Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 22 febbraio 2016
Pubblica amministrazione, crescono i consulenti esterni, boom della spesa +60%.
Cresce, anzi si impenna, la spesa per i consulenti esterni nella pubblica amministrazione.
Secondo la relazione presentata dal ministro della PA, Marianna Madia, la spesa per i collaboratori esterni a cui sono affidati gli incarichi nelle pubbliche amministrazioni è cresciuta del 61,32% in un anno. L'ammontare dei compensi erogati, è passato da 738 milioni a 1,190 miliardi, in controtendenza con la diminuzione della spesa degli anni precedenti. Un incremento che sta a evidenziare come la spending review e la macchina statale camminino su due binari diversi. Secondo i dati arrivati dalle amministrazioni pubbliche in collaborazione con l'Anagrafe delle prestazioni, per il monitoraggio e la trasparenza della spesa pubblica, si è registrato un record di compensi alla voce "Regioni e autonomie locali": +113,28% sul 2013. Seguono a ruota i comparti Ricerca (+56,17%), Scuola (+55,20%), Università (+45,66%), Sanità (+33,19%) e gli organi centrali dello Stato, l'incremento è stato del 32,11%.
http://economia.ilmessaggero.it/flashnews/pubblica_amministrazione_crescono_consulenti_esterni_boom_spesa_60-1567617.html
Inflazione, frena il carrello della spesa Prezzi fermi o in calo in dieci città.
L'Istat dice che l'indice dei prezzi a gennaio aumenta allo 0,3%, ma in molti capoluoghi i prezzi restano in forte stagnazione.
L'inflazione a gennaio è aumentata dello 0,3% su base annua. Lo rende noto l'Istat, confermando la stima preliminare e parlando di "lieve rialzo". Su base mensile, invece, i prezzi al consumo sono calati dello 0,2%. E a gennaio frena il rincaro del cosiddetto carrello della spesa: l'aumento su base annua dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona si ferma allo 0,3%, dallo 0,9% di dicembre.
Prezzi fermi o deflazione in 10 grandi città - Se l'inflazione mostra una lieve ripresa, però, dieci grandi città italiane a gennaio mostrano un indice dei prezzi che oscilla tra lo zero e il segno meno. Guardando al dato annuo, secondo le tabelle diffuse dall'Istat sono a zero Milano, Firenze, Perugia, Palermo, Reggio Calabria e Ravenna, mentre sono in deflazione Bari (-0,3%), Potenza (-0,2%), Trieste (-0,2%) e Verona (-0,1%). Sul territorio restano dunque aree (Comuni capoluogo o con oltre 150 abitanti) con listini congelati o in negativo.
Lieve ripresa con frenata ribassi energia - La lieve ripresa dei prezzi è dovuta soprattutto al ridimensionamento della flessione dei beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all'inversione della tendenza dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+0,5% da -1,7% di dicembre): dinamica che è attenuata dal rallentamento della crescita degli alimentari non lavorati (+0,6% dopo il +2,3% del mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'"inflazione di fondo" sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Il ribasso mensile dell'indice generale è essenzialmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-2,4%). L'inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e segnano un aumento su base annua dello 0,1% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).
Lieve ripresa con frenata ribassi energia - La lieve ripresa dei prezzi è dovuta soprattutto al ridimensionamento della flessione dei beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all'inversione della tendenza dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+0,5% da -1,7% di dicembre): dinamica che è attenuata dal rallentamento della crescita degli alimentari non lavorati (+0,6% dopo il +2,3% del mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'"inflazione di fondo" sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Il ribasso mensile dell'indice generale è essenzialmente dovuto alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-2,4%). L'inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e segnano un aumento su base annua dello 0,1% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).
Dice di ave abbassato le tasse (?????) e di aver fatto tante riforme in breve tempo: a noi risulta, invece, che le tasse siano aumentate, che le riforme fatte dal governo abbiano generato una gran confusione, come dice anche Squitieri, e che siano diminuiti i servizi... e della crescita economica paventata dal pidocchietto io non ricevo sentore, noto, invece, solo una crescita dell'inflazione....
The Danish Girl – Recensione: Eddie Redmayne e Alicia Vikander da brivido. - Alessia Giordano
La storia di Lili Elbe, raccontata in parte in The Danish Girl è una delle storie più complicate della storia dello studio della sessualità, la prima a essere affrontata medicamente non come deviazione ma come desiderio di appartenere all’idea che si ha di sé, e riuscire a scrivere una recensione non è nemmeno tanto semplice. Ci sarebbero intere pagine e pagine da scrivere in merito, e non è compito di chi ama il cinema e chi ha amato questo film. Questa è la legittima premessa.
