domenica 4 marzo 2012

Caso Lusi, dai Dl “uno stipendio a Bianco” 600mila euro per la sua attività politica. - di Eduardo Di Blasi






Dai conti correnti del partito di Francesco Rutelli spuntano dei rimborsi spese al senatore per circa 600mila euro dal 2009 a oggi. Lui garantisce: "E' tutto in regola, pagavo dei collaboratori". Ma tra i beneficiari dei bonifici figura anche la società della sua ex segretaria.

Documenti di spesa, rimborsi, costi per società di comunicazione, francobolli e fotocopie. In quelli che sembrano gli ultimi giorni della Margherita, si sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi. I panni sporchi si lavano in piazza, con un duplice effetto. Da una parte si mettono sotto una luce sinistra coloro che hanno preso soldi dal partito negli ultimi tre-quattro anni (quando cioè la Margherita ha finito di compiere il suo percorso elettorale trasformandosi in un’associazione politica assistita peraltro dal finanziamento pubblico dei partiti fino al 2011). Dall’altra, però, quei panni lavati in pubblico, fanno una maggiore luce su come i Dl spendessero i propri soldi. Elemento, che se può dispiacere a chi quei finanziamenti li ha ricevuti, fornisce un quadro d’assieme più completo della vicenda.

Ieri, il quotidiano Libero, che nei giorni precedenti si era concentrato su un passaggio di denaro dai conti dei Dl alla campagna elettorale di Matteo Renzi (che ha negato la circostanza annunciando querela), ha raccontato di un altro passaggio di denaro: questa volta dalla tesoreria dei Dl ad una società, la M&S Congress, ritenuta vicina al Presidente dell’Assemblea federale della Margherita Enzo Bianco. Dopo la pubblicazione dell’articolo, gli avvocati del partito diFrancesco Rutelli (l’organizzazione politica è parte offesa nel procedimento giudiziario contro l’ex tesoriere Luigi Lusi, accusato di aver distratto milioni dalla cassa comune) hanno annunciato querela contro Libero, colpevole “di alcuni articoli in cui si attribuisce, contro il vero, l’opera di diffusione di presunto materiale istruttorio agli inquirenti del caso-Lusi. Vi sono prove, infatti – scrivono i legali Titta Madia e Alessandro Diddi – che le ricostruzioni e informazioni false, inesatte e contraddittorie pubblicate dal quotidiano non provengono dagli inquirenti”. Sono al contrario “strumento di un tentativo di inquinamento dell’indagine in corso, un occulto e vano tentativo di intimidazione verso la parte offesa nel procedimento pena-le”, vale a dire i Dl. Quei dati, quindi, non provengono dall’indagine in corso a Roma. Nondimeno esistono.

Libero, ieri, ha pubblicato dunque una serie di versamenti che la Margherita ha fatto alla societàM&S Congress, ascritti a Enzo Bianco in quanto la società catanese con sede nella medesima via della segreteria di Bianco, è posseduta a metà tra Mario e Patrizia Minnelli. Quest’ultima, per anni segretaria dello stesso Bianco, è anche tra i fondatori dell’associazione Liberal che fa capo al senatore. Dai conti della Margherita a quelli della M&S Congress transita il grosso della cifra che il partito versa per l’attività politica del presidente dell’assemblea Dl: 47.286 euro nel 2009, 151.005 nel 2010 126.359,24 nel 2011. Sia l’amministratore unico della società Mario Minnelli (a Libero), che lo staff di Enzo Bianco (al Fatto Quotidiano), non negano l’esistenza di questo rapporto.

La distinta dei pagamenti, però, contiene altre voci, che, fuori dalla polemica giudiziaria, hanno una loro importanza. Secondo questo rendiconto la Margherita negli ultimi tre anni ha versato all’attività politica di Bianco una cifra vicina ai 600mila euro. Vale a dire: 186.639 euro nel 2009, 212.559,66 nel 2010 e 226.780,92 nel 2011. Nel 2009 i Dl pagano infatti al presidente dell’assemblea federale le spese telefoniche (sue e della sua segreteria), per la cifra annua di 7.478 euro, 47.969 euro per i suoi collaboratori a progetto, 7.501 di contributo Inpgi, 9.875 per lo stipendio di un altro dipendente, 10.680 euro per la pubblicità su Europa, 1.200 per un’iniziativa editoriale con l’Unità e il Riformista, 2.933 per l’acquisto dei giornali, e altri 41 mila euro per rimborsi spese per comunicazione e propaganda (oltre a quelli della M&S, si deduce).

