domenica 14 aprile 2019

Julian Assange....la bocca della verità. - Marco Travaglio

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Julian Assange non è un giornalista in senso classico, anche se ha scritto molto e fatto tv. È principalmente un attivista e un pirata informatico, che si dichiara anarchico, cyberpunk, cultore della trasparenza assoluta e a ogni costo, cofondatore nel 2007 del sito Wikileaks, cioè del principale collettore mondiale di documenti, cablogrammi e corrispondenze top secret carpiti con ogni mezzo lecito e illecito dai database di governi, diplomazie, istituzioni pubbliche e private.
Per questo è ricercato in mezzo mondo: per fargli pagare tutti i segreti che ha spifferato. Da sette anni era barricato nell’ambasciata dell’Ecuador – di cui aveva ottenuto la cittadinanza – a Londra, dov’era approdato come rifugiato politico.
Ma poi aveva dovuto sottrarsi a una mandato di cattura dalla Svezia per reati sessuali (accuse, poi ritirate, relative a rapporti consenzienti, ma non protetti, con due sue amanti) e l’Ecuador gli aveva concesso l’asilo politico.
L’altro ieri il governo di Quito gliel’ha revocato, dando il via libera a Scotland Yard, che l’ha arrestato: non più per le accuse svedesi, ormai cadute, ma per quelle inglesi (violazione della libertà vigilata) e soprattutto americane.
Gli Usa hanno chiesto di estradarlo per la presunta cospirazione con Chelsea Manning, la militare-transgender che nel 2010 trafugò migliaia di documenti riservati dai database del governo mentre era analista dell’intelligence durante la guerra in Iraq. Ed è stata condannata a 35 anni, mentre Assange ne rischia fino a 5 per averla aiutata.
In questi 12 anni Wikileaks ha sputtanato decine di governi occidentali e non, con le parole e i documenti dei loro stessi membri.
Ha smascherato le imposture, le menzogne e le ipocrisie di centinaia di potenti, mettendo in scena le oscenità che questi ipocriti bugiardi dicevano e facevano dietro le quinte (ob scaenam).
E ha fornito ai giornalisti i materiali da raccontare, analizzare e commentare: in questo senso, più che un giornalista, era una “fonte”, o un fornitore di “fonti”. Che nessuno poteva smentire, perché erano tutti documenti ufficiali e autentici.

Se sappiamo molto, se non tutto, sulle porcherie e le menzogne organizzate per giustificare le guerre in Afghanistan e in Iraq, ma anche sui segreti del Vaticano, sui doppi e tripli giochi delle diplomazie americane ed europee, sulle menzogne di B. e dei suoi compari, giù giù fino alle doppiezze dell’Amministrazione Obama e alle email borderline di Hillary Clinton, lo dobbiamo ad Assange e alla sua ciurma di pirati. Per questo Julian era ed è più temuto di qualunque giornalista: “Carta canta e villan dorme”.
Qui però erano in molti a non dormire ai piani alti dei palazzi del potere mondiale, al pensiero di quel che avrebbe potuto pubblicare Wikileaks. E di quanti altri portali come quello potevano sorgere per emulazione se lui non avesse subìto una punizione esemplare, ben più terribile della reclusione in una stanza di pochi metri quadri di un’ambasciata, che servisse di lezione a tutti.
L’altro ieri l’ora della vendetta è arrivata, grazie alla viltà di Lenín Moreno, il presidente dell’Ecuador che si è genuflesso a Washington e gli ha ritirato lo status diplomatico, ancora bruciato dalle rivelazioni di Wikileaks sulla corruzione sua e della sua cricca.
Il fatto che Trump ora finga di non conoscere Assange (“Non so nulla di Wikileaks e dell’arresto, non mi interessa”), dopo averlo magnificato in campagna elettorale al tempo dell’Hillary-gate (“I love Wikileaks”, “Adoro leggere Wikileaks”), dimostra che è difficile etichettarlo come amico di quello o nemico di quell’altro: quelli come lui sono una minaccia per chiunque sia al potere.
E le proteste del governo russo per “la libertà e i diritti violati” fanno ridere, al pensiero di come li violenta da sempre il regime di Putin, anche se vale la logica “il peggior nemico del mio nemico è mio amico”.
Ma fanno altrettanto scompisciare i tentativi di screditare Assange come collaborazionista putiniano o addirittura come “spia russa” (Andrea Romano, il genio del Pd) solo perché le sue rivelazioni hanno indebolito gli Usa e i loro alleati: a meno che non si voglia sostenere che chiunque critichi o smascheri un governo occidentale è al soldo di Mosca.
Ma l’allergia dei politici di ogni risma e colore per Wikileaks è comprensibile: solo chi non mente mai ed è sempre coerente, cioè chi non detiene il potere, può permettersi di non temerlo.
Dunque nessuno scandalo se in tutta Europa, a parte outsider di sinistra come Mélenchon e Barbara Spinelli, e in Italia i 5Stelle, nessuna voce critica s’è levata contro lo scempio del diritto internazionale perpetrato dal governo May.
Ciò che stupisce e disgusta è il silenzio di giornalisti, editori e giuristi, del tutto impermeabili a questo attacco contro la libertà di stampa e al grido d’allarme dell’avvocato americano di Assange, Barry Pollack: “I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero essere molto preoccupati da queste accuse penali senza precedenti, perché minano il diritto della stampa a proteggere le proprie fonti confidenziali”.
In effetti dovrebbe preoccuparsi chi ancora pensa che il giornalismo debba pubblicare tutto ciò che è vero, senza riguardi per nessuno. Ma non è questo il caso del 90 per cento del giornalismo italiota, allergico alle notizie e infatti ormai tutto contro Assange, o indifferente. Compresi i giornali che fino all’altroieri, ob torto collo, ne riprendevano gli scoop.
La minzion d’onore va a un povero acchiappafantasmi (perlopiù russi) e sparabufale (perlopiù americane e renziane) de La Stampa che, anziché difendere una persona arrestata per aver illuminato il mondo con migliaia di verità in più, stila la lista di proscrizione dei pochi reprobi che hanno osato incontrarla e ringraziarla.
Vergogniamoci per lui.

