mercoledì 25 giugno 2014

Yara Gambirasio, il furgone di Bossetti filmato vicino a casa della vittima. - Davide Milosa


Ora agli atti dell’inchiesta sull'uomo accusato dalla procura di Bergamo di essere l’assassino della tredicenne spunta una ripresa in cui si vede il furgone del 44enne muratore di Mapello nelle strade attorno a via Rampinelli, dove abita la famiglia della ginnasta. Ora non c'è solo la prova del Dna.
Non c’è più solo la prova del Dna. Ora agli atti dell’inchiesta su Massimo Giuseppe Bossettiaccusato dalla procura di Bergamo di essere l’assassino di Yara, spunta un filmato che riprende il furgone del 44enne muratore di Mapello nelle strade attorno a via Rampinelli, proprio dove abita la famiglia Gambirasio. Di più: il filmato porta la data del 26 novembre 2010, esattamente il giorno in cui la 13enne scompare dopo essere uscita dalla palestra di Brembate Sopra. La conferma dell’esistenza di questo documento arriva direttamente dai militari del Ros, i quali, dopo il fermo di Bossetti, hanno iniziato ad analizzare tutti i dati sensibili che ruotano attorno al 26 novembre. Tra i tanti sono stati rivisti, fotogramma per fotogramma, i filmati delle telecamere. Un lavoro fatto già nelle settimane successive alla scomparsa della 13enne.
Ma se all’epoca lo screening fu condotto al buio e senza il minimo elemento, oggi tutti questi dati vengono riletti con davanti l’identità di Ignoto 1, il cui Dna è stato individuato su slip e leggings del cadavere di Yara ritrovato il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Il lavoro a ritroso degli investigatori è a una svolta. Il dato oggettivo di questo filmato sembra poter confutare la versione data da Giuseppe Bossetti durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Ezia Maccora che, il 19 giugno scorso, ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. In quel verbale il muratore di Mapello ha raccontato che, nel novembre 2010, lavorava in un cantiere di Palazzago e per tornare nella sua villetta di Mapello passava nella zona della palestra.
Non a caso il 26 novembre il suo cellulare aggancia la cella di Brembate alle 17,45. In quell’orario Bossetti fa una chiamata, dopodiché il telefono non produce traffico fino alle 7,35 del 27 novembre. A questo punto, l’indagato oltre a spiegare perché il suo Dna è finito sul corpo di Yara, dovrà motivare quel passaggio in via Rampinelli in orario compatibile con la scomparsa della 13enne. I dubbi si riducono. Le domande anche. Certo ancora bisogna capire se Yara salì volontariamente sul mezzo del suo assassinoEsclusa l’ipotesi di un sequestro davanti alla palestra che a quell’ora (erano le 18,40) è affollata di gente, lo scenario potrebbe spostarsi qualche centinaio di metri più in là, proprio nella zona di via Rampinelli. Sul punto va ricordata la rivelazione fatta da Enrico Tironi, il vicino di casa di Yara, a poche ore dalla scomparsa della ragazza. Il testimone raccontò che quella sera la vide in compagnia di due uomini. Per quelle parole Tironi fu incriminato per procurato allarme. Ma il racconto coincide, in parte, anche con quello fatto da una colf che si trovava in zona.
L’inchiesta è ora in una fase decisiva. In mano gli investigatori, oltre al Dna e al filmato, hanno un’altra certezza: Bossetti conosceva bene la zona di Chignolo d’Isola. Una conferma arrivata dalla ditta Bonacina dove il muratore andava a rifornirsi di materiale edile. I titolari, sentiti nei giorni scorsi dai carabinieri, confermano che Bossetti dal 2008 al 2013 si è servito da loro e andava sempre con il furgone Iveco Daily, lo stesso ripreso dalle telecamere della banca nella zona di via Rampinelli. La ditta Bonacina, poi, si trova a 500 metri dal bar pizzeria di via Donizetti dove l’indagato comprava la birra. A un chilometro in linea d’aria c’è il campo dove è stato individuato il corpo di Yara. Da ieri, intanto, alla difesa di Bossetti si è aggiunto un altro legale. E mentre la procura sta ragionando se chiedere o meno il giudizio immediato, il pm Letizia Ruggeri nei prossimi giorni sentirà Ester Arzuffi, la mamma di Ignoto 1, identificata il 13 giugno scorso e subito messa sotto intercettazione.
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martedì 24 giugno 2014

Palermo colpita dagli incendi, fiamme a Bonagia, allo Zootecnico e allo Sperone.