Tom Hooper, Premio Oscar come Miglior Regia per Il Discorso Del Re, prende di nuovo una storia vera come ispirazione, e la rende poesia. Dirige Eddie Redmayne (Premio Oscar come Miglior Attore Protagonista per La Teoria Del Tutto) e Alicia Vikander (candidata quest’anno come Miglior Attrice Non Protagonista), e i due dominano lo schermo e incantano lo spettatore.
Einar Wegener è un celebre paesaggista, innamoratissimo di sua moglie Gerda, ritrattista. La quale, quando domanda aiuto al marito per posare per lei, sostituendo una modella, non si rende conto di far scattare in lui la sensazione. Quella sensazione, la dominante del film. L’inadeguatezza del corpo di maschio per chi maschio non si sente. Einar Wegener diventa poco a poco Lili Elbe, quell’identità fittizia che si costruisce attorno, sentendosi più lei che lui, e fatica ad accettare ciò che significa: non rispondere nello status nel comportamento e nei modi a quello che è il proprio sesso fisico di appartenenza è, per la Copenhagen degli anni ’20, un’aberrazione medica. Da cure psicologiche, da schizofrenia, da reclusione in manicomio. Da malattia da curare. Omosessualità. L’essere transgender non è contemplato nel mondo di cent’anni fa (sconcertante come ancora oggi sia difficile da comprendere, affrontare e includere socialmente), se non da qualcuno di illuminato: Lili, che lotta per se stessa, Gerda che lotta prima per riavere il proprio marito e poi per la felicità e serenità di Lili, e un chirurgo che, forse per scienza, forse per comprensione, sperimenta la prima conversione sessuale della storia. È un processo lungo, doloroso mentalmente e fisicamente, e Redmayne non manca all’appuntamento della trasformazione: Einar dimagrisce, addolcisce movimenti e movenze, le studia, si rende più femminile. Cambia. Accetta pian piano il fatto di essere una donna nel corpo di un uomo, e l’interprete è semplicemente splendido, nel mostrare i timori del personaggio e non i propri. Non teme la nudità propria, teme che quella di Lili non rispecchi ciò che lei sente di essere.
La storia portata sul grande schermo è leggermente diversa da quella reale. È più semplificata e resa breve, per le ovvie esigenze che il cinema ha: non si potrebbe raccontare sensatamente, in già due ore di film (che scorrono senza timori, anche in mancanza di intervallo), di cinque operazioni, di un tentativo di trapianto di utero e ovaie, di invalidamento del matrimonio, del primo cambio legale di sesso e documenti (Einar infatti, dopo le operazioni di rimozione di pene e testicoli, ottiene il passaporto come Lili, con il riconoscimento dello status di transessuale), persino di un matrimonio con un uomo e del desiderio di maternità naturale – che per complicanze dei trapianti degli organi necessari, tuttavia, fu causa della sua morte.
Ma in sala vediamo la mutazione, la disperazione, l’ignoranza, la follia, il dolore. Alicia Vikander ed Eddie Redmayne non temono rivali, nelle scene del film: sono loro parimenti protagonisti del cambiamento, in prima persona e in persona che vive il male altrui, che ne soffre per se stessa e per la persona che ama. Tutto si intreccia, con di fondo un enorme legame tra Einer e Gerda, che non manca di essere visualizzato al meglio.
La fotografia, di colori delicati, si accompagna con una colonna sonora che sfiora e s’insinua nelle scene, senza quasi rendersene conto perché così è che deve essere: piano ci si affeziona a tutto, come piano ci si affeziona a Lili.
domenica 21 febbraio 2016
Cos’è la stepchild adoption.
Alcuni partecipanti della Festa delle Famiglie Arcobaleno – cioè quelle composte da genitori GLBT – a Salerno,
3 maggio 2015. (ANSA/MASSIMO PICA)
Il punto più discusso della proposta di legge sulle unioni civili, spiegato.