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Possibile la vita sul pianeta della stella più vicina.

Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University) © Ansa
Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University)

Su Proxima b i raggi Uv meno violenti che sulla Terra primitiva.


Potrebbe avere le condizioni per ospitare la vita il pianeta roccioso Proxima b, che ruota intorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, distante solo 4,5 anni luce dal Sistema Solare. La pioggia di raggi ultravioletti (Uv) alla quale è esposto è infatti inferiore a quella subita dalla Terra primitiva nel periodo in cui la vita cominciava a evolversi, quasi 4 miliardi di anni fa. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society dal gruppo della Cornell University americana.
Il nuovo risultato arriva dopo l'ipotesi che inizialmente aveva escluso la possibilità di vita su Proxima b a causa di una gigantesca eruzione solare avvenuta sulla sua stella e, in seguito, rivista dopo che la Nasa aveva scoperto acqua nell'atmosfera del pianeta. 
Utilizzando modelli al computer, il gruppo guidato da Lisa Kaltenegger e Jack O’Malley-James ha ricostruito il bombardamento di raggi Uv che subiscono Proxima b e altri pianeti esterni al Sistema Solare. "Si tratta di pianeti che orbitano intorno alle cosiddette nane rosse, stelle piccole e relativamente fredde, le più diffuse dell’universo. Queste stelle - spiegano i ricercatori - bombardano continuamente i pianeti vicini con radiazioni ultraviolette, più di quanto non faccia il nostro Sole con la Terra".
I ricercatori hanno analizzato il tasso di sopravvivenza a dosi crescenti di raggi Uv di batteri terrestri, i cosiddetti estremofili, in grado cioè di sopravvivere in condizioni estreme, come in presenza di radiazioni. Hanno poi confrontato i loro dati con le condizioni presenti sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, quando ancora la sua atmosfera era priva di ossigeno e ozono, e quindi più esposta ai raggi Uv. La conclusione è che "questo bombardamento di raggi Uv non dovrebbe essere un fattore limitante per l’abitabilità di pianeti che orbitano intorno a stelle come le nane rosse".

Toh , l’Italia guida lo sviluppo dell’industria in Europa.