PALERMO.  Sono in corso a Palermo diversi incendi divampati nella zona di Bonagia; chiusura il distributore dell'Eni in viale Regione siciliana. L'incendio è divampato nella zona di via del Levriere e un secondo rogo sta impegnando numerose squadre dei vigili del fuoco nell'area di via Alla Falconara, vicino l'Istituto Zootecnico dove diversi animali sono morti bruciati. Nella zona le fiamme hanno devastato un market Carrefour e due negozi. Un altro incendio si è verificato nella zona di via Leonardo da Vinci e in via Belmonte Chiavelli, dove alcuni residenti hanno strappato gli idranti ai vigili del fuoco per spegnere le fiamme.



PALERMO. Un incendio nella zona di via Alla Falconara a Palermo sta minacciando le abitazioni e l'Istituto zootecnico di via Roccazzo. Alcuni animali sono stati investiti dalle fiamme e uccisi. Nella zona ci sono numerose squadre dei vigili del fuoco e della forestale.





http://www.gds.it/gds/edizioni-locali/palermo/dettaglio/articolo/gdsid/354967/

Le "Pietre Rotolanti" infiammano il Circo Massimo. - Luca Dondoni




19 canzoni per uno spettacolo memorabile nella fantastica cornice delle rovine romane.


Vi sareste mai aspettati che le pietre rotolanti di una storia antica ma sempre presente - grazie alla meraviglia delle rovine che Roma ha saputo mantenere vive - potessero un giorno trasformarsi in esseri umani senzienti, capaci di regalare emozioni? Ieri al Circo massimo i Rolling Stones, quei quattro signori che (ormai è chiaro) hanno siglato un patto col diavolo che ha ricambiato la loro simpatia, hanno dimostrato come la pietra possa regalare emozioni. Essere lì, con i piedi poggiati sulla Storia con la S maiuscola è stato come l'essere parte della sceneggiatura di un film che si stava girando proprio in quel momento. "Suono e canto in un posto che è più vecchio di me" ha detto Mick. E ancora: "Che bello stare qui al Circo Massimo"! Una sceneggiatura perfetta per i 71mila 500 paganti e anche per quei 500 che hanno comprato biglietti falsi e sono stati gentilmente accompagnati all'uscita.

L'INIZIO
Si sono appena abbassate le luci naturali di una giornata lunga, lunghissima, quando Mick (70 anni), Keith (70), Ron (67) e Charlie (73) arrivano sulle assi che si allungano per settanta metri in orizzontale e sono sovrastate da tre megaschermi (ormai la qualità degli screen da concerto permette immagini di una definizione incredibile). La giacca di Jagger la dice lunga sulla possanza e possenza (sì possenza) del leader e i suoi colori oro e nero ricordano a tutti chi è il Re. "The greatest rock'n'roll band in the world" non ha problemi quando si tratta di essere "selfish" e quella linguaccia che da cinquant'anni ne è il simbolo lo testimonia vieppiù. Con quale canzone partiranno? Ci si chiede nel recinto della tribuna stampa. Partono le scommesse e c'è chi punta su "Start me up" mentre chi ha seguito le altre date europee è certo che i Rolling conquisteranno Roma con "Jumpin' jack flash". Vince chi ha puntato sulla seconda.


