martedì 12 marzo 2013

La presa della pastiglia. - Marco Travaglio



Chi ha in mente la scena finale del Caimano di Nanni Moretti sarà rimasto un po' deluso, ieri, dinanzi alla marcetta sul Tribunale di Milano dei parlamentari Pdl capitanati da Angelino Jolie. 
Si temeva di molto peggio: un assalto possente, drammatico, sinistro, almeno vagamente nibelungico. Invece per fortuna non siamo la Germania delle Valchirie e nemmeno la Francia della presa della Bastiglia. 
Siamo il paese dell'operetta, che non conosce il dramma: al massimo il melodramma. Dunque dobbiamo accontentarci di questa tragicomica scampagnata sul marciapiede, tipo gita delle pentole, di una corte dei miracolati sbarcati a Milano come Totò e Peppino, ma molto più ridicoli, visto che alle pellicce e ai colbacchi fuori stagione aggiungono quintali di silicone, botulino, pròtesi di lattice, fard, toupet e trapianti abortiti, e alle caciotte sostituiscono trillanti iPhone con la suoneria di "Meno male che Silvio c'è". Il quale Silvio, pover'ometto, giace esanime sul letto di dolore, piegato e piagato da un'uveite bilaterale isterica con scappellamento a destra che da un momento all'altro, stando ai medici e agli avvocati di corte, potrebbe portarlo alla tomba. Insomma, al posto della presa della Bastiglia, abbiamo la presa per il culo, o al massimo della pasticca per curare patologie fasulle e allontanare sentenze vere. Spiccano, nella foto di gruppo dell'allegra brigata sanculotta in gita premio al Palagiustizia, Danton Alfano, Marat Cicchitto, Saint Just Gasparri e Robespierre Lupi, mentre Santanchè, De Girolamo, Gelmini, Giammanco, Ravetto, Prestigiacomo, Mussolini e Casellati si contendono i panni di Charlotte Corday prima del bagno. Alcuni assedianti conoscono bene il posto e fanno da ciceroni: chi per curriculum, come Denis Verdini (cinque processi), Matteoli (uno) e Raffaele Fitto (due processi e una condanna fresca fresca a 4 anni), chi per motivi professionali, tipo gli on. avv. Ghedini e Longo. Ma anche Caliendo, l'amico della P3, e Nitto Palma, che in teoria sarebbero addirittura magistrati e non si sa bene contro chi protestino: forse contro se stessi. Va comunque apprezzato il generale sprezzo del ridicolo di chi denuncia l'uso politico della giustizia mentre fa un uso giudiziario della politica. Ma anche lo sprezzo del pericolo di alcuni noti condannati e imputati che sono financo entrati in tribunale col rischio di essere identificati, vista la somiglianza con le facce patibolari di alcuni ricercati ritratti nei "Wanted" in bacheca, e di non uscire più. Pare che Formigoni sia rimasto prudenzialmente a casa. Notevole anche la faccia dell'acuto Razzi, reclutato all'ultimo momento per far numero, che ancora in tarda serata non aveva capito dove l'avessero portato, e soprattutto perché. Capezzone e Giovanardi invece si sono molto felicitati con se stessi perché, dopo anni di oscuramento, hanno strappato un'inquadratura di alcuni nanosecondi al Tg4 . In ogni caso si è persa l'occasione per una bella retata: è raro trovare tanta bella gente insieme a portata di manette. L'implume Alfano, tornato leader per un giorno in assenza del padrone travestito da cieca di Sorrento, minacciava tutto accaldato un imprecisato "Aventino". Intanto Gasparri capiva tutto al volo e prenotava un tavolo nel noto ristorante "Da Rino all'Aventino". Poi Jolie s'appellava a Napolitano, ma sbagliava indirizzo: com'è noto, il Presidente non si occupa di processi e inchieste, tranne quando gli telefona Mancino.Ps. Mentre chiudo l'articolo, alle ore 20, non risulta sull'Ansa una sola dichiarazione di esponenti del Pd contro la gazzarra del Pdl al Palazzo di Giustizia di Milano. Solo un dolente commento di Bersani alla minaccia aventiniana di Alfano: "Spero siano voci che smentiscano (sic, ndr), che siano suggestioni di un momento". Si vede subito che è cambiato e ha capito la lezione: gliele ha cantate chiare.

