domenica 18 novembre 2012

Nino Galloni: “La deindustrializzazione italiana voluta da Francia e Germania”. - Pier Paolo Flammini

Nino Galloni in una videointervista di Byoblu.com
Nino Galloni

I contrasti con Ciampi e Andreatta. La prevista esplosione del debito pubblico. La riduzione degli investimenti. La svendita degli anni ’90. Maastricht e la moneta unica. Lo spiraglio di Draghi e la sovranità da riconquistare. L’opinione dell’economista allievo di Federico Caffè.
Verità che non vengono dette. L’Italia è confinata tra i Piigs (maiali) d’Europa e il pessimismo dilagante, assieme alla corruzione e alla recessione economica, sembrano non lasciare spazio ad inversioni di tendenza.
Nino Galloni, economista, allievo del grande Federico Caffè, funzionario al Ministero del Bilancio, del Tesoro e delle Partecipazioni Statali negli anni ’80, ha vissuto gli ultimi tre decenni in modo spesso ostile rispetto ad alcune scelte che hanno indirizzato l’economia e la società italiana. La sua ricostruzione delle vicende di allora e di oggi e le soluzioni previste crediamo servano da riflessione e da base critica ai tanti politici ed editorialisti che, spesso, ignorano di quel che parlano e scrivono.
A partire dagli anni Novanta, il debito pubblico è diventato il paradigma sul quale basare la solidità di uno Stato, almeno in Europa. La vulgata popolare ritiene che il debito pubblico negli anni ’80 sia dovuto agli sprechi. Lei – e molti altri – sostengono che il raddoppio del debito pubblico negli anni ’80 sia dovuto invece al divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.
“È vero che la giustificazione di questa scelta dell’allora Ministro del Tesoro Andreatta e del Presidente della Banca d’Italia Ciampi risiedeva nel tentativo di ridurre gli sprechi della classe politica di allora. All’epoca ero un giovane funzionario del Ministero del Bilancio e dissi naturalmente che quella scelta avrebbe portato all’esplosione del debito pubblico e alla crescita della disoccupazione giovanile anche oltre il 50%. Si perse la possibilità di emettere titoli di Stato a tassi prestabiliti, perché da quel momento i tassi li ha determinati il mercato, il che equivale a dire un ristretto gruppo di banche in via di privatizzazione che si ponevano in una condizione di ricatto verso il pubblico. Come ho dimostrato nei miei libri, passammo da tassi di interessi reali negativi (ovvero quelli nominali erano inferiori al tasso di inflazione) a tassi reali, tra il 1982 e il 1983, del 6-7%. Questo comportò delle conseguenze disastrose sul debito pubblico: non avvenne alcuna riduzione della spesa pubblica, ma ovviamente un peggioramento. Non potendo tagliare stipendi e spesa corrente, il pagamento degli interessi avvenne riducendo gli investimenti in ricerca, infrastrutture. Ecco che l’Italia iniziò ad accumulare ritardo rispetto agli altri paesi”.
Ha senso rapportare un dato flusso come il Prodotto Interno Lordo con un dato “stock” come il Debito Pubblico? Eppure tutte le politiche economiche e fiscali degli ultimi 20 anni si basano su questo “chimerico” rapporto.
“Il debito è uno stock, il Pil un flusso: alla prima lezione di economia si impara a non confondere queste due grandezze. A noi interessa, piuttosto, un altro dato flusso, la spesa per interessi sul debito. In Giappone c’è un grandissimo debito pubblico eppure gli interessi sono all’1%; in Italia invece si pagano alti interessi, nonostante abbiamo l’avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato al netto degli interessi passivi, ndr) più grande di tutto l’Occidente. Gli stolti si rallegrano di questo dato, perché credono sia un bene che lo Stato incassi più di quanto spenda: questo invece è l’esatto motivo per cui l’Italia è in recessione più che negli altri paesi, perché i cittadini e le imprese pagano più di quel che ricevono, e si impoveriscono”.