CHI C'È E CHI NON C'È
Beppe Grillo in giacchetta blu e occhiali con stanghetta bianca, il premio Oscar Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore ma anche l'ex giornalista musicale Roberto D'Agostino, il Principe Emanuele Filiberto, Gianni Minà, Edoardo Bennato, Zucchero, Paola Cortellesi e poi attori, attrici, attoruncoli e attricette che fanno da cornice alla Grande Bellezza anche se non hanno ancor capito come ci si trucca. Chi non si è vista, a detta di molti, era una "certa politica", quella che sta distante dai ritrovi "troppo gggiovani" per non sembrare poco seria.
Magari hanno mandato i portaborse a far le loro veci per poi farsi raccontare come è andata e vantarsi fra gli scranni di Palazzo Chigi. Due passi al Circo Massimo? Non se ne parla proprio.


TUTTO SUBITO

"Let's spend the night together", "It's only rock'n'roll (but I like it)", "Tumbling dice" bastano per sottolineare semmai ce ne fosse bisogno, quanto Mick sia prepotentemente imbullonato sullo scranno che sta dietro la scrivania della storia del rock. Lui si può permettere di scivolare da una parte all'altra del proscenio come se facesse un moonwalk appena inventato. Michael Jackson con degli abili passi di danza mimava la camminata antigravitazionale, Mick Jagger è antigravitazionale.

I RITI
Si rimane impressionati dai riti che ognuno dei quattro consuma di minuto in minuto mentre le canzoni si inseguono fra gli "oooh" e i "woooow" della folla.Ron fuma letteralmente una sigaretta dopo l'altra e dovendo suonare la chitarra, quando arriva al mozzicone posiziona la "paglia" nello spazio fra l'anulare e il mignolo così da poter strimpellare senza sosta. Keith, che ormai assomiglia sempre più al Doc di "Ritorno al Futuro" tanto il capello si è imbiancato, tira gollate di un liquido castano che sta dentro una bottiglietta alle sue spalle. «È tè», dicono gli organizzatori. «È Jack Daniel's» avrebbe detto la Polizia. Di Charlie Watts non si può dire nulla da oltre cinquant'anni e quando il Capo lo presenta alla folla esce da dietro la sua batteria, viene avanti col capino abbassato, da un'occhiata di sottecchi, saluta e torna dalle sue bacchette magiche. E Mick? Qual è il suo rito? Cosa fa? Cosa ripete ossessivamente? Nulla, il suo mantra è tutto negli sguardi, in quel parlare dell'Italia e all'Italia così come fece anni fa vaticinando la vittoria della nostra Nazionale. «Martedì vincerete 2-1» dice coraggioso, mentre tutti noi ci mettiamole mani in tasca (e non per cercare le chiavidella macchina o degli spicci). Non per essere irrispettosi eh, ma solo per quella sana scaramanzia che ci vuole, specialmente di questi tempi.

LA MUSICA CHE GIRA INTORNO
A parte lo sciupafemmine di talento che risponde al nome di John Mayer (ha stordito prima Jennifer Aniston e poi Katy Pery per poi lasciarle al loro destino) e ha fatto un disco bellissimo che gli ha aperto le porte della casa del Diavolo, non si può non citare Mick Taylor. Un chitarrista che sostituì il povero Brian Jones e che quando i Rolling lo chiamarono al dovere dal '69 al '74, pesava si e no quanto Ron Wood oggi (forse 45 chili). Ieri Taylor pesava come tutti e quattro i Rolling Stones messi insieme ma quando "tocca la chitarra" è magia pura. Su "Midnight Rambler" ci si è spellati le mani per il piacere di aver ascoltato una versione così. Ai cori c'è quella bella donna di Lisa Fisher per la quale chi scrive ha fatto, venticinque anni fa, una malattia. E lei che si esibisce sul catwalk in "Gimme shelter", insieme al Maestro di Cerimonia e lo abbraccia, lo cinge ai fianchi, urla con lui dentro al microfono note altissime impossibili da raccontare. Sul tastierista Chuck Leavell, il bassista Darryl Jones, il sassofonista Bobby Keys che dire se nonmeraviglie.

