giovedì 5 luglio 2012

Da una stella che si spegne luce sull'origine dei pianeti.

Rappresentazione asrtistica della nube di gas e polveri che circondava la stella TYC 8241 2652  come appariva quando emetteva una grande quantità di radiazione infrarossa (fonte: Gemini Observatory/AURA  - Lynette Cook.


Svaniti rapidamente alcuni anelli di polvere che la circondavano.

Il rapido abbassamento di potenza di una giovane stella, simile al Sole, potrebbe far chiarezza sulle modalità di formazione di nuovi sistemi planetari. La ricerca pubblicata su Nature e coordinata da Carl Melis del Centro per l’astrofisica e le scienze dello spazio dell’Università della California a San Diego, ha rilevato la scomparsa, in soli due anni, di alcuni anelli di polvere che circondavano l’astro. I risultati potrebbero fornire nuove informazioni sui processi di formazione dei pianeti rocciosi e dei sistemi planetari in generale.
Nubi di gas e polveri che formano dei giganteschi anelli attorno all’astro nascente ''sono all'origine ai sistemi planetari'', spiega Melis. ''Capire come si evolvono questi anelli - osserva - può contribuire ad arricchire la teoria della formazione dei pianeti che può spiegare la varietà e l’esistenza dei sistemi planetari già noti''. La formazione di pianeti simili alla Terra, attraverso l'accumulo e la collisione di oggetti rocciosi all'interno di questi anelli è un’ipotesi ampiamente esplorata, ''ma l’evoluzione del materiale prodotto in seguito ad una collisione viene tipicamente ignorata''.In questo caso, i ricercatori hanno rilevato una notevole riduzione del flusso di raggi infrarossi emessi dalla stella TYC 8241 2652 1 ed una rapida scomparsa di detriti polverosi in una regione del sistema simile a quella che ospita i pianeti del nostro Sistema Solare.
In base alle osservazioni emerge che questo remoto sistema ha subito un evento catastrofico. “Una simile evoluzione di questo materiale non era mai stata osservata in precedenza e nessun modello fisico conosciuto è in grado di spiegarla”.La più precisa identificazione di un modello che possa riprodurre quanto osservato, richiederà una modellazione specifica per il caso di TYC8241 2652 1 e la sua costante analisi. ''Anche se le circostanze esatte non sono ancora chiare – conclude – questo sistema ha certamente subito un evento drastico che promette di fornire una visione unica nel processo attraverso il quale si formano i pianeti rocciosi''.

Proverbi napoletani.



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Spending review: aumento Iva nel 2013, rinviata la sforbiciata alle Province.




Le novità introdotte nella bozza all'esame del consiglio dei ministri. Risparmi per 60 milioni ai ministeri senza portafoglio, salta il blocco delle tariffe. Annullati i risparmi previsti inizialmente per gli armamenti. Stretta sul personale degli enti locali.

