giovedì 12 aprile 2012

Auto blu, Ballaman condannato per peculato a un anno di reclusione.


Edouard Ballaman


Viaggi a carattere privato e non istituzionale, tra cui anche la trasferta da casa all’aeroporto per il proprio viaggio di nozze, per l'ex presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che si era autosospeso dalla Lega Nord.

L’ex presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Edouard Ballaman, autosospesosi dalla Lega Nord, è stato condannato dal Tribunale di Trieste per peculato d’uso a un anno di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per l’uso improprio dell’auto blu, con la concessione delle attenuanti generiche.

Ballaman era stato accusato di aver approfittato dell’auto blu per una serie di viaggi a carattere privato e non istituzionale, tra cui anche la trasferta da casa all’aeroporto per il proprio viaggio di nozze. L’accusa ha chiesto la condanna per 38 viaggi, esclusi alcuni tra cui una trasferta a Milano per la prima del film “Barbarossa” assieme ai vertici del Carroccio. La lista dei viaggi era stata pubblicata dal quotidiano Messaggero Veneto e aveva causato le sue dimissioni e l’autosospensione dal partito. Nel luglio scorso, la Corte dei Conti lo aveva condannato a risarcire 10 mila euro.

Prima della sentenza, arrivata nel pomeriggio, l’ex presidente del Consiglio regionale aveva annunciato che non avrebbe presentato ricorso alla Corte dei Conti contro la condanna perché, come aveva detto oggi l’avvocato difensore, Luigi Fadalti “si è chiusa la partita contabile con il pagamento della somma richiesta”.

Ad aprile 2010 Ballaman aveva deciso di rinunciare all’Audi A6 full optional con autista – chiedendo comunque un rimborso spese di 3.200 euro mensili per raggiungere la sede del Consiglio regionale a Trieste dalla sua casa a Pordenone – nel frattempo però, seduto comodo sui sedili in pelle dell’Audi blu regionale, nei due anni precedenti si era girato mezzo nord-est per i fatti suoi. Dai viaggi con la fidanzata, poi moglie, Chiara Feltrin, per accompagnarla dal dentista, o durante i preparativi per il matrimonio.

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Bobo Maroni come Martelli? - Gianni Barbacetto



Ora, nel day after della Lega, il problema è: riuscirà Bobo Maroni a convincere il popolo del Carroccio a fare a meno dell’Umberto? E poi: riuscirà a tenere i voti d’opinione che la Lega raccoglie al Nord? Impensabile il partito di Silvio Berlusconi senza Berlusconi. Impensabile il partito di Antonio Di Pietro senza Di Pietro. In Italia le cose dei partiti vanno così. E il partito di Umberto Bossi può sopravvivere senza Bossi?

Maroni ci sta provando, con le scope dei Barbari Sognanti che infrangono il Cerchio Magico. E con una visita alla Procura di Milano che non ha nulla di giudiziario e tutto di politico: è un segnale di rottura con la gestione precedente del movimento, è la più sonora delle smentite al Vecchio Capo che ancora parla di complotti e servizi segreti. Bobo vuol far capire che lo sporco c’è e non si può più lavare in famiglia (!); che la Nuova Lega è pronta a tagliare il braccio infetto per tornare più forte che pria. Riuscirà l’operazione?

Nell’ultimo partito leninista sopravvissuto al Novecento, Maroni cerca di indossare i panni di Nikita Kruscev. Per ora, in pubblico ancora difende il leader che il popolo leghista identifica con la Lega. Bossi è per le camicie verdi il sogno della Padania libera (che non si sa bene che cosa sia), come Stalin era il “sol dell’avvenire” per i comunisti di tutto il mondo. Intanto però Bobo già contraddice il capo, prepara la successione (per la secessione c’è tempo) e, quando (e se) avrà in mano la Lega, dovrà far partire la destalinizzazione del partito. Chissà se sta già lavorando a un “rapporto segreto”, come quello che Kruscev presentò al ventesimo congresso del Partito comunista sovietico. Ma forse non ce ne sarà bisogno: le ruberie di famiglia (molto allargata) del gruppo Bossi le stanno già ricostruendo i magistrati di Milano, di Napoli, di Reggio Calabria. E poi di Genova, di Bologna, di Reggio Emilia…

Maroni, invece, si troverà presto davanti a un ulteriore problema: circoscrivere il marcio, disegnare il confine tra buoni e cattivi. Facile prendersela, ora, con le trote e le fattucchiere del Cerchio Magico e liberarsene con le scope di saggina dei Barbari Sognanti. Ma poi: Roberto Calderoli (chiamato “Cald” nelle carte dell’inchiesta) da che parte sta del confine? E da che parte stanno tanti leader e militanti leghisti che hanno fatto politica “sporcandosi le mani” per il partito e magari anche per le proprie carriere? Lo stesso Maroni, dov’era e che cosa faceva in questi anni e nei mesi di gloria del tesoriere Francesco Belsito? Bobo è come il Claudio Martelli del craxismo al declino?