Il divorzio Banca d’Italia/Tesoro seguì di un paio d’anni la costituzione del Serpente Monetario Europeo. Da una parte si impedì allo Stato di finanziare a costo zero la propria spesa pubblica, dall’altra gli si impose di difendere un cambio di valuta fisso o quasi. Ci sono relazioni tra questi due eventi, poi culminati in Maastricht e nell’euro?
“Sicuramente entrambe le misure sono collegate, e rientrano in un contesto storico occidentale in cui si voleva rendere responsabili gli Stati rispetto alla propria bilancia dei pagamenti. Fino agli anni Settanta, ad un aumento della spesa pubblica si verificava un incremento della forza lavoro ma poi, a causa del cambiamento delle attitudini di consumo, ad un aumento della spesa pubblica corrispose un aumento delle importazioni di beni esteri (anche perché non vi era più il sistema regolatorio di Bretton Woods). Si creavano così disavanzi commerciali con la conseguenza di un aumento dei tassi di interesse, per attrarre capitali che bilanciassero il disavanzo. Le due scelte (divorzio e Sme) furono il preludio al Trattato di Maastricht, all’euro e alla perdita di sovranità”.
Lei afferma che questa crisi non è ciclica, ma sistemica: si tratterebbe della fine del sistema nato negli anni ’80, ovvero della globalizzazione incentrata sulle esportazioni, perché non sostenibile nel lungo periodo. Secondo lei si dovrebbe andare verso un sistema di tipo protezionistico?
“Non credo nel protezionismo, ma bisogna raggiungere un sistema in cui si cerca di sviluppare la domanda interna con un import/export più moderato. La bilancia commerciale deve tornare ad essere più equilibrata perché non è matematicamente possibile che tutti gli Stati del mondo siano in surplus commerciale. Questo è stato uno degli effetti perversi di questa globalizzazione in cui vincono i più furbi, ovvero chi pratica prezzi più bassi soprattutto nel settore del lavoro. Sarà molto interessante sapere quale sarà la decisione di politica economica del Partito Comunista Cinese, che potrebbe proprio riconvertire l’economia cinese verso l’interno anziché l’estero”.
La de-industrializzazione italiana e la crisi attuale si spiegano soltanto con le questioni monetarie e le politiche economiche pubbliche, o vi è anche – come sostengono i neoliberisti – un ritardo nell’innovazione dell’imprenditoria italiana?
“Non è che gli imprenditori italiani all’improvviso abbiano smesso di saper fare il proprio mestiere. Ci sono delle cause che hanno provocato il ritardo di una parte dell’imprenditoria italiana, e non viceversa come qualcuno sostiene. Nell’ordine: 1) l’accordo per l’unificazione monetaria voluto da Francia e Germania al tempo di Maastricht mirava alla de-industrializzazione dell’Italia; 2) la svendita del patrimonio pubblico e delle partecipazioni statali avvenuta negli anni ’90 ha provocato un indebolimento della struttura economica nazionale, a beneficio del lucro di qualcuno; 3) un sistema bancario che non funziona più come in precedenza e non sostiene le imprese, e per questo occorre ripristinare la Glass-Stegall per evitare che banche siano attratte dalla speculazione finanziaria anziché dall’economia reale; 4) la perdita della sovranità monetaria ha colpito la capacità dello Stato di creare infrastrutture senza dipendere esclusivamente dai privati; 5) e quindi lo Stato ha cessato di essere un elemento “amico” delle imprese, il che sarebbe la sua funzione basilare nel sistema economico”.
Possiamo dire alle famiglie che i tagli alla scuola, alla sanità, le tasse, l’Imu, insomma tutta “l’austerità” deriva non da scelte obbligate, ma da scelte consapevoli delle élite franco-tedesche in particolare, ma anche italiane?
