giovedì 15 marzo 2012

SABINA GUZZANTI IL MONOLOGO DI APERTURA



Il monologo di apertura di Sabina Guzzanti della prima puntata di Un Due Tre Stella in onda su La7 il mercoledì alle 21.10 



Ecco la requisitoria che ha salvato Dell’Utri. - di Marco Lillo



Il Fatto pubblica il testo dell'intervento con cui il sostituto pg Iacoviello ha chiesto l'annullamento della condanna del senatore Pdl. Leggendolo si scopre che in tre casi ci sono argomenti smentiti dai fatti.

Il senatore Marcello Dell'Utri
Sostiene Iacoviello che la sentenza di condanna contro il senatore Dell’Utri non cita mai la sentenza Mannino. Ed è falso. Sostiene Iacoviello che il capo di imputazione è liquido e l’accusa mancante. Due volte falso. Sostiene anche che non è ammissibile il concorso esterno in associazione a delinquere semplice. Falso per la terza volta. C’è un solo metodo per giudicare la requisitoria del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello che ha chiesto l’annullamento della sentenza di condanna contro Marcello Dell’Utri: leggerla.

Invece il dibattito di questi giorni si è svolto esclusivamente sulle poche note pubblicate dai cronisti delle agenzie di stampa, che hanno riportato resoconti stringati del discorso del rappresentante dell’accusa davanti alla Cassazione. Fortunatamente su Internet (pubblicata sul sito della rivista Diritto penale contemporaneo) si possono trovare le 18 pagine dello “schema di requisitoria integrato con le note d’udienza”: sostanzialmente la scaletta della requisitoria di Iacoviello, che non ha smentito l’attribuzione alla sua penna del canovaccio.

Il Fatto l’ha letto e ha scoperto che Iacoviello non scrive (e chissà se le ha dette davvero) le parole di condanna del concorso esterno e di para-assoluzione dell’imputato Dell’Utri riportate da tutti i giornali. Il sostituto procuratore generale sembra invece possibilista sulla sua colpevolezza: “L’annullamento con rinvio per vizio di motivazione (soluzione poi statuita dalla Corte accogliendo la sua richiesta, ndr) non vuol dire che l’imputato è innocente. Vuol dire che la motivazione è viziata, non che la decisione è sbagliata. E’ un annullamento fatto non a favore dell’imputato, ma a favore del diritto”. Certo, valutandolo ex post, come direbbe Iacoviello, questo rinvio – se porterà alla prescrizione – sarà oggettivamente a favore di Dell’Utri, ma ex ante ancora non si può dire. Comunque Iacoviello – se anche non avesse detto le cose riportate dalla stampa – nelle sue note ha infilato una serie di imprecisioni importanti. Vediamole una a una.
1) “C’è un capo di imputazione che riempie quasi una pagina. Ebbene, dopo averlo letto, possiamo metterlo da parte. Lì dentro non c’è il fatto per cui l’imputato è stato condannato. … In questo processo la cosa più difficile è trovare l’imputazione (…) qui abbiamo un imputato, un reato. Ma non un’imputazione. O meglio, un’imputazione liquida. Per una condanna solida”.

L’imputazione sarà liquida e la condanna solida, come dice il pg, ma la requisitoria di Iacoviello è gassosa e si sgonfia subito. Basta leggere il capo di imputazione della sentenza per scoprire che occupa quasi tre pagine (non meno di una) ed elenca le responsabilità del senatore nel dettaglio. Dell’Utri ha “concorso nelle attività della associazione di tipo mafioso denominata Cosa Nostra…ad esempio:

1. partecipando personalmente a incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra, nel corso dei quali venivano discusse condotte funzionali agli interessi della organizzazione; 2.intrattenendo, inoltre, rapporti continuativi con l’associazione per delinquere tramite numerosi esponenti di rilievo di detto sodalizio criminale, tra i quali, Pullarà Ignazio, Pullarà Giovanbattista, Di Napoli Giuseppe, Di Napoli Pietro, Ganci Raffaele, Riina Salvatore, Graviano Giuseppe;
3. provvedendo a ricoverare latitanti appartenenti alla detta organizzazione;
4. ponendo a disposizione dei suddetti esponenti di Cosa Nostra le conoscenze acquisite presso il sistema economico italiano e siciliano.