Il leninismo della Lega non è solo nel suo centralismo niente affatto democratico, nel suo culto della personalità che ora dovrà fare i conti con le miserie di mogli e figli e badanti e amanti vari. È anche nella concezione della democrazia come mezzo, semplice strumento da usare quando serve, da accantonare quando si devono far valere le superiori ragioni di partito. Nel nome del sole verde dell’avvenire delle Alpi (come s’usava un tempo in nome del sole rosso del comunismo) vale tutto,tutto si può fare. Intascare 200 milioni di lire provenienti dalla maxi-tangente Enimont (era il 1993, Bossi era in perfetta salute e il Cerchio Magico mica c’era), come spolpare i militanti per buttare i soldi nella Credieuronord, o sostenere a spada tratta il romanissimo governatore di Bankitalia e il disinvolto banchiere della Popolare di Lodi. Certo, nel 2012 il tesoriere era un buttafuori da discoteca, non più un idraulico, ma la “questione morale” nella Lega non nasce nel 2012. Tornare alle origini, dice Maroni: vuole tornare a Patelli detto “il pirla”?

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Caso Lusi, spuntano altri possibili ammanchi per 13 milioni di euro



Roma - (Adnkronos) - La relazione è stata consegnata oggi alla Procura della Repubblica dagli avvocati che rappresentano la Margherita. Dall'esame della situazione contabile relativa al 2011 emergono spese per viaggi e trasferte elettorali senza documentazione giustificativa.
Roma, 12 apr. (Adnkronos) - Nella relazione consegnata oggi alla Procura della Repubblica dagli avvocati che rappresentano la Margherita, documento redatto dalla 'Kpmg' viene messo in evidenza tra l'altro che in un periodo precedente al 2007 sarebbero usciti dalle casse del gruppo politico almeno altri 13 milioni di euro. A questi si aggiungono, secondo quanto emerge dall'esame della situazione contabile relativa al 2011 spese per viaggi e trasferte elettorali per un importo complessivo di 849,628 euro. Tali somme si riferiscono "a centinaia di assegni di piccolo taglio e inferiori ai 12 mila euro ciascuno ed emessi su un conto corrente aperto presso la Bnl".
Secondo la relazione tali assegni appaiono nella contabilità senza alcun documento a giustificazione delle spese sostenute. Si legge poi nella relazione: "un'analisi preliminare per analoghe operazioni (assegni a cifra tonda) -si legge ancora nel documento- porta ad evidenziare una somma stimata in circa euro 13 milioni per i quali ad oggi, in attesa che si esauriscano le attività di verifica dell'autorità giudiziaria e della Banca d'Italia non sono state eseguite ulteriori verifiche".


Auto: Maserati, confermata la produzione a Modena.

Maserati: aumento di produzione, 50 mila unità l´anno entro il 2015
Nella sede di Modena rimarranno le attività legate alla progettazione e alla commercializzazione dell'intera gamma, oltre che la produzione delle vetture GranTurismo e GranCabrio.


(AGI) Modena - La Maserati mantiene a Modena i reparti progettazione, acquisti e commercializzazione del gruppo; conferma la produzione di circa seimila auto all'anno, avviando quella di una nuova Alfa Romeo particolarmente innovativa; garantisce gli attuali livelli occupazionali e positive ricadute sull'indotto anche per la quota di produzione che si svolgera' a Grugliasco. E' l'annuncio dei vertici dell'azienda accolto con soddisfazione dal sindaco Giorgio Pighi, dal presidente della Provincia Emilio Sabattini e dall'assessore regionale alle Attivita' produttive Gian Carlo Muzzarelli nel corso dell'incontro che si e' svolto oggi in comune .