Bloomberg ci mostra un grafico che ai giornalisti nostrani avrà fatto venire la pelle d’oca, ma a quei pochi che ci seguono regolarmente non avrà fatto stupore più di tanto perchè di questi dati parliamo da mesi . L’Italia ha dato il maggior contributo alla crescita della produzione industriale all’inizio del  2019.
Chi ci segue non sarà restato stupito perchè è da un po’ che facciamo notare come la produzione industriale italiana, non brillante, non è neanche disastrosa. Secondo me (puro IMHO) i motivi sono i seguenti:
  • la produzione industriale è già ai minimi per cui esiste un livello floor;
  • comunque c’è un minimo di ripresa, o di minore recessione (come rivelato dalle revisioni del PIL 2018);
  • dato che comunque la crescita è export led, cosa pessima, la nostra lo è un po’ meno e soprattutto abbiamo scelto un mix di partner diversi 
Come export la Germania ha un partner importantissimo che pesa molto più rispetto all’export italiano in Cina. Questo è l’andamento, anche previsionale dell’import cinese, che ha toccato un massimo a giugno 2018. 
Comunque c’è poco da gioire: il modello di crescita è sbagliato per la Germania e per l’Italia. a noi è andata, per ora, un po’ meglio, ma quando il sistema è marcio non può migliorare più di tanto.

sabato 13 aprile 2019

Sparatoria a Foggia, morto il carabiniere. - Ida Artiaco.



Due carabinieri sono rimasti coinvolti in una sparatoria nel centro storico di Cagnano Varano, nel foggiano, mentre erano in servizio. Uno di loro, Vincenzo Carlo Di Gennaro, maresciallo di 47 anni, è morto. Al via le indagini: fermato un uomo fortemente indiziato per essere interrogato. Salvini: “Prego per Vincenzo”. Di Maio: “Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato”.

Dramma a Cagnano Varano, nel foggiano, dove pochi minuti fa, intorno alle 10 di oggi, sabato 13 aprile, due carabinieri sono stati raggiunti da una raffica di proiettili mentre si trovavano in servizio nella piazza principale del paese. Uno di loro, Vincenzo Carlo Di Gennaro, maresciallo vicecomandante della stazione locale di 47 anni, è morto. Il militare secondo le prime informazioni disponibili era in auto al momento dell'agguato. Sul posto sono giunti immediatamente i loro colleghi e una ambulanza del 118, i cui sanitari hanno stabilizzato il ferito e provveduto a trasportarlo in ospedale. Al via le indagini per ricostruire la dinamica dell'accaduto. Dopo aver dato il via ad una vera e propria caccia all'assassino in tutta la zona del Gargano, un uomo, fortemente indiziato dell'uccisione, sarebbe stato portato in caserma per essere interrogato.

La dinamica: fermato un pregiudicato.
Secondo una primissima ipotesi, la sparatoria sarebbe avvenuta ad un posto di blocco nella piazza principale di Cagnano Varano. Una pattuglia dei carabinieri ha fermato per un controllo un'auto con a bordo un pregiudicato di 67 anni. Questi avrebbe sparato con la pistola uccidendo il maresciallo e ferendo un altro militare in modo non grave. Ha poi tentando la fuga ma è stato bloccato e portato in caserma. Ma si attendono conferme ufficiali.

Le reazioni del mondo politico.
"Una preghiera per Vincenzo, un pensiero alla sua famiglia e ai suoi colleghi, il mio impegno perché questo assassino non esca più di galera e perché le Forze dell'Ordine lavorino sempre più sicure, protette e rispettate", è stato intanto il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini, dopo la morte del carabiniere rimasto ucciso stamani. Anche il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, è intervenuto sulla vicenda, sottolineando dalla sua pagina Facebook che "questo omicidio non ha colpito solo due servitori dello Stato, ma l’intero Stato. Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato, tocca ognuno di noi. Ora basta, ci sarà una reazione". Anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha commentato l'omicidio del militare. "Quanto accaduto nella piazza principale di Cagnano Varano è inaccettabile – ha scritto sui social -. Un criminale ha sparato contro due nostri Carabinieri, due servitori dello Stato. Uno di loro è deceduto e l'altro è rimasto ferito. Il mio cordoglio alle famiglie, la mia vicinanza e il mio abbraccio. Deve essere chiaro: non ce ne staremo con le mani in mano. Bisogna rispondere e bisogna farlo con forza. Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato, tocca ognuno di noi. Il Paese intero è grato all'Arma. Io lo sono per prima!".