“Credo sia una approssimazione rischiosa. I tagli e le tasse sono una scelta deliberata del governo attuale il quale crede erroneamente che vi possa essere una ripresa dell’economia con tagli alla spesa pubblica e quindi incidendo sui redditi delle famiglie. Ovviamente queste scelte conducono ad una recessione”.
Lei sostiene che occorre uscire dall’euro il prima possibile? O si rischia anche di innescare politiche nazionalistiche? Molti temono che l’uscita dall’euro significhi una austerità ancor maggiore, ma senza solidarietà extra-nazionale.
“L’euro può anche essere trasformato in una vera moneta sovrana. Se ad esempio si ritiene che gli Stati debbano essere in pareggio di bilancio, la Banca Centrale Europea potrebbe spendere tranquillamente a deficit per coprire le spese necessarie agli investimenti pubblici produttivi. Naturalmente dovrebbe essere una moneta sovrana, non ancorata al debito pubblico in questo caso europeo, perché altrimenti si riprodurrebbero gli stessi problemi che abbiamo attualmente a livello nazionale”.
La Banca Centrale Europea ha per obiettivo il contenimento l’inflazione. Ma è possibile che rifinanziando la spesa pubblica, si crei iper-inflazione? O è un falso mito?
“Occorre dire che la Bce aveva un solo obiettivo, ovvero la lotta all’inflazione. Draghi ha dimostrato che si possono fare politiche diverse, anche se per ora solo a favore delle banche. C’è stata l’apertura alla possibilità che la Bce acquisti titoli di Stato, e quindi questa mossa andrà sfruttata politicamente affinché si possa passare a degli investimenti pubblici che aiutino le imprese. Queste operazioni della Bce possono causare iperinflazione se vengono attuate a favore della finanza speculativa, come con i derivati, che rischiano di creare masse monetarie enormi senza ricadute sulla produzione reale. Se invece sono impiegate per la spesa pubblica e gli investimenti non vi è alcun rischio perché l’immissione di denaro sarebbe immediatamente mitigata da un aumento della domanda e della produzione”.
Lei era un funzionario statale al tempo della Prima Repubblica. Quello che afferma, però, sembra eretico se confrontato con la discussione sulla stampa nazionale e nella politica dove vige il pensiero unico neoliberista. Come è stato possibile tutto ciò?
“Le mie posizioni erano molto note già negli anni ’80, avevo un piccolo ruolo nella Democrazia Cristiana ma anche altri partiti mi vedevano come un punto di riferimento per le mie visioni economiche alternative. Ricordo bene come Mario Schimberni, socialista, mi chiese un approfondimento riguardante le mie tesi monetarie, valutandole come alternative a quelle di Ciampi e Andreatta, ma poi il mio lavoro fu fatto marcire in un cassetto nonostante seppi poi che piacquero all’allora vicepresidente di Bankitalia, Antonio Fazio. Ma lo seppi solo nel 1990, quando Fazio si congratulò con me per la mia nomina di direttore al Ministero del Lavoro”.
Il suo intervento al Summit Mmt di Rimini, lo scorso febbraio, fu molto apprezzato. Ritiene che le ricette degli economisti americani della Mmt possano aiutare l’Italia e il Sud Europa?
“Le loro proposte conducono a soluzioni molto utili e praticabili. Occorre stare attenti a non ripetere gli errori del keynesismo classico, quando si rischiò di dare incentivo alle importazioni; inoltre bisognerebbe approfondire le tematiche relative ai rapporti di lavoro. C’è poi un rischio, sottolineato da Lidia Undiemi, ovvero il pericolo che tutto venga ricondotto alla monetarizzazione degli squilibri finanziari come unica causa del malessere dell’economia e della società, senza poi incidere sulle cause strutturali di queste derive”.