L'Alfa Romeo nascerà a Modena negli stabilimenti della Maserati. Sarà la 4 C, coupé a trazione posteriore, la cui produzione inizierà nel maggio del 2013.


http://www.agi.it/iphone/notizie/201204121919-eco-rom0112-auto_maserati_confermata_la_produzione_a_modena

Aurora boreale e vulcano in eruzione.



http://www.tuttogreen.it/forum/tutto-green-siete-voi-2/aurora-boreale-e-vulcano-eruzione-una-foto-indimenticabile-838/

Nostra Renata degli sprechi. di Emiliano Fittipaldi

Renata Polverini e Francesco MisciosciaFrancesco Miscioscia
Renata Polverini e Francesco Miscioscia


Dal museo della zampogna a eventi in Kirghizistan Albania e Portogallo tutte le spese della Polverini per la comunicazione. Inclusa una campagna affidata a un candidato nella sua lista.


Renata Polverini va pazza per la pubblicità. Così, quando c'è da reclamizzare se stessa o le iniziative della Regione Lazio, la governatrice non bada a spese. Dall'inizio del suo mandato ha investito milioni e milioni di euro in campagne promozionali di ogni tipo. "L'Espresso" ha trovato tutte le determine: dai 20 mila euro spesi per il lancio del "Museo della Zampogna" di Villa Latina all'evento "Inno alla Luce" in Portogallo (costo 22.500 euro), passando per la celebrazione de "L'anno internazionale delle foreste" (38.700 euro) fino ai 18 mila euro per il volume "Rete Natura 2000", abbiamo scoperto che la Regione Lazio ha speso un fiume di denaro in convegni, cartelloni, dépliant, partecipazioni a fiere, progetti pubblicitari di ogni tipo e forma. Investimenti che troppe volte somigliano a sprechi, mentre in qualche caso il denaro è finito direttamente nelle tasche di amici e simpatizzanti.


Come quelle di Francesco Miscioscia, candidato nella lista Polverini e pubblicitario di professione. Su Facebook, all'indomani delle elezioni regionali, scriveva così: "Grazie a tutti di cuore. Ha vinto Renata Polverini, perché dopo l'ultimo periodo di "oscurantismo", l'intelligenza degli elettori ha comunque prevalso... Ho vissuto intensamente questi mesi di candidatura nella lista civica Polverini, un'esperienza che mi ha arricchito (tranne economicamente) come uomo "sociale" e "culturale"". Miscioscia non è stato eletto in consiglio regionale, ma il trionfo di Renata gli ha comunque portato fortuna. Lo scorso dicembre la sua agenzia di marketing ha infatti vinto una gara per realizzare una campagna promozionale sugli sconti sui biglietti di tram e metropolitane garantiti dalla Regione ai giovani under 30. Valore dell'appalto: 184.300 euro. Un bel colpo per la Miscioscia srl, che in tutto il 2010 ha fatturato 424 mila euro. 


Al bando hanno partecipato in quattro. I plichi sono arrivati lo scorso 16 dicembre al dipartimento regionale Trasporti. La commissione di gara è stata nominata lo stesso giorno. Si mette al lavoro in giornata: apre le buste, studia le carte, sempre il 16 dicembre, decreta il vincitore (e poi dicono che l'amministrazione pubblica non funziona). Il prescelto è proprio lui, Miscioscia. "L'uomo con i puntini sulle "i"", come si auto-definiva in campagna elettorale, ha fatto l'offerta migliore. Il capo del dipartimento dei Trasporti Bernardo Maria Fabrizio ci spiega che Miscioscia si è occupato "della cartellonistica. Lo slogan "Me lo merito" e il sito Internet è invece farina del nostro sacco. Miscioscia candidato nella lista Polverini? Io non lo so. Dove si è candidato? Secondo me le hanno detto una cosa non vera".