Infine, il Premier Giuseppe Conte ha chiesto che venisse osservato un minuto di silenzio per la morte del maresciallo dei carabinieri Di Gennaro durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Bari. "È un giorno triste – ha detto il presidente del Consiglio – perché poco fa nel mio Gargano il maresciallo Di Gennaro è stato ferito in servizio ed è caduto, e un altro carabiniere che era con lui è rimasto ferito".

https://www.fanpage.it/foggia-carabinieri-coinvolti-in-una-sparatoria-uno-di-loro-e-in-fin-di-vita/

Come darsele sui piedi...

La difesa di Corbyn e Chomsky «Assange non va estradato». - Marina Catucci

L’editor in chief di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson (a destra) e l’avvocata Jennifer Robinson alla Westminster Magistrates Court di Londra
L’editor in chief di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson (a destra) e l’avvocata Jennifer Robinson alla Westminster Magistrates Court di Londra 

La trappola. Clinton all’attacco Trump invece sostiene di non avere «un’opinione in merito». Per il fondatore di WikiLeaks potrebbe riaprirsi anche il processo per stupro in Svezia.

Dopo 7 anni per la prima volta Julian Assange si è svegliato in un luogo diverso dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, dopo il drammatico arresto di giovedì il cui eco è lungi dall’essere spento; Assange ha promesso di combattere l’estradizione negli Usa, il che significa che la vicenda è tutt’altro che conclusa. Si apre però un nuovo capitolo, e una battaglia legale lunga e penosa attende il fondatore di WikiLeaks. Se la maggior parte dei politici statunitensi ha festeggiato in modo bipartisan la notizia del suo arresto, Trump, che nel 2016 aveva dichiarato «Io amo WikiLeaks», dopo l’arresto dell’attivista australiano ha risposto di non sapere «nulla su WikiLeaks».
«NON SO NULLA di WikiLeaks, non è il mio campo – ha risposto ai giornalisti – so che è qualcosa che ha a che fare con Julian Assange. Ho visto quello che è successo con Assange, e sarà una decisione, immagino, per lo più del procuratore generale, che sta facendo un ottimo lavoro. Non ho davvero un’opinione al riguardo».
Opinione che al contrario ha Hillary Clinton, che durante un evento a New York ha detto: «Ho una certa familiarità con il lavoro di Assange, deve rispondere per ciò che ha fatto. È chiaro dall’accusa che non si tratta di punire il giornalismo, si tratta di hacking di un computer militare per rubare informazioni del governo degli Stati uniti».
Una delle poche voci politiche non allineate è stata quella di Alexandria Ocasio-Cortez che ai microfoni di Fox News, ha dichiarato: «Per quanto ne so, le accuse specifiche che sono state sollevate per la sua estradizione sono quelle che l’amministrazione Obama aveva valutato e poi rifiutato perché erano un po’ troppo in termini di attacco al giornalismo e ai giornalisti. È questo aspetto specifico delle sorti del giornalismo a preoccuparmi molto».
ORA SI ATTENDE IL 2 MAGGIO, giorno nel quale, per essere stato giudicato colpevole di aver violato i termini della libertà provvisoria, Assange rischia 12 mesi di carcere nel Regno unito. Entro il 12 giugno gli Usa dovranno poi produrre i documenti aggiuntivi per la richiesta di estradizione, alla quale, secondo Jeremy Corbyn, Londra dovrebbero opporsi. Il leader laburista ha ricordato «le atrocità in Iraq e Afghanistan» rivelate da WikiLeaks. 
Analogo atteggiamento è stato quello di Noam Chomsky, che ha specificato come l’arresto di Assange sia «scandaloso», perché «mette in evidenza la scioccante portata extraterritoriale degli Stati uniti» aggiungendo che «Ogni volta che assistiamo a un’ingiustizia e non agiamo, addestriamo il nostro carattere ad essere passivo in presenza di ingiustizie e quindi, alla fine, perdiamo ogni capacità di difendere noi stessi e coloro che amiamo».
I PROBLEMI PER ASSANGE non arrivano solo dal Dipartimento di Giustizia Usa, ma, come molti esperti legali prevedevano, anche dalla Svezia, dove l’avvocato di una delle due donne che lo accusano di molestie sessuali, ha dichiarato di voler far ricominciare le indagini preliminari, e le autorità svedesi hanno confermato che queste possono essere riprese, in quanto la loro prescrizione comincerà a metà agosto 2020.
In difesa di Assange si è posto il Guardian, nonostante la relazione problematica con il fondatore di WikiLeaks, e le Electronic Frontier Foundation, associazione di legali per la difesa dei diritti civili digitali, che hanno dettagliato la loro preoccupazione.
«Diverse parti dell’atto di accusa verso Assange descrivono un comportamento giornalistico molto comune – si legge sul sito delle Eff – come l’utilizzo dello storage nel cloud o la ricezione consapevole di informazioni classificate, o la redazione di informazioni identificative su una fonte. Altre parti rendono sospetti degli strumenti comuni, dei software gratuiti come Linux e Jabber. Siamo sollevati che il governo non abbia incluso accuse anche per le pubblicazioni, ma ha almeno altri 2 mesi per farlo. I leaks sono una parte vitale del libero flusso di informazioni che è essenziale per la nostra democrazia. La segnalazione di materiale trapelato, incluse informazioni riservate, sono parte essenziale del giornalismo americano».

