lunedì 30 aprile 2012

Nelle banche svizzere, i cinquanta miliardi che Monti non vuole. - Stefano Feltri


monti mario interna


Il governo continua a dire no all’accordo con Berna sui 150 miliardi di capitali evasi che tassati potrebbero finanziare lo sviluppo. Germania, GB e Austria lo hanno già fatto. L’Europa dice sì e ora anche il Pdl apre.

I soldi sono lì, a portata di mano, facili da incassare. E tutti in una volta, senza stare a racimolare un miliardo qua e uno là tra accise sulla benzina e i blitz utili, e spettacolari, come quello di ieri della Guardia di Finanza negli agriturismi in vista del ponte del Primo maggio. Nelle casse delle banche svizzere si stima ci siano almeno 150 miliardi di euro degli evasori italiani e lo Stato potrebbe prendersene fino a 50. Ma al governo non sembrano interessare.
“Full compliance”, piena conformità. È questa l’espressione che toglie ogni alibi al governo Monti. Nella conferenza stampa di mezzogiorno del 17 aprile il commissario europeo alla Fiscalità, Algirdas Šemeta, spiega ai giornalisti che gli accordi di Gran Bretagna, Germania e Austria con la Svizzera sono compatibili con il diritto comunitario . E quindi nel 2013 produrranno i loro effetti.
Partiamo dalla fine: il 13 aprile l’Austria firma l’accordo con la Svizzera. Funziona così: nei forzieri elvetici ci sono almeno 20 miliardi di euro austriaci frutto di evasione. I residenti austriaci titolari dei conti o i beneficiari dei trust e degli altri strumenti giuridici per nascondere le tracce, se vogliono mantenere i loro capitali in Svizzera dovranno pagare una sanzione una tantum del 30 per cento, modulata poi a seconda della durata dei depositi, che può nella pratica oscillare tra il 15 e il 38 per cento. È una specie di condono fiscale, è vero, ma di entità ben diversa da quel 5 per cento applicato da Giulio Tre-monti ai suoi tempi. E soprattutto gli effetti continuano: tutti i proventi dei capitali e degli altri strumenti finanziari (dai dividendi ai capital gain) saranno tassati al 25 per cento ogni anno. La Svizzera si accolla il ruolo di esattore per conto dell’Austria e in cambio conserva il segreto bancario, l’unico vero strumento che le è rimasto per attirare i capitali nel Paese (visto che spesso derivano da evasione fiscale o altre pratiche illecite). Il governo di Berna si trova infatti sotto pressione, soprattutto dagli Stati Uniti, per rivelare i segreti dei conti bancari (celebre il caso di Ubs, che è stata costretta a farlo, in piccola parte).
Preferisce quindi agire da sostituto d’imposta, ma tenere un po’ di riservatezza. Da mesi ci sono trattative tra Berna, la Germania e la Gran Bretagna che hanno raggiunto accordi simili. L’applicazione si stava complicando perché la Commissione europea temeva gli effetti distorsivi di provvedimenti che, di fatto, sanano le posizioni illecite del passato. “Ma si è trovato un escamotage, i pagamenti una tantum vengono presentati come l’acconto di quanto verrà chiesto a chi ha soldi in Svizzera dopo l’approvazione di un accordo complessivo tra i 27 Paesi Ue che il commissario Šemeta continua ad auspicare”, spiega Rita Castellani, una delle animatrici dell’iniziativa “Operazione Guardie Svizzere” per fare pressione sul governo italiano. In Germania la Spd, il partito socialdemocratico, si è opposta all’accordo negoziato dal governo di Angela Merkel e ha ottenuto condizioni ancora più punitive per gli evasori: un prelievo una tantum tra il 21 e il 41 per cento (invece che tra il 19 e il 34) e una patrimoniale colossale del 50 per cento per chi eredita un conto svizzero e non lo dichiara al fisco tedesco. Le associazioni dei contribuenti in Germania, all’inizio scettiche, ora sono entusiaste della formulazione dell’accordo e chiedono la sua immediata applicazione. I l flusso di denaro verso Berlino comincerà nel 2013.
Pochi giorni fa il ministro delle Finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, ha detto in un’intervista che “la Svizzera sta portando avanti con Italia e Francia il tema della tassazione degli asset detenuti in conti svizzeri da cittadini dei due Paesi, ma un negoziato formale deve ancora iniziare”. Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti aveva concentrato, con un certo successo, le sue attenzioni soprattutto su San Marino. E il governo Monti ha chiarito la sua posizione all’inizio del mandato: favorevole agli accordi con la Svizzera per far pagare gli evasori ma nel quadro di un’intesa comunitaria, anche per non incorrere nel rischio di sanzioni da parte della Commissione Ue. La quale però adesso ha dato il via libera. E l’accordo fatto dall’Austria toglie ogni alibi all’Italia. A cui un po’ di gettito in più, nel 2013, farebbe comodo visto che la recessione farà diminuire le entrate attese su cui è stata impostata l’ultima manovra Salva Italia.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/30/nelle-banche-svizzere-cinquanta-miliardi-monti-vuole/213260/