Ma la Regione non ha fatto contento solo l'ex candidato della Polverini. Sono decine le agenzie di pubblicità ad essersi aggiudicati centinaia di iniziative e campagne promozionali. I progetti "Prevenzione Donna-Mi state a cuore" arrivano a 328 mila euro (la Manzoni, concessionaria del Gruppo Espresso, ha ricevuto 14.400 euro), la "Giornata della Donna" del marzo 2011 è costata 12 mila euro, mentre i battage per pubblicizzare il "Piano Rifiuti" e la raccolta differenziata sono costati ben 703 mila euro. Peccato che non abbiano funzionato: la raccolta differenziata della Capitale è ormai più bassa di quella di Napoli, mentre la Regione è ancora alla ricerca di un sito che prenda il posto della discarica di Malagrotta.
Andiamo avanti. La nobile campagna "Donazione sangue" è costata la bellezza di 399 mila euro, quella per la "Famiglia 2011" 18.630 euro. Spiccioli rispetto ai 76 mila per pubblicizzare il "Piano Casa" (impugnato dal governo amico di Berlusconi per evidenti profili di incostituzionalità) e ai 421 mila euro girati a concessionari e attacchini per pubblicizzare le iniziative volte a "ridurre le liste d'attesa" negli ospedali (i maligni dicono che quei soldi, forse, potevano essere spesi per ridurle ancora di più). Ben 242 mila euro sono stati investiti in "pubblicità istituzionale" per i 150 anni dell'Unità d'Italia (vale la pena segnalare i 18 mila euro spesi per la mostra fotografica organizzata a Biskek nel consolato onorario d'Italia in Kirghizistan), altri 221 mila spesi per le campagne "antincendio boschivo" (quella del 2010 è partita a settembre, ad estate ormai conclusa). Si potrebbe andare avanti per ore: le  pubblicità del bonus bebè ci sono costate 147 mila euro, quelle per cinque "Educational Tour" (eventi destinati ad attrarre turisti) oltre 223 mila, l'iniziativa "Mare Sicuro-Estate Sicura" altri 98 mila, per la fiera "Culinaria, il gusto dell'identità" sono partiti 60 mila euro.
Già. Alle fiere e alle manifestazioni Renata non vuole mancare. Mai. L'intento è nobile: valorizzare i prodotti made in Lazio. Per l'"Euroflora 2011" di Genova si sono spesi 120 mila euro, circa 311 mila per "Roma Cavalli 2011", 7.500 per le "Fêtes de Wallonie" in Belgio, 100 mila per la manifestazione di Viterbo "San Pellegrino in fiore", altri 226 mila finiscono nelle casse della Rimini Fiera spa per l'evento "Mia Sapore 2011". 

A febbraio dello stesso anno 30 mila euro vengono girati invece all'Associazione gruppo sportivo Bancari romani, "per la realizzazione dell'iniziativa di visibilità e promozione dell'assessorato alla Cultura" in occasione della mezza maratona Roma-Ostia. Se 50 mila euro servono per partecipare alla Fiera "Think Further 2010" a Tirana, in Albania, 5 mila per il progetto "Battisti e basta" a Bruxelles, gli 8.000 dépliant "Un anno di assessorato per la Famiglia e le Politiche sociali" sono costati 7.800 euro. Non si finisce mai: per il "Tour Alex Podolinsky-Fertilità della terra" s'è deciso di investire 26.700 euro (Podolinsky è un guru dell'agricoltura biodinamica, inventata nel 1924 dal pedagogo Rudolf Steiner), per il "Festival del Libro di Istanbul" 20 mila, mentre per l'acquisto di 50 copie del volume "Mangiare Informati" sono serviti appena 3.050 euro. Il giornale di simpatie cielline "Tempi", diretto da Luigi Amicone, ha ricevuto da Polverini e compagni 80 mila euro a dicembre 2010 per uno stampato "per la promozione delle attività della Regione Lazio nell'ambito della Pmi, dell'artigianato e dei rifiuti", mentre l'Enit per pubblicizzare Roma e province in una tre giorni a Londra ha avuto quasi 200 mila euro. Costosa anche la partecipazione al "Dubai Natural & Organic Product Expo" del 2010: ben 180 mila euro.

La faccia di Renata e il marchio della Regione devono essere ovunque, questo il mantra che la governatrice ripete ai suoi collaboratori. La comunicazione è tutto, e la Polverini lo sa bene. Così 25 mila euro (denaro pubblico, ricordiamolo) finiscono ad agosto 2011 a Ventotene, per il seminario per "La Formazione Federalista Europea", 6.050 per il viaggio inaugurale del Leonardo Express Roma Termini-Fiumicino, 24.500 per la campagna di comunicazione del "Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013", oltre 152 mila per un battage pubblicitario negli schermi al plasma dei più importanti aeroporti italiani. La realizzazione di un fondamentale "video-animazione a fini divulgativi sulla situazione economico-finanziaria (disastrosa, ndr) invece 7.500 euro (chissà se gli spettatori hanno gradito lo spettacolo), i pieghevoli del pellegrinaggio mariano "Sulle orme di Giovanni Paolo II" 20 mila euro, la pubblicazione della "Rivista Storica del Lazio" 17.900, mentre fa impressione la convenzione da 602 mila euro tra la Polverini e la srl Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia (che gestisce il museo del Vittoriano) "per promuovere l'immagine della Regione in occasione di eventi culturali" nel 2011 e nel 2012. Se qualcuno parla di sprechi, Renata fa spallucce. E ricorda che la Regione non guarda in faccia a nessuno e sponsorizza tutti: dal "Family Day" di Fiuggi (un evento costato 147 mila euro) al numero verde "Gay Help Line" (altri 80 mila euro), "il contact center per gay, lesbiche e trans".