Nel 2010 e nel 2011, poi, tra le altre voci, compare un “rimborso spese” senza voci specifiche. E sono cifre importanti: 48.972,05 euro nel 2010 e 66.238 euro nel 2011. Cosa sono quei soldi? Il sospetto – che arriva dalle trincee di questa guerra – è che siano uno stipendio mascherato che il partito forniva al proprio presidente (cifra peraltro non denunciata poichè Bianco dichiara per il 2010 la sola indennità di Palazzo Madama). Il senatore, invece, che ammette senza difficoltà quei versamenti, spiega che sono gli stipendi di tre collaboratori che erano in precedenza assunti dalla Margherita. Certo i Dl potrebbero far cadere i sospetti di questa guerra (e il “tentativo di intimidazione”) se decidessero di rendere pubblico quello che, si sospetta, verrà riversato a rate su giornali e tribunali con ben diversa eco.

Palermo, alle primarie dei veleni interviene anche la Digos. - di Enrico Fierro




Borsellino, Monastra, Ferrandelli, Faraone

Le forze dell'ordine nel quartiere Zen dopo la segnalazione di una donna che offriva un euro a ogni votante. Nel seggio dedicato agli extracomunitari pulmini carichi di votanti. E sul voto lo spettro dell'ennesima, pesante frattura all'interno dei democratici, divisi sul sostegno al governatore Lombardo.

Del pericolo di brogli e voto inquinato aveva parlato Antonio Di Pietro pochi giorni fa. E qualcosa sta accadendo in queste primarie palermitane infuocate del centrosinistra. Intanto l’affluenza è molto alta, alle 13 avevano votato oltre 10mila persone, quasi la metà dei votanti alle primarie per le comunali del 2007 (19433). Questa volta, assicurano gli addetti ai lavori, quella soglia sarà abbondantemente superata. Voto partecipato, quindi, ma carico di tensione.

Allo Zen, il quartiere simbolo del degrado di Palermo, è intervenuta la Digos dopo che era stato segnalato l’attivismo di una donna che offriva un euro (l’equivalente del ticket che si paga ai seggi) agl elettori che si recavano a votare per uno dei quattro candidati.

Nel seggio di Piazza Bellini, quello destinato al voto dei minorenni e degli 851 immigrati iscritti nelle liste, lunghissime code. E la presenza di un pulmino carico di elettori extracomunitari con le insegne di una cooperativa sociale e la scritta vota Ferrandelli. Si tratta dell’ex capogruppo in consiglio comunale dell’Idv sostenuto anche dall’ala del Pd che appoggia il governo di Raffaele Lombardo alla Regione.

Rita Borsellino, Davide Faraone Antonella Monastra, gli altri tre candidati, ma la lotta vera è tra la Borsellino e Ferrandelli (Faraone, rappresentante siciliano di Matteo Renzi, viene dato nei sondaggi al terzo posto). Dell’ex golden-boy dipietrista ha parlato ieri Saverio Romano, l’ex ministro inquisito per mafia in una lettera inviata ai giornali. “Vengo tirato in ballo da tale Ferrandelli, come sostenitore della signora Borsellino alle consultazioni interne al centrosinistra. Falso, tendenzioso e ingeneroso, proprio perché costui si é recato a casa di esponenti autorevolissimi del mio partito a chiedere sostegno. E’ vero, preferisco un avversario serio e leale come la Signora ad un giovane saltimbanco dell’arrampicata, ma ciò non mi coinvolge nella loro competizione. Del resto io ed il mio partito abbiamo pochi consensi, perché se ne preoccupa…”.