Sono 17 in tutto gli articoli della bozza del decreto legge sulla spending review all’esame del consiglio dei ministri. Tra le misure principali i tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province. Salta l’articolo sul blocco delle tariffe che invece era presente nelle prime bozze circolate in questi giorni. Le novità introdotte riguardano 9 milioni per le zone colpite dall’emergenza neve di febbraio scorso, 103 milioni per i libri di testo gratis e la liquidazione di “Arcus spa” nonché la possibilità di coinvolgere altri 1600 lavoratori esodati, oltre ai 55mila già “salvati” dal decreto. E’ saltato anche il risparmio di spesa garantito dalla Difesa per le forniture militari (per 100 milioni per il 2013 e 2014) e la riduzione del fondo per l’uranio impoverito.
Stretta sul personale degli enti locali. Arriva una stretta sul personale degli enti locali. Secondo la bozza del decreto legge, fermo restando i vincoli già previsti, entro il 2012 verranno stabiliti “i parametri di virtuosità per la determinazione delle dotazioni organiche, tenendo prioritariamente conto del rapporto tra dipendenti e popolazione residente”.  ”A tal fine – si legge nella bozza – è determinata la media nazionale del personale in servizio presso gli enti, considerando anche le unità di personale in servizio presso le società di cui all’articolo 76, comma 7, terzo periodo, del citato decreto-legge n. 112 del 2008. A decorrere dalla data di efficacia del decreto gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 20 per cento rispetto alla media non possono effettuare assunzioni a qualsiasi titolo; gli enti che risultino collocati ad un livello superiore del 40 per cento rispetto alla media applicano le misure” previste dal decreto legge. Le nuove misure arriveranno con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro il 31 dicembre 2012 d’intesa con Conferenza Stato-città ed autonomie locali.
Pagella per gli statali. Arriva la pagella per i dipendenti statali: nel decreto si legge che verranno individuati per decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con il ministero dell’Economia, i criteri per “la valutazione organizzativa e individuale” dei dipendenti pubblici. ”Nelle more dei rinnovi contrattuali”, si legge nella bozza, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, “previo parere della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, sono individuati i criteri per la valutazione organizzativa e individuale dei dipendenti pubblici, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 18 del decreto legislativo 29 ottobre 2009, n. 150. I criteri stabiliti con il predetto decreto non si applicano alle amministrazioni che sono già dotate di strumenti per la valutazione organizzativa ed individuale dei dipendenti”.
Saltata la norma delle “ferie forzate”. E’ saltata anche la norma che obbligava i dipendenti pubblici alle ferie per la chiusura degli uffici nella settimana di ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno.
Esodati: salvaguardate altre 55mila persone. Confermato l’aumento di 55mila unità di lavoratori esodati salvaguardati, come già più volte ribadito dal governo. Il testo indica quattro diverse categorie interessate, una delle quali rappresenta una ulteriore riapertura (fino ad un massimo di 1.600 lavoratori) rispetto ai lavoratori inseriti nel precedente decreto.
Aumento dell’Iva a luglio 2013. L’aumento dell’Iva scatterà dal primo luglio 2013, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sarà dello 0,5%.