https://www.facebook.com/notes/graziano-bruschini/la-presa-della-pastiglia-di-marco-travaglio/422359447853725

Cisl, spunta un tesoretto da 64,5 milioni. - Stefano Sansonetti


I vorticosi affari della Cisl, tra società lussemburghesi, fiduciarie e partner messicani, non rappresentano “questioni strettamente di attualità sindacale, economica e politica”. Sono le parole utilizzate dallo staff di Raffaele Bonanni, il segretario generale del sindacato di via Po che in questo modo preferisce non rispondere alle domande che avrebbe voluto rivolgergli lanotiziagiornale.it, dopo l’inchiesta dedicata al multiforme business della Cisl. Anche perché il contesto è quello di un periodo in cui in Italia i disoccupati hanno raggiunto quota 3 milioni, ed è come minimo naturale chiedere a un sindacato se sia normale fare affari con l’informatica, le assicurazioni, i viaggi, gli immobili, i fondi comuni d’investimento e via dicendo. L’entourage di Bonanni, però, non può negare che ci troviamo di fronte “ad assetti societari a dir poco confusi, e che risalgono tra l’altro anche a epoche precedenti”. Ma l’impressione è che gli uomini del segretario generale vogliano allontanare il problema da via Po, per scaricarlo su qualcun altro. Non si spiegherebbe altrimenti la richiesta di rivolgersi “ai responsabili legali delle società, totalmente autonome sul piano della gestione”, come se la Cisl non fosse a capo della catena di controllo.
CISL
Un tesoretto immobiliare da 64 milioni di euro. Nel frattempo nei meandri degli interessi economici del sindacato spunta fuori anche un corposo pacchetto di immobili. In questo caso la gestione passa per le mani di tre società immobiliari. La prima si chiama Unitas, ed è controllata al 95% dalla sigla oggi guidata da Bonanni. Ebbene, in pancia alla Unitas si trova una cinquantina di sedi provinciali del sindacato, a cui si aggiungono terreni e qualche centro studi sparso per l’Italia. I cespiti in questione, sulla base dell’ultimo bilancio relativo al 2011, valgono 21 milioni di euro. Ma la società vanta anche riserve di utili distribuibili per 7,4 milioni e quote in fondi comuni di investimento per un controvalore di 2,1 milioni. Di più, perché la Unitas detiene anche una partecipazione del 100% nell’Immobiliare Nuova Esperide, ennesimo veicolo che custodisce immobili e terreni per 16,1 milioni. A tutto questo va affiancato il patrimonio immobiliare che fa capo all’Inas, il patronato della Cisl. In questo caso il punto di riferimento è la Inas Immobiliare, che gestisce soprattutto immobili sociali e fabbricati destinati a uffici, per un valore in bilancio di 27,4 milioni. Insomma, se si sommano tutti gli asset in carico alle immobiliari del sindacato viene fuori un tesoretto da 64,5 milioni.
Non c’è che dire, con quelli emersi dall’inchiesta, sono e rimangono numeri degni di una multinazionale. Non certo di un sindacato che dovrebbe mettere la tutela del lavoro in cima alla sua agenda.

Nicola Cosentino, il difensore del deputato uscente: “Dovrebbe costituirsi venerdì”.


Nicola Cosentino


E' quanto apprende l'Ansa dall’avvocato Stefano Montone, difensore del deputato Pdl ed ex sottosegretario del governo Berlusconi. Sull'ex sottosegretario del governo Berlusconi pendono due ordinanze di custodia cautelare per corruzione e concorso esterno in associazione camorristica.