FINALE
Delle diciannove canzoni in scaletta tutti, prima o poi nella vita, ne hanno ascoltata una versione e quando Jagger dedica al pubblico "Streets of love" le lacrime sgorgano a fiotti sulle gore di molti. Il pubblico poteva decidere grazie al web una delle canzoni e ha scelto "Respectable". È John Mayer (questa volta coprotagonista) chiamato ad accompagnarla con lo strumento. Ci può essere un finalone migliore? No, se hai nella bisaccia "Simpathy for the devil", "Brown Sugar", "You can't always get what you want" e quella dannata "Satisfaction" che ti incolla le parole sulla lingua, le fa rotolare su per il palato e ti fa urlare a squarciagola. Non ci hai pensato, non l'hai preparata, forse non volevi nemmeno farlo ma d'un tratto ti ritrovi a urlare: "I can't get no.ta da daaaa, satisfaction.ta da daaaaa". Non te ne accorgi ma ti ritrovi a cantare con altre 71499 persone. E sei felice. Il sabba è compiuto e forse il diavolo sorride. Certo è bello sognare che probabilmente, a due passi da qui, un signore vestito di bianco si è messo a fischiettare "tada daaaa".


http://www.sky.it/eveningnews/2014/67/web/homepage.html?news=11

lunedì 23 giugno 2014

Mafia, oltre 90 arresti a Palermo. Messineo: “Blitz su mandamento strategico”.


Associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento alcuni dei reati contestati. Una cimice ha svelato dopo più di 100 anni il killer del poliziotto italo-americano Joe Petrosino. Dal profilo Facebook un presunto capo cosca insultava i pentiti e chiedeva l'amnistia. Tra gli indagati per voto di scambio anche un candidato alle ultime amministrative che chiedeva revoca vitalizio per condannati per mafia.
A Palermo l’operazione antimafia “Apocalisse” ha  sgominato la nuova Cupola del mandamento di San Lorenzo e Resuttana portando all’arresto di 95 “uomini d’onore”, accusati a vario titolo di associazione mafiosaestorsione, danneggiamento e altri reati. Nel corso dell’operazione eseguita dai carabinieri, polizia e guardia di finanza di Palermo sono anche stati sequestrati complessi aziendali per diversi milioni di euro. 
Le indagini, che sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della città. Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale.
Secondo le indagine a capo del mandamento di San Lorenzo e Resuttana c’era Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, l’autista di Totò Riina. L’uomo era stato da poco scarcerato ed era già tornato alla guida del clan; per evitare di tornare nuovamente in prigione, Biondino faceva il pensionato, girava solo in autobus ed evitava di farsi vedere in giro con altri uomini d’onore. Dopo la scarcerazione, infatti, l’uomo doveva ancora scontare un residuo di pena con la misura di prevenzione della ‘casa lavoro’ al Nord. Secondo gli investigatori era lui a tenere le fila e imporre il pizzo a tappeto nel mandamento. 
A distanza di oltre un secolo l’operazione “Apocalisse” ha portato alla luce anche il nome dell’assassino di Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano venuto a Palermo per sgominare una banda di mafiosi, ucciso il 12 marzo 1909. Il particolare è emerso da una conversazione telefonica captata da una delle cimici degli investigatori.  A rivelarlo è stato Domenico Palazzotto, 29 anni, che si vantava con gli amici che il killer di Petrosino era stato uno zio del padre: “Ha fatto lui l’omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino”, aveva detto agli amici mentre le microspie lo registravano. Joe Petrosino venne ucciso alle 20.45 del 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitarono il panico nella piccola folla che attendeva il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. 
Gregorio Palazzotto, secondo gli investigatori il capo della cosca dell’Arenella che si trova in carcere, aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti. “Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare”. Attraverso la pagina sui social faceva rivendicazioni contro il sovraffollamento delle carceri e chiedeva l’amnistia.
“È un’operazione molto importante, perché incide su un mandamento da sempre strategico per Cosa nostra e un tempo regno incontrastato dei Lo Piccolo e da sempre al centro delle attività di controllo di Cosa nostra” dice all’Adnkronos il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo commentando la più grande operazione antimafia degli ultimi anni a Palermo. “Si tratta di un’operazione interforze gestita di comune accordo e in piena sintonia e condivisione delle tre più importanti forze di polizia – dice ancora Messineo -. È la dimostrazione di un forte impegno dello Stato e della totale assenza di divisioni e conflitti e di un efficace coordinamento assicurato dalla Dda”. Nell’operazione non ci sono stati contributi dei pentiti: “Ciò non vuol dire che i collaboratori non siano importanti, ma questa è un’operazione gestita con metodi assolutamente tradizionali, con accertamenti diretti sul campo”.
Tra gli indagati c’è anche un candidato alle ultime amministrative per l’Udc (non eletto) che chiedeva con forza la revoca del vitalizio dei deputati e senatori condannati per mafia e che adesso si ritrova indagato per voto di scambio. Nei giorni scorsi aveva parteicpato al flashmob organizzato davanti a Montecitorio per chiedere la revoca del vitalizio ai condannati per reati mafiosi, come l’ex senatore Salvatore Cuffaro. La Procura aveva chiesto il suo arresto ma il gip ha concesso il divieto di dimora a Palermo. Secondo gli investigatori avrebbe chiesto i voti alla cosca mafiosa dell’Arenella.