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/nostra-renata-degli-sprechi/2178027//1

Quel plafond illimitato di Fini. di Franco Adriano



Le spese di rappresentanza sono tra i privilegi della Camera.

Un plafond illimitato per le spese di rappresentanza per il presidente. Quasi tredicimila euro netti per i quattro vicepresidenti e i tre questori. Diecimila euro per i 13 deputati segretari. Italia Oggi è venuto in possesso di un documento sulle prerogative interne all'Ufficio di presidenza (vice-presidenti, questori e segretari) e dei presidenti delle giunte e commissioni della Camera dei deputati, che dimostra - con gli importi netti dichiarati in bella evidenza - quanto sia ancora lontano dalla realtà il Palazzo: da chi deve stare sul mercato nel pieno di una crisi economica.
I conti in tasca all'onorevole.
Ora, considerato che a un deputato semplice finiscono in tasca – netti – 5486,48 euro di indennità parlamentare (l'unica cifra su cui paga le tasse), 4003,11 euro di diaria di soggiorno, 4190 euro di rimborso spese forfettario eletto-elettore (tramite il proprio gruppo parlamentare), un rimborso spese accessorie di viaggio che va da 1107,9 euro (I fascia) a 1331,7 euro (II fascia) ed infine 258,24 euro al mese di rimborso forfettario per le spese telefoniche, per un totale – si sottolinea ancora: netto – di almeno 16.119,19 euro al mese, agli ulteriori privilegiati in questione va ben di più.
A Fini 20.498 euro netti al mese e rimborsi no limits.
Si parte naturalmente dalla testa, ossia dalle competenze spettanti al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Dal citato documento si vede come al netto di oltre 16mila euro mensili che finiscono in tasca a ciascun deputato, per il presidente si aggiungono 4223,83 euro di indennità d'ufficio e un ulteriore rimborso spese telefonico di 154,94 euro, per giungere ad un totale di almeno 20.497,96 euro netti al mese. L'ufficialità delle cifre dice tanto, ma non tutto. Basta soffermarsi al capitolo «Prerogative», infatti, per essere colpiti da due paroline: “Plafond illimitato” relativamente al “Fondo spese di rappresentanza”. Allora, l'autovettura di servizio, la franchigia postale e la dotazione di “apparati telefonici mobili” ad libitum, rischiano di non fare più notizia o di passare in secondo piano. Il punto è che il presidente della Camera di spese in proprio ne ha davvero poche considerato che da disposizione interna, si dota di uno staff di tredici persone: un consigliere della Camera con funzioni di Capo della segreteria, un portavoce, due addetti di V o IV livello che il presidente può scegliere anche fra estranei all'amministrazione. Se sono dipendenti della Camera guadagnano rispettivamente 4406,8 euro netti al mese e 3030,9 euro netti (la retribuizione è corrisposta per 15 mensilità e le tre mensilità aggiuntive sono di importo inferiore in quanto non comprendono l'indennità di segreteria). Vi sono, infine, sei addetti di IV, III o di II livello scelti tra i dipendenti e tre addetti scelti tra estranei alla Camera la cui retribuzione è parametrata al II livello dei dipendenti Camera (2394,84 euro netti al mese per 15 mensilità).
Anche Bindi, Buttiglione, Leone e Lupi stanno a cavallo.
I vice presidenti Antonio Leone (Pdl), Rosy Bindi (Pd), Maurizio Lupi (Pdl) e Rocco Buttiglione (Udc) hanno un'indennità d'ufficio minore rispetto a Fini (2815,89 euro netti anziché 4223,83) che li porta ad incassare 19.090,02 euro netti al mese. Ma Leone, Bindi, Lupi e Buttiglione hanno anche loro un fondo spese di rappresentanza. Non con un plafond illimitato, come quello di Fini, ma mica da buttare via: si tratta di 12.911,42 euro all'anno. Almeno, incassando come qualsiasi deputato i 4190 euro di rimborso spese eletto-elettore, pagheranno i francobolli, si potrebbe pensare. E, invece, no. Come Fini hanno la franchigia postale, la dotazione di telefonini e l'auto di servizio. A ciò si aggiunga una segreteria di ben sette addetti.