Nicola Cosentino dovrebbe costituirsi in carcere venerdì, quando saranno terminate le procedure di insediamento del nuovo Parlamento. E’ quanto apprende l’Ansa dall’avvocato Stefano Montone, difensore del deputato Pdl ed ex sottosegretario del governo BerlusconiNei giorni i giudici hanno rigettato le richieste di revoca delle ordinanza di custodia cautelare che pendono sul politico. Cosentino è imputato di collusione con la camorra e in particolare col clan dei Casalesi nella gestione del business dei rifiuti ma anche di aver mercanteggiato con la criminalità favori in cambio di appoggio elettorale. Il processo è già in corso e Cosentino, che ha sempre respinto le accuse, ha finora partecipato a tutte le udienze del processo. Le ordinanze sono state emesse nell’ambito di procedimenti nei quali Cosentino è accusato di corruzione, in uno, e di concorso esterno in associazione camorristica, in un altro e sono state confermate dal Tribunale del Riesame. Quando il Parlamento venerdì si riunirà per la prima volta Cosentino perderà il suo status e sarà un cittadino come gli altri. 
Montone, che difende Cosentino insieme all’avvocato Agostino De Caro, ha precisato che al momento non si sa a quale struttura il deputato uscente dovrebbe presentarsi. Tra le ipotesi, oltre a una delle case di reclusione campane (in particolare, quelle di Napoli), vi è anche quella di un penitenziario fuori regione, per esempio Rebibbia, a Roma. “La decisione definitiva sulla struttura in cui verranno scontati gli arresti – ha concluso Montone – spetta all’autorità giudiziaria e sotto il profilo amministrativo al Dap”.Lo scorso 21 gennaio Cosentino non fu ricandidato e nel Pdl si scatenò una sorta di psicodramma dopo che l’ex sottosegretario sembrava essere scappato con la lista dei candidati da presentare alle corti d’appello, le liste erano state recuperate e Cosentino come previsto era rimasto fuori dalle elezioni. In una drammatica conferenza stampa Cosentino aveva poi puntato il dito contro chi lo aveva voluto lasciare fuori e di Alfano aveva detto: “Un perdente di successo”. Intanto il 18 febbraio scorso un collaboratore di giustizia al processo aveva dichiarato che il boss Francesco Schiavone aveva ordinato di votare per Cosentino.

Napolitano-Mancino, c'è l'udienza Intercettazioni, stop alla distruzione.



La storia infinita delle intercettazioni tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. Fissata l'udienza per il ricorso dei legali di Massimo Ciancimino. Slitta la distruzione.

PALERMO- La corte di Cassazione ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Massimo Ciancimino contro la decisione del gup di distruggere senza il contraddittorio tra le parti, le intercettazioni delle telefonate tra l'ex ministro Nicola Macino e il capo dello Stato. L'impugnazione sarà valutata, ora, nel merito dalla sesta sezione della suprema corte il 18 aprile. Slitta, dunque, la distruzione delle intercettazioni fissata per il 13 marzo.

I difensori di Ciancimino, gli avvocati Francesca Russo e Roberto D'Agostino, nel loro ricorso, avevano sostenuto che il provvedimento del gup Riccardo Ricciardi, che aveva ordinato la distruzione delle intercettazioni senza contraddittorio, ledesse il diritto di difesa. Dall'ascolto delle telefonate, intercettate nell'ambito dell'indagine sulla trattativa Stato-mafia, a loro avviso potrebbero trarsi elementi utili alla difesa del loro assistito imputato nel procedimento di concorso in associazione mafiosa e calunnia. Sulle telefonate si è aperto uno scontro istituzionale tra il Colle e la Procura di Palermo culminato in un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta che ha dato ragione al Quirinale sulla distruzione delle intercettazioni.

Aggiornamento dell'ANSA
La corte di Cassazione non ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Massimo Ciancimino contro la decisione del gup di distruggere le intercettazioni delle telefonate tra l'ex ministro Nicola Macino e il capo dello Stato, ma ha soltanto fissato al 18 aprile l'udienza per la discussione del ricorso. Lo si apprende in ambienti giudiziari di Palermo.

http://livesicilia.it/2013/03/11/napolitano-mancino-si-al-ricorso-slitta-la-distruzione-delle-intercettazioni_278569/?fb_action_ids=504588316253438&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map=%7B%22504588316253438%22%3A352343011550509%7D&action_type_map=%7B%22504588316253438%22%3A%22og.recommends%22%7D&action_ref_map=%5B%5D

History Channel Costantinopoli - L'antica Bisanzio



L'ho seguito oggi e ne sono rimasta affascinata.


Il paragone calza a pennello!



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Eggià!



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