di una autocertificazione su due, con casi eclatanti di finti poveri perché evasori totali, e oltre 60 titolari di appartamenti pubblici che ora dovranno pagare canoni di affitto più alti se non addirittura cercarsi una abitazione sul libero mercato. E' il risultato di una serie di controlli attuati negli ultimi 12 mesi dalla Guardia di Finanza in stretta sinergia con l'Ater - Azienda Territoriale Edilizia Residenziale - di Padova.

Tra i casi più significativi di truffa portati alla luce dall'inchiesta della Gdf sui 'finti poveri' delle case popolari di Padova quello di un signore che a fronte di dichiarazioni dei redditi ridotte all'osso, parcheggiava nel posto auto di un immobile Ater (in provincia di Padova), la propria Mercedes CLS 3.500. Un'auto che vale quasi quanto un mini appartamento. Ora dovrà fare i conti con il Fisco, l'Autorità Giudiziaria alla quale è stato segnalato e l'Ater che ha avviato la procedura di decadenza. Altra situazione singolare è rappresentata da un cittadino italiano formalmente disoccupato, di fatto titolare di un avviato bar in pieno centro storico a Padova. Per lui è stato fatale l'utilizzo di 10.000 euro in contanti, frutto di evasione fiscale, per saldare spese condominiali e affitti arretrati. "Questi falsi indigenti - spiega il colonnello Ivano Maccani, comandante della Guardia di finanza di Padova - non solo evadono il Fisco ma risultando formalmente non abbienti, scavalcano in graduatoria i veri poveri: stiamo parlando di famiglie che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, a pagare il mutuo, le bollette, che sono danneggiate dagli evasori fiscali. Il modello Padova che si basa sulla sinergia strettissima tra Guardia di finanza e le amministrazioni pubbliche mira proprio a riequilibrare questa stortura del sistema determinata da ricchi che si camuffano da poveri per continuare ad accumulare ricchezza". Grazie alle risultanze investigative della Guardia di finanza negli ultimi mesi l'Ater di Padova ha infatti conseguentemente incrementato i canoni di locazione per un importo pari a 80.000 euro.



http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/02/24/visualizza_new.html_103391628.html  

venerdì 24 febbraio 2012

Addio a tutti i reati più piccoli saranno archiviati senza processo. - di Liana Milella



La Camera sta per modificare il codice di procedura penale per dire basta ai procedimenti contro i "mini crimini". Così i "fatti di particolare tenuità" come microfurti, liti e ingiurie non saranno più perseguiti: ma la modifica non riguarderà recidivi e delitti gravi.


ROMA - Piccoli reati addio. Archiviati dal giudice senza arrivare al processo. Niente più primo, secondo, terzo grado. Un decreto per dire che non hanno né il peso né il valore per meritare ore di dibattimento. Proprio perché sono piccoli e occasionali reati. Perché hanno un valore economico modesto. Perché possono essere "perdonati". Alla Camera stanno per approvare un nuovo articolo del codice di procedura penale, il 530bis, il "proscioglimento per particolare tenuità del fatto". Il relatore, il pd Lanfranco Tenaglia, fa l'esempio del furto della mela: "Se la rubo in un supermercato è un furto, ma il danno per il proprietario è tenue. Ma se la rubo alla vecchietta che ne ha comprate tre, quel fatto non sarà tenue". La Lega lo ha già battezzato legge "svuota-processi" dopo quella svuota-carceri. Ribatte la pd Donatella Ferranti: "È un articolo rivoluzionario, una pietra miliare sulla via della depenalizzazione". Basta leggere il testo: "Il giudice pronuncia sentenza di proscioglimento quando, per le modalità della condotta, la sua occasionalità e l'esiguità delle sue conseguenze dannose o pericolose, il fatto è di particolare tenuità". Chi commette reati di frequente è fuori. Fuori rapine, omicidi, sequestri, violenze sessuali. Il giudice archivia e avvisa la parte offesa che può utilizzare il decreto per rivalersi in sede civile.

Furto al supermercato
Di un capo di biancheria, reggiseno, slip, maglietta intima. Forzando e sganciando la placchetta anti-taccheggio. Il ladro viene scoperto e fermato. Il suo, codice alla mano, è un furto aggravato con violenza sulle cose, a stare agli articoli 624 e 625 del codice penale la persona rischia da uno a sei anni. Ma il giudice prende in mano il caso, valuta innanzitutto l'esiguo valore dell'oggetto portato via, poi si documenta e soppesa la personalità e la storia del soggetto che ha commesso il furto. Scopre che si tratta della prima volta. Il suo non è un reato abituale. Decide di archiviare per la "tenuità del fatto".