Obiettivo: bloccare gli aumenti Iva. Il governo punta a sterilizzare l’aumento di due punti percentuali Iva anche dopo il primo luglio 2013. Nel testo della bozza del decreto sono indicate altre misure, come la modifica degli sconti fiscali e il riordino/soppressione di strutture pubbliche, per consentire di eliminare l’aumento con la prossima legge di stabilità.
Rinviato il taglio delle Province. Non c’è il taglio del numero delle Province che invece compariva nei testi precedenti. Ma come già spiegato dall’esecutivo questa parte dovrebbe rientrare in un prossimo decreto in arrivo, forse già ad agosto.
Taglio alle università pubbliche, finanziamento alle private. Come annunciato è previsto un taglio di 200 milioni di euro del fondo per il finanziamento ordinario delle Università. La sforbiciata sarà operativa a decorrere dal 2013. Allo stesso tempo, però, come evidenziato dal presidente dei Verdi Angelo Bonelli, nel testo del decreto si programma un finanziamento di 10 milioni alle università private.
No al taglio per gli armamenti. Salta il taglio di 100 milioni l’anno per il biennio 2013-2014 previsto inizialmente per gli armamenti. La misura infatti risulta cancellata nell’ultima bozza del dl sulla spending review.
Libri di scuola gratis. Per quanto riguarda i libri di scuola gratis “al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è autorizzata la spesa di 103 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013″.
Tagli a Palazzo Chigi e ai ministeri. Il provvedimento prevede la riduzione degli stanziamenti per le politiche dei singoli ministri senza portafoglio e sottosegretari, con un risparmio complessivo non inferiore a 20 milioni di euro per l’anno 2012 e di 40 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013. Come già anticipato nei giorni scorsi è prevista una riduzione delle spese di funzionamento sul bilancio di Palazzo Chigi con un risparmio di 5 milioni per il 2012 e 10 milioni a decorrere dal 2013.
Tagli alle spese delle società. I trasferimenti dello Stato per le spese per consumi intermedi, agli organismi anche costituiti in forma societaria, dotati di autonomia finanziaria, inseriti nel conto economico consolidato della P.a. sono ridotti del 5% nel 2012 e del 10% a decorrere dal 2013 della spesa sostenuta nel 2010.
Taglio a contributi radio e tv locali. Spunta nell’ultima bozza dellaspending review il taglio ai contributi di radio e tv locali. I fondi sono ridotti di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.
Arcus spa verso la liquidazione. Viene liquidata la società per losviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, Arcus spa. Arriverà un commissario liquidatore che sarà in carica fino al 31 dicembre 2013.
Rifinanziamenti a scuole private, missioni di pace e emergenza neve. Non solo tagli. Il decreto della spending review prevede anche il rifinanziamento di alcune spese indifferibili. Tra queste 400 milioni all’autotrasporto, altrettanti per ‘liquidarè il 5 per mille. Tra le spese vengono indicati 200 milioni per il 2013 destinati a scuole non statali (-200 milioni per le università); 10 milioni per le Università non statali e 90 milioni per il diritto allo studio. Un miliardo in più per la proroga delle missioni di pace e 72 milioni per il programma Strade sicure. Il Fondo Letta viene incrementato di 500 milioni e 9 milioni arrivano per l’emergenza neve. Per quest’ultima voce si provvede per metà alla riduzione della quota dell’8 per mille e per l’altra metà riducendo i fondi del 5 per mille.