Uno dei punti più discussi della proposta di legge sulle unioni civili – il cosiddetto ddl Cirinnà bis, presentato al Senato il 6 ottobre scorso – è l’articolo 5, in cui si parla della stepchild adoption. La stepchild adoption – che in inglese significa letteralmente “l’adozione del figliastro” – è la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio, naturale o adottivo, del partner. In Italia è già prevista per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni o che abbiano vissuto more uxorio (“secondo il costume matrimoniale”, cioè in sostanza convivendo) per almeno tre anni ma siano sposate al momento della richiesta. Non è quindi valida per le coppie omosessuali, non essendo riconosciuto il matrimonio né altre forme di unione per le persone gay. In tutto il mondo i paesi che prevedono la stepchild adoption per le coppie gay sono 28: 21 prevedono la possibilità di adottare anche i bambini che non hanno legami biologici con nessuno dei due partner, altri sette riconoscono soltanto la stepchild adoption (Colombia, Germania, Estonia, Croazia, Slovenia, e Australia).
Finora in Italia c’è stato un unico caso del genere, quando nel 2014 il Tribunale dei Minori di Roma ha riconosciuto di fatto la prima adozione omosessuale, permettendo a una donna di adottare la figlia naturale della compagna. Le donne si erano sposate in Spagna e sempre all’estero erano ricorse alla procreazione eterologa assistita per avere un figlio. Il tribunale si è basato sull’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, che la contempla in alcuni casi anche per le coppie non sposate. In particolare, “nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo”. La corte non ha quindi creato un nuovo diritto ma ha offerto copertura giuridica a una situazione già esistente, nell’interesse del minore. Nel 2011 la Corte di Cassazione aveva invece confermato l’affidamento di un bambino alla madre che viveva con la sua compagna, stabilendo in una sentenza che è un «mero pregiudizio» sostenere che sia dannoso per i bambini crescere in una famiglia omosessuale.
L’interesse dei bambini è una delle principali motivazioni addotte da chi è favorevole alla stepchild adoption: permettere l’adozione al genitore non biologico – che svolge già, di fatto, il ruolo di genitore – è il modo migliore per tutelare i figli delle coppie omosessuali (per esempio dall’improvvisa morte del genitore biologico). Secondo l’Istituto superiore di Sanità, i bambini cresciuti da genitori omosessuali in Italia sono 100mila: alcuni sono nati da unioni eterosessuali che si sono poi concluse e il genitore ha formato una nuova famiglia con un partner dello stesso sesso; altri sono stati concepiti in famiglie gay grazie alla fecondazione assistita permessa all’estero. Stando a una ricerca condotta nel 2005 da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7 per cento dei gay e il 20,5 delle lesbiche con più di 40 anni hanno almeno un figlio; considerando tutte le fasce d’età, i genitori gay sono 1 ogni 20.
In Italia i politici contrari alla stepchild adoption sono soprattutto i parlamentari di Area Popolare (UdC e NCD), ma anche diversi di Scelta Civica e del M5S, come raccontato oggi dai giornali e accennato da Luigi Di Maio. I contrari alla stepchild adoption dicono che ogni bambino “ha diritto a un padre e una madre” e questa norma aprirebbe la strada alla possibilità che le coppie gay possano un giorno accedere all’istituto dell’adozione come le coppie eterosessuali: Angelino Alfano e Renato Schifani hanno parlato della questione delle adozioni come di un punto “insuperabile”. Un gruppo di parlamentari cattolici del PD ha presentato un emendamento al ddl Cirinnà per introdurre l’affido al posto dell’adozione; il governo e la maggioranza del PD per il momento hanno confermato il loro sostegno all’introduzione della stepchild adoption.
http://www.ilpost.it/2015/10/16/stepchild-adoption/
Leggi anche:
La stepchild adoption è possibile. Lo dice la giurisprudenza, non c’è bisogno di aspettare che il Parlamento approvi la legge sulle unioni civili. È la versione dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui «non avrebbe alcun fondamento logico e giuridico l’esclusione» dell’adozione «in caso di convivenza tra persone dello stesso sesso», poiché non c’è «pregiudizio per l’equilibrio psicologico del bambino legato al fatto di vivere in una famiglia incentrata in una coppia omosessuale», si legge su “Libero”.
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Galimberti sulle unioni civili. Cattolici siate coerenti.