Assegni trafugati
Un commerciante in difficoltà economiche e strozzato dagli usurai incassa un assegno di cento euro senza andare troppo per il sottile. Lo riutilizza pagando un fornitore. Purtroppo l'assegno arriva da un furto e il commerciante rischia, come ricettatore e in base all'articolo 648 del codice penale, da due a otto anni di reclusione. Ma se davanti al giudice riesce a dimostrare la sua buona fede, rivela le sue difficoltà, documenta che nella sua vita professionale non è mai incorso in un simile incidente, potrà evitare il processo e ottenere un'archiviazione.

I beni pubblici
Telefonate private di due dipendenti da un ministero di Roma. Nel quale è in corso un'inchiesta proprio per evitare questi abusi. Il primo chiama una volta New York perché suo figlio, che vive lì, è gravemente malato. Il secondo telefona ogni giorno, e a lungo, alla fidanzata che vive a Milano. Il codice, all'articolo 314, punisce il peculato dai tre ai dieci anni. La prima persona potrà fruire di un'archiviazione perché il suo è un "piccolo" reato, una sola chiamata e per ragioni gravi. Il secondo andrà incontro al suo processo perché abusa quotidianamente e di nascosto di un bene pubblico.

Lite di condominio 
In un appartamento vive una coppia di coniugi. In quello accanto un gruppo di studenti che spesso invitano gli amici e si divertono fino a notte fonda. Un giorno, dopo l'ennesima nottata, scoppia una lite furibonda in cui volano parole grosse e si arriva alle mani. I vicini si allarmano e chiamano la polizia. Scatta una denuncia per minaccia e violenza privata contro i coniugi. Il 612 prevede il carcere fino a un anno e la procedibilità d'ufficio. Passa qualche giorno e i ragazzi chiedono scusa. Il fatto è isolato, occasionale, non ha precedenti. Il giudice archivia pure questo "piccolo" reato.

Armi dimenticate
Un fucile vecchio, ma funzionante, scoperto in soffitta dalla polizia durante un controllo. Ma il proprietario della casa dice di non saperne niente, poi si ricorda che quel fucile era di suo padre, che aveva un regolare porto d'armi e aveva fatto regolare denuncia. Alla sua morte il figlio non si è più ricordato del fucile chiuso in un baule. La sua è detenzione illegale d'armi punibile da uno a otto anni in base alla legge 895 del 1967 poi modificata da quella del 1974, la 497. Rischia l'arresto in flagranza. Ma se dimostrerà la buona fede e proverà d'aver davvero "dimenticato" il fucile lasciandolo inutilizzato, potrà ottenere un'archiviazione.

Guida in stato di ebbrezza
Un giovane manager va a cena a casa di amici che abitano poco lontano da lui. Tre isolati in tutto. Usa l'auto perché sa che rientrerà tardi. Durante la serata beve un paio di bicchieri di vino e un paio di whisky. Al ritorno, quando sta per arrivare sotto casa, viene fermato da una volante che lo sottopone alla prova del palloncino. Che risulta positiva. In base al codice della strada rischia il sequestro dell'auto, la revoca della patente, il processo. Ma se non ha infranto il codice della strada né provocato incidenti e se il fatto è isolato può usufruire dell'archiviazione.

La diffamazione
Il giornalista scrive un articolo su un personaggio pubblico riportando nel suo pezzo una citazione dal pezzo di un suo collega che contiene una ricostruzione, peraltro non smentita, ma giudicata falsa e diffamatoria solo quando essa viene riportata, per citazione, in questo articolo. L'articolo 595 del codice penale sulla diffamazione infligge una pena da sei mesi a tre anni. Ma se il giornalista può dimostrare che riteneva la fonte attendibile, che non aveva un intento persecutorio nei confronti del destinatario dell'articolo, che il suo curriculum professionale è immacolato, il giudice può archiviare la sua posizione.

Ingiuria aggravata
Due colleghi, di fronte ad altri dello stesso ufficio, litigano per il possesso di una scrivania. S'insultano malamente ("Sei un cornuto..." dice uno all'altro, "tua moglie è una grande p..." risponde l'altro), arrivano alle mani, parte un cazzotto che colpisce a un occhio uno dei due. È un caso classico di ingiuria aggravata, punita dal 594 del codice penale con una pena fino a un anno di carcere. Ma se, di fronte ad altri testimoni che possono provare l'autenticità del fatto, i due si riappacificano veramente, il giudice può valutare l'opportunità di un'archiviazione.