Spending review, tagli a sanità e scuola: insorgono Regioni, partiti e medici.

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La bozza che entrerà in consiglio dei ministri stasera prevede in due anni risparmi per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio. Ancora un rinvio per il taglio delle Province. I governatori diserteranno la Conferenza Stato-Regioni.

Alta tensione tra enti locali e governo a poche ore dal Consiglio dei ministri che dovrà varare il provvedimento sulla spending review. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali. Ma quello che fa più arrabbiare sono i tagli alla sanità. A poco sono servite le rassicurazioni del ministro della Salute Renato Balduzzi che ha smentito che esistano già liste dei piccoli ospedali (sotto gli 80 posti letto) che potrebbero essere chiusi per effetto del decreto del governo: “Non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”. Oltre all’uscita dalla bozza della cancellazione dei piccoli ospedali, secondo indiscrezioni sarebbe saltato anche il dimezzamento del fondo per le vittime dell’uranio impoverito. Rimangono le altre misure pensate da Enrico Bondi per risparmiare quei circa 4 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva. Tra queste il taglio di dipendenti e dirigenti della pubblica amministrazione, la stretta sulle auto blu, la riduzione del numero di province, la chiusura dei piccoli tribunali. ”Il cammino della politica economica interna deve tenere il passo con questa accelerata dinamica europea – ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Monti, che oggi è intervenuto alla Camera per riferire sul vertice europeo della scorsa settimana – Per questo intendo a breve presentare al Parlamento i provvedimenti per la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica”. “Siamo soliti chiamare questi interventi spending review – ha ironizzato Monti – ma è stato autorevolmente fatto osservare qualche ora fa che si tratta di uno di quei concetti che possono essere agevolmente essere espressi anche nella lingua italiana. Non sempre per capirli meglio è necessario tradurli in inglese”.
Governatori furibondi. Ma i presidenti di Regione sono furibondi: ritengono i tagli decisi dal governo nella sanità per il 2012 “irricevibili”, visto che “sono venute meno le normali relazioni istituzionali tra governo e regioni, incidendo negativamente sui principi costituzionali”. I governatori probabilmente diserteranno i lavori della Conferenza Stato-Regioni in programma nel pomeriggio proprio per la mancanza del confronto sulle risorse per il fondo sanitario nazionale 2012. La protesta è bipartisan e coinvolge tutti i governatori: da Nichi Vendola che parla di “macelleria sociale” a Renata Polverini secondo cui le decisioni del governo “mettono in crisi il sistema”. “Se si deve tagliare così forte sulla sanità è mia opinione che sarebbe meglio lasciare che aumenti l’Iva” aggiunge il presidente della Campania Stefano Caldoro. “Credo che siamo a qualche millimetro di distanza da una clamorosa rottura tra diversi attori dello Stato. E lo stato si compone di Governo centrale e sistema delle Regioni” ha chiarito Vendola.
La bozza del decreto. Sono 17 in tutto gli articoli della bozza che sta entrando al consiglio dei ministri. Sono previsti tagli in due anni per 15 milioni a Palazzo Chigi e 60 ai ministeri senza portafoglio, ma è ancora rinviato il taglio delle Province.
I medici: “Colpo al servizio sanitario nazionale”. Sarebbe “un colpo al cuore del Servizio sanitario nazionale” che provocherebbe “un danno assoluto per i cittadini che dovrebbero fare i conti con un sistema non più in grado di garantire prestazioni e cure all’altezza”. L’allarme, raccolto da Adnkronos Salute, sono i principali sindacati della dirigenza medica del Ssn (Anaao Assomed, Cimo Asmd e Fp Cgil medici), preoccupati dalle misure a cui starebbe lavorando il Governo in materia di spending review. A preoccupare i camici bianchi sono soprattutto due punti della bozza del decreto sulla revisione della spesa: la riduzione del numero dei posti letto ospedalieri – che nelle intenzioni del Governo dovrebbe passare da 4,2 a 3,7 per mille abitanti – e il taglio del Fondo sanitario nazionale, stimato in 1 miliardo per il 2012, di 2 per il 2013 e di altri 2 per il 2014.