Il filosofo e sociologo nella puntata di Omnibus del 31 gennaio su La7 si è confrontato con Pippo Corigliano, portavoce dell'Opus Dei sul Family day e il ddl Cirinnà. Le sue posizioni hanno ricevuto molti consensi sui social dal mondo lgbt.
https://www.youtube.com/watch?v=Lar3uucHocw
sabato 20 febbraio 2016
Addio a Umberto Eco, "pazzo" enciclopedico e diga "contro gli imbecilli" (del web). Dal Nome della Rosa alla Nave di Teseo. - Giuseppe Fantasia
La notizia (improvvisa) della morte di Umberto Eco lascia di stucco il mondo della cultura e dell’editoria, italiana ed internazionale, oltre ai milioni di lettori che lo amavano in tutto il mondo e va ad aggiungersi a quella della scomparsa (annunciata) della scrittrice statunitense Harper Lee che trasformerà quest’ultimo 20 febbraio in una data triste, ma a suo modo indimenticabile. Già quando era in vita, Umberto Eco era una ‘leggenda’ e si sapeva benissimo che andandosene ce ne avrebbe solo dato conferma.
Del resto, chi in Italia ha studiato, scritto e analizzato tutto quello che ha fatto lui, grande appassionato e dispensatore a trecentosessanta gradi di cultura attraverso le sue lezioni, i suoi convegni, i suoi seminari e le (poche) presentazioni dei suoi (tanti) libri? Saggi di estetica medievale, di linguistica e di filosofia perlopiù, ma soprattutto romanzi, molti dei quali veri e propri cult letterari, da Il nome della Rosa - uscito nel 1980, uno dei più venduti e tradotti al mondo, Il Pendolo di Foucault, da Diario Minimo a L’isola del giorno prima e Il cimitero di Praga, tradotti in oltre 46 lingue, per un totale di 10 milioni di copie vendute di cui 7 solo in Italia.
L'ultimo, Numero Zero, pubblicato (come gli altri, da Bompiani) nel 2015, proprio il giorno del suo compleanno, è un libro giallo, pieno di ironia e di colpi di scena, ambientato nel 1992 che parla di una immaginaria redazione di un giornale, con forti riferimenti alla storia politica, giornalistica, giudiziaria e complottistica italiana, da Tangentopoli a Gladio, passando per la P2 e il terrorismo rosso. In quelle pagine, poco più di duecento, si legge che il giornalismo è “una macchina del fango”, che non occorre inventare le notizie “perché basta riciclarle" e che il quotidiano è destinato ad "assomigliare sempre di più ad un settimanale".
Avrebbe continuato, sicuramente, a scriverne tanti altri, vista la sua decisione di abbandonare Bompiani e il gruppo Mondadori-Rcs, da lui ribattezzato ‘Mondazzoli’, per dare vita, insieme ad altri ‘coraggiosi’ guidati da Elisabetta Sgarbi, alla Nave di Teseo, una nuova realtà editoriale finanziata, tra gli altri, anche da lui (con due milioni di euro), un ottantaquattrenne che continuava a fare progetti con lo stesso entusiasmo di un giovane, perché – come disse a Repubblica – “il progetto è l'unica alternativa alla Settimana Enigmistica, il vero rimedio contro l'Alzheimer". Siamo dei velleitari? Peggio, siamo pazzi”.
Ieri sera, subito dopo la sua scomparsa, gli amici della sua nuova casa editrice lo hanno salutato con un tweet dall’account ufficiale ("La nave di Teseo saluta il suo capitano. Grazie Umberto"). Ironica, a volte, la sorte, visto che lui, proprio riguardo a Twitter, aveva dichiarato, qualche mese fa (dopo aver ricevuto all’Università di Torino la laurea honoris causa in ‘Comunicazione e Cultura dei media’) che "i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, a quelli che “prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino rosso, senza danneggiare la collettività e che venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli".
Ma Eco era così, “un mio grande amico, un uomo straordinario che amava stupire, anche per cose molto lontane da quell’immagine che aveva”, ha spiegato un addolorato Gianni Vattimo all’HuffPost, ed è lui stesso a ricordare, come ha scritto anche nella sua autobiografia, Non Essere Dio (Ponte alle Grazie), che oltre ad essere stato per lui il suo “ultimo padre”, nel privato era un uomo di grande spirito: “mi ha insegnato tante cose, principalmente le barzellette, un repertorio di barzellette da far invidia a Berlusconi”, si legge, “se si comportasse un po’ meno da monumento sarebbe meglio, ma nessuno è perfetto”.