Il Governo si promuove: “Senza queste politiche non ci sarebbe più l’Eurozona”.


Mario Monti


La nota di Palazzo Chigi: "Si sarebbe dovuto fare di più in favore delle classi più disagiate, ma si è cercato di mettere in sicurezza i conti pubblici". E ancora: "Non sono state fatte promesse: solo un consapevole senso della realtà può dare fiducia per l'avvenire". Ma a supporto del lavoro fatto, un'analisi economica evidenzia il "successo" di riforma pensioni, redditometro e direttiva sui pagamenti, tralasciando i nodi esodati, debiti della pa e accordo Italia-Svizzera.

Niente promesse né illusioni. Sono stati messi in sicurezza i conti, anche se si poteva fare di più per le classi più disagiate. Certo, l’Italia ha guadagnato molto in termini di credibilità internazionale. E con un’Italia meno debole ne ha guadagnato anche l’Europa: “Senza le nostre politiche non ci sarebbe più l’Eurozona“. A un anno dal suo insediamento il professor Monti promuove il presidente del Consiglio Monti. Palazzo Chigi con una lunga nota (“Un anno dopo: il governo, l’Italia, i cittadini – Appunti di viaggio”) fa il bilancio della propria attività, fondata su cinque parole che ridisegnano la nuova Italia: credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione. “In un anno l’Italia ha intrapreso profonde trasformazioni. Questo esecutivo è nato sull’onda dell’emergenza, trovandosi di fronte ad un bivio drammatico: lasciare affondare il Paese o sforzarsi di uscire dalla palude” si legge. 
Secondo Monti gli effetti positivi delle politiche del governo tecnico si sono riverberati non solo sulla tenuta dell’Italia, ma anche sul resto della comunità europea. “Forse oggi, senza le politiche di rigore messe in atto dall’esecutivo non ci sarebbe più l’Eurozona – si legge – O sarebbe notevolmente ristretta come dimensione geografica, senza quello che l’Italia, con uno sforzo collettivo di cui non si ricordano molti precedenti nella storia repubblicana, è riuscita a compiere”. Il riferimento è a quella “strana maggioranza” di PdlPdFli e Udc: “Certamente sarebbe stato necessario fare di più, e forse alcuni errori sono stati commessi, ma l’impianto delle riforme necessario ad uscire dalla fase di emergenza è stato condiviso dalla ‘strana maggioranza’ che ha appoggiato l’esecutivo”.
Qualche rammarico il governo ce l’ha: “Molto di più si sarebbe dovuto fare in favore delle classi più disagiate del Paese, soprattutto per sostenere le famiglie che con il loro welfare sono il vero tessuto produttivo grazie al quale l’Italia non ha subito un contraccolpo negativo come, ad esempio, è successo negli Stati Uniti” si legge nell’introduzione della lunga nota di Palazzo Chigi. Ma “il governo ha cercato di mettere in sicurezza i propri conti pubblici, come richiesto dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea, al fine di preservare non solo i diritti acquisiti, ma anche quelli ancora da acquisire dalle generazioni future. Lo ha fatto con una riforma delle pensioni che viene indicata a livello internazionale come un modello da seguire e con quella del mercato del lavoro che ambisce a creare un contesto più inclusivo e dinamico, atto a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani”.