Così rafforzando la potenzialità criminale dell’organizzazione in quanto…” e via elencando. Come si possa sostenere che questo sia un capo di imputazione “liquido” e che “l’accusa diventa fluida e sfuggente”, come sostiene Iacoviello, è un mistero.

2) La seconda imprecisione di Iacoviello è ancora più grave. Secondo il pg, infatti, la Corte di appello di Palermo avrebbe ignorato la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha assolto l’ex ministro Calogero Mannino dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di un’accusa grave nei confronti dei giudici della Corte palermitana perché in sostanza li taccia di sciatteria se non di mala fede, perché quella sentenza di annullamento è un vero e proprio punto di riferimento per chiunque si occupi di questa materia. Al riguardo nelle note di Iacoviello si legge:

“La sentenza Mannino (metodicamente ignorata dalla sentenza) ci dice che il contributo del concorrente esterno deve essere concreto, effettivo e rilevante, il quesito giuridico è: ‘Come è possibile un contributo concreto effettivo e rilevante a una estorsione, che però sia qualcosa di meno del concorso in estorsione?’.E poi rincara la dose: “La sentenza nelle poche pagine cruciali in cui tratta del concorso esterno dell’imputato non cita neppure una – ripeto una – sentenza. Eppure il concorso esterno ha vissuto stagioni climatiche estreme nella giurisprudenza. Si potevano citare almeno le SS.UU. Mannino”.

Ebbene basta fare un semplice ‘trova’ con il comando del computer per scoprire che la sentenza Mannino è citata per sei volte in tre punti diversi della sentenza di appello della Corte di Palermo. In due punti della sentenza (a pagina 81-82 e 106) la “Mannino” è citata quando si riportano le tesi della difesa del senatore a favore di Dell’Utri. Ma a pagina 260 si invoca il criterio più rigoroso richiesto dalle Sezioni Unite contro Dell’Utri proprio per motivare la condanna a suo carico: “Si trascura di considerare infatti che la condotta di Marcello Dell’Utri è risultata decisiva nell’apportare consapevolmente all’organizzazione mafiosa un contributo al suo rafforzamento avendo consentito a Vittorio Mangano e quindi a Cosa nostra di avvicinarsi a Silvio Berlusconi avviando un rapporto parassitario protrattosi per quasi due decenni. Anche con la sentenza n. 33748 del 12 luglio-20 settembre 2005 (ric. Mannino) le Sezioni Unite hanno ribadito il principio giurisprudenziale, già espresso con le sentenze Demitry (Sez. Un., 5/10/1994), Mannino (Sez. Un., 261 27/9/1995 in sede cautelare) e Carnevale (Sez. Un., 30/10/2002), secondo cui per il delitto di associazione di tipo mafioso di cui all’art. 416 bis c.p. è configurabile il concorso esterno”.

La sentenza di appello poi prosegue analizzando l’elemento del dolo, cioè la consapevolezza di Dell’Utri di apportare un vantaggio a Cosa Nostra con il suo comportamento, svolgendo esattamente il ragionamento che il sostituto Iacoviello sostiene che la Corte non abbia fatto in sentenza. Probabilmente il pg non ha letto attentamente la sentenza che avrebbe dovuto difendere se solo avesse svolto in modo tradizionale il suo mestiere di pubblico accusatore, senza ergersi a giudice dei giudici e senza mimetizzarsi da avvocato degli avvocati. Solo così si spiega quello che si legge nelle sue note seguenti:

Qui la sentenza ha fatto un’applicazione rigorosa di uno dei fondamentali criteri dell’ars disputandi: non fare citazioni imbarazzanti.