I questori Albonetti, Colucci, Mazzocchi come i tesorieri
Dei questori della Camera e del Senato, dei loro alloggi di servizio e del personale a disposizione si è già detto tanto. Occupandosi dell'amministrazione di Montecitorio sono un po' come i tesorieri del partiti: devono stare un'unghia sopra gli altri. È interessante notare, per esempio, come Francesco Colucci (Pdl), Antonio Mazzocchi (Pdl) e Gabriele Albonetti (Pd) abbiano quasi la stessa indennità d'ufficio dei vice-presidenti 2820,76 euro netti al mese contro 2815,89. Sono cinque euro, ma non sono una bazzecola: dicono chi conta concretamente di più fra le due cariche nei confini della fattoria Montecitorio.
Segretari baciati dalla fortuna.
E veniamo ai 13 segretari di presidenza. Qui le motivazioni delle indennità speciali percepite, rispetto a quelle dei deputati semplici, si fanno sempre più imperscrutabili. Vabbè, devono collaborare con il presidente «per assicurare la regolarità delle votazioni in assemblea». Ma perché diavolo incassino, oltre a 2014,83 euro mensili netti come indennità d'ufficio giustificati da questa finalità, anche fino a 10.329,14 euro di rimborso annuo per le proprie spese di rappresentanza (600 euro in meno dei questori), non si capisce proprio. E, poi, come per tutti i membri dell'ufficio di presidenza hanno: almeno quattro addetti anche esterni per la loro segreteria, l'auto di servizio, la franchigia postale, telefonini. I fortunati sono: Giuseppe Fallica (Grande Sud-Ppa), Gregorio Fontana (Pdl), Donato Lamorte (Fli), Lorena Milanato (Pdl), Mimmo Lucà (Pd), Renzo Lusetti (Udc), Emilia Grazia De Biasi (Pd), Gianpiero Bocci (Pd), la storica tesoriera dell'Idv, Silvana Mura, Giacomo Stucchi e Guido Dussin (Lega Nord), Angelo Salvatore Lombardo, fratello del governatore siciliano, e Michele Pisacane (Noi Sud).
Presidenti di commissione, i più sfortunati fra i privilegiati.
Apparentemente non ha senso che i deputati segretari incassino la stessa indennità d'ufficio dei presidenti di giunte e commissioni che hanno ben altre mansioni. I presidenti di commissioni e giunte, poi, hanno un fondo di rappresentanza di soli 3600 euro annui (e per di più si pagano pure le spedizioni postali a differenza dei membri di presidenza). Eh sì, tra «i più uguali degli altri» della Camera, i più sfortunati, si fa per dire, sono proprio loro: Maurizio Migliavacca, Pierluigi Castagnetti, Donato Bruno, Giulia Bongiorno, Stefano Stefani, Edmondo Cirielli, Giancarlo Giorgetti, Gianfranco Conte, Angelo Alessandri, Mario Valducci, Manuela Dal Lago, Silvano Moffa, Giuseppe Palumbo, Paolo Russo, Mario Pescante, Leoluca Orlando, Giovanni Fava.Dal punto di vista retributivo contano meno di un questore e meno di un deputato segretario. Conservano a malapena l'auto blu e il telefonino. Le loro segreterie, poi, fanno ridere rispetto a quelle dell'uffico di presidenza (tre addetti al massimo anche esterni). In media costano 237mila euro l'una complessivamente.Meglio di niente, ma la segreteria di un vice-presidente o di un questore ne costa 660mila (quella di deputato segretario 357mila). Chiaro, gli addetti alla segreteria di un presidente di commissione oltre ad essere di meno, guadagnano anche meno dei pari grado degli uffici di presidenza. Un II livello guadagna 2262,44 netti contro 2394,84. Un IV livello 2703,64 netti contro 3030,90 (le mensilità sono sempre 15). Ma il punto è che Fini, Leone, Bindi, Lupi, Buttiglione, Colucci, Mazzocchi e Albonetti possono accedere a personale di V livello (4406,8 euro se interno per 15 mensilità e 4979,31 euro netti per 13 mensilità se esterno), mentre i presidenti di commissione no.