Ferrandelli smentisce, ovviamente, ma la lettera di Romano accredita il sospetto di un intervento di truppe cammellate del centrodestra o di sostenitori dell’autonomista Raffele Lombardo nelle primarie del centrosinistra.

Come finirà si saprà dopo le nove di questa sera, quando si chiuderanno le urne nei 31 gazebo e comincerà la conta dei voti. Quello che è certo è che queste primarie lasceranno macerie nel centrosinistra palermitano e nello stesso fronte dell’antimafia. Rita Borsellino è sostenuta da una parte del Pd, voluta da Bersani con l’appoggio di Sel, Idv, Rifondazione comunista- Fds, socialisti di Nencini e movimenti. Fabrizio Ferrandelli ha l’appoggio pieno delle correnti e dei potentati dentro il partito di Bersani che fanno da stampella al governo Lombardo.

Se vince la Borsellino – Leoluca Orlando lo ha detto ieri con chiarezza al nostro giornale – “un minuto dopo inizia la battaglia per cacciare Lombardo dalla Regione”, se vince Ferrandelli uomini come Giuseppe Lumia, l’ex presidente dell’Antimafia, e Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars, spingeranno per un ingresso del Pd nel governo regionale. Ma la battaglia va ben oltre i confini siciliani, perché una sconfitta della Borsellino sarebbe un vero e proprio knock-out per Bersani, più forte del colpo ricevuto a Genova.

“Rita Borsellino – dicono nel Pd palermitano – non è Marta Vincenzi, il suo nome evoca una storia tragica. Rita è un simbolo per l’Italia perbene”. Infine c’è il ruolo di Leoluca Orlando, per molti palermitani ancora “’u sinnaco”. In questi giorni è stato attivissimo nella campagna elettorale a favore della Borsellino, anche se non ha mai dichiarato esplicitamente di aver fatto un passo indietro rispetto all’ipotesi iniziale che lo voleva come uno dei competitori. “Ma un passo di lato sì”. Al di là dei bizantinismi, per molti questa affermazione significa che se non dovesse vincere la Borsellino, e soprattutto in presenza di un voto non limpidissimo, romperebbe il patto col centrosinistra e si presenterebbe comunque con una sua lista al primo turno. Intervistato ieri dal nostro giornale, l’ex sindaco della Primavera ha liquidato questa ipotesi in modo nettissimo: “Le grandi storie non si ripetono e Rita Borsellino vincerà le primarie e le elezioni comunali vere”.

COS'È LA TAV? ECCO LE RISPOSTE - VIDEO




Una giornalista de L'Ultima Parola ha chiesto ad alcuni parlamentari di spiegare ai cittadini cosa fosse la Tav. Ecco le risposte...

‎" CHI SI SPARTIRA' LA TORTA TAV ??? ECCOLI QUA !!!!! "





Cmc (Cooperativa Muratori e Cementist) cooperativa rossa, quinta impresa di costruzioni italiana, al 96esimo posto nella classifica dei principali 225 «contractor» internazionali che vanta un ex-amministratore illustre, Pier Luigi Bersani, si è aggiudicata l’incarico (affidato senza gara) di guidare un consorzio di imprese (Strabag AG, Cogeis SpA, Bentini SpA e Geotecna SpA) per la realizzazione del cunicolo esplorativo a Maddalena di Chiomonte. Valore dell’appalto 96 milioni di Euro.


Rocksoil s.p.a società di geoingegneria fondata e guidata da Giuseppe Lunardi il quale ha ceduto le sue azioni ai suoi familiari nel momento di assumere l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Nel 2002, la Rocksoil ha ricevuto un incarico di consulenza dalla società francese Eiffage, che a sua volta era stata incaricata da Rete Ferroviaria Italiana (di proprietà dello stato) di progettare il tunnel di 54 Km della Torino-Lione che da solo assorbirà 13 miliardi di Euro. Il ministro si è difeso dall’accusa di conflitto di interessi dicendo che la sua società lavorava solo all’estero.