3) Infine la terza inesattezza del pg riguarda un principio giuridico. Scrive Iacoviello: “Si sarebbe dovuto affrontare un tema preliminare e cruciale: il concorso esterno è ammissibile anche per il 416 c.p. (cioè l’associazione a delinquere semplice, ndr)? Gli effetti sarebbero devastanti”. Ancora più devastante per Iacoviello è però la lettura del saggio del professore dell’università di Palermo Costantino Visconti pubblicato sulla solita rivista on line Diritto Penale Contemporaneo. Visconti cita la sentenza della Cassazione del 24 gennaio 1994 contro Silveira che “riguarda l’applicazione del concorso di persone al reato associativo semplice” e chiosa “sbaglia dunque il pg Iacoviello a sostenere che nessuno aveva mai parlato di un’ipotesi del genere”.

Ti potrebbero interessare anche

mercoledì 14 marzo 2012

Dalai Lama "Il fiore della libertà". - Emanuele Boanini




Al giorno d’oggi è particolarmente triste vedere che persone in condizioni difficili non ricevono aiuto per ragioni politiche.
Alcune patiscono indirettamente gli effetti provocati dai governi che stanziano troppo denaro per gli armamenti e, di conseguenza, trascurano necessità fondamentali come l’agricoltura;il risultato è che, quando una calamità naturale si abbatte sul territorio,la situazione diventa disperata.
Altre persone patiscono direttamente le conseguenze di una negligenza  dovuta  alla discriminazione nei confronti di una comunità.Se un soldato americano viene ucciso,la notizia ha una diffusione immediata,ma pochi si preoccupano di quanti civili o combattenti vengono uccisi nelle file del nemico.Tutti coloro che sono stati uccisi erano persone e ognuno di loro apprezzava la propria via.
Il fatto che persone bisognose siamo ignorate o abbandonate per ragioni politiche mostra che cosa ci manca. Per quanto intelligenti, potenti e abbastanza forti da sfruttare i popoli e distruggere il mondo,ci mancano la gentilezza e l’amore vero.
”Letto e meditato su quanto sopra mi pongo una domanda:noi ricordiamo di questo o di quello per i suoi meriti intellettuali, civili, artistici o per azioni eroiche, ma ci dimentichiamo che a questo mondo,ogni giorno, migliaia di bambini,e non solo bambini, muoiono di fame, che altri vengono sfruttati come schiavi,che altri ancora periscono sotto le bombe per una guerra assurda oppure che subiscono violenze inaudite. Ci dimentichiamo che si allontana dal proprio paese per venire nel nostro lo fa per fame e ci dimentichiamo pure che costoro lasciano laggiù i propri cari, i figli o i genitori.Noi non amiamo nessuno se non il nostro ben stare e non valutiamo mai che quello che succede ad altri oggi può succedere a noi domani. Giorni fa ero a Genova e mentre camminavo in via XX Settembre vedo un uomo in ginocchio che tendeva la mano. 
Ad un giovanotto molto ben vestito che ha espresso parole irriguardose il poveretto ha detto: “ Siamo molto distanti io e lei vero?”
Ora al sentire queste parole che possiamo fare se non piangere con lui. 



http://eleboa.blogspot.com/2011/03/dalai-lama.html#.T2DUs0SmkQ8.facebook 

Cari ex colleghi senatori, basta con la questua. - Franca Rame

Il blog di Franca Rame su Il Fatto Quotidiano

Cari ex senatori, in quanto ex senatrice (dimissionaria prima della fine dell’unica legislatura da me sostenuta), ho ricevuto unacircolare inviatami dalla vostra Associazione che mi ha lasciato basita. In detta circolare sono contenute inesattezze (per usare un eufemismo) davvero imbarazzanti.