"Inganno Globale", di Massimo Mazzucco.





Ballarò : MAURIZIO CROZZA - 24/04/2012 - La Fiducia

Beppe Grillo a Palermo. - 29 aprile 2012

domenica 29 aprile 2012

Governo, arrivano i tagli della spending review. -






Lunedì il ministro Giarda presenterà il suo rapporto sulle voci di spesa da eliminare. Nel mirino gli Interni e la Difesa. L'obiettivo è risparmiare almeno 13 miliardi ed evitare l'aumento dell'Iva .


Arriva la spending review, la revisione dei conti dello stato attuata dal ministro Pietro Giarda, che ha passato gli ultimi mesi a spulciare tutte le voci di spesa dell'amministrazione pubblica alla ricerca di sprechi e possibili tagli. Lunedì 30 aprile il ministro dovrebbe presentare il risultato del suo lavoro al Consiglio dei ministri e quindi illustrarlo nel corso di una conferenza stampa. L'obiettivo dichiarato è riuscire a recuperare abbastanza risorse, si stima circa 13 miliardi di euro, per evitare l'aumento dell'Iva al 23% previsto per il prossimo autunno. 

In un colloquio con Repubblica Giarda mette però le mani avanti. "Nel rapporto nessuna cifra complessiva, ma solo un metodo" dice. Le cifre, infatti, dovranno arrivare dai responsabili dei singoli dicasteri. Nel mirino dell'esecutivo ci sono principalmente il ministero dell'Interno, per il quale sono previsti tagli nelle prefetture (ora ce ne sono 103, una per provincia, in futuro potrebbe arrivare una razionalizzazione che ne lasci una ogni 350mila abitanti) e il ministero della Difesa, che oggi conta su circa 30mila marescialli considerati in esubero. Possibili tagli anche al ministero di Grazia e Giustizia, dove potrebbero sparire i tribunali più piccoli e venire ridotto il numero dei giudici di pace. 

Su La Stampa è invece il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri a entrare nel merito dei tagli previsti nel suo dicastero. Il suo sogno, dice, era dare un taglio secco al personale prefettizio, portandolo da 21mila a 19mila dipendente. Ma la riforma delle pensione impedisce di usare l'arma dei pre-pensionamenti e dunque lo stesso obiettivo dovrà venire raggiunto in alcuni anni con il blocco del turn-over. Le prefetture che verranno accorpate, in ogni caso, saranno circa 30 le prefetture che verranno accorpate. E per quanto riguarda il coordinamento con le altre forze dell'ordine, il ministro spiega che "con Di Paola per quanto riguarda i Carabinieri, con Passera per la Guardia costiera e con il presidente del Consiglio per la Guardia di Finanza ho già parlato". Anche in questo caso l'obiettivo si chiama razionalizzazione, per evitare sovrapposizioni e duplicazioni inutili. "Una centrale unica di appalto per quanto riguarda le forniture ai corpi di polizia sarebbe una grande riforma, spiega Cancellieri.  

Sul Corriere della Sera il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo avverte però che le risorse recuperate dalla spending review "serviranno a blindare il pareggio di bilancio del 2013". "Forse ci sarà lo spazio per evitare l'aumento dell'Iva" ammette, ma sicuramente non è previsto un abbattimento dell'Imu, la tassa sugli immobili che ha sostituito l'Ici. L'unica novità in questo senso potrebbe venire da una diversa tassazione sulla compravendita. "Se c'è un'imposta sulla proprietà non ha senso il prelievo sulle compravendite. Anzi, è controproducente perché blocca il mercato" spiega il sottosegretario.



http://tg24.sky.it/tg24/economia/2012/04/29/governo_giarda_spending_review_tagli_cancellieri.html

Amministrative, partiti in campo. Pdl chiama Lega. 'No' di Maroni.