Impregilo è la principale impresa di costruzioni italiana. È il general contractor del progetto Torino-Lione e del ponte sullo stretto di Messina. Appartiene a: 
33% Argofin: Gruppo Gavio. Marcello Gavio è stato latitante negli anni 92-93 in quanto ricercato per reati di corruzione legati alla costruzione dell’Autostrada Milano-Genova. Prosciolto successivamente per prescrizione del reato.
33% Autostrade: Gruppo Benetton. Uno dei principali gruppi imprenditoriali italiani noto all’estero per lo sfruttamento dei lavoratori delle sue fabbriche di tessile in Asia e per aver sottratto quasi un milione di ettari di terra alle comunità Mapuche in Argentina e Cile
33% Immobiliare Lombarda: Gruppo Ligresti. Salvatore Ligresti è stato condannato nell’ambito dell’inchiesta di Tangentopoli pattuendo una condanna a 4 anni e due mesi dopo la quale è tornato tranquillamente alla sua attività di costruttore.


" CI VOGLIONO PECORELLE !!!!! SVEGLIAAAAAAAAAA !!!!! "
(Rossana Mela)


https://www.facebook.com/rossana.mela

venerdì 2 marzo 2012

Con i tassi dei bond in caduta risparmio di 55 miliardi in 3 anni. - di Ettore Livini

Con i tassi dei bond in caduta risparmio di 55 miliardi in 3 anni

Il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi tocca anche i 304 punti, minimo da settembre. Il recupero sui mercati ha lo stesso impatto di una maxi Finanziaria. Benefici su chi ha mutui variabili.


DOPO MESI di capricci (con una impennata a novembre a quota 575 punti), lo spread tra Bund e Btp torna con i piedi per terra. Ieri il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi è sceso a quota 308 (con un minimo a 304), il livello più basso da settembre. E i tassi dei decennali sono caduti sotto il 5%. 

La credibilità del governo Monti sommata ai mille miliardi dati alle banche dalla Bce hanno riportato gli acquisti su bond tricolori e Piazza Affari (ieri +2,9%). Per i conti dell'Italia è più di una maxi-Finanziaria: con i rendimenti a questi livelli, Roma pagherà nei prossimi tre anni 55 miliardi di interessi in meno rispetto alle stime di novembre.

Il modello tedesco 
Bund più vicini con l'effetto-fiducia: distacco quasi dimezzato in tre mesi 
Il recupero di ieri (con il record di scambi sui bond di casa nostra) ha riportato il differenziale di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani a quota 308, un risultato che non si vedeva dalla scorso settembre. La spia dell'allarme, naturalmente, non è ancora spenta: visto che solo un anno fa, con la Grecia già sull'orlo del baratro, la forbice era di "soli" 200 punti.

II combinato disposto della credibilità del governo Monti e della pioggia di liquidità a costo (quasi) zero garantita dalla Bce alle banche ha mandato per ora in soffitta il brutto ricordo di novembre scorso, quando il rendimento dei BtP decennali era salito al 7,5%, il 5,75% in più dei Bund. Ieri i titoli a dieci anni tricolori rendevano il 4,92% e il recupero (per fortuna) c'è stato su tutte le scadenze.  

Il risparmio 
Il Belpaese paga meno interessi: in tre anni recuperato il 2,7% del Pil 
Quanto risparmia l'Italia grazie al calo dei rendimenti sui titoli di Stato? Tanto, anzi tantissimo. I numeri parlano da soli: il 28 novembre Roma ha pagato il 6,5% di interessi per convincere gli investitori a comprare i suoi Bot semestrali. Martedì scorso lo stesso titolo è stato collocato senza difficoltà garantendo solo l'1,2%. 

Il calo medio dei rendimenti sulla curva delle durate è tra i 2 e i 3 punti percentuali. Banca d'Italia stima per ogni punto risparmi per le casse dello stato alla voce spesa per interessi pari allo 0,2% il primo anno, 0,4% al secondo e 0,5% al terzo. Tradotto in soldoni, ai livelli attuali, equivale a uscite inferiori per 55 miliardi in tre anni rispetto a quelle previste con i tassi dello scorso novembre. 