A rischio anche 56mila ricoveri privati. Non solo tagli alle risorse e meno posti letto, però. Il piano di revisione della spesa sanitaria a cui sta lavorando il Governo metterebbe a rischio ben 56mila ricoveri. “Se fosse confermato il taglio del 2% per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture private convenzionate con il pubblico, si avrebbero in Italia in un anno quasi 56 mila ricoveri in meno”. A fare i conti è l’Aiop (l’Associazione italiana ospedalità privata) che, pur condividendo le azioni mirate a ridurre gli sprechi della sanità, ritiene che “il taglio alle prestazioni, ove fosse confermato, comporterebbe un grave danno per la salute dei cittadini”. Il calcolo dell’Aiop è presto fatto: “Il Servizio sanitario nazionale italiano assicura i livelli essenziali di assistenza (Lea) utilizzando istituti ospedalieri pubblici e privati. Nel 2010 i pubblici hanno effettuato complessivamente 8.482.665 ricoveri ospedalieri e i privati 2.785.366 (pari al 24,7%). Se questa attività fosse tagliata del 2%, si avrebbero in Italia, in un anno, quasi 56mila ricoveri in meno”.
Protestano anche i partiti. I malumori crescono anche in Parlamento. Sia in maggioranza che all’opposizione. “Noi siamo d’accordo di evitare l’aumento dell’Iva e a ridurre i costi della pubblica amministrazione, ma non accettiamo tagli alle prestazioni sociali, come la sanità, la scuola, e i servizi essenziali dei comuni” avverte il segretario del Pd Pierluigi Bersani. “Nessuno pensi di fare cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani, non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani – interviene il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri – La spending review deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini”. Durissimo Antonio Di Pietro, secondo cui per il governo la spending review si traduce in un “gioco sporco”. “Come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all’universitò e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?”. 
Sollevazione delle Province. L’annunciata riorganizzazione delle Province mette in allarme anche l’Upi, Unione delle Province, che parla di “tagli lineari a Regioni, Province e Comuni, che non premiano l’efficienza degli enti e incidono direttamente sui servizi ai cittadini”. I presidenti di Provincia del Pd rivolgono un appello a Bersani, perchè “impedisca la macelleria delle Autonomie locali”. “Con questi tagli – affermano i Presidenti – saremo costretti a ridurre i servizi ai cittadini, sarà sempre più impraticabile l’apertura delle scuole a settembre e i tagli ai bilanci manderanno in dissesto gli Enti, con la conseguente messa in mobilità dei dipendenti”.
Il rettore di Bari: “Provvedimento antieuropeo”. Storce la bocca anche il mondo dell’università che sarebbe sottoposto a 200 milioni di tagli: “L’ultimo taglio di 200 milioni è insopportabile – dichiara il rettore dell’università di Bari, Corrado Petrocelli – E’ uno schiaffo non al sistema universitario ma nei confronti dei giovani e del Paese – E’ un provvedimento antieuropeo perché va nella direzione opposta, rispetto a quelli che sono i criteri delle altre nazioni e anti italiano, per quello che riguarda gli interessi del Paese”.
Soldi alle università private, Bonelli: “Perché?”. Poi c’è il finanziamento per 10 milioni di euro alle università private che ha fatto saltare sulla sedia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Il ministro Profumo spieghi immediatamente perché nella bozza del decreto sulla spending review ci sono i 10 milioni per le università private. Si tratta di una ‘mancetta’ per la Bocconi, la Luiss o per la Cattolica? O per tutte e tre?”. “E’ davvero una vergogna – continua – che il governo tagli 200 milioni alle università pubbliche per trasferire risorse alle scuole private e che in un provvedimento lacrime e sangue trovi spazio una mancetta per le università private. La spending review non solo è un furto con destrezza ai danni dei cittadini – prosegue – ma rappresenta un vero e proprio insulto a studenti e docenti dell’istruzione pubblica che dalla riforma Gelmini hanno subito tagli per 1,5 miliardi di euro”. 