730 precompilato



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E noi, sapendo di che cosa sono capaci, dovremmo fidarci?

Vita da ex sindacalista.



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sabato 21 giugno 2014

Senato: nell’accordo tra Pd, Forza Italia e Lega c’è l’immunità per sindaci e consiglieri.

Tra gli emendamenti depositati da Calderoli e Finocchiaro c'è la soppressione dell'articolo 6 del testo dell'esecutivo che applicava solo ai deputati l'articolo 68 della Costituzione sulle "Prerogative dei parlamentari". Quindi, niente arresto e niente intercettazioni se non autorizzate per i membri del 'nuovo' Senato.

Niente arresto e niente intercettazioni se non autorizzate. Tra gli emendamenti depositati venerdì dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e dalla presidente della Commissione affari costituzionali a Palazzo Madama Anna Finocchiaro c’è anche questo: rispunta l’immunità per i senatori, a differenza di quanto scritto nel testo del governo. L’emendamento dei relatori sopprime infatti “l’articolo 6″ del testo dell’esecutivo che applicava solo ai deputati l’articolo 68 della Costituzione sulle “Prerogative dei parlamentari”.
Gli emendamenti, frutto dell’intesa tra Partito democratico, Forza Italia e Lega, definiscono la nuova composizione di Palazzo Madama, dove siederanno 100 senatori, anzi di 95 più 5: i primi eletti dai consigli regionali in rappresentanza di Regioni e Comuni, i secondi nominati dal presidente della Repubblica (tra questi rientrano gli attuali senatori a vita). Tra i 95 “territoriali” 74 sono scelti tra i consiglieri regionali, gli altri 21 tra i sindaci. Ogni Regione eleggerà un numero di senatori in proporzione al proprio peso demografico. L’intesa non scioglie il nodo del metodo di elezione, rinviando a una successiva legge ordinaria. I senatori decadono nel momento in cui decade l’organo in cui sono stati eletti (Comune o Regione). Ciò vuol dire che il Senato sarà rinnovato mano mano che si rinnoveranno le assemblee territoriali.
Emendamenti che Calderoli ha annunciato con soddisfazione (“E’ stata trovata la quadra”, ha detto) e che sono stati accolti favorevolmente anche da Renzi. Nessuno porta la firma del Movimento 5 Stelle che incontrerà il presidente del Consiglio mercoledì 25 giugno. Proprio il giorno in cui, alle 12, scade il termine per i subemendamenti agli emendamenti dei relatori al ddl costituzionale di riforma del Senato e titolo V. Due ore dopo, alle 14, l’ufficio di presidenza della commissione si riunirà per la programmazione dei lavori. Per questo, come scrive Repubblica, i 5 Stelle vogliono anticipare di 24 ore l’incontro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/21/senato-nellaccordo-tra-pd-forza-italia-e-lega-ce-limmunita-per-sindaci-e-consiglieri/1035266/

Mi spiegate che c'azzecca la norma salva sindaco e consiglieri infilata nelle riforme che il governo dovrebbe approvare e varare per agevolare il libero cittadino secondo la norma del governare per il bene comune?