Più passerà il tempo e più quell’uomo di ampie vedute - grande filosofo, medievista, semiologo e scrittore che amava definirsi “fabbricante di parole” – ci mancherà, eccome se ci mancherà. Peccato che non potrà sapere come andrà a finire la questione del riconoscimento dei matrimoni gay e delle coppie di fatto, ma lui questo lo aveva – a suo modo – anticipato già in ‘Tre racconti’, una raccolta del 1962 ripubblicata in versione economica prima di Natale, in cui si legge: “Avevano capito che sulla terra, come sugli altri pianeti, ciascuno ha i propri gusti, ma è solo questione di capirsi a vicenda”.
Pensioni di reversibilità, si spacca il Pd. Le rassicurazioni del Governo non convincono, fronda per ottenere dietrofront. - Giuseppe Colombo
Una “razionalizzazione” che spacca il Pd. Altro che rassicurazioni del Governo: sull’ipotesi di un intervento relativo alle pensioni di reversibilità, una parte dei dem non ci sta ed è pronta a dare battaglia e sfidare Matteo Renzi in Parlamento.
Il tam-tam in queste ore sta correndo velocemente a Montecitorio tra le diverse anime non renziane del partito. L’obiettivo è fissato: l’esecutivo deve fare dietrofront e cancellare dal testo del disegno di legge delega per il contrasto alla povertà quel passaggio che fa riferimento a interventi di razionalizzazione “anche di natura previdenziale”. Il nocciolo duro della protesta è tra i deputati della commissione Lavoro della Camera, capitanati dal presidente, Cesare Damiano, pronto a presentare un emendamento, che sarà condiviso con altri esponenti del partito, per sbarrare la strada all’esecutivo. “Proporrò lo stralcio, dalla delega del Governo, della parte in cui si parla di previdenza, perché io la voglio cancellare, non vogliono che ci siano equivoci”, ha dichiarato l’ex ministro.
Il Governo, dal canto suo, non sembra intenzionato a cambiare linea dopo le smentite dei ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “Al momento non pensiamo di modificare il testo della delega perché nel testo si parla di una razionalizzazione di anomalie e sovrapposizioni, non di un intervento sulle pensioni di reversibilità”, spiega una fonte del ministero del Lavoro.
Il pomo della discordia sono quattro parole: “anche di natura previdenziale”. Ma è tutt’altro che un formalismo. Nel Pd, monta il disagio di chi non si sente rassicurato dalle precisazioni del Governo e, soprattutto, di chi non si sente affatto sereno per la presenza nel testo della delega di quelle espressioni, cioè “anomalie” e “sovrapposizioni”, che per alcuni esponenti del partito potrebbero prefigurare interventi futuri proprio sulle pensioni di reversibilità. “Il testo per come è scritto si presta a legittime preoccupazioni: la cosa migliore è stralciare la parte sulle pensioni e toglierla di mezzo dalla discussione”, afferma l’ex capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, raggiunto dall’Huffington Post. “Secondo me le parole di Poletti e di Padoan devono trovare coerenza nel testo della delega”, aggiunge.
Per Dario Ginefra, deputato del Pd, è necessario che il Governo vada fino in fondo rispetto a quanto dichiarato dai due ministri: “È inutile tergiversare lasciando nel testo la possibilità di un possibile intervento: dato che tutti si affrettano a dichiarare che le pensioni di reversibilità non si possono toccare allora è meglio togliere qualsiasi riferimento nel testo, tagliando la testa al toro”. Per Ginefra “è inutile andare avanti per settimane: se c’è un sentire di contrarietà alla riforma delle pensioni non si capisce perché dobbiamo mantenere questo testo, prestando il fianco a una serie di letture che rischiano di generare panico sociale”.
L’ipotesi di un intervento sulle pensioni di reversibilità apre un fronte interno al Pd e all’ala oltranzista strizza l’occhio la Cgil. La leader del sindacato di corso d’Italia, Susanna Camusso, si dice molto contenta dell’iniziativa assunta da Damiano e sposa la linea di una parte del Pd che ora è in subbuglio: “Le smentite (del Governo, ndr) non bastano se non si cambiano i testi della delega che è stata presentata in Parlamento”.
Il clima nel Pd è tutt’altro che sereno e compatto: le pensioni di reversibilità rappresentano ora una nuova spina nel fianco del partito. “Non siamo mica in pochi a voler stralciare quella norma: noi non ci arrenderemo fino a che non passeranno sui nostri corpi”, afferma con un filo di ironia una deputata del Pd. La “razionalizzazione” del Governo non convince e ora una parte del Pd vuole arrivare fino in fondo.
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