Travaglio: “Il Tav lo vuole il Sistema. Il M5S? È il voto utile contro Salvini”. - Giacomo Russo Spena



Un libro collettaneo – di cui è coautore – spiega le ragioni del No alla Torino-Lione: “È un'opera inutile, dannosa per il territorio e vantaggiosa solo per chi la costruisce”. Poi attacca il partito trasversale del cemento e le convergenze parallele, sulle grandi opere, tra Lega e Pd: “Quando il Pd – che ogni giorno grida al fascismo – si riduce ad implorare Salvini di regalargli il Tav, significa che è ad un punto di non ritorno”. E sulla crisi del M5S, ricorda che sono l'unica opposizione alla Lega: “Se cade questo governo si va a votare e il prossimo sarà di centrodestra. Meglio un Salvimaio oggi, con Conte a Palazzo Chigi, che un Salvisconi domani”.


intervista a Marco Travaglio di Giacomo Russo Spena

“I giornaloni raccontano troppe menzogne, si riempiono la bocca di parole come futuro e sviluppo mentre è palese che il Tav sia un'opera inutile, dannosa per il territorio e vantaggiosa soltanto per chi la costruisce, ovvero gli imprenditori che vanno a braccetto con politici e vecchie cariatidi di sistema interessate direttamente all'affare”. Marco Travaglio va subito a bersaglio. Diretto, senza troppi giri di parole.

Da sempre contrario all'alta velocità nel tratto Torino-Lione, già nel '90 manifestava con la valle ribelle insieme a volti come Dario Fo e Franca Rame. Oggi si ritrova in un libro collettaneo “Perché No Tav” insieme ad altre autorevoli personalità schierate contro quest'opera: Erri De Luca, Marco Revelli, Tomaso Montanari, Luca Mercalli, Angelo Tartaglia, Livio Pepino, Alessandra Algostino, Claudio Giorno, Chiara Sasso e Luca Giunti. Un volume che smonta, punto per punto, le narrazioni tossiche dei media mainstream.

In sintesi, perché opporsi all'alta velocità Torino-Lione?
Seguo la questione da anni. Ero presente persino alla prima conferenza stampa del 1991: l'opera veniva annunciata in pompa magna sulla scorta di previsioni che, nel tempo, si sono rivelate sballate. Era pronosticato un aumento vertiginoso ed esponenziale del traffico passeggeri e merci, peccato che nel 2011 ci fu la famosa puntata di Report che mostrò la linea con i treni vuoti al 90%. Era già tutto chiaro: stavano mentendo spudoratamente e volevano l'alta velocità per i loro profitti. Il Frejus ha un traffico merci ridicolo, quasi irrisorio, rispetto alle altre arterie perché non esiste domanda sufficiente.

Prima obiezione: se ci fosse l'opera si sfrutterebbe la Torino-Lione e non si passerebbe per le altre vie, no?
La maggioranza delle merci che passa per Ventimiglia è destinata in Spagna. Chi farebbe un tragitto verso nord per poi scendere a sud? Inizialmente l'opera era prevista per i treni passeggeri, poi scoprirono che il fabbisogno scendeva e bastava e avanzava il Tgv. Allora, dall'Alta Velocità, ripiegarono sull'Alta Capacità per le merci, solo per non rinunciare a un'opera che già sapevano inutile. Ora che il traffico merci e passeggeri si è ulteriormente ridotto, riparlano di passeggeri e merci. Sono quasi trent'anni che raccontano balle su balle, pur di non rinunciare all'affare.