Ma Palazzo Chigi parla con toni chiari anche più avanti: “Il governo ha cercato di rappresentare la realtà ai cittadini spiegando senza contraffazioni e con un linguaggio di verità la situazione e i rimedi adottati. Non sono state fatte promesse, né alimentate illusioni. Al contrario sono stati richiesti sacrifici, anche pesanti. Ma questi sono stati recepiti proprio per il momento drammatico che l’Italia ha attraversato. Solo un consapevole e trasparente senso della realtà può dare speranza e fiducia per l’avvenire”. 
Infine un ultimo riferimento alla politica, sotto il profilo dell’etica. ”Il governo inoltre è voluto intervenire anche sul tema dei costi della politica, attraverso un decreto legge sulla trasparenza e sulla riduzione dei costi degli apparati politici regionali. Una misura fortemente invocata dagli stessi presidenti delle Regioni e soprattutto dai cittadini che, dopo gli scandali delle ultime settimane, non comprendono come a loro si richiedano sacrifici, spesso anche pesanti, mentre il mondo della politica sembra non essere toccato dal tema della responsabilità di fronte ad una delle più difficili crisi economiche degli ultimi anni. Per questo il governo ha spinto molto sulla necessità di un ritorno all’etica della politica, una pratica che andrebbe sempre coltivata, ricordando il fine ultimo per il quale un cittadino delega un suo rappresentante in un organo pubblico”.
Dopo un anno, insomma, l’Italia è “saldamente sulla via del cambiamento, di certo è un’Italia che adesso può guardare con più fiducia verso il suo futuro. Un futuro che sarà prospero se si continuerà sulla strada intrapresa, senza disperdere il lavoro che è stato compiuto fino ad oggi. Un lavoro che passa attraverso cinque parole che ridisegnano la nuova Italia: credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione”.
L’ANALISI ECONOMICA. Parole che nelle intenzioni di Palazzo Chigi sono rafforzate da un’analisi economica relegata in un capitolo a sé e redatta rigorosamente in inglese. All’interno della quale sono elencati schematicamente i provvedimenti dell’ultimo anno che secondo il governo costituiscono i maggiori goal segnati dai tecnici. A partire dalla riforma delle pensioni che, si legge nella slide dedicata alla sostenibilità delle finanze pubbliche, ha il merito di aver portato “importanti risparmi” stimati in 7,6 miliardi nel 2014 e destinati a salire a 22 miliardi nel 2020. Nessun accenno, però, al rovescio della medaglia, il nodo esodati e i relativi costi sociali ed economici. Forse perché le cifre in gioco a distanza di un anno non sono ancora chiare, anche se gli ultimi conteggi parlano di un costo pubblico di quasi 10 miliardi di euro per tutelare 130mila esodati, numero, quest’ultimo, che non esaurisce la platea.
Altri esempi non mancano. Tra gli altri obiettivi raggiunti in economia vantati dal governo, c’è infatti anche “la riduzione dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese”. Il riferimento è al recepimento di pochi giorni fa della direttiva Ue che sanziona pesantemente chi paga oltre i 30 giorni di ritardo. Peccato che i vari ministri del governo tecnico abbiano promesso per un anno un recepimento anticipato rispetto alla scadenza di marzo 2013, salvo poi agire sul filo di lana con il termine obbligatorio. Quanto ai pagamenti arretrati, ben poco è arrivato rispetto ai circa 100 miliardi di debiti accumulati dallo Stato nei confronti delle imprese che per lui hanno lavorato. Considerazioni analoghe si potrebbero fare, infine, per la vantata lotta all’evasione grazie all’arrivo del redditometro (anche qui un anno di ritardo e nessun aggiornamento sull’accordo Italia-Svizzera per tassare i capitali italiani depositati nei forzieri elvetici).