Piazza Affari 
Torna l'ottimismo sul listino che balza del 18% da novembre 
Il recupero di credibilità dell'effetto Italia non si misura solo con il termometro del Btp. L'ottimismo regna infatti da qualche mese anche a Piazza Affari che ha recuperato l'11% da inizio anno e il 18% dai minimi di novembre. Una rondine, certo, non fa primavera visto che rispetto a marzo 2011 il bilancio è fotografato da uno sconsolante -24%. 

Protagoniste, nel bene e nel male, le banche: crollate lo scorso anno per la zavorra dei Btp nei loro bilanci e ripartite a razzo nelle ultime settimane: dal primo gennaio la Popolare Milano ha recuperato il 69% e l'Mps il 68%. Qualcuno ha fatto dei bei soldi. Peccato che chi ha comprato gli stessi titoli un anno fa registri oggi rispettivamente un saldo del -47 e del -38%.  

Mutui meno cari 
Per chi ha il tasso variabile riduzioni fino a 300 euro l'anno 

Un bel sospiro di sollievo lo tirano anche gli italiani che negli anni scorsi hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile per comprarsi la casa. D'accordo, l'Euribor  -  il valore di riferimento in base a cui si calcolano le rate  -  non si era impennato in verticale come i rendimenti dei Btp. Ma qualche deciso aumento c'era stato lo stesso. 

Ora anche questo tasso ha ripreso a scendere. Il suo rendimento a tre mesi (quello che fa fede per i mutui) è sceso dall'1,5% allo 0,9%. Per un mutuo a tasso variabile 20 anni su una cifra vicina ai 130 milioni, il risparmio medio può essere calcolato in 300 euro l'anno circa. Resta il fatto che molte banche preferiscono dirottare i fondi presi in prestito dalla Bce sui titoli di Stato con rendimento alto e certo piuttosto che prestarli a famiglie e imprese.  

Italia-Spagna 
Roma riesce a riagganciare Madrid nel derby mediterraneo dei tassi 

Dopo quasi sette mesi di pesante purgatorio, l'Italia è riuscita questa settimana a completare quasi del tutto la remuntada su Madrid. Sui titoli biennali il sorpasso è già fatto: ieri i Btp a due anni tricolori rendevano l',168% mentre i Bonos con la stessa scadenza viaggiavano al 2,1%. Un mezzo miracolo visto che a novembre scorso lo spread nel derby del Mediterraneo era arrivato a livelli stratosferici, con la Spagna che collocava titoli biennali a interessi inferiori del 2,5% di quelli che riusciva a spuntare Roma.

Il gap è quasi chiuso anche sui decennali: ieri quelli italiani rendevano il 4,91% contro il 4,82% dei "cugini" iberici. Segno che il differenziale di credibilità dei due paesi, malgrado a Madrid si sia votato e da noi no, è ormai colmato.

Sacrosante verità.



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Prende dieci milioni dallo Stato, ma la “sua” coop è vicina al crac. - di Vittorio Malagutti



I guai dell'imprenditore Fabio Talin finanziato dal Fondo d'investimento italiano inventato dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Per il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino "è tutto regolare". Ora però 120 lavoratori-soci potrebbero perdere il posto.


I bagagli impacchettati con il cellophane in aeroporto
Un’idea semplice: impacchettare nel cellophane i bagagli destinati alle stive degli aerei. E poi una crescita a tutta velocità. Malpensa, e anche Linate, Fiumicino, Bari, Bergamo. Una concessione dietro l’altra anche all’estero, negli aeroporti di Istambul, San Paolo del Brasile, Buenos Aires fino a Miami in Florida. Fabio Talin, veneto con residenza in Svizzera, ex pilota d’auto, amico di Paolo Berlusconi, è diventato ricco così, con i cellophane per i bagagli. E alla fine è riuscito anche a farsi finanziare con i soldi pubblici. Quelli messi a disposizione dal Fondo d’investimento italiano, inventato da Giulio Tremonti quando era ministro per sostenere le medie imprese. A fine del 2011 oltre 10 milioni di euro del fondo sono andati alla TrueStar, l’azienda che impacchetta i bagagli.