Nel libro si sostiene che il dossier sui costi-benefici dell'ingegnere Marco Ponti abbia un saldo negativo di circa 7 miliardi di euro. Però, lo stesso Ponti, ha redatto un secondo dossier in cui il saldo negativo si dimezzerebbe a 3,5. Un ingegnere che, a distanza di poco tempo, spara numeri diversi è veramente affidabile?
I numeri sono gli stessi, non cediamo alla propaganda. All’inizio hanno chiesto a Ponti un’analisi costi-benefici sulla totalità dell'opera, mentre – in un secondo momento – Salvini (evidentemente allergico alle sottrazioni matematiche) ha voluto sapere l'ammontare specifico per l'Italia. Ponti ha preparato un secondo dossier escludendo le spese del governo francese e dell’Unione Europea. Tutto qui. Detto questo, per un buco che parte in Italia e finisce in Francia, non ha senso domandarsi quanto l'opera farebbe perdere a ciascuno Stato perché la perdita è complessiva. Ci rimettono sia gli italiani che i francesi. Anzi, noi ci rimettiamo di più avendo governanti irresponsabili che su un tunnel di 57 km e mezzo – che insiste per l’82% sul territorio francese e per il 28% su quello italiano – decidono di pagare i due terzi dell'opera, lasciando alla Francia solo un terzo delle spese, al netto di quelle europee.

Come si fa a considerare corretta un'analisi costi-benefici focalizzata sulle casse per lo Stato – che senza il Tav e grazie alla circolazione di merci su gomma continua ad incassare su accise, pedaggi e benzina – senza curarsi degli aspetti trasportistici ed ambientali?
Altra sciocchezza: nelle 80 pagine della costi-benefici c'è tutto, anche i costi ambientali e le previsioni del passaggio da gomma a rotaia. Se la richiesta è di calcolare i costi e i benefici di un'opera, è inevitabile che vadano inserite tutte le voci correlate. Fermo restando che, anche eliminando i mancati introiti per pedaggi e accise, il Tav rimarrebbe un'opera pesantemente in perdita per le casse dello Stato.

Sotto il profilo ambientale, non preferisce il ferro alla gomma?
Certo. Ma non è vero che la presenza dell'alta velocità tra Torino e Lione trasferirebbe miracolosamente i container dai tir ai treni, perché notoriamente è molto più pratico ed economico trasportare una merce su gomma dato che il tir si reca nell'azienda di partenza e consegna direttamente nell’azienda di destinazione. Con il treno l'iter è più complesso e sconveniente: bisogna prevedere un passaggio col tir dall'azienda alla stazione, caricare i container sul treno, poi mandare un altro tir alla stazione di arrivo e rilevare il carico per effettuare poi l’ultimo tratto su gomma. Del resto, già oggi esiste un treno merci, il Torino-Modane, che viaggia ampiamente inutilizzato perché le aziende continuano a preferire i tir. In ogni caso, 15-20 anni di cantiere per scavare il buco più lungo del mondo in una montagna ricca di amianto e materiali radioattivi inquinerebbe irrimediabilmente la valle, col surplus di smog e CO2 che produrrebbero il cantiere e i camion carichi di detriti.

Eppure sia la Lega che il Pd insistono per la costruzione del Tav e per lo sblocco di altri cantieri: esiste un partito trasversale che è il partito del cemento?
Sulle grandi opere siamo alle convergenze parallele tra Lega, Pd e quel che resta di FI. È una realtà tangibile: li abbiamo visti sfilare tutti insieme appassionatamente in piazza a Torino, prima nascosti dietro le madamine poi, più esplicitamente, con due marce bipartisan coi vari Chiamparino, Fassino, Toti, Gelmini, Martina, Molinari in prima fila. Maria Elena Boschi ha persino implorato la Lega di “passare dalle parole ai fatti”: come se fosse una sua alleata. Cos'altro aggiungere?

Non risparmia mai critiche al Pd, eh.
Quando il Pd – che ogni giorno grida al fascismo del governo e in particolare della Lega – si riduce ad implorare Salvini di regalargli il Tav, significa che quel partito è a un punto di non ritorno. D'altronde, l'ex segretario Martina aveva annunciato una mozione di sfiducia individuale contro Salvini poi – dopo la manifestazione congiunta a Torino – ha preferito farla contro il ministro Toninelli comunicandoci plasticamente chi è il nemico principale del Pd: il M5S.

