L'organo dell'ex partito si riunisce a Roma per la prima volta dopo lo scandalo dei fondi fatti sparire dall'ex tesoriere. L'esponente prodiano lascia polemicamente l'auditorium: "Voglio vedere i conti. Se questa è la politica, meglio l'antipolitica". L'ex sindaco di Roma: "Siamo stati ingannati, restituiremo tutto". La società che ha studiato i bilanci: "Uscite irregolari e non documentate per 26 milioni". Approvato lo scioglimento della formazione politica da tempo confluita nel Pd.
Uno dei fondatori, Arturo Parisi, se ne è andato via subito parlando di “colpo di Stato”. La richiesta di aprire le porte ai giornalisti è stata respinta. Il presidente Francesco Rutelli ha promesso che i soldi rimasti in cassa saranno restituiti alle casse pubbliche. E’ iniziata così all’auditorium Manzoni di Roma l’assemblea federale della Margherita, chiamata per la prima volta a discutere il bilancio dopo lo scandalo che ha travolto l’ex tesoriere Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita per aver fatto sparire per uso personale decine di milioni di euro presi dai rimborsi elettorali. Ed è finita, intorno alle 16, con la decisione formale di sciogliere il partito e di mettere in liquidazione il suo patrimonio.
La vigilia è stata segnata dagli attacchi contro il gruppo dirigente del partito (in realtà “chiuso” nel 2007 per confluire nel Pd), rappresentato in particolare da Francesco Rutelli ed Enzo Bianco, accusati di voler gestire in proprio, senza la minima trasparenza, il caso dei soldi scomparsi. Soldi per la grande maggioranza pubblici, frutto dei rimborsi elettorali erogati dallo Stato.
Intanto la società KStudio Associato, incaricata di controllare i conti del partito, certifica che ammontano a oltre 26 milioni le uscite non documentabili e irregolari nei bilanci della Margherita curati da Lusi: “I dati più significativi emersi dal nostro lavoro – ha spiegato l’avvocato Vincenzo Donnamaria – sono l’esclusivo accentramento nella carica del Tesoriere di tutti i poteri amministrativi, una sostanziale debolezza dei sistemi di controllo e l’incredibile ricorso a pagamenti effettuati senza documentazione di supporto, che ci hanno portato ad evidenziare per il solo periodo 2007/2010 un ammontare di oltre 12,7 milioni di euro di costi anomali che uniti ai circa 13,6 milioni di fatture portano a oltre 26,3 milioni di uscite irregolari. Il tutto senza considerare le ulteriori uscite ‘irregolarì del 2011, che ammontano a circa un milione”.
La partita è stata però soprattutto politica. “Le conclusioni di questa assemblea sono già prefissate, si impedisce ogni verifica e confronto, se fossimo in Parlamento si potrebbe parlare senza forzature di colpo di Stato”, ha affermato Parisi lasciando l’assemblea federale . ”Rutelli si è limitato a scusarsi per il fatto che ci sia stato poco tempo per l’organizzazione e per l’invio delle convocazioni stesse, ma guarda caso mancano fondamentalmente gli oppositori”. L’ex ministro, vicinissimo a Romano Prodi, ha ribadito di non aver mai ricevuto copie del bilancio del partito e ha concluso: “In questa storia non abbiamo perso solo noi, ma tutti i cittadini che si sono riconosciuti nella Margherita e ora vedono il simbolo associato a questa vergogna”.
All’inizio della sua relazione, il presidente Rutelli ha affermato che la Margherita è stata “ingannata” e restituirà tutto allo Stato. “I liquidatori del partito – ha promesso- potranno ricevere un mandato gratificante: devolvere ordinatamente denaro e beni che potranno superare i venti milioni di euro”. Riguardo allo scandalo che ha travolto l’ex partito, ”non intendo sottrarmi a nessuna responsabilità”, ha precisato l’ex sindaco di Roma, “e anzi intendo contribuire ad accertare tutta la verità perché bisogna difendere l’onorabilità della Margherita, un partito di persone per bene che hanno servito l’interesse pubblico con dedizione e non di rado con sacrificio”.
Rutelli ha anzi affermato di voler “ringraziare per bravura, professionalità e dedizione i magistrati, la Guardia di Finanza e la Banca d’Italia perché hanno permesso di arrivare alla verità sul caso Lusi”. E ha definito il senatore, sul cui arresto il Senato decide il 20 giugno, il “tesoriere infedele che ha danneggiato tremendamente questa formazione politica. L’errore sulla persone è evidente: Lusi aveva una doppia personalità, ma l’uomo si manifestava scrupoloso ed intransigente. Solo oggi resta il suo secondo volto: dal rifiuto di ammettere tutti i misfatti e di restituire il maltolto, all’attività di allusiva aggressione e velenoso inquinamento”. Rutelli ha voluto sottolineare che Lusi era affidabile “anche per il Pd”.
Tornado ai bilanci, Rutelli ha ribadito di non essersi “mai messo in tasca un centesimo per mio tornaconto personale”. E ha ricordato che negli ultimi cinque anni le spese senza rendiconto ammontano a oltre 13 milioni di euro: “In parte assai consistente – ha aggiunto – sono risorse già tracciate dalla Magistratura, che ha posto sotto sequestro beni acquistati con tale denaro e contanti depositati in istituti di credito. Solo nei prossimi mesi – ha concluso – sarà possibile disporre di un risultato compiuto sulle destinazioni illecite, ma è una verità cui, siamo certi, arriveremo: arrivarci subito sarebbe semplice, basterebbe che l’ex tesoriere dicesse finalmente di quanti soldi si è impadronito e dove li ha destinati”.
Nel corso della seduta si è votato sulla validità dell’assemblea stessa: su 114 delegati votanti sono stati 109 i sì. C’è stato un solo voto contrario, 4 gli astenuti. Arturo Parisi e Luciano Neri, tra quelli che hanno sollevato i dubbi sulla validità della riunione di questa mattina, non hanno partecipato al voto.
Né il voto né l’intervento di Rutelli hanno però convinto Arturo Parisi, che dopo aver lasciato l’auditorium è tornato alla carica con toni durissimi: “Troppi i partecipanti che pur avendone titolo erano oggi assenti. Troppi quelli che pur privi di un titolo politico plausibile erano oggi presenti. A cominciare dal Presidente Rutelli”. E sulla vicenda Lusi “sembrava giunto il momento per continuare finalmente in pubblico il dibattito sulle cause politiche che hanno prodotto il più grande e scandaloso saccheggio politico che si ricordi”. Invece, lamenta Parisi, “la decisione di chiudere le porte alla stampa riportando in privato la vicenda svolta finora in pubblico dai principali attori si rivelerà presto una pericolosa illusione”. Conclusione: “Come già altre scelte sciagurate di questi ultimi giorni, la vicenda Lusi è destinata a fare della politica malata il principale motore dell’antipolitica. Se questa fosse tuttavia la politica, viva l’antipolitica“.
Così si è consumato l’ultimo giorno di vita del partito nato nel 2000 nell’onda lunga della diaspora democristiana. Al termine dell’assemblea federale, con 82 voti favorevoli, 8 contrari e 4 astenuti, il bilancio del partito per il 2012 è stato approvato insieme a un documento, proposto da Rutelli, documento che decreta la fine della Margherita.