Riconosciuti 100mila euro al procuratore aggiunto Ilda Boccassini accusata dal Giornale di portare avanti "una guerra" contro il leader del Pdl. Tali affermazioni ledono "il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente". Nell'articolo si attribuiva alle toghe di Milano essersi assunto "il compito di rivoltare il paese".
Risarcimento danni per i magistrati accusati di portare avanti “una guerra” contro Silvio Berlusconi, perché tali affermazioni ledono “il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente”. Lo sottolinea la III sezione penale della Cassazione confermando una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che aveva condannato la Società Europea di Edizioni Spa, in qualità di editrice del quotidiano ‘Il Giornale“, l’allora direttore Mario Cervi e il giornalista Salvatore Scarpino, a pagare un risarcimento di 100mila euro a favore del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, in relazione a un articolo ritenuto diffamatorio del 25 novembre 1999. Nell’articolo ‘incriminato’, intitolato “colpevole a tutti i costi”, si attribuiva “ai magistrati della procura della Repubblica di Milano, tra i quali la Boccassini – si legge nella sentenza depositata oggi – di essersi assunti ‘il compito di rivoltare il Paese e di guidarlo’ di aver ‘selezionato con… criteri politici e ideologici’ l’onorevole Silvio Berlusconi come ‘indagato in pianta stabile’, di seguire ‘rigidi criteri politici e ideologici’” e si affermava che il pm Boccassini “aveva ‘spacciato’ come trascrizione di rituale registrazione ‘un rudimentale… origliare’, per il quale era stata inquisita dal Consiglio Superiore della Magistratura che aveva preferito ‘more solito archiviare’”.
La Suprema Corte ha condiviso in toto le motivazioni dei giudici del merito, i quali avevano rilevato che “i fatti, descritti in termini diffamatori nell’articolo, erano risultati, invece, rispondenti a una doverosa attività dell’ufficio, le cui indagini si erano concluse con severe condanne per reati gravi e con la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione nei confronti dell’onorevole Silvio Berlusconi e, non già, con assoluzioni”. La Corte d’Appello – che aveva raddoppiato il risarcimento per il magistrato, quantificato in primo grado in 50mila euro – avevano anche rilevato che, per far diminuire l’entità del risarcimento, “non potevano valere né l’avviso di garanzia inviato all’onorevole Silvio Berlusconi quando presiedeva il vertice di Napoli, seguendo i tempi degli avvisi, le necessità del provvedimento e non le opportunità della politica, né le dichiarazioni dei magistrati della procura di Milano sui progetti di legge, riconducibili a commenti da parte di tecnici”.
Gli ‘ermellini’ hanno rigettato il ricorso dell’editore e dei giornalisti del quotidiano, definendo “congrua” la motivazione della Corte d’Appello, secondo cui “l’attribuzione a un magistrato di comportamenti sleali e incompatibili con la sua funzione (il perseguimento dell’obiettivo di governare il Paese portando avanti una guerra contro l’onorevole Silvio Berlusconi), comportando la negazione dello stesso ruolo istituzionale assegnato al magistrato, colpisce la persona/magistrato negando la sua stessa identità professionale, con aggravamento del pregiudizio sofferto”. Nel caso di specie, conclude la sentenza, si è di fronte a una ‘lesione di una particolare identità professionale che, per altro, trova fondamento, per doveri e guarentigie nel quadro costituzionale”.