Un Travaglio che non crede nemmeno nel nuovo ciclo del Pd zingarettiano. Nel Pd siamo, secondo lei, ad una rivoluzione gattopardesca?
Il Pd attuale è certo meglio o meno peggio di quello renziano, e non ci voleva molto. Ma, al momento, deve fare i conti con gruppi parlamentari con maggioranza renziana. Inoltre, la prima uscita pubblica di Zingaretti è stata una genuflessione ai cantieri della Torino-Lione insieme a Chiamparino. E la seconda una dichiarazione di rimpianto per la vittoria del No al referendum costituzionale. Se questo è il “nuovo Pd” zingarettiano... non vedo alcun rinnovamento contenutistico né politiche nuove rispetto al ciclo renziano.

Passiamo al M5S, quanto si è snaturato il Movimento una volta giunto al governo?
È sicuramente cambiato perché, non essendo autosufficiente, ha stretto una coalizione con un partito diverso, se non opposto, e ha dovuto inevitabilmente accettare compromessi. Sul Tav si è ritrovato, tra l'altro, un alleato sleale che dopo aver firmato un contratto di governo in cui si sanciva di ridiscutere integralmente l’opera secondo il metodo dell'analisi costi-benefici, ha cambiato posizione e sta insistendo, adesso, per la realizzazione dell'opera. Un atteggiamento scorretto da parte di Salvini.

Di Maio sembra accorgersi finalmente cosa sia la Lega di Salvini, recentemente ha parlato con preoccupazione delle alleanze del Carroccio in Europa. Non si è svegliato un po' tardi?
Su molti punti programmatici, la Lega ha dovuto accettare le condizioni poste dal M5S. Penso al reddito di cittadinanza – che ha assorbito la gran parte dei fondi a disposizione proveniente dall’extradeficit – o al taglio dei vitalizi o, ancora, alla legge anticorruzione o allo stesso rinvio semestrale degli appalti del Tav. Sono tutti provvedimenti innaturali per la Lega che è stata costretta a votare ob torto collo.

Sì, ma quanti sono i bocconi amari ingoiati dal M5S tra decreto sicurezza, legittima difesa, Terzo Valico, Tap, condoni etc?
Il peggio, per i 5stelle, è stato il voto sulla Diciotti. In un governo formato tra forze diverse, è logico scendere a compromessi: ma quello è stato uno scempio. Però, da un'analisi dettagliata dei provvedimenti, direi sono più i bocconi amari ingoiati dalla Lega mentre il M5S ha imposto la propria linea.

Allora perché la Lega ha raddoppiato i voti nell'ultimo anno mentre il M5S appare in crisi di consensi? Se veramente a comandare sono Di Maio & Co, come se lo spiega?
Salvini è un animale mediatico ed è molto abile nella propaganda. La Lega è la forza più vecchia presente in Parlamento ed ha un radicamento nel sistema di potere e un’esperienza politica che il M5S si sogna. Salvini fa politica da quando Di Maio aveva 5 anni, è ovvio che tra i due non ci sia partita quanto a esperienza e abilità manovriera e comunicativa.

È tutto riconducibile ad un gap comunicativo, non è riduttivo?
Dobbiamo intenderci su un punto nodale: dopo il voto del 4 marzo, l'apparato mediatico si è trovato spiazzato perché i due punti di riferimento classici di tutta la Seconda Repubblica – Forza Italia e Pd – sono stati entrambi sconfitti. Per spirito di sopravvivenza, dovendo puntare una forza di governo per non perdere tutti gli interlocutori, il Sistema ha optato per la Lega di Salvini che garantisce maggiormente il vecchio establishment facendone parte da 25 anni. Così i giornaloni hanno scelto, a tavolino, di enfatizzare il ruolo di Salvini e di minimizzare quello di Di Maio sperando che la paura per il mostro Salvini possa far tornare all'ovile gli elettori fuggiti dal Pd e far rinascere il vecchio centrosinistra.