Leggi anche:
ULTIM'ORA: CONTESTATO MONTI ALLA BOCCONI

Contestazione persino al Divino Monti, tanto hanno osato questo choosy degli studenti. I tafferugli sono scoppiati proprio di fronte all'università Bocconi, dove Monti presentava due suoi volumi, da
pprima contestazioni verbali e poi lancio di petardi e uova di vernice da parte di un centinaio di studenti. Le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, hanno caricato, a colpi di manganello, i manifestanti i quali hanno risposto con petardi e fumogeni. Ferito in modo lieve un agente della squadra mobile, aggredito un cameraman di La7 che stava filmando il corteo di protesta.
Tra i cartelli più significativi: Basta austerity, soldi subito; Monti a casa, Milano non ti vuole, Un anno di Monti, austerity, precarietà e manganellate. Auguri».
L'ateneo era blindato dalle forze dell'ordine proprio per le contestazioni. L'intera zona attorno all'ateneo è blindata e tutto il quartiere viene monitorato da elicotteri della polizia.
M.F.

Cambiamenti climatici.



Il nostro Governo nel 2002 ha stretto un accordo con gli USA/NATO 
perchè vengano effettuati degli esperimenti di carattere climatologico (GEOINGEGNERIA), tramite mezzi aerei che rilasciano sostanze chimiche al fine di saturare il cielo... sul territorio Italiano e studiarne gli effetti. 

Così come accade in tutti gli altri paesi che aderiscono ai PATTI NATO e che hanno siglato questi accordi di

 sperimentazione con la "SCUSANTE" del trovare un rimedio al riscaldamento globale.

Il Problema è la salute Umana e dell'Ambiente.
Quando si sentono dati allarmanti sulle Polveri Sottili, sull'aumento dell'Asma, sull'acidificazioni delle acque e tantissimi altre questioni spinose, tutto è in diretta relazione a questo, ma ovviamente tutto è taciuto, perchè i Cittadini si ribellerebbero, visto che aerosol aerei vengono effettuati con rilascio in atmosfera di metalli pesanti.

*** Il documento in PDF che vedi come link in blu qui sotto, è l'ACCORDO STIPULATO DAL GOVERNO ITALIANO CON GLI USA e gli Enti che partecipano x i rilievi e il Modus Operandi.

[Se non vuoi leggere tutto il pdf, guarda a pag 13 dove si parla di SPUTTERING per realizzazione COATINGS (coperture) e più approfonditamente a pag 29-30-31 dove spiega degli AEROSOL]

http://www.scribd.com/doc/60965955/Piano-dettaglio-Accordo-Italia-Usa-Sul-Clima

***Dal sito Governativo Americano gli Accordi Climatici tra Italia _USA

http://2001-2009.state.gov/g/oes/rls/or/22042.htm

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Gianni Lannes il giornalista che ha smosso le acque più torbide in molti settori dello scenario Italiano dice :
"LA GUERRA AMBIENTALE E' IN ATTO "

http://youtu.be/R0qRGk20Rto


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VUOI SAPERNE DI PIU' ?

Guarda il materiale di questa NOTA :
http://www.facebook.com/note.php?note_id=148356481904652



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=301835193223446&set=a.145529325520701.36299.145336488873318&type=1&theater

sabato 17 novembre 2012

Sandro Usai, un eroe morto in silenzio.



Dove sono i tricolori sulla bara e i ministri commossi? Dove sono i funerali di Stato e le dirette televisive? Dove sono le lacrime e gli editoriali....Forse è meglio così, gli eroi muoiono in silenzio, con il giubbotto della Protezione civile. Era SANDRO USAI, volontario morto a Monterosso nell'alluvione del 25 ottobre, voglio vedere chi mette questa immagine nel suo profilo...scusate non è Simoncelli... 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=350699388298567&set=a.101619776539864.3639.100000755262538&type=1&theater

La crisi stacca la luce a 30mila greci.

30.000 greci ogni mese senza elettricità

Ogni mese la compagnia elettrica ellenica (Deh) taglia la fornitura di corrente a circa 30.000 utenti che non possono pagare la bolletta in seguito al calo dei redditi causati dalle misure di austerità varate dal governo con riduzioni di stipendi e pensioni ma risparmia le aziende in arretrato con i pagamenti. Lo rivela oggi il quotidiano Kathimerini riferendo dichiarazioni rese dal direttore amministrativo della Deh, Arthouros Zervos, il quale ha ammesso che la compagnia interrompe la fornitura di elettricità quando le bollette restano inevase, ma non ha precisato se ciò avviene perchè l'utente non ha il denaro per pagare la corrente oppure perchè non paga la tassa di proprietà sulla casa che, quasi raddoppiata, da un anno è stata inserita nella bolletta. 