La coop fa crac 

Tutto bene? No, perché a pochi mesi dall’accordo con la società pubblica, Talin ha già un problema grosso da risolvere. La cooperativa a cui TrueStar ha affidato tutto il lavoro negli aeroporti si trova in gravi difficoltà. Anzi, c’è chi dice che sia molto vicina al dissesto. Per evitare di sospendere il servizio, Talin si è fatto carico dell’ultimo mese di stipendio dei circa 120 soci-lavoratori della coop, che si chiama Solution Teams. Scampato pericolo, per il momento. Se non fosse che la vicenda rischia di far esplodere un bubbone ancora più grosso. E di mettere in discussione i criteri con cui un fondo statale ha scelto di appoggiare proprio l’azienda di Talin, piuttosto che decine di altri imprenditori che avevano fatto domanda. I principali interrogativi riguardano i rapporti tra TrueStar e la cooperativa presieduta da tale Ciro Savino.

Per Ichino è tutto ok
Tutto regolare? Oppure la coop Solution teams, che aveva sede negli uffici della TrueStar, era nient’altro che un’emanazione dell’azienda di Talin, una situazione tale da far sospettare una possibile “interposizione illecita di manodopera”. Sei mesi fa, poco prima dell’accordo con il Fondo, Talin ha trovato l’appoggio di un autorevole parere legale. Quello di Pietro Ichino, senatore Pd, noto anche per le sue posizioni, non allineate a quelle di gran parte della sinistra, su precariato e flessibilità. Il documento siglato da Ichino, 13 pagine in tutto, esclude l’esistenza di “particolari profili di criticità perciò che attiene ai rapporti tra TrueStar e Solution Teams”. Tutto in regola dice il parere legale esibito da Talin. Il tema dei rapporti tra TrueStar e la cooperativa è in effetti molto delicato. E non solo perché l’azienda finanziata dallo Stato conta solo su 9 dipendenti. Le attività svolte da TrueStar sono affidate quasi per intero ai lavoratori (in buona parte stranieri) reclutati dalla Solution Teams, di cui diventano soci. La legge, però, prescrive l’assoluta separazione tra l’azienda e la cooperativa. In caso contrario si rischia di finire sott’accusa per il reato di somministrazione illecita di lavoro. Qualcosa di simile al caporalato, per dirla in parole povere. Significa che l’imprenditore sfugge agli oneri del lavoro dipendente affidandosi a strutture esterne create ad hoc. Una pratica sempre più diffusa in questi anni. Talin, interpellato dal Fatto, non commenta. Ichino nel suo parere legale garantisce che non ci sono “particolari profili di criticità”.

Qualche dubbio
Il Fatto ha accertato alcune circostanze che permettono quantomeno di sollevare qualche dubbio su questa versione dei fatti. Eccoli. Fino a novembre 2011 la cooperativa aveva sede negli uffici di Gallarate (Varese) della TrueStar. A questo proposito, nel parere legale di Ichino, datato 29 agosto, si legge testualmente che “si suggerisce alle due società di separare le due sedi”. Proprio quello che è successo poco dopo. Le coincidenze non finiscono qui. Ciro Savino, presidente della coop, in alcuni documenti aziendali viene indicato come “responsabile della corporate operation” di TrueStar. Maurizio Orsi, uno dei cinque amministratori di TrueStar, fino a marzo 2010 rivestiva lo stesso incarico nella cooperativa e prima ancora lo troviamo amministratore delegato (con Talin presidente) della Securebag, poi fusa con TrueStar. Insomma, le stesse persone vanno e vengono tra coop e azienda. Va poi segnalato che la quasi totalità dei lavoratori-soci di Solution Teams è impiegato presso le aziende di Talin. Perfino i due siti internet, quello della coop e quello dell’azienda, presentano la stessa veste grafica. Nel suo parere legale Ichino ammette che tra le due società c’è una forte “sinergia operativa” che però non comporta una “unicità de facto”. Il rischio, per Talin, è che ora i soci della cooperativa si rivolgano a un giudice per farsi assumere dalla TrueStar. Argomentando che fin dall’inizio era proprio TrueStar il loro vero datore di lavoro. Finanziato con i soldi di Stato.