Ciò sta già succedendo: il Pd di Zingaretti chiede il voto utile per fermare la peggior destra sovranista e xenofoba. Non ritiene che con questa strategia il centrosinistra possa superare il M5S già alle Europee accreditandosi come argine al salvinismo?
È una visione miope: Zingaretti è stato accolto come una novità e pompato da alcuni media, ma gli ultimi sondaggi hanno già invertito il trend: il M5S è in lieve risalita e il Pd vicino al 18% del 4 marzo 2018. D'altronde, le prime idee del nuovo Pd non sono state brillanti, mi riferisco alla proposta Zanda di ripristinare il finanziamento pubblico dei partiti e di aumentare gli stipendi dei parlamentari o il no del Pd alla patrimoniale proposta da Landini. Chi veramente ha paura di Salvini preferisce che a controllarlo siano i Cinquestelle dal governo che un inutile Pd senza strategia e condannato all'opposizione. Almeno finché non emergerà all'orizzonte un'alternativa seria a questo governo. 

Mi scusi Direttore, siamo al paradosso, come si fa ad essere contemporaneamente sia argine che alleato della Lega?
Se cade questo governo si va a votare e il prossimo governo sarà di centrodestra. Un esecutivo con Salvini, non al Viminale ma a Palazzo Chigi, e magari con Berlusconi al ministero della Giustizia. Lo dico sempre a chi si indigna per questo governo: conservate un po' di indignazione per il prossimo, che sarà certamente peggio. Meglio un esecutivo Di Maio-Salvini con i 5Stelle partito di maggioranza relativa in Parlamento o un bel governo Salvini-Berlusconi-Meloni che fa il bello e il cattivo tempo con 5Stelle e Pd all'opposizione?

Ripeto, un movimento che ha consentito a Salvini di diventare ministro degli Interni e che ha votato insieme alla Lega provvedimenti infausti, come il decreto sicurezza, come fa a chiedere il “voto utile”? È un discorso senza un filo di coerenza, non trova?
Finché il salvinismo sarà così forte meglio che ci sia il M5S a tenerlo a bada, già da un anno è così: la disputa maggioranza/opposizione è tutta interna all'esecutivo. Mentre il Pd parla di un governo che sta portando il Paese al fallimento e al razzismo di Stato, M5S e Lega continuano a godere (insieme) di quasi il 60% del consenso popolare. Oggi, nel momento di massima dialettica e di massimo scontro tra i due alleati, Salvini non perde un voto e Di Maio ha interrotto la discesa e ricominciato una timida risalita. A questo schema non esiste un'alternativa credibile.

Spera, quindi, che il governo vada avanti fino alla fine della legislatura?
Un anno fa, subito dopo il voto, auspicai un contratto di governo su pochi punti, magari per pochi anni, fra il M5S e un centrosinistra rinnovato nei contenuti oltreché nelle facce. Ma quest'ultimo auspicio si rivelò una chimera. Quella formula continua a dipendere dal reale rinnovamento del centrosinistra, non tanto dai Cinquestelle, che sono quello che sono.

Anche il filosofo Massimo Cacciari, intervistato da noi, profila questa alleanza ma sembra irrealizzabile: il M5S è nato in antitesi al centrosinistra e lo stesso Pd considera il M5S come una costola della peggior destra. Non trova?
Siamo in attesa che il Pd torni ad essere un soggetto progressista, di sinistra e in difesa degli strati sociali più deboli. Ad oggi, sta facendo opposizione da destra a questo governo se pensiamo alle critiche rivolte contro il reddito di cittadinanza, il salario minimo, il decreto dignità e persino in difesa dell'austerità imposta dall'Europa. All'unisono con Forza Italia. Difendono ancora il Jobs Act e il precariato, Macron e Juncker! È paradossale perché il governo gialloverde sarà costretto, per far quadrare i conti, a proporre persino una patrimoniale: una tassa per i ricchi a cui una sinistra sensibile al tema della redistribuzione delle ricchezze dovrebbe essere favorevole, invece il Pd ha già detto che si opporrà. Non hanno ancora capito, dopo un anno, le ragioni della sconfitta: non si interrogano sul perché vincono soltanto ai Parioli e non nelle periferie. Pensano ancora di aver perso le elezioni a causa delle fake news diffuse da Putin, capisci? Finché non faranno una seria analisi sulla disfatta, non sarà possibile né rigenerare il centrosinistra né un'alleanza su temi sociali e ambientali fra M5S e centrosinistra. Nell'attesa che si sgonfi il pallone gonfiato di Salvini, meglio aspettare che norme come il reddito di cittadinanza facciano qualche effetto. Meglio un Salvimaio oggi, con Conte a Palazzo Chigi, che un Salvisconi domani.