Voi parlate di una “insidiosa” (perché insidiosa? direi giusta) campagna mediatica sui “costi impropri della politica” a proposito delle vostre condizioni di parlamentari cessati dal mandato e dei “presunti privilegi” che, per quanto vi riguarda, sarebbero “inesistenti”. Avete un gran senso dell’umorismo a definire i vostri privilegi “presunti” e “inesistenti”! Agli occhi di tutti gli italiani, anche di quelli stupidi, i vostri privilegi sono reali, non presunti: esistono eccome! A botte di vitalizi da 3.000, 5.000, 7.000 euro mensili (rispettivamente dopo una, due o tre legislature) che, trattandosi appunto di vitalizi, sono a vita!

Ma state ragionando con la testa o con un’altra parte del corpo lontana dal cervello? Il vostro programma prevede incontri di approfondimento sulla legge elettorale, sul Mezzogiorno, ma anche “sul debito pubblico” e “sulla corruzione”. È encomiabile che vi preoccupiate del debito pubblico che avete contribuito alla grande a far diventare smisurato (siamo vicini ai 2 mila miliardi di euro). Scopro poi che avete pure una sede in Parlamento: pagate l’affitto?

La vostra lettera

Si chiude con una questua da accattoni: cioè con la richiesta ai “soci” (socia a me? Ma soci sarete voi!) di un contributo di 15 euro mensili. Seguono le firme degli ex onorevoli o senatori Antonello Falomi (4 legislature, se non erro 9.000 euro al mese di vitalizio); Gerardo Bianco (7 legislature, è invecchiato lì, non oso immaginare il vitalizio al mese); Maurizio Eufemi (2 legislature, credo 5.000 euro); e Renzo Patria (una sola legislatura, appena 3.000 euro, poveretto).

Che cos’è, uno scherzo?

Leggi la lettera dell’Associazione ex parlamentari della Repubblica

Ti potrebbero interessare anche

A PAPA'...A MA'..USCITE PURE....MA MASSIMO ALLE 20 A CASA....!!!


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=273687456039638&set=a.273687442706306.65315.152310471510671&type=1&theater

Le mani della mafia sul porto di Palermo I boss gestivano i container, blitz della Dia. - di Salvo Palazzolo



Su 157 soci della Newport ben 40 hanno precedenti per mafia. Scatta la sospensione degli amministratori per le due società che attualmente curano i servizi all'interno all'area portuale. Sequestrati beni per due milioni di euro.


Nonostante arresti e processi, i boss di Cosa nostra avrebbero continuato a gestire indisturbati i servizi all'interno del porto di Palermo. Le indagini del centro operativo Dia di Palermo e della Procura hanno fatto scattare l'amministrazione giudiziaria per due società, sono la "Portitalia" e la "Tcp", che all'interno dell'area portuale del capoluogo siciliano gestiscono la distribuzione delle merci, i trasporti e la logistica. Il provvedimento di sospensione degli amministratori, per sei mesi, riguarda anche la Newport, che fino al 2011 gestiva gli stessi servizi. La decisione è della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presiduta da Silvana Saguto.

Nella Newport, 40 dei 157 soci avevano precedenti per mafia. Le altre due società, che hanno ereditato le attività, sarebbero state create ad hoc, dopo i primi accertamenti della Dia e della Prefettura, "solo per fare un'operazione di restyling", così scrivono i giudici di Palermo.
 
Con lo stesso provvedimento vengono sequestrati beni per due milioni di euro a quattro soggetti ritenuti vicini a Cosa nostra, che figuravano fra i soci della Newport. Il sequestro dei beni riguarda Buccafusca Girolamo, Maurizio Gioè, Antonino Spadaro (classe '56) e il suo omonimo classe '48.


Direttamente da Facebook...


I leghisti sono come i soldi, meglio se li investi....


https://www.facebook.com/notes/goood-morning-vietnaaam/i-leghisti-sono-come-i-soldi/354758667897249