Zervos ha fatto le sue dichiarazioni rispondendo alle domande rivoltegli dal deputato Vassilis Economou, del partito Sinistra Democratica (nella coalizione di governo con Nea Dimokratia e Pasok), il quale chiedeva spiegazioni circa l'elevato numero di abitazioni di Atene alle quali negli ultimi tempi è stata tagliata la fornitura di elettricità. 

Molti utenti hanno denunciato il fatto che, dopo la sospensione della fornitura di elettricità, la Deh ha rimosso dalla loro abitazione anche il contatore invece di apporvi i sigilli.


http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=171617&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

Senza parole.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=375640749190353&set=a.328495170571578.79509.100002332945448&type=1&theater

Helzapoppin' all'italiana.



Le immagini sono tutto. I fotogrammi accelerati dell'Italia, in apparenza sconnessi, hanno la logica dell'ultima spiaggia, del prossimo 8 settembre. Viviamo in un Helzapoppin'all'amatriciana. Istantanee. L'elicottero che porta in salvo Passera e i sottosegretari dalla furia degli operai del Sulcis. Fini, Napolitano e Schifani che ridono e scherzano mentre si apprestano a modificare la legge elettorale. I fumogeni sparati dal ministero della Giustizia sui manifestanti a Roma (qualche magistrato sarà esiliato in Guatemala o nella Terra del Fuoco per punizione?). Cinque comparse impalate come stoccafissi su un palco a rispondere a domande prepagate nell'imitazione di supereroi che dovrebbero salvare il Paese. Uno con il telefonino per i suggerimenti da casa. La Toscana devastata, la gente sui tetti delle auto o schiacciata sotto un ponte, solo per una perturbazione temporalesca più abbondante del solito. Berlusconi nell'imitazione della mummia di Tutankamon con l'itterizia giallo cagarella da elezioni stampata sul volto. I salotti esclusivi dei talk show dove le disgrazie del Paese servono a far aumentare lo share e a rendere felici mummie politiche, come Forminchioni e Polverini, sedute in poltrona o sui trespoli, l'intervistatore di partito pensoso. L' aeroporto di Fiumicino trasformato in una discarica. Renzi sindaco errante. La guerra totale in Medio Oriente ormai alle porte trattata come notizia di cronaca. L'importanza quotidiana h24 di Casini in televisione. L'election day, ma anche no, lo sbarramento al 42,5%, al 40%, ma anche no, la preferenza diretta, ma anche no, il premiolino del 10% al primo partito, ma anche no, eliminare il M5S, ma anche sì. I conti risanati di Rigor Montis con il debito pubblico schizzato a 2.000 miliardi (si possono risanare i conti aumentando il debito? Si. Certo. Miracolo! Miracolo bocconiano!). La legge anti corruzione che premia i corrotti. Monti in loden, la Frignero in tailleur. La Val di Susa militarizzata come l'Afghanistan. Il tabernacolo di Bersani. Nuove liste elettorali di giornata, come le uova: la montezemola libera e bella, la giannina con il papillon, la tremontina no global. Il sangue dei ragazzi che colpiscono il manganello con le loro facce. Lo spread crescente tra stipendi dei politici (e dei tecnici al governo) e quelli degli impiegati e degli operai. Il fisco più "leggero" per le famiglie dei disoccupati. La trattativa Stato mafia scomparsa dai media dopo le telefonate quirinalizie di Mancino. Gli esodati al mattino, pensionati la sera ed esodati ancora il giorno seguente. La metastasi dell'ILVA, la peste di Taranto. I voti comprati dalla 'ndrangheta in Lombardia a 70 euro e in Sicilia dalla mafia a 300 euro (è l'Italia a due velocità mafiose).
Qualsiasi somiglianza tra l'Italia e la realtà è puramente casuale.



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