Scoperto un raro esemplare di rana, ribattezzata "Principe Carlo"




(AGI) - Londra, 5 lug. - E' nera con macchie arancioni, vive nelle foreste dell'Ecuador ma soprattutto ha un nome regale. Un gruppo di ricercatori ha scoperto un raro esemplare di rana che e' stata ribatezzata 'Principe Carlo' in omaggio all'impegno ambientalista del figlio di Elisabetta II a difesa della foresta pluviale. La rana, la cui denominazione scientifica e' Hyloscirtus princecharlesi, e' stata scoperta da uno scienziato ecuadoregno, Luis A. Coloma.


http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201207051301-ipp-rt10100-scoperto_un_raro_esemplare_di_rana_ribattezzata_principe_carlo

Tv, Corte europea condanna Italia a pagare 10 milioni a Di Stefano per Europa 7.

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L'imprenditore, proprietario dell'emittente, aveva ha chiesto ai giudici europei di riconoscergli un maxi indennizzo di due miliardi per non aver potuto trasmettere perché non aveva frequenze su cui farlo  sostenendo che le scelte non erano dovute a impedimenti tecnici ma politici.

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per non avere concesso per dieci anni le frequenze all’emittente televisiva Europa 7 di Francescantonio Di Stefano. La Corte ha riconosciuto all’imprenditore 10 milioni di euro per danni materiali e morali contro una richiesta di due miliardi di euro. L’imprenditore, da anni, si batte, a suon di carte bollate, per farsi riconoscere i suoi diritti. Dopo aver vinto la gara per l’assegnazione delle frequenze ormai dieci anni fa, spendendo circa 15 milioni di euro per mettere insieme gli studi più grandi d’Europa, ma Rete 4 destinata al satellite è tuttora in onda. 
Secondo la Corte, nel non assegnare le frequenze a Europa 7 le autorità italiane non hanno rispettato “l’obbligo prescritto dalla Convenzione europea dei diritti umani di mettere in atto un quadro legislativo e amministrativo per garantire l’effettivo pluralismo dei media”. L’Italia è stata quindi condannata per aver violato il diritto alla libertà d’espressione. All’emittente televisiva è stato quindi riconosciuto il diritto a un risarcimento di 10 milioni di euro per danni morali e di 100 mila euro per le spese legali sostenute per presentare il ricorso a Strasburgo.
Arriva così al suo epilogo una storia cominciata nel luglio del 1999 quando Europa 7, in base alla legge n.249 del 1997, ottenne la licenza per trasmettere attraverso tre frequenze per la copertura dell’80% del territorio nazionale. Tuttavia l’emittente ebbe l’effettiva possibilità di iniziare a trasmettere solo nel 2009 e su una sola frequenza. Nel condannare l’Italia la Corte ha sottolineato come, avendo ottenuto la licenza, Europa 7, potesse “ragionevolmente aspettarsi” di poter trasmettere entro massimo due anni. Ma non ha potuto farlo perchè le autorità hanno interferito con i suoi legittimi diritti con la continua introduzione di leggi che hanno via via esteso il periodo in cui le televisioni che già trasmettevano potevano mantenere la titolarità di più frequenze. Di Stefano, proprietario dell’emittente, aveva ha chiesto ai giudici europei di riconoscergli il maxi indennizzo per non aver potuto trasmettere per anni perché non aveva frequenze su cui farlo. Con la sentenza i giudici hanno innanzitutto stabilito che negando le frequenze a Europa 7 le autorità italiane hanno violato il diritto alla protezione della proprietà privata e quindi causato un danno economico all’emittente.  Durante l’udienza pubblica che ha avuto luogo lo scorso ottobre i difensori dello Stato italiano avevano sottolineato che Di Stefano è stato già risarcito nel 2009, quando il Consiglio di Stato gli ha riconosciuto una compensazione di un milione di euro. Oltre alla questione strettamente economica, i giudici dovevano stabilire tra l’altro se le scelte del governo siano state dovute a reali impedimenti tecnici, oppure, come sostenuto da Di Stefano, da motivazioni politiche.
”La condanna che arriva dalla Corte europea dei diritti umani sul caso Europa 7 è solo la conferma dei danni prodotti da Berlusconi e dal suo governo” afferma in una nota il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. L’ex presidente del Consiglio ha utilizzato a proprio uso e consumo le istituzioni, piegandole ai propri interessi e calpestando la democrazia e l’informazione. L’Italia dei Valori, che per prima ha portato avanti la battaglia per ristabilire le regole sull’attribuzione delle frequenze, continuerà a battersi affinchè nel nostro Paese venga affermato lo stato di diritto e risolto una volta per tutte il conflitto d’interessi. L’emittente televisiva Europa 7 è stata vittima di un vergognoso abuso perpetrato per anni e per questo nessun risarcimento sarà mai abbastanza”.  

La strategia del terrore.




A chi non viene il terrore della scampanellata del postino?
Chi non teme di essere licenziato da un momento all'altro?
Chi non ha paura di uno sfratto imminente o di un pignoramento di stipendio?
Chi non ha paura che l'assottigliamento continuo dello stipendio o della pensione non gli permetta più di ottemperare agli obblighi che aveva assunto?
Viviamo nella costante paura che ci venga a mancare il terreno sotto i piedi: la tranquillità è, ormai, una chimera .
Ci stanno distruggendo mentalmente, economicamente.
Loro sono gli unici colpevoli della crisi che ci sta massacrando, perchè non l'hanno percepita in tempo o non l'hanno voluta annunciare in tempo, non è dato saperlo, ma resta il fatto che ne sono responsabili.
Ma a pagare il prezzo delle loro manchevolezze dovute alla loro incapacità, hanno deciso che dobbiamo essere noi.
Loro sono intoccabili e, nonostante siano consci di essere degli incapaci, restano ai loro posti, saldamente attaccati alle poltrone, per portare a termine gli accordi presi con chi li
ha sostenuti e li ha assurti a organizzatori e depositari del bene comune del quale dispongono a piacimento senza averne diritto alcuno.
A noi, nel frattempo, hanno tolto tutto.
Perchè quando ad un individuo togli la speranza in un futuro, la tranquillità di un lavoro che ti dia la possibilità di vivere dignitosamente, hai tolto tutto.
Non siamo nemmeno più capaci di reagire e ribellarci, ci hanno disarmati, ci hanno definitivamente spenti all'interno.
Ormai, con la strategia del terrore che ci hanno imposto, hanno preso possesso anche delle nostre esistenze.



Cetta.