Angelino Alfano e Mario Monti


Roma - (Adnkronos) - Alfano: "Non abbiamo mai ritenuto chiuso del tutto il nostro rapporto con i leghisti". La replica del leader del Carroccio: "I militanti vogliono andare avanti da soli". Casini: "Pdl faccia il suo percorso". Grillo attacca ancora Napolitano. Bersani: "Democratici uniti contro il populismo". Il 6 e 7 maggio al voto in 1.000 Comuni (SPECIALE)


Roma, 29 apr. - (Adnkronos) - Week end di campagna elettorale con un occhio alle amministrative di domenica prossima e non solo. Il test dei comuni è atteso dalle forze politiche per calibrare le mosse dei prossimi mesi, decisivi per l'assetto con cui si andrà alle politiche del 2013. Salvo interruzioni anticipate della legislatura che, ancora oggi, i leader impegnati in campagna elettorale sono tornati a smentire.
Avanti con il governo Monti, dunque, preparando il dopo Professore. Il Pdl continua il pressing sull'Udc di Pier Ferdinando Casini. Senza considerare "del tutto chiuso" però "il rapporto con la Lega", come ha detto oggi Angelino Alfano ricevendo però un 'no grazie' dal Carroccio. Sono i militanti leghisti che del Pdl non ne vogliono più sentir parlare a detta di Roberto Maroni. In casa Pd intanto Pier Luigi Bersani, in un messaggio al segretario del Psi, Riccardo Nencini, che celebra i 120 anni della nascita del partito, invita tutti i democratici (e non solo quelli di sinistra) ad unirsi contro il "populismo".
Quello di Beppe Grillo, tanto per cominciare. I partiti attendono con una certa apprensione il risultato del Movimento 5 Stelle e dell'onda antipolitica che porta con sé. Oggi il comico genovese in un comizio a Veggiano, vicino Padova, è tornato ad attaccare il Giorgio Napolitano. Il presidente, attacca Grillo, serve soltanto a "costare tre volte quello che costa la Regina d'Inghilterra a Buckingham Palace", a firmare il lodo Alfano e garantire i partiti.
Angelino Alfano, oggi impegnato in Veneto per la compagna elettorale, torna a blandire la Lega. "Noi -spiega- abbiamo dato al Paese stabilità e riforme governando con la Lega e non abbiamo mai ritenuto chiuso del tutto il nostro rapporto con il Carroccio, nonostante la Lega abbia scelto di separarsi da noi per queste elezioni amministrative non già per un problema relativo alle singole comunità locali ma per una scelta politica nazionale perché noi abbiamo deciso di sostenere il governo Monti e loro no''.
"Per la prospettiva -sottolinea il segretario del Pdl- noi non riteniamo chiuso il rapporto con la Legacosì come non lo riteniamo chiuso con i segmenti moderati del sistema politico italiano, perché noi faremo una grande offensiva diplomatica per riunire i moderati italiani e far sì che loro possano tornare a governare insieme il paese".
"Devo dire -ammette Alfano- che da questo punto di vista le elezioni amministrative in corso non aiutano; quindi crediamo tutto ciò a cui ho fatto cenno adesso dovrà avere come momento ideale il post voto amministrativo"
Il pressing del Pdl, però, resta innanzitutto concentrato sui centristi. Alfano assicura che questa apertura non crea "nessun problema con gli amici che provengono da An".
"Io -aggiunge- come segretario politico ho come obiettivo prioritario di fare sì che il Pdl rimanga qualcosa di molto robusto, forte e integro che non vada a parcellizzarsi o a frazionarsi". Secondo Alfano, quindi "l'obiettivo è quello di tenere insieme coloro i quali hanno una visione dei problemi sociali alternativa a quella della sinistra. Il modo migliore di cominciare non è di frazionarsi ma è di unificare".
Casini, però, continua a mantenere le distanze, invita il Pdl a fare il suo percorso e quanto ad Alfano che non considera chiuso il rapporto con la Lega, risponde: "E' un problema loro". Noi , aggiunge il leader dell'Udc, "abbiamo una convergenza a sostenere il governo con il Pdl e il Pd. Il giorno in cui ci presenteremo alle elezioni ci sarà una nuova offerta politica che stiamo costruendo. Il Pdl farà il suo percorso".
Anche Casini oggi è intervenuto sul 'fattore' Grillo invitando a non dare troppo peso al Movimento 5 Stelle. "Grillo non mi impressiona. Quello che mi preoccupa in questo momento è l'insieme di populismo e smemoratezza". Secondo il leader dell'Udc, Grillo "è l'altra faccia della medaglia del cappio agitato in Parlamento vent'anni fa" dalla Lega, ma "sono un signore e non dico com'è andata a finire".
Anche il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, attacca Grillo: "E' un populista, un qualunquista. Ma ve lo immaginate un Paese guidato da Grillo? Sarebbe una catastrofe". L'esponente di Fli parla anche dalla leadership del Terzo Polo e non ha buone parole per Casini: non può essere il leader alla prossime politiche perché, spiega, "per riunire tutti bisogna prendere un rappresentante esterno dalla politica, un papa straniero. Montezemolo, Marcegaglia, oppure soggetti del governo Monti che vogliono entrare in politica".
Meno che mai Bocchino vede un ruolo per Silvio Berlusconi. "Certo non può essere lui a riunire i moderati perché li ha divisi, deve lasciare la politica attiva mentre vedo che nel Pdl decide ancora tutto lui". E il Cavaliere, in un'anticipazione di un'intervista a 'Gente', dice di essere veramente intenzionato a lasciare l'impegno politico. "Non è vero che penso al Quirinale come al mio futuro. Quello che spero è che, profittando della pausa della contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, si possa arrivare a un cambiamento dell'assetto istituzionale che renda finalmente governabile questo Paese. Il mio impegno in politica potrebbe concludersi con questo successo".


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Amministrative-partiti-in-campo-Pdl-chiama-Lega-No-di-Maroni_313253211418.html

Africa: nuove violenze contro i cristiani. Almeno 20 morti tra Nigeria e Kenya.


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A Kano l'attentato più grave: in un teatro dove si stava celebrando una messa è avvenuta un'esplosione, poi si sono sentiti anche colpi d'arma da fuoco. Ci sono anche molti feriti. Anche a Nairobi l'attacco è partito durante una funzione religiosa. Mancano ancora rivendicazioni, ma entrambi i Paesi sono minacciati da tempo da gruppi fondamentalisti.

Sono almeno 20 i morti in seguito a un’esplosione nella zona universitaria di Kano, nel nord della Nigeria, avvenuta mentre si celebrava una messa di rito cristiano all’interno di un teatro. Prima è stata udita una forte esplosione davanti all’ingresso del teatro, poi testimoni hanno raccontato di aver udito colpi d’arma da fuoco, il che lascia pensare che dopo l’esplosione sia intervenuto un commando armato. Kano è stata teatro negli ultimi mesi di sanguinosi attentati targati Boko Haram, gruppo fondamentalista islamico che punta a imporre la Sharia nel paese e i gruppi cristiani presenti sono spesso bersaglio delle milizie fondamentaliste. 
Episodio simile in Kenya. Una granata lanciata appena prima della celebrazione di una messa aNairobi ha ucciso il sacerdote e ha ferito 10 fedeli. Il primo bilancio è stato diffuso dalla polizia locale. Si tratta della chiesa internazionali dei Miracoli situata nel distretto di Ngara. I feriti meno gravi, sei persone, sono stati trasportati  nell’ospedale Guru Nanak mentre gli altri nell’ospedale Nazionale Kenyatta. Secondo alcuni testimoni la bomba potrebbe essere stata sistemata sotto un altare da uno degli assistenti alla funzione religiosa, probabilmente quindi un complice degli attentatori. L’attacco non e’ stato rivendicato.
A marzo una persona rimase uccisa in un simile attacco a Mombasa e successivamente nove persone sono morte in un attacco alla stazione degli autobus di Nairobi. La settimana scorsa l’ambasciata americana aveva avvertito i propri concittadini in Kenya del pericolo attentati. E’ quindi l’ultimo di una lunga serie di piccolo attacchi registrati nel paese africano da quando Nairobi ha inviato le sue truppe nella confinante Somalia lo scorso ottobre, in reazione ad incursioni da parte di militanti somali in territorio keniota. Il timore dell’intelligence Usa è che ci si trovi nella fase finale di preparazione un attacco in grande stile, tipo quelli controle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania nel 1998.